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Il castello in cui si nasconde la porta dell’inferno

È davvero impossibile non rimanere affascinati e anche un po’ intimoriti davanti alla maestosità di un castello: le sue mura imponenti, le torri che lo cingono e quell’atmosfera tenebrosa ne fanno un luogo dai mille misteri. Per il castello di Houska, questo è ancora più vero. Si dice, infatti, che nelle sue segrete si nasconda nientemeno che la porta dell’inferno. Leggenda o verità? Quel che è certo è che mai nessuno ha provato davvero a raggiungere le profondità del maniero, con il timore di non poter più fare ritorno.

Il castello di Houska, ricco di fascino

Siamo in Cechia, nel bel mezzo di una regione ricca di boschi e un po’ isolata: nonostante la relativa vicinanza alla capitale (Praga dista una cinquantina di km), sembra davvero di stare in un altro mondo. Qui spicca il castello di Houska, sulle cui origini aleggia un velo di mistero. Pare sia stato costruito nel XIII secolo per volere del sovrano boemo Ottocaro II, come centro amministrativo per gestire le sue proprietà reali. Secondo la leggenda, tuttavia, già qualche secolo prima lo stesso identico sperone di roccia su cui oggi si erge il maniero sarebbe stato occupato da una molto più modesta costruzione in legno, realizzata dal principe Slavibor per suo figlio.

Ad ogni modo, il castello è poi passato di mano in mano, accogliendo alcune tra le più nobili famiglie del Paese, sino a quando non è finito in stato d’abbandono. Nell’800, dopo un attento restauro, è stato acquistato dalla principessa Hohenlohe e, nei primi decenni del ‘900, da Josef Šimonek, proprietario di una delle più famose case automobilistiche del mondo. Nazionalizzato durante il periodo socialista del Paese, solo pochi anni fa è tornato ad essere di proprietà dei discendenti del suo ultimo acquirente. La sua storia sembra accomunarlo a centinaia di altri castelli in tutto il mondo, eppure qui c’è qualcosa di davvero strano.

Innanzitutto, è un vero mistero come mai sia stata scelta una posizione così scomoda. Troppo lontano da Praga per poter essere stato costruito in sua difesa, il castello di Houska sorge nel bel mezzo di un bosco, su una roccia a strapiombo, senza fonti d’acqua o strade che possano fornire qualsivoglia comodità. Inoltre non ci sono mura o altre fortificazioni esterne, le sue torri sono disposte in maniera quantomeno bizzarra e molte finestre sono murate: sembra quasi che, invece di dover proteggere i suoi abitanti da un nemico esterno, serva piuttosto a tenere ben chiuso qualcosa al suo interno. E in effetti, secondo la leggenda, nelle sue segrete si celerebbe la porta dell’inferno.

La porta dell’inferno e i suoi misteri

Questa misteriosa porta dell’inferno sarebbe un pozzo che conduce ad alcuni cunicoli sotterranei, uno dei quali sarebbe in collegamento con i demoni dell’oltretomba. Il castello sarebbe servito proprio ad impedire che questi ultimi uscissero, e a sostegno di questa ipotesi ci sono diverse storie inquietanti. Ad esempio, si narra che nei boschi circostanti, prima della costruzione del maniero, qualcuno abbia sentito dei rumori misteriosi e poi abbia visto materializzarsi delle forze del male, tramutatesi in animali. Nessuno ha mai tentato di raggiungere la porta dell’inferno, ad eccezione di un povero malcapitato.

Lo sfortunato in questione era un prigioniero condannato a morte. Stando ai racconti tramandati di secolo in secolo, quest’uomo avrebbe accettato di calarsi nelle profondità delle segrete in cambio della libertà. Ma dopo aver fatto pochi metri, avrebbe iniziato ad urlare in maniera terrificante. E, una volta riportato in superficie, avrebbe mostrato un volto completamente distorto dall’orrore e dalla follia, capelli prematuramente ingrigiti e un aspetto di 30 anni più vecchio. La morte sarebbe sopraggiunta solo un paio di giorni dopo, e nessuno sembra sia riuscito a farsi dire cosa avesse visto di così terribile. I proprietari avrebbero dunque tentato di chiudere il pozzo infernale gettandoci dei sassi, senza però sentire il rumore che questi avrebbero dovuto fare colpendo il fondo.

Pare che ci siano voluti oltre tre anni di lavoro per riuscire finalmente a murare quell’ingresso così terrificante. Ad ogni buon conto, sul luogo è stata costruita anche una cappella per proteggere gli abitanti dai demoni dell’inferno. Tutto ciò risalirebbe all’epoca in cui il maniero non era ancora stato progettato, e sulla roccia si ergeva solamente la costruzione in legno di cui abbiamo fatto cenno prima. Sarebbe stato proprio questo evento a dare il via alla realizzazione del castello, il quale rimase persino disabitato per decenni, prima che qualcuno trovasse il coraggio di insediarsi tra al suo interno.

Leggenda o verità? I fenomeni inspiegabili

Ancora oggi, il mistero legato al castello di Houska non ha trovato spiegazione. Secondo i locali, l’edificio sarebbe infestato da svariate creature – non tutte animate da buone intenzioni. Dal pozzo, talvolta, si sentirebbero grida terribili e selvagge, ma anche gemiti strazianti. Molti esperti avrebbero cercato risposte soddisfacenti a questi fenomeni, ipotizzando la presenza di alcuni elementi radioattivi che potessero giustificare malesseri o altre bizzarrie. Ma nulla di tutto ciò potrebbe mai fornire una spiegazione sufficiente ai tanti eventi terrificanti che, stando alle leggende, si sarebbero verificati – e ancora continuerebbero a verificarsi.

Sembra infatti che numerosi fenomeni inspiegabili continuino ad accadere: molti uccelli muoiono misteriosamente avvicinandosi alle mura del castello, mentre gran parte degli animali si rifiuta di avvicinarsi. Addirittura, alcuni cani si rifiuterebbero di seguire i loro padroni all’interno del parco, forse in allarme per qualche entità malvagia. Senza contare di quante persone, entrando nella cappella, si siano sentite male o siano persino svenute.

A quanto pare, per il momento sarebbe impossibile escludere l’esistenza di fenomeni paranormali all’interno delle mura del castello. Che sia davvero stato costruito per proteggere non i suoi abitanti, bensì per costringere creature demoniache al suo interno? Un indizio, oltre a quelli già citati in precedenza, potrebbe essere nascosto negli affreschi che decorano la cappella. Vi è infatti ritratto l’arcangelo Michele, che nella tradizione cristiana è colui che guida l’esercito di Dio contro le forze del male. Altre scene immortalano le battaglie degli angeli contro i demoni, ma anche immagini che non hanno nulla a che vedere con questo tema, come la crocifissione o una rappresentazione di San Cristoforo.

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Questo inverno potrai dormire in un hotel circolare immerso nella natura

Nel punto più a nord d’Italia, dove l’Alto Adige incontra l’Austria e le montagne svettano maestose, esiste una valle di incredibile bellezza. Un luogo dove la natura regna sovrana, dove i pascoli si alternano ai campanili e alle malghe in una cornice di cime rocciose che sfiorano il cielo. Tutto intorno, poi, si snodano laghi di montagna, cascate, sorgenti e ruscelli che rappresentano il cuore pulsante di un intero territorio: quello della Valle Aurina.

È qui che inizia il nostro viaggio, nella valle della provincia autonoma di Bolzano, in Trentino-Alto Adige, inserita nel Parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina. Un luogo, questo, molto caro agli amanti della natura che proprio qui decidono ogni anno di recarsi per vivere esperienze all’insegna del relax e della bellezza.

Proprio qui, in una delle destinazioni imprescindibili dell’escursionismo e dell’alpinismo, a partire da questo inverno i viaggiatori potranno vivere un’esperienza unica al mondo, quella di dormire all’interno di un hotel circolare completamente immerso nella natura.

L’hotel circolare in Valle Aurina

Si chiama OLM Nature Escape, ed è il nuovo eco-aparthotel progettato dall’architetto Andreas Gruber la cui inaugurazione è prevista il 1° dicembre del 2023. La struttura, che si integra perfettamente con il paesaggio naturale che caratterizza la Valle Aurina per forme, lineamenti e materiali, è stata costruita su un edificio preesistente con l’obiettivo di fornire ai futuri ospiti in un alloggio in grado di farli diventare parte di un ecosistema straordinario.

La forma circolare della struttura, estremamente suggestiva nella sua visione, non è stata scelta solo per un vezzo estetico ma perché imitare e omaggiare il ciclo stesso della natura. Lo stesso nome scelto è un omaggio a tutto quello che questo territorio rappresenta: Olm, in dialetto altoatesino, significa “malga” e “continuità”, in riferimento quindi all’essenza ciclica della natura che trova la sua espressione nella forma scelta per l’hotel.

Anche i materiali scelti hanno la funzione di valorizzare e dare continuità al dialogo con la natura. Legno, fibre naturali e pietra sono gli elementi essenziali e imprescindibili di questo esempio di bioarchitettura. Dettagli, questi, che permetteranno agli ospiti di vivere un’esperienza integrata nel paesaggio circostante.

Area welness, OLM Nature Escape

Fonte: Ufficio Stampa

Area welness, OLM Nature Escape

Un’esperienza rigenerante nella natura

Non è solo la suggestione della struttura a meravigliare, ma è anche il suo significato più autentico, quello che invita le persone a diventare parte integrante del ciclo naturale delle cose, della vita. Dormire tra materiali naturali e avere un accesso diretto a un paesaggio come quello della Valle Aurina, che cambia e si trasforma durante le stagioni, è un vero e proprio privilegio che trasforma un semplice pernotto in un’esperienza di lusso, quella di ristabilire un contatto con la natura i cui benefici sono stati più volte confermati dalla scienza.

La struttura ospiterà 33 appartementi, 25 dei quali dotati di sauna finlandese privata. Non mancheranno un’area Spa wellness e un ristorante dedicato a valorizzare i prodotti locali.

Così l’OLM Nature Escape, che verrà inaugurato il prossimo 1° dicembre, si appresta a diventare il perfetto punto di partenza per un’esperienza rigenerante e rilassante per tutti coloro che desiderano scoprire e riscoprire un territorio splendido e appropriarsi dei benefici fisici e mentali di un ritrovato contatto con la natura.

Gli interni degli appartementi dell'Area welness, OLM Nature Escape

Fonte: Ufficio Stampa

Gli interni degli appartementi dell’Area welness, OLM Nature Escape
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Via delle Dee, il trekking per sole donne tra Emilia-Romagna e Toscana

Se la Via degli Dei è un itinerario turistico ormai noto agli appassionati di cammini e di trekking, che collega Bologna a Firenze attraversando l’Appennino tosco-emiliano, lo è meno la Via delle Dee, la versione riservata alle sole donne delle stesso itinerario.

Nato nel 2019 e inaugurato in occasione della Festa della Donna, oggi la Via delle Dee è un percorso da fare tutto l’anno e che riserva delle incredibili sorprese.

A proporlo per la prima volta è stato Destinazione Umana, un tour operator specializzato in vacanze ispirazioni che lo descrive come un “trekking emozionale“. Sì, perché, se il percorso lungo la Via delle Dee è bellissimo, lo scopo del viaggio non è tanto raggiungere la meta, quanto fare un percorso di ispirazione, apprendimento e consapevolezza ed è anche un’occasione per incontrare nuove persone.

L’itinerario della Via delle Dee

La Via delle Dee parte da piazza Maggiore, a Bologna, e arriva in piazza della Signoria, a Firenze: 130 chilometri attraverso gli straordinari paesaggi appenninici, su antichi sentieri, passando tra oasi naturalistiche e boschi secolari, borghi ed edifici ricchi di storia.

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Fonte: @Destinazione Umana

Un gruppo di ragazze lungo la Via delle Dee

Ripercorrere l’itinerario della Via degli Dei, il sentiero escursionistico segnalato anche dal CAI (Club Alpino Italiano) molto simile agli antichi percorsi che nel Medioevo venivano utilizzati per le comunicazioni tra le due città e, ancora prima, dai Romani, lungo la Flaminia militare.

Ideata alla fine degli Anni Ottanta da un gruppo di escursionisti bolognesi, la Via degli Dei ricalca gli antichi tracciati tra Monte Bastione e Monte di Fo’ e, in alcuni tratti, ricalca la strada Romana originale, riscoperta proprio di recente.

Le tappe della Via delle Dee

La Via delle Dee (come anche la Via degli Dei) può essere percorsa a piedi in cinque o sei giorni oppure in mountain bike in soli due o tre giorni, ma è possibile percorrerne anche solo alcuni tratti. La difficoltà non è accessiva ed è un itinerario adatto a tutti.

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Fonte: @Destinazione Umana

Camminare in mezzo alla natura sulla Via delle Dee
  • Prima tappa

Lasciata Bologna e il famoso portico di San Luca, il più lungo del mondo, ci si dirige, a passo lento, verso i colli e, con un po’ di sali scendi, si giunge alle pendici di Monte Adone. La prima tappa è lunga circa 30 km e il tempo di percorrenze è di circa sette ore.

  • Seconda tappa

Inizia con la salita alla vetta di Monte Adone, per godere di un panorama appenninico meraviglioso e raggiungere il paese di Monzuno. Seguendo un sentiero di crinale, con vista sui boschi delle valli del Setta e del Savena, e camminando su un tratto di strada Romana si arriva a Madonna dei Fornelli, a quasi 800 metri di altitudine, tappa fondamentale della Via degli Dei, e dopo aver percorso 25 km.

  • Terza tappa

La terza tappa del cammino si entra in Toscana e si raggiunge il punto più alto di tutto il percorso. La sosta si fa dopo 15 km a Traversa, una mioroscopica frazione di Firenzuola che cota una manciata di abitanti, vicino al Passo della Futa, il valico dell’Appennino tosco-emiliano a 903 metri di altitudine.

  • Quarta tappa

Dal Passo della Futa a questo punto si scende verso Sant’Agata del Mugello, un piccolo gioiello architettonico alle porte di Firenze esistente già nel V secolo e ricco di testimonianze di epoca Romana. La quarta tappa termina a San Piero a Sieve dopo aver percorso 27 km.

  • Quinta tappa

La quinta tappa di 21 km è tutta un sali-scendi tra le colline toscane, in mezzo a ulivi, vigneti e anche castelli ed è un itinerario da cartolina. Il percorso si snoda su strade sterrate e sentieri nel bosco fino a raggiungere il sacro eremo di Monte Senario risalente al XIII secolo e infine il piccolo abitato di Olmo.

  • Sesta tappa

La sesta e ultima tappa, infine, comprende un tratto di sentiero naturalistico verso Poggio Pratone, da cui si scende verso Fiesole, una delle cittadine più belle e storiche della Toscana, abitata già dall’epoca etrusca. Da qui, seguendo la vecchia via Fiesolana che collegava Fiesole a Firenze si giunge a destinazione dopo aver percorso 17 km.

Quando andare

Per chi decide di percorrere le Via delle Dee in mountain nike o e-mountain bike (ancora meglio) le tappe sono Bologna – Madonna dei Fornelli – Passo della Futa – Firenze. Il periodo migliore per percorrerla è naturalmente durante la bella stagione, quindi da marzo all’autunno.

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Dov’è stato girato “One Piece”, il live action Netflix

Ne stanno parlando tutti, anche perché è il live action – film in cui le vicende di un noto cartone animato, fumetto o videogioco vengono interpretate da attori in carne ed ossa – attualmente più visto su Netflix. Si tratta di “One Piece, una serie televisiva nippo-statunitense creata da Matt Owens e Steven Maeda, che è l’adattamento per la Tv dell’omonimo manga di Eiichirō Oda. Ma dove è stato girato questo prodotto di successo?

Dove sono state effettuate molte delle riprese

La serie è un susseguirsi di panorami straordinari, foreste rigogliose ed enormi galeoni dei pirati, ma ad essere del tutto onesti la maggior parte di queste scene sono state realizzate al computer con effetti speciali in digitale, mentre su altre è regnato per tutto il tempo della produzione una sorta di mistero.

Ciò non toglie che alcune location in cui è stato registrato, ora che il live action è visibile sulla piattaforma, sono ben chiare a tutti. Una parte delle scene si sono svolte a Città del Capo, in Sudafrica, la stessa località in cui si trovano anche gli studios in cui è stata girata da la serie.

I paesaggi che può ammirare lo spettatore sono emozionanti, ma del resto la Capitale legislativa del Sudafrica è nota a tutti per il suo pittoresco porto e anche per la straordinaria posizione naturale in cui si trova. Non a caso in molti, per via della mescolanza di elementi diversi tra loro da cui è impreziosita, ritengono che Città del Capo sia una delle più  suggestive città del mondo, e noi non possiamo affatto dargli torno.

Le altre straordinarie location

Tra le altre location scelte per registrare il live action Netflix troviamo le vicine – e bellissime – Isole Canarie, veri e propri paradisi appartenenti alla Spagna.

Formate da sette principali isole -Tenerife, Fuerteventura, Gran Canaria, Lanzarote, La Palma, La Gomera ed El Hierro – le Canarie offrono spiagge a perdita d’occhio, tipici porti turistici, e aridi ma emozionanti paesaggi vulcanici che si sono rivelati lo sfondo perfetto per una serie come questa.

Ma non sono le sole. A fare da musa anche il Messico, e più precisamente lo Stato di Quintana Roo. A tal proposito, però, c’è da essere onesti: i misteri che vi abbiamo accennato prima sulle riprese, in questo caso specifico rimangono ancora irrisolti, tanto quanto quelli che circondano la produzione spagnola delle Isole Canarie.

Quel che è certo, è che i creatori di “One Piece” hanno deciso di catturare alcune sequenze presso Xcaret e sulla meravigliosa costa locale.

Stando a quanto riporta CiackClub, tra le diverse location di “One Piece” compare anche il nostro Paese. La verità è che non è mai stata ufficialmente accreditata alcuna location italiana alla serie, ma che sembrerebbe impossibile non riconoscere gli inconfondibili paesaggi di Positano, Amalfi e Sorrento.

Insomma, il live action di “One Piece”, che attualmente è lo show più visto su Netflix in 84 Paesi, è un vero e proprio successo a cui forse vale la pena dare uno sguardo (anche se non si è fan del manga originale).

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Le foto della raccolta delle ninfee sono un omaggio alla bellezza della natura

Mentre tutti ci prepariamo all’imminente arrivo dell’autunno, e ad assistere all’ultimo grande spettacolo di Madre Natura prima di ritirarsi in un lungo e profondo letargo, qualcosa di meraviglioso sta accadendo dall’altra parte del mondo.

A Satla, un piccolo villaggio situato a circa 60 chilometri dalla città di Barishal, in Bangladesh, è iniziata ufficialmente la raccolta delle ninfee, anche conosciute con il nome di Shapla. Si tratta di un evento molto importante, nonché di una tradizione che coinvolge tutti gli abitanti. Questo fiore, infatti, è considerato il simbolo nazionale del Paese.

In questi giorni, gli esemplari sono sbocciati in tutta la loro bellezza trasformando le acque del canale locale, conosciuto col nome di Lal Shapla Beel, in un tappeto fiorito dalle mille sfumature di rosa. La raccolta è già cominciata, come confermano le istantanee che raffigurano gli agricoltori a lavoro, e fa sognare il mondo intero.

Satla, il villaggio che si tinge di rosa

Ci troviamo in Bangladesh, sul Golfo del Bengala, nel Paese dei fiumi e della fitta vegetazione, delle foreste di mangrovie e delle tigri, dei mercati galleggianti, dei santuari, dei cibi e delle tradizioni. Intriso di fascino e cultura, il Paese è ancora poco battuto dal turismo di massa, ma si configura come una destinazione perfetta per tutti gli avventurieri dallo spirito indomito e curioso.

I luoghi da raggiungere sono tantissimi, altrettante le soste per immergersi completamente nella cultura locale e toccare con mano le tradizioni del Paese. Ma se è a qualcosa di unico e straordinario che volete assistere, allora questo è il momento perfetto per raggiungere il piccolo villaggio di Satla.

Fuori dalle più popolari roadmap di viaggio, questo villaggio è situato a 60 chilometri da Barishal, capoluogo dell’omonima divisione. Qui, durante l’anno, il canale che costeggia il territorio si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo unico firmato da Madre Natura: la nascita delle ninfee. Sempre qui, tra agosto e ottobre, comincia la raccolta di questi fiori dal fascino unico da parte degli agricoltori locali. Le foto che testimoniano questo evento sono state diffuse e sono un omaggio alla bellezza della natura.

La raccolta delle ninfee in Bangladesh

Il villaggio di Satla, che sorge su una zona paludosa, è il luogo migliore per avvistare e fotografare le ninfee. Il canale che costeggia il territorio, infatti, si trasforma in un tappeto rosa di immensa bellezza che si perde a vista d’occhio. Uno spettacolo unico, questo, che da sempre affascina viaggiatori e fotografi.

I fiori acquatici iniziano a danzare sulla superficie dell’acqua diventando i protagonisti di un paesaggio unico e quasi fiabesco incorniciato dalla macchia verde che si snoda intorno al villaggio.

La raccolta di questi esemplari, che sono il simbolo dell’Intero Paese, coinvolge quasi tutti gli abitanti di Satla che è uno dei maggiori fornitori di ninfee del Bangladesh. I fiori, che hanno diverse proprietà e benefici, vengono consumati a tavola, ma anche utilizzati nel trattamento di varie patologie.

Quando arriva il momento, decine di agricoltori salgono a bordo delle loro barche di legno per navigare il canale, che si estende per quasi 50 chilometri, e per raccogliere le ninfee. Le fotografie che ritraggono l’operazione mostrano una coreografia di immensa bellezza: le barche si dispongono in cerchio, in maniera ordinata, mentre gli agricoltori si tuffano in acqua per raccogliere a mano i fiori.

Uno spettacolo unico e senza eguali, questo, che può essere ammirato solo nel villaggio di Satla.

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Dove degustare vini nelle Langhe

Questa volta ci immergiamo nel territorio piemontese delle Langhe, alla scoperta di ottime cantine e colorati paesaggi autunnali.

Per chi non la conoscesse, si tratta di una vasta area di ben 70 mila ettari che si estende tra Asti e Cuneo, che offre una straordinaria varietà di vini pregiati tra cui il Nebbiolo, il Barolo, il Dolcetto d’Alba e il Moscato d’Asti sono per nominarne alcuni.

“Tutto è qui, nelle Langhe” diceva Cesare Pavese: il sole, le nuvole, le viti, i sapori e i colori delle stagioni. Cosa c’è di meglio di una gita in questi splendide aree per accogliere l’autunno? Vediamo quali sono le migliori cantine da visitare nelle Langhe per trascorrere un weekend tra degustazioni e borghi antichi immersi nella natura.

Langhe experience a Monforte d’Alba

Il nostro tour di degustazione di vini nelle Langhe inizia a Monforte d’Alba, un piccolo borgo antico nella Langa del Barolo che ad oggi è considerato uno dei più belli d’Italia. Qui le stradine antiche si inerpicano fino ad affacciarsi sui vigneti circostanti, dipingendo uno scenario unico al mondo. Monforte d’Alba si trova in provincia di Cuneo, e insieme ad altri 11 comuni produce il Barolo, uno dei vini pregiati più apprezzati d’Italia.

Per una degustazione di alto livello potrai visitare la Cantina La Rachilana prenotandoti qui, e assaggiare un vino dalle uve pregiatissime insieme a una selezione di ottimi prodotti locali abbinati per l’occorrenza. I sommelier ti aspettano per darti tutte le informazioni sulla storia di una cantina che tramanda i suoi segreti di generazione in generazione.

Degustazione nel cuore di Monferrato

Il territorio del Monferrato è una tappa fondamentale con ottime cantine da scovare tra le colline. Si estende tra le provincie di Asti e Alessandria, in un susseguirsi di paesaggi verde smeraldo e splendidi filari di vigneti dorati a perdita d’occhio.

Il territorio ospita anche alcuni tra i più belli castelli italiani, oltre ovviamente a un’eccezionale coltivazione della vite grazie a un lungo studio delle tecniche di vinificazione, qui dove l’interazione tra uomo e natura ha dato vita a i suoi migliori frutti.

Nella Cantina Bussi Piero puoi fermarti a degustare tutto quello che questo territorio offre, in circa 12 ettari di vigneti. Ben 9 vini diversi ti aspettano, insieme a un tour del vigneto e a una guida esperta. Puoi prenotare una visita comodamente online, e scegliere il giorno che preferisci per una degustazione senza precedenti tra panorami incantevoli a stretto contatto con la natura.

In alternativa puoi anche dirigerti verso Agliano Terme, sempre nel cuore del Monferrato, per un’esperienza ancora più immersa nel verde: un bellissimo picnic nei vigneti comprensivo di degustazioni e tour. Se vuoi vivere questa giornata indimenticabile puoi verificare la disponibilità e prenotarti qui.

Neive: la pittoresca cittadina tra le migliori aree vinicole al mondo

Durante il tuo tour di degustazione di vini nelle Langhe non può mancare una sosta nel piccolo gioiello medievale di Neive, in provincia di Cuneo. Situata nelle Langhe occidentali tra Barbaresco e Castiglione delle Lanze, a soli 10 km da Alba, è chiamata anche la terra dei quattro vini: Barbaresco, Barbera, Moscato e Dolcetto sono prodotti in questa località, tra le più importanti per il turismo enogastronomico.

Avvicinandoti a Neive noterai l’inconfondibile paesaggio che si tinge dei colori dell’autunno, dal verde al giallo, al marroncino, e potrai immergerti a passo lento tra le cantine migliori d’Italia e del mondo.

Ideale per passeggiate meditative, yoga e attività di bici e trekking e per gli amanti dell’essenza antica delle cose, Neive nasconde i suoi tesori nelle cantine a conduzione familiare e nelle enoteche sparse nel paesino. Con un tour organizzato per te in una piccola enoteca potrai assaggiare fino a 5 vini della regione, insieme a una scelta di formaggi e salumi tipici per una degustazione doc a un piccolo prezzo. Assolutamente da non perdere!

Queste sono alcune tra le migliori cantine da visitare nelle Langhe, per un weekend di degustazione di vini pregiatissimi e prodotti enogastronomici di alto livello. In un’atmosfera senza tempo potrai perderti tra i profumi dell’uva e i sapori del vino rosso e bianco di alta qualità, frutto di anni di tradizione e di tecniche di produzione tra le migliori al mondo.

La stagione autunnale è alle porte e il miglior momento per visitare questi territori sta per arrivare, non perderti l’occasione per una vacanza indimenticabile da veri intenditori!

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L’isola di Mal di Ventre, un paradiso che pochi conoscono

Il nome è tutto un programma. L’isola di Mal di Ventre prende il nome dal fatto che, per via delle correnti marine e del mare agitato dovuto al forte vento di maestrale che spira di continuo, spesso chi desidera visitarla può soffrire di mal di mare.

Una volta superato questo scoglio, però, si giunge in un vero e proprio paradiso incontaminato, come ce ne sono pochi ormai nel Mediterraneo.

L’isola di Mal di Ventre si trova in Sardegna, al largo della costa centro-Ovest. Fa parte dell’area marina della penisola del Sinis, nel territorio di Cabras, in cui rientra anche il vicino scoglio Catalano. È un’isola disabitata ed è sottoposta a protezione speciale. Ma non è sempre stato così.

Un paradiso incontaminato

Se oggi l’isola è deserta, in passato non lo era affatto. Lo dimostrano i resti di un nuraghe, edificio adibito alla conservazione dei cereali, e di altri ruderi e di pozze per la raccolta dell’acqua. C’è anche un faro. Significa quindi che l’isola era stata abitata. Ma quando?

L’isola è piuttosto piatta, anche a causa del vento, ed è grande due chilometri e mezzo per uno. È una grande distesa granitica e, sebbene sembri un luogo amichevole, molto probabilmente non dove essere semplice viverci. L’isola deve essere stata abitata già in epoca preistorica, quando si pensa che le popolazioni si siano spinte fin qui per via dell’abbondanza di pesce.

Altri resti risalgono al periodo punico e a quello della dominazione romana. Nel Medioevo, l’isola fu meta dei pirati saraceni, mentre l’unica presenza umana dei tempi moderni è stata quella dei pastori sardi che d’inverno traghettavano sull’isola le loro greggi.

Pare che quest’isola rappresenti l’ultimo residuo di un esteso affioramento granitico, che in tempi remoti si trovava lungo tutta la costa occidentale sarda. Il terreno è piuttosto arido, con qualche sprazzo di macchia mediterranea, sufficiente ad accogliere alcune specie animali. Sull’isola ci sono tanti conigli selvatici, per esempio, ma ci vivono anche le tartarughe ed è un luogo dove vengono a nidificare diverse specie di uccelli migratori. Qualcuno sostiene che ci vivano anche alcuni esemplari di foche monache.

A chi appartiene l’isola

Detto che le coste, le spiagge e il faro sono di proprietà del demanio, l’isola di Mal di Ventre è di proprietà privata ed è nelle mani di uno straniero che l’ha ereditata dal padre italiano. Ed è in vendita.

Qualche anno fa, però, l’isola fu occupata abusivamente da un gruppo di indipendentisti sardi, che ha proclamato, in maniera pacifica, la Repubblica di Malu Entu, il vero nome dell’isola che significa “vento cattivo”. C’è voluta la Forestale per farli sgomberare, ma ancora oggi qualcuno del gruppo tornato sull’isola.

Gita all’isola di Mal di Ventre

Chi desidera fare un’escursione sull’isola troverà un piccolo paradiso delle vacanze, specie d’estate quando le spiagge della Sardegna sono invase dalle orde di turisti. Sul versante orientale, per esempio, ci sono delle incantevoli calette con spiagge di sabbia o, addirittura, ricoperte di chicchi di quarzo, come la splendida Cala Valdaro. Qui, anche il fondale è trasparentissimo e regala colori stupendi.

Splendide sono anche Punta Libeccio e Cala dei Pastori, i cui fondali perfetti per le immersioni sono ricchi di astici, aragoste e di un’infinità di pesci come i barracuda. Capita spesso di avvistare anche i delfini.

Il lato occidentale dell’isola, invece, è caratterizzato da una costa alta e scoscesa, con gli scogli di granito dalle forme più bizzarre.

Le condizioni del mare non sempre ottimale hanno prodotto, nel corso dei secoli, un incredibile cimitero di relitti. Nei fondali al largo dell’isola di Mal di Ventre si possono scorgere navi romane, spagnole, ma anche più recenti.

Proprio nei pressi di Denti di Libeccio, a 27 metri di profondità, è stata fatta una scoperta sensazionale: un relitto romano di 36 metri affondato tra l’80 e il 50 a.C. contenente duemila lingotti di piombo. A Cala dei Pastori c’è il relitto di un vaporetto, mentre a Nord, nelle Formiche di Maestrale, si può esplorare il mercantile Joyce affondato nel 1973.

Come arrivare all’isola di Mal di Ventre

Arrivare all’isola di Mal di Ventre è facile ed è possibile raggiugerla in diversi modi. Dista cinque miglia da Capo Mannu e si può partire dai porti del Golfo di Oristano. Prima di tutto con una barca propria o noleggiando un gommone. In alternativa, si può usare il servizio di taxi-boat. Tutto dipende dalla spesa che si desidera sostenere e dalle condizioni del mare.

Si può noleggiare un’imbarcazione presso la spiaggia di Putzu Idu, ma attenzione che il tragitto per raggiungere l’isola comprende aree marine condizionate da forte vento e repentini cambi di corrente nel mare. Per questo è consigliato dirigersi verso l’isola noleggiando una barca o con la propria barca privata solo nel caso in cui si è abbastanza esperti e il mare sia calmo.

Per non sbagliarsi, il consiglio è di arrivare all’isola di Mal di Ventre utilizzando il servizio di taxi boat offerto da alcuni operatori locali. Le imbarcazioni in questo caso sono da 15 posti l’una ed effettuano corse pluri giornaliere tra l’isola e le coste della Sardegna.

Non bisogna dimenticarsi di portare con sé un ombrellone, creme di protezione solare, acqua potabile, vestiti utili a un prolungato soggiorno e cibo. Là non c’è nulla da comprare.

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Longiarù, un gioiello italiano immerso nel verde

La natura incontaminata del Trentino Alto Adige è punteggiata di deliziosi villaggi montani, dove il tempo sembra essersi fermato. È il caso di Longiarù, un piccolo borgo incastonato ai piedi del Sasso Putia, un luogo meraviglioso incorniciato da prati verdi e foreste lussureggianti, all’interno del Parco Naturale Puez-Odle. Scopriamo insieme le sue bellezze uniche.

Longiarù, un borgo meraviglioso

Siamo nel cuore delle Dolomiti, patrimonio UNESCO per l’incredibile valore naturalistico e paesaggistico: è qui che sorge il villaggio di Longiarù, un piccolo agglomerato di casette situato tra le montagne. Si trova infatti a oltre 1.400 metri di quota, circondato da un panorama davvero meraviglioso. Sulle sue origini c’è un alone di mistero: sappiamo che le sue prime tracce risalgono al ‘300, quando veniva chiamato Campil – molto simile a quello che è il suo odierno nome tedesco. Dobbiamo attendere invece l’800 per poter trovare documenti che fanno riferimento a Lungiarü, da cui deriva la sua denominazione attuale.

Il piccolo borgo è solamente una frazione di San Martino in Badia, famoso soprattutto per il suo castello che ospita il museo della storia e della cultura ladina. A Longiarù tutto sembra essere rimasto come un tempo: i suoi abitanti vivono ancora di agricoltura e di allevamento del bestiame, grazie anche alla presenza di ricchi pascoli e di numerosi alpeggi. Gran parte del fascino di questo paese è dovuto allo stile architettonico predominante, caratterizzato dalla presenza di viles. Queste piccole abitazioni rustiche, lascito d’epoca medievale, ci offrono un vero tuffo indietro nel tempo

Cosa fare a Longiarù

Seppure piccino (conta circa 500 abitanti), il paesino è davvero bellissimo: spicca soprattutto la Chiesa di Santa Lucia, realizzata nel XIV secolo e poi ricostruita a seguito dei pesanti danneggiamenti dovuti a un’alluvione. Il suo campanile nasconde una leggenda: si narra infatti che, prima della costruzione di questo edificio, ci fosse un’antica chiesetta poco distante. Distrutta da una frana, si è deciso di erigerne un’altra in un luogo più sicuro. Durante i lavori, gli abitanti iniziarono a sentir suonare le campane dove un tempo c’era la torre campanaria più antica: solo quando il suono cessò, venne giù una pioggia torrenziale. E da quel momento, si narra che le campane tornarono a farsi sentire per molti secoli, per preannunciare il maltempo.

Una delle attrazioni più suggestive è la piccola frazione di Seres, dove si possono ammirare le viles: questi antichi masi centenari si dipanano in quella che è conosciuta come la Valle dei Mulini, per via dei numerosi edifici situati lungo le sponde dei rii di Longiarù. Il paese, inoltre, è conosciuto per far parte dei Villaggi degli alpinisti del Club Alpino. Vista infatti la splendida natura lussureggiante che lo circonda, è la meta ideale per chi ama fare trekking e sport all’aria aperta. Le Dolomiti offrono innumerevoli opportunità di alpinismo, e non solo: ci sono tantissimi sentieri che si addentrano tra boschi e ripide pareti montane.

Per gli appassionati di due ruote (che si tratti di bici o di moto), è poi consigliata un’escursione sul Passo delle Erbe, che collega la Val Badia e la Valle Isarco. È una delle tappe imperdibili per scoprire i paesaggi meravigliosi del Parco Naturale Puez-Odle, un incanto che racchiude una gran varietà di ambienti: dai pascoli alpini alle gole più profonde, per gli escursionisti è un paradiso di rara bellezza.

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Cantine aperte e vendemmia 2023: come e dove diventare vignaioli in Italia

C’è qualcosa di magico che accade intorno a noi con l’arrivo di settembre, quando la natura porta in scena il suo ultimo e grandioso spettacolo prima di ritirarsi in un lungo riposo. È la bellezza dell’autunno che esplode e si diffonde, tingendo di meraviglia le strade, i quartieri e le città di tutto il mondo con infinite sfumature di rosso, giallo e arancione.

È tempo di foliage, di passeggiate nei boschi e nei parchi, di esplorazioni sensazionali nella natura. Non solo foglie che danzano nel vento, ma anche primizie e frutti di stagione che nascono dalla terra e dagli alberi. Settembre è anche il tempo della vendemmia: la raccolta dell’uva, che varia da regione in regione e che può estendersi fino a novembre, è un invito a riscoprire la bellezza del mondo che abitiamo in prima persona.

Grazie ai numerosi eventi che si snodano nel nostro Paese da nord a sud, tra cantine aperte e vendemmie, è possibile diventare vignaioli per un giorno. Ecco gli appuntamenti imperdibili in Italia.

Vignaioli per un giorno in Piemonte

Il Piemonte si conferma tra le destinazioni più affascinanti e suggestive da raggiungere durante l’autunno. Il paesaggio vitivinicolo della regione, considerato Patrimonio dell’Umanità, durante questa stagione prende vita: è questo il momento perfetto per scoprire tutte le bellezze del territorio.

Nel wine resort Ca’ San Sebastiano, incastonato nel verde delle colline piemontesi in provincia di Alessandria, è possibile questo settembre vivere l’esperienza della vendemmia. Tutti sono invitati in vigna per la raccolta di uva e per la pigiatura. L’esperienza continua con un pieno di benessere: all’interno della struttura, infatti, è possibile concedersi un percorso di benessere che prevede anche un bagno nel vino.

Altro appuntamento imperdibile è quello organizzato dall’Agriturismo Terra D’origine della Famiglia Agricola Durand previsto per sabato 16 settembre. Si tratta di una vendemmia aperta al pubblico che si svolgerà sulle colline del Monferrato e si concluderà nel Barot, un piccolo locale della proprietà, situato in cima al belvedere, all’interno del quale si potranno degustare i migliori vini del territorio.

La raccolta dell’uva in Lombardia

Ci spostiamo ora in Lombardia e più precisamente a Gaminara, una frazione di Rocca Susella, in provincia di Pavia. È qui che fino al 10 settembre sarà possibile visitare le Cantine Bertelegni. In occasione dell’inizio della vendemmia, grandi e bambini potranno trasformarsi in vignaioli per un giorno e scoprire l’arte del fare vino. I partecipanti all’evento potranno raccogliere l’uva, e portarla a casa, vivere l’esperienza della pigiatura e degustare i vini locali durante un picnic in vigna.

Partecipare alla vendemmia in Toscana

Esiste un luogo, in Italia, dove il paesaggio che si trasforma dall’alba al tramonto regalando le visioni più belle del mondo. Questo posto si chiama Val d’Orcia. Raggiungere la campagna toscana, che si snoda lungo le province di Siena e Grosseto, è sempre un’ottima idea in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, ma è in autunno che in questo territorio si può vivere una delle esperienze più incredibili di una vita intera.

La vendemmia in Val d’Orcia è un momento magico, lo sanno bene i proprietari della tenuta Castiglion del Bosco che dal 13 al 24 settembre apriranno le porte della loro struttura per permettere a tutti di diventare vignaioli per un giorno. Un’occasione perfetta, questa, per scoprire quello che succede all’interno dei vigneti, dalla selezione delle uve alla raccolta. Non mancheranno, anche in questo caso, degustazioni dei migliori vini locali.

Un altro luogo di immenso fascino da raggiungere a settembre è il Castello di Velona, un’antica fortezza che domina la Val d’Orcia. Qui sarà possibile partecipare a degustazioni sensoriali dei prodotti provenienti dai vigneti di Brunello di Montalcino che si estendono intorno al castello.

Gli appuntamenti in Toscana non finiscono qui. Fino al 29 settembre, infatti, sarà possibile partecipare alla festa della vendemmia organizzata dalla Tenuta Castelfalfi. Incastonata nel cuore della regione, e situata a pochi chilometri da San Gimignano, questa struttura ricettiva ospiterà l’evento “È tempo di vendemmia”. Durante queste settimane sarà possibile partecipare attivamente alla raccolta delle uve insieme al team dell’azienda agricola e scoprire tutte le fasi del processo di vinifcazione. L’attività comprende anche una degustazione di vini biologici della tenuta.

Cantine aperte e vendemmia in Umbria

Ci spostiamo adesso nella splendida e suggestiva campagna umbra dove le canine sono in festa. Tra gli indirizzi imperdibili segnaliamo l’agriturismo Marilena la Casella a Lisciano Niccone, in provincia di Perugia. Qui, durante il mese di settembre, sarà possibile partecipare alla raccolta dell’uva e prendere parte alle fasi della produzione del vino.

Altro evento imperdibile, nella regione, è quello organizzato dall’azienda vinicola Terre de la Custodia. L’appuntamento è previsto il 9 settembre del 2023 ed è aperto a grandi e bambini. Dopo aver preso parte attivamente alla vendemmia della vigna di Gualdo Cattaneo, gli ospiti sono invitati a partecipare a un picnic in campagna con prodotti e vini della tradizione umbra.

Vendemmiare nel Lazio

Chi ha in mente di trascorrere l’autunno tra le bellezze del Lazio in famiglia non può rinunciare all’esperienza della vendemmia. A organizzarla è l’azienda agricola e vitivinicola Donnardea situata ad Ardea, a poco più di venti chilometri dalla Capitale d’Italia. Qui la raccolta d’uva è destinata ai bambini: saranno loro i vignaioli di questa esperienza. I più grandi, invece, potranno partecipare a una degustazione dei prodotti tipici della regione e dei vini dell’azienda.

Puglia: le feste della vendemmia

Il nostro viaggio alla scoperta delle cantine aperte e delle vendemmie d’Italia si conclude in Puglia con due eventi assolutamente imperdibili. Sono diverse, infatti, le aziende agricole che in questo periodo sono in festa per raccogliere i frutti della coltivazione.

Tra i luoghi da raggiungere troviamo la Tenuta Vigna Corallo, un suggestivo agriturismo che si affaccia sulla splendida spiaggia della Baia dei Turchi a Otranto. Qui, durante i primi giorni di settembre, sarà possibile prendere parte alla festa della vendemmia organizzata in concomitanza dell’inizio dei lavori.

L’ultima imperdibile esperienza, invece, ci conduce a Manduria, nell’antica terra dei vini. Qui, all’interno della Masseria il Noce, si terrà la Festa della Vendemmia. L’appuntamento è previsto il 3 settembre del 2023 ed è aperto a vignaioli di ogni età. Durante la giornata sarà possibile partecipare alla raccolta dell’uva e alla pigiatura, e prendere parte a spettacoli ed eventi musicali degustando prodotti caratteristici.

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Cambiamento climatico e sci: uno studio svela i possibili scenari

I cambiamenti climatici in atto rappresentano sempre di più una sfida per le stazioni sciistiche europee, nonostante ricorrano all’innevamento artificiale, che di contro genera problemi di consumo di acqua ed energia. È ciò che emerso da uno studio che ha preso in esame 2.234 località in 28 Paesi, tra cui anche l’Italia.

Il recente studio ha ipotizzato due scenari: il primo prevede un aumento delle temperature medie di 2 gradi, il secondo un aumento di 4 gradi. Ciò che è venuto alla luce, è che in tutte le regioni montuose d’Europa i futuri cambiamenti climatici porteranno a un peggioramento delle condizioni della neve rispetto ai decenni precedenti, anche se questo varierà da regione a regione e all’interno delle stesse.

L’innevamento artificiale non basta

Senza l’uso dell’innevamento artificiale, risulta che il 53% dei resort si troverebbe ad affrontare un rischio “molto elevato” di carenza di neve se l’aumento della temperatura fosse di 2°C. Con un aumento di 4°C, quasi tutte le località (98%) si troverebbero in questa situazione. Ricorrendo alla produzione di neve artificiale, la percentuale di località a rischio scenderebbe al 27% (aumento di 2°C) e al 71% (4°C). Tuttavia, l’innevamento artificiale ha “scarso effetto” nelle aree a bassa quota o troppo a sud, dove le temperature sono troppo elevate per produrre neve in modo efficiente.

Lo studio, curato, tra gli altri, da Samuel Morin, ricercatore di fisica della neve, sottolinea anche che l’innevamento stesso può contribuire all’accelerazione del cambiamento climatico a causa dell’elevata domanda di energia che genera. Inoltre, aumenta la domanda di acqua. In definitiva, il messaggio principale dello studio “è che, sì, la produzione di neve può accompagnare l’adattamento delle stazioni di sport invernali e avere un effetto diretto sulla capacità operativa delle aree sciistiche. Ma questa soluzione non è generica, non è una soluzione miracolosa che può essere applicata sistematicamente ovunque“, spiega l’autore principale dell’indagine, il ricercatore di Grenoble Hugues François.

Stando a quanto rivela la ricerca, la cosa più importante da tenere in considerazione è l’eterogeneità dei casi, anche all’interno della stessa catena montuosa. La sfida è quella di orientarsi verso politiche più mirate. Metà delle stazioni sciistiche del mondo si trovano in Europa, dove generano un fatturato annuo di oltre 30 miliardi di euro e rappresentano una grande ricchezza per le economie locali. Tuttavia, secondo Nature Climate Change, rappresentano solo il 3% delle entrate dirette del turismo nel Vecchio Continente.

La situazione degli impianti sciistici in Italia

Anche in Italia, la mancanza di neve risulta più grave e frequente oggi rispetto al passato, condizionando notevolmente il turismo invernale, tra i settori dell’economia più sensibili ai cambiamenti climatici. Oltre a quello appena citato, diversi studi negli ultimi anni hanno cercato di capire quale sarà lo scenario degli impianti sciistici nei prossimi decenni. Le conclusioni sono tutte molto simili: la neve cadrà a partire da quote sempre più alte e gli impianti di risalita dovranno trovare alternative alle piste da sci per sopravvivere.

Un recente studio condotto dalla Banca d’Italia ha evidenziato una relazione significativa tra le nevicate e i flussi turistici invernali, che si ripercuote anche sula vendita di skipass e sui pernottamenti nelle località alpine italiane, a prescindere dalla regione o dalla tipologia di strutture. Inoltre, è emerso che appassionati di sci e turisti calano nonostante l’innevamento artificiale di cui le località alpine fanno un uso sempre più massiccio.