Lussureggianti prati verdi, piccole colline rocciose e qualche scogliera a picco sul mare: l’isola di Hirta potrebbe sembrare un paradiso naturalistico dove vivere in tranquillità, lontani dal resto del mondo, ma la sua storia dimostra che non è tutto oro ciò che luccica. Infatti, da fiorente centro abitato si è trasformato in un luogo disabitato, e questo repentino cambiamento è avvenuto per motivi tragici.
Hirta, una storia inquietante
Al largo delle coste scozzesi, uno degli ultimi avamposti occidentali, ecco il piccolo arcipelago di Saint Kilda: sono quattro isolotti circondati dalle tumultuose acque dell’oceano Atlantico, ad oltre 60 km di distanza dalla più remota delle isole Ebridi, e ad almeno altrettanti dalla terraferma. La più grande è l’isola di Hirta, che a prima vista sembra un gioiellino. Natura incontaminata e paesaggi verdi ne fanno un’oasi di serenità, il cui silenzio è rotto soltanto dal rumore delle numerosissime colonie di pulcinelle di mare e di altri volatili.
Qua e là, qualche casetta in rovina: che cosa è successo ai suoi abitanti? Guardandosi intorno, in effetti, si può notare che l’isola è completamente disabitata. In un lontano passato, la popolazione di Hirta prosperava: alcuni manufatti dell’età del bronzo attestano la presenza di un insediamento già durante la preistoria. Gli uomini vivevano di agricoltura e di cacciagione, sfruttando l’abbondanza di uccelli marini, e si spostavano tra le isole con piccole imbarcazioni. Ma nel XX secolo qualcosa è cambiato. Hirta ha iniziato ad attirare turisti che, grazie ai battelli a vapore, raggiungevano l’isola per acquistare tessuti in tweed, prodotti dalle pecore del luogo.
Il turismo ha portato non solo un nuovo stile di vita, ma anche malattie precedentemente sconosciute. E gli abitanti del piccolo villaggio (che comunque non dovrebbero mai aver superato i 200 in totale) hanno cominciato ad ammalarsi, spesso anche gravemente. La Prima Guerra Mondiale, poi, ha sottratto tutti i giovani del paese per condurli tra le trincee, dove molti hanno perso la vita. La popolazione è rapidamente calata, sino ad arrivare ad appena 36 unità. Quando, nel 1930, una giovane donna è morta per appendicite, anche a causa delle continue tempeste che avevano bloccato ogni via di comunicazione, i restanti isolani hanno deciso a malincuore di emigrare, abbandonando per sempre le loro casette in pietra.
La natura incontaminata di Hirta
Nell’agosto del 1930, dunque, una nave ha raccolto i pochi abitanti di Hirta e li ha portati sulla terraferma, dove si sono rapidamente ambientati. Si dice che, prima di lasciare l’isola, ciascuno di essi avesse sistemato un piatto di avena e una Bibbia aperta all’interno dei loro cottage, forse con la speranza di poter prima o poi tornare. Nessuno di essi ha mai più messo piede in quello sperduto angolo di paradiso, che dal 1957 è entrato a far parte dei beni del National Trust di Scozia e, tre decenni dopo, è diventato il primo sito scozzese ad essere inserito tra i Patrimoni dell’UNESCO.
Quando il clima lo permette, alcuni turisti si avventurano sull’isola di Hirta per ammirarne il fascino. Oggi non vi è altro che una natura meravigliosa e incontaminata, che ha ripreso il sopravvento sulle opere umane. Colonie di uccelli marini e di pecore (tra cui una specie delle più rare in tutto il Regno Unito) vivono in armonia tra le casette abbandonate da quasi un secolo, e l’unica traccia dell’uomo è un piccolo osservatorio militare. Periodicamente, un gruppo di volontari sbarca sull’isola per preservare l’antico villaggio, compiendo qualche opera di restauro affinché non scompaia nel nulla.