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Il safari tra le dune rosse è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita

Il fascino del deserto è qualcosa di impareggiabile, che lascia senza fiato. Per questo è tanto ammirato dai turisti di tutto il mondo. Proviamo a chiudere gli occhi e a immaginarci una distesa di dune, la sabbia rossastra, i raggi del sole che la fanno scintillare. Siamo vicino a Dubai e i safari tra le dune rosse fanno parte di quelle esperienze da provare almeno una volta nella vita.

Perché permettono di vivere a stretto contatto con questo luogo affascinante partecipando a diverse attività e ammirando un paesaggio mozzafiato e unico nel suo genere. Alla fine gli occhi resteranno colmi di quella meraviglia che toglie il fiato,  che è uno (dei tanti) motivi per cui vale la pena viaggiare.

L’esperienza da non perdere: il safari tra le dune rosse

Giri in cammello, attività sportive, cene e spettacoli: i safari tra le dune rosse del deserto sono tanti e offrono esperienze di ogni genere, un modo per vivere alcune ore magiche in uno territorio che, con il suo aspetto e le sue tradizioni, è tra i più affascinanti al mondo.

Il deserto, il suo silenzio, la vastità degli spazi in cui ci si trova immersi, sono qualcosa di davvero magico, che vale la pena provare almeno una volta nella vita.

Ci sono davvero tanti tour, in genere si viene prelevati dal proprio hotel a Dubai e portati nel deserto su fuoristrada. Lì si potrà fare un giro con i quad, salire in groppa a un cammello, sperimentare cene tradizionali e godersi il tramonto tra le spettacolari dune di sabbia. Un istante di impareggiabile bellezza. E per i più sportivi c’è anche la possibilità di mettersi alla prova con il sandboarding, un’attività molto simile allo snowboarding ma che viene fatta sulla sabbia invece che sulla neve. E per finire, nei campi, vengono allestiti dei veri e propri spettacoli per intrattenere i partecipanti ai tour.

Le opzioni sono davvero tantissime, prevedono ad esempio anche tour più brevi, e permettono di vivere momenti che resteranno nella mente e negli occhi per lungo tempo. Un’esperienza a stretto contatto con la natura e con le peculiarità di un territorio affascinante e davvero unico.

Cosa portare in un safari tra le dune rosse del deserto

I tour sono molto organizzati e offrono ogni comfort a chi partecipa, però è bene partire preparati, almeno nell’abbigliamento. Obiettivo essere comodi e riuscire a far fronte alle temperature del deserto che sono molto calde di giorno e più fresche nel corso della notte.

L’ideale è usare tessuti tecnici o leggeri per il giorno, fondamentale è coprire tutto il corpo (testa compresa) per proteggersi dal sole: quindi per un safari tra le dune rosse è bene indossare pantaloni lunghi e maglie a maniche lunghe. Per quanto riguarda le calzature è meglio optare per scarpe comode e chiuse. Se si dorme nel deserto, si devono portare con sé capi più pesanti per far fronte all’abbassamento delle temperature. E poi occhiali da sole e crema protettiva.

Ovviamente macchina fotografica o, in alternativa, un telefono cellulare per poter immortalare l’esperienza e riviverla anche tempo dopo.

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Il modo migliore per scoprire le Fiandre è un tram vista mare

Ammettiamolo: se pensiamo a un tram, la sua collocazione ideale è il contesto urbano. Non ci riesce certo difficile immaginare questo mezzo mentre percorre strade affollate, trafficate. Ma se vi dicessimo che ne esiste uno che, invece, corre lungo una costa e permette di osservare dei panorami mozzafiato? Potreste anche essere scettici, ma vi stiamo dicendo proprio la verità: si chiama Kusttram ed è il veicolo perfetto per scoprire le Fiandre Occidentali.

La sua linea ferroviaria si sviluppa per ben 67 kilometri e conta altrettante stazioni. In sole due ore (se non ci ferma e si vuole solo rimanere a bordo) si possono ammirare delle panoramiche incantevoli sul Mare del Nord e si possono scoprire dei giochi di colore, specie al tramonto, che sembrano richiamare dei suggestivi dipinti.

La storia del Kustram

Partendo da Bruxelles, ci vogliono solo un paio d’ore per raggiungere De Panne, comune belga situato nella provincia fiamminga delle Fiandre Occidentali. È da qui che parte il Kusttram che già prima di salire possiede due particolarità: in primis è l’unico tram interurbano rimasto in Europa e poi pare anche che la sua linea singola sia la più lunga al mondo.

Prima di salire a bordo è possibile conoscere un po’ della storia di questo mezzo: la linea fu inaugurata nel 1885 e ancora oggi, in una struttura chiamata Deposito, è possibile guardare i primi vecchi vagoni del Kusttram, realizzati con pannelli di legno e morbidi sedili e illuminati con lampade art nouveau a forma di fiori.

Kusttram

Fonte: iStock

Kusttram

Oggi il tram è un mezzo moderno, canonico, che a un primo sguardo potrebbe non avere niente di diverso rispetto a quelli su cui si può salire in qualsiasi città. Una volta preso posto e dopo pochi minuti dalla partenza, la differenza – letteralmente – si vede: il Kusttram inizia a percorrere subito la costa, mostrando come primo spettacolo l’ampio arenile di De Panne.

La vista mozzafiato e le tappe

Il cammino del tram continua, procede con puntualità. Come abbiamo già accennato, sono ben 67 le fermate in programma, tutte su città costiere. La cosa più interessante da sapere è che non si tratta di un mezzo turistico o storico: è un tram che viene usato quotidianamente. In qualche modo, questo rende l’esperienza a bordo ancora più particolare, perché mentre gli abitanti del Belgio non sembrano toccati dai panorami che si distendono e si perdono a vista d’occhio, per i turisti è un’esperienza del tutto unica.

Spiaggia nelle Fiandre

Riguardo alle tappe, ogni città e cittadina attraversata dal Kusttram è degna di nota, ma un posto di rilievo va sicuramente dato a Ostenda, città di vocazione sempre più turistica e con delle spiagge e dei panorami davvero incantevoli, da visitare almeno una volta nella vita.

Come prendere il Kusttram

Come abbiamo già accennato, il Kusttram è un mezzo quotidiano, che non ha alcuna ambizione d’essere un treno storico (nonostante l’antichità della linea ferroviaria e il suggestivo percorso possano permetterglielo), dunque non occorre alcun particolare sforzo per salire a bordo. Recendosi da De Panne basterà fare il biglietto (va dai 13 ai 20 euro) e aspettare pazientemente la partenza.

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Sella del Diavolo, un angolo d’Italia avvolto nel mito

La Sardegna è un’isola che è in grado di offrire degli scorci che sono di una bellezza spesso disarmante. Un angolo del nostro Paese dove mare e montagna si fondono, e in cui piccoli borghi fanno spazio a imponenti cascate dai suoni fragorosi. Un territorio eccezionale e che nasconde anche tesori antichi così come magnifiche località che sono avvolte nel mito, tra cui la splendida Sella del Diavolo.

Come arrivare alla Sella del Diavolo

Nonostante il nome che potrebbe sembrare spaventoso, la Sella del Diavolo è un bellissimo e peculiare promontorio che sorge nella zona Sud di Cagliari e che separa la Spiaggia del Poetto da quella di Calamosca. Simbolo della città, si affaccia sul Golfo degli Angeli che, oltre a essere un vero angolo di paradiso, per i cagliaritani è anche sacro.

Si tratta quindi di una meraviglia della natura, una sorta di sua carezza sul mare situata a soli 5 chilometri di distanza dal centro città. Arrivarci è molto semplice: dal centro di Cagliari è possibile salire a bordo di un autobus pubblico che in soli 10 minuti conduce al capolinea di Calamosca, da qui si prosegue a piedi sino ad incontrare l’inizio del sentiero che sale verso il belvedere.

Perché si chiama così?

Non si può non rimanere incantanti dalla Sella del Diavolo: si trova al centro esatto del Golfo degli Angeli ed è la propaggine che si spinge sino al mare del colle di Sant’Elia. Da lassù lo scenario che si può ammirare è così emozionante che il suo nome deriverebbe da una leggenda biblica.

Sella del Diavolo, Cagliati

Fonte: iStock

Il profilo della Sella del Diavolo

A onor del vero, esistono due versioni di questo racconto antico, ma secondo la leggenda più diffusa furono proprio i diavoli a rimanere folgorati dalla pura bellezza di questo posto, tanto che cercarono di impossessarsene.

Per l’altra variante furono invece gli angeli a chiedere in dono a Dio questo angolo straordinario di Sardegna perché qui vi era una totale assenza di malvagità. Una richiesta che però scatenò la gelosia di Lucifero.

Avvenne così uno scontro proprio nelle infinità dei cieli che illuminano la costa cagliaritana, una battaglia che vide vittorioso l’esercito degli angeli guidato dall’arcangelo Michele. Il Diavolo però non ne uscì indenne, ma anzi, durante lo scontro perse la sella, che cadde solidificandosi e dando origine al mitico promontorio.

Fu così, dunque, che nacque il curioso nome di questa affascinante sporgenza montuosa e del Golfo degli Angeli, in quanto gli abitanti dell’ampia insenatura lo vollero dedicare ai loro salvatori.

Come salire e cosa fare sul promontorio

Come vi abbiamo detto in precedenza, la Sella del Diavolo è un luogo iconico di Cagliari e che da sempre attira l’interesse degli escursionisti (e non solo). Non vi sorprenderà sapere, quindi, che è meta prediletta di chi ama avventurarsi nella natura pur restando praticamente in città. Inoltre, è destinazione ideale anche per il trekking notturno.

Dal piazzale accanto alla Spiaggetta di Calamosca o dal porticciolo di Marina Piccola si sviluppano alcuni sentieri che permettono di esplorare il promontorio. Il tutto mentre si è circondati da scorci paesaggistici eccezionali e che, nelle giornate particolarmente limpide, consentono di allungare lo sguardo fino a Capo Carbonara e i dodici chilometri del Poetto e del suo lungomare. Alle loro spalle svetta anche il profilo del parco di Molentargius-Saline.

Escursioni presso la Sella del Diavolo

Fonte: iStock

Il panorama dalla Sella del Diavolo

Intraprendere questi tragitti equivale a poter osservare le palme di san Pietro, ginepri, olivastri, cespugli di lentischi ed euforbie. Tra le altre cose, la Sella del Diavolo è anche la temporanea dimora di uccelli rari e pregiati, come il falco pellegrino, gheppio e la pernice sarda, così come di curiose volpi e conigli selvatici.

Cosa vedere lungo il cammino

In questo affascinante angolo di Sardegna è presente un sentiero naturalistico e archeologico che costeggia tutto il promontorio. La salita è possibile unicamente dal versante di Calamosca, dopodiché si ha l’opportunità di seguire uno dei tanti percorsi tracciati dagli escursionisti e senza paura di perdersi.

Dopo circa una mezzora di salita, si costeggia una rete della zona militare per poi arrivare a uno strapiombo direttamente sopra il rimessaggio barche del porticciolo di Marina Piccola, punto da cui si può cogliere un panorama che spazia da Viale Poetto sino a Capo Carbonara e al mare aperto

Sul punto più elevato, tra le altre cose, sopravvivono ancora le rovine di un tempio punico dedicato ad Astarte, o almeno così si sostiene perché proprio qui è stata ritrovata una lastra che oggi è conservata al museo archeologico di Cagliari.

Ci sono anche due cisterne, una di origine punica, e un’altra di epoca romana. Ma non è finita qui perché, oltre al panorama magico e alla quiete della natura, sopravvivono anche alcuni resti del monastero dei Vittorini, monaci dell’XI secolo che per lungo tempo si occuparono della gestione delle saline della zona.

Poi ancora una torre di guarda di matrice spagnola che era parte del sistema costiero di difesa dalle incursioni saracene e alcune strutture militari, compreso un fortino, che risalgono alla Seconda Guerra Mondiale.

Le spiagge protette dal promontorio

La Sella del Diavolo è un luogo magico e in cui poter effettuare sorprendenti escursioni. Al contempo, mentre si è vigilati dal suo incredibile profilo, è anche un promontorio che ai suoi piedi protegge due spiagge bellissime: quella del Poetto e di Calamosca.

La Spiaggia del Poetto è immensa e bellissima, tanto da estendersi per 8 chilometri di litorale tra Cagliari e Quartu Sant’Elena. Caratterizzata da sabbia soffice e mare azzurro, è una delle spiagge cittadine maggiori d’Europa, nonché tra le più belle e frequentate di tutta l’Isola.

La Spiaggia di Calamosca, dal canto suo, sorge in una splendida baia sormontata da due imponenti promontori: a est Capo sant’Elia, mentre a ovest c’è l’affascinante Sella del Diavolo.

Il mare anche qui è limpido e presenta persino delle tonalità che vanno dal verde smeraldo all’azzurro, acque che lambiscono un arenile composto di sabbia con ciottoli levigati. Ad apprezzarla sono anche le famiglie con i bambini grazie al suo fondale che degrada dolcemente, abissi che sono assai amati anche da chi pratica pesca subacquea e immersioni.

Insomma, almeno una volta nella vita bisogna visitare la Sella del Diavolo, un luogo tanto leggendario quanto bellissimo.

Spiaggia di Calamosca, Cagliari

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Veduta della Spiaggia di Calamosca
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Acquatrekking: l’attività outdoor che puoi sperimentare anche in Italia

Immaginate di percorrere una strada di montagna (o di collina), di respirare aria pulita e fare full immersion nella natura. È meraviglioso, non è vero? Eppure c’è una variabile che probabilmente vi fa desistere, almeno in questo periodo: il caldo. Passeggiate, scalate e lunghe camminate non vanno del tutto d’accordo con le alte temperature ed è normale essere un po’ scettici.

La buona notizia? C’è una soluzione, e quella soluzione si chiama acquatrekking. Attenzione, non immaginatevi niente di troppo “riposante”: è pur sempre un sanissimo sport che richiede almeno un pizzico di allenamento fisico. In compenso, è sicuramente il giusto compromesso per chi vuole godersi una buona escursione turistica o sportiva e, contestualmente… rinfrescarsi.

Cos’è l’acquatrekking

L’acquatrekking si pratica attivamente in Italia durante la bella stagione, ma prima di scendere nel dettaglio e dirvi dov’è possibile farlo occorre fare un piccolo passo indietro per spiegare bene cos’è. Come il trekking è una forma di escursionismo che consente di percorrere degli scorci naturalistici per lo più incontaminati. La differenza sta proprio nel cammino che si fa (per lo più) in acqua.

Proprio così: chi pratica acquatrekking alterna camminate sui sentieri canonici a lunghe, lunghissime camminate in acqua, risalendo fiumi o torrenti controcorrente per scoprirne le peculiarità e capire quali sono le caratteristiche specifiche di ogni ambiente fluviale. Naturalmente, è uno sport che si pratica con l’accompagnamento di una guida e in linea di massima è adatto a tutti (a patto che si ammetta qual è il proprio livello di preparazione fisica).

L’acquatrekking in Italia

Grazie alla sua particolare conformazione e alla sua varietà ambientale e naturalistica, l’Italia offre moltissimi scorci dove si può fare acquatrekking. A partire dal 2011 un gruppo di amatori ed escursionisti ha iniziato a praticarlo attivamente, diffondendo informazioni prima per mezzo di forum e poi per mezzo dei social (che, occorre dirlo, hanno reso più facile la conoscenza di questo sport: su Instagram l’hashtag #acquatrekking è legato ad almeno 5000 post).

In generale sui monti (in particolare sulle Alpi e sugli Appennini) esistono moltissimi fiumi, torrenti e fiumiciattoli che hanno preservato la loro bellezza per via della lontananza dai sentieri più gettonati. Proprio questi ambienti fluviali sono quelli dove più spesso le associazioni organizzano escursioni guidate, permettendo a chi vuole unirsi di camminare dentro i letti dei corsi d’acqua.

I luoghi migliori per fare acquatrekking

Ma dunque, quali sono i luoghi migliori per fare acquatrekking in Italia? Partendo dal basso, si può praticare questo sport in Sicilia, vicino e lungo i pressi dei laghetti d’Avola, ma anche in Campania, sul fiume Sele. Uno dei posti gettonati si trova invece tra la Basilicata e la Calabria, nel Parco Nazionale del Pollino: pare che proprio da qui lo sport abbia iniziato a diffondersi ufficialmente e all’interno del Parco si possono scegliere vari percorsi, adatti a tutti i livelli di preparazione.

Esperienze altrettanto belle si possono fare in Sardegna, dove diversi luoghi si prestano ma a spiccare sono le aree del rio Flumineddu, e del rio San Girolamo, mentre salendo più su, incantevoli sono le esperienze di acquatrekking in Abruzzo, lungo il fiume Imele, e nel Lazio, a ridosso delle Gole del Farfa. Naturalmente non è tutto qui, dunque il consiglio è quello di contattare le associazioni escursionistiche più vicine per avere ulteriori dettagli.

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Spiaggia di Nisporto, tesoro dell’Isola d’Elba

L’Isola d’Elba, situata nel Mar Tirreno, è davvero una gemma scintillante con il suo mare azzurro profondo e le sue bellezze naturali. Le colline ondulate sono ricoperte da una vegetazione mediterranea lussureggiante, che include alberi come i pini marittimi, i lecci e i cipressi.

Queste piante si fondono con i profumi inebrianti delle erbe selvatiche, creando un’atmosfera magica e suggestiva. Nell’entroterra sono percorribili numerosi sentieri panoramici tutti da esplorare, che permettono di immergersi completamente nella natura incantevole del territorio. Gli scenari mozzafiato e la serenità del luogo la rendono una meta ideale per gli amanti della natura e delle vacanze rilassanti.

Nascosta tra le bellezze naturali dell’Isola d’Elba, si trova un vero e proprio paradiso selvaggio. È la Spiaggia di Nisporto, una baia dorata che invita a rilassarsi e godersi la serenità che solo la natura può offrire, lontano dalle mete affollate. Un luogo in cui l’atmosfera intima e accogliente rende questa località il rifugio ideale per coloro che cercano una pausa dalla frenesia della vita moderna.

La spiaggia di Nisporto, un’oasi di tranquillità

Nisporto, Isola d'Elba

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Nisporto, Isola d’Elba

La Spiaggia di Nisporto si estende per circa 200 metri, offrendo uno scenario incantevole di ghiaia, sabbia e splendidi ciottoli multicolori. Un autentico mosaico naturale che si fonde in armonia con le sfumature del mare cristallino.

La parte occidentale è caratterizzata da un paesaggio aspro e selvaggio. Al contempo, la zona centrale, con la sua sabbia fine, è il posto ideale per i giochi dei più piccoli e per coloro che amano trascorrere il tempo sulla spiaggia.

Questa perla dell’Isola d’Elba non solo incanta con la sua bellezza incontaminata, ma è anche il luogo perfetto per ripararsi dal caldo torrido. La sua conformazione geografica, infatti, garantisce una protezione naturale dagli intensi raggi solari. Questo, insieme alla piacevole brezza marina, rende le giornate estive estremamente piacevoli.

Inoltre, la Spiaggia di Nisporto offre una varietà di servizi per assicurare un’esperienza confortevole ai visitatori. Per coloro che amano l’avventura, è possibile noleggiare pedalò e piccole imbarcazioni, il modo ideale per scoprire le numerose spiagge circostanti, come ad esempio Nisportino e Bagnaia, che meritano senza dubbio di essere visitate.

Sulle tracce del passato nell’affascinante borgo di Rio nell’Elba

Situato nelle vicinanze della spiaggia di Nisporto, il borgo di Rio nell’Elba è una località da non perdere assolutamente. Uno dei villaggi più antichi, le cui origini risalgono all’età del bronzo e che conserva importanti tracce del suo passato, che testimoniano la sua storia ricca e affascinante.

Nei dintorni, tra i punti principali da visitare, vi consigliamo il Castello del Volterraio, un’imponente fortezza costruita nel X secolo, che sovrasta il paese regalando una vista panoramica mozzafiato sulla costa circostante.

Con le sue possenti mura, torri e bastioni, il castello è un autentico simbolo del suggestivo passato dell’isola. Inoltre, è possibile esplorare le sale, ammirare gli affreschi e le architetture che ancora oggi raccontano le storie di tempi lontani.

Lungo la strada che collega Nisporto a Rio, vi suggeriamo di visitare un’altra affascinante testimonianza storica della zona. Si tratta dell’Eremo di Santa Caterina, costruito nel XVII secolo e caratterizzato da un bellissimo campanile.

Passeggiando nel centro del paese, invece, si può ancora respirare la tipica atmosfera medievale. Attraversando le strette stradine si possono ammirare, infatti, le splendide fontane, i maestosi archi e gli antichi edifici in pietra che evocano racconti di epoche passate.

L’atmosfera del borgo è autentica e suggestiva. Che siate appassionati di storia, amanti della natura o alla ricerca di un luogo per rigenerarvi, resta senza dubbio una tappa imperdibile nel vostro viaggio all’Isola d’Elba.

Rio nell'Elba

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Rio nell’Elba, Arcipelago Toscano
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La Versailles di Parma new entry tra le Residenze reali europee: quali sono e come visitarle

Conosciuta anche con il nome di Versailles di Parma, la spettacolare Reggia di Colorno, dimora estiva dei duchi di Parma, Farnese, Borbone e di Maria Luigia d’Austria moglie di Napoleone, è entrata di diritto a part parte delle Residenze reali europee.

Arrivano così a un totale di 7 i palazzi italiani che hanno aderito alla Rete delle Residenze Reali Europee (Arre) che coordina e unisce siti ricchi di fascino e testimonianze storiche del passato, oggi importanti poli di attrazione turistica. Ma quali sono esattamente? E cosa occorre fare per visitarli?

La Reggia di Colorno

La new entry, ovvero la Reggia di Colorno, si trova nell’omonimo comune che è situato a soli 12 km di distanza da Parma. Aperta tutto l’anno, accoglie il visitatore con un poetico giardino alla francese e grandi sale da parata ornate da preziosi arredi, stucchi e affreschi

Vi sono anche un Osservatorio Astronomico e una maestosa cappella di corte che rendono la visita al complesso monumentale ancor più speciale.

Nella Reggia di Colorno visse Barbara Sanseverino, una donna affascinante, intelligente e di grande cultura che fu omaggiata dal poeta Torquato Tasso in un celebre sonetto.

Il Castello di Miramare

Fa parte della Rete delle Residenze Reali Europee anche il meraviglioso Castello di Miramare. Si tratta di un maniero eccezionale che domina il Golfo di Trieste e che si protende a picco sul mare, un immagine che incanta chiunque la veda.

Dallo stile eclettico ed edificato in bianca pietra d’Istria, si può tranquillamente visitare durante tutti i giorni della settimana. Negli anni è stato la residenza dell’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo, poi imperatore del Messico, e di sua moglie Carlotta del Belgio.

Circondato da un parco di oltre 22 ettari ricco di piante rare, sculture e laghetti, conta oltre 20 stanze di cui alcune particolarmente pregiate.

La Reggia di Caserta

Altrettanto splendida è la Reggia di Caserta che con la sua un superficie di 47.ooo m2, cinque piani e quattro cortili interni è come un sogno che si avvera. Inoltre, è circondata da un meraviglioso parco dove sgorga anche una curiosa  cascata.

Nel 1997 è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, è visitabile sempre in quanto è chiusa esclusivamente il martedì, il 1° gennaio e il 25 dicembre salvo aperture straordinarie.

Storicamente appartenuta ai Borbone delle Due Sicilie, è stata fortemente voluta da Carlo di Borbone che diede l’avvio ai lavori di su progetto di Luigi Vanvitelli, a cui seguirono il figlio Carlo e altri architetti.

Il Palazzo Reale di Napoli

Situato in Piazza del Plebiscito, il Palazzo Reale di Napoli è stato per oltre tre secoli il centro del potere del capoluogo campano e di tutta l’Italia meridionale.

Si tratta di un imponente e severo edificio dove si fanno spazio porticati, cortili e giardini che conducono a spazi un tempo occupati dalla corte e dalle tante funzioni di servizio di una reggia.

Aperto tutti i giorni tranne il mercoledì, è stato fondato come palazzo del re di Spagna Filippo III d’Asburgo nell’anno 1600, per iniziativa del viceré Fernando Ruiz de Castro conte di Lemos e della viceregina Catarina Zuñiga y Sandoval.

La Villa Reale di Monza

Decisamente molto bella è anche la Villa Reale di Monza che si caratterizza per essere un complesso di inestimabile valore paesaggistico, storico, monumentale e architettonico.

Dalle architetture splendide c circondata dal verde, è stata progettata da Giuseppe Piermarini come residenza privata degli Asburgo.

Aperta il mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi, attualmente ospita mostre, esposizioni e in un’ala anche il Liceo artistico di Monza.

Il Palazzo Reale di Torino

Parte della Rete delle Residenze Reali Europee è anche il Palazzo Reale di Torino che è la prima e più importante tra le residenze sabaude in Piemonte. Collocato nel cuore della città, vi hanno soggiornato nobili, politici e rappresentanti di stato stranieri.

Un vero e proprio capolavoro progettato dall’architetto Amedeo di Castellamonte che vanta uno stile architettonico che ricorda Versailles, con la stanza del trono, le sale da pranzo e da ballo, gli arazzi e molto altro ancora.

È possibile visitarlo tutti i giorno della settimana ad eccezione del lunedì.

Il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude

Il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude gestisce direttamente il complesso La Venaria Reale Reggia, Giardini e Castello della Mandria.

La Venaria Reale Reggia è una delle residenze sabaude parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997. Progettata dall’architetto Amedeo di Castellamonte, nel 2019 il suo giardino è stato eletto parco pubblico più bello d’Italia.

Il Castello della Mandria, invece, è una residenza reale, storicamente appartenuta ai Savoia, che oggi costituisce oggi un polo museale delle residenze sabaude, parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997.

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La chiesa da cartolina che devi visitare almeno una volta nella vita

Immersa nella natura, con una vista spettacolare e una storia antica: c’è una chiesa da cartolina che vale la pena visitare almeno una volta nella vita. Cosa occorre per farlo? Aver voglia di camminare innanzitutto, perché l’edificio religioso si trova sulla cima di una montagna. E poi ci si deve trovare in Georgia, perché la chiesa della Trinità di Gergeti si trova nella municipalità di Khevi, nella parte nord-occidentale del paese.

Realizzata in tempi antichi, la si può raggiungere a piedi, facendo un percorso in salita che porta fino all’edificio religioso. Oppure, a quanto pare, è possibile raggiungerla con mezzi 4X4, un’opzione adatta a chi ha difficoltà nell’affrontare il percorso.

Vista spettacolare e storia: la chiesa da cartolina da vistare

La chiesa della Trinità di Gergeti è ortodossa e si trova a un’altitudine di circa 2170 metri. Da lì si può godere di una vista spettacolare: un panorama che si estende sulle montagne circostanti, compreso il monte Kazbek che supera i cinquemila metri di altitudine, fa parte della Catena del Caucaso e si trova al confine tra Georgia e Russia. Un’ambientazione da cartolina, difficile da dimenticare e che vale la pena visitare almeno una volta nella vita.

Inoltre, si tratta di una struttura importante dal punto di vista storico, basti infatti pensare che la sua realizzazione può essere ricondotta al XIV secolo. È dotata di un campanile risalente al medesimo periodo storico e ha una struttura a croce inscritta.

Un luogo di culto ancora attivo e posto in una posizione spettacolare, con la vista che spazia sul mondo circostante e che regala ai visitatori la sensazione – unica – di essere dentro a un sogno bellissimo. Ma anche uno spazio che nel corso del tempo ha custodito importanti reliquie: a quanto pare per un periodo anche la croce di Santa Nino, uno dei simboli più importanti della chiesa ortodossa georgiana.

Arrivati in cima, lo sforzo verrà ripagato dallo spettacolare paesaggio e dalla bellezza di questo edificio del passato, in cui è possibile respirare la storia.

Cosa vedere nei pressi della chiesa della Trinità di Gergeti

Per raggiungere la chiesa della Trinità di Gergeti si può partire da Kazbegi, cittadina di montagna nota anche con il nome di Stepantsminda, che si trova nella regione del Mtskheta-Mtianeti. Un luogo davvero affascinante in cui vale la pena trascorrere qualche giorno, non solo per raggiungere la chiesa da cartolina, ma anche perché nella zona ci sono interessanti passeggiate da scoprire se si è amanti del trekking.

Ad esempio si può raggiungere il ghiacciaio del Gergeti, oppure si possono scegliere camminate più semplici e adatte a tutti. Nella zona si trovano cascate, scorci spettacolari e tour per ogni tipologia di viaggiatore. La natura di questi luoghi è favolosa e basta guardarsi attorno per rimanere affascinanti dalle montagne e dalle sue valli.

Se si pianifica un viaggio in Georgia senza dubbio questa zona è da inserire nelle mete da visitare, così come lo è la capitale Tbilisi, che non è così distante da Kazbegi e dalla chiesa della Trinità di Gergeti, oppure altri luoghi da sogno che si trovano in questo paese a cavallo tra Europa e Asia.

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In questo cimitero monumentale puoi incontrare animali fantastici

Un luogo di pace, di silenzio, immerso nella natura: siamo a Vienna nel cimitero centrale un luogo in cui riposano personaggi di spicco, uno spazio di grandi dimensioni e in cui si possono fare incontri davvero speciali. Infatti, una delle particolarità di questo luogo è che al suo interno non è difficile incontrare animali fantastici: tante specie diverse che girano tra le tombe e che qui hanno trovato anche loro uno spazio libero e in cui girare indisturbati.

Un cimitero monumentale, che è stato realizzato nella zona sud est della capitale austriaca e, più precisamente, nel quartiere Simmering: un’area che, all’epoca della sua realizzazione, era ancora poco abitata ed era ritenuta perfetta per ospitare le salme.

Il cimitero centrale di Vienna, un luogo di pace e di bellezza

Si estende per circa due chilometri quadrati, ed è uno spazio immerso nella natura: stiamo parlando del cimitero centrale di Vienna che ha aperto i battenti nel 1874. Un luogo affascinante per tante ragioni. Senza dubbio una delle prime sono i tanti personaggi di spicco che lì riposano oppure che – sempre lì – vengono ricordati con vere e proprie opere d’arte. I nomi? Da Ludwig van Beethoven a Wolfgang Amadeus Mozart, a cui è dedicato un monumento sepolcrale, da Franz Schubert a Johann Baptist Strauss, senza dimenticare Karl Kraus e Falco, solo per fare alcuni nomi.

Vienna: gli animali fantastici del cimitero

Fonte: IPA: Elias Neil Benleulmi/SIPA

Gli animali fantastici del cimitero monumentale di Vienna

Il cimitero centrale è molto amato dai viennesi e non è difficile vedere persone che qui si dedicano a passeggiate, ma anche alla corsa e a giri in bicicletta. Inoltre, camminando per i suoi viali si possono ammirare tombe arricchite da monumenti, ma anche la suggestiva chiesa di San Carlo Borromeo, un’interessante costruzione che rappresenta alla perfezione lo stile liberty di questo territorio: è datata 1910 e l’architetto che ne ha seguito i lavori è stato Max Hegele.

Quello viennese è il secondo cimitero più grande d’Europa ed è diviso in sezioni. Al suo interno ospita anche il Museo delle Pompe Funebri che si estende per 300 metri quadrati. Una meta da segnare tra quelle imperdibili se si programma un viaggio nella capitale austriaca.

Animali fantastici del cimitero monumentale di Vienna

Una delle peculiarità di questo luogo è quella di essere abitato da animali fantastici. E, chiaramente non quelli della celebre serie di film ispirati all’universo magico di Harry Potter. Perché nel cimitero monumentale di Vienna è possibile incontrare caprioli, volpi, criceti ma non solo. Tantissimi animali che hanno scelto di vivere in questi spazi immersi nella natura. Per vederli ci si deve armare di un po’ di pazienza e aspettare, se si è fortunati si può essere ripagati da una vista che rimarrà impressa per lungo tempo.

Vienna, nel cimitero monumentale gli animali fantastici

Fonte: IPA: Elias Neil Benleulmi/SIPA

Vienna, nel cimitero centrale si incontrano animali fantastici

L’ingresso principale per accedere al cimitero è posto sul gate 2 e gli orari variano in base al periodo dell’anno, sono specificati su sito ufficiale. Ad esempio, da aprile a settembre l’apertura va dalle sette del mattino alle 19. Vengono organizzati tour guidati, a quanto pare anche notturni, ed è possibile affittare delle e-bike per facilitare i giri lungo gli oltre due chilometri quadrati di estensione del cimitero centrale di Vienna.

In tantissime città del mondo si trovano campisanti speciali, da visitare per la peculiarità di chi vi è sepolto o per i monumenti funerari che sono vere e proprie opere d’arte. Da Parigi a Genova, passando per Londra e Milano, ci sono tantissimi luoghi dedicati al riposo eterno che sono spazi che lasciano i visitatori senza fiato.

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Questa roccia suggestiva custodisce un piccolo segreto

Luogo dalle mille leggende, la Foresta di Huelgoat ha un’atmosfera magica e davvero suggestiva: siamo in Bretagna, dove il mito di Re Artù si mescola a numerose altre storie del folklore locale, dando vita a racconti che incantano grandi e piccini. All’interno di questa foresta di rocce così meravigliosa, ce n’è una che nasconde un piccolo segreto. Scopriamo il mistero della Roche Tremblante.

La Roche Tremblante, un piccolo mistero

In Bretagna c’è un posto davvero magico, situato all’interno del Parco Naturale Regionale d’Armorique: stiamo parlando della Foresta di Huelgoat, caratterizzata da numerose rocce dalle forme bizzarre, alcune davvero antichissime, spesso legate a leggende locali che non smettono mai di affascinare. Una, in particolare, attira tantissimi turisti che vogliono cimentarsi in una vera e propria impresa… di fisica. Ma vediamo meglio di che cosa si tratta.

La Roche Tremblante è un gigantesco masso di granito lungo oltre 7 metri, largo e alto quasi 3 metri e dal peso di ben 137 tonnellate: sembrerebbe un monolite impossibile da spostare, se non fosse che basta una semplice pressione per farla oscillare. Da qui il nome di “roccia tremante”, che in francese si traduce per l’appunto Roche Tremblante. Se state pensando che solo i più forzuti possano riuscire a far muovere la pietra, vi sbagliate di grosso. Potrebbe farlo persino un bambino, purché sia in grado di trovare il punto giusto su cui fare forza.

Oggi non è più una missione così complicata, dal momento che migliaia di turisti si sono messi d’impegno e hanno lasciato una traccia ben visibile sulla roccia, un segno ben levigato e impresso da tantissime mani che vi si sono posate, premendo con delicatezza. Cosa succede se spingete leggermente in questo punto? Potrete sentire la roccia tremare sotto la vostra pressione, quasi come fosse sul punto di crollare. Tuttavia, il motivo per cui ciò accade rimane ancora un mistero: questo fenomeno è così affascinante proprio perché ciascuno può immaginare ciò che preferisce, dall’intervento degli spiriti della foresta allo zampino del diavolo in persona.

La Foresta di Huelgoat, tra natura e leggenda

La Roche Tremblante è senza dubbio la principale attrattiva della Foresta di Huelgoat, ma non certo l’unica. Qui è davvero pieno di sorprese, dove la natura si mescola alla leggenda. Ad esempio, una delle prime cose che saltano all’occhio è la presenza di tantissime rocce, disposte in maniera caotica qua e là per il bosco. Come ci sono finite? Si narra che Gargantua, di passaggio da queste parti, chiese ospitalità agli abitanti della foresta e ne ricevette solo un piatto di zuppa. Arrabbiato, riprese il suo cammino. Ma non prima di aver scagliato ogni roccia trovata nei paraggi nel cuore della foresta, per vendicarsi dell’accoglienza avuta.

Naturalmente, questa non è l’unica leggenda di Huelgoat. Si dice che tra questi alberi abbia passeggiato persino Mago Merlino, e che il Camp d’Artus – un antico insediamento gallico – sia strettamente legato alle vicende di Re Artù. Un luogo assolutamente da visitare è la Grotta del Diavolo, un antro oscuro al quale si accede dopo una lunga camminata tra sassi scivolosi. Al suo interno, il fiume d’Argent scorre limpido tra le rocce, sino a dare origine ad una splendida cascata. Ci sono numerose passerelle per esplorare in sicurezza questo anfratto, ed è un’emozione unica.