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Lago Nambino, come stare in paradiso

Una perla alpina tra i boschi, con le Dolomiti di Brenta sullo sfondo. Il lago Nambino è incastonato in uno scenario fiabesco che ha alimentato una leggenda legata alle sue acque in alta quota. Un posto così affascinante che non poteva non diventare una delle mete più frequentate da chi ama rilassarsi nella natura, fare escursioni ricche di suggestioni, andare a pesca e godere di panorami spettacolari tra le montagne del Trentino-Alto Adige.

Il lago Nambino e la leggenda della draghessa

Si incontra il lago Nambino a pochi chilometri da Madonna di Campiglio, a 1718 metri s.l.m., dove non arrivano le auto né le piste da sci. Salire quassù è come entrare in una dimensione onirica. A rendere più romantico il contesto paesaggistico che si svela allo sguardo, il delizioso Rifugio che si affaccia sul placido specchio lacustre di origine glaciale, da cui si possono ammirare le frastagliate guglie delle Dolomiti di Brenta. Dicevamo anche di una leggenda: ebbene, secondo i racconti popolari, nel lago Nambino riposerebbe un drago, anzi una draghessa.

Si narra che la mitica creatura se ne stava per mesi e a riposare sul fondo del lago, nutrendosi dei pesci e delle alghe che riusciva a trovare nelle sue profondità. Solo di tanto in tanto emergeva dall’acqua e, dopo essersi accertata che nessuno fosse nei paraggi, usciva a brucare l’erba dei prati intorno. Un giorno, però, accadde l’inaspettato: in un colpo solo, divorò un paio di pecore, un vitello e il pastore.

La notizia si diffuse rapidamente in tutta la val Rendena, fino a che due cacciatori della Val di Sole, dietro la promessa di una lauta ricompensa, accettarono di affrontare il pericoloso drago. I due raggiunsero le rive del lago dove trovarono l’animale leggendario acciambellato su un grande sasso, col muso nascosto tra le due zampe anteriori. A quel punto uno dei due imbracciò il fucile, colpendolo. Tra le sue poderose zampe posteriori, venne ritrovato un grosso uovo di drago. Fu così chiaro a tutti che la creatura leggendaria era in realtà una draghessa che aveva probabilmente assalito il pastore e gli animali solo per difendere il suo uovo.

Dopo qualche settimana venne celebrata una grande festa nella chiesa di Madonna di Campiglio, i cacciatori vennero ricompensati per la liberazione dalla draghessa e da allora si diffuse la leggenda di “Sartanpaz”, la draghessa del lago Nambino.

Le escursioni per raggiungere il lago

Incastonato tra le montagne del Gruppo della Presanella, tra rocce e foreste rigogliose di abeti rossi, il lago Nambino può essere il punto di partenza per escursioni più impegnative in quota, tra cui il famoso Giro dei cinque laghi di Madonna di Campiglio.

Due le strade per raggiungere questa meraviglia . Dal parcheggio di Patascoss, poco sopra Madonna di Campiglio, seguendo un sentiero pianeggiante di 45 minuti circa, che si perde nel bosco e che sbuca proprio sullo specchio d’acqua, svelando ai visitatori uno scenario di una bellezza incantata, con le Dolomiti a fare da cornice.

L’altra strada parte, invece, da Piana Nambio, da dove si sviluppa un percorso adatto alle famiglie con bambini anche piccoli, che conduce all’incantevole lago sulle cui sponde sorge l’omonimo rifugio. Si giunge a destinazione dopo una salita di 170 metri di dislivello che viene superata agevolmente con non più di mezz’ora di cammino su sentiero ben battuto e percorribile senza grosso sforzo anche con zaino porta-bimbo. Il caratteristico rifugio è sempre aperto (anche in inverno) ed offre l’opportunità di pernottare in un ambiente davvero magico.

Di Admin

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