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Dopo più di 11 anni sta per riaprire la strada più romantica e suggestiva d’Italia

Esiste un posto, nel nostro Paese, dove la vista può perdersi in paesaggi sconfinati e magici, proprio lì dove l’azzurro del mare incontra quello del cielo fino a fondersi con esso. Un luogo incantato, sicuramente mozzafiato, che però negli ultimi anni abbiamo potuto solo ricordare e contemplare attraverso scatti rubati e fotografie del passato.

Stiamo parlando della Via dell’Amore, una strada lastricata che corre a strapiombo sul mare e che unisce le suggestive località di Riomaggiore e Manarola. Un piccolo percorso pedonale, di appena un chilometro, che ha ispirato e incantato viaggiatori di tutto il mondo che proprio qui hanno scelto di passeggiare e di fermarsi per ammirare alcuni dei paesaggi più straordinari delle Cinque Terre.

Una passeggiata mozzafiato che, sin dalla sua inaugurazione, è sempre stata una delle principali attrazioni di questo territorio Patrimonio dell’Umanità e che, purtroppo, nel 2012 è stata investita da una frana che ha costretto alla chiusura. Il sogno di poter ripercorrere la strada più romantica e suggestiva d’Italia, però, è destinato a diventare realtà. I lavori per la messa in sicurezza del percorso, infatti, sono già iniziati e la Via dell’Amore potrebbe essere riaperta già dalla prossima estate.

La Via dell’Amore a picco sul mare

Correva l’anno 1920 quando, per puro caso, nasceva una delle strade più suggestive e panoramiche d’Italia. In occasione dei lavori per la realizzazione dei binari della ferrovia del territorio, infatti, venne creata questa strada con il solo scopo di avere un luogo dove depositare i materiali di cantiere.

Eppure, quel breve sentiero di circa un chilometro, era già stato notato dei cittadini che, subito dopo la fine dei lavori, iniziarono a utilizzare quel tratto per sfruttare il collegamento tra i borghi di Riomaggiore e Manarola. La notorietà del percorso, unito a quella visione mozzafiato sul mare da una parte, e sulla vegetazione della montagna adiacente dall’altra, la rese celebre. Dopo anni qualcuno scelse il nome di Via dell’Amore per identificare quel tratto di strada che ormai era diventato un’attrazione popolare per i cittadini e per i viaggiatori.

A causa di una frana, però, la Via dell’Amore venne chiusa nel 2012. Due anni fa sono cominciati i lavori di riqualificazione della strada che hanno permesso la riapertura di un breve tratto che, anche se di poche centinaia di metri, garantisce una visione straordinaria.

Questo è solo l’inizio, però. Le persone potranno presto tornare a percorrere una delle strade pedonali più suggestive d’Italia. L’obiettivo, infatti, è quello di riaprire la Via dell’Amore, nella sua totalità, a partire dall’estate 2024.

La strada più romantica d’Italia

In attesa del completamento dei lavori, e della successiva inaugurazione prevista per la prossima estate, la Via dell’Amore è stata riaperta parzialmente raccogliendo l’entusiasmo di tantissimi viaggiatori.

Da Riomaggiore, infatti, è possibile già da ora accedere a un piccolo tratto di percorso lungo circa 200 metri, messo in sicurezza grazie a lavori di manutenzione e all’installazione di parapetti in acciaio. Pochi, è vero, ma quelli bastano per avere un accesso privilegiato a una delle viste più belle delle Cinque Terre.

Trattandosi di un’apertura parziale, gli ingressi dal costo di 5 euro sono contingentati e regolati in turni di mezz’ora. Questo tratto di strada resterà aperto per tutta l’estate e fino al 30 settembre del 2023.

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Inaugurata una nuova passeggiata sospesa e mozzafiato: chi vuole provarla?

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi. Lo facciamo per andare alla scoperta delle meraviglie plasmate da Madre Natura, per contemplare i capolavori artistici e architettonici creati dall’uomo, per toccare con mano le culture e le tradizioni di popolazioni lontane e vicine. Ma lo facciamo anche e soprattutto perché siamo accomunati dal medesimo desiderio di vivere e condividere esperienze straordinarie.

Ed è proprio di una nuova e intensa avventura che vogliamo parlarvi oggi, di una passeggiata sospesa tra cielo e terra che, siamo certi, vi lascerà senza fiato. Destinato ai cuori più impavidi, questo percorso vertiginoso si configura come un’esperienza adrenalinica da provare almeno una volta nella vita.

I più coraggiosi potranno viverla raggiungendo la Germania, e più precisamente la stazione sciistica di Willingen. È proprio qui, in una località già celebrata e raggiunta da tutti gli amanti degli sport invernali, che è stato inaugurato il ponte pedonale non supportato più lungo del mondo. Avrete il coraggio di attraversarlo? Se la risposta è sì, non vi resta che preparare i bagagli e partire per questa avventura mozzafiato.

Il ponte sospeso da brividi

Passeggiate sospese, ponti panoramici e percorsi verticali sono raggiunti ogni giorno da tutti quegli avventurieri che vogliono sfidare e oltrepassare i propri limiti. Alla lista corposa di attrazioni adrenaliniche che si snodano in tutto il mondo, si può aggiungere adesso anche la nuova skywalk tedesca, inaugurata da pochissimo.

Il suo nome è Skywalk Willingen e vi anticipiamo già che si appresta a essere un unicum nel suo genere. Il motivo? Si tratta del ponte pedonale più lungo del mondo non supportato. I numeri che raccontano questa impresa, durata per ben sei anni, non sono altro che il preludio all’avventura che si andrà a vivere.

La passeggiata, infatti, misura una lunghezza di 664 metri e un peso di 120 tonnellate che può ospitare più di 700 persone contemporaneamente. Posizionato nei pressi della stazione sciistica di Willingen, il percorso collega il trampolino di Muhlenkopfschanze all’area di Musenberg.

Fissata con più di 30 ancore alla montagna adiacente, la struttura in acciaio regala la sensazione di passeggiare nel vuoto. La vista dei dintorni è mozzafiato, ma anche vertiginosa dato che il ponte è situato a 100 metri di altezza dalla terra ferma.

Skywalk Willingen: un’esperienza adrenalinica senza eguali

Sin dalla sua inaugurazione, avvenuta il 1° luglio del 2023, il ponte ha raccolto l’entusiasmo di tutti gli amanti del brivido. Le fotografie, infatti, mostrano tutta la grandiosità del progetto che ha preso vita dopo sei anni di lavori.

Molto più di una passeggiata panoramica, questo ponte sospeso è una vera e propria esperienza destinata a stordire. La particolarità della struttura, infatti, è data proprio dall’assenza di supporti che fa traballare la passerella a griglie a ogni passo compiuto. Niente di pericoloso, questo lo assicuriamo. Le ancora d’acciaio fissate alla montagna, infatti, garantiscono la massima sicurezza per tutti gli avventurieri che decideranno di intraprendere questa avventura.

Skywalk Willingen è stata inserita nello scenario mozzafiato delle colline dell’Assia che si snodano tutto intorno e che rendono l’avventura davvero straordinaria. La passerella è percorribile esclusivamente a piedi ed è accessibile sia dal trampolino dello Schanzen che da quello di Musenberg, entrambi punti di partenza per trekking ed escursioni incredibili da fare nel territorio.

Se ve la sentite di vivere un’avventura così, allora, non vi resta che organizzare un viaggio a Willingen il prima possibile. Il ponte sospeso è stato inaugurato il 1 luglio ed è aperto tutti i giorni.

Skywalk Willingen

Fonte: Photo by Swen Pförtner/picture alliance via Getty Images

Skywalk Willingen
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Tarr Steps, il suggestivo ponte costruito dal diavolo

La contea del Somerset, nel sud-ovest dell’Inghilterra, è una delle più affascinanti, con i suoi panorami che sembrano provenire da un fiaba, la ricca storia e l’eco di millenarie leggende.

E non è un caso se proprio qui, nel cuore del Parco Nazionale di Exmoor, oasi protetta di 665 chilometri quadrati, si cela il suggestivo ponte “edificato dal diavolo”, il Tarr Steps.

Tarr Steps, antico monumento del passato

L’inconfondibile ponte a battacchio di 55 metri attraversa il fiume Barle a ovest del villaggio di Liscombe, nella zona meridionale del Parco, è stato costruito con 17 grandi lastre di pietra poste una contro l’altra e sostenute da pali di pietra che, a loro volta, sono supportati da “pietre rastrellanti” come protezione dalla forza dell’acqua, e termina in una strada rialzata.
Ha la particolarità di essere “a pelo d’acqua”, con le lastre a meno di 1 metro sopra il livello dell’acqua: ciò significa che, durante i periodi di piena, si bagna e, di conseguenza, subisce danni.
Accanto alla struttura si trova un guado poco profondo, ma adatto soltanto per i veicoli a quattro ruote motrici.

Si tratta del ponte più lungo della Gran Bretagna, che attrae visitatori fin dal XIX secolo, probabilmente il monumento più fotografato di Exmoor, di notevole interesse storico.

La sua datazione, tuttavia, si perde nella notte dei tempi: esisteva già dall’Alto Medioevo e, secondo alcune stime, potrebbe risalire attorno al 1000 a.C., il che lo renderebbe addirittura “vecchio di 3000 anni”.

Come accennato, sorge tra le fronde del bosco della Riserva Naturale Nazionale di proprietà del Parco Nazionale di Exmoor, 33 ettari boschivi che abbracciano il fiume e il ponte stesso: la riserva è l’habitat ideale per la fauna selvatica come i ghiri e il raro pipistrello barbastello e, lungo le rive, non è raro incontrare anche le lontre.

Ma non soltanto: per quanto riguarda la flora, è l’ambiente perfetto per epatiche, muschi, licheni, e in primavera, fioriscono le campanule a perdita d’occhio.

Tarr Steps, il ponte a batacchio

Ma cosa significa “ponte a battacchio”?

I ponti a batacchio sono ponti realizzati con grandi lastre di pietra senza alcuna forma di malta per l’incollaggio.

Il nome deriva dal termine latino “claperius”, che significa “mucchio di pietre” oppure dalla parola sassone “cleaca“, ovvero “colmare le pietre miliari”: stando all’etimologia, si è portati a pensare che i primi ponti di questo tipo siano stati realizzati posando semplicemente lastre di pietra piatte su pietre miliari esistenti, così da rendere l’attraversamento più sicuro.

È, infatti, possibile attraversare anche il Tarr Steps, poiché è molto largo: occorre però fare attenzione alle piogge recenti in quanto la superficie si fa troppo scivolosa.

Il leggendario ponte del diavolo

Si narra che il Tarr Steps sia stato costruito dal diavolo che desiderava un luogo dove crogiolarsi al sole.

Secondo la leggenda, si sdraiava sulle pietre larghe e piatte e, per proteggere la sua postazione, giurò di schiacciare la prima persona che avesse osato mettervi piede per passare da una sponda all’altra.

Gli abitanti dei villaggi mandarono allora un gatto ad attraversare il ponte e l’animale svanì all’istante.

Intervenne poi il parroco e affrontò il diavolo al centro del Tarr Steps: il diavolo imprecò e gridò ma il parroco rimase fermo e lo costrinse a ritirare la sua minaccia.

Tuttavia, il diavolo aggiunse una clausola: nessuno avrebbe mai potuto attraversare mentre prendeva il sole sul batacchio.

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50 km di meraviglie: nasce il cammino che collega Ostia Antica alla Capitale

Organizzare un viaggio nella Capitale, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Lo è perché Roma ospita e conserva una storia artistica, architettonica e culturale che affonda le radici in secoli lontanissimi e che, da sempre, influenza, ispira e affascina il mondo intero.

Le cose da fare e da vedere nella città eterna sono tantissime, e tutte sono destinate a lasciare senza fiato. Qui è possibile intraprendere un viaggio nel passato grazie a un itinerario che attraversa le meraviglie antiche della Capitale d’Italia, che si snodano nel centro storico, oppure lasciarsi suggestionare dalla cultura e dalle tradizioni che qui sono nate e vengono perpetuate. Ma Roma è anche la città delle vie dello shopping, degli eventi, della gastronomia e dello street food, dei musei, dei parchi urbani e dei polmoni verdi che offrono viste sensazionali sull’intera città.

Insomma, c’è sempre un buon motivo per visitare Roma. E a quelli elencati fino a questo momento se ne aggiunge un altro: la nascita del cammino di Sant’Agostino. Un percorso pedonale delle meraviglie che si snoda per 50 chilometri e che collega Ostia Antica alla Capitale. Curiosi di scoprirlo? Zaino in spalla e scarpe comode: si parte!

Roma: nasce il cammino di Sant’Agostino

A pochi chilometri dal centro nevralgico della Capitale, esiste un luogo dal fascino indescrivibile. Si tratta di Ostia Antica, una città del Latium vetus, sorta sulla foce del fiume Tevere. Tantissime le testimonianze del passato, la maggior parte delle quali vivono e sopravvivono ancora oggi nel Parco Archeologico, il più grande sito del pianeta, insieme a Pompei, che si snoda su una superficie di 150 ettari.

La fondazione di Ostia, legata indissolubilmente agli antichi romani, risale al VII secolo a.C. Qui, per volere del re Anco Marzio, fu instaurata la prima colonia romana, sviluppatasi poi in epoca imperiale come centro portuale e commerciale. Abbandonata in epoca alto-medievale, la città antica fu riportata alla luce nel 1800 quando, per volere di Papa Pio VII, iniziarono i primi scavi. Il parco archeologico, nel 2019, ha ricevuto l’European Heritage Label, il Marchio del patrimonio europeo.

Questa area archeologica, oggi, è un vero e proprio punto di riferimento per la storia dell’Antica Roma, nonché una meta raggiunta e amata da tutti i viaggiatori che vogliono scoprire la Capitale e intraprendere un viaggio nel passato.

Non è l’unica esperienza che si può vivere qui, però, o almeno non più. L’organizzazione Opera Romana Pellegrinaggi, infatti, ha promosso per l’anno in corso, e per tutto il 2024, diversi itinerari religiosi volti a ripercorrere alcuni dei luoghi legati alla vita di Sant’Agostino, e che coinvolgono anche Roma e Ostia Antica.

È nato così il cammino di Sant’Agostino, un percorso pedonale di circa 50 chilometri che collega Ostia Antica al cuore della città eterna e che attraversa alcuni dei luoghi più suggestivi e straordinari del territorio laziale.

Da Ostia Antica a Roma centro a piedi: 50 chilometri di meraviglia

L’idea di creare dei percorsi che seguono le orme e l’operato del Santo è nata in occasione dell’anniversario dei 725 anni dalla proclamazione di Sant’Agostino a Dottore della Chiesa da parte di papa Bonifacio VII e dei 1300 anni dalla traslazione delle sue spoglie.

Una celebrazione, questa, che ha visto nascere diversi itinerari religiosi, promossi dall’Opera Romana Pellegrinaggi, che hanno l’obiettivo di raggiungere e percorrere alcuni dei luoghi più significativi legati alla vita di Sant’Agostino. Uno di questi è proprio quello che permetterà agli appassionati del trekking e delle passeggiate di attraversare la Capitale e i suoi dintorni per intraprendere un viaggio tra le meraviglie sacre, profane e naturali del territorio.

Il cammino di Sant’Agostino, questo il suo nome, si snoda per un totale di 50 chilometri e collega Ostia Antica al cuore di Roma, inseguendo idealmente i passi del Santo e quelli di sua madre. La partenza è prevista dalla basilica di Sant’Aurea, un luogo di culto cattolico situato proprio nel centro nevralgico di Ostia Antica, nella suggestiva piazza dell‘antico borgo medievale, nonché luogo di morte di Santa Monica, la madre di Sant’Agostino.

La seconda tappa, invece, è quella che conduce direttamente nel Parco Archeologico di Ostia. Sarà questa l’occasione di toccare con mano alcune delle più importanti testimonianze monumentali che rievocano il passato e che qui sono preziosamente custodite da secoli.

Lasciato alle spalle il parco, e le sue suggestioni, i camminatori potranno attraversare le campagne romane, e immergersi completamente nella natura lussureggiante di queste zone. Nel percorso saranno poi segnalate chiese, reperti e altri luoghi, a testimonianza del passaggio del Santo. L’obiettivo, infatti, è quello di ripercorrere i sentieri attraversati da Sant’Agostino e da sua madre quando, nel 387 d.C, arrivarono all’antico Porto di Roma prima di partire per l’Africa.

Affrontati i 50 chilometri del cammino di Sant’Agostino, gli avventurieri potranno immergersi tra le meraviglie del centro storico della città eterna. L’ultima tappa, infatti, è quella che conduce alla Basilica di Sant’Agostino situata in Campo Marzio, non lontano da Piazza Navona, e che conserva le spoglie di Santa Monica. Un luogo di culto, questo, costruito dagli agostiniani nel XIV secolo per celebrare il santo ispiratore del loro ordine.

Il cammino religioso di Sant’Agostino è stato illustrato nel corso della commissione mobilità tenutasi il 5 luglio. La proposta avanzata dall’organizzazione Opera romana pellegrinaggi è stata accolta con entusiasmo da tutti, tuttavia occorrerà mettere in campo tutta una serie di interventi di mobilità volti a facilitare l’attraversamento pedonale, soprattutto nelle zone più impervie del territorio.

L’obiettivo, nel breve termine, è quello di rendere completamente fruibile questo percorso, che non sarà l’unico della zona. Proprio da Ostia Antica, infatti, si snoda un altro cammino che prende il nome di Sentiero Pasolini. Si tratta di un percorso ciclopedonale più corto, di circa 17 chilometri, ma non per questo meno entusiasmante.

Il sentiero, che parte da Ostia Antica, arriva fino a Casal Bernocchi e corre parallelamente lungo il Tevere, attraversando le campagne delle località di Dragona, Dragoncello, Acilia e Centro Giano. Un percorso, questo, nato grazie all’idea dei cittadini del territorio che insieme hanno unito le forze con il desiderio di creare un itinerario, da attraversare a piedi o in bicicletta, per scoprire le meraviglie di questa zona.

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Perché questo è l’anno giusto per visitare Pavia

Nonostante non sia grandissima, Pavia è uno scrigno di tesori, meta ideale per una gita fuori porta tra relax e cultura alla scoperta delle innumerevoli meraviglie storiche e architettoniche che custodisce.

E il 2023 è l’anno giusto per aggiungerla alla lista dei luoghi da visitare: infatti, la città della Certosa festeggia il 1300 anniversario di Sant’Agostino, Vescovo di Ippona e Padre della Chiesa, le cui spoglie giunsero dalla Sardegna nella provincia lombarda nel 723, ora conservate a Pavia nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro.

Per l’occasione, sono previsti una serie di coinvolgenti appuntamenti con tre itinerari turistici al centro di tour guidati con in abbinamento anche degustazioni enogastronomiche.

Tutti coloro che parteciperanno, riceveranno inoltre uno speciale “passaporto” da completare con un tutti i timbri per ogni luogo visitato: a chi terminerà almeno un itinerario e presenterà il passaporto, timbrato a testimonianza del completamento, a uno degli esercizi del “circuito di accoglienza e ricettività”, verrà consegnato un souvenir di “Pavia, Città di Sant’Agostino” in segno di riconoscenza e gratitudine.

La mostra “Sant’Agostino. La luce e l’immagine”

Fulcro delle iniziative per il 2023 a Pavia è la mostra permanente, interattiva e immersiva, fino a fine anno, “Sant’Agostino. La luce e l’immagine” presso i Musei Civici del Castello Visconteo, per approfondire la dimensione spirituale, religiosa, artistica e umana del santo e il suo legame con la città.

Curata dal personale scientifico dei Musei e realizzata da camerAnebbia, specialista in installazioni multimediali interattive per i beni culturali, l’esposizione unisce il fascino senza fine della pittura italiana con l’innovativa tecnologia contemporanea per un’esperienza suggestiva e immersiva come non mai.

La Sala del Rivellino è stata ripensata ad hoc per accogliere la mostra e si presenta come uno “spazio esperienziale” in cui i visitatori diventano protagonisti grazie alle video installazioni interattive che conducono attraverso un inedito viaggio tra i capolavori artistici per scoprire il pensiero e la vita di Sant’Agostino.

I tre itinerari da non perdere

Come accennato, nell’ambito delle iniziative per celebrare il santo a Pavia, oltre alla mostra, sono previsti tre itinerari dedicati.

Il primo è “Sant’Agostino e la città di Pavia“, predisposto per illustrare il legame tra il Padre della Chiesa e la città, e accompagna a conoscere un’interessante selezione di luoghi storici, di vita cittadina ed edifici religiosi di rilievo tra cui l’Università, una delle più antiche al mondo, che ospita il Museo per la storia dell’Università, la Chiesa di San Teodoro, racchiusa tra i vicoli lastricati, con splendidi affreschi ben conservati, e la Basilica del Santissimo Salvatore, risalente al XV secolo, una delle espressioni più significative del Rinascimento pavese.

Ma non soltanto: la visita include anche il Duomo, intitolato a Santo Stefano Martire e a Santa Maria Assunta, con la cupola ottagonale in muratura alta 92 metri, e la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove riposano le spoglie di Sant’Agostino, custode della monumentale arca marmorea nel presbiterio con rilievi scolpiti e statue.

Il secondo itinerario, “Sant’Agostino nell’arte“, mostra ai visitatori le opere d’arte che raffigurano il santo, siano esse affreschi, pale d’altare oppure sculture, facendo tappa in luoghi davvero rappresentativi per il loro valore storico e artistico: la già citata Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, la Basilica di San Michele Maggiore, capolavoro dello stile romanico medievale, la Chiesa di San Francesco del XIII secolo, e il Castello Visconteo, imponente complesso dall’elegante loggiato, torrioni, cortile interno, fossato e ponte levatoio.

Infine, il terzo itinerario è “Sant’Agostino e il suo culto“, l’occasione per un tour del centro storico e di luoghi più periferici, lontani dai classici percorsi turistici. Qualche esempio? La Chiesa di Santa Maria del Carmine, pregevole esempio di gotico lombardo, la cinquecentesca Chiesa di San Luca e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, nata da una guarigione miracolosa.

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SiViaggia ti regala il numero 30 dello sfogliabile GATE

Ogni mese SiViaggia vi regala il magazine di lifestyle GATE da scaricare gratuitamente e sfogliare. La rivista, scritta in italiano e in inglese, contiene articoli di viaggi, ma anche di moda e attualità.

A pagina 114-115 del numero 30 trovate un articolo di SiViaggia dedicato a un viaggio nel cuore degli Stati Uniti del Sud, in una delle metropoli più affascinanti e ricche di contrasti che ci siano: New Orleans. “The Big Easy” è famosa soprattutto per la musica, per l’esoterismo e la sua originalità, ma, oltre al celebre Quartiere Francese, ci sono zone della città della Louisiana meno note ai turisti che meritano di essere scoperte.

E poi, qualche nostro consiglio per organizzare gite fuoriporta in Italia, navigando tra le isole Pontine o camminando sui sentieri dolomitici all’ombra delle Tre Cime di Lavaredo.

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Alentejo, un tour alla scoperta del Portogallo più autentico

Nonostante negli ultimi anni sia stato praticamente preso d’assalto dai turisti di tutto il mondo, il Portogallo conserva gelosamente una zona che si distingue per essere davvero autentica, dove il tempo sembra scorrere più lento di qualsiasi altra regione e dove i panorami invitano al silenzio, quello che ti aiuta a comprendere in maniera più intima il posto in cui ti trovi. Il luogo in questione si chiama Alentejo, una regione meno nota rispetto alle altre del Portogallo, che nei fatti è la più grande del Paese: occupa un terzo di tutto il suo territorio.

Dove si trova l’Alentejo

L’Alentejo, il cui nome significa letteralmente “Oltre il fiume Tago” – quella distesa d’acqua immensa che lambisce la Capitale – è una regione portoghese che si sviluppa tra l’Algarve, la regione di Lisbona e Centro.

Arrivare da queste parti vuol dire ritrovarsi al cospetto di aride pianure dorate, pendii coltivati con vigneti, un litorale frastagliato, paesini che mantengono intatte le loro tradizioni, città di marmo, antichi borghi medievali e curiosi animali, soprattutto le cicogne che qui trovano la loro culla ideale per nidificare.

Suddiviso in Alto Alentejo e Baixo Alentejo, si affaccia sulle dirompenti e fresche acque dell’Oceano Atlantico, tanto da regalare pittoresche località in cui crogiolarsi al sole.

Cosa vedere in Alto Alentejo

La parte più settentrionale di questa regione del Portogallo, comunemente chiamata Alto Alentejo, si distingue per essere una sorta di gioiello medievale dove svettano cittadine fortificate e castelli che sembrano voler toccare il cielo con le loro torri. Da queste parti le attrazioni da visitare sono tantissime, ma facendo una scelta non possiamo che consigliarvi di fare un salto ad Évora.

Se si sceglie di fare un tour dell’Alentejo, ma in realtà del Portogallo in generale, Évora è una di quelle tappe che non deve mancare nell’itinerario: si tratta di una delle città medievali meglio conservate di tutto il Paese. A proteggere il centro c’è un’imponente cinta muraria dove si snodano strette e tortuose stradine che conducono presso maestosi punti di interesse.

Évora, Alentejo

Fonte: iStock

Veduta di Évora e della sua cattedrale

Uno di questi è la sofisticata cattedrale medievale con i suoi bei chiostri che dirigono alle spettacolari colonne del Templo Romano, oppure alla pittoresca Praça do Giraldo con la sua suggestiva fontana di Henriquina risalente al 1570.

Molto bella è anche Elvas, una graziosa città fortificata dalla forma di una stella e ancora pregna di costruzioni difensive come i Fortim de Sao Pedro, de Sao Mamede, da Piedade e de Sao Francisco.

Poi ancora Estremoz, una cittadina che potremmo definire “assopita” ma che in realtà pullula di preziose meraviglie. Situata in una zona ricca di cave di marmo, è divisa in parte alta e bassa e in entrambe è un susseguirsi di attrazioni da visitare.

C’è poi Marvão, una realtà che sorge sulla vetta più alta della Serra de Sao Mamede: la vista da lassù riempie il cuore e l’anima. Tra i suoi punti di interesse imperdibili va menzionato il suo Castello dalle imponenti e indistruttibili fortificazioni.

Non da meno è Castelo de Vide che in realtà è una delle destinazioni più importanti della regione. Anche qui a dominare sull’abitato c’è un sontuoso forte che catapulta direttamente nel Medioevo.

Infine Portalegre che vi stupirà per le sue tipiche case imbiancate a calce impreziosite da curiosi infissi color ocra.

Elvas, Alentejo

Fonte: iStock

Veduta dall’alto di Elvas

Cosa vedere nel Baixo Alentejo

Se l’Alto Alentejo è l’ideale per “fare un salto” nel Medioevo, il Baixo Alentejo è perfetto per dedicarsi a una vera immersione nella storia. Ne è un esempio Mértola che è stata dapprima città romana e poi Capitale del regno arabo. Edificata in una posizione magnifica, è una località da scoprire a passo lento passeggiando tra le tipiche viuzze lastricate ma senza mai perdere di vista il suo tesoro più prezioso: un piccolo ma imponente castello dove si fa spazio anche una chiesa che in origine era una moschea.

Decisamente interessante è anche Beja, una cittadina in cui comprendere a 360 gradi il significato di “calma alentejana”. Oltre al Mastio del Castello, un monumento rilevante per la storia del Portogallo poiché qui ebbero luogo grandi battaglie a difesa dei confini, offre anche diverse e prestigiose rovine romane e visigote.

Nell’itinerario del Baixo Alentejo è opportuno inserire anche una sosta a Moura, una località abbracciata da mura che risalgono al 1200. Ma non solo: questa è una città operaia che ha avuto anche un passato da centro agricolo ed estrattivo e da località termale alla moda. Pregna di manufatti antichi, sfoggia anche un piccolo dedalo di vie in stile arabo.

Infine São Domingos, una minuta cittadina dove prendono vita schiere di piccoli e desolati cottage di minatori. A seguito della chiusura della miniera negli anni ’60, è divenuta un luogo dal fascino spettrale e misterioso.

Beja, Alentejo

Fonte: iStock – Ph: photooiasson

Veduta del centro storico di Beja

Le migliori spiagge dell’Alentejo

In tutta l’estensione costiera del Portogallo è praticamente impossibile non trovare spiagge in grado di emozionare chiunque vi ci metta piede. Ma forse l’Alentejo ha qualcosa in più: regala arenili spettacolari, sistemi di dune, riserve naturali dove nidificano le cicogne, risaie e foreste di pini.

Per molti questa zona del Paese è una sorta di California Atlantica ma che al contempo si distingue per essere un paradiso di pace perfetto per salire in sella a un cavallo o a bordo di una bicicletta. Tantissime sono le spiagge in cui sembra di stare sulle nuvole per l’atmosfera di cui sono intrise, ma indubbiamente vale la pena rilassarsi presso la Spiaggia di Zambujeira do Mar che si fa spazio all’interno del Parco Naturale della Costa Vicentina.

Tra falesie e sabbia dorata, è lo spot ideale per i surfisti ma anche sede di una delle kermesse musicali più importanti del Portogallo: il Festival do Sudoeste.

Divenuta famosa negli ultimi anni perché meta di molte star internazionali è invece la Spiaggia di Comporta che si rivela ottimale per ogni tipologia di viaggiatore. Piena di baretti per bere in compagnia e di agenzie che organizzano escursioni per l’avvistamento dei delfini nell’estuario del fiume Sado, è una distesa di sabbia fine e morbida lambita da acque fresche ma assolutamente pulite e i cui colori si combinano con il verde intenso della flora tipica della macchia mediterranea che abbraccia il litorale.

Infine la Spiaggia di Samoqueira che è una poetica esplosione di natura: durante la bassa marea è possibile avvistare delle peculiari rocce che a loro volta danno vita a piscine naturali da sogno.

Spiaggia di Samoqueira, Alentejo

Fonte: iStock

Veduta della Spiaggia di Samoqueira con la bassa marea
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Puoi vincere una “vacanza estrema” nella natura selvaggia: pronto alla sfida?

Rispetto della natura, dei luoghi, delle loro peculiarità. E come impararlo? Grazie a una vacanza estrema, quella promossa proprio per sensibilizzare alla tematica ambientale, per far cambiare mentalità, per far comprendere l’impatto del turismo irresponsabile e il valore di quello sostenibile.

Una vacanza che si può vincere se si raccoglie la sfida lanciata dalla campagna Recharge Nature, che cerca “il peggiore turista del mondo” per dargli la possibilità di vincere “una vacanza che non merita”.

Un progetto interessante, che porta nel cuore delle Dolomiti Bellunesi per cinque giorni, lontani da quelle che sono le comodità a cui, spesso, si è abituati quando si viaggia. Un modo per imparare il rispetto dell’ambiente, ma anche per conoscere il territorio in maniera più profonda, reale e vera.

La vacanza estrema nella natura delle Dolomiti, il progetto

“Che vinca il peggiore”. No, non c’è nessun errore, perché è proprio questo lo spirito del contest Recharge Nature che mira a porre l’accento sull’importanza sì del viaggiare, ma del farlo con la dovuta attenzione nei confronti del territorio e della natura, in maniera che sia sostenibile e che abbia meno impatto ambientale possibile.

La campagna ha lo scopo di cercare il turista peggiore per portarlo a vivere una vacanza sulle Dolomiti Bellunesi: un’esperienza estrema, per comprendere quanto sia importante dare una svolta ecologica alle nostre vacanze.

Il sito dell’iniziativa riporta i dati di quante sono le persone che ogni anno partono alla scoperta del mondo: ammontano a 960.000.000 quelle che hanno viaggiato nel 2022, numeri che vogliono stimolare alla riflessione sull’impatto che così tanti individui possono avere sull’ambiente.

E quindi la vacanza promossa da Recharge Nature vuole essere un’occasione per riflettere e per dare il giusto peso a ogni gesto che si compie, e per vivere il viaggio, la vacanza, l’esplorazione anche con la consapevolezza ambientale di quello che si fa.

Immersi nella natura selvaggia delle Dolomiti: la vacanza estrema

Per candidarsi a Recharge Nature si devono seguire i passaggi elencati sul sito, che comprendono anche – e per chi vuole – l’invio di un video di presentazione. Ci si può candidare gratuitamente e fino al 30 luglio. La persona selezionata sarà il “turista peggiore”, quello da cui partire per un reale cambiamento di prospettiva e per tracciare il percorso da seguire per farlo. Grazie anche a un team composto da tantissime persone come esperti di sostenibilità e di sopravvivenza in natura, ma anche divulgatori, ospiti e la stessa comunità locale.

Il vincitore potrà trascorrere un soggiorno estremo in un luogo dal fascino indiscutibile. Immaginatevi un villaggio dove non vive quasi più nessuno, immerso nella natura delle Dolomiti, dove il tempo sembra essere sospeso.

Si tratta di Bramezza, un piccolo centro montano che si trova in provincia di Belluno, affacciato sul lago di Alleghe ad un’altitudine di 1450 metri e a cui si può arrivare solamente a piedi. Qui, come viene spiegato sul sito dell’iniziativa, il vincitore trascorrerà cinque giorni – dal 5 al 9 settembre 2023 – in un alloggio tradizionale, le fonti energetiche utilizzabili saranno quelle reperibili in natura, così come il cibo che sarà quello coltivato.

Un viaggio ha valore anche perché offre la possibilità di allargare i propri orizzonti e, grazie a questa iniziativa, non solo si sensibilizza al rispetto della natura, ma sarà un’occasione per conoscere la cultura, le tradizioni e la storia di questi luoghi.

Recharge Nature è un’iniziativa portata avanti nell’ambito del Progetto Integrato territoriale di valorizzazione turistica del Medio Alto Agordino, finanziato dal Fondo dei Comuni Confinanti, promosso da sette Comuni tutti della provincia di Belluno: Rocca Pietore (capofila), Alleghe, Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana – Arabba, Cencenighe Agordino, San Tomaso Agordino e Taibon Agordino.

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L’incredibile storia di Ladonia, la micronazione disabitata

Niente sanguinose guerre o scissioni studiate a tavolino: dietro questa micronazione c’è il progetto di un artista che non voleva separarsi dalle sue splendide opere. Ladonia vanta una storia incredibile, di quelle che si sentono solo una volta nella vita, e vale la pena scoprirla – per poi magari programmare un viaggio e visitare questo piccolo gioiello.

Ladonia, la nascita di una micronazione

Siamo negli anni ’80, nel cuore di un luogo magico: la riserva naturale di Kullaberg. Quest’ultima è un’oasi incontaminata situata su una propaggine della Svezia meridionale che si affaccia sullo stretto di Kattegat, un posto impervio e difficile da raggiungere. Proprio qui, con una splendida vista sul mare, l’artista svedese Lars Vilks decide di dare sfogo al suo estro e mettere in cantiere due opere meravigliose. Nasce così dapprima Nimis, una scultura composta da ben 75 tonnellate di legna, e poco dopo Arx, una “fortezza” realizzata interamente in pietra.

Per ben due anni, nessuno si accorge della loro esistenza: sono perfettamente nascoste nella natura rigogliosa del parco, e di sicuro non creano alcun problema. Quando però vengono scoperte, nasce la polemica. Secondo le autorità locali, le sculture sarebbero da considerarsi degli edifici a tutti gli effetti, e all’interno della riserva è tassativamente vietata la costruzione di edifici. Viene così richiesta la loro demolizione, ma Lars Vilks non ci sta: fa ricorso più volte contro la decisione del consiglio, perdendo ripetutamente. E per questo motivo decide di agire in maniera sorprendente, proclamando la micronazione di Ladonia nel 1996.

Nel corso degli anni, intanto, accade davvero di tutto. Dalla creazione di una nuova opera d’arte, che viene poi smantellata (al suo posto sorge oggi un monumento molto più piccolo), all’acquisto di Nimis da parte dell’artista Christo, nel tentativo di proteggere la scultura da ulteriori decisioni di smantellamento. Scultura che, tra l’altro, ha ormai superato le 100 tonnellate di legna utilizzate per il suo ampliamento. Non mancano atti vandalici quali incendi e incisioni sulla pietra per rovinare il lavoro di Vilks. Ma Ladonia esiste, e ancora oggi rappresenta una minuscola enclave della Svezia che attira curiosi da ogni parte del mondo.

Cosa sapere su Ladonia

Oltre alla sua storia decisamente bizzarra, Ladonia cela molte curiosità. A partire dal suo nome: secondo la mitologia, la micronazione sorgerebbe proprio nel punto in cui venne trasferito il prezioso albero di mele d’oro ricevuto in regalo da Era per le sue nozze con Zeus. A difesa della pianta, la dea mise il drago Ladone, straordinaria creatura dalle cento teste, che venne però ucciso da Eracle nel tentativo di impadronirsi delle mele. Insomma, le radici di questo posto ne confermano ancora una volta l’atmosfera magica. Naturalmente, con il passare del tempo la micronazione è diventata tale a tutti gli effetti, dotandosi di una moneta propria (chiamata Ortug) e adottando il latino come lingua.

E per quanto riguarda la popolazione? Nata senza cittadini, Ladonia è rimasta disabitata per tutto questo tempo. D’altra parte non è facile raggiungerla, né vi sono case, negozi o strade, segni di civiltà indispensabili oggigiorno per poter sopravvivere. Eppure, ufficialmente la micronazione conta una popolazione di oltre 27mila persone, ladoniani che abitano in più di 50 Paesi diversi, pur sentendosi di appartenere anche ad un luogo così speciale. Vi è persino una Regina, che viene eletta democraticamente e regna per tutta la sua vita. La prima è stata Ywonne I, che si destituì nel 2013; ad essa fece seguito Carolyn I, che è ancora in carica.

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Cima Vezzena: la magnifica escursione per raggiungerla

Chi ama la natura, i profili maestosi delle montagne, l’aria pura e l’adrenalina nel vero senso della parola almeno una volta nella vita deve provare l‘escursione che conduce presso Cima Vezzena. Chiamata anche Pizzo di Levico, Spitz Verle o Spitz Leve è un monte che fa parte del comune di Levico Terme nel Gruppo degli Altipiani, in Trentino. E sulla sua sommità, oltre a un panorama splendido, mette a disposizione del visitatore persino una sorpresa.

Come raggiungere Cima Vezzena

Si può raggiungere Cima Vezzena concedendosi il privilegio di fare una delle escursioni più panoramiche del Trentino: passo dopo passo il viandante si ritroverà circondato da paesaggi magnifici.

Il punto di partenza è Passo Vezzena, un valico alpino delle Prealpi Vicentine a 1.402 metri sul livello del mare, situato sulla strada che collega Lavarone e Luserna con l’altipiano di Asiago. Da qui occorre seguire  le indicazioni per “Forte Verle” e “Cima Vezzena” e proseguire per circa 1 chilometro su una stradina asfaltata.

Bisogna poi immettersi in un grazioso sentiero che attraversa dei prati che, all’inizio dell’estate, pullulano di una varietà di erbe alpine in fioritura. Camminando su questo percorso ci si ritrova accanto all’ex forte austro-ungarico di Busa Verle, una struttura ormai in rovina situata a un’altitudine di 1.504 metri sul livello del mare e che appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano.

Il percorso prosegue attraverso immensi prati fino a raggiungere il bosco che circonda Cima Vezzena, punto da cui inizia una ripida salita. La buona notizia è che c’è il bosco a proteggere dal sole e dal caldo, mentre a passo lento si sale fino a ben 1.850 metri di altitudine in cui questo stesso sentiero ricco di esuberante vegetazione si immette su una strada militare austroungarica che sale verso la cima.

A quel punto occorre sole proseguire la salita fino alla croce di Cima Vezzena dove ancora sopravvivono i ruderi di cemento dell’ex forte austroungarico di Cima Vezzena. Il colore del cemento sembra identico a quello della roccia naturale e fa davvero caso pensare che una fortezza un tempo inespugnabile sia ora in questo stato di totale rovina.

Per fortuna però c’è una vista panoramica sorprendente a far battere il cuore: si possono vedere i profili dalle Dolomiti di Brenta e del Gruppo del Lagorai; i picchi di Vigolana e Marzola che si specchiano sui laghi di Caldonazzo e di Levico; il Manderiolo e l’Ortigara; il Monte Verena, il Pasubio e persino le cime del Monte Baldo.

Informazioni utili

La prima cosa da sapere per fare l’escursione per raggiungere Cima Vezzena è che esistono due varianti:

  • la prima è di 10,5 chilometri da fare in circa 4 ore di cammino. È la più semplice e la meno impegnativa, tanto da essere alla portata di tutti;
  • la seconda – che è quella di cui vi abbiamo parlato – ha una lunghezza di 9,5 chilometri da compiere in approssimativamente 3 ore. È certamente un po’ più impegnativa per via del ripido sentiero in mezzo al bosco, ma senza ombra di dubbio offre uno scenario bellissimo.

Entrambe, tuttavia, permettono di raggiungere la terrazza panoramica situata su Cima Vezzena che farà venire la pelle d’oca per la sua sontuosa bellezza.

Se decidete di fare questa escursione in estate vi consigliamo di portarvi da bere in quanto lungo il percorso non ci sono punti di ristoro. Bisogna anche tenere a mente che la percorribilità dell’itinerario proposto è inevitabilmente soggetto a cambiamenti ambientali dovuti a eventi naturali e alle condizioni meteo.