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In questa grotta si nasconde la stalagmite più grande del mondo

L’Aven Armand è un capolavoro della natura che va oltre le parole e che colloca questa meraviglia sotterranea tra le grotte più belle del mondo. Imperdibile attrazione turistica dell’Occitania, è uno dei siti più visitati della Lozère, al cui interno si cela una una foresta di oltre 400 stalagmiti. Tra queste, in uno scenario da sogno, spicca la più grande stalagmite conosciuta al mondo.

L’eccezionale foresta di stalagmiti

Scoperta nel 1897 dallo  speleologo francese Louis Armand, la grotta dell’Aven Armand è incastonata nel cuore dell’altopiano calcareo Causse Méjean, nel sud della Francia, facente parte dei Causses e delle Cévennes, paesaggio culturale agropastorale mediterraneo, patrimonio mondiale dell’UNESCO.

La formazione delle stalagmiti è iniziata in questa grotta 700.000 anni fa. Qui, l’acqua è particolarmente ricca di calcare e forma gocce molto pesanti che non rimangono sul soffitto abbastanza a lungo da formare grandi stalattiti. L’altezza eccezionale di 45 m della grotta accelera la velocità della goccia. Quando colpisce il suolo, esplode in innumerevoli goccioline intorno al punto di impatto, che rilasciano il loro grande carico minerale per formare una stalagmite.

Nel tempo, l’elevato carico minerale, l’alta velocità d’impatto e la deviazione delle traiettorie delle gocce hanno creato una straordinaria foresta di centinaia di stalagmiti eccezionali. Una collezione di sculture naturali dalle forme fantastiche, che costituiscono un patrimonio unico al mondo, una vegetazione minerale dalle forme prodigiose, magiche e poetiche.

Foglie grandi e delicate, sottili come porcellana e cesellate come merletti, sculture naturali di alabastro che sfidano le regole dell’equilibrio e trasportano lontano l’immaginazione. Questi favolosi alberi pietrificati raggiungono spesso i 15-20 metri di altezza. La stalagmite più alta tocca i 30 metri il che, come detto, la rende la più grande fino a oggi conosciuta in tutto il mondo.

Le attrazioni uniche dell’Aven Armand

Soprannominata “la meraviglia delle Cevennes”, Aven Armand è spesso citata come una delle più belle grotte di Francia, di sicuro una tappa imperdibile durante un viaggio in Occitania. La sua immensa sala sotterranea, a 100 metri di profondità, potrebbe ospitare la cattedrale di Notre-Dame, per le sue eccezionali dimensioni. Le concrezioni hanno drappeggiato le pareti dell’immensa sala sotterranea con rivestimenti ocra e la sua volta è decorata con migliaia di stalattiti, aghi e delicati pendenti la cui varietà e ricchezza coronano questo scrigno di meraviglie.

Una funicolare permette di raggiungere la grande sala, da cui si snoda una scala dotata di corrimano che consente di muoversi attraverso la foresta pietrificata.

Aven è un nome di origine celtica, preso in prestito per designare un’apertura naturale che comunica con una cavità sotterranea. Un pozzo verticale di 75 metri di altezza e 3 metri di diametro si innalza dalla volta della sala per emergere sulla superficie della Causse Méjean sotto forma di imbuto. Un secondo pozzo cieco, di 87 metri di altezza e 5 metri di diametro, precipita dal fondo della sala verso profondità invisibili. Questa suggestiva grotta della Lozère permette ai visitatori più avventurosi di scoprirla come hanno fatto i primi esploratori, grazie a istruttori professionisti che guidano nella esplorazione di questa straordinaria voragine naturale.

A completare la magia, lo spettacolo di suoni e luci tratto dall’universo di Jules Verne, che valorizza di volta in volta i diversi elementi della grotta dell’Aven Armand, amplificandone la dimensione immaginaria. Il sentiero che penetra nella foresta delle stalagmiti offre un viaggio al centro della terra fuori dal tempo e dallo spazio. Stando a quanto dichiarato da Edouard-Alfred Martel, padre della speleologia moderna, “nessuna grotta conosciuta al mondo ha qualcosa di simile”.

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Bressanone Notizie Viaggi

Bressanone da scoprire sotto tutta un’altra luce

Non c’è momento migliore per visitare la splendida città di Bressanone. A maggio, la città altoatesina si illumina in occasione del Bressanone Water Light Festival che si svolge dal 3 al 21 del mese.

Durante queste settimane, artisti altoatesini e provenienti da ogni parte del mondo danno libero sfogo alla loro immaginazione con installazioni luminose, videomapping e mostre a cielo aperto.

Il festival va oltre la città di Bressanone. Si possono infatti ammirare installazioni luminose persino all’interno delle mura della storica Abbazia di Novacella, che proprio lo scorso anno ha compiuto 880 anni, e nel Forte di Fortezza, il sito storico più grande di tutto l’Alto Adige.

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Opere ispirate al tema “Acqua è vita, luce è arte”. Sì, perché, oltre ai due elementi naturali, l’acqua, che qui è dominante, e la luce, di fondamentale ispirazione sono anche la natura e l’uso rispettoso e sostenibile di tutte le risorse. In questo modo, le 48 installazioni – 20 in città e il resto nelle altre due location – mettono in evidenza temi come l’inquinamento luminoso, la plastica negli oceani, il riscaldamento globale e lo scioglimento dei ghiacciai.

Il Water Light Festival a Bressanone

A Bressanone è stato quindi creato un itinerario unico, da percorrere al calar del sole (le luci si accendono alle 21 e si rispengono a mezzanotte) in quanto, essendo installazioni luminose, si possono scoprire quando fa buio. Un percorso artistico inedito nel bellissimo centro storico cittadino, fatto di imponenti edifici e di strade acciottolate. Le opere d’arte sono collegate da una linea blu luminosa lunga poco più di tre chilometri, che conduce da un’opera all’altra, un percorso a tappe da percorrere in una sola serata o da scoprire lentamente in un weekend. Basta seguire la linea e lasciarsi guidare attraverso il Festival. In altrenativa, una mappa sul sito turistico di Bressanone indica la posizione in cui vi trovate e vi conduce tra le installazioni con tanto di scheda descrittiva per ciascuna di esse.

Dalle vie alle piazze ai giardini, i cortili, i ponti e interi palazzi, tutto è illuminato come non mai. In alcune piazze e strade, per dare maggiore risalto alle opere, le luci dei lampioni sono state oscurate, trasformando alcuni scorci cittadini in luoghi davvero suggestivi. E per chi avesse visitato il Festival nelle scorse edizioni, quest’anno ci sono anche delle nuove location da scoprire, come l’Accademia, che prende il nome dall’astronomo Nicolò Cusanus, precursore della moderna percezione del cosmo, che ebbe sede a Bressanone nel XV secolo.

Fonte: ©Brixen Tourismus – Matthias Gasser

L’installazione luminosa “Flux” di Collectif Scale nel cortile del Museo diocesano di Bressanone

Le installazioni nell’Abbazia di Novacella

All’Abbazia di Novacella, dove le installazioni sono al chiuso e si possono visitare quindi di giorno negli orari di apertura dell’Abbazia, protagonista è il “Water Light Lab”, un’esposizione internazionale in collaborazione con il Museion, il museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano, con dieci installazioni di light art e un laboratorio dedicati alla ricerca, all’innovazione e alle prospettive future. Tra le opere, la più breve poesia al mondo “Me We”, una frase del più grande pugile di tutti i tempi Muhammad Ali, dell’artista tedesco Benjamin Bergmann.

Il Festival è anche l’occasione per visitare questo luogo meraviglioso, fondato nel 1142 dal vescovo tedesco agostiniano Artmanno e ancora oggi dimora di una manciata di religiosi che organizzano le tante attività dell’Abbazia, dalla scuola – solo maschile – alla produzione del vino all’organizzazione di eventi, convegni e, naturalmente, matrimoni, celebrati nella splendida chiesa di Santa Maria Assunta riccamente decorata in stile barocco. Da non perdere è la biblioteca, che ospita all’incirca 100mila volumi, e che per il Water Light Festival è sede della suggestiva installazione luminosa intitolata “Tentakulum”.

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Fonte: @Brixen Tourismus – Andreas Tauber

L’opera luminosa “Tetakulum” nella biblioteca dell’Abbazia di Novacella

Il Festival nel Forte di Fortezza

Al Forte di Fortezza sono esposte opere che affrontano i temi della luce e dell’acqua in modi diversi. Le sale espositive si trovano direttamente sul bacino idrico, collegate da un ponte galleggiante sull’acqua. Le installazioni si visitano di giorno. L’imponente Forte faceva parte del grande sistema di fortificazioni austriache poste sul confine italiano.

Costruito nella prima metà dell’Ottocento, doveva essere a prova di bomba, con soluzioni ingegnose fin nei minimi dettagli. Doveva rappresentare uno sbarramento invalicabile per qualunque esercito, ma di fatto non fu mai utilizzato se non come base militare. Merita assolutamente una visita, specie se con bambini al seguito.

Cosa sapere

La visita del Water Light Festival a Bressanone è gratuita, tranne che per tre installazioni per le quali è richiesto un ticket d’ingresso cumulativo di 12 euro, da utilizzare anche in giorni diversi: una si trova nel cortile del Museo diocesano (Hofburg), un’altra nella Biblioteca civica e la terza nel Giardino dei Signori, dove si tiene un laser show “LSP Herrengarten”. Sono a pagamento anche gli ingressi a Novacella (4 euro) e a Fortezza (9 euro). L’ufficio del turismo di Bressanone organizza anche visite guidate tre volte alla settimana previa iscrizione e con ticket da 5 euro.

Tantissimi gli artisti coinvolti. Nel 2022, si è stretta una collaborazione con il Copenhagen Light Festival che si tiene da tanti anni: una delle installazioni presenti al Bressanone Water Light Festival è stata realizzata da un team di artisti italiani e da uno danese ed è stata già esposta lo scorso febbraio durante il Festival in Danimarca.

Il Bressanone Water Light Festival si svolge ogni anno a maggio. La prima edizione si è tenuta nel 2017. Oggi, il Festival vuole essere a tutti gli effetti sinonimo di sostenibilità tanto da essere stato certificato come “Green Event”. La certificazione è stata ottenuta grazie al rispetto di parametri come l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, materiale stampato su carta ecologica certificata e campagne promozionali digitali. L’obiettivo è di rendere il festival completamente neutrale entro l’anno prossimo. Il modo migliore per un visitatore di contribuire all’aspetto ambientale di questo evento è di raggiungere Bressanone con mezzi di trasporto sostenibili come il treno, per esempio. La città è raggiungibile con le ferrovie italiane ma anche con quelle tedesche e austriache.

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Se visiti questo borgo puoi trascorrere 3 notti gratis

Negli ultimi anni, e in particolar modo da quando la pandemia ha dato un duro colpo al settore turistico, sono state numerose le iniziative volte ad incentivare i visitatori a far tappa presso alcune delle più belle mete italiane. Stavolta è il turno di un piccolo borgo siciliano, che offre 3 notti gratis ai viaggiatori: è un’occasione davvero da non perdere, soprattutto ora che si avvicina l’estate.

Sicilia, il borgo che offre 3 notti gratis

Si chiama San Marco d’Alunzio, ed è un piccolo borgo di appena 2mila anime incastonato tra i Monti Nebrodi, nella provincia di Messina. È uno dei tanti luoghi “dimenticati”, dove il turismo spesso non arriva: da qui l’iniziativa del sindaco, che ha deciso di invitare i viaggiatori a scoprire il patrimonio culturale e paesaggistico di questo grazioso villaggio circondato dalla natura incontaminata. L’iniziativa, che porta il nome di “Ospitalità diffusa, bottega dei Nebrodi”, mira non solamente ad incentivare di nuovo il turismo, ma anche a rivalorizzare antiche case e palazzi in disuso che meritano una seconda vita.

L’amministrazione comunale ha affidato la gestione di questo patrimonio edilizio dismesso agli operatori del settore alberghiero. L’obiettivo è quello di destinare gratuitamente 30 camere, appartenenti ad un complesso di edifici situati nel centro storico, ai turisti che giungono nel borgo per la prima volta. Da un lato, dunque, vecchie abitazioni ormai abbandonate torneranno nuovamente a risplendere come case-albergo, mentre dall’altro il paese si garantirà un maggior afflusso di viaggiatori, attirati dall’offerta di soggiorno gratuito.

Gli operatori alberghieri che hanno aderito al progetto dovranno riservare i posti letto durante il mese di agosto, per 3 notti gratuite, ai cittadini della rete Borghi dei borghi, ai cittadini della Rete Marciana (San Marco Evangelista) e ai turisti che non hanno mai visitato prima San Marco d’Alunzio. L’iniziativa, che prenderà il via in piena estate, proseguirà poi in autunno con un altro progetto interessante: a partire da settembre, nelle case-albergo ci saranno 10 posti letto riservati gratuitamente ai visitatori, per incentivare anche il turismo fuori stagione.

Le bellezze di San Marco d’Alunzio

“San Marco è certamente un luogo da visitare e far conoscere. Abbiamo ristrutturato 7 edifici nel cuore del borgo, da destinare alla ricettività turistica. Il nostro tesoro artistico culturale è racchiuso in 22 chiese e 3 musei. Siamo famosi per l’estrazione del marmo rosso, ma anche per la spiccata tradizione agricola, la zootecnia e per l’artigianato. E siamo considerati un polo d’eccellenza nel settore del confezionamento degli abiti, dove hanno trovato occupazione un centinaio fra donne e uomini di altre nazionalità, anche immigrati, che adesso fanno parte della nostra accogliente comunità” – ha affermato il sindaco Filippo Miracula, nel presentare il progetto che porterà molti turisti in Sicilia.

Cosa vedere nel piccolo borgo di San Marco d’Alunzio? Situato a poco più di 500 metri di quota, è circondato da montagne e bellissimi paesaggi naturali, l’ideale per chi ama il trekking e le escursioni all’aria aperta. Nel centro storico invece, tra viuzze e casette in pietra, si possono ammirare luoghi incantevoli come la Chiesa di San Nicola di Bari, costruita in marmo e al cui interno sono custoditi affreschi e dipinti meravigliosi. Presso il Museo Comunale San Teodoro e il Museo Parrocchiale San Giuseppe, poi, ci si tuffa indietro nel tempo tra i reperti archeologici ritrovati nei dintorni dei ruderi del Castello Normanno.

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Questo è l’aeroporto che devi visitare almeno una volta nella vita

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, e anche se sono tutti differenti tra loro sono accomunati dalla medesima voglia di vivere e condividere esperienze indimenticabili. Così, ogni volta che possiamo, prendiamo un volo verso destinazioni vicine e lontane per toccare con mano l’immensa bellezza che appartiene al mondo che abitiamo.

Raggiungiamo Paesi, città e destinazioni tropicali, borghi caratteristici e località di mare, paradisi terrestri, montagne, colline, campagne e tutte le destinazioni che popolano da sempre le nostre travel wish list. Certo è che mai abbiamo pensato di attraversare il globo intero solo per visitare un aeroporto, almeno fino a questo momento.

Eppure, quello di Singapore, non è solo l’aeroporto più bello del mondo, ma è un vero e proprio microcosmo di meraviglie che ospita una foresta vegetale e quella che è la cascata al coperto più grande del mondo. E per questo, e per molti altri motivi, merita da solo un viaggio.

L’aeroporto più bello del mondo si trova a Singapore

Non sono solo le esperienze di chi ci è stato, di chi l’ha attraversato e l’ha esplorato a confermare che l’aeroporto di Singapore-Changi è il più bello del mondo, e neanche tutte le fotografie che ritraggono i suoi interni, ma è anche il fatto che per otto anni consecutivi ha capeggiato la lista del World’s Best Airport Awards.

Come se si trattasse di un altro nucleo urbano, situato dentro la città-Stato, che per forme, lineamenti e monumenti imita in tutto e per tutto ciò che l’isola offre. Le cose da fare e da vedere all’interno dell’aeroporto di Singapore Changi, infatti, sono tantissime. E guai a pensare a questo luogo come un semplice punto di incontro per chi arriva e chi va.

Oltre alle meraviglie architettoniche e naturalistiche che caratterizzano in maniera univoca gli interni della grande struttura, infatti, i viaggiatori che arrivano qui possono prendere parte a tutta una serie di esperienze di intrattenimento o di relax. Il consiglio? Se avete in mente di organizzare un viaggio a Singapore, ritagliatevi un’intera giornata per esplorare l’aeroporto più bello del mondo.

Cosa fare e cosa vedere nell’Aeroporto di Singapore-Changi

Situato a poco più di 20 chilometri dal centro di Singapore, l’aeroporto premiato dai World’s Best Airport Awards, è un piccolo mondo delle meraviglie da esplorare e da conoscere. Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime, e sono così straordinarie che, senza nulla togliere alla bellezza che appartiene all’isola, valgono da sole il viaggio.

L’aeroporto, infatti, accoglie i viaggiatori in partenza e in arrivo con una grandiosa foresta vegetale, che fa parte della struttura architettonica Jewel creata dall’architetto israeliano Moshe Safdie, il cui nucleo è caratterizzato da quella che è la cascata al coperto più grande del mondo. Tutto intorno, poi, si snodano centinaia di negozi che si celano dietro ai fitti arbusti e che regalano un’esperienza di shopping incredibile.

Non solo acquisti, però, il Changi Airport di Singapore offre tantissime esperienze per rendere straordinaria l’attesa dei viaggiatori. All’interno della struttura, infatti, ci sono un centro fitness, un supermercato e un hotel, una piscina, diverse sale cinematografiche gratuite, un laghetto che ospita diversi esemplari di pesci esotici. A completare questo incredibile giardino urbano indoor ci sono anche una casa delle farfalle e una piantagione di orchidee.

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Villa d’Este di Tivoli, un vero capolavoro

Appare quasi come un sogno, un capolavoro che fa vibrare il cuore di chiunque se la ritrovi di fronte. Stiamo parlando di Villa d’Este di Tivoli, un affascinante comune italiano della città metropolitana di Roma Capitale, che si distingue per essere uno spettacolo dell’architettura rinascimentale e un’opera eccellente dell’ingegneria idraulica.

Villa d’Este di Tivoli: la storia

La Villa d’Este di Tivoli è anche chiamata “sogno d’acqua”, un appellativo che le si addice assolutamente perché è una sorta di oasi di pace a due passi dalla Capitale dove il visitatore viene costantemente accompagnato dal rilassante ritmo delle fontane e dei giochi d’acqua.

Tale meraviglia è dovuta al cardinale Ferrarese Ippolito II d’Este che desiderava dare vita a un qualcosa di grandioso che potesse in qualche modo essere all’altezza dello sfarzo della vicina Villa Adriana, altra meraviglia fatta edificare dall’imperatore Adriano.

Fu un personaggio alquanto controverso, ciò non toglie che è proprio lui il committente di questo capolavoro che porta fieramente il suo nome.

Costituita da un palazzo e da un pregevole giardino, fu ideata dal pittore, archeologo, antiquario e architetto Pirro Logorio e realizzato dall’architetto Alberto Galvani insieme alla preziosa collaborazione di numerosi artisti ed artigiani.

Villa d’Este: il palazzo

Il complesso di Villa d’Este vanta un palazzo a dir poco eccezionale. Senza dubbio degne di nota sono le sale del piano nobile che sono magistralmente decorate e dipinte. Visitandole ci si sente catapultati nella maestosità dell’epoca, nonostante esternamente si presenti come un struttura  semplice e austera.

A donare armonia ci sono però le Terrazze Belvedere, strutturate su due ordini, che presentano arcate inserite in colonne e trabeazioni.

Il giardino all’italiana e le sue fontane

Villa d’Este di Tivoli si estende su un’area di 4,5 ettari e si plasma perfettamente lungo dei ripidi pendii. Numerose sono le fontane e i bacini ornamentali che fanno del parco in cui si trova immersa il primo esempio di giardino all’italiana del 1500.

Al centro del giardino svetta il palazzo di cui vi abbiamo parlato sopra che costituisce la sua asse centrale. Scendendo, invece, si arriva a una terrazza pianeggiante con la forma di un anfiteatro, mentre i cinque assi trasversali del giardino vanno a terminare in una fontana.

Il giardino di Villa d’Este sfoggia perciò una particolare disposizione che non è stata di certo realizzata per caso: l’obiettivo era nascondere la forma irregolare del terreno. Ciò che desideravano i suoi ideatori era dar vita a un’illusione ottica che facesse sembrare che il palazzo si trovasse al centro del giardino pur essendo fuori allineamento rispetto al corpo centrale.

In questo senso, quindi, il giardino è un’opera d’arte esemplare che segue i più alti principi di ingegneria idraulica.

Decisamente degna di nota è la grande cascata d’acqua che si getta fiera iniziando la sua corsa da un cratere che si trova in mezzo all’esedra. L’acqua che sgorga nelle numerose fontane di Villa d’Este è anche oggi quella del fiume Aniene.

In totale le fontane che creano spettacoli d’acqua sono 100 e tra le migliori non possiamo non menzionare:

  • Rometta: la rappresentazione di Roma sul trono;
  • Fontana dell’Ovato: con statue che raffigurano eroi della mitologia;
  • Fontana della Civetta: che spicca per le sue decorazioni e gli elementi artistici.;
  • Fontana dell’Organo: la principale fontana musicale di tutta la Villa;
  • Fontana della Proserpina: conosciuta anche come la Fontana degli Imperatori;
  • Fontana di Nettuno: la più fotografata;
  • Fontana del Bicchierone: la più famosa opera del Bernini.
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Puoi incontrare Moby Dick in questa laguna incantata

Ogni giorno migliaia di persone si mettono in cammino per esplorare il mondo in lungo e in largo. Lo fanno per andare alla scoperta delle meraviglie plasmate da Madre Natura, di tutti quei capolavori artistici e architettonici creati dall’uomo, dei luoghi iconici e dei monumenti che con il tempo si sono trasformati in simboli di città e Paesi interi.

Ma lo fanno anche per conoscere le creature che abitano il mondo. Animali che hanno trovato la loro casa in luoghi lontanissimi da noi e che li sono restati. Ed è proprio in uno di questi posti che vogliamo portarvi oggi, in una laguna incantata popolata dalle balene, proprio lì dove inizia la nostra ricerca di Moby Dick. Pronti a partire?

In Messico, alla ricerca di Moby Dick

Il nostro viaggio di oggi ci spinge dall’altra parte del globo, in uno dei Paesi più affascinanti, suggestivi e variegati, dal punto di vista paesaggistico e culturale, del mondo intero. Stiamo parlando del Messico, il territorio delle montagne, dei deserti e delle giungle, delle antiche rovine e delle città moderne, dell’arte e delle tradizioni.

Le cose da fare e da vedere nel Paese sono tantissime, e non basterà un articolo per elencarle tutte, questo è chiaro. Quello che possiamo fare, però, è parlarvi di un piccolo paradiso terrestre dove gli amanti della natura possono vivere l’esperienza più straordinaria e magica di una vita intera.

Se siete pronti a farlo, allora, venite insieme a noi a Baja California, uno stato messicano che si affaccia sull’Oceano Pacifico e sul Golfo della California. È proprio qui che esiste una laguna incantata, una striscia di terra che incontra il mare azzurro e cristallino e che per forme e lineamenti assomiglia a un microcosmo delle meraviglie. Qui, infatti, numerosi esemplari di flora e di fauna hanno stabilito le loro radici, ma non sono gli unici perché sempre qui ogni anno si riuniscono le straordinarie balene che popolano il Pacifico orientale.

La laguna incantata che è diventata il santuario delle balene

Situata nel comune di Mulegé, e a poco più di 50 chilometri dalla città-oasi di San Ignacio, questa laguna è iscritta nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO ed è anche Riserva della Biosfera delle Nazioni Unite e santuario degli uccelli migratori, nonché il più grande e importante habitat della fauna selvatica di tutta l’America Latina. Come abbiamo anticipato, infatti, sono molti gli esemplari che qui si sono stabiliti in pianta stabile, ma non sono gli unici.

Ogni anno, a fargli compagnia, arrivano migliaia di balene che hanno trasformato questo luogo in un vero e proprio santuario. Dopo un viaggio di oltre 15.000 chilometri, questi esemplari si lasciano alle spalle le coste antartiche per raggiungere la laguna di San Ignacio, tra i mesi da dicembre ad aprile, per godersi le acque tiepide e il clima mite.

Arrivano qui con i loro cuccioli, nuotano nell’oceano, fanno capolino tra le onde e si esibiscono in spettacolari show danzanti lasciando attoniti e sbalorditi gli sguardi dei viaggiatori che giungono fin qui.

Il modo migliore per ammirare questo spettacolo grandioso, e incontrare le balene grigie, è quello di prendere parte a un’escursione in barca. È inoltre possibile osservare anche alcuni rari esemplari di tartarughe marine.

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Scoperta la località che fa da sfondo alla Monna Lisa

La Gioconda è uno dei quadri più famosi al mondo: realizzato all’inizio dei ‘500 dal celebre pittore Leonardo da Vinci, il dipinto si trova oggi all’interno del Museo del Louvre, nella capitale francese. Nonostante gli innumerevoli studi compiuti dai più grandi esperti d’arte, la Monna Lisa continua a celare molti misteri – come ad esempio l’identità della donna raffigurata, su cui ci sono moltissime teorie interessanti. Ma finalmente sappiamo qualcosa in più su questo capolavoro: uno storico italiano ha scoperto dove si trova la località che fa da sfondo al quadro.

L’incredibile scoperta sulla Gioconda

Silvano Vinceti, storico già autore di numerose scoperte importanti sulla Monna Lisa, ha recentemente guidato una ricerca volta ad individuare il luogo in cui il ritratto è stato ambientato, aiutandosi con la sagoma del ponte che si intravede tra la vegetazione, dietro alle spalle della donna dipinta. Nel corso degli anni, sono state molteplici le teorie che hanno avuto come cardine proprio il ponte, uno degli elementi più caratteristici del quadro. Secondo alcuni, si sarebbe trattato di quello che si trova a Buriano, nell’Aretino; altre ipotesi, invece, puntavano sul borgo di Bobbio e il suo Ponte del Diavolo, in provincia di Piacenza.

Ora, gli esperti sono sicuri di aver scoperto la verità: lo sfondo della Gioconda rappresenterebbe il ponte Romito di Laterina, una frazione del comune di Laterina Pergine Valdarno, di nuovo nell’Aretino. Siamo in Toscana, immersi tra le campagne lussureggianti, dove a dominare il panorama è lo scorrere placido del fiume Arno. È qui che sorgono i resti di un antichissimo ponte, del quale ormai non resta che una singola campata ancora in piedi. Un tempo doveva però essere un’opera maestosa, proprio come quella che si nota nel paesaggio che è stato immortalato per sempre da Leonardo da Vinci.

Il ponte Romito, sullo sfondo della Monna Lisa

Grazie ad attente analisi basate su nuovi documenti storici e fotografie attuali, il team di ricercatori ha trovato diversi indizi a sostegno della loro ipotesi: “Si tratta del ponte etrusco-romano Romito o ponte di Valle, collocato nel comune di Laterina in provincia di Arezzo” – ha spiegato Vinceti – “Attualmente del ponte rimane un solo arco, ma nel periodo tra il 1501 e il 1503 era in funzione e frequentatissimo, come attesta un documento sullo stato dei manufatti nelle proprietà della famiglia dei Medici, ritrovato negli archivi di Stato di Firenze”.

In quegli anni, Leonardo da Vinci si trovava proprio in Valdarno, dapprima al servizio di Cesare Borgia e poco dopo di Pier Soderini, gonfaloniere della Repubblica di Venezia. Come hanno fatto gli esperti ad individuare il ponte Romito alle spalle della Gioconda? Stando alle foto storiche, questo ponte aveva quattro arcate e poggiava su due falesie. Molto diverso da quello di Buriano, che ne ha sei, e da quello di Bobbio, che addirittura ne ha undici.

“Diverse sono le corrispondenze che intercorrono tra il ponte Romito, le particolari morfologie dell’Arno in quel tratto di territorio e quanto riportato da Leonardo nel paesaggio alla sinistra della nobildonna raffigurata nel famoso dipinto” – ha aggiunto lo storico. Alcune immagini riprese da un drone hanno permesso agli esperti di analizzare attentamente le somiglianze, tra cui le due falesie che sono presenti anche nel dipinto.

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Roma set di “Beautiful”, la soap opera più vista al mondo

Dopo 9000 puntate, la soap opera più famosa, più seguita e più popolare del mondo ancora in onda (tanto da essere entrata nei Guinness dei primati) torna in Italia.

Era il 1997 quando il cast di “Beautiful” mise per la prima volta piede nel nostro Paese e allora fu il mitico Lago di Como, poi divenuto set di tantissime altre produzioni cinematografiche. Due anni dopo, nel 1999, fu la volta di Venezia e nel 2002 di Portofino, mentre nel 2012 sbarcò in Puglia.

“Beautiful” a Roma

A distanza di oltre dieci anni, “Beautiful”, che ha appena ricevuto ben 14 nomination alla 50^ edizione dei Daytime Emmy Awards, sceglie, per la prima volta in 36 anni, Roma, la Capitale della “grande bellezza”. E saranno ben sei le puntate girate nella Capitale e che pubblico italiano potrà vedere nella primavera del 2024 (negli Stati Uniti nel 2023).

E in città ci saranno tutti i protagonisti della soap, dal “nuovo” Ridge (Thorsten Kaye), che un tempo era interpretato da Ronn Moss, a Brooke (Katherine Kelly Lang), da Steffy (Jacqueline MacInnes Wood) a Carter (Lawrence Saint-Victor), e poi Hope (Annika Noel), Liam (Scott Clifton) e Thomas (Matthiew Atkinson).

Saranno diverse le location utilizzate. La troupe ha scelto alcuni dei luoghi simbolo della Capitale, come il Colosseo, uno tra i monumenti più famosi al mondo. Ci sarà poi spazio per gli splendidi scorci di piazza di Spagna, con i bellissimi palazzi che vi si affacciano e, soprattutto, con la celebre scalinata di Trinità dei Monti che conduce a una delle chiese più suggestive di Roma. Il set si sposterà in seguito in piazza Navona, al centro della quale spicca la Fontana dei Quattro Fiumi e il suo obelisco: sarà impossibile non riconoscere questo gioiello monumentale tra le scene della soap opera. Infine, dovrebbe rimanere tempo anche per girare delle scene al Gianicolo, celebre colle romano da cui si ammira un panorama strepitoso: sarà l’occasione giusta per qualche ripresa mozzafiato che offrirà una vista unica sulla Capitale.

Le altre location italiane

La soap più seguita al mondo viene da sempre girata a Los Angeles. dove vive la famiglia Forrester, proprietaria di una maison chiamata Forrester Creations, a capo della quale c’è Eric Forrester con la moglie Stephanie Douglas (deceduta) e i figli Ridge, Thorne, Angela (anch’essa deceduta), Kristen e Felicia.

Tuttavia, è capitato che la produzione si spostasse anche altrove. Fu a Villa d’Este, sul Lago di Como, che venne presentata la nuova collezione della Forrester Creations alla fine degli Anni ’90.

Nel 2013, in occasione dei 25 anni della soap opera più famosa nel mondo, si è scelto di girare alcune scene clou, quelle delle nozze dei giovani protagonisti Hope e Liam e degli ormai noti Ridge e Brooke, in Puglia.

I luoghi più suggestivi della regione in cui sono state effettuate le riprese delle dieci puntate andrate in onda allora sono stati Polignano a Mare, Alberobello e Fasano (in particolare la Masseria San Domenico). Per alloggiare, il cast ha preferito invece il meraviglioso Borgo Egnazia di Savelletri, amato da tante celebrity.

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Se siete amanti dei cani dovete visitare questo imperdibile museo

Siete amanti degli animali, in particolare dei nostri amici a quattro zampe? Avete mai voluto saperne di più su di loro e fare un viaggio nella loro storia? Se è così, vi consigliamo di visitare il “Museo del bassotto” (Dackelmuseum), in Germania. Situato nella pittoresca città di Passau, in una vecchia rimessa per carrozze degli inizi del XIX secolo, questo museo è dedicato esclusivamente ai bassotti e alla loro storia.

Il progetto nasce dall’idea di Josef Küblbeck e di Oliver Storz, che hanno lasciato il loro lavoro di fioristi per dedicarsi completamente alla loro passione per questa razza canina. Il museo ha aperto le porte nel 2018 ed è diventato un’attrazione imperdibile per gli amanti dei cani di tutto il mondo.

Entrando qui i visitatori avranno l’opportunità di imparare tutto sulla storia del bassotto, dalle sue origini alla selezione genetica, fino ai giorni nostri. Molte di queste opere risalgono al XIX secolo, quando i bassotti iniziarono a comparire per le strade della Germania, e le sculture ed i dipinti che raffigurano queste adorabili creature ne celebrano la popolarità che li ha resi protagonisti nel corso dei secoli.

Alla scoperta di esposizioni uniche e divertenti

Josef Küblbeck e Oliver Storz, Museo del bassotto

Fonte: IPA

Josef Küblbeck e Oliver Storz, fondatori del Museo del bassotto

Il Dackelmuseum è una struttura unica nel suo genere, dedicata all’esposizione di diversi tipi di bassotto provenienti da tutto il mondo. Nelle sue sale si possono ammirare esemplari rari e affascinanti come il bassotto nano tedesco, il bassotto a gambe corte, il bassotto a pelo lungo e molti altri ancora.

Il museo si prefigge lo scopo di promuovere la conoscenza di questa razza canina e di fornire informazioni sulla sua origine e peculiarità. Ogni esemplare esposto viene presentato con una scheda descrittiva dettagliata, che illustra le caratteristiche fisiche e comportamentali della specie.

All’interno della struttura avrete la possibilità di osservare opere d’arte e documenti storici, fotografie e sculture provenienti da collezioni private e mostre pubbliche. Potrete, inoltre, esplorare una serie di affascinanti attrazioni, tra cui opere interattive come una casetta per bassotti a grandezza naturale e una presentazione audiovisiva della storia e dello sviluppo dei bassotti. Il museo offre anche programmi educativi per adulti e bambini, che vanno dalle conferenze sull’allevamento alle lezioni cinofile.

Insomma, per tutti gli appassionati di questa razza canina (e non solo), il Museo del bassotto è sicuramente una tappa obbligata che vi permetterà di scoprire uno dei luoghi più incantevoli della Germania, la Baviera.

Passau, alla scoperta della Bavaria tra storia e modernità

Il Museo del bassotto è solo una delle tante attrazioni di questa località così affascinante. Se siete alla ricerca di un’esperienza indimenticabile nella Baviera meridionale, Passau vi conquisterà con la sua affascinante bellezza, lasciandovi senza fiato.

Circondata da rive maestose del fiume Danubio, la città offre una combinazione di storia e modernità. Passeggiando tra le sue strade, potrete ammirare l’architettura antica degli imponenti edifici, tra cui la Cattedrale di San Stefano, l’Antico Municipio e la Chiesa dei Domenicani. Mentre ci si avventura tra i vicoli e le caratteristiche abitazioni, non si può non rimanere affascinati dalla sontuosità storica del suo Duomo e dai dettagli curati del Museo Oberhaus che racconta la storia della città.

La Baviera è senza dubbio e una delle mete turistiche più gettonate in Europa, ricca di luoghi che sono diventati dei veri e propri monumenti del patrimonio culturale del nostro continente. In particolare, non perdete alcune delle attrazioni più famose della regione, dal bellissimo Castello di Neuschwanstein al celebre Oktoberfest di Monaco.

Le maestose montagne che formano uno sfondo mozzafiato, i magnifici castelli che sembrano usciti da un racconto di fiabe, i laghi cristallini e le pittoresche cittadine raccontano la storia di una regione ricca di tradizioni e cultura. Insomma, visitare il Museo del bassotto vi darà l’opportunità non solo di apprezzare il rapporto secolare che esiste tra gli esseri umani e questi amati animali domestici, ma anche di ammirare la bellezza di una regione straordinaria come la Baviera.

Non resta molto altro da fare se non iniziare a pianificare il vostro viaggio e scoprire uno dei musei più singolari della Germania, ma attenzione: una volta visitato questo incantevole territorio, sarà difficile andarsene!

La città di Passau

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Passau, Germania
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Ariccia, il borgo delle meraviglie storiche e del cibo imperdibile

Abbarbicato su uno sperone roccioso da cui si gode della vista di un panorama pazzesco, il borgo di Ariccia è uno dei luoghi più suggestivi e ricchi di storia dei Castelli Romani: tra splendidi monumenti antichi, paesaggi naturali meravigliosi e tanto buon cibo, è una meta imperdibile per i turisti. Ma cosa c’è da vedere in questo paesino così affascinante? Andiamo alla scoperta delle sue infinite bellezze.

Ariccia, tra storia e buon cibo

Siamo nel cuore dei Castelli Romani, una regione ricca di bellezze naturali e di suggestivi borghi dove il tempo sembra essersi fermato. È qui, a poca distanza dalla capitale e dal suo traffico, che possiamo ammirare un luogo quasi magico: il paesino di Ariccia è un vero gioiello, incastonato nel panorama dei Colli Albani dove la natura la fa ancora da padrona. La sua è una storia antichissima, che risale ad un’epoca molto lontana nel tempo. Pare che il primo insediamento sia nato ben prima di Roma, attorno al 2.700 a.C., e sulla sua fondazione hanno avuto origine tantissime leggende interessanti.

Del suo ricchissimo passato, Ariccia porta ancora splendide testimonianze tra monumenti storici e tradizioni affascinanti. Il borgo è uno scrigno di cultura, arte e buon cibo tra cui tuffarsi: celebre è la porchetta di Ariccia, un piatto a base di carne di maiale cotta che vanta una produzione millenaria e che, da qualche anno, ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta (IGP). Tra le tante pietanze tipiche della cucina romana da assaporare tra le viuzze del borgo, questa è assolutamente imperdibile. Ma cos’altro si può fare ad Ariccia?

Cosa vedere ad Ariccia

Il borgo è piccolo e abbarbicato su uno sperone di tufo, per visitare il suo centro storico bastano poche ore: sarà una visita breve, ma ricca di sorprese. Una delle tappe principali non può che essere il suo ponte monumentale, un viadotto costruito nell’800 per collegare il paese con Albano Laziale, facendo di Ariccia una delle mete toccate dall’antica Via Appia. Il ponte si affaccia su Piazza di Corte, su cui (nel ‘600) intervennero Bernini e Fontana: è qui che sorgono alcuni dei monumenti più belli del centro storico, come la Collegiata di Santa Maria Assunta, che trae ispirazione dal Pantheon di Roma, e Palazzo Chigi.

Quest’ultimo, che oggi ospita il Museo del Barocco Romano, è molto conosciuto per aver fatto da sfondo a Il Gattopardo, capolavoro cinematografico di Luchino Visconti. Alle spalle del palazzo, si apre un enorme giardino: si tratta di Parco Chigi, nato nel ‘500 e in seguito restaurato dalla famiglia Chigi, grazie all’intervento (ancora una volta) del Bernini. Oltre ad essere una delle aree verdi più importanti dei Castelli Romani, grazie alla presenza di antiche querce e di un pluricentenario acero campestre, il parco conserva ancora splendide architetture seicentesche e alcuni reperti archeologici romani.

Accanto a Palazzo Chigi, infine, si può ammirare la Porta Napoletana: fu, in antichità, uno dei due soli accessi al paese, assieme alla Porta Romana (che venne murata nel ‘600 e riaperta solo due secoli più tardi). Un’ultima tappa da visitare è poi il Piazzale Mazzini, dove spunta un’alta colonna di travertino che custodisce il busto di Giuseppe Mazzini. Da qui si può godere di un panorama meraviglioso su tutta la Vallericcia, e nelle giornate più limpide lo sguardo si spinge addirittura sino alla città di Roma e al mare.