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In Italia è stato scoperto quello che si crede essere un antico castello

Alcune scoperte avvengono per puro caso, e sono sempre le più sorprendenti: proprio in questi giorni, durante dei normali lavori di ristrutturazione all’interno di una chiesa, sono emersi dei resti che potrebbero appartenere ad un antico castello. Tutto ciò è avvenuto in Sardegna, e gli esperti stanno studiando le rovine appena tornate alla luce per fare chiarezza sulla questione. Vediamo di che cosa si tratta.

Sardegna, trovati resti di un antico edificio

Doveva essere una normalissima ristrutturazione, ma si è trasformata nel teatro di una sensazionale scoperta che non ha precedenti. A Cabras, grazioso borgo della Sardegna che sorge lungo la costa occidentale dell’isola, sono stati trovati i resti di un edificio che potrebbe essere un antico castello. Nelle ultime settimane, hanno avuto inizio i lavori presso il cantiere aperto all’interno della Chiesa di Santa Maria Assunta, capolavoro barocco del XV secolo situato nel centro storico del paese. Secondo quanto previsto dal progetto di riqualificazione, gli operai hanno rimosso il pavimento delle cappelle laterali per sostituirlo con il marmo. Durante questa operazione, tuttavia, si sono accorti che sotto le mattonelle si nascondeva la base muraria di un edificio molto più antico.

I lavori si sono immediatamente fermati, e gli esperti stanno ora cercando di capire a che struttura appartengano questi resti. Il comune ha infatti chiesto subito l’intervento della Soprintendenza, che dal primo sopralluogo ha ipotizzato qualcosa di sorprendente. “Durante i lavori di rifacimento della pavimentazione lungo le cappelle laterali della chiesa sono emersi alcuni allineamenti murari concentrati nel settore settentrionale dell’edificio. Una delle nuove strutture individuate sembra essere pertinente ad una fase edilizia antecedente ai grandi e profondi interventi di rifacimento otto-novecenteschi” – ha spiegato l’archeologa Maura Vargiu – “Ora si procederà a documentare le murature emerse in modo da acquisire tutte le informazioni utili a chiarire la cronologia”.

Scoperto (forse) l’antico castello degli Arborea

Quello che hanno trovato sotto il pavimento della Chiesa di Santa Maria Assunta potrebbe essere l’antico castello degli Arborea. A chi sarebbe appartenuto? I giudici d’Arborea furono i sovrani dei territori sardi centro-occidentali, e una delle figure di spicco fu Eleonora d’Arborea. Nata in Catalogna, si presume che trascorse tutta la sua vita tra Spagna e la Sardegna, ma non si è mai saputo con certezza quali fossero le sue residenze principali. A Oristano, probabilmente visse in una casa-fortezza situata nel luogo dell’ex carcere della città. Numerose altre fonti, tuttavia, fanno riferimento ad un’abitazione a Cabras. Potrebbe trattarsi di quello che, storicamente, viene chiamato il castello di Masone de Capras.

I suoi resti sarebbero presenti proprio nei pressi della chiesa – che, a questo punto, potrebbe essere la cappella stessa del castello. Secondo alcune testimonianze, qui Eleonora avrebbe passato le sue estati. Ma resta ancora da dimostrare che le mura emerse nel corso dei recenti lavori siano davvero appartenenti a questo misterioso castello. Per il momento, gli esperti non possono fare che ipotesi. E il cantiere rimane fermo: “In generale viene prima verificata l’entità della scoperta venuta alla luce, per poi capire se continuare a scavare oppure mettere in sicurezza il bene e garantire la fruibilità dell’edificio” – ha dichiarato la soprintendente Monica Stochino.

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Fosse Dionne, il mistero del “pozzo senza fondo” in Francia

Ci sono luoghi al mondo che hanno assunto un’atmosfera quasi magica, circondati da un alone di mistero e da tantissime leggende (spesso inquietanti e drammatiche): uno di questi è Fosse Dionne, una sorgente sotterranea naturale che ha dato vita ad un vero e proprio “pozzo senza fondo”. In Francia è diventata un’attrazione molto popolare tra i turisti, cosa che ha senza dubbio giovato al piccolo villaggio presso cui si trova questa polla d’acqua. Ma le sue origini sono ancora avvolte nelle nebbie, aumentando così il suo fascino.

Fosse Dionne, il “pozzo senza fondo”

Siamo a Tonnerre, un piccolo borgo francese situato tra le campagne della Borgogna: qui i turisti possono ammirare Fosse Dionne, una sorgente carsica alimentata dalle acque piovane che scendono dalle colline circostanti, le quali si infiltrano tra gli strati calcarei dell’altopiano carsico su cui si trova il villaggio, per poi riemergere all’interno del pozzo. C’è inoltre almeno un fiume sotterraneo ad aggiungere la sua acqua alla sorgente risorgiva, sebbene su questo non si sia ancora fatta chiarezza. In effetti, le origini di Fosse Dionne sono tutt’oggi un mistero inesplorato.

Sappiamo che un tempo il pozzo veniva considerato sacro: il suo stesso nome è l’evoluzione di “Divona”, che significa divino. In epoca romana, la sorgente veniva utilizzata per rifornire d’acqua l’Oppidum di Tornodurum, e solo in seguito attorno ad essa si è sviluppato l’insediamento che sarebbe poi stato chiamato Tonnerre. Secondo alcune testimonianze, uno dei primi riferimenti a Fosse Dionne risale attorno al 600 d.C., quando San Jean de Rèome giunse in loco per ripulire quella che all’epoca era solamente una palude inutilizzabile, per rendere la sua acqua potabile.

Nei periodi successivi, il pozzo venne trasformato in un lavatoio: nel 1758, Louis d’Éon vi costruì attorno un lavabo circolare dal diametro di 14 metri, ma anche una galleria rivestita di piastrelle e sostenuta da piccole colonne scure, affinché le lavandaie fossero protette dalle intemperie durante il loro lavoro. Vennero poi aggiunti anche dei piccoli camini, per fornire la cenere necessaria alle lavandaie (ai tempi, così si faceva il bucato). Nel 1920, Fosse Dionne venne dichiarato monumento storico e ancora oggi attira tantissimi visitatori in Francia.

Le misteriose leggende di Fosse Dionne

Il mistero attorno alle origini di questa sorgente ha portato inevitabilmente alla nascita di numerose leggende. C’è chi, in passato, riteneva che fosse una sorta di passaggio verso un altro mondo, e si narra persino che San Jean de Rèome vi condusse una lotta epica contro il basilisco che ne abitava le profondità, riuscendo infine a sconfiggerlo e a bonificare il pozzo. Al di là della presenza di serpenti giganti che si nasconderebbero tra le sue acque, Fosse Dionne rimane comunque un’incognita. Nessuno sa quanto la sorgente sia profonda, né dove conduca realmente.

La fossa si apre in una camera sommersa, il cui ingresso è visibile dalla superficie. La grotta è stata esplorata in diverse occasioni, sebbene si tratti di un’impresa difficilissima: stretti passaggi e sifoni profondi, che richiedono abilità nelle immersioni e svariate soste di decompressione, hanno messo alla prova anche i più esperti. La prima spedizione di cui abbiamo testimonianza è stata effettuata nel 1955, e in seguito numerosi altri esploratori ci hanno riprovato, alcuni non facendo più ritorno. Dopo questi incidenti mortali, le immersioni sono state rigorosamente regolamentate.

L’ultimo ad aver tentato la missione è stato il sommozzatore francese Pierre-Éric Deseigne, che si è tuffato nelle acque di Fosse Dionne nel 2019: in quell’occasione è riuscito a raggiungere una profondità di quasi 80 metri, senza però avvistare alcuna traccia di un fondale. Nonostante abbia così superato il precedente record di immersione, detenuto dal collega Patrick Jolivet, non si è minimamente avvicinato a svelare il mistero di questo pozzo senza fondo.

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Si torna a viaggiare, ma il problema ora è (di nuovo) l’overtourism

Prima che scoppiasse la pandemia, erano già parecchi i luoghi colpiti dal fenomeno dell’overtourism, l’eccesso di visitatori che rende un posto difficile da visitare e da godere. Per circa tre anni non eravamo più abituati a stare in mezzo alla folla, ma ora che la paura del Covid è praticamente finita, i turisti sono tornati a riversarsi in massa in alcune località.

Lo abbiamo visto in occasione del primo ponte dell’anno, quello delle vacanze di Pasqua, quando migliaia di turisti hanno riempito i piccoli borghi delle Cinque Terre, si sono ammassati alle stazioni ferroviarie dei trenini che collegano Manarola, Vernazza, Monterosso e Corniglia e ne hanno affollato i vicoletti. Stessa situazione nelle città d’arte, da Venezia a Firenze per molti è stato incubo. E lo è anche per gli abitanti, che di turismo non vivono, ma che ne devono pagare le conseguenze.

Le possibili soluzioni

Era meglio prima allora? Basterebbe trovare il modo di contenere i flussi. C’è chi pensa a un ticket d’ingresso come ha fatto il Comune di Venezia per disincentivare la massa ad andare in un luogo o a un numero chiuso con tanto di preregistrazione online, come accade su molte spiagge della Sardegna. In entrambi i casi, c’è chi storce il naso perché tutti hanno diritto di muoversi liberamente senza sentirsi rifiutati e quindi con un effetto controproducente per i Comuni.

C’è chi chiede a gran voce una legge speciale per frenare l’overtourism, tornato in maniera prepotente nel weekend pasquale e che potrebbe ripresentarsi in occasione dei prossimi ponti (25 aprile, 1° maggio, 2 giugno), quando la bella stagione invoglierà molti a mettersi, giustamente, in viaggio.

A Portofino, per esempio, saranno istituite due zone rosse per i pedoni, nelle quali sarà proibito stazionare se non scattare una foto velocemente, pena una multa salata (fino a 275 euro).

Il punto di vista delle istituzioni

Sul campo è scesa il ministro al Turismo Daniela Santanché che vorrebbe risolvere la questione in modo diverso, senza alcun numero chiuso nei centri più affollati, proponendo di alzare i prezzi per alcuni beni culturali e musei facendo così una selezione sulla base delle disponibilità economiche. In un’intervista rilasciata al Messaggero avrebbe spiegato che “L’overtourism è un problema globale e le persone che si muovono stanno aumentando in maniera esponenziale. Le località da visitare in Europa sono più o meno sempre le stesse. Penso alle città d’arte, a Roma, Venezia, Firenze, ma non solo. Si è sempre pensato al numero di teste per dare i dati del turismo, oggi dobbiamo pensare invece alla spesa media di ogni visitatore. E su questo i nostri numeri sono più bassi di altri Paesi europei. Ecco perché dico che bisogna alzare l’asticella, lo standard dei servizi. Personalmente non trovo che il numero chiuso possa essere una soluzione per salvaguardare le città d’arte mentre è giusto quello che sta facendo il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano che sta alzando i prezzi per alcuni beni culturali e musei. Non può essere che la Torre di Pisa costi meno della Tour Eiffel o che gli Uffizi costino meno del Louvre, vista anche la voglia che c’è di Italia”.

Per discutere di overtourism e di turismo sostenibile si è tenuto di recente un vertice in Albania in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale del Turismo, dove si sono incontrati i delegati di 40 Paesi, tra cui l’Italia con la nostra Agenzia Nazionale del Turismo (ENIT) e capire come migliorare l’impatto dei flussi turistici. Tra le ipotesi, un contingentamento dei flussi e l’accesso al patrimonio artistico culturale oltre alla valorizzazione di aree meno note e al potenziamento delle infrastrutture.

Un problema globale

Ma il problema non è solo in Italia. Prima della pandemia avevano chiuso al turismo alcuni luoghi simbolo in tutto il mondo. Basti pensate alla celebre Maya Bay, la spiaggia della Thailandia dove è stato girato il film con Lonardo DiCaprio “The Beach” sulla quale, a un certo punto, si era arrivati a contare milioni di persone che vi si riversavano. O all’isola di Komodo, uno dei luoghi più caratteristici dell’Indonesia che accoglieva migliaia di turisti ogni anno. Nel 2020, grazie a un provvedimento emanato dal governo indonesiano, il sito era stato al pubblico per tutelare il famoso varano, il “drago” di Komodo. O ancora, Uluru (Ayers Rock) in Australia, il monolite di arenaria dal caratteristico colore rosso che spunta nel deserto, considerato un luogo sacro per la popolazione aborigena e che ha vietato ai turisti di scalarlo come erano soliti fare prima. O ancora, per tornare in Italia, in nostro Lago di Braies, divenuto famoso per essere stato il set di una seguitissima fiction Tv, che d’estate è accessibile a un numero limitato auto e che ha organizzato, da qualche anno, un servizio di navette per raggiungerlo.

Potrebbe essere quest’ultima la soluzione migliore, offrendo un servizio comodo e puntuale per consentire a tutti di godere di un luogo? Secondo noi sì.

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A breve non servirà più il vaccino per viaggiare negli Stati Uniti

L’emergenza Covid, per nostra fortuna, sembra essere ormai solo un brutto ricordo. Da un po’ di tempo a questa parte, infatti, per quanto riguarda i viaggi non si parla più di Green Pass o di qualsiasi altro tipo di limitazione come il famigerato distanziamento sociale. C’è però un Paese, uno tra i più amati di tutto il mondo, che ancora permette l’accesso nel suo territorio esclusivamente ai viaggiatori completamente vaccinati. La buona notizia però è che questa regola decadrà a breve. Parliamo degli Stati Uniti, e ora scopriremo insieme cosa bisogna sapere se ci si vuole organizzare un viaggio.

Quando scade l’obbligo di vaccino per gli Stati Uniti

In questi ultimi giorni il Presidente Biden ha firmato una legge che finalmente mette una pietra sopra al periodo di emergenza sanitaria negli Stati Uniti. O almeno questo è stato quanto ha riferito la Casa Bianca per mezzo di una nota in cui è specificato che tutte le normative che riguardano la pandemia termineranno il prossimo 11 maggio.

C’è da dire, però, che in realtà l’obbligo del vaccino per entrare negli USA sarebbe dovuto decadere il 10 aprile ma, visto che verrà dichiarata la fine dell’emergenza sanitaria l’11 maggio, la Transportation Security Administration ha ritenuto opportuno prolungare la richiesta del documento che attesta la vaccinazione fino a quello stesso giorno del prossimo mese.

Cosa bisogna sapere per viaggiare negli Stati Uniti fino all’11 maggio

Fino all’11 maggio per entrare negli Stati Uniti è necessario essere completamente vaccinati. C’è però un’eccezione per i viaggiatori di età superiore ai 2 anni che arrivano negli USA provenendo da Cina, Hong Kong o Macao, o che siano stati in queste aree nei 10 giorni precedenti: in questi casi, oltre alla vaccinazione, bisogna mostrare all’imbarco un test anti-Covid con risultato negativo o un certificato di guarigione dal virus.

Essere completamente vaccinati secondo le regole degli Stati Uniti vuol dire aver ricevuto, almeno 14 giorni prima dell’arrivo, la seconda dose di vaccinazione, o la dose singola, nel caso di vaccini che prevedano una sola inoculazione (Johnson and Johnson). In entrambe le circostanze, il certificato di vaccinazione completa non ha scadenza ai fini dell’ingresso nel Paese.

new york regole di viaggio

Fonte: iStock

Veduta di New York

Al contempo, sono ritenute completamente vaccinate anche le persone che hanno ricevuto una vaccinazione mista, a condizione che sia stata effettuata con vaccini riconosciuti da FDA o inclusi nella EUL (“any combination of two doses of an FDA approved/authorized or WHO emergency use listed COVID-19 two-dose series”) e che le dosi siano state somministrate a distanza di almeno 17 giorni l’uno dall’altra.

Se tutto quello che vi abbiamo scritto sopra non è rispettato, fino all’11 maggio non si è considerati completamente vaccinati, e di conseguenza non è possibile viaggiare negli Stati Uniti.

Infatti, se una persona ha contratto il Covid-19 e ha ricevuto una sola dose di vaccino (ad eccezione del vaccino monodose Johnson & Johnson) non è considerata completamente vaccinata per potere viaggiare negli USA.

Ad essere del tutto esclusi dalla vaccinazione sono i minori di 18 anni (e anche altre situazioni che vi invitiamo a visionare sui siti ufficiali del Paese), salvo le persone di età superiore ai 2 anni che arrivano negli Stati Uniti provenendo da Cina, Hong Kong o Macao, o che siano stati in questi Paesi nei 10 giorni precedenti: chi si trova in questa situazione dovrà mostrare all’imbarco un test anti-Covid con risultato negativo o un certificato di guarigione dal Covid.

Cosa visitare negli Stati Uniti

È pressoché impossibile fare una selezione delle attrazioni da visitare negli Stati Uniti. Parliamo di ben 50 Stati che sono uno più interessante dell’altro. Certo è che la caduta dell’obbligo vaccinale invita davvero tutti a correre alla scoperta di alcuni luoghi particolarmente iconici e da sogno.

Tra questi non può mancare una delle sue città più famose: New York. Del resto chi non ha mai sentito parlare della Statua della Libertà che svetta dal 1886 sull’isola di Liberty Island? Oppure dell’infinito Ponte di Brooklyn che è da quasi tutti considerato uno dei più scenografici al mondo? Insomma, la Grande Mela è un must per chiunque decida di fare un viaggio in questa zona del nostro pianeta.

Tra le altre meraviglie degli Stati Uniti c’è senza ombra di dubbio il Grand Canyon, un vero e proprio lavoro magistrale che la natura ha messo a punto nel corso del secoli e che lascia completamente a bocca aperta qualsiasi viaggiatore.

Grand Canyon regole di viaggio

Fonte: iStock

Il meraviglioso Grand Canyon

Si trova in Arizona e si estende su circa 5.000 chilometri quadrati in cui incredibili formazioni geologiche scolpite dal fiume Colorado sono lì a testimoniare il vero e proprio sviluppo di questo territorio del nostro Pianeta.

Altrettanto famosa e affascinante è la Monument Valley, un parco così straordinario che ha fatto da set cinematografico a tantissimi film famosi in tutto il mondo. Del resto in questo luogo è è possibile ammirare uno dei panorami che simboleggiano il Far West americano. Situato anch’esso in Arizona ma in grado di raggiungere anche alcune zone dello Utah, viene da molti definito come l’ottava meraviglia del mondo.

Un vero viaggio negli Stati Uniti va fatto on the road: noleggiando una delle macchine tipiche e guidando su strade infinite circondate da panorami spesso surreali. In questo senso è assolutamente interessante percorrere la famigerata Route 66, una strada che racchiude in ogni suo centimetro la storia americana, che collega Chicago a Los Angeles in quasi 5.000 chilometri.

Se deciderete di percorrerla è bene sapere che un’ampia porzione è stata ormai rimpiazzata dalle moderne autostrade locali. Sta quindi a voi scegliere di guidare sui tratti che sono stati lasciati intatti come vera e propria testimonianza dello spirito del sogno americano.

Infine, ma ci teniamo a ripetere che le meraviglie degli Stati Uniti non sono di certo finite qui, un po’ di relax in “paradiso” presso le Florida Keys, un serie di isole che sono una più bella dell’altra, anche se la più famosa è senza ombra di dubbio Key West che, oltre a essere una cittadina eccezionale, regala anche al visitatore dei tramonti che sono un vero e proprio sogno a occhi aperti.

Insomma, dall’11 maggio potranno tornare negli Stati Uniti anche i viaggiatori non vaccinati conto il Covid, un posto dove in fatto di luoghi da vedere c’è davvero l’imbarazzo della scelta.

Monument Valley regole di viaggio

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La strada che conduce verso la Monument Valley
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Puoi entrare in un’opera d’arte e attraversare l’arcobaleno

Sono scrigni delle meraviglie, sono i protettori di tesori, oggetti, capolavori e storie che riguardano le culture e le tradizioni di città, Paesi e popolazioni, dell’umanità intera, sono i luoghi sacri alle Muse, le protettrici delle arti e delle scienze. Sono i musei del mondo, luoghi da conoscere e da esplorare.

Indipendentemente dalle dimensioni, dalle origini e dalle destinazioni, vale sempre la pena inserire una visita a un museo nei nostri itinerari, perché sono proprio questi a raccontarci l’anima dei luoghi che visitiamo. Alcuni edifici, poi, sono così straordinari, per forme, lineamenti e collezioni, che valgono da soli il viaggio.

Tra i musei da visitare almeno una volta nella vita c’è sicuramente l’ARoS Aarhus Kunstmuseum situato nella città di Aarhus in Danimarca. Non solo perché è uno dei più grandi musei di tutta Europa ma anche perché è qui che si può vivere una delle esperienze più incredibili di sempre: entrare in un’opera d’arte e attraversare l’arcobaleno.

Your Rainbow Panorama

I musei, dicevamo, non solo solo spazi espositivi che ospitano mostre permanenti o temporanee, ma sono dei veri e propri gioielli da conoscere e da esplorare. Dei capolavori artistici e architettonici da contemplare, conoscere e attraversare.

L’ARoS Aarhus Kunstmuseum è uno di questi. Fondato nel 1985, il museo ha inaugurato la sua nuova e attuale sede nell’aprile del 2004, mostrandosi al mondo intero con un edificio grandioso che si snoda su una superficie di oltre 20.000 metri quadrati e che ospita ben 10 piani. Progettato dallo studio di architettura Schmidt Hammer Lassen, l’ARoS Aarhus Art Museum è oggi considerato uno dei più grandi e importanti musei d’arte moderna di tutto il nord Europa.

Al suo interno sono ospitate numerose mostre, permanenti e temporanee. Non mancano un negozio d’arte, una caffetteria e un ristorante. La vera attrazione dell’edificio però, come lo sguardo stesso può confermare, si trova in cima alla struttura. Nel 2011, infatti, è stata aggiunta una passerella sospesa e circolare, si tratta di Your Rainbow Panorama, un’installazione firmata dall’artista Ólafur Elíasson, che rende l’esperienza all’interno del museo davvero unica.

Your Rainbow Panorama

Fonte: 123rf

Your Rainbow Panorama

Un arcobaleno da attraversare: l’esperienza da sogno

Una visita all’ARoS Aarhus Kunstmuseum, dicevamo, è qualcosa che tutti dovremmo concederci almeno una volta nella vita. Non solo per ammirare i tesori conservati, ma anche perché è qui che è possibile entrare all’interno di un’opera d’arte e attraversare l’arcobaleno.

Your Rainbow Panorama, infatti, è proprio questo. Un arcobaleno circolare e sospeso, situato a 50 metri d’altezza che offre la possibilità di vivere un’esperienza mozzafiato. L’installazione, caratterizzata da una vetrata circolare formata da pannelli di colori differenti, affaccia direttamente sulla città consentendo ai visitatori di ammirare gli scorci più spettacolari di Aarhus che si aprono passo dopo passo.

Camminando all’interno dell’opera, e guardando verso l’esterno, si ha come l’impressione di trovarsi proprio dentro un arcobaleno. E se l’esperienza è incredibile a ogni ora del giorno, è di notte che diventa magica. Quando il sole lascia spazio al crepuscolo, infatti, i soffitti bianchi si illuminano rendendo il complesso un arcobaleno fluttuante che annulla i confini visibili tra gli interni e gli esterni. È in quel momento che i visitatori possono diventare i protagonisti di un’opera d’arte effimera e straordinaria.

Your Rainbow Panorama, l'installazione permanente all'ARoS Aarhus Kunstmuseum

Fonte: iStock/Jens-Jensen

Your Rainbow Panorama, l’installazione permanente all’ARoS Aarhus Kunstmuseum
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Questa fioritura sta trasformando il Paese. L’Islanda si tinge di viola

Organizzare un viaggio in Islanda, e raggiungere la terra dei campi di lava, è sempre un’ottima idea. Lo è perché sono tante le meraviglie che caratterizzano questo Paese e che sono custodite negli sterminati paesaggi che si aprono a ogni passo e che si perdono all’orizzonte.

Vulcani secolari, geyser suggestivi, parchi nazionali incantati e ghiacciai meravigliosi: queste sono solo alcune delle bellezze straordinarie che compongono l’immenso patrimonio naturalistico del Paese e che si fondono con la storia, col passato e con la cultura.

Raggiungere l’Islanda è qualcosa che tutti i viaggiatori dovrebbero fare almeno una volta nella vita, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni. Tuttavia è in questo periodo che sta succedendo qualcosa di straordinario su tutto il territorio, una fioritura che sta trasformando il Paese e sta colorando l’Islanda di viola. Pronti a partire?

La fioritura che tinge di magia il Paese

C’è qualcosa di magico che sta succedendo proprio adesso in Islanda, un incantesimo lanciato da Madre Natura poco dopo il suo risveglio. Si tratta della fioritura dei lupini (lupinus), piante da fiore perenni che tra la fine della primavera e l’estate regalano sorprendenti visioni colorate che incantano la vista e lasciano senza fiato.

Quelli che è possibile avvistare in Islanda, a partire dai mesi di aprile, sono i Lupinus nootkatensis, anche conosciuti come lupini dell’Alaska. Non si tratta di esemplari autoctoni, ma sono stati importati qui per la loro capacità di migliorare la fertilità del terreno e combattere l’erosione. La pianta produce dei semi molto simili a quelli nostrani, ma questi a differenza degli altri non sono commestibili.

Tuttavia le foglie vengono utilizzate a scopi medici per le loro proprietà antinfiammatorie. Le piante, inoltre, sono molto apprezzate dai coltivatori locali che li utilizzano come “esca” per gli insetti impollinatori.

La fioritura dei lupini davanti alla Cascata di Skogafoss

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La fioritura dei lupini davanti alla Cascata di Skogafoss

L’Islanda si colora di mille sfumature di viola: è bellissima

I lupini crescono praticamente ovunque: impossibile non notarli. Le distese corrono ai fianchi delle strade, si snodano tra le campagne, si moltiplicano vicino alle cascate e ai laghi fino a perdersi all’orizzonte, creando dei paesaggi surreali.

Anche se la loro introduzione nel territorio islandese ha origini tutt’altro che “estetiche”, nessuno oggi potrebbe rinunciare mai a questo show iconico che trasforma, letteralmente, l’Islanda in un paesaggio vibrante caratterizzato da mille sfumature di viola.

Come abbiamo anticipato, le fioriture sono ben visibili ovunque, tuttavia ci sono alcuni luoghi che, più di altri, si sono già trasformati nel palcoscenico di uno spettacolo mozzafiato.

Se avete in mente di raggiungere l’Islanda, tra i mesi che vanno da aprile ad agosto, il consiglio è quello di inserire nell’itinerario di viaggio una visita al Parco Nazionale di Thingvellir, una passeggiata nella Riserva Naturale di Landmannalaugar e anche un’esplorazione nella zona dei fiordi occidentali partendo da Ísafjörður. Gli altri luoghi dove questi fiori danno spettacolo sono: la cascata di Skogafoss, la montagna Húsavíkurfjall e la penisola di Snæfellsnes, dove le fioriture si snodano tutto intorno alla chiesa di Hellissandur.

È possibile, inoltre, ammirare le fioriture di lupini anche nei dintorni di Reykjavik. Concedetevi qualche passeggiata a ritmo lento, tra le strade e i parchi, e aguzzate la vista: l’Islanda dipinta di viola è davvero bellissima.

I campi di lupini in fiore tra le strade d'Islanda

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I campi di lupini in fiore tra le strade d’Islanda
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Dieci perle sul Lago di Como per una gita fuori porta

Vengono da tutto il mondo per vedere il Lago di Como, i suoi borghi, le sue ville d’epoca, i suoi giardini e i suoi scorci panoramici unici al mondo. Ecco perché dovremmo essre i primi a viistare questo angolo di paradiso che il nostro Paese ci regala.

Sono tantissimi i luoghi che si possono visitare, a seconda dei propri interessi e del tempo che si ha a disposizione. Ne abbiamo selezioati dieci (ce ne sarebbero molti di più, però) che vi consigliamo assolutamente di non perdere.

1. Varenna, il borgo degli innamorati

Questo delizioso borgo nella provincia di Lecco un tempo era un villaggio di pescatori. Oggi il suo centro storico ha uno splendido patrimonio artistico. Il cuore pulsante del borgo è la sua piazza centrale, sulla quale si affaccia la Chiesa di San Giorgio. L’edificio, risalente al XIII secolo, venne costruito sulle fondamenta di un antico tempio romano. Percorrendo le viuzze che si diramano dal centro storico di Varenna, arriviamo a ridosso del lago e rimaniamo affascinati da Villa Monastero (punto 10): suggestivo complesso architettonico del ‘500, un tempo fu convento di monache cistercensi. Ma il luogo più romantico di Varenna è senza dubbio la Passeggiata degli Innamorati: una breve passerella di metallo ad arco, ricoperta di piante rampicanti che, nei periodi caldi, si trasforma in un tripudio di colori e di profumi.

2. Villa del Balbianello

Si trova a Lenno, sulla sponda occidentale del lago, dove inizia la zona costiera denominata Costa della Tremezzina. Villa del Balbianello, che sembra uscita da un film di Hollywood, è un Bene del FAI ed è il più visitato d’Italia in quanto è una delle più spettacolari e scenografiche dimore sul Lago di Como. Decisamente il punto forte della villa è il suo enorme giardino. Le potature ardite, come quella a ombrello del grande leccio, sono un vero spettacolo. E poi la Loggia Durini, la monumentale struttura ad arco decorata da una rosa dei venti intarsiata e abbracciata da un Ficus Repens (dove è stata girata una celebre scena di “Star Wars“), e la Darsena, il porticciolo ricavato nelle rocce (chi ha la fortuna di giungere a Villa del Balbianello a bordo di un’imbarcazione potrà provare un’esperienza davvero esclusiva). All’interno della villa si trova Museo delle Spedizioni.

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Villa del Balbianello sul Lago di Como

3. Bellagio, il borgo tra i due rami del Lago di Como

Incantevole meta turistica e culturale, Bellagio è celebre per la sua posizione geografica davvero esclusiva: il borgo si trova sull’estremità settentrionale del Triangolo Lariano, proprio nel punto in cui si dipartono i due rami del Lago di Como. L’antico borgo, dove si susseguono suggestive abitazioni d’epoca, è percorso da vicoli e da caratteristiche scalinate acciottolate sulle quali si affacciano variopinti negozi di artigianato e tanti localini tipici. Sul lungolago si affacciano ristoranti e piccoli bar dove fermarsi nelle belle giornate ad ammirare il panorama a gustare le specialità locali. Una delle attività imperdibili a Bellagio è il giro in battello. Il tour del promontorio dura 20 minuti. Chi desidera. può raggiungere la sponda opposta nell’altrettanto delizioso borghetto di Varenna.

4. Villa Carlotta

Villa Carlotta, una delle più belle dimore storiche che si possono visitare in Italia, si trova a Tremezzo, in provincia di Como, e s’affaccia direttamente sul lago, con vista sul pittoresco borgo di Bellagio, da cui è raggiungibile in motonave. La vista dalla villa e dai giardini è meravigliosa e i colori della fioritura lasciano senza fiato. Non a caso, viene spesso scelta come location per matrimoni, anche per la terrazza panoramica che si affaccia sul lago. Villa Carlotta accoglie i visitatori con il suo magnifico parco botanico e le sue sale ricche di capolavori d’arte: è un luogo di rara bellezza, qui capolavori della natura e dell’ingegno umano convivono armoniosamente in 70.000 mq tra giardini e strutture museali. Il parco di Villa Carlotta (circa 8 ettari visitabili) è luogo di grande fascino, non solo per la posizione panoramica particolarmente felice, ma anche per l’armonica convivenza di stili, la ricchezza di essenze, le suggestioni letterarie che ne fanno una meta imperdibile per chi giunge sul Lago di Como. All’interno ci sono opere di Antonio Canova e dipinti di Hayez.

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Il parco di Villa Carlotta vista Lago di Como

5. Nesso, il borgo con la cascata

In questo borgo la natura è un tutt’uno con le abitazioni. Nesso è conosciuto per il suo celebre e incredibile orrido, una gola naturale e profonda scavata nella roccia che caratterizza l’intero territorio. Sorge esattamente sul punto di unione tra i due torrenti Tud e Nosé che, da questa fusione, creano l’omonima cascata che rende questo luogo unico. Questa spettacolare gola naturale, nata dalla profonda frattura nella roccia, esplode in una cascata con un salto di oltre 200 metri che divide il piccolo borgo in due parti, che Leonardo da Vinci, nel “Codice Atlantico”, descrisse come “incredibile”. Ma il borgo di Nesso, conserva tra le sue strade pittoresche, anche un incantevole patrimonio architettonico da scoprire. Da una lunga e ripida scalinata di pietra che costeggia le case colorate che caratterizzano il borgo di Nesso, si arriva all’antico Ponte della Civera, dal quale si può ammirare la cascata.

6. Villa Olmo

Meraviglioso esempio di stile neoclassico, è uno degli edifici più belli e affascinanti di Como. Ad arricchire il piacere della vista lo stupendo panorama che si apre sul Lago di Como. La villa prende il nome da un meraviglioso olmo centenario che svettava nel giardino, che purtroppo però oggi non esiste più. Negli anni ha ospitato numerosi eventi, tra cui l’Esposizione Internazionale per il centenario della morte di Alessandro Volta, numerosi congressi, spettacoli ed esposizioni artistiche. Oggi Villa Olmo è costituita da un corpo centrale – dove si possono visitare spesso esposizioni temporanee – l’ala laterale settentrionale, il casino meridionale e quello settentrionale, le serre, il complesso del Tennis, l’ostello internazionale e il Lido, nonché dal giardino.

7. Cadenabbia, una perla rara

Il nome di Cadenabbia pare derivi da “Ca’ dei Nauli” ovvero “Casa dei Barcaioli”. Anticamente, infatti, in questa località sorgeva una locanda dove erano soliti sostare i barcaioli (“nauli”) che, con i loro “comballi” (battelli mercantili a fondo piatto), trasportavano merci e derrate provenienti da Lecco e da Como ai paesi rivieraschi. Sta di fatto che, da quell’antica locanda, agli inizi del 1800, nacque il primo albergo per turisti, la Locanda Cadenabbia, oggi Grand Hotel Cadenabbia, ma divenuto allora Grand Hotel Bellevue, ospitando Imperatori, Re e Regine. Per lungo tempo Cadenabbia fu uno dei luoghi preferiti dagli inglesi che, qui, si stabilirono e che fondarono una comunità tanto importante da indurre a edificare una chiesa anglicana, la prima in Italia, consacrata nel 1891. Qui ha sede una delle dimore storiche più famose, Villa Carlotta (punto 4).

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Fonte: 123rf

Il borgo di Cadenabbia sul Lago di Como

8. Villa Melzi d’Eril

Si tratta di uno dei palazzi storci più belli del lago in uno dei borghi più affascinanti: Bellagio (punto 3). Situata sul litorale occidentale del Lago di Como, la villa è ancora abitata e, quindi, visitabile solo in alcune sue parti. Nei pressi di questo incantevole edificio è possibile visitare un piccolo museo che ospita numerosi reperti archeologici, dipinti e vasellami antichi. C’è comunque la possibilità di visitare l’incantevole giardino. L’immensa area verde di Villa Melzi ospita reperti di grande valore artistico e storico, tra cui statue egizie e urne di origine etrusca. Il giardino ospita persino una gondola veneziana, giunta qui a Bellagio per volontà di Napoleone. Tutto il parco è costellato di statue, busti e opere di epoche diverse, che si fondono con i giardini e le piante in un’atmosfera di puro incanto.

9. Corenno Plinio, il borgo medievale

Sono pochissimi gli abitanti di Corenno Plinio: giusto 16 persone, con un solo ristorante e pochissime attività. Sarà anche questa sensazione di abbandonarsi alla storia e al passato – oltre alla tranquillità e all’assoluta bellezza del posto – che affascina tanto i turisti stranieri che ogni settimana arrivano qui per godersi la vista del lago e perdersi tra le stradine del borgo. da un paio d’anni ai visitatori è chiesto di pagare un ticket d’ingresso. Costruito su un insediamento romano e a picco sul lago, la particolarità di questo paesino (che deve il nome al console romano Caio Plinio che a Como era nato e dove amava soggiornare) sono i gradini intagliati nella roccia, tant’è che oggi Corenno è anche soprannominato il Borgo dei mille gradini. Sarà proprio salendoli che respirerete la vera essenza di Corenno e, quando arriverete in cima al castello medievale, con la cinta e le due torri merlate, vi sembrerà di fare un tuffo nel passato. In questo incanto di borgo si trova anche il vecchio molo, in fondo alle scalinate. Qui sono ancora attraccate le barche dei pescatori, ma anche dei pochissimi abitanti.

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Fonte: 123rf

Corenno Plinio

10. Villa Monastero

A Varenna (punto 1) si trova uno degli esempi più interessanti di dimora in stile eclettico di fine Ottocento. Un tempo fu un convento di monache cistercensi. Si affaccia direttamente sul Lago di Como ed è circondata da un giardino botanico di grande impatto scenografico e valore simbolico. Si distingue, oltre che per la sua bellezza, per essere uno dei siti storico-paesaggistico-ambientali principali del territorio. Di proprietà della Provincia di Lecco, si estende lungo una stretta lingua di terra per circa due chilometri. Vi si possono ammirare numerose e rare specie arboree autoctone ed esotiche che oggi superano i 900 esemplari.

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In Egitto esiste una piramide “piegata”: ecco spiegato il mistero

Simbolo dell’Egitto, ma soprattutto dell’eccellenza architettonica dell’antichità, le piramidi sono costruzioni affascinanti e dalla forma inconfondibile. Proprio la forma che, all’apparenza, sembra così semplice, in realtà è ricca di mistero. Ancora oggi archeologi e appassionati non smettono di domandarsi come sia stato possibile realizzare strutture così imponenti, che con la loro bellezza tolgono il fiato, senza l’utilizzo delle tecniche ingegneristiche moderne.

A rendere ancora più intriganti questi monumenti funebri, che si stagliano dalla sabbia e che caratterizzano il paesaggio del deserto, ci pensano alcune “versioni” particolari come la Piramide Piegata fatta costruire dal faraone Snefru, intorno al 2600 a.C. e che si trova nella Necropoli di Dahshur, a una quarantina di chilometri da Giza.

Le intuizioni del faraone Snefru

Appartenente alla IV dinastia egizia, il Faraone Snefru, padre di Cheope, visse oltre 2000 anni prima della nascita di Cristo. Di lui si ricordano le vittorie durante le campagne militari contro i Nubiani e le tribù libiche, ma soprattutto l’ingegno architettonico che lo portò a costruire delle piramidi innovative per il suo tempo.

Non è un caso che a Dahshur si possano ammirare oggi due costruzioni davvero eccezionali, la preziosa eredità del periodo in cui Snefru ha regnato. Non c’è soltanto quella piegata a dominare il panorama, ma anche quella rossa, entrambe a rappresentare il passaggio dai monumenti funerari a gradoni a quelli più classici. In realtà, prima di queste due piramidi, il faraone aveva ordinato di costruirne un’altra, quella di Meidum che però crollò durante la realizzazione. I tre edifici voluti da Snefru hanno caratterizzato il percorso evolutivo e architettonico che ha portato poi alle famose piramidi di Giza.

Uno scorcio della Piramide Piegata

Fonte: IPA

La Piramide Piegata fatta costruire da Snefru

Un errore e una correzione che l’hanno resa unica

Unica nel suo genere, la Piramide Piegata di Dahshur non ha eguali. Ma com’è possibile che abbia una forma così strana? Inizialmente fu costruita con un angolo di inclinazione di 54 gradi, ma durante la realizzazione gli architetti furono costretti a modificare il progetto iniziale. Il terreno, infatti, non era in grado di reggere il peso della struttura e avrebbe potuto cedere da un momento all’altro.

Per questo motivo fu necessario ridurre l’angolo di inclinazione fino a 43 gradi, una decisione che ha reso stabile la piramide e che, a distanza di secoli, contraddistingue il suo aspetto piegato. Ancora oggi è in un discreto stato di conservazione, tanto che è possibile ammirare nella metà inferiore la pietra calcarea bianca che rivestiva in origine l’intera struttura.

Con i suoi 105 metri di altezza, è impossibile non rimanerne affascinati, ammirando la sua bellezza senza tempo che si può ritrovare anche all’interno. Infatti, recentemente è stata sottoposta a un attento restauro che ha portato alla luce due splendide camere sepolcrali che sono state aperte ai visitatori.

I visitatori possono scendere nel corridoio lungo 79 metri che conduce ai 23 metri di profondità della camera sotterranea, ammirando il cuore di una costruzione antichissima e decisamente sui generis, dal momento che nello skyline egiziano non esiste nulla di simile.

Entrare in questo monumento rappresenta un vero e proprio tuffo nel passato, quando ci si trova all’interno di un edificio così antico è impossibile non immaginare gli sforzi e gli ingegni degli architetti dell’epoca, i quali sono stati “ripagati” a distanza di millenni con il riconoscimento da parte dell’Unesco come patrimonio mondiale.

La struttura interna della Piramide Piegata

Fonte: IPA

L’interno della Piramide Piegata
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Asia Giappone Idee di Viaggio isole itinerari culturali Viaggi

Kyushu, l’isola dove scoprire la cultura onsen giapponese

Nel settore del wellness, grande importanza rivestono le mete turistiche caratterizzate da stabilimenti termali e sorgenti d’acqua curativa: anche in Giappone ci sono molte destinazioni dove immergersi nella cultura “onsen”, termine con il quale viene designata proprio la stazione termale, che sia essa all’aperto o al coperto, pubblica o gestita privatamente. In questi luoghi ci si può rilassare completamente, sfruttando i benefici delle acque calde e della stessa atmosfera intima. Per vivere questa esperienza, l’ideale è dirigersi verso l’isola di Kyushu. Andiamo alla scoperta di questo posto meraviglioso.

L’isola di Kyushu, tra terme e paesaggi lussureggianti

Caratterizzata da un clima subtropicale, l’isola di Kyushu vanta panorami davvero incantevoli: è la terza per grandezza tra quelle che formano l’arcipelago giapponese, situata a sud-ovest rispetto all’isola principale di Honsu. Il suo paesaggio è prevalentemente montuoso, ed è qui che sorge il vulcano attivo più alto del Paese. Si tratta del Monte Aso, responsabile dei movimenti tettonici che danno vita alle numerose sorgenti termali di cui Kyushu è così ricca. Ma non solo: le eruzioni e le colate laviche hanno anche modellato le sue coste frastagliate, lungo le quali spuntano tantissimi isolotti rocciosi, e creato un microclima dove gli agrumeti hanno trovato il loro habitat.

Ma torniamo alle terme e alla cultura onsen. Uno dei centri principali del Paese è la città di Yufuin, situata nella prefettura di Oita. Qui si trovano le sorgenti più calde del Giappone intero, cosa che ha reso la meta un’attrazione molto popolare per i turisti alla ricerca di un’esperienza wellness. Il centro abitato si trova lungo il bacino di un fiume, circondato dalle montagne e da vaste campagne, dove a prevalere sono le risaie. Ecco perché le mattine invernali sono caratterizzate da una leggera nebbiolina che sembra sgorgare dalla terra, offrendo un panorama quasi magico.

Diversi ryokan tradizionali, ovvero locande tipiche del periodo Edo (tra il ‘600 e l’800) che sono rimaste ancora immutate nel tempo, si alternano ad hotel ben più moderni e lussuosi, per soddisfare davvero ogni esigenza. Ma le vere protagoniste sono le acque termali, che sembrano avere importanti proprietà curative. Sono da sempre impiegate per combattere nevralgie, artriti e dolori muscolari, ma anche problemi gastrointestinali e disturbi della pelle. Alcune sorgenti offrono anche acqua da bere, per trattare patologie come il diabete, l’obesità e il rallentamento del transito intestinale.

Cosa vedere sull’isola di Kyushu

Oltre a Yufuin, c’è un’altra località turistica molto conosciuta per i suoi bagni termali. Si tratta di Beppu, il cui territorio è costellato di sorgenti d’acqua calda che, in alcuni casi, vengono persino ritenute sacre. In totale, si stima che qui scorrano più di 70mila metri cubi d’acqua al giorno: non sorprende che i turisti vi si rechino per trarne beneficio. Ma lasciamo da parte gli onsen e immergiamoci nelle altre bellezze di questa regione. Per chi ama la natura incontaminata, uno dei luoghi più suggestivi è la Gola di Takachiho: uno stretto passaggio tra rocce vertiginose e ricoperte di muschi, scavato dal fiume e da splendide cascate.

È invece nella città di Usuki che si può ammirare una bellissima collezione di Buddha in pietra vulcanica, probabilmente scolpiti nel XII secolo (per ragioni che rappresentano ancora un mistero). Alcuni di essi sono considerati tesoro nazionale del Giappone. Sempre ad Usuki, ci si può tuffare nell’atmosfera dei samurai lungo la Nioza Historical Road, dove si trovano numerosi templi antichi e due residenze nobiliari da visitare. Infine, un’ultima tappa non può che essere Nagasaki, che fu teatro del secondo bombardamento atomico, un evento che ha lasciato segni drammatici sul territorio.

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Il parco divertimenti più antico d’Europa si trova su questa montagna

Sono grandi o piccoli, sono celebri in tutto il mondo o meno conosciuti, sono delle vere e proprie attrazioni turistiche per persone di ogni età. Stiamo parlando dei parchi divertimenti, mete predilette di chi viaggia in famiglia, paradisi per i bambini e luoghi di spensieratezza per i gli adulti.

Ce ne sono tanti di parchi divertimenti in tutto il mondo. Alcuni sono così iconici da essere diventati una fonte d’ispirazione per i successivi, altri sono più moderni e dedicati a cartoni animati o a saghe televisive. Eppure tutti sono considerati luoghi di gioia e piacere dove vivere e condividere esperienze bellissime.

Ed è proprio di un luogo così che vogliamo parlarvi oggi. Di un parco che non ha nulla a che fare con i Disneyland Park che si snodano in tutto il mondo, ma a che suo modo è altrettanto affascinante e suggestivo. Si tratta del parco divertimenti più antico d’Europa che è situato sulla punta di una montagna. Ed è davvero bellissimo. Curiosi di scoprirlo?

Il parco divertimenti più antico d’Europa

È un viaggio da organizzare almeno una volta nella vita, meglio ancora se in compagnia degli amici di sempre o della famiglia, quello che ci porta a San Sebastián. La località turistica che si snoda sul Golfo di Biscaglia, nella regione spagnola dei Paesi Baschi, è meta prediletta di turisti e vacanzieri che, soprattutto in estate, la raggiungono per trascorrere il tempo tra le spiagge soleggiate circondate da un pittoresco lungomare, ma anche per scoprire il centro storico e acciottolato che ospita ristoranti celebri in tutto il mondo, botteghe artigiane e negozi di lusso.

Insomma, raggiungere questo posto è sempre un’ottima idea per tutti i motivi che abbiamo appena elencato. Eppure, c’è un altro motivo per cui dovreste raggiungere San Sebastián il prima possibile, e questo si trova sulla cima del Monte Igueldo. Proprio qui, nel quartiere situato sull’omonima catena montuosa che domina la baia di La Concha, esiste uno dei parchi divertimenti più antichi d’Europa.

Le sue origini risalgono al secolo scorso e più precisamente al 1912, anno della sua inaugurazione. Da quel momento, fino a oggi, il parco è diventato un vero e proprio punto di riferimento di tutta la regione dei Paesi Baschi. Merito non solo della sua storia secolare, ma anche della vista mozzafiato che si apre sul Golfo di Biscaglia a ogni passo compiuto.

Il parco di Monte Igueldo, con gli anni, ha catturato l’attenzione di tantissime persone. Pensate che proprio qui, tra le giostre più antiche del mondo, il Re Alfonso XIII di Spagna e sua moglie Vittoria Eugenia trascorrevano il loro tempo. Furono tra i primi a salire sulle montagne russe dell’area oggi ancora in funzione.

Monte Igueldo, qui si vive un’esperienza di divertimento con vista mozzafiato

Raggiungere il parco divertimenti situato sulla cima di Monte Igueldo è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita. Il viaggio comincia da Playa de Ondarreta, proprio qui, infatti, è possibile salire a bordo della storica funicolare della città, anche questa in funzione dal 1912.

A bordo di caratteristiche carrozze in legno, potrete attraversare alcuni dei paesaggi più iconici e spettacolari dell’intero territorio prima di raggiungere il parco divertimenti del Monte Igueldo. Una volta arrivati in cima, l’esperienza continua tra le numerose attrazioni dell’area.

Sono tantissime le giostre sulle quali salire, più di 20. Tra le più celebri e imperdibili troviamo la Casa del Terror, il Río Misterioso, e le iconiche montagne russe, le più antiche di tutta Europa. Le attrazioni non sono solo un concentrato di divertimento, ma permettono anche di ammirare scorci mozzafiato che affacciano sul Golfo e sull’intera baia.

Se non siete troppo stanchi dopo una giornata trascorsa nel parco, vi consigliamo di raggiungere El Torreón, il vecchio faro del monte che ospita una mostra permanente che racconta le tradizioni locali e lo stile di vita del territorio, e una terrazza dalla quale ammirare uno dei panorami più suggestivi dell’intero Paese.