Un’altra pagina della storia del popolo etrusco si celava dietro una porta fatta di blocchi di tufo a Vulci, il famoso Parco naturalistico archeologico immerso nella Maremma laziale, che regala sempre incredibili sorprese. La campagna di scavo ha riportato alla luce una tomba rimasta nascosta per più di 2.500 anni. Una scoperta straordinaria per tanti motivi.
Scoperta a Vulci una tomba intatta del VI secolo a.C.
A Vulci, antica città etrusca nel territorio di Canino e di Montalto di Castro, a pochi chilometri da Viterbo, un’accurata campagna di scavo archeologico ha riportato alla luce una tomba intatta, risalente al VI secolo a.C. Una scoperta che ha dell’incredibile, considerando che l’ambiente è rimasto inviolato fino a oggi, scampata persino alle grinfie dei tombaroli.
Stando a quanto hanno svelato i reperti che si nascondevano dietro due pesanti lastre di tufo, si tratterebbe della sepoltura di una donna di classe medio-agiata. Gli archeologi sono arrivati a questa conclusione a un primo esame del corredo funerario della tomba a camera, in cui è presente una fuseruola, un oggetto utilizzato per filare i tessuti, ma anche decine di vasi, anfore e bicchieri.
Tra i reperti rinvenuti, spicca un braciere in bronzo che conserva ancora i carboni e lo spiedo in ferro dove erano infilzate le carni arrostite di un pasto mai consumato. Gli archeologi sono al lavoro per recuperare gli oggetti contenuti nella tomba e inviarli in laboratorio, così da studiarli accuratamente e sottoporli al restauro. L’ambiente sepolcrale appena scoperto consentirà di aggiungere un altro tassello nello studio dei legami tra le famiglie sepolte nelle necropoli dell’antichissima città etrusca di Vulci.
“Puntare sulla ricerca quale elemento fondamentale della valorizzazione come il Parco Archeologico di Vulci sta facendo da qualche anno sta cominciando a dare i suoi frutti e anche la scoperta odierna ne è frutto è tangibile testimonianza”, ha raccontato a SiViaggia Carlo Casi, direttore scientifico del Parco archeologico di Vulci. “È tutto dovuto alla stringente collaborazione tra la Soprintendenza, la Regione Lazio, il Comune di Montalto di Castro e la Fondazione Vulci”, spiega Casi.
Un parco archeologico che regala scoperte sorprendenti
Il parco archeologico più grande dell’Etruria meridionale non finisce mai di sorprendere. Questa è, infatti, solo l’ultima delle scoperte che ha regalato Vulci. Dal 1° luglio dello scorso anno, data d’inizio della nuova campagna di scavi a Poggio delle Urne, sono state riportate alla luce ben 88 tombe a pozzetto e un’urna cineraria a capanna risalente al IX secolo a.C. Nell’ottobre del 2022, è avvenuta una scoperta record: sono emersi degli scheletri ben conservati risalenti a circa 2.900 anni fa. Rappresentano qualcosa di davvero unico, secondo gli esperti.
Nel 2021, gli scavi hanno portato alla luce tre urne funerarie della prima Età del Ferro, come vi abbiamo raccontato qui. Le tombe, rinvenute in una zona isolata del parco, su una collinetta del versante Est della necropoli di Poggetto Mengarelli, risultavano perfettamente conservate.
Un’altra scoperta sensazionale risale al 2020, nella necropoli di Poggetto Mengarelli, dove è stata rinvenuta la tomba di un bambino appartenente a una famiglia aristocratica di origine etrusca risalente a 2.700 anni fa. All’interno del sarcofago è emerso un ricco corredo funerario. Il pezzo di maggiore rilievo è un’anfora di argilla con motivi geometrici che ha delle decorazioni soprelevate nella parte alta a forma di piccole brocche. “Una decorazione rarissima, di cui esistono pochissimi pezzi simili, uno dei quali è conservato al Louvre di Parigi”, ha commentato Carlo Casi, intervistato da SiViaggia.