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Spiaggia Medievale

In cerca di itinerari che alternino cultura e natura? Che alimentino tanto il corpo quanto la mente? Voglia di camminare in un bosco incantato e scoprire un borgo nascosto? Perché non concedersi un tuffo nel medioevo ed uno … in un dolce mare blu?

In una assolata giornata di fine estate un viale piacevolmente alberato, mi trasporta nel tempo verso Ponte Organasco, un piccolo borgo medievale in sasso. Una fontana curiosamente realizzata ad arco, offriva forse meritato ristoro ai pellegrini che percorrevano il Caminus Genuae, l’antico tragitto che qui passava e univa la Pianura Padana con la Liguria.

Ponte Organasco - Viale alberato
Ponte Organasco – Viale alberato

Mi intrufolo nel borgo, fascinoso, apparentemente disabitato ma nello stesso tempo sapientemente ristrutturato, manutenuto ed ordinato. 

Le spesse pareti in pietra rinfrescano la mia passeggiata, nonostante la giornata afosa. Incantevoli vicoli, lastricati in sasso anche loro, mi tele-trasportano definitivamente nel passato: improvvisamente mi trovo vestito con pantaloni e cappa in cuoio, di quello spesso che aiuta nelle giornate di pioggia; nulla comunque hanno potuto i calzari a stivaletto, completamente zuppi. Il mio calesse, non proprio una fuoriserie, ha le ruote che cigolano: qualche vite, dopo chilometri di cammino, si è allentata ed il legno sfrega con le giunture in ferro battuto. Potrebbe cedere da un momento all’altro, ho assolutamente bisogno di una locanda per passare la notte.

In cerca di una locanda a Ponte Organasco
In cerca di una locanda a Ponte Organasco

L’imbrunire si avvicina pericolosamente, se non trovo da dormire qui, mi toccherà una notte all’addiaccio, ovvia preda per poco di buono e briganti: il borgo è disperso tra le montagne della Val Trebbia, chissà quanti chilometri per il prossimo abitato! Ben meglio una locanda che offra del buon vino, magari servito da una bella cortigiana. 

Cerco la locanda e trovo una targhetta che racconta di un castello medievale dell’XI secolo. La targhetta, come tutto il borgo, sa ben poco di turismo di massa ma mi riporta al 21° secolo.

Castello di Ponte Organasco
Esterno del Castello di Ponte Organasco

I vicoli si diradano e lasciano il passo ad una strada campestre che scende, tra inattesi filari di viti ordinate, verso un prato montano ma dai colori caldi, estivi, avvicinandosi al bosco.

Ponte Organasco - inizia la strada campestre

Fonte: Filippo Tuccimei

Ponte Organasco – inizia la strada campestre
Prato montano
Prato montano

Un sentiero si intrufola timidamente nel bosco, lo seguo, il silenzio è rotto solo da fruscii vari di animali che non si palesano. Poco più avanti si inizia a far sentire un lontano gorgoglio dell’acqua, e solo più avanti, il fiume si inizia a far vedere: piccole finestre si aprono nella boscaglia mostrando angoli di acqua cristallina. 

Piccole finestre nella boscaglia mostrano angoli di acqua cristallina

Il bosco mi traghetta direttamente in spiaggia, nella transizione alcune tende campeggiano liberamente all’ombra degli alberi. 

Una splendida, grande piscina naturale nelle giornate estive filtra i raggi del sole per regalarvi trasparenze caraibiche verde smeraldo con sfumature color cobalto. Il sole è fortissimo e nell’impeto di rinfrescarmi quasi dimentico di spogliarmi. 

Una nuotata a Ponte Organasco
Una nuotata a Ponte Organasco

Finalmente in acqua! La piscina diventa gradualmente più profonda fino a superare i 2 metri in diversi punti, mi concedo una lunga, indimenticabile nuotata. Poi mi giro, morto a galla e guardo in alto: mi diverto a scovare elementi artificiali, cerco qualcosa che nel mio orizzonte sia stato realizzato con la mano dell’uomo, ma niente, solo la più selvaggia, splendida natura incontaminata intorno a me. Grandi montagne ammantate di vegetazione. Il bosco assume qui un colore verde scuro, un po’ austero, che contrasta piacevolmente con la prevalente colorazione calda ed estiva di tutto il resto: il cielo azzurrissimo, l’acqua e la vegetazione più vicina.

Un rapace volteggia qualche centinaio di metri più su, tra le cime più alte, disegnando cerchi. Sembra non avere fretta, chi può averla in un posto così? 

Un branco di temoli mi nuotano attorno, senza paura ma neanche troppa circospezione. 

La Spiaggia Medievale
La Spiaggia Medievale

L’acqua mi ha completamente rinfrescato ed il sole, che prima mi infastidiva, ora mi riscalda. Mi stendo e mi addormento velocemente. Vengo risvegliato dall’odore del barbecue, i liberi campeggiatori preparano la cena. 

Monto anche la mia tenda, non avrò trovato la locanda ma mi addormenterò cullato dal dolce gorgogliare dell’acqua! 

 

Info pratiche

Km 75,7 della SS45 della Val Trebbia, più o meno a metà strada tra Genova e Piacenza, parcheggiate nello spiazzo sulla sinistra (44.683660, 9.307442). Lasciate la SS45 e proseguite camminando in discesa per entrare nell’abitato di Ponte Organasco (PC). A valle della strada intrapresa vedrete una piccola strada che, costeggiando un orto, scende verso il fiume. Per raggiungerla, scendete verso l’incantevole borgo medievale, lasciatevi alla vostra sinistra una fontana in sasso e alla vostra destra il Castello di Ponte Organasco, quindi girate a sinistra e proseguite fino in fondo. Costeggiate l’orto, prendete poi il sentiero che costeggia un terrapieno recintato in cemento, e continuate sul sentiero principale per una suggestiva camminata nel bosco di ca 20-25 min (dislivello ca 80 m), fino a sbucare in una piccola spiaggia di sabbia. 

Anche se non presenta particolari ostacoli, il sentiero descritto potrebbe essere poco segnalato o definito, non per tutti e da affrontare comunque con calzature adatte a itinerari escursionistici che alternano tracciati di diverse difficoltà e pendenze, meglio se pensate anche per i percorsi nell’acqua (guadi e simili).

 

 

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I musei di Parigi da non perdere assolutamente

Quante volte avete sognato di passeggiare tra i boulevard della capitale francese, magari a braccetto della vostra persona preferita? Parigi, la magica ville lumière, la città dell’amore per antonomasia, dalla cucina raffinata e i quartieri eleganti è il perfetto mix di arte, storia, gastronomia e cultura: sapete che ospita più di 100 musei? Allora via, scarpe comode e corriamo a scoprire insieme i migliori musei di Parigi, visitabili anche acquistando il Paris Museum Pass.

I migliori musei di Parigi: il Louvre

È difficile scegliere, tra tutti quelli che ospita, i migliori musei di Parigi. Probabilmente facendo una statistica, o se banalmente chiedessimo al mondo quale sia il museo più famoso di Parigi la risposta sarebbe unanime: il Louvre. Originariamente il palazzo che lo ospita era una fortezza del XII secolo; rivestì, poi, il ruolo di palazzo reale fino a quando nel 1682 Luigi XIV si trasferì a Versailles: quello che è davvero il polo museale venne inaugurato solo nel 1793.

Come visitare il Louvre

Il museo è facilmente raggiungibile in metro, basta scendere alla fermata Palais Royal-Musée du Louvre. Le tre ali del museo del Louvre di Parigi si aprono vicino alle biglietterie, poste nei pressi dell’accesso principale – la Hall Napoléon: quella che si trova sotto la celeberrima piramide di vetro.

Fiore all’occhiello dell’immenso polo museale i quasi 12 mila dipinti, di cui “appena” 6000 in esposizione permanente; in realtà, però, le opere che albergano in pianta stabile negli oltre 60 mila metri quadrati sono ben 35mila organizzate in 8 sezioni.

Lorenzo Lotto, Andrea del Sarto, Sandro Botticelli, Andrea Canova e la star Leonardo da Vinci sono solo alcuni degli artisti le cui opere si possono incontrare passeggiando per i corridoi del museo! Il suggerimento per ottimizzare tempi è senz’altro quello di scegliere un percorso tematico alla scoperta dei capolavori del museo.

Visitare Orsay: il museo degli impressionisti francesi

Sarò di parte, ma io che sono romantica per natura ho un debole per il museo d’Orsay già a partire dalla sua meravigliosa struttura architettonica.

Il complesso, infatti, è la vecchia Gare d’Orsay, una stazione ferroviaria inaugurata per l’esposizione universale del 1900 dal carattere moderno, leggero e aeroso: una struttura in ferro e vetro per la cui costruzione vennero impiegate il doppio delle tonnellate di ferro usate per la Tour Eiffel.

A pieno titolo tra i musei più famosi di Parigi, costituisce il punto di riferimento indiscusso per l’impressionismo: Monet, Manet, Renoir, Degas sono alcuni degli artisti di casa insieme ai post impressionisti come Gauguin e Van Gogh.

Come visitare il Musée d’Orsay

Visitare il Musée d’Orsay è davvero imprescindibile: il polo si configura come il ponte di connessione temporale e stilistico tra le collezioni del Louvre, tendenzialmente più classiche, e quelle del Centre Pompidou, di stampo decisamente più moderno.

Come per il Louvre, per raggiungerlo, basta scendere alla fermata Palais Royal-Musée du Louvre: separati dai giardini des Tuileries e da sua maestà la Senna i due musei sono, infatti, quasi dirimpettai. Con i suoi 35mila metri cubi di vetro, la spettacolare luce naturale di cui è illuminato e l’orologio originale simbolo della stazione, scoprirete che il museo d’Orsay è un’attrazione dal fascino romantico che vale la pena visitare non solo per le sue 3000 opere. Per visitarlo, il consiglio è quello di acquistare il biglietto in anticipo ed evitare lunghe code.

Le Centre Pompidou: la sede del Museo Nazionale d’Arte Moderna

Nato dalla volontà dell’allora Presidente della Repubblica francese Georges Pompidou, su un progetto sviluppato da Renzo Piano e Richard Rogers, il centro Pompidou è caratterizzato da futuristiche scale mobili all’aperto e un vivace gioco di enormi tubi colorati a decorazione delle facciate.

Il polo, tra i migliori musei di Parigi, si configura come uno spazio multidisciplinare focalizzato sull’arte moderna in tutte le sue accezioni e per questo comprende anche una grande biblioteca, un museo dedicato a design, attività musicali, cinematografiche e audio-visive. Il museo ospita circa centomila opere miste tra quadri, opere multimediali, foto, elementi di design e architettura.

Come visitare il Centre Pompidou

La sua collezione d’arte comprende le opere che coprono il XX e XXI secoli, organizzate in due aree in base ad un ordine cronologico. Da un lato il periodo moderno che va dagli inizi del 900 agli anni Sessanta con artisti del calibro di Kandinsky, Chagall e Picasso, e dall’altro l’età contemporanea che arriva sino ad oggi con Warhol, tra i tanti. Ogni anno nel museo, inoltre, vengono ospitate varie decine di mostre monografiche con pezzi in prestito da collezioni di tutto il mondo: non è difficile credere che le Centre Pompidou sia uno dei musei più visitati al mondo! Proprio per questo, acquistare il biglietto per saltare la coda è sempre un’ottima mossa!

I musei di Parigi sono davvero molti e accontentano ogni gusto. Il Musée de l’Orangerie, il museo Rodin, quello di Yves Saint Laurent, persino la casa museo di Victor Hugo e chi più ne ha più ne metta: Parigi oltre a essere la città dell’amore è a pieno titolo la città della cultura!

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È il “miglior museo italiano al mondo” e tra i primi 20 del pianeta

Il nostro Paese è un enorme scrigno di beni culturali, tra i più amati e visitati al mondo. Ma tra questi, ce n’è uno che per gli stranieri brilla sopra tutti. La classifica “World Art Awards” ha incoronato questo celebre museo d’arte il ‘Best in Italy’, ossia il migliore in Italia, inserendolo anche tra i venti musei top del pianeta di quest’anno. Lo avete riconosciuto?

La Galleria degli Uffizi è ‘il “miglior museo italiano al mondo”

Ebbene sì, è proprio lei: la Galleria degli Uffizi di Firenze è ‘il “miglior museo italiano al mondo” e tra i venti musei top del pianeta nel 2023. A decretarlo, è la classifica “World Art Awards” stilata dal sito internazionale “American Art Awards”, che ogni anno seleziona 20 tra i più affascinanti spazi di tutto il globo, tra gallerie e musei. Un riconoscimento che fa risplendere, se possibile, ancora di più il monumento toscano, celebre per le sue straordinarie collezioni di sculture antiche e di pitture, dal Medioevo all’età moderna, oltre che star dei social.

I criteri in base ai quali vengono selezionati gli spazi museali sono molto rigorosi. Tra questi:

  • la reputazione nel settore
  • l’importanza delle mostre organizzate
  • i programmi socio-educativi messi in campo
  • gli artisti rappresentati
  • il numero dei visitatori

Ecco, invece, la motivazione del premio World Art Awards alla Galleria degli Uffizi: “Il nostro ‘Best in Italy’ è la Galleria degli Uffizi, il venerato museo d’arte situato adiacente a Piazza della Signoria nel centro storico di Firenze, nella regione Toscana. Per noi è il più importante museo italiano, il più visitato, il più grande e il più conosciuto al mondo. Vi sono esposte una collezione di opere inestimabili, in particolare del periodo del Rinascimento italiano. Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, nonché capolavori della pittura europea, soprattutto tedesca, olandese e fiamminga”.

Tutti pazzi per gli Uffizi: i numeri da record

Che la Galleria degli Uffizi sia uno dei musei più visitati d’Italia, e le celebrità non fanno eccezione, ci viene ribadito anche dai numeri. Basti pensare al boom di visitatori e al record di incassi registrati nel 2022. Nello specifico, oltre 4 milioni di visitatori, più del doppio dell’anno precedente (quando furono circa 1 milione e settecentomila), e appena 300 mila in meno del massimo storico, i circa 4,4 milioni raggiunti nel 2019, ultimo anno pre-pandemia. Per quanto riguarda gli incassi, si parla invece di  oltre 35 milioni di euro, un milione in più sempre rispetto al 2019, quando furono poco più di 34,
grazie anche a circa 2 milioni arrivati dalle mostre organizzate all’estero.

I 20 musei top nel 2023

Ecco i 20 musei top del pianeta nel 2023, secondo la classifica “World Art Awards”.

  1. Best in Italy: le Gallerie degli Uffizi
  2. Best in France: Musée des Beaux-Arts de Lyon
  3. Best in Canada: Vancouver Art Gallery
  4. Best in the United Kingdom: Wolverhampton Art Gallery
  5. Best in Hungary: Koller Galleria
  6. Best in Israel: Chelouche Gallery for Contemporary Art
  7. Best in Latvia: Galerija Romas Darzs
  8. Best in China & Hong Kong: De Sarthe Gallery
  9. Best in Sweden: Wetterling Gallery
  10. Best in Armenia: Edvard Isabekyan Gallery
  11. Best in Ghana: The Savannah Centre for Contemporary Art
  12. Best in Zambia: The Henry Tayali Art Gallery
  13. Best in Denmark: Gallery Poulsen
  14. Best in Belgium: Shoobil Gallery
  15. Best in Usa: Coda
  16. Best in Taiwan: 1839 Contemporary Gallery
  17. Best in Spain: Galeria Azur
  18. Best in Thailand: La Lanta Fine Art
  19. Best in Portugal: Balcony Contemporary Art Gallery
  20. Best in Austria: Galerie Brunnhofer
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23 nuove mete italiane che quest’anno applicheranno la tassa ai turisti

Sale il numero delle destinazioni italiane in cui, da quest’anno, i turisti dovranno pagare l’imposta di soggiorno. Sono, infatti, 23 i Comuni che, per la prima volta quest’anno, istituiranno il tributo locale applicato a carico di chi soggiorna o pernotta in una struttura ricettiva di quella città. A questi, si aggiungono le amministrazioni comunali che hanno deciso di riattivare la tassa dopo averla sospesa per alcuni anni.

Le nuove mete dove si pagherà la tassa di soggiorno

Stando a quanto ha rilevato l‘Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno di JFC, nel 2023 gli incassi dell’imposta a livello nazionale dovrebbero toccare 678 milioni di euro, con un incremento del 9.5% sullo scorso anno, quando erano stati pari a 619 milioni, mentre nel 2019 si era toccata quota 622 milioni. La ricerca, pubblicata in anteprima da Ansa, evidenzia una crescita del numero delle destinazioni in cui quest’anno si pagherà l’imposta. Secondo le previsioni, i turisti pagheranno la tassa in 1.011 Comuni, oltre agli ambiti provinciali di Trento e Bolzano.

Come detto, sono 23 le nuove mete che da quest’anno applicheranno l’imposta di soggiorno ai turisti che le visiteranno, soggiornando in hotel o bed and breakfast. Tra queste ci sono Bari, Taranto, Caserta, Tarvisio, Bagnoregio, Manduria, Bagnara Calabra, Laveno Mombello, Chiusaforte, Castiglione Fiorentino, Paola, Verghereto, Garbagnate Monastero, Ovada. Per la prima volta, l’imposta sarà introdotta a Forte dei Marmi, particolarmente amata dai Vip, con validità per il periodo estivo, dopo l’istituzione avvenuta nel 2020, ma rimasta in sospeso fino a quest’anno a causa della pandemia da Covid-19. Dopo due anni di sospensione, il tributo sarà inoltre riattivato a Civitanova Marche, mentre a Bagni di Lucca si è ancora indecisi sulla sua introduzione.

“Allo stesso tempo è davvero ampio il palmares di coloro hanno deciso di aumentare le tariffe, anche in maniera considerevole, o di ampliare il periodo di versamento dell’imposta di soggiorno da parte degli ospiti”, commenta Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno.

Turismo 2023, regioni e città che incassano di più

In testa alle regioni che incassano di più troviamo il Lazio, grazie alla presenza di Roma, che da sola totalizza oltre un quinto del totale complessivo nazionale (22,4%), vale a dire ben 138,7 milioni di euro. Segue il Veneto con oltre 80 milioni, di cui 31,5 della sola Venezia, e il 12,9% di quota italiana, quindi la Lombardia e la Toscana, entrambe con l’11,7%, pari a circa 73 milioni a testa. Nello specifico, Milano incassa 48 milioni circa, Firenze 42,5 milioni. Per fare un esempio, nel capoluogo toscano, dal 1 aprile 2023 le nuove tariffe della tassa di soggiorno arriveranno fino a 8 euro a notte – a persona – per gli hotel a 5 stelle (oggi è 5 euro), con 5,50 euro per l’extra-alberghiero (oggi 3 euro) e 7 euro per le residenze d’epoca. La decisione di Palazzo Vecchio è stata, però, fortemente criticata dagli albergatori. Insieme a Pisa, Rimini, Venezia e Verbania, Firenze (qui un itinerario per visitarla in 10 tappe) è, inoltre, tra le città che potranno aumentare la tassa di soggiorno fino a un massimo di 10 euro.

Per chi visita le città italiane, le tasse non finiscono qui. Oltre all’imposta di soggiorno, il contributo di sbarco ha consentito a 26 Comuni di incassare nel 2022 circa 23 milioni di euro. Ci sono poi ticket per i bus turistici in 44 Comuni in Italia, con un incasso stimato in circa 143 milioni di euro, nonché la tassa d’imbarco sul biglietto aereo, che aumenterà a Venezia e Napoli, e forse anche a Brindisi. Da quest’anno, inoltre, si pagherà il ticket di ingresso a Venezia, variabile tra i 3 e i 10 euro in base alla capienza raggiunta per tutti coloro che non pernottano sul territorio, mentre a breve bisognerà sborsare 2 euro di ingresso per poter accedere al Cortile della Casa di Giulietta a Verona.

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Il miracolo della natura che fiorisce nel deserto più arido del mondo

Esistono alcuni luoghi nel mondo che sono così belli da non sembrare veri. Paesaggi che, con le loro forme, i lineamenti e i colori sembrano usciti dai più celebri libri di fiabe. E invece sono reali e straordinari, portano la firma di Madre Natura. È proprio lei che, come un abile pittore, dipinge in maniera sublime il mondo che abitiamo, trasformandolo nel palcoscenico di spettacoli mozzafiato che non si possono descrivere, ma solo vivere.

Indescrivibile, infatti, è la bellezza della fioritura nel deserto più arido del mondo. Proprio qui, in una delle zone più selvagge e inospitali del pianeta, ogni 3 o 4 anni accade un miracolo, e il territorio si tinge d’incanto.

Il miracolo di Atacama: quando fiorisce il deserto

Per ammirare quello che è il più grande e strabiliante show della natura, e toccarlo con mano, dobbiamo volare nel deserto di Atacama, nella zona costiera nord occidentale del Cile.

L’area, che si estende per circa 1600 chilometri, è considerata tra le più aride e inospitali della terra, motivo per il quale la fauna del territorio è limitata a pochissimi esemplari. Non c’è molto da fare o da vedere qui, se non perdersi e immergersi in panorami sconfinati e solitari che si estendono fino all’orizzonte a ogni ora del giorno e della notte.

Eppure è proprio qui, in questo paesaggio arido e desolato, che ogni 3 o 4 anni succede qualcosa di straordinario, un vero e proprio miracolo che lascia senza fiato. Quando, infatti, le precipitazioni superano i 15 mm le condizioni permettono alla natura di esplodere in tutta la sua bellezza.

Milioni di fiori colorati, caratterizzati da diverse e cangianti sfumature, trasformano il deserto in un tappeto multicolor che si perde all’orizzonte, e che incanta la vista e stordisce i sensi. Lo spettacolo è davvero unico.

Un tappeto di fiori colorati sboccia nel deserto più arido del mondo

Fonte: iStock

Un tappeto di fiori colorati sboccia nel deserto più arido del mondo

Quando ammirare il “Desierto florido”

La fioritura nel deserto, dicevamo, è tanto rara quanto affascinante e si verifica ogni 3 o 4 anni, o comunque quando ci sono le condizioni ottimali per permettere alle specie endemiche di sbocciare. Le zone più suggestive, quelle che presentano fioriture rigogliose e inaspettate, sono soprattutto quelle che coinvolgono le province Huasco e Freirina.

Il fenomeno, che è stato ribattezzato “desierto florido”, ha fatto sì che la zona si trasformasse in una vera e propria attrazione turistica che richiama viaggiatori, fotografi e amanti della natura. Come abbiamo detto però, per ammirare lo show è necessario che si verifichino determinate circostanze meteorologiche come il surriscaldamento delle correnti marine e l’aumento delle precipitazioni.

Sono tanti gli esemplari che qui trovano la vita quando questi due fenomeni si verificano. Si stima, infatti, che siano almeno 200 le specie endemiche a fiorire. La più grande fioritura di sempre si è verificata nel 2015 tra Caldera e Huasco. In quell’occasione, infatti, il mondo intero ha assistito a un fenomeno unico ed eccezionale, una doppia fioritura sbocciata in primavera e in autunno.

Il periodo migliore per avvistare questo miracolo della natura, invece, è quello che precede l’autunno. Le prime settimane di settembre, infatti, vedono la fioritura nel suo picco massimo. A volte, però, l’esplosione è così potente e intensa, che i fiori continuano a colorare il deserto anche fino al mese di dicembre.

Il miracolo del deserto fiorito, Atacama

Fonte: iStock

Il miracolo del deserto fiorito, Atacama
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Riconosci questa casa sull’albero? È la star del web e puoi affittarla

Montagne vulcaniche e boschi lussureggianti, risaie, templi sacri e poi, ancora, scogliere e acque cristalline che ospitano e proteggono una meravigliosa barriera corallina. Questa è Bali, un paradiso terrestre, un sogno a occhi aperti che da anni incanta e sorprende viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Le cose da fare e da vedere sull’isola indonesiana sono tantissime, e tutte sono destinate a lasciare senza fiato. Tra le esperienze da non perdere per chi arriva a Bali, non può mancare una visita alla splendida isola di Nusa Penida, situata a circa 15 miglia dalla costa sud orientale.

Proprio qui, in questo luogo incontaminato, esiste una casa sull’albero che è diventata una star del web, la stessa che si è trasformata nello sfondo da sogno di istantanee di immensa bellezza e che offre il panorama più sensazionale di tutto il territorio. Probabilmente, la conoscete già tutti, quello che forse non sapete, però, che questa struttura può essere affittata, e costa pochissimo.

Bali: benvenuti nell’alloggio più fotografato di Instagram

Organizzare una gita a Nusa Penida, dicevamo, è davvero un’ottima idea. Il lembo di terra che appartiene all’arcipelago delle Piccole Isole della Sonda è un vero gioiello, un paradiso terrestre dove tutto parla di bellezza e natura.

Per i viaggiatori che giungono a Bali, questa destinazione si è trasformata in una meta imprescindibile e i motivi sono diversi. L’isola è la più selvaggia dell’arcipelago e con gli anni è diventata un rifugio straordinario per allontanarsi dal turismo di massa e per instaurare un contatto autentico e primordiale con la natura che caratterizza territorio.

Per rendere l’esperienza ancora più straordinaria, potrete decidere di trascorrere qui la notte in una camera fuori dall’ordinario con vista mozzafiato. Si tratta della casa sull’albero di Rumah Pohon, l’alloggio più instagrammato di sempre.

Rumah pohon, la casa sull’albero che sembra un sogno

La Rumah Pohon Tree House, lo abbiamo già detto, è una vera star sul web. Si tratta della casa sull’albero più fotografata da viaggiatori e turisti, da influencer e instagrammer. È un vero e proprio punto di riferimento per tutti coloro che arrivano a Nusa Penida, non solo per la sua fotogenia, ma anche e soprattutto perché è proprio da qui che si possono ammirare i panorami più incredibili dell’intera isola.

La casa sull’albero si trova nella parte sud-orientale di Nusa Penida, nei pressi di Diamond Beach e Atuh Beach, nella zona opposta aal molo dei traghetti, che sono l’unico mezzo di trasporto  per giungere fino qui.

Gli interni dell’alloggio sono molto spartani e tutti dotati di un letto matrimoniale, mentre i servizi igienici sono a terra. L’accesso alla casa sull’albero richiede un po’ di allenamento, per raggiungere l’alloggio, infatti, è necessario arrampicarsi su ripide scale di legno. Tuttavia, la fatica è ampiamente ripagata una volta arrivati in cima dalla bellezza del panorama.

Ma quanto costa dormire nella casa sull’albero più famosa del web? I prezzi variano in base alla stagione, ma hanno comunque una base di partenza di circa 45 euro a notte. Pochissimo, se pensiamo che qui si vive una delle esperienze più belle di una vita intera. Il vero problema sta nel riuscire a trovare posto. Essendo diventata una start, Rumah Pohon Tree House non è quasi mai disponibile. Ecco perché il consiglio è quello di prenotarla con mesi di anticipo.

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La Giornata della Poesia e delle Foreste nei Parchi Letterari

Ogni anno, i Parchi Letterari italiani diventano location di eventi imperdibili che accolgono la primavera: l’occasione è data da due appuntamenti importanti, la Giornata della Poesia istituita dall’UNESCO e la Giornata delle Foreste promossa dalle Nazioni Unite, entrambe celebrate il 21 marzo. A queste si unisce la Giornata mondiale dell’Acqua, che cade invece il 22 marzo. Tra laboratori, incontri e passeggiate nella natura, la bella stagione viene inaugurata con una lunga serie di esperienze tutte da vivere, per godere dei meravigliosi paesaggi italiani.

Che cos’è la Giornata della Poesia e delle Foreste

Il primo giorno di primavera, l’Italia intera festeggia con due eventi di risonanza internazionale. Il primo è la Giornata Mondiale della Poesia, indetta per la prima volta nel 1999 dall’UNESCO per preservare il patrimonio immateriale di grandi artisti che hanno segnato il nostro territorio. In concomitanza, si celebra anche la Giornata Internazionale delle Foreste: nata nel 2012 su intervento delle Nazioni Unite, è l’occasione per riscoprire l’importanza della natura e degli alberi per la nostra generazione e per quelle future.

Perché non rendere speciali questi due appuntamenti, dando vita ad un connubio perfetto? Nasce così l’idea di celebrare la letteratura in tutte le sue sfumature, in modo che questa offra un’innovativa chiave di lettura per andare alla scoperta dei più bei panorami italiani. Per ospitare i tanti eventi collegati alla Giornata della Poesia e delle Foreste, la cornice ideale è quella dei Parchi Letterari: istituzioni nate negli anni ’90 come omaggio ai territori che hanno ispirato i più grandi artisti del nostro Paese. Andiamo a vedere alcuni degli appuntamenti da vivere.

Gli appuntamenti da non perdere nei Parchi Letterari

Un primo evento imperdibile è la conferenza che si tiene mercoledì 22 marzo presso il Centro Visite del Parco a Pescasseroli, piccolo borgo abruzzese incastonato nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Per l’occasione, viene presentato il volume “20 anni di Una Fiaba per la montagna”, raccolta di racconti in concorso che esprimono la magia degli Appennini e della loro natura incontaminata. Perché non sfruttare questa opportunità per andare alla scoperta dei magnifici panorami montani e fare un po’ di trekking?

Sempre mercoledì 22 marzo, la Sala degli Specchi di Villa Reale di Monza apre i battenti per celebrare Eugenio Villoresi, l’ingegnere che “portò il mare in Lombardia”. Fu lui, grazie ad una canalizzazione capillare, a distribuire le acque in tutta la regione, dando nuova vita ad aree ad alto tasso di siccità. La giornata si può concludere con una bella passeggiata presso il Parco Letterario Regina Margherita, che per l’occasione ricorda anche la poetica dell’artista polacca Wislawa Szymborska.

Per chi ama l’avventura all’aria aperta, un appuntamento meraviglioso è quello fissato per sabato 25 marzo: un trekking bellissimo alle Cinque Terre, in collaborazione con il Parco Letterario Eugenio Montale. Qui, tra i panorami mozzafiato del Promontorio del Mesco, il poeta trascorse le sue estati giovanili lasciandosi ispirare. L’itinerario ad anello, lungo poco più di 5 km e mezzo, conduce da Colla di Gritta a Fegina di Monterosso. È il modo migliore per scoprire il patrimonio di biodiversità della Liguria, ma anche la storia più antica di questa regione. Non a caso l’evento si chiama “Camminare sul Giurassico”: le rocce che caratterizzano il promontorio risalgono a millenni fa.

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Questa cupola non ha nulla da invidiare alla Cappella Sistina

Non tutti sanno che in Italia, tra i tanti primati,c’è anche quello della cupola ellittica più grande del mondo e si trova in Piemonte. Il Santuario di Vicoforte, dedicato alla Natività di Maria Santissima anche detto Santuario Regina Montis Regalis, è uno dei principali capolavori del Barocco piemontese e si trova in provincia di Cuneo. La cupola della Basilica è la più grande al mondo tra quelle di forma ellittica ed è la quinta, per dimensioni, dopo San Pietro in Vaticano, il Pantheon di Roma, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze e la cupola del Gol Gumbaz in India.

La storia della cupola da record

Le vicende che portarono alla sua costruzione risalgono alla fine del Quattrocento e trovano origine a partire da un pilone votivo che sorgeva in un bosco, di cui oggi non è rimasta più traccia, alla base delle colline di Vicoforte. La posa della prima pietra avvenne nel 1596.

La cupola del Santuario, una superficie di oltre 6.000 metri quadrati, è decorata con l’affresco a tema unico più esteso al mondo: l’affresco, attraverso il tipico modello della teologia per immagini, rappresenta alcuni momenti della vita di Maria e la sua assunzione in cielo.

Fin dalla sue origini, ricollegabili a un avvenimento ritenuto miracoloso, il Santuario fu grande centro di devozione e importante meta di pellegrinaggio tanto che, a fine Cinquecento, il Duca Carlo Emanuele I di Savoia individuò nella Basilica il luogo che avrebbe dovuto accogliere le tombe della casa regnante. Soltanto il Duca, però, è sepolto presso il Santuario di Vicoforte, i suoi eredi scelsero la Basilica di Superga.

Visitare la cupola

Si può visitare la cupola e ammirare gli affreschi percorrendo i camminamenti che la circondano. I percorsi organizzarti sono due, il percorso breve e il percorso di salita alla cupola.

Il percorso breve è il più semplice e dura un’ora circa; offre l’opportunità di godere di un suggestivo affaccio all’interno del Santuario, attraverso le balconate poste alla base della cupola, a circa 23 metri di altezza.

Il percorso di salita alla cupola dura due ore circa e consente di raggiungere la sommità dell’edificio godendo di un affaccio mozzafiato dall’alto del cupolino (bisogna salire ben 266 gradini) oltre che di ammirare i particolari dell’affresco da molto vicino. Poiché si raggiungono punti considerati pericolosi, lungo il percorso i visitatori sono accompagnati da una guida e da un addetto alla sicurezza. Prima di entrare nel cuore dell’opera d’arte, bisogna indossare un elmetto e un’imbragatura, previa simulazione a terra di alcuni passaggi del percorso, per familiarizzare con l’utilizzo dei dispositivi di sicurezza.

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Qual è, da anni, il Paese più felice del mondo

Anche quest’anno, per la sesta volta, la Finlandia è stata eletta Paese più felice del mondo. È quanto conferma il World Happiness Report pubblicato ogni anno dalle Nazioni Unite e reso noto proprio in occasione della giornata Internazionale della Felicità.

E il segreto della felicità finlandese suscita grande curiosità in tutto il mondo fin da quando ha vinto per la prima volta questo prestigioso titolo, nel 2018. E alcuni dei motivi che rendono felici i finlandesi possono essere spiegati col il loro stile di vita ma anche con l’ambiente in cui vivono.

Connessione con la natura

Oltre a vantare l’arcipelago più esteso al mondo e ben 187.000 laghi, la Finlandia può fregiarsi di una superficie verde sconfinata. Il 75% del Paese, infatti, è costituito da lussureggianti foreste incontaminate. Con 41 parchi nazionali, offre la possibilità di poter godersi in totale libertà la natura, svolgendo ogni tipo di attività outdoor – come sancito dall’ “Everyman’s rights”, il diritto di utilizzo del suolo, detto anche diritto di pubblico accesso. Dunque, non c’è da stupirsi se i finlandesi sviluppino, nel corso della loro vita, un profondo legame con la natura, trovando la felicità nei molti benefici che essa offre. È stato dimostrato che basta trascorrere 15-20 minuti immersi nella foresta per ridurre la pressione sanguigna e migliorare l’umore.

Uno stile di vita semplice

Le abitudini e le attività preferite dai finlandesi sono molto semplici. Una tra tutte è la tipica sauna finlandese, una fonte fondamentale di benessere, riconosciuta e famosa in tutto il mondo per i suoi benefici sulla salute. Abbinata a un tuffo rinfrescante nelle acque di un lago in estate o in quelle gelide di una buca scavata nel ghiaccio d’inverno, la sauna – considerata da molti uno stile di vita – contribuisce in modo decisivo alla felicità dei finlandesi.

Sostenibilità prima di tutto

La sostenibilità è considerata una vera e propria priorità dai finlandesi, sia che si tratti di tutelare il patrimonio naturale circostante sia di creare innovazioni funzionali per la vita di tutti i giorni. Dall’arredamento all’abbigliamento, il design finlandese integra perfettamente avanguardia e rispetto per l’ambiente. In un Paese in cui la natura è una fonte inesauribile d’ispirazione, la sostenibilità gioca un ruolo fondamentale per definire la felicità di un’intera nazione.

Cibo stagionale e locale

La tradizione enogastronomica finlandese è semplice e basata esclusivamente sull’utilizzo di materie prime e ingredienti freschi e naturali locali. Con l’aria più pulita del mondo, l’acqua più pura proveniente da migliaia di laghi e numerosissimi ingredienti selvatici – come bacche, funghi ed erbe – che possono essere raccolti nelle foreste di tutto il Paese, il cibo è indubbiamente uno degli elementi essenziali della ricetta della felicità finlandese.

Un know how da condividere

Il segreto della felicità finlandese però presto potrebbe non essere una loro esclusiva, Infatti, la Finlandia ospiterà dal 12 al 15 giugno, nella regione dei laghi, la prima Masterclass of Happiness al mondo. L’obiettivo è quello di condividere con dieci fortunati partecipanti selezionati da ogni parte del mondo i segreti per ritrovare la felicità, il proprio equilibrio e scoprire il finlandese che c’è in ognuno di loro.

Per quattro giorni, immerse in un paesaggio naturalistico e mozzafiato, le persone potranno entrare in contatto con lo stile di vita della nazione più felice del mondo grazie all’insegnamento di trainer professionisti. La masterclass è gratuita. L’ente del turismo della Finlandia infatti, si occuperà delle spese di viaggio e di pernottamento.

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Scoperto in un bosco il castello preferito di Matilde di Canossa

È stata la figura più rappresentativa del Medioevo in Italia. A lei, Matilde di Canossa, sono state attribuite anche molte leggende che, nel corso dei secoli, si sono poi rivelate corrispondere a verità. Le si attribuiscono grandi amori, ma anche tanta dedizione alla vita contemplativa e monacale.

Sicuramente fu una gran donna, che arrivò a dominare tutti i territori dell’allora “Italia” che si trovavano a Nord dello Stato Pontificio. E per essere una donna non era affatto male. Contessa, marchesa e duchessa, fu sovrana incontrastata per trent’anni di tutte le terre che vanno dall’allora Corneto (oggi Tarquinia) fino al Lago di Garda.

Non avendo però eredi diretti, il suo immenso patrimonio alla sua morte avvenuta nel 1115 andò disperso. Alcuni castelli finirono sotto i signori locali, altri a cavalieri o mercenari. Alcuni possedimenti vennero addirittura dimenticati. Fino a oggi.

Il castello ritrovato

Nascosto in un bosco, infatti, è appena stato scoperto uno dei castelli appartenuti a Matilde di Canossa, forse addirittura il suo castello prediletto. Si tratta del Castello di Montebaranzone, i cui resti sono stati rinvenuti dopo essere rimasti celati per secoli sotto una fitta vegetazione.

Montebaranzone è un piccolo Comune, frazione di Prignano sulla Secchia, che conta circa 3800 abitanti, della provincia di Modena. Sorge su una collina che domina il territorio, proprio come molti dei castelli matildici.

Matilde fece di Montebaranzone una delle sue residenze preferite, dove costruì uno dei fortilizi più importanti della collina tra il fiume Secchia e il torrente Fossa. Nel 1415 passò sotto il controllo diretto degli Estensi che durò fino all’invasione dell’Italia da parte delle truppe napoleoniche nel 1796.

Ora che è stato scoperto il castello, partiranno gli scavi per recuperare ciò che resta di quella che doveva essere una splendida reggia, degna di una regnante come fu Matilde.

I castelli matildici

I castelli attribuiti a Matilde di Canossa si trovano tutti in Emilia-Romagna lungo l’Appennino, in posizione dominante, che proprio qui aveva stabilito il cuore del suo immenso feudo.

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Fonte: @Giuseppe Maria Codazzi

Le rovine del Castello di Canossa

Il più famoso dei castelli matildici è il Castello di Canossa, di cui rimangono dei ruderi e, oggi, un piccolo museo di reperti recuperati durante gli scavi. Costruito sopra una rupe, il castello fu più volte distrutto e ricostruito nel corso dei secoli, ma fu immediatamente dopo la morte di Matilde che iniziò il declino.

Sulle prime colline dell’Appennino Emiliano, nel comune di Quattro Castella, sorge invece il Castello di Bianello, l’unica fortificazione reggiana ad essere arrivata ai giorni nostri completamente integra. Tra i castelli matildici è l’unico che mantiene gli originari quattro torrioni risalenti già all’VIII secolo. Il castello si trova su uno straordinario balcone naturale da cui è possibile godere di una meravigliosa vista del paesaggio circostante.

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Fonte: 123rf

Il Castello di Bianello

A Carpineti, sulle colline di Reggio Emilia, si ergono i resti del Castello di Carpineti, anche conosciuto come il Castello delle Carpinete. Dalla vetta del monte Antognano domina le vallate del Tresinaro e del Secchia. Questo castello è una delle fortificazioni più importanti tra i domini di Matilde di Canossa, che vi trascorse anche lunghi periodi.Nel borgo di Rossena, su una rupe vulcanica, si trova l’imponente Castello di Rossena, giunto intatto fino ai giorni nostri. A differenza degli altri castelli reggiani che con il passare del tempo si sono trasformati in dimore signorili, Rossena ha mantenuto l’impianto originario di vera e propria struttura difensiva.

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Fonte: 123rf

Il Castello di Rossena

Infine, a metà strada fra l’allora Langobardia e la Tuscia sorge ancora oggi il Castello di Sarzano, ritenuta una delle rocche più eleganti e meglio conservate dell’Appennino emiliano. Si trova nel Comune di Casina, nel cuore nelle Terre di Matilde di Canossa. Oggi il complesso del Castello di Sarzano è formato dal maniero che occupa la cima del colle e dal borgo che si possono visitare liberamente tutto l’anno.

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Fonte: 123rf

Il Castello di Carpineti