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Bloomsbury, il quartiere londinese amato da Virginia Woolf

Se avete in programma un viaggio a Londra, non perdete di visitare il quartiere di Bloomsbury. Si trova in centro e fa parte del borgo di Camden.

È uno dei quartieri londinesi più storici, amatissimo da Virginia Woolf che, insieme ad altri intellettuali, fondò il Bloomsbury Group di cui restano ancora oggi delle tracce, ma anche di Charles Dickens e di Darwin.

Il quartiere storico di Bloomsbury

Bloomsbury era il nome dal proprietario terriero di origini normanne William de Blemund, che acquistò questa zona nel 1201. Fino alla metà del XVII secolo, rimase in gran parte agricola, ma dopo il 1660, il conte di Southampton costruì quella che sarebbe diventata l’attuale Bloomsbury Square, al centro della quale oggi si trova un bellissimo giardino frequentato dalla Londra “bene”.

Questa piazza è stata al centro di molte vicende storiche e letterarie e ha tante storie da raccontare. Ancora oggi affacciata su Bloomsbury Square si trova la casa dove viveva il conte (Southampton House, poi Bedford House e oggi Bedford Place). Al civico 6 c’è l’edificio che ospitò lo scrittore Isaac D’Israeli, padre del Primo ministro britannico Benjamin Disraeli, tra il 1817 e il 1829. Al numero 17 nel 1880 venne fondata la Società Aristotelica che ancora oggi organizza convegni nelle più prestigiose università britanniche.

A oggi, poche delle case settecentesche sono sopravvissute, ma ci sono edifici dell’Ottocento e del Novecento dove un tempo si era trasferita la borghesia londinese e che oggi ospita diversi uffici.

Virginia Woolf e Bloomsbury

Da sempre, però, Bloomsbury è associato alle arti, agli studi universitari e alla medicina ed è considerato il quartiere letterario e artistico londinese. Vi hanno sede molte facoltà e strutture dell’Università di Londra. Ma soprattutto, vi si trova il British Museum (Great Russell Street), aperto al pubblico nel lontano 1759 a Montague House, nel cuore di Bloomsbury. Il museo è gratuito.

Bloomsbury è anche il quartiere delle librerie. Ce ne sono tantissime e vale la pena visitarle per respirare l’atmosfera del quartiere che ha ispirato così tanti intellettuali nel corso della storia. È in una di queste, ubicata a Lamb’s Conduit Street, che è stato ambientato il recente romanzo “Le ragazze della libreria Bloomsbury” di Natalie Jenner racconta di quanto, attraverso il microcosmo della libreria Bloomsbury, forte sia il potere dei libri e della letteratura.

Il Bloomsbury Group, un circolo ristretto a cui apparteneva Virginia Woolf nei primi anni del XX secolo era solito riunirsi nelle case private della zona. La stessa scrittrice affermò: “Tutte le persone che rispetto ed ammiro di più sono appartenute a Bloomsbury”. La Woolf incontrò il marito Leonard proprio nel Bloomsbury Group. Insieme alla sorella Vanessa, che faceva la pittrice, e a suo marito Cliff Bell, un pittore post-impressionista, e al critico d’arte Roger Fry, contribuirono a far accettare le loro idee e la loro arte in tutta la Gran Bretagna.

Se si osserva con attenzione, si possono ancora scorgere molte tracce delle vite di questi Bohémien. Le targhe blu sulle facciate degli edifici indicano i luoghi in cui vissero i membri del gruppo. Alcuni abitarono per qualche tempo nella vicina Gordon Square. Bertrand Russell – che fondò la vicina Russell Square che fa parte sempre del quartiere di Bloomsbury – visse al numero 57, Lytton Strachey al 51, Vanessa e Clive Bell, Keynes e la famiglia Woolf al numero 46. Strachey, Dora Carrington e Lydia Lopokova (moglie di Keynes) vissero per qualche tempo al numero 41 e anche Virginia e Leonard abitarono al 29 della vicina Fitzroy Square per quattro anni.

Da Dickens a Bob Marley

Molti sono stati gli artisti, studiosi e intellettuali che hanno vissuto nel quartiere di Bloomsbury. Lo scrittore Charles Dickens, autore di libri come “Le avventure di Oliver Twist”, “David Copperfield” e di molti altri classici della letteratura inglese, visse a Tavistock House, in Tavistock Square, un palazzo ancora oggi ben riconoscibile per la targa blu apposta sulla facciata. Qui scrisse alcune delle sue opere più famose. Non lontano da qui, a Doughty Street, in quella che per qualche anno fu la sua abitazione, si trova invece il Museo di Dickens, che ospita alcuni dei suoi racconti e oggetti personali.

Charles Darwin, padre della teoria dell’evoluzione, visse al numero 115 di Gower Street, a due passi da Gordon Square. Anche in questo caso una targa blu indica il luogo ai visitatori.

Il quartiere vide tra gli abitanti più recenti anche Bob Marley, padre della musica reggae, che nel 1972 visse nell’appartamento di una palazzina in stile vittoriano al 34 di Ridgmount Gardens a Bloomsbury per circa sei mesi (venduto nel 2021 per 2 milioni di euro), prima di trasferirsi nella casa definitiva al 42 di Oakley Street a Chelsea. Ma questo è un altro viaggio.

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L’Arabia Saudita è la nuova meta low cost

Se l’Arabia Saudita è da qualche anno una delle mete più ambite, ora che sta per diventare anche low cost sarà presa letteralmente d’assalto dai turisti. Wizz Air ha inaugurato il primo volo per Jeddah, in partenza dall’aeroporto Marco Polo di Venezia, che va ad aggiungersi ai voli che la compagnia già opera da qualche mese da Milano a Jeddah e da Roma a Riyadh.

La nuova rotta sarà attiva tutto l’anno e servita da voli bisettimanali. Ma la notizia più interessante è che i prezzi dei biglietti partono da 49,99 euro. I nuovi operativi daranno un forte impulso al settore turistico saudita, che sta crescendo a vista d’occhio, contribuendo al programma chiamato “Vision 2030”, che prevede di triplicare il traffico di arrivi nel Paese entro il 2030.

Perché fare un viaggio in Arabia Saudita

L’Arabia Saudita è una terra ricca di storia e di cultura, di bellezze naturali e di luoghi ancora incontaminati. Ma è anche un Paese che sta evolvendo velocemente e sono tantissimi i progetti futuristici in fase di realizzazione. È il sogno di molti, ma finora è stata poco accessibile ai turisti.

Una terra antica

Tra i luoghi più iconici c’è il sito di AlUla, monumenti di straordinaria bellezza che affiorano dalla sabbia del deserto. Un museo a cielo aperto di tombe conservate, crocevia di antiche civiltà e di una storia che affonda le sue radici in tempi lontani. Hegra, oggi conosciuta come Mada’in Salih, era la principale città del regno: qui sono state costruite alcune delle più spettacolari tombe monumentali. E qualcuno l’ha già soprannominata “l’altra Petra”. Qui antico e moderno convivono alla perfezione.

Nel bel mezzo del deserto, tra dune di sabbia, rocce scolpite dal tempo e resti dell’antica civiltà si vedono spuntare installazioni ultramoderne come Maraya, un cubo di specchi realizzato nel 2017, il più grande del mondo, tanto da essere entrato nel libro dei Guinness, che riflette il paesaggio e di cui a malapena si scorge la presenza. È in realtà una sala concerti, ma che ospiterà anche eventi e spettacoli.

L’Arabia Saudita è anche la patria della Mecca, il luogo di nascita del Profeta Maometto e, da sempre, meta di pellegrinaggio anche tra i turisti di religione musulmana, visto che, secondo quanto scritto nel Corano, ogni fedele ha il dovere religioso di visitarla almeno una volta nella vita. Nel periodo di Ramadan sono milioni le persone che si recano nella città più sacra dell’Islam.

Una terra ultramoderna

Come anticipato, l’Arabia Saudita è in grande espansione e sono tanti i nuovi e avveniristici progetti che stanno nascendo e che la rendono una meta incredibilmente desiderabile. Uno degli edifici altrettanto iconici del Paese sta per sorgere nella Capitale Riyadh.

Mukaab sarà un grattacielo a forma di cubo dall’inconfondibile design mediorientale grande quanto 20 Empire State Building, ispirato all’architettura Najdi, quella delle tribù beduine che vivono nel deserto. Sorgerà nel nuovo quartiere di New Murabba nella downtown cittadina. Il principe saudita Mohammad bin Salman bin Abdulaziz, figlio dell’attuale re, l’ha definita “la più grande e moderna downtown del mondo”.

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Fonte: @pif.gov.sa

L’edificio New Murabb a Riyadh, in Arabia Saudita

Natura incontaninata

Il deserto saudita di Rub’al-Khali è tra i più grandi deserti di sabbia al mondo e ricopre la parte più meridionale della Penisola araba che, oltre all’Arabia, comprende anche il sultanato dell’Oman e gli Emirati Arabi Uniti. Ma le dune di sabbia non sono l’unico deserto, c’è anche quello roccioso.

Tabuk è considerata la porta settentrionale della Penisola arabica. Secondo la tradizione, Maometto trascorse tra queste vallate a dir poco spettacolari dieci giorni durante il nono anno dell’Egira. Da non perdere, il Wadi Disah, un canyon di roccia rossa nella quale è cresciuta una rigogliosa oasi ricca di palme.

Questo eccezionale Paese pullula di luoghi isolati e poco conosciuti. Uno di questi è il cratere Al Wahbah, uno dei crateri vulcanici più grandi del pianeta, con pareti alte fino a 250 metri e un diametro di 2 km. Tra i luoghi da vedere assolutamente in Arabia Saudita c’è anche Jebel Fihrayn meglio conosciuto come The Edge of the World. Il soprannome “confine del mondo” è stato creato per sottolineare l’incredibile paesaggio che si può ammirare e che dà la sensazione di essere davvero su un altro Pianeta.

The Edge of the World arabia saudita

Fonte: iStock

The Edge of the World in Arabia Saudita

Il Mar Rosso saudita

Un viaggio in Arabia Saudita non può di certo prescindere da una sosta al mare tra le Isole di Farasan. Situate a circa 50 chilometri dalla costa, al largo della città di Jizan, si tratta di un arcipelago che comprende oltre un centinaio di isole, accarezzate dalle acque limpide e ricche di coralli del Mar Rosso.

E proprio lungo la costa saudita, a Nord di Jeddah, sta sorgendo una nuova meta mare che è destinata a diventare la più cool dei prossimi anni. Il progetto si chiama The Red Sea e si potrà andare a breve grazie a un nuovo aeroporto internazionale che sarà inaugurato nei prossimi mesi. Sarà la più grande destinazione turistica del mondo completamente alimentata da energie rinnovabili ma il cui obiettivo principale sarà anche la rigenerazione ambientale, attraverso un impatto positivo sul territorio, sulla società e sull’economia.

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Fonte: @The Red Sea

Sul Mar Rosso saudita sorgerà uno degli hotel di lusso, il Ritz-Carlton Reserve

Sarà un progetto enorme: 28mila km quadrati che comprenderanno un arcipelago di 90 isole (22 delle quali ospiteranno i 50 resort che sono in fase di realizzazione, mentre nove sono state identificate come riserve naturali), una delle più grandi barriere coralline del mondo con tartarughe marine, delfini coralli, vulcani spenti, un meraviglioso deserto di dune dorate, canyon e montagne e persino dei siti storici. Siete pronti a partire?

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Viaggio a Tràng An, il complesso paesaggistico patrimonio Unesco

Un patrimonio mondiale dell’umanità che emoziona anche solo a immaginarselo. Situato alla sponda meridionale del delta del fiume Rosso, regione immensa del Vietnam, il complesso paesaggistico di Tràng An è uno spettacolo di picchi carsici calcarei e valli, molte delle quali parzialmente sommerse e circondate da ripide scogliere quasi verticali. Ciò che lo rende straordinario non è soltanto lo scenario che strega lo sguardo, al punto da far fatica a distinguere la realtà dalla fantasia, ma anche la storia che l’attraversa e che fa di questi luoghi un regno di scoperte uniche: basti pensare che vi sono presenti tracce di insediamenti umani risalenti ad almeno 30.000 anni fa.

L’antichissima e affascinante storia di Tràng An

Dove ci troviamo esattamente? L’area di pregio paesaggistico di Tràng An, patrimonio Unesco, è situata presso Ninh Bình, città capitale dell’omonima provincia nella regione del delta del fiume Rosso, nel Vietnam settentrionale, a poco meno di 100 chilometri a sud di Hanoi (ecco nove cose da fare quando ci andrete).

L’esplorazione di grotte a diverse altitudini ha rivelato tracce dell’attività umana per oltre 30.000 anni. Ci sono prove che dimostrano come i primi gruppi di cacciatori e agricoltori si siano adattati ai cambiamenti del paesaggio e a quelli climatici più estremi della storia recente del pianeta. Si può intuire come si siano sviluppate le abitudini delle popolazioni locali nei secoli grazie alla presenza di trenta siti archeologici disseminati nell’area, a pitture rupestri e a una incredibile varietà di strumenti in pietra primitivi.

Non sono solo le grotte e i loro tesori antichissimi a regalarci un viaggio indietro nel tempo. La storia millenaria dell’interazione tra esseri umani e natura selvaggia è racchiusa nelle pagode, nei templi e nei villaggi, ma soprattutto nei resti della città di Hoa Lu, la prima capitale del Vietnam indipendente, dopo i precedenti mille anni di dominazione cinese, stabilita strategicamente qui nel X e XI secolo d.C. A dimostrazione di come Tràng An abbia svolto un ruolo centrale nella storia politica della regione. Hoa Lu fu la capitale per 41 anni, fino al 1010, quando prese il suo posto come centro del potere politico la Cittadella imperiale di Thang Long, sede della corte reale fino al 1810. In seguito, la dinastia Trần trasformò quest’area in un centro religioso ed educativo dei membri reali e, da allora, è stata la culla della cultura e del buddismo del Vietnam fino ai giorni nostri.

Un paesaggio eccezionale che strega chiunque

Tràng An è di importanza mondiale per il suo paesaggio tropicale a dir poco eccezionale, con una varietà di coni e torri carsiche e un intricato sistema di corsi d’acqua sotterranei, alcuni dei quali navigabili. Le montagne spettacolari, le grotte segrete e i luoghi sacri di questo patrimonio paesaggistico e culturale creano uno scenario di una calma e bellezza surreali, tanto da ispirare le persone che lo hanno abitato per innumerevoli generazioni.

Tutte queste caratteristiche contribuiscono a creare un’esperienza multisensoriale per il visitatore, accentuata da colori contrastanti e sempre diversi: il verde intenso delle foreste, il grigio delle rocce calcaree e delle scogliere, il blu e smeraldo delle acque e l’azzurro brillante del cielo, cui si aggiungono quelli delle aree utilizzate dall’essere umano, tra cui le risaie dalle inconfondibili tonalità verdi e gialle. I visitatori, trasportati sui sampan – le tradizionali imbarcazioni di legno del posto – condotti da guide locali, sperimentano un’intima connessione con l’ambiente naturale e un rilassante senso di serenità e sicurezza. Semplicemente, un paradiso.

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Populonia, meraviglia toscana, è il miglior sito archeologico d’Italia

È stato eletto miglior sito archeologico d’Italia, battendo luoghi anche più famosi, in occasione della prima edizione del premio GIST ACTA, Archeological & Cultural Tourism Award assegnato a Firenze durante “TourismA”, l’annuale salone dell’archeologia e del turismo culturale che si svolge a Firenze, patrocinato dal ministero della Cultura.

A vincere il prestigioso riconoscimento è stato inaspettatamente il Parco Archeologico di Baratti e Populonia, in Toscana, l’antica città etrusca affacciata sul mare. Il sito comprende l’area dove sorgeva la città etrusca e romana di Populonia, nota fin dall’antichità per l’intensa attività metallurgica legata alla produzione del ferro. Un luogo di grande fascino, immerso in un paesaggio naturale unico, con le sepolture dei princìpi guerrieri affacciate sul golfo, la macchia mediterranea che nasconde tombe etrusche scavate nella roccia, fino a giungere sull’acropoli, con i suoi edifici sacri affacciati sulle isole dell’Arcipelago Toscano.

Populonia, il più bel sito archeologico d’Italia

Antichissima città etrusca, Populonia si erge sulla punta Nord del promontorio di Piombino, con una bellissima vista mare. Circondata dalla natura, questa località era una dei 12 centri della Dodecapoli, città-Stato che facevano parte dell’Etruria, l’unica a sorgere sulla linea di costa. Ancora oggi racchiude moltissimi tesori, anche di diverse epoche.

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Fonte: 123rf

Una tomba etrusca a Populonia

A iniziare dalla Rocca, situata in cima alla collina. Sorta sull’acropoli dell’antica “Pupluna” e poi edificata nella prima metà del XV secolo, la fortezza s’impone tra le viuzze strette e lastricate del centro storico, dove oggi si alternano antiche botteghe, bar e negozietti.

Qui il tempo sembra essersi fermato in un’epoca passata e, ancora oggi, si possono ammirare i resti della città antica, tra mura etrusche, antichi edifici d’epoca romana e medievale, tra cui la torretta che regala, una volta raggiunta, una splendida vista a 360 gradi.

Castello di Populonia

Fonte: iStock

Il Castello di Populonia

Il panorama da qui è davvero meraviglioso e riporta anche al Golfo di Baratti, che si apre all’estremità Sud-orientale del Mar Ligure. Qui c’è una spiaggia libera, preceduta dalle pinete, ma anche moltissime testimonianze etrusche che si estendono tra il Parco Archeologico di Baratti e Populonia, in cui si possono ritrovare i resti dell’antica città. Diviso tra parte alta e bassa, il parco mostra due necropoli di fase etrusca, le cave e gli antichi quartieri industriali dove si lavorava per produrre il ferro, oltre a templi, edifici, capanne e mosaici ricavati lungo le mura e risalenti alla fase romana.

Alla scoperta del Parco Archeologico di Baratti e Populonia

Non solo storia e archeologia. In questa zona si possono percorrere sentieri o fare trekking, magari seguendo le antiche mura, all’interno del parco, oppure salendo lungo il sentiero boscoso di via delle Cave fino al Belvedere, per ammirare dall’alto la baia di Baratti. Per gli amanti dell’aria aperta e dello sport non ci sarà proprio da annoiarsi: diversi sono gli itinerari per scoprire questi bellissimi luoghi, seguendo le strade rivestite di roccia, attraversando i boschi o, ancora, attraversando la macchia mediterranea.

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Fonte: 123rf

Il sito archeologico di Populonia in Toscana

Dalla città antica alle insenature, ci si può spingere anche verso i ruderi del monastero benedettino di San Quirico, complesso ecclesiastico situato alle pendici del Poggio Tondo. Per poi tornare giù, verso il mare e le spiagge rossastre, colorate così per via dei residui minerali legati all’estrazione del ferro in epoca etrusca. Godersi il panorama, seduti in riva al mare, con alle spalle la natura, sarà davvero fantastico, così come immergersi nei fondali cristallini del Golfo, certamente ancora ricchi di tesori.

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Fonte: iStock

Il Golfo di Baratti visto da Populonia
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Eclissi solare e Luna Rosa: il cielo di aprile è sorprendente

Aprile è un mese sorprendente. Lo è perché siamo nel pieno della primavera, e ci ritroviamo quindi circondati da tutti quei meravigliosi paesaggi dipinti sapientemente da Madre Natura, ma anche perché il cielo si trasforma, durante queste settimane, nel palcoscenico ideale di spettacoli destinati a lasciare senza fiato.

Luna, pianeti e stelle, congiunzioni ed eclissi, diventano protagonisti assoluti delle nostre notti di primavera, popolando un calendario ricco di appuntamenti imperdibili da seguire a testa in su.

Il consiglio, come sempre, è quello di raggiungere parchi, giardini, spiagge, montagne e, più in generale, tutti quei luoghi dove l’inquinamento luminoso è ridotto al minimo, per ammirare gli spettacoli del cielo in una condizione privilegiata. Mettetevi comodi: lo show ha inizio.

Luna piena Rosa: la magia nel cielo di aprile

Che questo 2023 sarebbe stato un anno sorprendente, lo avevamo già annunciato tempo fa, con l’elenco di tutti gli spettacoli previsti nel cielo in questi 12 mesi. Stelle cadenti, Superlune, congiunzioni e danze dei pianeti, e poi, ancora, la rara e attesissima eclissi solare ibrida.

Il mese di aprile, come annunciato, è uno dei più ricchi dal punto di vista degli eventi celesti. Uno dopo l’altro, infatti, si susseguiranno show mozzafiato da ammirare con le teste rivolte verso il cielo. Tutto inizierà il sesto giorno del mese, quando dopo il crepuscolo farà capolino la meravigliosa Luna piena Rosa, situata nella costellazione della Vergine.

In realtà il nostro satellite naturale non si tingerà davvero di rosa, ma non per questo la visione sarà meno bella del solito. La prima Luna di primavera, infatti, sarà caratterizzata da un particolare bagliore che illuminerà di magia le notti della stagione. Il nome Luna Rosa, o Pink Moon, è stato scelto dai nativi americani in onore della fioritura della Phlox subulata che esplode proprio in questo periodo.

Il 16 aprile, sarà di nuovo la Luna a essere protagonista di un evento celeste, e così sarà per tutto il mese. Insieme a lei anche Saturno che sarà più vicino che mai al nostro satellite naturale per una delle più attese congiunzioni dell’anno che sarà visibile anche a occhio nudo, condizioni meteorologiche permettendo.

Dopo Saturno toccherà a Mercurio danzare verso la Luna. L’appuntamento è previsto il 21 aprile nella costellazione di Ariete. Il 23 aprile, invece, sarà Venere ad avvicinarsi al nostro satellite naturale.

Il cielo di aprile regalerà una sorpresa anche ai più romantici. A partire dalla metà del mese, infatti, a illuminare le notti di primavera ci saranno le stelle cadenti appartenenti allo sciame meteorico delle Liridi. Il picco massimo è previsto il 23 aprile nella costellazione della Lira. Pronti a sussurrare i desideri?

Eclissi solare ibrida: l’appuntamento più atteso dell’anno

Il cielo di aprile ospiterà uno degli eventi più attesi degli ultimi anni, stiamo parlando dell’eclissi solare ibrida, un fenomeno tanto straordinario quanto raro. Affinché si verifichi, infatti, il Sole, la Luna e la Terra devono essere perfettamente allineate tra loro. Quando questo succede l’ombra del nostro satellite naturale passa sulla superficie terrestre oscurando completamente il disco solare.

Quella di aprile, in realtà, non sarà un’eclissi solare totale, ma ibrida. Un fenomeno, questo, ancora più raro che permetterà di assistere a una copertura totale e anulare. Dobbiamo avvisarvi, però, che l’avvistamento sarà impossibile per chi resta in Europa. L’eclissi, infatti, si paleserà nei cieli dei territori bagnati dall’Oceano Indiano e in quello Pacifico.

L’appuntamento è previsto per giovedì 20 aprile e, come abbiamo anticipato, l’Oceano resta il posto migliore per ammirare il grande spettacolo dell’anno. E se fosse questa l’occasione di organizzare un bel viaggio per andare dall’altra parte del mondo?

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Gli aeroporti di Roma si preparano all’estate: le novità

Si preannuncia un’estate ricca di novità per chi parte dagli scali della Capitale. La Summer 2023 di Aeroporti di Roma ha, infatti, in serbo per i viaggiatori tanti nuovi collegamenti, in particolare per il Nord America e l’Asia, che rafforzano il ruolo della città come gateway strategico per l’Italia.

La stagione estiva che si appresta ad iniziare viene inaugurata con l’attivazione di oltre 35 nuovi collegamenti aerei. Tra questi, più di 10 verso nuove destinazioni precedentemente mai servite con voli diretti, oltre a una programmazione che si avvicina gradualmente ai livelli pre-pandemia con più di 100 compagnie aeree che serviranno oltre 200 destinazioni verso più di 70 Paesi, collegando così tutti i continenti a Roma.

Aumentano i voli da Roma al Nord America

Il vero protagonista della prossima estate per gli aeroporti capitolini sarà il mercato nordamericano, con una pianificazione che, nei mesi di picco, arriverà a contare 34 partenze al giorno di cui ben 11 solo per New York (qui un’idea di viaggio davvero esclusiva). Un’offerta record, grazie ai nuovi collegamenti che saranno avviati da ITA Airways e agli sviluppi dei vettori americani che arriveranno a offrire un numero di rotte in crescita del 50% rispetto al 2019.

L’Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci di Fiumicino, si posizionerà come terzo hub europeo dopo Londra e Parigi per numero di voli verso la Grande Mela e tra gli scali con la maggior crescita sui voli verso il Nord America, Canada incluso. Le novità continuano con i nuovi collegamenti per San Francisco, nuova destinazione che verrà lanciata nel corso dell’estate da ITA Airways e United Airlines, così come i voli per Città del Messico, grazie al debutto sullo scalo romano di Aeromexico. Aumentano poi le offerte su destinazioni storicamente collegate a Roma. New York vedrà l’ingresso anche di Norse Atlantic Airways come nuovo player con un volo giornaliero.

A partire da giugno, ITA Airways introdurrà un nuovo volo diretto per Washington, mentre l’aumento delle frequenze di Air Canada ed Air Transat renderà disponibili fino a 3 voli giornalieri per Toronto e Montréal. A investire sugli aeroporti romani anche WestJet, che aumenterà la disponibilità di voli per Calgary, unico collegamento diretto dall’Italia verso il Canada occidentale lanciato lo scorso anno, offrendo fino a 5 frequenze settimanali. È prevista, inoltre, una crescita della connettività anche per il Sud America, con il graduale incremento di Aerolineas Argentinas che arriverà a collegare il Leonardo da Vinci con 5 voli settimanali per Buenos Aires.

Nuovi voli per l’Asia e novità per il breve-medio raggio

Altra grande protagonista della Summer 2023 di Aeroporti di Roma sarà l’Asia. Oltre alle destinazioni disponibili per Tokyo Delhi, grazie all’aumento dei voli di ITA Airways già avviati a fine 2022, si assisterà al recupero delle compagnie aeree della Greater China, con la ripresa dei voli per Pechino e Shanghai, e l’incremento di offerta anche verso le città di Chengdu, Hangzhou e Chongqing.

A Fiumicino ci saranno circa 3 voli al giorno verso la Repubblica Popolare Cinese, e il ripristino del collegamento diretto per Taipei, capitale di Taiwan ricca di attrazioni, operato 3 volte a settimana. Roma sarà, inoltre, collegata fino a 2 volte al giorno con Seoul, grazie agli sviluppi di Korean Air ed Asiana, e 5 volte a settimana con Singapore, con la Singapore Airlines.

Restando nel lungo raggio, spicca l’incremento di offerta di Qatar Airways che offrirà in alcuni giorni della settimana fino a 3 voli giornalieri, salendo a 18 frequenze settimanali, così come quella di Gulf Air, partita a giugno 2022, che continua a investire sulla Capitale, introducendo la terza frequenza settimanale per Manama in Bahrain.

Infine, per il breve-medio raggio, nuove e interessanti destinazioni internazionali andranno ad arricchire l’offerta della città direttamente collegate con Roma: tra queste Baku (Azerbaigian), Faro e Funchal (Portogallo), Danzica (Polonia), Memmingen (Germania), Castellón (Spagna) e Bastia (Francia), grazie allo sviluppo di compagnie come Volotea, Vueling, Air Corsica, Wizz Air e Ryanair. In particolare, queste ultime due aumenteranno l’offerta di collegamenti introdotta nel 2022, arrivando a basare rispettivamente 11 e 9 aerei nello scalo di Fiumicino.

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Opere d’arte all’asta: così rinasce un borgo artigiano italiano

L’Italia è un Paese meraviglioso. Lo sappiamo noi, che non perdiamo occasione per andare alla scoperta di tutte le bellezze visibili e invisibili che si snodano lungo lo stivale, e lo sanno i turisti, che ogni giorno si muovono in massa per esplorare il nostro territorio, per scoprire la cultura, e per osservare da vicino i monumenti iconici, storici e artistici, che sono diventati celebri in tutto il mondo.

Eppure è all’ombra dei luoghi più raggiunti e popolati dai turisti che si cela il volto più bello d’Italia. Quello che parla di passato e presente, di tradizioni antiche e mai dimenticate e di usanze tramandate da generazioni. Quello conservato dai borghi del BelPaese, custodi del nostro immenso e immortale patrimonio.

Ed è proprio di un borgo che vogliamo parlarvi oggi, di un luogo incastonato tra le meraviglie della Bassa bresciana e sconosciuto a molti, e di un’asta di opere d’arte, quella organizzata proprio quello di dare una seconda vita al borgo artigiano di Padernello.

L’asta online per rigenerare il borgo artigiano di Padernello

Lo sappiamo, l’arte è da anni utilizzata come strumento per la riqualificazione di quartieri, borghi, villaggi e città. E oggi si trasforma anche come mezzo per la rinascita di un borgo artigiano nella Bassa Bresciana.

L’iniziativa è ideata e promossa dalla Fondazione Castello di Padernello, un maniero risalente al 1400 che sorge nei pressi di Cascina Bassa. È proprio questo grande casolare di campagna il protagonista dell’asta di opere d’arte, l’obiettivo, infatti, è quello di recuperare e riqualificare la struttura per trasformarla in un centro fatto di scuole, botteghe, sale per l’alta formazione e un albergo diffuso.

Per contribuire all’acquisto condiviso di Cascina Bassa e consentire alla Fondazione di occuparsi dei restauri e di avviare tutti i progetti per la sua riqualificazione, il 29 aprile sarà inaugurata un’asta online, aperta a tutti, per una raccolta fondi. L’obiettivo è quello di raggiungere la somma di 135mila euro necessaria per l’acquisto.

Non solo opere d’arte da acquistare all’asta. Chiunque, infatti, può fare la sua parte in questo processo di rinascita del borgo donando la somma di 100 euro alla Fondazione Castello di Padernello. In cambio i donatori riceveranno la possibilità di poter soggiornare all’interno del maniero e vivere un’esperienza unica  da condividere con un’altra persona.

“Alta pittura nella Bassa pianura”: come partecipare all’asta

L’asta, che prende il nome di “Alta pittura nella Bassa pianura”, si terrà il 29 aprile del 2023, dalle ore 7:00 alle ore 23:59, sulla pagina Instagram @asta_padernello. Le opere messe in vendita, invece, saranno presentate la sera del 14 aprile nel castello di Padernello. Quelli messi all’asta sono capolavori firmati da artisti di fama nazionale che hanno messo a disposizione i loro dipinti per sostenere la riqualificazione di Cascina Bassa e la rinascita del borgo artigiano.

L’asta “Alta pittura nella Bassa pianura”, infatti, è solo uno dei tanti progetti avviati per rigenerare il borgo adiacente al castello, per trasformarlo in un luogo che parla di presente e di passato, di bellezza e artigianato, di autenticità e di genuinità. Il primo obiettivo di questa iniziativa di riqualificazione è proprio di trasformare Cascina Bassa in un luogo di incontro e aggregazione, nonché punto di partenza per la scoperta del territorio circostante.

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I bunker raccontano la storia d’Italia, e si possono visitare

In occasione delle ultime Giornate FAI di primavera, il luogo più visitato in Italia è stato il tunnel del bunker antiatomico West Star di Affi, in provincia di Verona. Si tratta di una base militare sotterranea fra le più grandi d’Italia, costruita durante gli anni della Guerra Fredda. Poteva ospitare 999 militari in caso di guerra. Al bunker non è ancora possibile accedere, ma, visto il grande interesse per questo tipo di costruzioni, ce ne sono altri in Italia che si possono visitare.

Molti si trovano lungo il confine italiano, in particolare ce ne sono diversi in Val Venosta, vicino all’Austria. Uno di questi, il bunker n. 20, si trova a Curon, il Comune divenuto famoso per il Lago di Resia e il suo campanile che spunta dalle acque e per essere stato scelto come location per una serie Tv.

Lungo il confine, a partire dagli Anni ’30, venne realizzata un’estesa linea di difesa formata da ben 66 bunker, sbarramenti anticarro, strade di rifornimento e trincee di combattimento, per proteggersi da una potenziale invasione della Germania di Hitler. La linea di difesa nel paese di confine di Resia è ancora oggi ben conservata.

Il bunker n. 20

Questo sbarramento alpino, che appare come una bizzarra opera d’arte, oggi può essere riscoperto e ci si può passeggiare in mezzo. Merita assolutamente una visita il bunker della sorgente dell’Adige n. 20 a Curon e lo sbarramento di Pian dei Morti, che si trova in una zona paludosa, oggi monumento naturale, sopra l’abitato di Resia. Sia in estate sia in inverno l’ufficio del turismo organizza visite guidate.

Le fortificazioni al Passo Resia, chiamate Vallo Alpino, sono una meta perfetta per gli appassionati di storia. Le visite guidate al bunker n. 20 permettono di immergersi nel periodo dei grandi conflitti mondiali moderni.

Il bunker si trova in corrispondenza della sorgente del Fiume Adige facilmente individuabile perché c’è una targa di pietra, a 1.525 metri di quota e a solo una ventina di minuti a piedi dal centro di Resia, raggiungibile percorrendo l’Altavia Val Venosta lungo il sentiero n. 2, una bellissima escursione in alta quota da fare a piedi d’estate e con le ciaspole d’inverno. Con i suoi 415 chilometri di lunghezza, l’Adige, che attraversa Trentino-Alto Adige e Veneto per poi sfociare a Rosolina Mare sull’Adriatico, è il secondo fiume d’Italia.

Il bunker n. 20 è stato realizzato in parte in calcestruzzo e in parte scavato direttamente nella roccia. La parte interrata ha una lunghezza di circa 270 metri e la superfice calpestabile è di circa 450 metri quadrati. L’ingresso è consentito solo con la guida.

Lo sbarramento Pian dei Morti

Lo sbarramento di Pian dei Morti è un’opera difensiva che fa parte del “XIII Settore di Copertura Venosta”, all’interno del Vallo Alpino in Alto Adige. Si trova proprio a Pian dei Morti, da cui prende il nome, a duemila metri di quota, sopra al Lago di Resia, al confine con l’Austria. La sua particolarità è data dal fossato anticarro realizzato in modo particolare: a forma di “denti di drago”, un ostacolo insormontabile per l’eventuale passaggio dei carri armati.

Per raggiungere il Pian dei Morti oggi esiste un sentiero, lo stesso n. 2 che conduce al bunker n. 20 e che prosegue fin lassù. Si tratta di un percorso di trekking piuttosto impegnativo lungo circa 7 km, ma tranquillamente adatto a una famiglia e che si può fare anche in sella a una comoda e-bike. Si attraversano boschi che ancora oggi dividono l’Italia dall’Austria (ogni tanto si incontra un cavo che delinea il confine), laghetti e paesaggi incantati, spesso frequentati da cavalli Haflinger (o avelignesi, una razza originaria di Avelengo, sempre qui in Alto Adige) allo stato brado.

Lungo tutto il sentiero, che si snoda lungo una strada a tornanti che segue il crinale della montagna, e sulla cima di Pian dei Morti si trovano diversi bunker che si mimetizzano con il terreno. Le porte e le finestre di queste opere sono state realizzate con del materiale che simula la pietra.

Qui si trova uno dei punti più amati dagli escursionisti che vengono fin quassù. Si tratta del “belvedere” sul Lago di Resia, che si trova quasi alla fine dello sbarramento. Non è una vera terrazza, quanto una grossa roccia sulla quale salire e da cui ammirare la spettacolare vista dall’alto del Lago di Resia.

La rete di sotterranei

Essendo un luogo di passaggio attraverso le Alpi, l’Alta Val Venosta ha da sempre avuto una grande importanza strategico-militare. Romani, Asburgici e l’esercito napoleonico passarono di qui, e anche la Seconda guerra mondiale ha lasciato le sue tracce.

In tutta la zona, nascosta in mezzo ai frutteti e ai prati, si dirama una fitta rete di sotterranei che è possibile visitare. Le visite guidate nei sotterranei dell’Alta Val Venosta ripercorrono un gigantesco sistema di gallerie invisibili a occhio nudo costruito come rifugio in epoca fascista. La visita lunga comprende due bunker, di cui uno a Malles e l’altro a Tarces e la galleria sotterranea di collegamento.

La Val Venosta

È una valle tranquilla, che confina da un lato con l’Austria e dall’altro con la Svizzera, la Val Venosta, un piccolo paradiso delle vacanze, lontana dalle folle di turisti che, strano a dirsi, regala ancora scorci incontaminati. Qui, dove nasce l’Adige e dove svettano picchi che sfiorano le nuvole, si dipanano piccole e incantevoli vallate ideali per chi è alla ricerca di una vacanza attiva, ma anche slow. E, cosa alquanto inusuale, nasconde un lato della nostra storia che pochi conoscono e che merita di essere scoperta.

 

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L’aurora boreale che brilla nel cielo d’Inghilterra sta incantando il mondo

Ancora una volta il nostro cielo si è trasformato nel palcoscenico di uno spettacolo grandioso e mozzafiato, quello dell’aurora boreale che, con le sue tinte cangianti, ha illuminato il firmamento. È successo in Europa che, proprio qualche notte fa, la luce scaturita da questo fenomeno ha squarciato il cielo d’Inghilterra incantando il mondo.

La magia dell’aurora boreale nel mondo

C’è qualcosa di magico che accade sopra le nostre teste in determinati periodi dell’anno e in alcuni luoghi del pianeta. Un incantesimo che il cielo subisce e che ci regala quello che è, con tutta probabilità, lo spettacolo naturale più bello del mondo.

Stiamo parlando dell’aurora boreale, di quel fenomeno ottico dell’atmosfera terrestre che si manifesta attraverso bande luminose e cangianti che colorano il cielo e tingono di meraviglia il paesaggio. E anche se la magia non c’entra niente, come la scienza stessa ci spiega, la visione è destinata a incantare.

L’aurora boreale, infatti, non si può descrivere ma solo vivere. Arriva all’improvviso, illuminando il cielo e le stelle con forme inedite e con colori straordinari per creare paesaggi fiabeschi e onirici che evocano scenari surreali. Tutto merito delle particelle elettriche, elettroni e protoni, che colpendo l’atmosfera terrestre producono questi lampi di luce che a loro volta creano uno show visivo e sonoro che non conosce uguali.

Non è un caso che migliaia di viaggiatori provenienti da tutto il mondo si mettano in cammino ogni anno per raggiungere le destinazioni più celebri per gli avvistamenti. Danimarca, Finlandia, Svezia e Alaska sono i luoghi migliori per la caccia all’aurora boreale, anche se quest’anno il fenomeno si è palesato inaspettatamente anche in altre zone d’Europa.

Nel mese di febbraio, infatti, grazie a delle condizioni meteorologiche inusuali, i cittadini di alcuni Paesi europei hanno potuto ammirare questo spettacolo al calar del sole. Tra i luoghi coinvolti anche Gran Bretagna e Irlanda che sono diventate le protagoniste di questo evento tutt’altro che ordinario.

E ora, a pochi giorni di distanza dall’inizio della primavera, l’aurora boreale è tornata a dare spettacolo proprio in Inghilterra, illuminando d’incanto il cielo sopra Whitley Bay.

L’aurora boreale sopra il faro di St Mary

Lo spettacolo dell’aurora boreale è andato in scena inaspettatamente nella notte tra il 23 e il 24 marzo, attirando l’attenzione di cittadini, viaggiatori, fotografi e curiosi.

È successo tutto sopra il faro di St Mary, la struttura di avvistamento situata sull’omonima isola a nord di Whitley Bay, sulla costa del nord-est dell’Inghilterra. Su questo piccolo lembo di terra rocciosa, collegata alla terraferma da una strada rialzata rocciosa e raggiungibile durante la bassa marea, esiste infatti un faro costruito nel 1898.

Sebbene non sia più in funzione, la struttura è stata trasformata in un piccolo museo, che oggi accoglie un centro visitatori e una caffetteria, e che è diventato un punto di riferimento per tutti gli avventurieri che scelgono di raggiungere questo piccolo lembo di terra vicino a Whitley Bay, della contea del Tyne and Wear.

Ed è propria sopra il faro che, nelle scorse notti, il cielo ha ospitato l’aurora boreale, uno show che ha incantato il mondo intero anche grazie alle fotografie che hanno fatto il giro del web. Non sappiamo se il fenomeno si presenterà ancora nei prossimi giorni, ma il consiglio è quello di tenere gli occhi puntati sopra il cielo, chissà che ci stupisca ancora.

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Wild Garda, spiagge nascoste, panorami e storia

Lago di Garda wild? Si può: incastonata in una delle zone più incontaminate del Lago, abitata sin dalla preistoria, la Riserva della Rocca di Manerba offre facili trekking dal sapore mediterraneo, panorami mozzafiato sul lago e spiagge wild: basti pensare che nel versante lacustre del parco – tra Porto Dusano e Pisenze – è consentito avvicinarsi alla costa solo con imbarcazioni a vela e remi.

I sentieri, situati a bassa quota e ideali per una passeggiata primaverile, si sviluppano tra scavi archeologici, scogliere a strapiombo sull’acqua, vigneti e uliveti lacustri.

Storia, panorami e sentieri

Potete parcheggiare nei pressi del Museo Archeologico (vedi info pratiche in basso), utile per conoscere le motivazioni per le quali l’uomo ha deciso, nel tempo, di insediarsi sul Lago di Garda, e proseguire sul facile percorso informativo disseminato di bacheche descrittive e punti panoramici che ci portano alla Rocca (10 min e 50 m di dislivello in salita), il punto più alto di tutta la zona, che regala una vista panoramica a 360 gradi sul lago: l’Isola dei Conigli accanto a noi, a nord-ovest, gli oltre 2000 m del Monte Baldo a nord-est, la penisola di Sirmione a sud-est, le coltivazioni rurali della riserva proprio sotto di noi.

Dalla Rocca si può proseguire in discesa verso Punta Sasso tramite un sentiero a tratti esposto che richiede più attenzione, e delle scarpe adatte (15 min e 60 m di dislivello in discesa), e che intercetta il sentiero panoramico 801 del CAI.

Negli scavi archeologici nell’area di Punta Sasso sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico databile da 8000 a 5000 anni fa. Sono inoltre venute alla luce tre cerchi di mura databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca di Manerba. Entro la cinta esterna gli scavi hanno identificato una sequenza stratigrafica che va dalla cultura di Lagozza (4000 a.C.) alla fortificazione medievale da cui il sito trae il nome.

I reperti archeologici dimostrano la presenza di insediamenti Etruschi, dei Galli Cenomani e dei Romani. Nel 776 la Rocca fu l’ultimo baluardo di resistenza dei Longobardi ai Franchi di Carlo Magno, che un secolo dopo, donò i terreni circostanti ed in riva al lago, ai monaci di San Zeno di Verona. Successivamente la proprietà della Rocca fu degli Scaligeri, dei Visconti ed infine della Repubblica Veneta che espugnò e distrusse l’ultima struttura medievale nel 1574, in quanto divenuta un rifugio di briganti.

Punta Sasso ci offre una vista del lago diversa, una scogliera a strapiombo sull’acqua che, con i suoi 90 m di salto, richiama panorami più oceanici.

Vedete le spiaggette nascoste lì sotto? Sono raggiungibili anche senza paracadute 😉 attraverso un bel sentiero nel bosco, vedi oltre.

Le spiaggette nascoste della Rocca viste dal sentiero 801
Le spiaggette nascoste della Rocca viste dal sentiero 801

Vale la pena proseguire sul sentiero 801 verso sud (lago alla vostra sinistra), che costeggia il lago dall’alto della scogliera: l’acqua a perdita d’occhio, il contesto selvaggio, una macchia e odori a tratti simili a quelli mediterranei fanno decisamente pensare ad un trekking marino.

Se proseguite oltre, il sentiero si allontana dal lago passando per boschi e zone agricole con coltivazioni a vigneti ed uliveti, per poi arrivare alla chiesetta di San Giorgio, di epoca romanica, da cui si torna a godere di panorami lacustri. Se si prosegue oltre si arriva a Porto Dusano (ca 2 km da Punta Sasso).

Le spiagge della Riserva

Invece, proseguendo sull’801 verso nord (lago alla vostra destra) si arriva alla bella ed estesa spiaggia Pisenze – di ciottoli, stretta ma abbastanza estesa, priva di servizi – nei pressi dell’omonimo ristorante. Periodicamente visitata da coppie di cigni bianchi, si ha da qui una bella vista sulle montagne circostanti e sull’isole di San Biagio, che è possibile visitare o a piedi – quando la bassa marea lo permette – o noleggiando un sup o un kayak (se non siete pratici meglio tramite un tour accompagnato) presso Garda Sup (+39 389 2022414), presente nella Spiaggia Pisenze. La spiaggia va in ombra a metà pomeriggio ed è vietata ai cani.

Spiaggia Pisenze vista da Punta Sasso
Spiaggia Pisenze vista da Punta Sasso

Mentre Pisenze è collegata alla viabilità stradale, le spiagge sotto alle scogliere a strapiombo di Punta Sasso sono raggiungibili solo tramite sentiero, accedendo alla riserva da sud.

La Riserva di Manerba si estende alle acque di questo tratto, a cui è consentito avvicinarsi solo con imbarcazioni a vela e remi. Le spiagge di questo tratto, quindi, isolate dal contesto prevalentemente urbano del lago, e protette dall’intrusione dei motori, costituiscono davvero uno spettacolo della natura.

Info Pratiche – Spiagge (accesso da sud)

🚗 Uscita Desenzano della A4, SP572 verso Desenzano/Salò fino ad una rotonda con una grande pianta in metallo al centro, dove si prende Via Valtenesi a destra seguendo le indicazioni per il Parco archeologico naturalistico. Si prosegue seguendo le indicazioni per il Parco/Porto Dusano prendendo, nei pressi della destinazione, Via San Giorgio prima e poi Via Agello a sinistra fino all’omonimo parcheggio (45.550358, 10.570759; Via Agello, 10, 25080 Manerba del Garda (BS); ampio parcheggio, auto a € 4 al giorno; area camper aperta da maggio a settembre con bar, in contesto prevalentemente naturale: notte € 8, giorno € 8, solo carico e scarico € 5).

Fonte: riservaroccamanerba.com

I sentieri della Riserva della Rocca di Manerba – Credits: riservaroccamanerba.com

👣 Si prosegue a piedi su via Agello e, non appena la strada si fa sterrata e carrabile per i soli residenti, si gira a destra in Via Marinello che si segue fino al cartello marrone “Pieve” (45.55049, 10.57528), dove si lascia la strada principale per il sentiero che si infila nel bosco. Dovete, subito dopo, cercare il sentierino che scende verso il lago, con il lago stesso alla vostra destra. Passata una porta abbandonata in mattoni, si continua a scendere fino ad arrivare all’altitudine del lago, dove troverete alcune piccole spiaggette.

Da qui si prende una traccia a sinistra che corre lungo il profilo del lago tenendolo alla vostra destra. Questa traccia porta a diverse calette, tutte selvagge e nascoste, alcune di rocce altre di ciottoli. Una delle prime che incontrerete è frequentata da naturisti.

Ecco le mie spiagge preferite! Seguite la traccia che costeggia il lago (con lo stesso alla vostra destra) per circa 3-400 m: si trovano una dietro l’altra in queste posizioni, 45.5534, 10.5782 e 45.55401, 10.5781, sono entrambe di ciottoli, abbastanza larghe ed estese (circa 50 m ciascuna).

Le spiaggette nascoste della Riserva

Le due spiagge sono entrambe soleggiate, con ampie zone di ombra naturale grazie al lussureggiante bosco che arriva fino alla riva e vanno in ombra a metà pomeriggio.

Dal parcheggio tenete conto di almeno 30 minuti di cammino abbastanza facile, ma non segnalato: considerate tuttavia che, anche se fino al cartello marrone il percorso è prevalentemente in piano, successivamente si affronta un dislivello di ca 60 m. Servono calzature da escursionismo.

Info Pratiche per la Rocca (accesso da nord)

Se prediligete gli scavi alle spiagge, conviene forse approcciare la riserva da nord, seguendo le indicazioni per il Parco Archeologico Naturalistico fino al parcheggio di Via della Rocca, 16 a Manerba del Garda (45.556539, 10.568915). È  il più caro della zona (€ 2 l’ora, alcuni segnalano multe per una ZTL mal segnalata, a noi non è capitato) ma si trova accanto al Museo Civico Archeologico e dà immediato accesso al percorso informativo che ci porta alla Rocca (Dislivello: 50 m in salita).

Se cercate un parcheggio gratuito ce n’è uno da 70 posti all’angolo tra Via del Torchio e Via dei Pradelli (45.557731, 10.561053, Via del Torchio, 23, Manerba del Garda), da cui il Museo Archeologico dista 800 m (15 min e 70 m di dislivello).

In alternativa potete iniziare la vostra escursione prendendo il sentiero CAI presso il Ristorante Pisenze (700 m di sentiero e 120 di dislivello fino alla Rocca, servono scarpe adatte): le Vie Duca D’Aosta e Pisenze sono attrezzate con parcheggi a pagamento (1€ l’ora o 7€ tutto il giorno) e da qui potete rapidamente accedere alla omonima spiaggia. Inoltre il Ristorante (buona scelta per mangiare vista lago; 45.559293, 10.569740; +39 0365 552358; via Duca D’Aosta, 23, 25080 Manerba del Garda), offre un parcheggio riservato ai suoi clienti.