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L’incredibile scoperta in Italia durante gli scavi della metropolitana

L’Italia è ricca di splendide testimonianze archeologiche in grado di raccontarci qualcosa in più sulla storia della nostra civiltà: alcune di esse, tuttavia, si celano ancora sotto terra in attesa di tornare alla luce. A volte questo accade per puro caso, e non può che lasciare tutti a bocca aperta. È proprio ciò che è successo a Cagliari, dove un’affascinante scoperta archeologica ha costretto gli operai ad interrompere i lavori per un’importante opera urbanistica.

Cagliari, trovato un acquedotto romano

Da tempo fervono i lavori per la realizzazione della nuova metropolitana leggera di Cagliari, che collegherà le stazioni di Piazza Matteotti e Piazza Repubblica. Gli scavi stanno occupando gran parte dell’area in cui transiteranno i treni della Linea 3, che dovrebbe essere inaugurata nel 2024. Ma un recente avvenimento mette a rischio la data prevista per il termine dei lavori: gli operai si sono infatti imbattuti in qualcosa di davvero sorprendente e inatteso. Sotto terra si celavano alcune antiche rovine che ora, pian piano, stanno tornando alla luce.

Quella che riprende vita è la Cagliari romana, con tante testimonianze di un’epoca lontanissima che credevamo perdute per sempre. Nel corso degli scavi, infatti, sono state trovate alcune vasche e delle condutture in muratura, nascoste ad appena un metro di profondità in Piazza Matteotti, ovvero esattamente al termine del tracciato della nuova metropolitana. Si tratta di ciò che resta di un acquedotto romano, un’opera di carattere monumentale che serviva l’intera rete idrica della città antica. A conclusione del percorso dell’acquedotto, è stata scoperta anche una fontana di grandi dimensioni.

Gli archeologi sono subito intervenuti per analizzare le rovine appena riemerse dal sottosuolo. “Si tratta di ritrovamenti importanti. Sotto terra ci sono edifici di carattere monumentale di età romana. Quasi certamente si tratta di un acquedotto” – ha spiegato la sovrintendente Monica Stocchino. La scoperta è davvero eccezionale, e ci permette di gettare un occhio alla città antica di Cagliari, come doveva essere durante il periodo dell’Impero Romano. Ma cosa ne sarà adesso dell’acquedotto appena scoperto?

Cosa succederà all’acquedotto romano

La sovrintendenza dovrà trovare il modo di coniugare l’esigenza di preservare queste splendide testimonianze storiche con quella di portare avanti i lavori, così da garantire una migliore mobilità urbana ai cittadini. È un problema che richiede una soluzione in tempi brevi, per evitare che l’opera di realizzazione della metropolitana non slitti troppo a lungo. “I tempi di esecuzione certamente slitteranno, anche perché è stato solo a seguito di nostre sollecitazioni che la sovrintendenza si è espressa” – ha affermato Carlo Poledrini, direttore generale dell’ARST (Azienda Regionale Sarda Trasporti) – “Si troverà, auspicabilmente, una soluzione in grado di salvaguardare quanto deve essere salvaguardato e allo stesso tempo di procedere con i lavori”.

Una delle possibilità ventilate dagli enti preposti alla tutela del patrimonio archeologico è quella di individuare una variante al progetto originario della linea metropolitana. Si parlerebbe, nel caso, di spostare il capolinea: è anzi possibile che proprio nell’area in cui è prevista l’ultima fermata si celino ancora dei reperti da portare alla luce. “Le rinvenienze archeologiche, in termini generali, erano già note per cui faremo delle ipotesi di intervento, ma il tracciato non cambierà” – ha dichiarato Poledrini.

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La Fontana dell’elefante: perché il simbolo di Catania

La prima tappa di qualsiasi tour di Catania che si rispetti è senza dubbio piazza Duomo, al cui centro si erge l’inconfondibile Fontana dell’elefante, considerata uno dei simboli della città.

Costruita in un paio d’anni tra il 1735 e il 1737 dall’architetto Giovanni Battista Vaccarini, la statua dell’elefante che si erge sulla fontana è fatta di basalto nero (“u Liotru”, in dialetto catanese) protagonista del monumento. A questa simbolica fontana è legata una leggenda secondo la quale proteggerebbe Catania dalle eruzioni dell’Etna.

Fu costruita in seguito al terribile terremoto che colpì il Val di Noto nel 1693. Sembra una fontana piuttosto semplice, invece è ricca di elementi e soprattutto simbolici.

La leggenda

Il termine catanese “U Liotru” che viene usato per indicare la fontana sarebbe in realtà nato dalla storpiatura del nome Eliodoro, un giovane catanese che, secondo una leggenda, avrebbe tentato – senza successo – di diventare Vescovo di Catania. Quando si mise contro il Vescovo Leone II, questo lo condannò a essere bruciato vivo nel Forum Achelles.

Questo fantomatico personaggio sarebbe legato all’elefante perché una leggenda narrava che fu lui il suo scultore e che addirittura fosse solito cavalcarlo per spostarsi da Catania a Costantinopoli. Sempre secondo la leggenda, il vescovo Leone avrebbe fatto portare la statua fuori dalle mura affinché fosse dimenticata, ma il popolo le avrebbe ugualmente tributato degli onori divini.

Simbologie della Fontana dell’elefante

La base è un piedistallo di marmo bianco al centro di una vasca sempre di marmo nella quale cadono i getti d’acqua della fontana che escono dal basamento, sul quale si trovano due sculture che riproducono i due fiumi di Catania, il Simeto e l’Amenano.

Sopra la base marmorea è stato posizionato l’elefante nero con le zanne bianche fatte di pietra calcarea. L’elefante è rivolto con la proboscide verso la Cattedrale di Sant’Agata. L’elefante indossa una gualdrappa di marmo decorata con gli stemmi di Sant’Agata, patrona di Catania.

Ma perché proprio un elefante a Catania? Le ipotesi che sono state fatte sono diverse. Secondo alcuni studiosi si riferirebbe alla vittoria dei catanesi sui libici. Secondo altri, l’elefante sarebbe quello proveniente da un circo, mentre altri ancora sostengono che sia il ricordo di una religione di cui oggi si sono perse completamente le tracce.

La più accreditata, però, è l’ipotesi fatta dal geografo arabo Idrisi che face un viaggio in Sicilia nel XII secolo. Egli disse che i catanesi consideravano l’elefante una statua magica, in grado di proteggere il centro abitato dalle eruzioni dell’Etna e, sempre secondo lui, la statua sarebbe stata costruita durante la dominazione cartaginese o bizantina.

Ma le simbologie non sono finite: dal dorso dell’elefante si erge una colonna alta 3,66 metri di granito, decorata da figure di stile egizio. Sarebbe stata usata come meridiana per indicare l’ora esatta a tutti i cittadini di Catania.

In cima all’obelisco sono stati montati un globo, circondato da una corona con una foglia di palma (che rappresenta il martirio e un ramo di giglio che invece simboleggia la purezza. Sopra il globo è stata posta una tavoletta di metallo su cui è stata incisa una scritta dedicata a Sant’Agata con l’acronimo “MSSHDEPL” (“Mente sana e sincera, per l’onore di Dio e per la liberazione della sua patria»”, e sopra ancora una croce.

Solo nel XIX secolo venne protetta da un cancello di ferro con un piccolo giardino interno che oggi sono spariti. Quando decisero di spostare la fontana dalla piazza del Duomo a piazza Palestro – a circa un chilometro e mezzo di distanza – ci fu addirittura una sommossa popolare. E la fontata rimase lì dov’era.

Catania, la città dell’elefante

L’elefante è il simbolo di Catania per diversi motivi. Un’antica leggenda narra di un elefante che avrebbe cacciato degli animali feroci durante la fondazione della città. Già sotto la dominazione musulmana (avvenuta nell’827 e che durò fino al 1061 con la conquista dei Normanni), infatti, Catania era conosciuta con il nome di “Balad-el-fil” o “Medinat-el-fil” ovvero “città dell’elefante”.

Divenne il vero simbolo di Catania nel 1239. Prima di allora l’emblema cittadino era l’effigie di San Giorgio, ma i catanesi decisero di cambiarlo in seguito a una serie di rivolte per poter passare da semplice dominio di un Vescovo-conte a città demaniale. Oggi l’elefante è raffigurato nello stemma comunale, in quello dell’università e di tutte gli uffici istituzionali oltre a essere la mascotte di diverse squadre sportive.

La prossima volta che andate a Catania non mancate di fare una visita alla Fontana dell’elefante e di scoprirne tutti suoi incredibili segreti. Stanno realizzando un Lego per poterla costruire a casa. Andrà sicuramente a ruba.

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Borghi lago Viaggi

Il borgo italiano affacciato sul lago a forma di cuore: è un incanto

L’Italia è un Paese meraviglioso che non smette mai di sorprendere e incantare. Lo fa con le meraviglie naturali che si snodano lungo tutto lo stivale, con l’immenso patrimonio storico e culturale, con i monumenti artistici e architettonici che sono diventati i simboli delle città e del BelPaese stesso. E lo fa anche con i borghi, quei piccoli scrigni di immensa bellezza che custodiscono storie, tradizioni e usanze tramandate da generazioni.

Ed è proprio alla scoperta di un piccolo paesino che vogliamo andare oggi. Un luogo che si palesa davanti allo sguardo dei viaggiatori e dei cittadini come se fosse un sogno a occhi aperti. Un posto adagiato su una piccola collina mantovana dalla quale domina un castello, che assume le forme e le sembianze di un guardiano il cui compito è quello di proteggere tutti i tesori del territorio. Un borgo italiano affacciato su un lago a forma di cuore che è un incanto. Benvenuti a Castellaro Lagusello.

Castellaro Lagusello, il romantico borgo italiano

Ci troviamo in provincia di Mantova, a soli 30 chilometri dalla città e immersi tra i splendidi paesaggi delle colline moreniche. È qui che una frazione di Monzambano ha attirato la nostra attenzione e quella di moltissimi viaggiatori. Si tratta del borgo di Castellaro Lagusello, un luogo che custodisce una storia antichissima che si nasconde tra le meraviglie naturali del territorio che si snoda tutto intorno.

Per scoprire la sua storia dobbiamo tornare indietro nel tempo, quando nell’XI secolo proprio la collina che oggi lo ospita fu scelta per diventare un rifugio sicuro dagli attacchi dall’esterno. Il nome stesso del borgo fa riferimento alle sue origini. Castellaro, infatti, vuol dire recinto fortificato, mentre lagusello fa riferimento al lago.

Sì perché il borgo, adagiato dolcemente su una morbida collina, affaccia proprio su un piccolo lago che rende il paesaggio incantato. Questo specchio d’acqua, incastonato nella natura, ha infatti una caratteristica forma di cuore che rende la visione estremamente romantica. Passeggiare sulle sponde del lago, e tra le strade del borgo, è davvero un’esperienza unica.

Il borgo sul lago a forma di cuore

Lontano dai sentieri più battuti dal turismo di massa, Castellaro Lagusello permette di vivere un’esperienza davvero unica all’insegna della grande bellezza. Questo paesino, inserito nella lista dei borghi più belli d’Italia, è davvero un luogo magico, caratterizzato da un’atmosfera sospesa e senza tempo all’interno della quale è possibile immergersi e perdersi.

Non è solo lo specchio d’acqua, che oggi è riserva naturale tutelata dal Parco Regionale del Mincio, a incantare, ma lo sono anche tutte le suggestioni di un passato antichissimo che vivono e sopravvivono in ogni angolo del paesino.

Le mura merlate e le case antiche, la torre dell’orologio e la chiesa barocca di San Nicola e poi, ancora, le stradine e i vicoletti che si intrecciano tra loro e che conducono agli scorci meravigliosi che affacciano sul lago incantato a forma di cuore: il borgo è sorprendente. Così come lo è il contesto naturalistico in cui è inserito che si snoda tutto intorno. Fermatevi nei pressi del castello, o raggiungete le sponde del lago e fermatevi a guardare il panorama: da qui la vista è meravigliosa.

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Borghi cicloturismo Toscana vacanze Viaggi

Casole d’Elsa, in Toscana, il regno della bicicletta

Incastonato tra Siena, San Gimignano, Volterra e San Galgano, il territorio che circonda lo splendido borgo medievale di Casole d’Elsa è un susseguirsi di dolci colline, uliveti, vigneti, pascoli e boschi. Un fazzoletto di terra vergine che accoglie nel suo paesaggio suggestivo chi desidera regalarsi una vacanza green, immergendosi nell’incredibile patrimonio naturalistico, artistico, architettonico, storico ed enogastronomico della Toscana. Ma soprattutto un vero paradiso per gli amanti della bicicletta.

Casole d’Elsa, tra monumenti e paesaggi unici

Insignito della Bandiera Arancione, Casole d’Elsa domina dai 400 metri di un colle il paesaggio della Val d’Elsa e della Montagnola senese fino alla Maremma. Conteso a lungo sin dal 1200 da senesi, volterrani e fiorentini, racchiude testimonianze del suo passato burrascoso nella bellezza dei suoi monumenti, come la Collegiata di Santa Maria Assunta, consacrata nel 1161 e rimaneggiata nei secoli, situata nel centro dell’abitato, e la trecentesca Rocca senese, oggi sede del Comune.

Un gioiello a poca distanza da Siena che si presenta come un accogliente teatro di vita e cultura, con tante iniziative coinvolgenti da scoprire, dal Presepe Vivente al Palio di Sant’Isidoro, alla musica e alle feste d’estate. Qui ci si sente in pace col mondo, contemplando l’armoniosa quiete dei paesaggi che abbracciano la Val di Cecina, tra la Foresta del Berignone, area naturale protetta e meta di escursioni e immersioni fluviali, e la Rocca Sillana, spettacolare punto di osservazione che offre un panorama mozzafiato della Toscana.

Casole d’Elsa, il paradiso toscano per chi ama la bicicletta

Regalare un’esperienza di viaggio che coinvolge mente e corpo, la sensazione di ‘entrare nel paesaggio’ che solo il ritmo della pedalata può dare, sono solo alcune delle motivazioni che hanno spinto soggetti pubblici e privati a investire nel progetto ‘Terre di Casole Bike Hub‘, il primo bike hub in Italia, nel cuore della Toscana, Best Green Destination italiana. Si concentra sul territorio di Casole d’Elsa e in maniera naturale si estende ai comuni limitrofi di San Gimignano, Volterra, Radicondoli, Monteriggioni, Sovicille e Monticiano.

Si può godere di percorsi ciclistici con livelli di difficoltà variabile, circondati dai suggestivi scenari toscani. Ce n’è per tutti i gusti: si pedala in mountain bike su sentieri segnati, in e-bike, mezzo ideale per gli itinerari cicloturistici su strade a bassa percorrenza di traffico e sentieri tracciati, o in bici da corsa, per ripercorrere le tracce dei grandi campioni passati di qua. Dai Grand Tour che abbracciano la Val d’Elsa e la Val di Merse per oltre 170 km, da percorrere in più tappe per i cicloturisti o tutto d’un fiato per i gran fondisti, ai tracciati per stradisti, dai 36 ai 105 km, diversificati per zona, che si sviluppano nei dintorni di Casole, verso il Chianti e il Volterrano, ai tre tracciati su strade sterrate (gravel).

I ciclisti possono, inoltre, scegliere di intraprenderli in modo autonomo oppure accompagnati da guide territoriali esperte, godendo in entrambi i casi di una efficiente rete di servizi, che vanno dal noleggio biciclette alla fornitura di mappe e gps, all’assistenza meccanica e medica fino alle visite guidate culturali nei luoghi toccati dai vari tracciati. Nel 2019 è stato anche realizzato un campo scuola di Mountain Bike e di guida sicura in bici, per avvicinare i bambini alla passione per la bicicletta in un contesto più controllato rispetto a quello esterno.

L’esperienza di chi ha scelto le due ruote come strumento di “conoscenza territoriale” continua nelle strutture che hanno aderito al progetto, dagli agriturismi agli hotel di lusso, tutte attrezzate di servizi bike-friendly, così come in ristoranti, aziende vinicole e cantine che offrono la possibilità di degustare i prodotti tipici del territorio.

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Notizie Olanda Viaggi

Sembra di stare in Olanda. In realtà ci troviamo dall’altra parte del mondo

Organizzare un viaggio in primavera è sempre un’ottima idea. La stagione più attesa dell’anno, infatti, trasforma il mondo che conosciamo regalandoci paesaggi straordinari e visioni idilliache. Tutto merito di Madre Natura che, con il suo risveglio, porta in scena spettacoli incredibili che incantano la vista e stordiscono i sensi.

Stiamo parlando delle immense fioriture. Quelle che tingono di meraviglia i parchi e i giardini, i viali alberati e le colline, i deserti e le montagne, le stesse che si sono trasformate in vere e proprie attrazioni turistiche che, in primavera, attirano migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Tra gli spettacoli primaverili più famosi troviamo quelli dei tulipani, fioriture che hanno reso celebre l’Olanda e che creano visioni meravigliose che non si possono descrivere, ma solo vivere, come quella che possiamo vedere in queste foto. Ma non lasciatevi ingannare da ciò che la vostra mente vi suggerisce perché anche se l’impressione è proprio quella di stare nel Paese europeo, in realtà, ci troviamo dall’altra parte del mondo. Lo spettacolo è comunque grandioso.

Fioriscono i tulipani nel mondo

A partire da metà marzo, e per circa due mesi, è possibile assistere a quello che è lo show più incredibile dell’anno. Stiamo parlando delle fioriture dei tulipani in Olanda, esplosioni che ogni anno attirano migliaia di viaggiatori provenienti da ogni dove. Lo spettacolo che si apre davanti allo sguardo degli avventurieri è unico: tappeti variopinti formati da migliaia di esemplari in fiore incantano la vista e inebriano i sensi.

L’Olanda, dicevamo, è diventata meta imprescindibile per tutti gli amanti della stagione primaverile, tutto merito degli sterminati campi che in questo periodo si colorano di meraviglia. Tuttavia, la fioritura dei tulipani non è prerogativa di questo Paese e, al contrario, anche nel resto del mondo è possibile assistere a queste esplosioni di colori e profumi.

Succede in Italia, in tutti quei luoghi dove la natura ogni anno porta in scena spettacoli incredibili. E accade anche dall’altra parte del mondo, dove la Cina, adesso, assomiglia in tutto e per tutto a uno scorcio d’Olanda.

La fioritura di tulipani nel parco di Kunming, Cina

Fonte: Getty Images

La fioritura di tulipani nel parco di Kunming, Cina

In Cina come in Olanda

Organizzare un viaggio in Cina, durante la stagione della primavera, è davvero un’esperienza che tutti dovremmo concederci almeno una volta nella vita. Già a partire dagli ultimi giorni di febbraio, infatti, alcune zone del Paese si tingono di meraviglia grazie alle diverse fioriture, come quella dei ciliegi a Longyan. Non è l’unica però, nel Paese infatti anche i tulipani sono in fiore, e hanno trasformato il parco di Kunming in una piccola Olanda.

Ci troviamo nel capoluogo della provincia dello Yunnan, nella Cina Meridionale, dove il clima è mite e temperato tutto l’anno. Proprio qui, a Kunming, i tulipani sono già fioriti all’interno del parco cittadino. Circa 50 esemplari importati da altri Paesi, di diverse specie e colori, hanno creato un meraviglioso e suggestivo paesaggio che ha attirato visitatori provenienti da ogni dove.

Dai campi, colorati e profumati, fanno capolino miniature di mulini a vento che restituiscono la sensazione di sentirsi in Olanda, anche se siamo dall’altra parte del mondo. Lo spettacolo è comunque grandioso.

Fioriscono i tulipani in Cina: sembra di stare in Olanda

Fonte: Getty Images

Fioriscono i tulipani in Cina: sembra di stare in Olanda