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Snow Moon, la Microluna di neve sta per arrivare: lo spettacolo ha inizio

C’è uno spettacolo, meraviglioso e affascinante, che si perpetua da tempi immemori sopra le nostre teste. È quello messo in scena da astri, stelle e pianeti che ogni notte danzano, s’incontrano, brillano e illuminano le nostre serate, regalandoci visioni di immensa bellezza.

E di bellezza, il nostro cielo, ne è pieno. Lo avevamo già anticipato qualche settimana fa, parlandovi di quel calendario fitto di eventi che riguarda proprio il cielo di questo 2023, quello che si è già trasformato nel palcoscenico di spettacoli destinati a lasciarci senza fiato.

Il prossimo show è vicinissimo, ed è quello che vede la Luna tornare a essere assoluta protagonista. Sarà più piccola del solito, ma non per questo meno affascinante, e sarà più brillante che mai. Occhi verso il cielo: la Microluna della Neve sta per arrivare e si preannuncia bellissima.

Microluna di neve: la notte più affascinante dell’anno

A distanza di pochi giorni dalla festa che celebra l’amore, il nostro satellite naturale porterà in scena un romantico e suggestivo spettacolo che farà battere il cuore di tutti i cittadini italiani, e non solo. A febbraio, infatti, è attesa la seconda Luna piena dell’anno.

L’appuntamento imperdibile con il secondo plenilunio di questo 2023, è previsto il 5 febbraio. Anche se il nostro satellite naturale si trova nel punto della sua orbita più lontano dalla Terra, lo show sarà comunque incredibile. La Luna apparirà più piccola del solito, al contrario di ciò che succede con la SuperLuna, ma sarà scintillante e candida come non mai.

Scopriamo insieme come avvistarla e come vivere quella che, con tutta probabilità, sarà la serata più romantica di questo inverno.

Occhi puntati sul cielo: lo show ha inizio

Gli esperti astronomi confermano: il secondo plenilunio dell’anno sarà uno spettacolo per gli occhi. Previsto il 5 febbraio, questo si prepara a illuminare in maniera inedita e straordinaria la nostra notte.

Il nome della Snow Moon che apparirà sulle nostre teste il 5 febbraio, affonda le sue origini nella cultura dei nativi americani. Furono proprio loro a scegliere questo termine per la Luna che appariva nel mese di febbraio, proprio quando le temperature rigide scendevano sui territori gelando i campi e le culture. Anche i Celti associarono la Luna di febbraio al freddo e al gelo, scegliendo per lei il nome di Luna di ghiaccio.

Al di là della suggestione che evocano i nomi legati alla presenza nel cielo del nostro satellite naturale, gli esperti confermano che quest’anno la sua visione sarà superlativa. Nonostante infatti la Luna si trovi in una posizione di massima lontananza dalla Terra, da qui il nome di MicroLuna, questa splenderà più che mai squarciando con la sua forte luce il cielo invernale.

Lo spettacolo inizierà nel tardo pomeriggio, subito dopo il tramonto. Già verso le 18, infatti, la Microluna di Neve farà capolino nel cielo. Ma sarà solo quando questa sprofonderà nel buio più nero della notte, che splenderà in tutta la sua bellezza.

Parchi, giardini e terrazzi sono i luoghi migliori da raggiungere per ammirare questa splendida visione. L’alternativa è data da una diretta in streaming, offerta dal Virtual Telescope, che permetterà di assistere all’arrivo della Luna. Non vi resta che mettervi comodi: lo spettacolo ha inizio!

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Scambiarsi 24 mila baci, così questa città vuole entrare nel Guinness World Records

L’arrivo di febbraio porta con sé una gran voglia di celebrare l’amore in ogni sua forma. Non che ci debba essere per forza un motivo per scambiarsi parole dolci e per rinnovarsi le promesse intendiamoci, tuttavia non possiamo certamente negare di subire un po’ tutti il fascino della giornata dedicata ai sentimenti, quella di San Valentino.

Il 14 febbraio, infatti, si trasforma ogni anno nell’occasione perfetta per vivere e condividere esperienze straordinarie con la propria dolce metà. C’è chi approfitta per organizzare viaggi, avventurosi o romantici, chi preferisce cedere e condividere il peccato della gola, chi si scambia regali e chi suggella le promesse con uno, dieci o mille baci.

E sono proprio i baci, 24 mila per l’esattezza, i protagonisti assoluti dell’iniziativa promosso dalla città di Macerata in occasione di  San Valentino per due ragioni. La prima è quella di celebrare l’amore, ovviamente. La seconda, invece, è quella di guadagnarsi un posto d’onore, e anche il più romantico, nel Guinness World Record.

San Valentino: un viaggio a Macerata per partecipare alla sfida dei baci

Sono 24 mila i baci cantati da Adriano Celentano, quelli che ricordano come è splendido e folle l’amore, gli stessi che la città di Macerata invita a scambiarsi in occasione di quella che è la giornata più romantica dell’anno.

Per celebrare San Valentino, infatti, il capoluogo delle Marche ha lanciato un contest che ha preso vita il 1° febbraio e che si concluderà proprio nel giorno di San Valentino. Partecipare è semplicissimo, basterà scattarsi un’instantanea romantica, mentre ci si scambia bacio affettuoso con la propria dolce metà, o con una persona cara, e condividerla.

La stessa città, in questi giorni, si è trasformata nella cornice perfetta che fa da sfondo a questo gesto d’amore. Grazie alla partecipazione dei commercianti di Corso Cairoli, che hanno lanciato l’iniziativa, la stessa via si è trasformata in una strada romantica e suggestiva da percorrere con la propria dolce metà.

Numerosi, infatti, i kissing point creati sulla via. Si tratta di decorazioni, installazioni e cartelli, che per forme e lineamenti ricalcano proprio quelli stradali. L’obbligo, o l’invito in questo caso, è quello di fermarsi e di scambiarsi un bacio. Fotografate questo momento, però, perché così potrete supportare la grande missione della città per questo San Valentino, quello di entrare nel Guinness dei Primati.

24 mila baci per entrare nel Guinness World Records

Se state pensando di organizzare un viaggio con la vostra dolce metà in occasione di San Valentino, allora, la splendida città delle Marche potrebbe essere davvero il posto giusto da raggiungere. Non solo per andare alla scoperta delle meraviglie storiche, architettoniche e culturali del capoluogo regionale, ma anche per toccare con mano la suggestiva e romantica atmosfera che ha avvolto le strade e i quartieri della città.

Proprio in occasione del giorno più romantico dell’anno, infatti, i commercianti di Corso Cairoli hanno lanciato il contest 24 mila baci con l’obiettivo di entrare per la prima volta del Guinness dei Primati.

Partecipare è semplicissimo e tutti sono chiamati a fare la loro parte. I commercianti, come anticipato, hanno installato sulla via dei kissing point creando dei punti scenografici dove chiunque può fermarsi e scambiarsi un gesto affettuoso. La richiesta è quella di immortalare in una fotografia questo momento e poi di condividere l’instantanea su Instagram.

Le fotografie, che ritraggono i baci, possono avere qualsiasi sfondo, case, panorami, o proprio il Corso Cairoli, a patto che ci si ricordi di taggare le pagine Instagram di @lecasettemacerata e @macerataoggi. Questo servirà a tenere il conto dei baci scambiati.

L’obiettivo, come abbiamo anticipato, è quello di entrare nel Guinness Word Records con 24 mila fotografie di baci e rubare il primato a San Paolo del Brasile, la città che proprio nel 2012 aveva raccolto fotografie di oltre 10000 baci scambiati sui murales.

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L’Egitto stupisce ancora: cosa è stato scoperto

Non sono passati molti giorni dall’ultima scoperta effettuata in Egitto che ecco che questo splendido Paese ci regala un’altra perla dal valore storico inestimabile. Un ritrovamento che ha dell’eccezionale e che, ancora una volta, ci dona nuovi dettagli per comprendere a pieno la vita dell’antico popolo egiziano, i loro usi, le tradizioni e quegli elementi essenziali da aggiungere al grande puzzle che ha portato l’uomo alla sua società attuale.

Una scoperta il cui merito va agli esperti dell’Università di Tubinga, quelli dell’Università Ludwig-Maximilians, in Germania e all’equipe dell’Università americana del Cairo e che, almeno sulla carta, consentirebbe di approfondire e conoscere meglio alcuni dettagli essenziali delle varie tecniche utilizzate dall’antica popolazione egizia durante il processo della mummificazione.

La scoperta

Si tratta, infatti, del ritrovamento di un laboratorio di imbalsamazione sito a Saqqara, uno scrigno di tesori inestimabili e Patrimonio UNESCO, e dello studio approfondito di 31 vasi in ceramica recuperati al suo interno. Le incisioni analizzate, infatti, descriverebbero nei dettagli le istruzioni per permettere il processo di mummificazione dei corpi dei defunti. Procedimento che ha consentito la conservazione delle mummie dei faraoni, funzionari, ecc., arrivate fino a noi e scoperte nel corso dei tanti scavi archeologici effettuati proprio in Egitto e all’interno delle sue Piramidi e siti di interesse.

Per quanto conosciuto fino a oggi, infatti, l’imbalsamazione si basava essenzialmente su un processo molto lungo e complicato nel quale venivano adoperate diverse di sostanze chimiche, unguenti specifici per la conservazione dei corpi e miscele apposite, utili a mantenere il defunto integro nel suo viaggio nell’aldilà. Nozioni che si sono ottenute grazie allo studio e agli esami condotti sui residui organici ritrovati sulle mummie egizie. Ma che non hanno risolto i tantissimi dubbi sul processo di mummificazione e sulle sue diverse fasi.

Cosa hanno svelato le antiche incisioni

Di fatto, quindi, questa nuova ed eccezionale scoperta, potrebbe consentire agli studiosi di comprendere ciò che fino a oggi è rimasto sepolto nella memoria degli antichi. Per esempio sulla tipologia delle miscele usate per l’imbalsamazione che pare fossero di tre diversi composti, che comprendevano la resina di elemi, quella di pistacia e dei sottoprodotti di ginepro, cipresso e cera d’api. Intrugli utilizzati soprattutto per la conservazione della testa del defunto. Mentre altre tipologie di miscele venivano adoperate per ammorbidire la pelle del resto del corpo.

I ricercatori, poi, sempre grazie alle incisioni decifrate sui vasi ritrovati, hanno potuto constatare come, molte di queste sostanze, non fossero presenti in Egitto, ma venissero importate da altre zone, come il Levante o le foreste pluviali del sud-est asiatico. E di come, quindi, il popolo egiziano avesse dei contatti e un commercio fiorente con altre popolazioni o per lo meno di come fossero dediti all’intraprendere viaggi per procurarsi quanto gli serviva per poter attuare il delicatissimo processo di imbalsamazione.

Una scoperta davvero eccezionale, patrimonio di una cultura e di un popolo dal carattere eccezionale. E che apre le porte a nuove conoscenze riguardo a questa antica civiltà, misteriosa e affascinante, estremamente evoluta e che, ieri come oggi, non smette mai di insegnarci qualcosa.

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Parte la crociera dei sogni, tour epico tra le isole della Groenlandia

La prossima estate parte una crociera da sogno, in uno dei luoghi più remoti e incredibili d’Europa. La nave su cui si viaggia navigherà tra i mari ghiacciati della Groenlandia, attraversando uno dei punti più mozzafiato che si possano visitare: il Prins Christian Sund.

Trattasi di uno stretto lungo circa 100 chilometri che separa la Groenlandia da un gruppo di piccole isole dove si trova Capo Farvel, il punto più meridionale di questa gigantesca terra dei ghiacci. Lo stretto si trova all’estremo meridionale della Costa di Re Federico VI e mette in comunicazione l’Oceano Atlantico con il Mare del Labrador.

Un posto meraviglioso, questo fiordo, che affascina chiunque lo visiti. Pensate che l’unico abitato che c’è in questo luogo altrimenti disabitato è un piccolo villaggio di poche case colorate chiamato Kujalleq, dove vivono al massimo 150 abitanti i quali riescono a muoversi soltanto con la motoslitta o la slitta trainata dai cani.

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Fonte: @MSC Crociere

Lo stretto di Prins Christian Sund in Groenlandia

Lo chiamano “l’autostrada degli iceberg” questo magnifico stretto in Groenlandia, che si attraversa in 6-8 ore.

Qui, tra imponenti ghiacciai, montagne alte fino a mille metri, scogliere di granito, cascate, iceberg e fiordi, navigherà lenta la nave Poesia di MSC Crociere, che ha inserito nella programmazione estiva un tour epico.

Quando parte la crociera tra i ghiacci

La MSC Poesia parte per la prima crociera in Groenlandia il 10 luglio da Warnemunde, in Germania, alle porte di Berlino. Si naviga per ben 22 giorni facendo soste nei mari del Nord, con tappe nel Regno Unito, in Islanda e alle Orcadi, in Scozia.

Una volta giunti in Groenlandia, si fa tappa a Nuuk, la Capitale più a Nord del mondo, raggiungibile solo via mare o aereo, poi nel villaggio colorato di Ilulissat (il cui nome significa “gli iceberg” e fa già capire il tipo di paesaggio che ci aspetta), nella Baia di Disko, a circa 300 km a Nord del Circolo polare artico. Un posto pazzesco, dove osservare il Sole di mezzanotte, osservare giganteschi iceberg e godere di cieli incredibilmente tersi. Questa zona della Groenlandia, infatti, è chiamata “il capolinea dell’alta pressione” proprio per la prevalenza di giornate serene tutto l’anno.

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Fonte: @MSC Crociere

Il Sole di mezzantte nel fiordo di Prins Christian Sund

Altra tappa è a Qaqorto, la più grande città del Sud della Groenlandia, il cui nome significa “la bianca”, anche se d’estate sbocciano fiori selvatici di ogni colore.

Eppure, non è un luogo inanimato. Padrone di casa sono le foche blueberry e le foche barbute. Ma ci sono anche balene e balenottere azzurre, molto rare, il cui show è riservato ai più fortunati crocieristi. E poi, renne, volpi e orsi polari, buoi muschiati e naturalmente molte specie di uccelli.

L’itinerario completo comprende, quindi, Warnemunde, da dove si salpa, Akureyri e Isafjordur (Islanda), lo stretto di Prins Christian Sund, Nuuk, Ilulissat, Qaqortoq, Reykjavik (ancora in Islanda), Kirkwall (Isole Orcadi), Copenhagen (Danimarca) e ritorno al porto di partenza.

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Viaggio alla Canarie, le piscine naturali più belle

Le Canarie sono dei paradisi in terra, un arcipelago spagnolo situato al largo della costa Nord-Occidentale dell’Africa che anche d’inverno riesce a regalare giornate in cui sembra di stare in piena estate. Di origine vulcanica, sono lambite dalle fresche e potenti acque dell’Atlantico che, grazie alla sua potenza, riesce a creare dei piccoli angoli di pura bellezza e tranquillità: le piscine naturali.

Le piscine naturali delle Canarie

Partiamo col dire che le Canarie si compongono di 7 isole maggiori, diverse ed affascinanti, e numerosi isolotti minori. Andando più nel dettaglio, Tenerife, Gran Canaria, Fuerteventura, Lanzarote, La Palma, El Hierro e La Gomera sono delle perle naturali ricchi di fascino, vegetazione lussureggiante e splendidi paesaggi.

Famose per le spiagge di sabbia nera, i litorali di sabbia bianca e le scogliere frastagliate, il loro clima eccezionale permette di praticare sport acquatici, windsurf, immersioni subacquee e molto altro ancora, come concedersi momenti di relax in favolose piscine naturali. Vere e proprie pozze d’acqua che spesso si sono formate a causa di eruzioni vulcaniche e che si rivelano anche ideali per il benessere: l’acqua dell’Atlantico è ricca di elementi benefici per il corpo umano come sali minerali, magnesio, iodio, litio, zinco e altro.

Le piscine naturali di Tenerife

Iniziamo questo viaggio alle Canarie da Tenerife, l’isola più visitata dell’arcipelago ricca di parchi naturali e spiagge da sogno. Da queste parti le piscine naturali si trovano soprattutto nella zona Nord. Raccontarvele tutte diventerebbe particolarmente complesso, per questo ne abbiamo selezionate due che sono più che affascinanti.

La prima di cui vi vogliamo parlare è El Caletón de Garachico che è situata vicino al bellissimo castello di San Miguel. Emblema dell’eruzione che rase al suolo Garachico nel 1706, si distingue per essere un’area di pura lava che combina armoniosamente le insenature del mare aperto con le tranquille pozze naturali. Qui si potrà godere della rigenerazione donata dall’oceano e contemporaneamente ammirare uno dei centri storici più belli delle Canarie.

El Caletón de Garachico tenerifle

Fonte: iStock

El Caletón de Garachico, Tenerife

Molto interessante è anche Charco del Viento, un’area piuttosto frequentata in quanto è composta da ben 4 piscine naturali. Una delle più belle è La Guancha.

Le piscine naturali di Fuerteventura

Voliamo poi a Fuerteventura, un vero paradiso per gli amanti del mare in quanto vanta oltre 150 spiagge strepitose di sabbia bianca o di sabbia nera. Non sono da meno le sue piscine naturali come Puertito de Lobos che un tempo era il parco giochi dei leoni marini. Oggi, invece, è una meraviglia della natura situata su un isolotto con vista su Fuerteventura. Una vera e propria perla dell’Atlantico in cui prendono vita diverse preziose piscine naturali dall’azzurro cristallino.

Non da meno è Aguas Verdes a Betancuria con ben sei chilometri di pozze e insenature aperte al mare. Insieme al sole e all’acqua, potrete ammirare persino gli scoiattoli del posto, attrattiva che si aggiunge ai grandi granchi che popolano gli scogli.

Le piscine naturali di Gran Canaria

Voliamo poi a Gran Canaria che vanta oltre 500 spiagge e bellissimi villaggi tradizionali. Tra le sue piscine naturali più affascinanti vi citiamo Los Charcones, una pozza doppia e di grandi dimensioni ubicata nel nord dell’isola.

Non meno affascinanti sono le piscine naturali di Roque Prieto, vicino a Santa María de Guía, dove poter comprendere il vero significato della parola “sconnettersi”. A sorprendere particolarmente è che sono due pozze naturali dove immergersi in bagni tranquilli su una costa di mare impetuoso.

Roque Prieto gran canaria

Fonte: iStock

Roque Prieto, Gran Canaria

L’acqua cristallina, tra le altre cose, mostra un favoloso fondale roccioso, oltre al fatto che questa zona si trova accanto alle estese coltivazioni delle celebri banane delle Canarie.

Le piscine naturali di Lanzarote

Lanzarote sfoggia incredibili paesaggi vulcanici che stregano chiunque. Famosa per le sue spiagge di sabbia nera e i paesaggi lunari, è probabilmente l’isola più desiderata dagli amanti del mare. Tra le sue piscine naturali migliori meritano una menzione Punta Mujeres e Los Charcones de Lanzarote.

La prima si distingue per essere un tratto di ben due chilometri in cui prendono vita diverse piscine naturali, due delle quali ben protette dal mare aperto. Si trovano nel Nord-Est dell’isola e la mano dell’uomo si avverte riflessa solo in alcune scalinate e nelle zone per prendere il sole.

Le seconda, invece, si trovano al Sud di questa perla dell’Atlantico e più o meno nei pressi della meravigliosa Playa Blanca. Sono spettacolari, ma è necessario essere a conoscenza che l’accesso è un po’ complicato in quanto dipende delle condizioni del mare.

Le piscine naturali di La Palma

È il momento di scoprire La Palma, un’isola ultimamente nota a causa dell’eruzione vulcanica iniziata il 19 settembre e durata tre mesi. Ma nei fatti La Palma è molto di più: un micromondo dai paesaggi naturali incontaminati, i sentieri e i panorami infiniti.

Charco Azul offre una possibilità diversa e singolare per godersi il mare: una pozza naturale di grandi dimensioni e riparata dalle onde, ma anche con una piscina infantile con fondo levigato, una piccola cascata e molto altro ancora, tanto da vincere persino la bandiera Ecoplayas 2013.

Charco Azul la palma

Fonte: iStock

Charco Azul, La Palma

Molto bella anche la zona denominata la Fajana di Barlovento con le sue tre bellissime piscine naturali. Un paradiso in cui passare da una piscina all’altra e ricco di sentieri.

Le piscine naturali del La Gomera

La Gomera è un’isola che lascia senza fiato e, soprattutto, poco esplorata. Chi è in cerca di piscine naturali da sogno deve dirigersi verso Charco del Conde nella Valle Gran Rey, uno degli angoli più belli e più ricchi di contrasti di tutte le Canarie.

Una meravigliosa piscina naturale in grado di rendere felici sia adulti che bambini.

Le piscine naturali di El Hierro

Terminiamo questo viaggio alle Canarie presso El Hierro, un vero paradiso per gli amanti delle immersioni, e anche l’isola più piccola e selvaggia dell’arcipelago.

Qui le piscine naturali sono davvero numerose, ma tra le imperdibili senza ombra di dubbio c’è Charco Azul, uno dei posti per fare il bagno più spettacolari e accattivanti dell’isola. A proteggere i bagnanti c’è una fascinosa e imponente roccia.

Infine, sempre a El Hierro vi consigliamo di fare un salto presso la pozza naturale di Las Calcosas a El Mocanal, un villaggio puntellato di antichi tetti di paglia dove svetta fiera una piscina naturale dalle acque tranquille. Una zona in cui è anche possibile fare il bagno in mare aperto, sempre che le onde lo permettano.

Las Calcosas el hierro
Las Calcosas, El Hierro
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In Europa c’è un Eden terrestre e puoi visitarlo. Lo riconosci?

Esistono luoghi che sono così belli da sembrare surreali. Posti che per forme, colori e lineamenti, rimandano a tutta una serie di immagini che, fino a questo momento, sono appartenute solo al mondo dei sogni, o al massimo a quello delle fiabe.

Eppure i viaggi intorno al mondo ci hanno insegnato che sono tante le meraviglie che appartengono al nostro pianeta e che sono state plasmate sapientemente da Madre Natura. E tutte, questo è chiaro, sono destinate a lasciarci senza fiato.

Ma non c’è bisogno di volare dall’altra parte del mondo per immergersi nella grande bellezza della natura. Perché proprio in Europa, a poco più di un’ora di volo dal nostro Paese, è possibile raggiungere un paradiso terrestre. Un vero e proprio Eden naturale che riempie gli occhi di meraviglia e che riscalda il cuore. Stiamo parlando del Parco Nazionale dei laghi di Plitvice e, siamo certi, che non ha bisogno di presentazioni.

Parco Nazionale dei laghi di Plitvice: il luogo più bello del mondo

Quando parliamo del Parco Nazionale dei laghi di Plitvice come uno dei luoghi più belli al mondo non stiamo esagerando. Basta chiedere conferma a tutti quei viaggiatori che in questo posto si sono persi e immersi, per toccare il meraviglioso spettacolo messo in scena da Madre Natura.

Un vero e proprio paradiso terrestre dove l’acqua incontra la vegetazione, dando vita a un paesaggio lussureggiante che lascia senza fiato. Per scoprire questo microcosmo delle meraviglie dobbiamo recarci in Croazia e più precisamente nel cuore del Paese.

A metà strada tra Zagabria e Zara, questo grande parco comprende ben sedici laghi, alimentati tutti dai fiumi Bijela Rijeka e Crna Rijeka e dalle sorgenti sotterranee. Questi specchi d’acqua, che brillano al sole rivelando sfumature color smeraldo, sono collegati tra loro da tutta una serie di cascate e cascatelle, mentre tutto intorno cresce una vegetazione lussureggiante e rigogliosa che si snoda lungo il complesso montuoso di Lička Plješivica.

Il paesaggio che si apre davanti agli occhi dei viaggiatori che giungono fin qui è straordinario e non si può descrivere, ma solo vivere. Non è un caso che migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo si mettono in moto ogni giorno proprio per toccare con mano la bellezza che appartiene al Parco Nazionale dei laghi di Plitvice.

Come visitare questo Eden terrestre

Il parco Nazionale dei laghi di Plitvice è un’area protetta, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO dal 1979. L’area, che ricopre una superficie di oltre 30000 ettari, è visitabile attraverso una serie di sentieri che conducono a passerelle di legno dalle quali è possibile ammirare il panorama grandioso.

L’area è caratterizzata da fitti boschi all’interno dei quali vivono numerosi esemplari di flora e di fauna. Ci sono più di 150 uccelli, almeno 50 mammiferi e oltre 300 farfalle e falene. Ci sono anche grandi animali come l’orso bruno e il lupo. All’interno del parco, inoltre, si snodano anche numerose grotte, ma solo alcune di queste sono accessibili al pubblico.

Come abbiamo anticipato, per visitare questo paradiso terrestre, non c’è bisogno di volare dall’altra parte del mondo. Basta infatti raggiungere la Croazia centrale per accedere a quello che è uno dei paesaggi naturali più belli del pianeta.

Il parco nazionale dei laghi di Plitvice può essere raggiungo in auto da Trieste, dalla quale dista poco più di 200 chilometri. L’alternativa è quella di raggiungere in aereo le città di Zara, Zagabria o Spalato dalle quali partono degli autobus, in ogni periodo dell’anno, che permettono di raggiungere l’area dei laghi.

Il parco è bello in ogni periodo dell’anno e in ogni stagione, tuttavia è in primavera inoltrata che è possibile ammirare uno spettacolo ancora più grandioso grazie al tripudio di colori e profumi portato in scena dalle grandi fioriture.

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Dall’altra parte del mondo c’è un villaggio che sembra uscito da una fiaba

C’è sempre un buon motivo per mettersi in viaggio, per raggiungere destinazioni vicine e lontane e per scoprire la grande bellezza che appartiene al mondo che abitiamo. A volte lo facciamo per ammirare le meraviglie plasmate da Madre Natura, altre volte per osservare da vicino quei monumenti artistici e architettonici creati dall’uomo che sono diventati i simboli di città e Paesi interi.

Altre volte, invece, ci mettiamo in cammino per scoprire le storie, le tradizioni, le culture e le usanze di popoli che sono lontanissime da noi. E oggi è proprio questo che vogliamo fare insieme a voi. Un viaggio ideale alla scoperta di un luogo intriso di fascino e meraviglia dove esistono e persistono antiche leggende che affondano le loro origini in tempi lontani e che sono custodite in un territorio straordinario.

Per scoprirle dobbiamo recarci dall’altra parte del mondo, e più precisamente nel cuore dell’isola di Sumatra, in Indonesia. Proprio qui, nelle acque del lago Toba esiste un villaggio meraviglioso dalle fattezze incantate che sembra uscito da una fiaba. E questa è la sua storia.

L’isola che sorge tra le acque del lago Toba

Migliaia di isole vulcaniche, centinaia di gruppi etnici e una moltitudine di lingue diverse raccontano l’immenso patrimonio storico, culturale e paesaggistico dell’Indonesia. Organizzare un viaggio qui, questo è chiaro, è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita.

Le cose da fare e da vedere nel Paese del sud-est asiatico sono così tante che non possiamo elencarle tutte. Quello che possiamo fare, invece, è parlarvi di un’isola situata nel lago Toba, nel cuore di Sumatra, dove esistono culture secolari tramandate da popolazioni antichissime che vivono ancora in villaggi fiabeschi.

Ci troviamo a Samosir, una grande isola che sorge dentro un’altra isola, quella di Sumatra. Proprio qui, circondata dalle placide acque del lago Toba, questo lembo di terra che si estende per 1700 chilometri quadrati è uno scrigno di tesori preziosi, tutti inevitabilmente collegati ai Batak, la tribù delle mille leggende.

Sui Batak si sono dette tante cose nei secoli. C’è chi ha subito il loro fascino e chi li ha amati, chi li ha odiati e temuti. Guerrieri, cannibali, stregoni, artisti, mercanti o navigatori.

Tante sono le storie sui Batak, così come le leggende che li riguardano. Si crede, infatti, che questa tribù sia nata da una montagna, un massiccio di oltre duemila metri situato proprio sull’isola di Samosir, dai quali avrebbero ereditato la forza e la potenza. Altri, invece, credono che questo popolo sia in possesso di antichi poteri magici, gli stessi che gli hanno permesso di vincere numerose battaglie.

Per scoprire le storie legate ai Batak, e toccare con mano le meraviglie che appartengono a questa tribù, il consiglio è quello di raggiungere il villaggio di Ambarita. Quello che si apre davanti agli occhi dei viaggiatori che giungono fin qui è un paesaggio incantato, paragonabile solo a quelli visti nelle fiabe.

Ambarita, il villaggio Batak che sembra uscito da una fiaba

Visitare il villaggio Batak di Ambarita è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita. Qui sono ospitati e conservati siti e oggetti che fanno parte del patrimonio ancestrale di questa antica tribù.

Quello che balza subito all’occhio è il nucleo urbano del villaggio. Le case dei Batak, infatti, hanno la caratteristica forma delle barche, con tanto di prua e poppa. E in effetti, queste costruzioni sono proprio ispirate alle imbarcazioni utilizzate dai naviganti migliaia di anni fa.

Tutto intorno si snoda una vegetazione lussureggiante che i viaggiatori possono scoprire a piedi o in bicicletta. Da qui è possibile anche raggiungere Huta Siallagan, il celebre sito dove sono conservate le testimonianze più preziose e antiche dei Batak. Oltre alle caratteristiche case disposte in fila, e alla statua gigante del Pangulubalang, che assolve la funzione di guardiano, i viaggiatori possono partecipare attivamente alla quotidianità della tribù, ascoltare le sue storie e ammirarla tra danze e celebrazioni.

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Scoperta “Roma”, la donna simbolo della città

Che Roma nella sue viscere nasconda ancora tantissimi tesori antichi lo sanno anche i muri, ma che con gli ultimi scavi ritornasse alla luce qualcosa di così importante non era di certo prevedibile. È stata scoperta “Roma”, la donna simbolo della città. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Durante gli scavi della metro C emerge “Roma”

Durante gli scavi per la metro C di Roma, e più precisamente quelli che si stanno effettuando presso la stazione di Porta Metronia, è tornato alla luce dopo centinaia di anni un raffinatissimo reperto dell’antica Roma, una personificazione della stessa Città Eterna.

Nei fatti tutto questo non è una novità: il tema iconografico è già noto. Le prima immagini di “Roma” sulle monete romane risalgono al 269 a.C., anche se in realtà è presente su altre monete romane coniate a Locri nel 204 a.C. La vera cosa che sorprende in relazione a questo ritrovamento è che il primo e unico caso finora al mondo in cui ci la personificazione di “Roma” è eseguita su un vetro dorato.

Come nelle monete già rinvenute in passato, “Roma” è rappresentata come una donna in veste amazzonica, armata di spada. Talvolta clipeata o coronata di alloro, con vicino una Vittoria alata o altri simboli.

Le dichiarazioni degli esperti

La funzionaria archeologa della Soprintendenza speciale di Roma, Simona Morretta, ha spiegato all’ANSA che: “Già un vetro dorato è un reperto molto raro, ma questo non ha confronto allo stato attuale degli studi. Non si era mai trovato un vetro dorato con la personificazione della città di Roma“.

L’esperta ha poi continuato specificando che è un reperto di “straordinaria finezza esecutiva”. Stando a quanto appreso fino a ora, originariamente era il fondo di una coppa, un oggetto all’epoca decisamente particolare e che spesso veniva utilizzato come dono.

Niente di poi così diverso rispetto ai nostri tempi in cui con alcuni peculiari ed eleganti bicchieri o boccali, il bevitore può guardare in trasparenza l’immagine sul fondo. Sì, sembrerebbe che ci avevano già pensato i romani. Anche se, come ben spiegato da Morretta e sempre all’ANSA: “Noi non sappiamo se venisse usato realmente per contenere qualcosa o come soprammobile, ma certamente mettere una immagine sul fondo rispecchia quell’idea”.

Il manufatto ha vissuto diverse ‘vite’ prima di arrivare a noi: “Era un oggetto prezioso e quando si è rotto o scheggiato non l’hanno voluto buttare. Ma dato che una coppa di vetro non si poteva riparare, ne è stato ‘ritagliato’ il fondo, e può darsi che sia stato esposto su un mobile o appeso a una parete”.

Inoltre, è emerso che il reperto non apparteneva alla caserma trovata negli scavi. La struttura militare fu abbandonata alla metà del III secolo, e in seguito ne vennero tagliati i muri, le macerie buttate all’interno e tutto venne ricoperto di terra. Il vetro dorato è emerso proprio da questi strati di interro ed è posteriore: “Da questo primo studio – ha aggiungo l’archeologa  parlando con l’ANSA– ci sembra un manufatto degli inizi del IV secolo“.

La buona notizia è che ora avrà un’altra vita in quanto diventerà di fruizione pubblica: avrà una teca dedicata nella stazione-museo della metro di Porta Metronia.

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Quando riapre il Terminal 2 di Malpensa: c’è la data

È iniziato il conto alla rovescia per la riapertura del Terminal 2 dell’aeroporto di Milano Malpensa. La tanto attesa data di riapertura è stata appena annunciata dalla SEA – Società Esercizi Aeroportuali, il gruppo che gestisce i sistemi aeroportuali di Milano Malpensa e di Linate.

Sarà l’hub dedicato ai voli della compagnia aerea low cost easyJet. Chiuso nel 2020, a causa dello scoppio della pandemia di Covid-19 e alla conseguente diminuzione del traffico aereo, il Terminal 2 dell’aeroporto di Malpensa tornerà a essere operativo a partire dalla prossima estate.

Le novità del Terminal 2 di Malpensa

In questi anni, intanto, la società ne ha approfittato per rifare il look al terminal al fine di migliorare l’esperienza di viaggio dei passeggeri. Più tecnologico, più sostenibile e con maggiori servizi: saranno queste le novità che i viaggiatori troveranno alla riapertura.

Iniziati alla fine del 2022, i lavori di riqualifica del Terminal 2 aumenteranno i servizi rivolti al passeggero attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate, miglioreranno l’efficienza energetica del terminal e offriranno soluzioni tecniche per favorire aeromobili di ultima generazione. Il Terminal 2 sarà quindi più confortevole, innovativo e sostenibile, promettono.

Nuovo “Self bag drop”

Nello specifico, al check-in un’area sarà dedicata al cosiddetto “self bag drop“, con macchinari che permetteranno ai viaggiatori di imbarcare i propri bagagli in stiva in autonomia, anche senza l’assistenza del personale di terra.

Controlli di sicurezza

L’area dei controlli di sicurezza sarà completamente ristrutturata e avrà un aspetto più funzionale e, grazie all’installazione di nuove linee automatizzate di ultima generazione, potranno essere accorciati i tempi di controllo e di attesa dei passeggeri.

Liquidi e device elettronici

Inoltre, sarà disponibile una macchina EDS-CB (Explosives Detection Systems for Cabin Baggage) che impiega una tecnologia TAC al passaggio del Fast Track, che permetterà di effettuare i controlli senza la necessità di separare dal bagaglio a mano gli apparati elettronici e i liquidi, facilitando ulteriormente l’esperienza di viaggio. Infine, verranno realizzati nuovi spazi commerciali dedicati allo shopping e alla ristorazione.

Migliore efficienza energetica

Per quanto riguarda l’efficientamento energetico, si interverrà sugli impianti di condizionamento, sostituendo la vecchia centrale con una di ultima generazione, e sugli impianti di trasporto persone, con l’installazione di nuovi e più efficienti marciapiedi mobili, scale mobili e ascensori in diversi punti dell’aerostazione.

Alcuni ambienti, tra cui il corridoio degli Arrivi, saranno oggetto di interventi di ristrutturazione con una particolare attenzione al miglioramento dell’isolamento termico e delle prestazioni energetiche. Una nuova centrale consente, infatti, una riduzione del 15% dell’energia impiegata per il condizionamento e una riduzione delle emissioni di CO2 di circa l’8%.

Nuovo piazzale per gli aeromobili

Sotto il profilo della sostenibilità, sono previsti interventi di adeguamento del piazzale di sosta degli aeromobili finalizzati ad accogliere nelle piazzole adiacenti al terminal i nuovi Airbus A321neo, che consentono di produrre il 15% in meno di emissioni di CO2 e di ridurre del 50% l’impatto acustico durante le fasi di decollo e atterraggio rispetto agli aerei di vecchia generazione.

Quando riapre il Terminal 2: la data

La riapertura del Terminal 2 avrà luogo in vista del picco della stagione estiva. La data ufficiale è quella del 31 maggior 2023. Sarà il terminal dedicato ai voli di easyJet, dove faranno base fino a 23 aerei. Ma, come accadeva prima della pandemia, è possibile che presto arrivino e partano anche voli di altre compagnie.

Ça va sans dire che, a partire dal giorno della riapertura del Terminal 2, anche il Malpensa Express, il treno che collega le stazioni di Milano Cadorna e di Milano Centrale allo scalo milanese, tornerà a fare capolinea al T2.

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Il nuovo cammino tra Bergamo e Brescia, Capitale della Cultura 2023

In occasione dell’anno di Bergamo e Brescia, Capitale della Cultura 2023, sono tantissime le iniziative che stanno nascendo per promuovere non soltanto le due città lombarde, ma l’intero territorio.

Una di queste resterà per sempre ed è un itinerario che collega Bergamo e Brescia da percorrere interamente a piedi in qualunque stagione. È la nuova Via delle Sorelle, ben 130 chilometri di cammino dedicato al turismo lento, nato per valorizzare e far scoprire i Comuni che attraversa in modo sostenibile. Una sorta di Cammino di Santiago, con tanto di passaporto da far timbrare e da tenere come ricordo.

La Via delle Sorelle tra Bergamo e Brescia

Il nome richiama il concetto del rapporto stretto tra le due città, che si assomigliano, che sono vicine e che, come sorelle, sono molto unite.

Il percorso si sviluppa quasi interamente in collina, in mezzo alla natura, e incrocia sentieri già esistenti e altre vie storiche, come l’Antica Strada Valeriana e il Cammino di Santa Giulia, facendo conoscere caratteristiche, tradizioni e, perché no, prodotti del territorio a tutti coloro che lo attraversano.

Unendo le due città principali, la via tocca 34 Comuni, oltre a Bergamo e a Brescia, sei dei quali saranno considerati tappe principali, dove si potranno trovare ostelli o strutture ricettive dove pernottare, dai b&b ai campeggi, con tariffe agevolate per chi presenta il passaporto con le credenziali.

Si attraversano anche due Parchi regionali – il Parco dei Colli di Bergamo e il Parco regionale Oglio Nord – e due strade del vino, la Strada del Vino di Franciacorta e la Strada del Vino Valcalepio e dei sapori della bergamasca.

Fanno parte dell’itinerario anche due siti Unesco, il Complesso Santa Giulia a Brescia e Città Alta a Bergamo, con le sue Mura venete.

I Comuni attraversati dalla Via delle Sorelle sono: Collebeato, Concesio, Cellatica, Gussago, Rodengo Saiano, Ome, Monticelli Brusati, Iseo, Provaglio di Iseo, Corte Franca, Adro, Capriolo, Paratico, Sarnico, Credaro, Villongo, Gandosso, Castelli Calepio, Grumello del Monte, Chiuduno, Carrobbio degli Angeli, Gorlago, Montello, Costa di Mezzate, Bagnatica, Brusaporto, Albano S. Alessandro, San Paolo D’Argon, Torre de’ Roveri, Scanzorosciate, Villa di Serio, Nembro (e la sua frazione Lonno), Alzano Lombardo (frazioni di Brumano – Burro – Olera) e Ponteranica.

La “Compostela” lombarda

La Via delle Sorelle è un cammino bidirezionale, pertanto si può scegliere la città di partenza, Bergamo, Brescia o uno dei 34 Comuni, e raggiungere l’arrivo in sei tappe, ciascuna nella media dei 20-25 km l’una, bene indicate da un’apposita segnaletica. Sì, perché ogni tappa della Via delle Sorelle ha una propria particolarità naturale e culturale tale da essere vissuta anche come gita giornaliera o per un weekend fuori porta.

Il percorso è tutto una scoperta. Lungo l’intero territorio attraversato dalla via s’incontrano installazioni e si può assistere a performance artistiche, concerti o spettacoli: un vero palcoscenico a cielo aperto per le arti visive, insomma.

Sarà un lascito di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023, la Via delle Sorelle, anche chiamata “Cammino della Cultura”, un itinerario culturale, prima di tutto, oltre che artistico, naturalistico, sostenibile e resiliente.