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Mangiare in un igloo trasparente in mezzo alla neve: succede in India

Ogni volta che si va al ristorante, c’è un dettaglio a cui si pensa troppo poco ma che può rendere il pasto ancora più speciale e gustoso: il panorama. Una vista mozzafiato può fare la differenza e questo è probabilmente quello a cui hanno pensato i direttori di un hotel indiano. Il paese asiatico fa pensare a tutto, tranne che a quello che si trova all’interno di questo albergo. È qui che sorge infatti un ristorante che ha deciso di far provare ai suoi clienti un’esperienza più unica che rara: mangiare dentro un igloo di vetro. Proprio così, la tipica costruzione eschimese ha varcato i confini del Polo Nord fino ad arrivare a Gulmarg, la destinazione indiana perfetta per chi ama l’inverno.

Una cena speciale all’interno di un igloo

Perché tanti igloo di vetro proprio in India? Gulmarg è un vero e proprio paradiso per gli escursionisti e appassionati di montagna, visto che si trova a pochi passi dall’Himalaya. Qui è possibile sciare, praticare snowboard oppure semplicemente godersi un bel viaggio circondati dalla neve e dai paesaggi incontaminati. Il ristorante-igloo è stato aperto di recente dall’hotel Kolahoi Green Heights e l’iniziativa ha avuto subito un successo clamoroso.

Il format originale del locale non poteva non conquistare la clientela che può vivere mi prima persona un’esperienza culinaria fuori dal comune. In tutto gli igloo presenti nel ristorante sono sei, 3 dei quali sono stati sistemati nel cortile dell’hotel, mentre gli altri si trovano nei pressi della funivia. Ma cos’hanno di tanto speciale? Sono dotati di ogni comfort, ad esempio hanno un impianto di riscaldamento per affrontare le rigide temperature del posto, oltre a una mise en place di tutto rispetto. L’apparecchiatura è essenziale ma d’effetto, pronta ad accompagnare uno squisito tour gastronomico a base di pietanze tipiche della cucina indiana, ma anche di quella cinese e asiatica in generale.

Ristorante igloo a Gulmarg

Fonte: iStock

L’interno del ristorante igloo a Gulmarg

I paesaggi incontaminati di Gulmarg

Non è la prima volta che l’hotel fa parlare di sé, dimostrando la sua passione sfrenata per gli igloo. Oltre a quelli di vetro in cui pranzare e cenare romanticamente, in precedenza l’albergo indiano aveva battuto un record realizzando l’igloo di neve più grande di tutto il continente asiatico. È stata un’attrazione unica per tutti i turisti giunti a Gulmarg che hanno potuto ammirare da vicino la costruzione.

Per quel che riguarda il ristorante, invece, l’ispirazione è arrivata da uno dei paesi in cui l’inverno dà spettacolo, la Finlandia. La città di Glumarg ha in comune con la nazione scandinava proprio l’abbondanza di neve, in particolare nel periodo compreso tra i mesi di dicembre e febbraio. I paesaggi che si possono incontrare in questa parte dell’India non hanno nulla da invidiare proprio a quelli del Nord Europa, il tutto incastonato dalla spettacolarità della catena Himalayana. Non a caso viene considerata il luogo ideale per praticare gli sport invernali in India. La tappa obbligata per gli appassionati di sci, snowboard e slittino è il monte Apharwat che può essere raggiunto soltanto tramite una cabinovia. Non c’è che dire, un autentico gioiellino che di sicuro lascerà a bocca aperta gli amanti del periodo più freddo dell’anno che avranno un motivo in più per visitare Gulmarg e godersi una bella cena all’interno di un igloo di vetro.

Gli igloo presenti nel ristorante di Gulmarg

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Un pranzo indimenticabile all’interno del ristorante igloo
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Da Nord a Sud: regione che vai, dolce di Carnevale che trovi

Quando si pensa al Carnevale vengono subito in mente maschere, travestimenti, ma soprattutto i dolci. L’Italia con la sua tradizione gastronomica offre un’ampia scelta di prelibatezze che variano a seconda della regione. Da nord a sud, i dolci tipici di questo periodo dell’anno sono caratterizzati da ingredienti semplici. Assaggiarli tutti è praticamente impossibile, ma questo non vuol dire che non possiamo scoprire le tradizioni del posto e le prelibatezze più amate.

Il dolce carnevale al Nord

Iniziamo il tour culinario dei dolci di Carnevale dal nord! In Trentino Alto Adige a farla da padroni sono i krapfen ripieni di marmellata, gli strauben (frittelle a forma di spirale) e le frittelle di mele. Rimanendo in montagna, in Valle d’Aosta ci sono i panzerottini, mezzelune, con un impasto a base di patate, ripieni di marmellata. In Piemonte non è Carnevale se non si mangiano i friciò (frittelle) e le mantovane di Cossato, fagottini di pasta sfoglia ripieni di mandorle, uvetta e marmellata. La tradizione lombarda, invece, ha in serbo per i più golosi i tortelli, frittelle friabili cosparse di zucchero con l’aggiunta di cannella. In Friuli Venezia Giulia, oltre ai dolci tradizionali ci sono i rufioi, le classiche chiacchiere arricchite da frutta secca.

Krapfen di Carnevale

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Le krapfen sono il tipico dolce di Carnevale del Trentino Alto Adige

Il Veneto, la regione del Carnevale per eccellenza, è pronto a deliziare il palato con le fritole, frittelle morbide con uva sultanina, e con i galani, una sorta di ravioli ripieni di mostarda di frutta.
I tortelli sono il simbolo dell’Emilia Romagna e a Carnevale diventano dolci perché ripieni di mostarda e crema a cui si affiancano anche le tagliatelle ovviamente fritte.

Una prelibatezza dopo l’altra nel resto d’Italia

Non c’è solo il nord a offrire ricette golose, in Umbria, Abruzzo e Marche a Carnevale si mangia la cicerchiata (simile agli struffoli napoletani). Nelle Marche possiamo gustare anche croccanti frittelle dette scroccassi e gli arancini di Carnevale, delle girelle aromatizzate all’arancia.

Terra di piatti prelibati, la Toscana non delude neanche per quel che riguarda i dolci di Carnevale. Oltre a quelli classici c’è la schiacciata alla fiorentina, una torta soffice e delicata, e il berlingozzo, una morbida e gustosa ciambella. Nel Lazio le castagnole ripiene di ricotta e crema, “regnano” insieme alle frappe (conosciute anche come chiacchiere, bugie e cenci).

In Molise, i più golosi possono mangiare i caragnoli, frittelle a forma di roselline ricoperte di miele, simili alle cartellate pugliesi. Qui a Carnevale troviamo anche le dita di apostoli, cannoli morbidi ripieni di ricotta aromatizzata. La tradizione culinaria campana dà il meglio di sé anche durante il Carnevale con il migliaccio, una torta a base di semolino e ricotta, le zeppole di San Giuseppe e il sanguinaccio, una crema vellutata a base di sangue di maiale e cacao amaro. Il Carnevale in Calabria fa rima con nacatuli, delle frittelle aromatizzate all’anice dalla forma che ricorda una culla.

Le chiacchiere di Carnevale

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Le chiacchiere sono il dolce più diffuso a Carnevale

Nel tour alla scoperta dei dolci di Carnevale non può mancare un salto nelle isole. In Sardegna in tavola non mancano mai i brugnolus, frittelle di patate, e le orillettas, strisce di pasta intrecciate. Infine la Sicilia è sempre pronta a deliziare il palato con ravioli fritti, pignolata, crespelle di riso e testa di Tùrcu: quest’ultimo dolce è formato da più strati di sfoglie fritte ricoperte con una crema al latte aromatizzata alla cannella e al limone.

Le ricette dei dolci di carnevale sono tante, la cosa certa è che i più golosi non avranno che l’imbarazzo della scelta!

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A bordo del Trenino Verde delle Alpi tra Italia e Svizzera

La Svizzera è il Paese dei treni. Ce n’è uno per ogni occasione, e quello a bordo del quale bisogna assolutamente viaggiare è il treno più affascinante che ci sia e che viaggia tra Italia e Svizzera. Si chiama Trenino Verde delle Alpi e parte da Domodossola per arrivare a Berna, la Capitale della Confederazione Elvetica.

Un viaggio a bordo di questo treno, che attraversa paesaggi incantati, cittadine storiche, laghi e vigneti e che si conclude in una delle più antiche città svizzere è un’esperienza indimenticabile.

Il viaggio sul Trenino Verde delle Alpi

Il treno attraversa la linea di valico del Lötschberg e, con le sue carrozze verdi panoramiche, porta i turisti italiani nel cuore della Svizzera mentre, in senso inverso, avvicina gli svizzeri alle Val d’Ossola fino al Lago Maggiore.

La tratta ferroviaria collega Italia e Svizzera attraverso la galleria ferroviaria del Sempione, aperta nel 1906. Il traforo del Sempione è stato scavato sotto il Monte Leone ed è lungo 19.800 metri circa. È l’unico tratto non panoramico dell’intero viaggio, ma l’emozione di trovarsi all’interno di un’opera di grande ingegneria è grandissima, se si pensa che l’impresa del traforo venne celebrata durante l’Esposizione Universale che si tenne a Milano in quell’anno.

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Fonte: @Ufficio stampa

I paesaggi bucolici attraversati dal Trenino Verde delle Alpi

La linea passa per viadotti e gallerie incredibili come la Rampa Nord, tra le stazioni di Varzo e Iselle, una galleria elicoidale di 1.655 metri che compie un giro di 360 gradi, allo scopo di far guadagnare quota altimetrica al treno senza penalizzare la prestazione della linea a causa di un’eccessiva pendenza. Il treno passa anche sull’imponente viadotto di Kander.

A bordo di questo trenino si attraversa una parte di Svizzera di straordinaria bellezza. Il percorso non è meno interessante delle tratte servite dal più noto Trenino Rosso del Bernina.

Le tappe imperdibili

Nel tragitto ci si può fermare per visitare il centro storico di Briga con il museo delle Guardie Svizzere. A Lauchernalp lo sguardo dei passeggeri resta incantato dalla vista mozzafiato sulle montagne e sulla valle più bella delle Alpi, la Valle del Lötschen.

Richiama una sosta anche il lago di Oeschinen, uno dei più grandi laghi alpini, che si trova proprio sopra Kandersteg e si può raggiungere dal paese con una funivia e una camminata di mezz’ora. Così come vale la pena prendere il bus numero 230 in direzione di Frutigen, che porta a uno dei luoghi più belli e romantici della Svizzera, Blausee, il “lago blu”, le cui acque sono azzurrissime.

All’ingresso dell’Oberland bernese, il maestoso castello di Thun – che sembra uscito da un libro di fiabe – domina la cittadina medievale caratterizzata da vivaci piazze, vicoli romantici e sfarzosi edifici. Non perdetevi una visita. Il suo lago è incantevole, qui si possono organizzare anche crociere in battello che arrivano fino a Spiez, la zona del vino e dei vigneti, e al suo splendido lago balneabile. Il biglietto del treno è valido anche per i battelli. Ci si può fermare a Spiez per una sosta ristoratrice con vista sul castello.

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Fonte: @Ufficio stampa

Il battello sul Lago di Thun in Svizzera

Il Trenino Verde delle Alpi termina la corsa a Berna, Capitale federale svizzera, sede del Parlamento e del governo, il cui centro storico è Patrimonio dell’Unesco. Il monumento più famoso di Berna è la Zytglogge, la torre dell’orologio, di origine medievale, con le sue figurine animate che escono dalla torre ogni ora e che attirano l’attenzione dei turisti che visitano la città. Ogni giorno, l’addetto all’orologio ha il compito – e l’onore – di mettere in moto il complicato meccanismo.

Info utili

La tratta percorsa da questo treno è gestita dalla compagnia ferroviaria BLS. La carta giornaliera BLS Trenino Verde costa 59 euro (in Seconda classe), ma si può salire sul Trenino Verde anche se si possiede lo Swiss Travel Pass delle ferrovie svizzere, il biglietto ferroviario che consente di utilizzare tutti i treni, i mezzi pubblici, i battelli e quasi tutte le funivie del Paese. I bambini fino a 6 anni non compiuti viaggiano gratis e dai 6 ai 16 anni pagano la metà.

A partire da marzo 2023 si può acquistare la carta giornaliera del Trenino Verde delle Alpi a un prezzo ridotto per viaggiare tra il 1° e il 31 maggio. La promozione prevede uno sconto del 15% sul biglietto giornaliero se si acquista la carta dall’e-shop della rete ferroviaria svizzera BLS o tramite tutti i rivenditori ufficiali.

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Fonte: @Ufficio stampa

Il Trenino Verde delle Alpi attraversa il paesaggio innevato d’inverno

Il treno parte ogni due ore. Tuttavia, se si parte da Domodossola con il treno delle 7.58 si arriva a Berna alle 10.21 e si ha quindi un’intera giornata a disposizione per visitare tutto, mentre prendendo il treno delle 9.58 l’arrivo è previsto alle 12.21.

Un viaggio a bordo del Trenino Verde delle Alpi è ideale per una gita primaverile all’insegna della natura e della cultura, da fare in famiglia (i bambini ne andranno pazzi), in coppia (i luoghi che attraversa sono più che romantici) oppure con gli amici (anche  quelli a quattro zampe).

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Fonte: @SiViaggia

Tappa imperdibile al Blausee, in Svizzera
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Tour della Transilvania, tra luoghi indimenticabili e leggende affascinanti

Tra le regioni più belle della Romania c’è senza ombra di dubbio la Transilvania, una terra dal fascino pregno di mistero, ma anche impreziosita da sontuosi palazzi e natura incontaminata.

Sorprendentemente verde e luminosa, un viaggio in Transilvania vuol dire scoprire paesini medievali dove il tempo sembra essersi fermato, castelli da favola (o se vogliamo da brivido), foreste e boschi fitti di grande pregio naturalistico.

Ma prima di arrivare in Transilvania vale la pena prevedere una sosta a Timişoara, Capitale Europea della Cultura 2023.

Timişoara, Capitale Europea della Cultura 2023

Fonte: Caldana Europe Travel

Timişoara

Timişoara è la Capitale Europea della Cultura 2023. Ciò vuol dire che per 365 giorni ci saranno eventi e manifestazioni di particolare interesse.

Si distingue per essere una località multiculturale ma anche per essere detentrice di numerosi primati:

  • è stata la prima in Europa a dotarsi, nel 1884, della rete elettrica;
  • dal 1760 fu la prima città dell’Impero Asburgico a illuminare le proprie strade con lampade e la prima a convertirle a gas nel 1855;
  • è stata la prima città dell’Impero austro-ungarico a creare un canale navigabile, a realizzare una rete telefonica, a utilizzare il servizio telegrafico, a fare uso dell’asfalto per la pavimentazione stradale, ad avere tre teatri di stato a presentare opere in lingua romena, ungherese e tedesca.

In sostanza, Timişoara è una città ricca di luoghi culturali che sono tutti da scoprire e bellezze architettoniche che lasciano senza fiato.

Piața Unirii è la piazza più bella e antica della capitale del Banato. Decorata in stile barocco, ospita alcuni dei più importanti monumenti come il Palazzo Barocco, la Cattedrale Cattolica, il Vicariato Serbo e il Monumento alla Santa Trinità.

Molto interessante anche Piața Victoriei che per i rumeni è un luogo estremamente importante poiché proprio qui i rivoluzionari, il 20 dicembre 1989, proclamarono Timişoara la prima città libera della Romania dal regime comunista. È circondata da palazzi signorili del primo ‘900, ma anche da meravigliosi edifici religiosi come la Cattedrale ortodossa.

Poi ancora i musei come il Memorialul Revolutiei, con foto e documenti che raccontano le tragedie e gli eventi vissuti nel 1989; Banat Museum, con una collezione di reperti archeologici provenienti da tutto il Banato e il Muzeul de Arta, dove ammirare le opere d’arte di Ormós Zsigmond, ricco aristocratico, collezionista e storico dell’arte.

Viaggio in Transilvania, le tappe da non perdere

Fonte: Caldana Europe Travel

Sibiu

La Transilvania è una regione di rara bellezza che prende vita ai piedi dei Carpazi. Per questo è caratterizzata da un bellissimo paesaggio naturale dove svettano alcune tra le città medievali meglio conservate in Europa.

Sibiu, capitale della Transilvania, è una località circondata da un sistema di antiche fortificazioni, ma anche un luogo dove pregevoli testimonianze medievali si alternano a eleganti palazzi barocchi.

Decisamente peculiare anche Brasov che fu uno dei maggiori centri della rivoluzione antiasburgica. Poi ancora Cluj Napoca, capoluogo della Transilvania che sfoggia un centro storico caratterizzato da un autentico mix di stili architettonici.

In Transilvania sulle orme di Dracula

Un viaggio in Transilvania non può di certo prescindere da una serie di tappe all’insegna del suo personaggio più famoso: Dracula. Un vero e proprio mito che si deve al celebre Conte Vlad, protagonista del romanzo di Bram Stoker.

Probabilmente non tutti sanno che il vampiro della Transilvania è ispirato a una persona realmente vissuta: il sanguinoso sovrano che regnò sulla Valacchia dal 1456 al 1462.

Non era un vero vampiro, ma comunque era un uomo spietato che è passato alla storia con il soprannome di “impalatore” in quanto aveva l’abitudine di uccidere in questa maniera i suoi nemici. Va detto, però, che è anche ricordato come eroe e padre della patria per avere lottato a lungo contro le invasioni turche.

Un tour sulle orme di Dracula non può non iniziare dalla casa dove ha vissuto nel romanzo: il castello di Bran, una misteriosa e suggestiva fortezza che custodisce pregevoli pezzi d’arredamento appartenuti alla famiglia reale rumena.

Edificato nel XIV secolo da Ludovico I D’Angiò, è arroccato su una parete rocciosa nel cuore di una gola buia e sinistra, un paesaggio che ha contribuito ad alimentare il fascino “noir” della casa e del suo padrone.

Altra tappa obbligata se si vuole fare un viaggio in Transilvania sulle tracce del vampiro più famoso del mondo è Sighisoara, luogo in cui Vlad III nacque nel 1431. Dichiarato patrimonio UNESCO, è un villaggio medievale perfettamente conservato.

Insomma, la Transilvania tra meraviglie e fitto mistero è una regione tutta da scoprire.

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L’Italia dei laghi costieri, meraviglie formatesi dal moto ondoso del mare

Tra le gemme della nostra Penisola ci sono i bacini formatisi in seguito alla deposizione del materiale sospeso nelle acque marine, parallelamente alla linea di costa, che può dare origine a lunghe lingue sabbiose. Questi cordoni litoranei generano stagni, lagune o laghi costieri composti di acqua salmastra, ambienti quasi in bilico tra terra e mare. La loro natura complessa conferisce a questi habitat un grande valore naturalistico e paesaggistico, e tuttavia solo le specie che presentano particolari adattamenti fisiologici riescono a sopravvivere. Scopriamo alcuni dei laghi costieri più affascinanti d’Italia.

È in Puglia il lago costiero più grande d’Italia

Specchio d’acqua salmastra di circa 60 kmq, con una profondità di 5,5m, il lago di Varano è il bacino costiero più grande del nostro Paese. Tra i più famosi della Puglia, insieme al lago di Lesina, è una gemma del Gargano che vale la pena visitare. Anche se tradizionalmente è chiamato ‘lago’, è in realtà una laguna scavata nella roccia calcarea, alimentata da circa 240 sorgenti sotterranee e non, provenienti dai monti vicini, e separato dal Mare Adriatico attraverso un lembo di terra lungo appena un chilometro, denominato ‘Isola di Varano’, coperta di pini, eucalipti e altre piante.

La laguna comunica con il mare attraverso due canali: la foce di Varano, ad est, e la foce di Capojale a ovest. Incastonato tra il promontorio di Monte Devio e la punta di Rodi Garganico, grazie agli scambi idrici con il mare vanta un’importante varietà di pesci che si dirigono in queste acque per deporre le uova. Stando a quanto attestano gli scritti di Plinio il Vecchio, nel I sec. d.C. il lago di Varano e quello di Lesina, più ad ovest, erano golfi naturali e fungevano da approdo per i Crociati diretti a Gerusalemme. Oggi, la bellezza del paesaggio che circonda le lagune le rende mete molto ambite da chi ama fare escursioni in kayak e in canoa o emozionanti giri in barca.

I laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo

La zona costiera del Parco Nazionale del Circeo ospita ben quattro laghi di grande importanza naturalistica. Sono separati dal mare da strisce di terra e vedono la conformazione attuale ridisegnata durante la bonifica delle paludi pontine. Per le loro caratteristiche, sono classificati come zone umide di importanza internazionale.

  • Il lago di Fogliano, situato in un’area che è stata abitata dall’uomo sin dalla preistoria, ha avuto il suo massimo splendore nel Settecento quando i Caetani edificarono un piccolo borgo di pescatori attorno al loro casino di caccia e Villa Fogliano, splendide costruzioni ancora oggi visitabili. La zona è arricchita inoltre da uno splendido orto botanico ed è luogo di sosta di molteplici tipologie di migratori.
  • Il lago di Paola (conosciuto anche come lago di Sabaudia) è più grande, si estende tra terra e mare in lunghi bracci frastagliati che formano insenature incredibilmente affascinanti. Come per il lago di Fogliano, anche qui ci sono tracce dell’uomo risalenti al periodo preistorico. Un luogo di interesse da visitare sulle sue sponde è il santuario della Soresca, edificato dai monaci benedettini tra il XII e il XIV secolo.
  • I laghi dei Monaci e di Caprolace sono molto più piccoli e meno conosciuti, il loro paesaggio infatti risulta più selvaggio e incontaminato, ma altrettanto ricco di specie animali e vegetali. Anche qui è possibile praticare il birdwatching e immergersi in passeggiate che regalano scorci suggestivi.

Dalla Toscana alla Sicilia, alla scoperta di habitat unici

In Toscana, in provincia di Lucca, con il lembo meridionale appartenente alla provincia di Pisa, vicino all’omonima frazione di Massarosa si trova il lago costiero di Massaciuccoli, che con l’area palustre intorno fa parte del Parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli e di un’oasi LIPU, in virtù delle numerose specie di uccelli presenti.

Scendendo più a sud, si incontra la laguna di Orbetello, nella Maremma grossetana, un paradiso naturalistico che attira moltissimi visitatori in ogni stagione, zona protetta e gestita dal Fondo mondiale per l’ambiente, in buona parte coperta dalla macchia mediterranea, dominata dal Monte Argentario. Nel comune di Capalbio troviamo, invece, il lago di Burano,  laguna salmastra costiera, separata dal mar Tirreno da una stretta fascia di dune, che costituisce uno dei tratti costieri naturalisticamente meglio conservati della regione.

In Campania, il lago Fusaro è il secondo lago dei Campi Flegrei per grandezza, dopo il lago di Patria. Gli allevamenti del lago, situato a Bacoli, vengono menzionati ne “Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas, quando il conte fa servire a tavola nella sua casa di Auteuil una lampreda proveniente da queste acque. Tra le sue attrazioni c’è la Casina Vanvitelliana, uno splendido gioiello di architettura tardo barocca, costruito nel 1782 dall’architetto Carlo Vanvitelli, figlio del celebre Luigi (autore della Reggia di Caserta) su commissione di Ferdinando IV di Borbone. La residenza occupa una piccola emersione di terra all’interno del lago e fu adoperata come luogo di riposo dopo le battute di caccia e di pesca del re.

Il Biviere di Gela è, invece, il più grande lago costiero della Sicilia. Nel 1997, è stata istituita La Riserva Naturale orientata Biviere di Gela, una delle più importanti zone di migrazione e di sosta degli uccelli acquatici che passano qui il lungo inverno prima di tornare nel Nord Europa.

Laguna Orbetello
La laguna di Orbetello, nella Maremma Grossetana

Valli di Comacchio, tra patrimonio naturalistico e importanza storica

Simili per caratteristiche ai laghi costieri, sono gli ampi bacini modificati dall’uomo per la pesca. Tra questi, spiccano le rinomate Valli di Comacchio, in Emilia-Romagna, separate dal mare da un cordone sabbioso largo un paio di km e sul quale corrono paralleli la Statale Romea ed il Fiume Reno. Il sito comprende ciò che resta delle vaste valli salmastre che sino a un secolo fa caratterizzavano la parte sud-orientale della provincia di Ferrara e che ancora oggi costituiscono il più esteso complesso di zone umide salmastre della regione e uno dei più importanti del Sud Europa.

Incluso nel Parco Regionale del Delta del Po, stazioni “Valli di Comacchio” e “Centro storico di Comacchio”, il comprensorio vallivo è classificato come zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar e conserva, oltre a un grande patrimonio naturalistico, anche preziose testimonianze storico-colturali legate al porto etrusco di Spina e alla presenza di numerosi casoni e lavorieri, grandiosi insediamenti e adattamenti di canali e specchi d’acqua alla cattura e all’allevamento di pesci – in particolare di anguille – di cui permane in Comacchio memoria della storica manifattura di trasformazione, custodita e tramandata al Museo dei Marinati.

Casina Vanvitelliana

Fonte: iStock – Ph: pql89

La Casina Vanvitelliana sul lago Fusaro
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Quello che non dovremmo mai fare su un aereo, secondo gli assistenti di volo

Chiunque abbia mai viaggiato in aereo sa benissimo tutta la (lunga) trafila che attende i passeggeri dal momento in cui arrivano in aeroporto sin quando, finalmente, salgono a bordo. Ma cosa succede una volta imbarcati? Potremmo pensare che l’unica cosa rimasta da fare sia trovare il nostro posto e sederci, eppure ci sono piccole accortezze che possono fare la differenza per gli assistenti di volo. Sono proprio alcuni di loro ad aver svelato i comportamenti assolutamente da non tenere a bordo di un aereo.

Cosa non fare mai a bordo di un aereo

Dopo aver superato tutti i controlli e aver preso la navetta per arrivare al nostro aereo, è il momento di salire a bordo. Quali sono le cose che non dovremmo mai fare? A volte, si tratta di piccoli comportamenti che ai nostri occhi appaiono insignificanti, ma che sono invece una vera scocciatura per gli assistenti di volo, che al momento dell’imbarco sono piuttosto indaffarati. Ad affrontare l’argomento è Jay Roberts, ex steward di Emirates, che ha chiesto sulla propria pagina Facebook quali sono i comportamenti peggiori dei passeggeri su un aereo.

Lui stesso, intervistato dal MailOnline, ha rivelato di essere particolarmente infastidito da tutti coloro che evitano il contatto visivo o, peggio ancora, non ricambiano il saluto nel momento in cui vengono accolti a bordo: “Oltre ad essere scortese, manca di rispetto al ruolo dei membri dell’equipaggio in quanto professionisti della sicurezza” – ha affermato – “Se l’aereo va in fiamme e deve essere evacuato, rischierò la mia vita e rimarrò indietro per assicurarmi che tu scenda sano e salvo. Oppure, se ti ammali sarò al tuo fianco, facendo tutto il possibile per salvarti la vita. E tu non riesci nemmeno ad accettare che io sia qui in piedi davanti a te, a salutarti?”.

Un altro comportamento che infastidisce spesso gli assistenti di volo è quello di chiedere un bicchiere d’acqua appena saliti in aereo, mentre il personale è impegnato con il controllo delle carte d’imbarco e con i preparativi per il decollo. Si tratta infatti di una perdita di tempo preziosissimo (vista la serrata tabella di marcia che i membri dell’equipaggio devono rispettare), e a meno che non sia proprio un’urgenza improcrastinabile, ai passeggeri non costa niente aspettare ancora qualche minuto prima di poter bere qualcosa.

Perché gli assistenti di volo controllano la carta d’imbarco

Mentre si sale a bordo di un aereo, gli assistenti di volo controllano la carta d’imbarco di ogni passeggero: può sembrare un compito inutile, visto che la si è già mostrata ai controlli di sicurezza e poi ancora al gate. Alcuni addirittura si infastidiscono per il semplice fatto di dover attendere qualche minuto prima di sistemare il bagaglio a mano e sedersi al proprio posto. Ma i membri dell’equipaggio stanno solamente facendo il loro dovere, ed è tutto a vantaggio dei passeggeri.

Dalla carta d’imbarco, infatti, è possibile verificare la destinazione, il numero del volo e la data di partenza. Capita più spesso di quanto si possa pensare che ci sia un errore, e che un passeggero stia per salire sul volo sbagliato. Questo ulteriore controllo è dunque utilissimo per evitare di finire dall’altra parte del mondo (e dover poi spendere soldi per un altro biglietto, se si vuole tornare a casa). Inoltre, è proprio durante quei preziosi secondi al momento dell’imbarco che gli assistenti di volo si fanno una rapida idea dei passeggeri che hanno davanti.

Non solo possono capire se la persona che sta salendo a bordo sta bene e non è, ad esempio, ubriaca o poco cosciente, ma possono anche individuare quei soggetti più in forma che, in caso di emergenza, potrebbero rivelarsi un aiuto fondamentale al personale di bordo. Insomma, quello che proprio non andrebbe mai fatto all’imbarco è mostrarsi infastiditi da questo breve controllo che, come abbiamo visto, è più importante che mai.

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Sanremo, la crociera del Festival (che non salpa)

Non è aperta a tutti la crociera del Festival di Sanremo. Solo qualche centinaio di super selezionati passeggeri hanno potuto imbarcarsi sulla nave – che non salpa – Costa Smeralda attraccata al porto della cittadina ligure che per qualche giorno è la protagonista del panorama musicale (e non solo).

Costa Crociere ha organizzato una crociera-evento dedicata ai suoi migliori agenti di viaggio, ai migliori clienti italiani e agli iscritti al programma loyalty della compagnia, il C|Club.

La crociera del Festival di Sanremo

A bordo, solo il meglio del divertimento. A partire dal Festival stesso. Sì, perché la nave per tutta la durata dell’evento (cinque giorni, dal 7 all’11 febbraio, serata in cui sarà proclamato il vincitore della 73esima edizione) è stata trasformata in un’estensione del celebre Teatro Ariston, che ogni anno ospita la kermesse musicale, con un palco galleggiante dove si esibiscono cantanti e ospiti.

Ogni sera si esibisce un “big”: Salmo, Fedez, Takagi & Ketra e Guè sono gli ospiti a bordo che cantano e che concorrono alla gara. E per gli ospiti della nave è un’esperienza unica, in uno scenario davvero suggestivo, con la nave illuminata al largo di Sanremo, a poche centinaia di metri dall’Ariston.

Ogni esibizione di un cantante è una festa per gli chi è sulla nave e tutta la crociera è caratterizzata dal lusso. basti pensare che i menu a bordo della Costa Smeralda sono stati curati dallo chef pluristellato – nonché personaggio televisivo – Bruno Barbieri, i dolci serviti sono curati dal Maître pâtissier Iginio Massari e che l’intrattenimento è stato affidato al comico imitatore Angelo Pintus.

Gli ospiti a bordo possono comunque scendere a terra ogni volta che lo desiderano e respirare l’atmosfera festaiola di Sanremo, la cittadina ligure che, per dieci giorni all’anno, si anima come non mai e che diventa il centro del mondo, con vip italiani e internazionali, personaggi del mondo dello spettacolo e dei media che s’incontrano ogni dove.

Sanremo

Fonte: iStock

Sanremo, perla della Riviera dei Fiori

Cosa vedere a Sanremo

eta ambita del Ponente ligure è Sanremo, la Città dei Fiori e della musica, incastonata nella bellezza della Riviera dei Fiori, dal centro storico ricco di attrattive e dal suggestivo lungomare ombreggiato da palme.

Oltre al famoso Teatro Ariston lungo il corso Matteotti la città è famosa per il casinò, le splendide ville Liberty, le chiese antiche, i giardini, le spiagge e, perché no, la zona dello shopping (amata soprattutto dai francesi che vengono ogni weekend da oltreconfine per fare acquisti).

Volendo, la compagnia organizza anche escursioni guidate a Sanremo per andare alla scoperta dei suoi segreti e dei suoi angoli più pittoreschi e più nascosti.

A bordo della super nave Costa Toscana

Ha iniziato a operare solo la scorsa estate ed è quindi una nave nuovissima. La Costa Toscana è diventata famosa per essere una vera e propria “smart city” galleggiante. La caratteristica numero uno di questa nave è la sostenibilità.

Grazie all’utilizzo del Gas naturale liquefatto (Gnl) riesce a eliminare quasi del tutto l’immissione di ossidi di zolfo nell’atmosfera, di ossido di azoto e di CO2 (fino al 20%) ed è quindi una nave super green.

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Fonte: Ufficio stampa

Una delle cabine a bordo della Costa Toscana

Oltre a zero emissioni, a bordo c’è tutta una serie di innovazioni tecnologiche all’avanguardia studiate per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale. L’intero fabbisogno giornaliero di acqua è soddisfatto trasformando quella del mare tramite l’utilizzo di dissalatori.

A parte l’aspetto ecologico, la nave dentro è bellissima ed è un omaggio alla regione a cui è dedicata: la Toscana. Per gli arredi sono stati usati solo materiali e stoffe Made in Italy. E gli spazi comuni sono dedicati ai luoghi toscani più famosi, piazza del Campo, piazza dei Miracoli, ponte Montalcino, Pietrasanta, Viareggio, Montecatini, Lucca, Pienza, Bolgheri e Montepulciano, tutti con i nomi delle città toscane.

I passaggeri a bordo possono divertirsi nei vari bar tematici, nei 21 ristoranti e aree dedicate alla “food experience”, che sono tutti un omaggio all’Italia.

Si può alloggiare in una delle 2.663 cabine, di cui 28 sono suite, 106 camere con terrazza (una nuova tipologia di cabina che comprende una splendida dependance dove fare colazione, prendere un aperitivo o semplicemente godersi il rumore delle onde), 1.534 con balcone, 168 esterne e 827 camere interne.

In occasione del Festival di Sanremo, la Costa Toscana ha gettato l’ancora al largo della costa ligure e resta ferma fino al termine dell’evento, ma non appena arriverà la stagione riprenderà la navigazione nel Mediterraneo occidentale con crociere di una settimana toccando i porti di Savona, Civitavecchia/Roma, Napoli, Ibiza, Valencia e Marsiglia. Durante la stagione autunnale, invece, al posto di Ibiza si fa tappa a Palma de Maiorca.

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Fonte: Ufficio stampa

Uno dei bar esterni a bordo della Costa Toscana
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L’Isola delle Rose, lo Stato indipendente al largo di Rimini

Sebbene abbia avuto vita breve, l’Isola delle Rose potrebbe aver segnato una tappa importante nella storia dell’umanità, e il suo valore è stato riscoperto solo di recente. A raccontare la sua incredibile storia è stato un film intitolato “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”, che svela tutti i segreti della micronazione che durò solamente 55 giorni.

La storia dell’Isola delle Rose

L’Isola delle Rose nacque al largo delle coste di Rimini, dietro iniziativa dell’ingegnere bolognese Giorgio Rosa. La sua idea, una vera e propria utopia, era quella di dare vita a uno Stato indipendente dove non vi fossero regole e dove gli abitanti potessero convivere in armonia sulla base di un unico, importante valore: la libertà.

Era la fine degli Anni ’50 quando Rosa diede il via a un progetto incredibile, che trovò i primi ostacoli in alcuni problemi tecnici e nelle lungaggini della burocrazia italiana. Le autorità italiane avevano già intimato la rimozione di qualsiasi impedimento che potesse creare fastidi alla navigazione.

Tuttavia, l’ingegnere portò avanti senza sosta la sua iniziativa, che richiese anni per la realizzazione. La piattaforma marina crebbe pian piano, sempre sotto l’occhio attento delle autorità, che non poterono però fare nulla.

Un vero e proprio isolotto artificiale di appena 400 metri quadri emerse dalle acque a poco più di 11 chilometri di distanza dalla costa romagnola, dove si trova Torre Pedrera: la posizione venne scelta accuratamente, affinché la piattaforma si trovasse appena al di fuori delle acque territoriali italiane.

Finalmente, nel 1967 l’isola venne aperta al pubblico e si preparò ad accogliere i primi abitanti. L’anno seguente, e più precisamente il 1° maggio 1968, venne dichiarata la sua indipendenza e Giorgio Rosa venne eletto Presidente della Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose. La micronazione adottò infatti l’esperanto come lingua ufficiale, una decisione chiaramente volta a sancire la propria sovranità e indipendenza dallo Stato italiano. E i provvedimenti seguenti furono in linea con questa necessità: l’Isola delle Rose si diede un governo, emise la propria moneta e persino dei francobolli.

Ma nessuno Stato riconobbe mai la sua indipendenza, e la micronazione durò davvero pochissimo. Dopo appena 55 giorni, il 25 giugno del ’68, le forze dell’ordine diedero vita a un blocco navale e presero possesso della piattaforma, obbligando gli unici due residenti rimasti a sbarcare. Ebbe inizio un lungo dibattito tra le varie forze in gioco, ma fu Giorgio Rosa a soccombere: la sua oasi di pace sarebbe dovuta essere smantellata. Fu la Marina Militare a occuparsi della demolizione, con diverse scariche di esplosivo.

La storia non finisce qui, perché nonostante le cariche di dinamite l’Isola delle Rose si ostinò a rimanere in piedi. Servì un’imponente burrasca, che ebbe luogo il 26 febbraio 1969, a farla inabissare e a decretare definitivamente la sua fine. Pian piano vennero raccolti tutti i materiali abbandonati sul fondale del mare e la storia dell’Isola delle Rose venne dimenticata.

Il mito dell’Isola delle Rose

Negli ultimi anni, il progetto utopico dell’ingegner Rosa ha destato molto interesse sull’opinione pubblica: il futuro potrebbe vedere numerose piattaforme adibite proprio a Stati sovrani, per dare vita a nuove forme di convivenza.

Il regista Sydney Sibilia ha portato sui nostri schermi un film dedicato proprio alla micronazione che nacque e morì al largo delle coste di Rimini. “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” vanta un cast notevole, con Elio Germano a interpretare l’ingegnere Giorgio Rosa, affiancato da grandi attori quali Luca Zingaretti, Matilda De Angelis e Fabrizio Bentivoglio.

isola delle rose

Fonte: Wikimedia

L’Isola delle Rose – Foto: Wikimedia
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Perché dovresti visitare adesso i giardini delle meraviglie di Londra

Esistono luoghi così belli che non si possono descrivere, ma solo vivere. Posti che per forme, lineamenti e colori ricordano tutte quelle visioni che, fino a questo momento, sono appartenute solo all’immaginario fiabesco o quello onirico. E invece sono reali e per questo ancora più straordinari.

A volte questi luoghi portano la firma di Madre Natura che, come una sapiente artigiana plasma il mondo regalandoci paesaggi meravigliosi, altre volte invece è proprio l’uomo a creare opere e monumenti che diventano il simbolo di città e Paesi interi, trasformandosi in vere e proprie attrazioni turistiche.

Ed è proprio quando l’uomo imita la natura, la esalta o la celebra, che nascono luoghi meravigliosi che sorprendono e incantano. E questo è il caso dei Kew Gardens, i giardini delle meraviglie a pochi chilometri da Londra, che proprio in questo momento stanno celebrando le orchidee.

Bentornati ai Kew Gardens

È un tripudio di colori e profumi quello che si apre davanti agli occhi dei viaggiatori che giungono ai Kew Gardens, un esteso complesso di serre e giardini tra Richmond upon Thames e Kew, situato ad appena 10 chilometri da Londra. Si tratta, a nostro avviso, di uno dei giardini botanici più belli del mondo intero, non è un caso infatti che questo complesso abbia stregato anche la celebre Virginia Woolf che scelse di ambientare proprio qui uno dei suoi più iconici racconti brevi.

La storia dei Kew Gardens è tanto antica quanto affascinante. Le origini della loro nascita sono riconducibili al giardino esotico della Kew House creato da Lord Capel di Tewkesbury e successivamente ampliato dalla principessa Augusta. Dal 1840 i giardini di Kew hanno ottenuto il riconoscimento di Orto Botanico, e da allora nuove sezioni e serre sono state create per ospitare numerosi esemplari di flora provenienti da ogni parte del mondo.

Grande attrazione popolare per i cittadini e per i viaggiatori, questo grande parco è tra i centri di ricerca botanica più importanti del nostro pianeta.

Le cose da vedere qui sono tantissime. Su una superficie di oltre 120 ettari, infatti, si alternano serre, musei e gallerie, statue, una Pagoda e un Herbarium per un totale di oltre 40000 specie di piante e fiori. Ed è proprio in questa magica cornice, che incanta la vista e inebria i sensi, che una nuova ed entusiasmante esplosione di colori ha preso vita. Si tratta del festival dedicato alle orchidee ed è bellissimo.

Festival delle orchidee nei giardini di Kew

Fonte: Getty Images

Festival delle orchidee nei giardini di Kew

Il Festival delle orchidee nei giardini di Londra

È un appuntamento colorato, inebriante e affascinante, quello del Festival delle orchidee che si tiene ogni anno all’interno dei Kew Gardens e che attira cittadini e viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. L’appuntamento è dal 4 febbraio al 5 marzo 2023 all’interno del Princess of Wales Conservatory, una delle serre più complesse e suggestive dell’intera area che ospita tutta una serie di affascinanti ecosistemi.

Proprio qui, adesso, centinaia di orchidee provenienti dal Camerun stanno dando spettacolo attraverso installazioni e sculture viventi sapientemente plasmate da flower designer. Giraffe, gorilla, leoni ruggenti e ippopotami che sguazzano, e che celebrano la biodiversità faunistica dell’Africa occidentale, sono incorniciate da centinaia di orchidee colorate e profumate.

Con il festival del 2023, che ogni anno prevede un tematica differente, è stato scelto di valorizzare gli ecosistemi autoctoni del Camerun proprio attraverso le orchidee del Paese, le più rare, pregiate e delicate del mondo intero, che saranno visibili tra febbraio e marzo all’interno della serra Princess of Wales Conservatory. Quale occasione migliore, se non questa, per raggiungere questi giardini delle meraviglie?

Kew orchid Festival

Fonte: Getty Images

Kew Orchid Festival, dal 4 febbraio al 5 marzo
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Dalle pendici di questa montagna sacra si assiste allo spettacolo più bello del cielo

Si chiama astroturismo ed è molto più di una tendenza di viaggio, si tratta di una vera e propria esperienza magica ed entusiasmante, da vivere e da condividere, che porta tutti gli avventurieri del mondo alla scoperta delle meraviglie custodite dal nostro cielo.

Da tempi immemori, infatti, il cielo stellato ha affascinato e ispirato poeti, artisti, musicisti, pittori e viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Guardare le stelle che illuminano la notte, osservare la danza dei pianeti e lasciarsi incantare dallo show delle eclissi è un’esperienza che possiamo fare nostra, in ogni momento della vita e in qualsiasi posto. Tuttavia esistono alcune destinazioni che, più di altre, garantiscono una visuale privilegiata proprio su questi spettacoli.

Ed è uno di questi luoghi che vogliamo raggiungere insieme a voi oggi, per scoprire quello che è, con tutta probabilità, lo spettacolo più dello del cielo. Sì perché raggiungendo le pendici di questa montagna sacra è possibile ammirare la Via Lattea in tutto il suo splendore. Ed è magica.

Il Monte Fuji tra le stelle

Se avete in mente di organizzare un viaggio con l’obiettivo di andare a caccia di cieli stellati, allora il Monte Fuji è davvero il luogo giusto da raggiungere. Ci troviamo al cospetto di uno dei massicci montuosi più grandi, maestosi e affascinanti del mondo intero, nonché montagna più alta del Giappone.

Con i suoi quasi 4000 metri d’altezza, questo massiccio di origine vulcanica si staglia tra le prefetture di Shizuoka e Yamanash sfiorando il cielo e regalando uno dei paesaggi più suggestivi del mondo intero. Intriso di storie antiche e di leggende, il Monte Fuji è considerato una delle tre montagne sacre del Paese, ed è così importante per i giapponesi che i shintoisti hanno inserito la scalata del monte tra tutte quelle esperienze da fare almeno una volta nella vita. Secondo alcune leggende popolari, inoltre, il massiccio non sarebbe altro che la reincarnazione di una divinità in terra. Per altri, invece, il Monte Fuji fu scelto come culla del riposo dopo la creazione del mondo.

Indipendentemente da ciò in cui si sceglie di credere, quello che è certo è che questa montagna è diventata il simbolo del Giappone popolando da sempre cartoline, immagini e istantanee che raccontano il Paese.

Insomma, raggiungere questo sito culturale, dichiarato Patrimonio Mondiale UNESCO, è una di quelle esperienza da fare almeno una volta nella vita. Un’avventura che diventa ancora più magica quando il sole lascia spazio al crepuscolo e l’intero territorio sprofonda nella notte più nera rivelandoci la visione più bella della Via Lattea.

Via Lattea sul Monte Fuji: una visione superlativa

Lo abbiamo già detto, la Via Lattea è probabilmente lo spettacolo più bello che appartiene al nostro cielo. Quella banda luminosa biancastra caratterizzata da un aspetto lattiginoso, da qui il nome di Via Lattea, incanta da tempi immemori. La galassia che appartiene al nostro sistema solare, infatti, è diventata una vera e propria attrazione per tutti gli appassionati dell’astroturismo e i gli amanti dei cieli notturni.

Non è solo la sua bellezza a incantare, ma anche tutti quei miti e leggende che ruotano attorno a questa meraviglia celeste e che spiegano la sua origine.

Per osservarla è necessario raggiungere luoghi privi di inquinamento luminoso e attendere sere limpide e buie. Il Monte Fuji è proprio uno di questi. Quando il sole lascia spazio al crepuscolo, e tutto si tinge di nero, la colorata e scintillante Via Lattea appare sulla montagna sacra illuminando di bellezza tutto il paesaggio circostante. Ed è allora che comincia la magia.