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Passerelle del Vero, un incredibile percorso tra gole profonde

Alquézar, uno dei borghi medievali più affascinanti della Spagna, custodisce uno degli itinerari più famosi dell’Aragona nonché uno dei più mozzafiato.

Si tratta delle “Passerelle del Vero“, un adrenalinico sentiero sopraelevato che consente di rimanere estasiati dinanzi all’ultimo tratto della Gola del fiume Vero attraversando passerelle spettacolari e sicure.

Passerelle del Vero, impossibile non emozionarsi

L’incredibile percorso di montagna semi attrezzato, lungo tre chilometri e con un dislivello di 180 metri, ha inizio dal centro del borgo e conduce alla scoperta di un ambiente idilliaco che riassume in sé l’essenza paesaggistica, culturale e ambientale del Parco Naturale della Sierra y los Cañones de Guara.

Il primo tratto: la discesa al fiume Vero attraverso il Barranco de la Fuente

Si parte dalla piazza Rafael Ayerbe (ex Plaza Mayor) accanto al municipio, sotto alla Collegiata, dove è possibile acquistare il biglietto d’ingresso al tour (disponibile anche online).

Si scende da Alquézar al fiume Vero attraversando il rigoglioso Barranco de la Fuente, incastonato tra imponenti pareti calcaree, con la Collegiata di Alquézar in alto a destra e la Peña Castibián a sinistra, dove gli arrampicatori si esercitano lungo le pareti e cavità.

Questa discesa è la parte più tecnica del percorso a causa del costante dislivello e del terreno sconnesso: in alcuni tratti è attrezzata con passerelle in legno.

È un tratto che in estate, durante le giornate roventi, diventa molto piacevole grazie all’ombra perenne e all’umidità che emana.

Occorre prestare molta attenzione nei giorni di pioggia o subito dopo: il terreno diventa scivoloso e vi è la possibilità che l’acqua scorra lungo la strada.

È anche importante rispettare il silenzio della zona, fermandosi ad osservare il fogliame che adorna il burrone e l’intenso lavoro che l’acqua e il vento hanno svolto per migliaia di anni. Alzando lo sguardo, non è difficile notare grandi rapaci come il grifone volteggiare in aria.

Il secondo tratto: il fiume Vero

Raggiunto il greto del fiume, prima di imboccare le passerelle aeree sulla destra, è vivamente consigliata una visita alla Cueva de Picamartillo (che dista circa 100 metri), una curiosa cavità formata dall’erosione dell’acqua.

Ammirata la grotta, tornando sui propri passi è il momento di percorrere il primo tratto delle passerelle aeree, per poi scendere nel greto del fiume, fino a sentire il fragore della cascata dell’Azud.

È zona più bella del tour, dove si svela l’infrastruttura della vecchia centrale idroelettrica: si parte dal canale dell’Azud, costruito per raccogliere l’acqua che, in basso, generava elettricità per la Centrale Elettrica e si giunge al Canyon del Vero, plasmato da maestosi blocchi di roccia, cavità, pozze e acqua dallo spettacolare colore turchese in primavera.

Dall’edificio della vecchia Centrale elettrica si sale dolcemente lungo un sentiero che, svoltando a sinistra, conduce all’ultimo tratto delle passerelle, il più moderno: da qui si arriva alla piattaforma Mirador del Vero con una vista sensazionale sul fiume, sul burrone e sullo storico borgo di Alquézar.

Il terzo tratto: ritorno ad Alquézar

Seguendo un sentiero piuttosto ripido, tra mandorli, ulivi e frutteti, si ritorna ad Alquézar, nel parcheggio appena sotto la chiesa di San Miguel.

Informazioni pratiche

Per effettuare il tour, dai 12 anni in su è prevista una quota di partecipazione pari a 4 euro. Al momento dell’acquisto del biglietto, è possibile scegliere l’orario preferito per iniziare l’entusiasmante percorso.

Il contributo serve per il servizio di manutenzione e pulizia delle infrastrutture dei camminamenti e dei loro dintorni.

Il tour è aperto tutto l’anno, tranne in caso di lavori di manutenzione programmati (i giorni vengono segnalati sul sito ufficiale) e se il personale di controllo rileva che l’accesso potrebbe essere pericoloso (a causa, ad esempio, di una piena del fiume o di lavori di riparazione d’emergenza).

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La vera storia della torre dell’orologio più celebre del mondo

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, e tutti sono differenti tra loro. Lo facciamo per ammirare le meraviglie che portano la firma di Madre Natura, o per raggiungere le architetture create dall’uomo. Per esplorare culture, tradizioni e usanze di popoli che sono lontanissimi da noi. E lo facciamo anche per andare alla scoperta di tutte quelle attrazioni iconiche che si sono trasformate nel simbolo di città e Paesi interi.

Ed è quello che vogliamo fare oggi idealmente insieme a voi, andando alla scoperta di uno dei monumenti più celebri del mondo intero, quello che popola le cartoline, le fotografie di viaggio e i video di tutti gli avventurieri che arrivano a Londra.

Stiamo parlando proprio di lui, del Big Ben. Che non è solo una torre dell’orologio affascinante, imponente e suggestiva, ma è anche il simbolo di una città e di un Paese intero. E questa è la sua storia.

La maestosa torre dell’orologio di Londra

Siamo abituati a chiamare Big Ben l’iconica e maestosa torre che campeggia nel cuore di Londra, ma in realtà il nome fa riferimento alla campana più grande dell’orologio che sovrasta il palazzo di Westminster.

Il nome della torre, invece, è sempre stato Clock Tower, almeno fino al 2012 quando, in occasione del Giubileo di diamante della Regina Elisabetta II, il nome è stato trasformato in Elizabeth Tower. Sin dalla sua inaugurazione, la torre ha scandito il tempo dei cittadini e dei viaggiatori arrivati a Londra con un suono emesso ogni quarto d’ora.

Impossibile non notarla, le sue dimensioni maestose, che superano i 90 metri di altezza, la fanno svettare tra gli edifici del quartiere di Westminster sulla riva settentrionale del Tamigi. Proprio lì dove migliaia di viaggiatori si recano ogni giorno per scattare istantanee di immensa bellezza davanti a quello che è diventato il simbolo di un intero Paese.

Curiosità e storia del Big Ben

Come abbiamo anticipato, il nome Big Ben fa in realtà riferimento alla grande campana della torre in stile gotico che campeggia nel cuore di Londra. La grande campana ha un peso di 13,5 tonnellate ed è chiamata Great Bell.

Le origini del termine, in realtà, sono incerte, anche se sono due le ipotesi più accreditate. Da una parte c’è chi sostiene che il nome faccia riferimento alla figura di Sir Benjamin Hall, membro della Camera dei Congressi, nonché supervisore dei lavori del palazzo. Altri, invece, sostengono che il nome potrebbe essere collegato al campione di pugilato Benjamin Caunt (il grande Ben).

Le origini, invece, risalgono al 1856, almeno nella sua prima versione. La storia della campana, infatti, non fu molto fortunata. Quello stesso anno si ruppe ancora prima di essere inaugurata, proprio durante uno dei test effettuati, ma fu prontamente sostituita. Il 31 maggio di 3 anni dopo, le campane dell’orologio superiore furono inaugurate, e suonarono per la prima volta, ma dopo qualche mese la Great Bell si ruppe a causa dell’uso di un martello troppo grande. Fu poi riparata quattro anni dopo.

Durante la sua inaugurazione, il Big Ben conquistò il primato di campana più grande della Gran Bretagna, sostituito poi dalla Great Paul della cattedrale di San Paolo.

La melodia emessa dal Big Ben, ogni quarto d’ora, è quella composta dal musicista e organista William Crotch per la torre della chiesa universitaria Great St Mary’s. Il suono può essere udito fino a due chilometri di distanza.

L’orologio è suddiviso in quattro quadranti e ognuno di questi è composto da oltre 300 pannelli di vetro. Si è sempre creduto che fossero 365, uno per ogni giorno dell’anno, ma gli esperti assicurano che sono solo 312.

Oggi, esattamente come tanto tempo fa, il Big Ben si tiene stretto il primato di monumento più iconico della città, nonché come attrazione più fotografata del Paese e del mondo intero.

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È ancora lui (e italiano) uno dei migliori aeroporti al mondo

Un anno fa, tornavamo pian piano a viaggiare: dopo le lunghissime e severe restrizioni per il Covid, il settore turistico ha finalmente visto la luce in fondo al tunnel. Certo, le preoccupazioni non sono ancora finite e ci vorrà del tempo per tornare ai numeri pre-pandemia, ma sono già tantissimi i turisti che hanno ricominciato ad esplorare il mondo. Ora è tempo di tirare le somme: quali sono i migliori aeroporti in merito alla qualità nei servizi ai passeggeri? Anche quest’anno, c’è uno scalo italiano che svetta tra i principali a livello internazionale.

L’aeroporto di Fiumicino è tra i migliori al mondo

La scorsa estate, gli annuali Best Airport Awards hanno premiato due aeroporti italiani tra i migliori in tutta Europa: stiamo parlando di Torino Caselle e di Roma Fiumicino. Quest’ultimo è uno dei principali scali del nostro Paese, che ha ottenuto il primo posto in classifica per ben cinque anni consecutivi. Ma l’impegno nel fornire sempre un servizio di alta qualità ai passeggeri non è certo venuto meno negli ultimi mesi. Dopo attente analisi condotte nel corso di tutto il 2022, la società di ricerca britannica Skytrax (che si occupa da anni di valutare gli aeroporti e le compagnie aeree) ha deciso di tributare 5 stelle al “Leonardo Da Vinci”.

L’indagine, che ha preso in considerazione i servizi e le strutture dei terminal, ha riconosciuto all’aeroporto romano “standard eccellenti nella qualità del servizio erogato ai passeggeri e nell’attività del personale”. Merito di un’attenzione e una cura nel mantenere alti gli standard anche di fronte a situazioni particolarmente complicate, come si sono verificate nei mesi scorsi a causa della ripresa del turismo. Ottenere 5 stelle non è facile, e questo incredibile traguardo permette all’aeroporto di Fiumicino di affiancarsi ad una ristretta élite di scali internazionali d’eccellenza che include Seoul, Singapore, Tokyo e Monaco.

“Questo riconoscimento dimostra ancora una volta la determinazione dell’azienda per la effettiva realizzazione dell’aeroporto del futuro con massimo ricorso all’innovazione e nuove tecnologie, ulteriore affidabilità, sicurezza e tanto comfort e servizi a valore aggiunto per i nostri passeggeri, oltre che attenzione all’ambiente e al nostro territorio” – ha affermato Marco Troncone, amministratore delegato di Aeroporti di Roma, confermando l’impegno a mantenere questi standard qualitativi anche nei prossimi anni.

Fiumicino, le novità in arrivo

Ci sono in effetti diverse interessanti novità in arrivo, per i passeggeri che viaggiano da/per Fiumicino. La pandemia e la lenta ripresa non hanno fermato gli investimenti nello sviluppo dell’aeroporto: nel giro di poco tempo, è stata aperta una nuova area di imbarco A (per una capacità ulteriore di 6 milioni di passeggeri), sono state inaugurate nuove zone dedicate ai controlli di sicurezza e all’immigrazione ed è stato ampliato lo spazio destinato all’offerta commerciale, con rinnovate aree per lo shopping e la ristorazione.

Ora si guarda al futuro. È prevista l’introduzione di nuovi servizi di assistenza per i passeggeri, con particolare riferimento al Terminal 3 e alla zona dedicata al ritiro bagagli (che è stata recentemente rinnovata). Inoltre, dopo una lunga opera di rifacimento che ha permesso di ristrutturare l’intera area, sta per riaprire il molo B del Terminal 1: la data prevista di fine lavori è fissata per la primavera.

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Dormire in una bolla su una spiaggia paradisiaca: l’esperienza è un sogno

Le esperienze di viaggio, ormai lo sappiamo, passano anche per gli alloggi, soprattutto per quelli che ci permettono di vivere e di condividere momenti indimenticabili e indelebili.

Lo abbiamo sperimentato in prima persona quando abbiamo scelto di dormire nelle case sugli alberi, nelle cabine immerse nella natura, e in tutti quegli hotel e alloggi bizzarri, stravaganti e inediti. E possiamo farlo ancora, scegliendo di vivere quella che è, con tutta probabilità, l’esperienza più romantica e suggestiva di una vita intera.

Esiste un posto, infatti, che tutti conosciamo per la sua incredibile bellezza. Che è così grande che non si può descrivere, ma solo vivere. Questo luogo si chiama Maldive, ed è proprio qui che è possibile dormire in una bolla trasparente su una spiaggia paradisiaca. Pronti a vivere un sogno a occhi aperti?

Una bolla, una spiaggia tropicale e un manto di stelle

Molto più di un alloggio, le bubble tent situate sulla spiaggia delle Maldive, sono una di quelle esperienze da fare almeno una volta nella vita. Per vivere questa avventura dobbiamo recarci sull’atollo di Baa, a circa 30 minuti di navigazione da Malé.

Proprio qui si apre davanti agli occhi dei viaggiatori un paesaggio mozzafiato che per forme e lineamenti ricorda un paradiso terrestre. Un vero e proprio eden fatto di visioni mozzafiato alle quali appartiene una delle barriere coralline più ricche del mondo. Un ecosistema incredibile che è stato dichiarato Riserva della Biosfera dall’UNESCO.

Ed è proprio qui, in questo microcosmo delle meraviglie, che sorge il Seaside Finolhu Baa Atoll, è uno splendido resort a 5 stelle. L’esperienza, qui, è di lusso. Non solo per le diverse tipologie di alloggi offerti e dotati di tutti i comfort, ma anche e soprattutto perché da qui è possibile accedere in maniera privilegiata a uno dei paesaggi più belli del nostro pianeta, a ogni ora del giorno e della notte.

Ed è sempre qui che è possibile vivere un’esperienza unica, quella di dormire in una bolla trasparente, inserita armoniosamente in una spiaggia paradisiaca, che diventa il rifugio perfetto di una romantica fuga per due.

Dormire in una bolla trasparente alle Maldive

Se state cercando un’esperienza romantica e suggestiva, da vivere e condividere con la vostra dolce metà, la bubble tent del Seaside Finolhu Baa Atoll, è proprio quello che state cercando. Si tratta di una struttura completamente trasparente situata sulla spiaggia, protetta dalla natura lussureggiante che cresce tutto intorno e che garantisce privacy e riservatezza, che offre una vista a 360 gradi su tutto il paesaggio circostante.

Molto più di un glamping di lusso, quella che si vive all’interno di questo alloggio, è una vera e propria esperienza emozionale e impossibile da dimenticare. La bubble tent è il perfetto punto di partenza per le escursioni diurne e per lo snorkeling in mare aperto. Ma è anche un luogo dove potersi rilassare godendo di una vista privilegiata.

Tuttavia è la sera, quando il sole lascia spazio al crepuscolo, che avviene la magia. Una coperta scintillante di stelle scende sulla bolla e la avvolge completamente, illuminando di incanto tutto il panorama circostante.

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Il meraviglioso Monastero Reale di Nuestra Señora de Guadalupe

È uno dei capolavori architettonici medievali della Spagna, in Estremadura in provincia di Caceres: si tratta del magnifico Monastero Reale di Nuestra Señora de Guadalupe, Patrimonio UNESCO, dalle dimensioni imponenti che lo fanno assomigliare a una fortezza.

Sorge, in stile gotico-mudéjar affiancato da otto torri, nel luogo in cui la Madonna apparve a un pastore ed è composto da quattro parti: il tempio-basilica, il chiostro mudéjar, il chiostro gotico e l’edificio dell’auditorium.

Offre davvero moltissimo da ammirare con una visita guidata di circa 45 minuti-un’ora e lascia senza fiato grazie allo spettacolare chiostro e alle magnifiche opere dei più grandi artisti di sempre quali Goya, El Greco e Zurbarán.

Il chiostro, gioiello del Monastero di Guadalupe

Vero e proprio gioiello del Monastero è il chiostro di stile mudéjar, realizzato nel XIV secolo e chiamato anche “quello dei miracoli”: camminando all’ombra dei suoi archi, infatti, lo sguardo si posa su una serie di pregevoli dipinti che raccontano i vari passaggi dei miracoli della Madonna.

Sul pavimento al di sotto delle arcate, ecco invece le tombe dei priori del complesso monastico, come segno di umiltà.

Altro elemento di spicco del magnifico chiostro è il grande tempio collocato al centro del cortile.

La Sagrestia, “Cappella Sistina dell’Estremadura”

Altra perla del Monastero Reale di Nuestra Señora de Guadalupe è la Sagrestia definita, per la meraviglia dei suoi affreschi, come la “Cappella Sistina dell’Estremadura“: i pregevoli affreschi, a opera dei discepoli di Zurbarán, narrano la vita di San Girolamo, cui la sala è dedicata.

Gli altrettanto preziosi dipinti della sagrestia sono, invece, nati dalla maestria dello stesso Zurbarán, originario del piccolo paese dell’Estremadura “Fuente de Cantos”: rappresentano scene della vita quotidiana dei monaci e si fanno notare per il tipico “chiaroscuro” del loro autore.

Due opere di Zurbarán incentrate su San Girolamo trovano posto nella piccola cappella sul retro: “L’Apoteosi di San Girolamo“, tra le opere principali del pittore spagnolo, è anche una delle più importanti da ammirare visitando il Monastero di Guadalupe.

Il Reliquario e il Tesoro della Madonna di Guadalupe

Ancora, presso la Cappella di San Giuseppe risalente al XVI secolo, sono numerose le reliquie di santi importate principalmente da Roma e non mancano incantevoli gioielli, mantelli e corone di pietre preziose, un vero e proprio Tesoro: gli ornamenti più preziosi vengono riservati per l’8 e il 9 settembre, i giorni dedicati al Santo Patrono, e per il 12 ottobre, festa spagnola, uno dei momenti migliori dell’anno per scoprire Guadalupe e il suo meraviglioso Monastero.

Tutto il fascino degli incredibili Musei del Monastero

Il Monastero di Guadalupe affascina anche con i suoi impareggiabili musei, a partire dal Museo delle Belle Arti, dai soffitti intagliati in legno policromo: qui spiccano opere di sicuro impatto quali, ad esempio, tre opere di El Greco (San Pedro, Sant’Andrea, Incoronazione della Vergine), otto tele di Zurbarán, alcuni capolavori di Rubens e la “Confessione in prigione” di Goya.

Passiamo poi al Museo dei libri sacri, nell’antica sala capitolare, custode di 107 copie di libri di preghiera e dei canti dei monaci: i testi sono scritti in latino e accompagnati da colorate incisioni, i fogli in pelle di agnello e alcuni tomi pesano addirittura 50 chili!

Infine, spicca il Museo degli ornamenti e tuniche, con una vasta gamma di tuniche per tutte le occasioni, cucite dagli stessi monaci con fili d’oro.

La chicca finale

Il momento più atteso della visita al Monastero è trovarsi dinanzi all’altare della Madonna nera di Guadalupe: con la caratteristica pelle nera, è una delle incisioni più rappresentative di tutta la Spagna.

Vederla così da vicino e apprezzarne i singoli dettagli è un’emozione unica.

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In questi Café puoi bere, mangiare e giocare con i gatti

Città che vai, caffè che trovi. Lo sanno bene tutti i viaggiatori del mondo che, proprio nelle caffetterie cittadine, trovano pausa e ristoro durante le loro avventure Non solo ordinando caffè, ma anche deliziando il palato con merende gustose e dolci tipici della tradizione. Del resto, anche il senso del gusto, ha bisogno di essere soddisfatto.

Ecco perché scegliere il giusto locale dove fare un break energizzante o una pausa golosa è molto importante. Non solo per cedere nel migliore dei modi all’unico peccato concesso, quello della gola, ma anche per perdersi e immergersi nelle atmosfere caratteristiche di una determinata destinazione. E questo, i caffè storici e iconici, ce lo confermano da tempo.

Ma c’è un nuovo modo per approfittare di questo momento in maniera inedita e originale. Più di un modo si tratta di una presenza, di compagni di avventura che siedono al nostro tavolo per farci compagnia. Sì perché in questi Cafè del mondo si può bere, mangiare e giocare con i gatti che vivono nei locali. Benvenuti nei Cat Cafè del mondo!

Una pausa caffè per i “Cat Lovers”

Correva l’anno 1988 quando, a Taiwan, apriva il primo Cat Cafè del mondo. Non ci è voluto poi molto affinché, questa adorabile tradizione di mangiare e bere in compagnia dei gatti si diffondesse in tutto il Giappone, fino a diventare un vero e proprio fenomeno culturale. Questo non ci stupisce, considerando che gli animali in questione sono amatissimi dai giapponesi, e venerati alla stregua di un porta fortuna.

Così, nel Paese, si sono diffusi i celebri Neko Caffè, locali all’interno dei quali i clienti possono trascorrere del tempo con i gatti, accarezzarli e coccolarli mentre bevono un caffè e una bevanda calda. Una tradizione, questa del Sol levante, che non ha lasciato indifferenti le altre caffetterie del mondo.

Amsterdam, Rotterdam, Bruxelles, Parigi, New York e anche Roma hanno replicato la proposta, offrendo a tutti i Cat Lovers un posto dove trascorrere del tempo, tra pause, merende e caffè, in piacevole compagnia. Ecco i nostri preferiti.

Cat Cafè a Tokyo

Fonte: 123rf/olli0815

Cat Cafè a Tokyo

Cat Cafè in Europa e nel mondo

Iniziamo il nostro viaggio, tra i Cat Cafè del mondo, a New York. Nella Grande Mela, infatti, il Koneko Cat Cafè si ispira in tutto e per tutto ai celebri Cafè giapponesi. Situato al 26 di Clinton Street, questo locale offre ai viaggiatori e ai cittadini la possibilità di fare pause golose in compagnia di moltissimi felini, alcuni dei quali possono anche essere adottati.

Anche Parigi ha perpetuato la tradizione dei Neko Cafè, aprendo Le Cafè des chats nei pressi della fermata metro Rambuteau. Proprio qui, al 6 di Rue Michel le Comte, è possibile bere un buon caffè in compagnia dei gatti e al contempo approfittare dei benefici di una sana pet therapy. Il locale si occupa inoltre di aiutare anche i gatti abbandonati collaborando con le associazioni del territorio.

A Rotterdam, invece, troviamo il meraviglioso e accogliente Pebbles Kitty Cat Café , un locale dove i clienti possono prendersi una pausa e coccolarsi con i gatti. Al momento sono 7 i felini che vivono nel bar ubicato a pochi minuti dalla metropolitana Oostplein.

Anche l’Italia ha i suoi Cat Cafè. Nella capitale, per esempio, troviamo il Romeow Cat Bistrot in via Francesco Nigri, che offre pause golose a ogni ora del giorno. A Milano, invece, troviamo il primo e unico Cat Café della Lombardia. Si tratta del Crazy Cat Café, un locale che ospita nove gatti, e che ha come obiettivo quello di ricreare l’atmosfera intima e accogliente delle caffetterie giapponesi.

Crazy Cat Café

Fonte: IPA

Crazy Cat Café, Milano
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Febbraio, occhi sul cielo: arriva la cometa tra le stelle d’inverno

Con l’arrivo del mese di febbraio, ancora una volta, ci prepariamo ad assistere a uno spettacolo meraviglioso che si perpetua sopra le nostre teste quando il sole lascia spazio al crepuscolo. Protagoniste assolute delle prossime settimane sono le stelle d’inverno, ancora più luminose e brillanti che mai grazie alla presenza della cometa C/2022 E3 ZTF.

Sarà proprio la cometa di Neanderthal, ribattezzata così dagli esperti per via del suo ultimo avvistamento che risale proprio all’uomo di Neanderthal, a inaugurare il fitto calendario di eventi che si susseguiranno sopra le nostre teste nelle prossime settimane.

Ancora una volta, il cielo si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo incredibile, destinato a farci sognare a occhi aperti. Mettetevi comodi, lo show sta per iniziare.

La cometa tra le stelle d’inverno

Scoperta lo scorso marzo dagli astronomi dell’osservatorio di Monte Palomar, la cometa C/2022 E3 ZTF è, con tutta probabilità, il corpo celeste più atteso degli ultimi anni. Il motivo è facilmente intuibile: l’ultima volta che ha fatto capolino nel nostro cielo risale al periodo paleolitico medio, e quindi a oltre 200000 anni fa.

Sarà proprio lei, la cometa di Neanderthal a dare il benvenuto a febbraio, palesandosi sopra le nostre teste proprio il primo giorno del mese. Il 1° febbraio, infatti, C/2022 E3 ZTF si troverà a una distanza di soli 42 milioni dalla Terra. Se vi sembrano tanti, non vi sbagliate, ma vi basta sapere che questa distanza vi permetterà di ammirare la cometa anche a occhio nudo.

Volgete lo sguardo verso il cielo, in prossimità della Stella Polare, nella costellazione dell’Orsa Minore o Piccolo Carro, e godetevi lo spettacolo. Il consiglio, come sempre, è quello di raggiungere luoghi privi di inquinamento luminoso per avere una visuale nitida e completa del paesaggio notturno. Se volete ammirare da vicino la cometa, e non perdervi la sua scintillante coda, allora munitevi di binocolo o telescopio.

Occhi sul cielo: gli eventi del mese di febbraio

Come abbiamo anticipato, la cometa di Neanderthal è la protagonista assoluta di questo mese. Oltre a mostrarsi il 1° febbraio, infatti, sarà ben visibile anche l’11 del mese, proprio nei pressi del Pianeta Rosso. Ma non sarà l’unica a dare spettacolo nelle prossime settimane.

Questo mese, infatti, sarà possibile ammirare l’Alfa Geminorum, una stella doppia più brillante e luminosa che mai. Per poterla individuare, però, consigliamo di munirsi di un telescopio e di puntarlo direttamente sulla costellazione dei Gemelli.

Non sarà l’unico corpo celeste che illuminerà le nostre serate: a febbraio, infatti, il cielo sarà dominato dalle grandi costellazioni invernali. Quella più scintillante è Orione, con le sue tre stelle allineate. Sopra di questa, invece, troviamo la costellazione del Toro, proprio dove spicca la stella rossa Aldebaran, una delle più luminose del cielo.

Anche i pianeti si ritagliano uno spazio nel calendario degli eventi del cielo di febbraio, per stupirci e incantarci con le loro danze e i loro avvicinamenti. L’appuntamento più atteso è previsto il 22 del mese, sera in cui Venere e Luna, accompagnate da Giove, saranno più vicine che mai, regalandoci uno spettacolo affascinante e suggestivo ben visibile subito dopo il tramonto.

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Scoperta la mummia più vecchia di sempre

È di poche ore fa, la straordinaria notizia arrivata direttamente dall’Egitto, e più precisamente dalla celebre zona archeologica di Saqqara. Una nuova scoperta è stata appena fatta dalla squadra del professor Zahi Hawass, ex ministro delle Antichità dell’Egitto e attualmente segretario generale del Consiglio supremo delle Antichità Egizie. Un ritrovamento che ha dell’incredibile e che cambia, ancora una volta, la storia di questo bellissimo Paese.

La scoperta, infatti, riguarda un sarcofago, ritrovato in uno scavo profondo ben 15 metri e realizzato in calcare sigillato con la malta, all’interno del quale è stata rinvenuta la mummia di un uomo. Nulla di nuovo, certo, se non fosse che dalla decifrazione del nome trascritto sul sarcofago stesso, Hekashepes, così si doveva chiamare, la mummia risalirebbe a 4.300 anni fa. Datazione che pone le basi per considerare questo ritrovamento e la mummia stessa, come la più antica e completa, ricoperta con una foglia d’oro.

Una scoperta eccezionale

Un ritrovamento davvero eccezionale, avvenuto in un complesso tombale risalente tra la V e la VI dinastia (nel periodo compreso tra il 2.465 e il 2.152 a.C.) e che è stato fatto nei pressi della famosa piramide a gradoni di Djoser, nella necropoli patrimonio Unesco di Saqqara, un’area che dista circa 30 chilometri a Sud del Cairo.

Una scoperta che spicca per l’eccezionale conservazione della mummia stessa e che segna un traguardo importante per l’equipe che ha effettuato il ritrovamento. E che si unisce ad altre tombe rinvenute nel sito appartenute ad alti funzionari del tempo. Tra le altre, infatti, sono state ritrovate e riportate alla luce anche altre tombe, come quella di Khnumdjedef, appartenente alla casta sacerdotale e ispettore degli ufficiali e supervisori dei nobili durante gli anni di regno dell’ultimo faraone della V dinastia, Unas.

Ma anche la sepoltura di Meri, che secondo l’iscrizione rinvenuta era «custode dei segreti e assistente del grande conduttore del Palazzo». Oltre, poi, alla presenza di ben nove statue raffiguranti persone della servitù, quella di un uomo con sua moglie, vasi e manufatti.

La grande importanza di questo ritrovamento straordinario

Di fatto, quindi, il ritrovamento del corpo mummificato di Hekashepes dona un valore ancora maggiore alla già straordinaria campagna archeologica in corso e questo grazie al fatto che il complesso di tombe rinvenute, pur non appartenendo a faraoni, riconduce a persone che a quel tempo godevano di una certa importanza nella scala sociale. Ponendo delle solide basi per collegare la vita dei faraoni a quella delle persone che gli orbitavano intorno e con cui, con grande probabilità, erano soliti interagire.

Una scoperta che si unisce alle grandi rivelazioni di questo sito archeologico e che già nel 2020 si era reso protagonista di un ritrovamento di ben venti sarcofagi dipinti e databili a 2500 anni fa. E che fa ben sperare che questo sia un nuovo inizio o il continuo di un’onda favorevole di scoperte di un passato antico ma mai dimenticato. E di cui ci sono ancora tantissimi misteri e lati nascosti da scoprire e su cui fare chiarezza, per scrivere correttamente quella che è la storia di tutti noi.

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In Qatar uno dei siti archeologici più incredibili al mondo

Il Qatar non è fatto solo di avveniristici grattacieli a Doha e di natura primordiale che comprende il deserto di dune che cantano e la costa ricoperta di mangrovie. La storia di questo Paese è molto lunga e anche molto ricca di testimonianze che sono in pochi ancora a conoscere.

Le misteriose incisioni rupestri del Qatar

Nel Nord del Paese, a una novantina di chilometri dalla Capitale, c’è un luogo chiamato Al Jassasiya, nel bel mezzo del deserto roccioso. È uno dei più suggestivi per via delle antichissime incisioni rupestri che sono state scoperte.

Il sito comprende ben 874 incisioni, note come “petroglifi”, le più antiche delle quali si ritiene risalgano al Neolitico. Tuttavia, alcuni studiosi non sarebbero d’accordo con questa datazione, ma sarebbero convinti che le incisioni sono molto più recenti.

I petroglifi sono stati attentamente studiati e catalogati dagli archeologi che hanno identificato le incisioni su roccia di Al Jassasiya come uno dei siti più antichi del Qatar. Alcuni degli esperti suggeriscono che le incisioni potrebbero risalire al III secolo a.C., mentre altri le collocano tra il X e il XVIII secolo d.C., quindi molto più recenti.

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Fonte: 123rf

Una delle incisioni nella roccia ad Al-Jassasiya, nel Nord del Qatar

La scoperta e le ipotesi

Quando scoprirono il sito di Al Jassasiya nel 1957 pensavano fosse una grotta o una cava di arenaria. Nessuno avrebbe mai immaginato cosa nascondesse veramente.

Si tratta di un luogo che ancora oggi è carico di mistero. Le incisioni sulla roccia occupano una superficie di circa 700 metri e rappresentano diverse forme, come pesci, ostriche, rosette e coppelle.

Gli intagli a forma di “dau”, conservati fino a oggi, permettono di risalire a un passato lontano mentre le coppelle potrebbero rappresentare dei recipienti utilizzati per contenere le perle – sulla costa una volta la raccolta delle perle era l’attività principale delle popolazione – o per giocare ad antichi giochi da tavolo come quello che ancora oggi in Africa e Asia conoscono come “mancala” o “gioco di semina” e che un tempo qui era chiamato Al Haloosa o Al Huwaila.

La parola “Al Jassasiya” in arabo significa “collina” o anche “coloro che cercano” e, poiché il sito si trova su una zona rialzata a picco sul mare, probabilmente veniva usata come punto di vedetta per controllare le navi in entrata nel Qatar.

Un’altra importante scoperta che è stata fatta nei pressi del sito è quella dei resti di insediamenti residenziali. In questi alloggi è stato ritrovato del vasellame risalente al XV secolo.

Questo luogo, ricco di fascino e decisamente inaspettato che merita assolutamente una visita se si decide di visitare il Qatar, resta ancora oggi un enigma, a tanti anni di distanza dalla scoperta.

Vale la pena andarci anche per un alto motivo: nei pressi del sito lungo la costa si trova una delle spiagge più famose del Qatar per la sua bellezza unica. La spiaggia di Al Jassasiya è un’oasi nascosta, con le mangrovie a fare da sfondo verde al bianco della sabbia e alle acque cristalline e poco profonde. Un vero paradiso conosciuto da pochi.

 

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Viaggio ad Amalfi, una città vertiginosa

Perla del sud Italia e della famosissima Costiera Amalfitana, il piccolo borgo di Amalfi si affaccia sul mar Tirreno da una posizione incredibile: le sue casette sono abbarbicate tra le rocce, vertiginosamente in bilico al di sotto di una scogliera che si tuffa tra le acque cristalline del Golfo di Salerno. È un paese ricco di sorprese, tra storia e natura incontaminata. Andiamo alla scoperta delle sue tante bellezze.

Amalfi, tra storia e natura

Oggi è uno dei paesi più suggestivi della Costiera Amalfitana, meta di tantissimi turisti durante la stagione calda, ma Amalfi vanta anche una ricchissima storia. Fondato molti secoli fa (secondo alcune testimonianze, affonderebbe le sue radici addirittura all’epoca precedente alla Magna Grecia), il borgo campano divenne la prima Repubblica Marinara italiana, potendo vantare una posizione quasi inaccessibile e un riparo sicuro per le navi. Così, prosperò sia in ambito militare che in quello commerciale: fiorente sino all’XI secolo, in seguito il paese venne assediato, conquistato e poi devastato da un terribile maremoto.

Ma Amalfi conserva ancora il suo fascino incredibile, grazie alle tante testimonianze antiche presenti nel centro storico e ad una cornice naturale da sogno. Il borgo è infatti incastonato tra le rocce a picco sul mare, e alle sue spalle si dipana un’ampia area verde: si tratta della Valle delle Ferriere, una riserva che prende il nome dalle antiche ferriere utilizzate nell’industria della carta, oggi in disuso. Contigua alla Valle dei Mulini, percorsa dal fiume Canneto, è un luogo dove l’opera dell’uomo e la natura hanno vissuto per secoli in armonia, prima che quest’ultima tornasse a prendere il sopravvento.

Cosa vedere ad Amalfi e dintorni

Amalfi è la meta perfetta per vacanze balneari, viste le sue splendide spiagge di sabbia dorata che si tuffano nelle acque cristalline del mar Tirreno. Ma bisogna davvero ritagliarsi un po’ di tempo per ammirare il suo centro storico e i dintorni, così da immergersi tra bellezze architettoniche e monumenti incredibili. Tappa fondamentale per chi vuole scoprire il lato più autentico del borgo è il Duomo di Amalfi, abbarbicato sulla cima di una lunga scalinata da cui domina un panorama mozzafiato. Costruito a partire dalla fine del X secolo, è riccamente decorato e custodisce al suo interno molte pregevoli opere d’arte.

Passeggiando poi per il centro storico, è impossibile non rimanere affascinanti davanti alle sue fontane impreziosite da ricche sculture marmoree: la più bella è forse la Fontana di Sant’Andrea, che attinge le sue acque direttamente dal fiume Sele. Scendendo verso il mare, ecco il grazioso porticciolo turistico dove l’atmosfera diventa immediatamente più colorata e vivace. È questo il cuore pulsante del paese, tra alberghi e ristoranti che attirano migliaia di turisti ogni anno. Ed è anche il punto di partenza ideale per scoprire i dintorni di Amalfi.

Imbarcandosi, è infatti possibile ammirare il paese da un punto di vista inedito, per poi godere dello spettacolo dell’intera Costiera Amalfitana che si apre davanti ai nostri occhi. Dai piccoli borghi come Maiori e Minori, con le loro splendide ville nobiliari e la natura incontaminata che li circonda, sino alle coloratissime casette di Positano: l’intero tratto di costa affacciato sul Golfo di Salerno è una vera meraviglia. E, verso il mare aperto, ecco la suggestiva isola di Capri e i suoi faraglioni, patrimonio naturale dalla bellezza unica al mondo.