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Puoi dormire in un sottomarino giallo, sulla terra ferma

Le esperienze di viaggio, quelle uniche, sensazionali e indelebili, passano anche per gli alloggi. Strutture ricettive che, giorno dopo giorno, si impegnano a creare, e ad offrire, servizi sempre più sensazionali per realizzare i sogni e i desideri dei viaggiatori che girano il mondo.

Lo abbiamo sperimentato con le case sugli alberi, con le baite immerse nella foresta e con le cabine panoramiche ad alta quota, e poi, ancora, con i glamping di lusso e con gli hotel a tema. Stanze e strutture ricettive sono diventate così esperienze caratterizzanti di viaggi unici e indimenticabili.

E se è in un alloggio al di fuori dell’ordinario che volete trascorrere le vostre prossime vacanze, allora, abbiamo il posto giusto per voi. Si tratta di un vero sottomarino giallo, situato sulla terra ferma, che vi permetterà di vivere un’avventura davvero straordinaria sulle notte dell’iconica canzone dei Beatles.

L’alloggio più originale della Nuova Zelanda

Il nostro viaggio di oggi ci porta in una terra affascinante, sconfinata e meravigliosa: la Nuova Zelanda. Situato a sud-ovest dell’Oceano Pacifico, e caratterizzato da scenari selvaggi e idilliaci plasmati da Madre natura, questo territorio straordinario ha fatto da sfondo alle avventure dei protagonisti della Terra di Mezzo.

Sono moltissimi i viaggiatori che ogni giorno si mettono in cammino per seguire le orme de Il Signore degli Anelli, per ammirare tutte le meraviglie che caratterizzano in maniera univoca questo Paese e per lasciarsi conquistare e stravolgere dalla grande bellezza messa in scena dalla natura. La Nuova Zelanda, infatti, è un concentrato di paesaggi incredibili che ci ricordano quanto è straordinario il mondo che abitiamo.

Ed è proprio qui, a circa 160 chilometri dalla capitale Wellington, che è stato messo a punto un alloggio davvero unico che renderà felici gli appassionati di musica. Si tratta del yellow submarine, un sottomarino giallo situato in una posizione privilegiata sulla terra ferma, che ha una sola missione: quella di rendere magnifica e unica l’esperienza di viaggio degli avventurieri che si spingono fin qui.

Dormire in un sottomarino giallo: l’esperienza straordinaria

Ci troviamo nella città di Marton, nel cuore della regione di Manawatu-Wanganui. Proprio qui, sull’Isola del Nord della Nuova Zelanda, è stato messo a disposizione dei viaggiatori un alloggio all’interno di un sottomarino giallo. Non uno di qualunque, ma proprio quello cantato nei Beatles nella celebre Yellow Submarine.

Lasciandosi suggestionare dalle note di una una delle canzoni più iconiche della band britannica sarà possibile trascorrere la notte all’interno di un alloggio davvero particolare situato in una posizione privilegiata intonando “We all live in a yellow submarine”.

Il piccolo sottomarino giallo, prenotabile su Airbnb, è situato nel cuore di un parco lussureggiante dove la natura è assoluta protagonista. Le sequoie verdeggianti, qui, prendono il posto del mare, mentre il cinguettio degli uccelli si trasforma in una dolce melodia dalla quale lasciarsi cullare a ogni ora del giorno e della notte.

Gli interni dell’alloggio sono essenziali, ma dotati di tutti i comfort. È presente una camera da letto, una cucina e un bagno, non manca neanche un patio che affaccia proprio sulla rigogliosa natura che si snoda tutto intorno. Insomma, se volete staccare la spina, e trascorrere qualche giorno in maniera originale e inedita in un Paese bellissimo, prenotare il sottomarino giallo cantato dai Beatles è davvero un’ottima idea.

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Sulle tracce di Alessandro Manzoni per il 150° anniversario

Il 22 maggio 2023 ricorrono i 150 anni dalla scomparsa di Alessandro Manzoni, tra i massimi autori della letteratura italiana grazie all’intramontabile capolavoro I promessi sposi.

In attesa delle iniziative che già fervono per celebrare l’anniversario, seguiamone le tracce con uno speciale itinerario alla scoperta dei “Luoghi manzoniani” tra Lecco, Milano, Monza, Vercurago e la Valsassina.

Lecco, la scenografia della storia di Renzo e Lucia

Tutto iniziò sul ramo orientale del Lago di Como, a Lecco, tra acqua e monti, dove Alessandro Manzoni trascorse l’infanzia e l’adolescenza in una settecentesca villa neoclassica nei pressi di Largo Caleotto (oggi zona Meridiana), vegliato dal profilo del Resegone o Monte Serrada, montagna delle Prealpi Orobie dall’altezza di 1875 metri.

La villa, sede del Museo Manzoniano, è visitabile e ospita, nelle undici sale aperte al pubblico, prime edizioni, cimeli appartenuti allo scrittore (addirittura la culla) e preziosi manoscritti.
Ma non soltanto: a testimoniare il forte legame del Manzoni con la città di Lecco, svetta, nell’omonima piazza a lui intitolata, la scultura bronzea alta 280 centimetri che lo raffigura seduto sul suo scanno mentre osserva, con espressione meditativa, il lago da cui tutto vide la luce.

Quel ramo del lago di Como” viene esplicitamente nominato nel celebre romanzo assieme al ponte Azzone Visconti, uno dei monumenti simbolo della città, notevole esempio di architettura militare realizzato tra il 1336 e il 1338 sul fiume Adda allo scopo di migliorare i collegamenti tra Lecco e il Ducato di Milano.

L’unico quartiere di Lecco citato in maniera esplicita è il “villaggio di pescatori” di Pescarenico, sulla riva sinistra dell’Adda, dal fascino non toccato dal tempo: tra antiche case e strette viuzze, è ancora possibile assaporare l’atmosfera di quei tempi, fino ad arrivare al Convento di Fra Cristoforo, presso l’ex convento dei frati cappuccini e la Chiesa dei Santi Materno e Lucia in Piazza Padre Cristoforo.

pescarenico

Fonte: iStock

Pescarenico

E proprio da Pescarenico si imbarcarono Lucia e la madre: in quel punto, dove sfociava il torrente Bibione, si trova una targa dove leggere l’Addio Monti, il noto passo dell’opera in cui la ragazza saluta, piangendo, le sue adorate montagne.

Con grande probabilità, Lucia abitava presso il quartiere di Olate, forse nel rustico che oggi si incontra su Via Caldone con un portone ad arco su cui è affissa una targa che recita: “Presunta casa di Lucia Mondella“.
Ma un altro luogo di residenza potrebbe essere anche la casa, sempre in stile rurale, situata nel quartiere di Acquate e chiamata “Tradizionale casa di Lucia“.

Da qui, la strada si inerpica fino alla Chiesa dei Santi Valente e Valeria, la cappella che doveva essere luogo di celebrazione del matrimonio di Renzo e Lucia: oggi, si presenta come un imponente edificio neoclassico dal sagrato a ciottoli.

Superata la chiesa, la strada prosegue ancora in salita fino alla collina di Olate, il promontorio dello Zucco, dove sorgeva il Palazzotto di Don Rodrigo, villa costruita nel XVI secolo per volontà dei nobili Arrigoni di Introbio.

Poco lontano, nel quartiere Germanedo, lungo una stradina di campagna, ecco poi il tabernacolo dove i bravi intimarono a Don Abbondio che “questo matrimonio non s’ha da fare!“, corrispondente all’attuale cappella di Via Croce.

Dal quartiere di Chiuso, dove si trova la Casa del Sarto che diede ospitalità a Lucia dopo la conversione dell’Innominato, ulteriore tappa è la Chiesa di San Giovanni Battista (o del Beato Serafino), luogo dell’incontro con il Cardinale Borromeo.

I luoghi manzoniani a Milano

L’itinerario sulle tracce di Manzoni prosegue a Milano dove ammirare, in Piazza San Fedele, il Monumento in bronzo eretto nel 1883 di fronte alla Chiesa di San Fedele, realizzata nel XVI per volere di San Carlo Borromeo, nel cuore della città, tra la Galleria Vittorio Emanuele II e Palazzo Marino.

Ancora, in Via Morone 1, lo splendido palazzo storico “Casa Manzoni” fu dimora del romanziere dal 1814 fino alla morte, dalla facciata con sofisticate decorazioni in cotto, ispirata all’architettura rinascimentale lombarda.

La tomba di Manzoni trova invece posto nel famedio del Cimitero monumentale, “tempio della fama” all’ingresso principale.

Infine, in Via San Gregorio 5, da vedere una porzione superstite del Lazzaretto.

Monza, Vercurago e la Valsassina, la Monaca, l’Innominato e Agnese

Il viaggio si conclude con le tappe a Monza, presso la Chiesa di San Maurizio in Piazza Santa Margherita, modello per il monastero di Gertude, la “Monaca di Monza”, a Vercurago, comune al confine occidentale della Valle San Martino al confine con Lecco dove svetta il Castello dell’Innominato, sulla cima del Sacro Monte di Somasca, con la cappella di Sant’Ambrogio all’ingresso, e in Valsassina, a Pasturo, paese d’origine dell’umile Agnese, madre di Lucia.

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Viaggia in Europa ed è il treno più veloce del mondo

Un tempo, il treno era il mezzo di trasporto per eccellenza: comodo e veloce (almeno per gli standard dell’epoca), permetteva di raggiungere mete lontane senza troppa fatica. Poi gli aerei hanno cambiato la nostra concezione di viaggio, riducendo notevolmente i tempi per ogni spostamento. Ma al giorno d’oggi ci sono molti treni velocissimi, che si rivelano persino meglio di un volo per mete intercontinentali. Qual è quello che si muove più rapidamente al mondo? A sorpresa, si tratta di un locomotore europeo.

Il treno più veloce al mondo

Per molti anni, sono stati i treni giapponesi – modello di efficienza e sostenibilità – hanno detenuto il record di più veloci al mondo. Oggi non è più così: secondo un’indagine condotta da Esquire, quello attualmente in attività che ha raggiunto la velocità più alta mai vista è un treno che viaggia in Europa. Stiamo parlando del Tgv POS, progettato dalla SNCF (Société Nationale des Chemins de fer Français): il locomotore appartiene alla scuderia francese, e nel 2007 ha toccato la vertiginosa velocità di 575 km/h, battendo qualsiasi altro treno adibito al trasporto “tradizionale”. Naturalmente, questa non è la consuetudine: di norma, il treno può arrivare ad “appena” 322 km/h.

Nella top 10 dei treni più veloci al mondo troviamo poi il cinese CRH380A, in servizio sulla linea ferroviaria Pechino-Shanghai, che ha raggiunto la velocità massima di 486 km/h, e poi l’HEMU-430X, un prototipo della Corea del Sud esistente in un unico esemplare, che può arrivare a ben 422 km/h. In classifica troviamo persino un treno italiano: stiamo parlando del Frecciarossa 1000, in attività dal giugno 20215, che durante i test ha raggiunto la velocità di 394 km/h – sebbene quotidianamente si muova a non più di 360 km/h.

Dunque, il treno più veloce al mondo viaggia in Francia: un record europeo di tutto rispetto. Che, però, è destinato a scomparire ben presto. Il Giappone ha infatti pronto un nuovo locomotore che – non appena entrerà in servizio, probabilmente nel 2027 – ruberà l’ambito titolo al Tgv POS. Si tratta del Shinkansen Serie L0, costruito da Mitsubishi e appartenente alla Central Japan Railway Company (cui fanno parte alcuni dei treni più veloci di sempre). Durante i test, questo gioiello ha infranto ogni record di velocità per ben due volte: nel 2015 ha raggiunto i 590 km/h, e appena una manciata di giorni dopo ha toccato addirittura i 603 km/h.

Viaggi in treno, i più belli da scoprire

Muoversi in treno è non solamente molto comodo (e in alcuni casi rapidissimo, come abbiamo visto), ma è una vera e propria esperienza. Soprattutto se si sale a bordo di convogli storici, per fare un tuffo indietro nel tempo: ci sono alcuni viaggi che rappresentano essi stessi un’avventura, a riprova del fatto che il treno può essere considerato molto di più che un semplice mezzo di trasporto. Un esempio è il celebre Orient Express, che per decenni ha rappresentato il top dei viaggi di lusso su rotaia.

Nei prossimi mesi, debutterà la versione italiana, l’Orient Express La Dolce Vita, che ci permetterà di andare alla scoperta dei più suggestivi paesaggi del nostro Paese su vagoni d’epoca. Ma in tutto il mondo ci sono itinerari panoramici di una bellezza sconvolgente: dalla Cina agli Stati Uniti, passando per il Galles e la Svizzera, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Il 2023 potrebbe essere proprio all’insegna di questo rinnovato modo di viaggiare, per esplorare alcune delle località più affascinanti mai esistite.

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Vuoi festeggiare di nuovo il Capodanno? In questa città puoi farlo

Ci siamo appena lasciati alle spalle il periodo più magico dell’anno, quello caratterizzato da atmosfere incantate che hanno trasformato le strade, le piazze e i quartieri della città in cartoline di immensa bellezza, ed è inutile negare che la nostalgia ha già fatto capolino nella nostra quotidianità.

Natale, Capodanno ed Epifania, che tutte le feste porta via, quest’anno sono stati più straordinarie che mai. Complice il ritorno alla normalità dopo due anni di fermo e restrizioni a causa dell’emergenza sanitaria.

Eppure c’è chi nonostante questa incetta di celebrazioni, ha ancora voglia di fare festa. Ed è proprio a tutte queste persone che ci rivolgiamo oggi per dire che non c’è bisogno di aspettare altri 12 mesi per abbigliarsi nuovamente di pailettes e lustrini, perché esiste una città in Europa che permette di festeggiare di nuovo il Capodanno.

Benvenuti a Bérchules

Il nostro viaggio di oggi ci conduce a Bérchules, un comune spagnolo di appena 700 abitanti, situato in Andalusia. Ci troviamo lontano dai sentieri più battuti dal turismo di massa, quelli che ci conducono nei luoghi iconici e caratteristici di un Paese che non smette mai di stupire. Eppure è proprio qui che si verifica, ogni anno, una sorta di magia alla quale tutti sono invitati a prendere parte.

Immersa nel cuore del Parco Naturale della Sierra Nevada, in provincia di Granada, Bérchules è diventata famosa per una peculiarità che oggi la rende la meta ideale di tutti gli amanti del periodo delle feste. È proprio qui, infatti, che il Capodanno viene festeggiato due volte. Una il 31 dicembre, come da tradizione, e l’altra durante la prima settimana d’agosto.

Questa celebrazione attira ogni anno migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo, che giungono in questa piccola cittadina di Granada per festeggiare in maniera originale e bizzarra un nuovo inizio, prendendo parte a eventi, concerti e manifestazioni da vivere e condividere.

Capodanno a Bérchules

Fonte: Getty Images

Capodanno a Bérchules

Lo strano caso della città che celebra il Capodanno ad agosto

Bérchules, come abbiamo anticipato, non appartiene alla mappa degli itinerari più seguiti dai viaggiatori di tutto il mondo, eppure tutti si riuniscono qui ad agosto per prendere parte a uno degli eventi più originali della Spagna e del mondo intero e che permette alle persone di celebrare, di nuovo il Capodanno.

Questa tradizione particolare, di celebrare il nuovo anno nel bel mezzo dell’estate, è nata nel 1994 quando, a causa di un blackout che colpì la città proprio durante la notte di San Silvestro, i cittadini non potettero celebrare la Nochevieja (Notte di Capodanno) come ogni anno. Nessuno si diede per vinto, però, e anzi iniziarono le preparazioni di quella che sarebbe diventata una nuova e straordinaria tradizione.

I festeggiamenti di Capodanno, infatti, furono spostati alla prima settimana di agosto. L’evento ebbe un impatto così grande che i cittadini scelsero di replicare la festa, trasformandola in un vero e proprio appuntamento imperdibile che ancora oggi attira migliaia di viaggiatori da ogni parte del mondo.

Sotto il sole cocente, e avvolte da temperature caldissime, le persone si riuniscono tra le strade e le piazze della cittadina per festeggiare il nuovo anno. Non mancano riti e tradizioni, come quella di mangiare i 12 chicchi d’uva, così come quella di stappare lo spumante. Ci sono anche le sfilate e le processioni, i presepi e gli alberi di Natale.

Se avete quindi voglia di festeggiare di nuovo il Capodanno, in una notte qualsiasi di mezza estate, la destinazione giusta da raggiungere è Bérchule. Non ci resta che augurarvi, di nuovo, uno splendido inizio anno!

Bérchules

Fonte: Getty Images

Capodanno a Bérchules
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Gole del Raganello, spettacolo naturale della Calabria

Nel Sud nel nostro Paese, e più precisamente in Calabria, prende vita un canyon selvaggio le cui rocce sono magistralmente dipinte dall’acqua. Un ambiente da scoprire con meraviglia e prudenza e caratterizzato da un’esplosione di gelide cascatelle, vasche d’acqua cristallina, scivoli naturali, piccoli laghetti, pareti di roccia, tronchi d’albero e molto altro ancora: le Gole del Raganello.

Cosa sapere sulle Gole del Raganello

La spettacolare riserva naturale Gole del Raganello è situata nei comuni di San Lorenzo Bellizzi, Civita e Cerchiara di Calabria, in provincia di Cosenza. Occupa una superficie di 1600 ettari all’interno del maestoso Parco Nazionale del Pollino, ed è stata istituita nel 1987.

Queste affascinanti pareti rocciose costituiscono un canyon, lungo circa 17 km, che si diparte dalla Sorgente della Lamia fino a raggiungere un’area vicina all’abitato di Civita, dove sorge il peculiare Ponte del Diavolo. Da questo punto in poi il corso del torrente diventa più regolare e scorre lungo una valle più aperta che si mantiene tale fino alla foce. Il canyon del Raganello viene distinto dagli esperti in due parti: le Gole alte e le Gole basse.

Le prime si snodano in un percorso di circa 9 km e, pur presentando una conformazione molto accidentata, sono di grande interesse naturalistico ed escursionistico. Le seconde, dal canto loro, si dipanano in un percorso di approssimativamente 8 km in un tragitto simile per conformazione a quello superiore, ma più difficoltoso da percorrere.

Gole del Raganello calabria

Fonte: iStock

Un angolo delle Gole del Raganello

Sfortunatamente, nel 2018 da queste parti è avvenuta una terribile tragedia: un gruppo di escursionisti fu colto da una piena improvvisa, causata da un violentissimo temporale abbattutosi nei pressi dell’abitato di San Lorenzo Bellizzi. Il bilancio fu drammatico e, per questo motivo, per visitare questa meraviglia della natura è obbligatorio usufruire dell’accompagnamento di una guida.

Cosa aspettarsi dalla Gole del Raganello

Le Gole del Raganello sono pura poesia. Un mondo incredibile che viene difficile credere che sia vero in quanto tra strapiombi e verticalità, la storia popolare e il fascino naturale si mescolano in perfetta armonia.

Presso le Gole Alte del Raganello, chiamate anche Gole del Barile, si può notare che il canyon si caratterizza per essere circondato da pareti rocciose alte fino a 700 metri. Selvagge e multicolori, sono anche la culla di cascate di acqua cristallina. Ma non solo, da questa parte del Raganello si possono intravedere numerosi tipi di animali come la faina, la volpe, la donnola, il tasso, l’aquila reale, il falco e il corvo imperiale.

Le Gole Basse sono più corte ma più “acquatiche” e soprattutto le rocce si elevano in tutta la loro maestosità, tanto da arrivare anche a un’altezza di due metri. Inoltre, attraversando questo lato del canyon si può persino passare sotto gli spruzzi della Doccia del Diavolo per poi imbattersi in due vasche in cui l’acqua va controcorrente.

Un panorama meraviglioso, quello delle Gole del Raganello, e in cui è possibile praticare varie attività come canyoning, torrentismo, trekking acquatico, rafting ed esplorazioni nelle grotte, a patto che tutto questo sia fatto con una guida esperta.

Ogni tipo di escursione ha la sua difficoltà, ma grazie alle guide sarà più facile capire quella che è più adatta alle proprie possibilità. In sostanza, scoprire le Gole del Raganello vuol dire vivere un’avventura unica che permette di praticare sport e, allo stesso tempo, ammirare una natura autentica e della vera bellezza paesaggistica.

canyon più bello calabria

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La maestosità delle Gole del Raganello

Curiosità e leggende sulle Gole del Raganello

Fare un’escursione lungo il corso del Raganello è come andare alla scoperta delle viscere della terra. Nel corso dei secoli, pur se poco accessibili, sono state sempre frequentate dagli uomini, compresi quelli poco onesti. Banditi, ladri, briganti, malfattori durante il secolo scorso, proprio per via delle sue conformazioni, ne hanno fatto la propria dimora.

Non a caso, sono oggi ancora in uso alcuni toponimi come grotta dei Briganti e grotta di Marsilia. Non da meno sono le leggende che vengono narrate dagli anziani del luogo.

Inoltre, sono tantissime le storie che raccontano l’origine del nome di questo luogo. Secondo l’opinione di alcuni studiosi, andrebbero ricercate molto indietro nel tempo in quanto la parola Raganello deriverebbe dal greco ragas, termine che indica un dirupo roccioso.

Altri, invece, hanno ritenuto plausibile che deriverebbe da termini locali come ragàre, cioè trascinare, lottare, come a indicare la potente azione del fiume che trascina tutto a valle.

Decisamente caratteristico è il Ponte del Diavolo sulla cui origine, come potete immaginare, aleggiano numerose leggende. In una di queste si narra che fu San Francesco di Paola a far realizzare vicino al suo paese questo ponte che attraversava un torrente.

Un’altra sostiene che siano stati gli abitanti di Civita a farlo costruire, mentre un’altra ancora è convinta che sia stata opera di un proprietario terriero. Tra le altre cose, si narra che per edificarlo sia stato fatto un patto col Diavolo in persona.

Il principe delle tenebre avrebbe preso l’anima della prima persona che lo aveva attraversato in cambio dell’aiuto durante la costruzione. Tuttavia, si infuriò moltissimo e addirittura decise di prendere a calci il ponte lasciando dei segni che ancora oggi si possono notare. Tutto ciò accadde, sempre secondo la leggenda, perché il primo ad attraversare il ponte fu un cane.

Il Ponte del Diavolo si trova nel comune di Civita, è stato completamente realizzato in pietra e collega i due punti del canyon scavati dal fiume Raganello. Camminandoci avrete modo di scoprire uno spettacolo panoramico molto suggestivo.

Ponte del Diavolo gole del raganello

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Il Ponte del Diavolo presso le Gole del Raganello

I borghi della riserva naturale Gole del Raganello

Come vi abbiamo accennato in precedenza, le Gole del Raganello sono situate nei comuni di San Lorenzo Bellizzi, Civita e Cerchiara di Calabria.

San Lorenzo Bellizzi è un piccolo borgo che, oltre alle bellezze paesaggistiche, regala anche alcune meraviglie storico-architettoniche. Una di queste è la Chiesa di San Lorenzo che ha un interno in pietra locale decorata con mascheroni e che conserva numerosi reperti come ostensori, pissidi e calici d’argento.

Civita, dal canto suo, è un borgo di origine albanese che ancora mantiene usi, lingua e riti degli antenati giunti dall’Albania tra 1470 e il 1492. E proprio da qui, scendendo oltre 600 gradini, si arriva al famigerato Ponte del Diavolo in un paesaggio rupestre d’intatta bellezza.

Infine, Cerchiara di Calabria il cui gradevole centro storico, dalla forma circolare, prende vita su uno sperone di roccia .

Insomma, con le giuste accortezze vale enormemente la pena visitare la zona delle Gole del Raganello.

civita calabria

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Veduta di Civita
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Il tuo prossimo alloggio è una casa nel ventre di un serpente

Ci mettiamo in viaggio ogni giorno per tantissimi motivi, e anche se sono differenti, gli uni dagli altri, sono tutti accomunati dal medesimo desiderio, quello di vivere avventure straordinarie e indimenticabili.

E se parliamo di esperienze di viaggio non possiamo non menzionare gli alloggi. Appartamenti, case, hotel e strutture ricettive che ogni giorno cambiano e si arricchiscono di nuovi dettagli e servizi per trasformare i desideri e le fantasie dei viaggiatori in realtà surreali ed emozionali che lasciano senza fiato.

Lo abbiamo visto con le case sugli alberi, lo abbiamo sperimentato con le cabine in mezzo alla natura, e poi, ancora, con le stanze degli hotel a tema e con i glamping. E possiamo vederlo anche oggi, scegliendo di prenotare un alloggio unico e sensazionale, quello che si trova nel ventre di un serpente.

Dormire nel ventre di un serpente: succede in Messico

Il nostro viaggio di oggi ci porta in uno dei luoghi più affascinanti del pianeta, proprio lì dove è possibile vivere alcune delle esperienze più incredibili di una vita intera. Ci troviamo a Città del Messico, capitale del Paese da cui prende il nome, nonché luogo estremamente affascinante dove la storia antichissima vive e convive con tradizioni, culture, usi e costumi incredibili.

Da qui è possibile andare alla scoperta del celebre Templo Mayor, della cattedrale metropolitana e dei bellissimi murales di Diego Rivera, per poi raggiungere Naucalpan de Juárez, un piccolo comune situato nella zona metropolitana della città dove è stato realizzato un alloggio al di fuori dell’ordinario, unico e straordinario, situato nel ventre di un serpente.

Non un serpente qualunque, intendiamoci, ma il Quetzalcoatl, una divinità venerata dagli Atzechi che, secondo la tradizione, appare in forma di metà uccello e metà serpente.

Il nido di Quetzalcoatl

È una struttura monumentale, grandissima e davvero bizzarra, quella che ospita l’alloggio più incredibile di tutta Città del Messico. Il nido di Quetzalcoatl, questo il suo nome, non è solo una struttura ricettiva, ma è una grande e complessa scultura vivente caratterizzata da colori vivaci e forme sinuose. A guardarlo, in tutta la sua bellezza, il complesso monumentale sembra prendere vita mentre si muove dentro e fuori il paesaggio.

Il complesso porta la firma dell’architetto messicano Javier Senosiain a cui spetta il merito di aver creato uno dei più affascinanti capolavori di architettura organica. Il serpente, che si muove su una superficie di oltre 1000 metri quadrati, è caratterizzato da linee curve e da forme sinuose, mentre su tutto il dorso corrono finestre arrotondante.

All’interno, invece, si snodano diversi appartamenti, 10 per l’esattezza, che fino a qualche tempo fa erano esclusivamente di proprietà privata. Uno di questi, adesso, è invece prenotabile su Airbnb, permettendo ai viaggiatori di vivere un’esperienza unica, per perdersi e immergersi nell’antica cultura azteca.

Non è tutto, però, perché il nido di Quetzalcoatl è stato costruito in una zona privilegiata, in un parco lussureggiante dominato da boschi, giardini botanici e piccoli laghi. Un luogo dove la natura e il silenzio fanno da protagonisti, un buen retiro dove i viaggiatori possono vivere un’esperienza all’insegna del relax e della grande bellezza.

La stessa struttura è un omaggio a questo modo di vivere. Le forme organiche del serpente e l’uso minimale del materiale hanno contribuito a creare un sistema di spazi dove l’uomo può sentirsi tutt’uno con la natura circostante.

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Epifania: dove trovare le tradizioni più belle in Italia

Un noto proverbio celebra “l’Epifania tutte le feste si porta via”. Che in qualche modo segni la fine delle festività è risaputo da tutti, ma forse in molti non sono a conoscenza che in alcuni Paesi, come per esempio il Portogallo, la Befana non si celebra.

Per questo motivo, abbiamo deciso di portarvi a fare un viaggio alla scoperta delle tradizioni più particolari del nostro Paese. Da Nord a Sud e facendo scalo nelle isole maggiori d’Italia, le usanze sono una più incantevole dell’altra.

Le tradizioni dell’Epifania nel Nord Italia

Una città da raggiungere il giorno della Befana nel Nord Italia è, senza ombra di dubbio, Venezia. Da queste parti, infatti, ogni 6 gennaio si celebra la ”Regata delle Befane”, una manifestazione sportiva nata nel 1979. Anche quest’anno, è previsto il corteo acqueo delle imbarcazioni societarie che, alle ore 9.30, dai Magazzini del Sale accompagnano cinque befane sul campo di regata e trasportano la calza gigante, simbolo giocoso dell’evento che, alle 10.30, sarà appesa al magico Ponte di Rialto.

Il percorso della gara, che prenderà il via alle 11:00, parte dal Palazzo della Banca d’Italia con tutta la bellezza del ponte di Rialto alle spalle.

Panevin, foghera, fugaderi, tamòsse, pignarûl, casera: tutto questo lo potrete trovare in Friuli. In sostanza, da queste parti prendono vita grandi falò di sterpaglie dalla montagna alla pianura, dai magredi alle risorgive.

Ad Arba, per esempio, il falò è iniziato a bruciare la sera del 5 gennaio dalle 20.30 così come in altre incredibili località della zona. Nei fatti dovete solo scegliere dove andare.

falò befana

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I falò della Befana in Friuli

A Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, dopo due anni di stop torna il folkloristico falò propiziatorio dell’Epifania. Venerdì 6 gennaio 2023, fa ritorno nel prato adiacente l’ospedale “Brusa la Vecia” un evento che, come da tradizione, sarà accompagnato da musica, brulé e l’immancabile “panino con el codeghin”. In sostanza, la Befana verrà bruciata in un grande falò cittadino: un rito simbolico per lasciarsi alle spalle il vecchio anno e salutare quello nuovo.

Le tradizioni dell’Epifania nel Centro Italia

Roma è sempre una buona idea, ma in particolare lo è il giorno della Befana dove le tradizioni sono davvero tantissime. A partire da Piazza Navona con giochi, luci, colori e doni per i piccoli, seguita dalla caccia al tesoro presso il Museo delle Carrozze d’Epoca, fino al corteo noto come “Viva la Befana” con tanto di rievocazione storica che partirà da via della Conciliazione.

Inoltre, Presso la terrazza del Pincio si terrà l’annuale “Corsa del giocattolo”, una manifestazione sportiva non competitiva di marcia e corsa a passo libero di 5 chilometri.

epifania piazza navona

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La Befana di Piazza Navona

Ad Urbania, in provincia di Pesaro e Urbino, quest’anno andrà in scena la 26° Festa Nazionale della Befana che coinvolgerà l’intero paese con tutti gli abitanti vestiti a tema. Allestimenti e decorazioni con tanto di Villaggio della Befana, ma anche un pirotecnico volo della vecchina dalla Torre Campanaria, alta 26 metri.

Per poi concludere con la possibilità di ammirare la creazione di una calza dal maxi formato, tutta cucita a mano. L’ingresso è gratuito per bambini fino ai 10 anni e per i residenti, mentre gli adulti pagano 5 euro.

A Viterbo, dopo lo stop imposto dalla pandemia, quest’anno è tornata “la calza della befana più lunga del mondo”. L’appuntamento, come da tradizione da 21 anni, si è tenuto il pomeriggio del 5 gennaio: una calza lunga ben 52 metri è stata trasportata su quindici Fiat 500 storiche affiancate da oltre cento befane che, lungo tutto il percorso, hanno distribuito caramelle a bambini, e non solo.

Il giorno 6 gennaio, invece, subito dopo il tramonto la Befana si calerà dalla torre dell’orologio di Piazza del Plebiscito, sempre per regalare dolci e caramelle ai bambini presenti.

Le tradizioni dell’Epifania nel Sud Italia

A Napoli la Befana si festeggia nella spettacolare cornice di Piazza del Plebiscito: la mattina del 6 gennaio grandi e piccini possono riunirsi e celebrare con laboratori e degustazioni di dolciumi e prodotti da forno, realizzati da personalità di spicco del mondo culinario.

Inoltre, si può assistere aduna caratteristica sfilata sul lungomare Caracciolo. Carri e personaggi vestiti a festa passeranno lasciandosi alle spalle un panorama mozzafiato.

napoli befana

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Napoli, Piazza del Plebiscito

Una tradizione molto interessante è anche quella di Candela, in provincia di Foggia, dove l’arrivo dell’Epifania è così tanto sentito che gli vengono dedicati una festa e un “volo” speciale. In poche parole, la sera del 6 gennaio da queste parti la Befana si prepara a un scenografico volo che parte dal campanile della città e scende fino al terreno.

Parallelamente a questo evento, inoltre, si può partecipare alla golosissima festa del cioccolato.

A Montescaglioso, in provincia di Matera, la notte tra il 5 e il 6 gennaio si aprono le porte alle anime del Purgatorio. Secondo la leggenda, nella notte dell’Epifania le anime dei morti tornano a bussare alle case dei vivi, quelle dove avevano vissuto, per chiedere vino e cibo.

Si chiamano Cucibocca e il loro “ritorno” consiste in una vera e propria (e anche da brivido) rievocazione. I visitatori, nel frattempo, hanno potuto godersi la nottata in piazza gustando i “Nove Bocconi del Cucibocca”, cioè nove piatti tipici del territorio accompagnandoli con vino e zampognari.

Le tradizioni dell’Epifania nelle maggiori isole d’Italia

Terminiamo questo viaggio alla scoperta di alcune delle tradizioni italiane dell’Epifania nelle maggiori isole italiane.

In particolare, vi portiamo a Cagliari dove nelle sue strade, il 5 e 6 gennaio, si fa festa. Il 5 gennaio una graziosa befana passeggia lungo Via Garibaldi sui pattini per distribuire doni ai più piccini. Il giorno successivo, in Piazza Costituzione, la vecchina cammina sui trampoli regalando palloncini per poi recarsi al Teatro Civico, dove, dopo aver bruciato la scopa, scenderà sul palco dal trapezio volante.

A Messina, e più precisamente nel quartiere Bordonaro, viene allestito “u pagghiaru” che è formato da una pertica alta nove metri circa e rivestita di rami di corbezzoli, agrumi, ciambelle di pane azzimo e cotone.

Esso eimboleggia un abete natalizio, sulla cui cima si trova una croce alta due metri, abbellita con frutta, nastri, ciambelle e forme di pane. Rappresenta il premio per i 14 partecipanti che la sera dell’Epifania, dopo la celebrazione della Santa Messa, si arrampicheranno per aggiudicarsela.

Insomma, l’Epifania in Italia è davvero ricca di appuntamenti e tradizioni speciali.

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Fonte: iStock

Cagliari di notte
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Dove si trova la lussuosissima villa del film “Glass Onion”

Un successo annunciato il film “Glass Onion – Knives Out” di Netflix, che vede un cast a dir poco stellare a partire da Daniel Craig, Edward Norton, Kate Hudson, Ethan Hawke e Hugh Grant, giusto per citare i più famosi.

La location dove è girato il film è da sogno e molti di coloro che lo hanno visto si sono domandati dove si trovi.

La trama del film

Tutta la vicenda si svolge in un solo posto. Ma che posto. Una meraviglia. Si tratta della lussuosissima villa dell’egocentrico multimiliardario Miles Bron (Edward Norton), proprietario della Alpha Industries il quale, annoiato sulla propria isola privata durante la pandemia, decide di invitare alcuni vecchi amici a tenergli compagnia, organizzando una cena con delitto.

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Fonte: IPA

Una scenda del film “Glass Onion” con Daniel Craig ambientato nel resort del Peloponneso

Per chi non avesse ancora visto il film, non vogliamo spoilerarvi. Limitiamoci a raccontare della villa, che Miles ha chiamato Glass Onion, appunto, per via di una gigantesca cupola di vetro sul tetto della magione visibile fin dal mare.

Dove si trova la vera villa di “Glass Onion”

Nel film i protagonisti non nascondono di trovarsi su un’isola del Mare Egeo. Quindi, Grecia. E non siamo molto lontani dalla verità. È stato davvero girato nella penisola ellenica, ma non su un’isola. Bensì sulla terraferma. Inoltre, non si tratta di una villa privata bensì di un resort di lusso, dove chiunque – budget permettendo – può andare in vacanza.

Il resort è l’Amanzoe della catena di hôtellerie di lusso Aman e si trova nella località di Porto Heli (o Cheli), nella regione del Peloponneso, a due ore e mezza di auto da Atene.

È una meravigliosa struttura dall’architettura modernamente classicheggiante completamente bianca come fosse un tempio greco, con colonnati, tempietti, scalinate, una fitta vegetazione che degrada verso il mare blu inteso com’è l’Egeo, ma anche con piscine a sfioro, terrazze panoramiche, un teatro all’aperto con gradoni di pietra e grosse fiaccole per la sera. Un sogno vero. Ed è all’esterno di questo resort, fatto solo di ville private e di cabanas sulla spiaggia, che è stato girato tutto il film.

Sì perché, al contrario, gli interni sontuosi e anche un po’ kitsch visti nelle scene del film sono stati ricreati negli studi cinematografici di Belgrado, in Serbia.

La location

Di Porto Heli non si vede praticamente nulla. Peccato, perché è un posto davvero unico e sono pochi i turisti stranieri – tra cui gli italiani – a conoscerlo. È considerata una località di villeggiatura dei ricchi greci. Qui trascorrono le vacanze armatori, magnati e celebrity locali. Aveva una villa anche l’ex re di Grecia, Costantino II. Si popola soprattutto d’estate.

È affacciata sulla baia del Golfo Argolico e, a pochi chilometri dalla costa, si intravede l’isola di Spetses, una delle Isole Saroniche (le altre sono Egina, Idra, Poro e Salamina), famosa per essere car free. Qui ci si sposta solo in motorino e il trasporto pubblico è fornito da carrozze trainate da cavalli. Ed è proprio da qui che s’imbarca il gruppo di amici per raggiungere l’isola privata.

Ma torniamo a Porto Heli. A parte il resort di “Glass Onion”, meriterebbe una visita se non altro per l’antica città portuale di Halieis. Le sue rovine sono in parte sulla terraferma e in parte nel mare. Un sito archeologico unico.

È anche una meta delle vacanze dove possono andare tutti, comunque. E in ogni stagione dell’anno. D’inverno, per esempio, gli ateniesi vengono spesso a passeggiare lungo il porto per ammirare le splendide imbarcazioni attraccate.

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Fonte: 123rf

Veduta di Porto Cheli in Grecia
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È appena avvenuta una nuova clamorosa scoperta in Egitto

Se c’è un Paese in cui le scoperte sono pressoché infinite e che, di conseguenza, non smette mai di sorprendere, quello è l’Egitto. E proprio da queste parti il giorno di Natale, ma reso noto solo nelle ultime ore, è stato effettuato uno straordinario ritrovamento da un’équipe di ricercatori polacchi del Centro di archeologia mediterranea dell’Università di Varsavia durante gli scavi nella necropoli di Tebe.

La scoperta negli scavi della necropoli di Tebe

La necropoli di Tebe si trova sulla riva occidentale del Nilo, di fronte a Luxor. Si distingue per essere uno dei siti meglio noti e più visitati dell’Egitto. Vi basti sapere che dalle sue tombe provengono molti degli oggetti che oggi ammiriamo nei musei di tutto il mondo.

Un luogo davvero importante a tal punto che l’UNESCO l’ha inserita nella lista del Patrimonio dell’umanità nel 1979.  Le tombe della necropoli, escluse quelle della Valle dei Re e della Valle delle Regine, sono complessivamente oltre 400.

E in questi giorni gli archeologi, che hanno lavorato sotto la supervisione del professore Patryk Chudzik, hanno illustrato un ritrovamento definito “unico nel suo genere” tramite un articolo pubblicato sul “Journal of African Archaeology”.

Quello che è emerso dagli scavi, infatti, sono ben nove misteriose teste di coccodrillo che erano nascoste all’interno di due tombe egizie, dove erano sepolte da millenni. I resti degli animali sono stati rivenuti dall’interno di due tombe appartenenti a funzionari di alto rango vissuti durante il Nuovo Regno d’Egitto, che si estendeva tra il XVI secolo a.C. e l’XI secolo a.C.

Una scoperta che, in realtà, si rivela del tutto insolita nella storia della ricerca in Egitto. A tal proposito, il dottor Chudzik ha dichiarato che è la prima volta che dei resti di coccodrilli vengono trovati dentro a delle sepolture. Fino a questo momento, infatti, sono sempre state rinvenute all’interno dei templi.

I teschi del mistero

La scoperta appena avvenuta è quindi avvolta da un velo di mistero. Il team è al lavoro dal 2013 nella necropoli, ma le due tombe solo ultimamente hanno destato l’attenzione dello staff di Chudzik. Da quello che è emerso, una apparteneva a Cheti, un dignitario durante il governo del faraone Nebhepetre Mentuhotep II (2055 a.C.-2002 a.C.), mentre l’altra a un anonimo servitore della corte reale che ricopriva uno status relativamente elevato.

Entrambe le tombe contenevano nove crani di coccodrillo, della variante di grandi dimensioni originaria degli habitat d’acqua dolce dell’Egitto. Ma ad attirare particolarmente l’attenzione degli archeologici è stato il ritrovamento delle sole teste. C’è bisogno di capire, quindi, per quali motivi non siano stati rinvenuti anche i corpi dei coccodrilli. Inoltre, a differenza di quanto erano abituati a fare gli egizi, le teste erano avvolte nel lino e, soprattutto, prive di qualsiasi forma di conservazione.

Chudzik ha dichiarato ad Arkeonews: “Conosciamo molte mummie di coccodrillo che sono state trovate lungo il Nilo. Sono tutte mummie di coccodrilli interi che sono state depositate in catacombe appositamente preparate per animali sacri, in questo caso coccodrilli o animali sacri del dio Sobek”. Ha poi continuano sottolineando che è insolito trovare coccodrilli sepolti con gli esseri umani, piuttosto che nelle catacombe di animali sacri. Secondo Chudzik, quindi, sono necessarie ulteriori ricerche per svelare il mistero delle teste di coccodrillo sepolte.

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Natura inesplorata e visioni mozzafiato: è il sentiero più selvaggio d’Europa

Felicità è trovarsi con la natura, vederla, parlarle. Lev Tolstoj non poteva descrivere in modo migliore quella che è una sensazione tipica di chi ama viaggiare e scoprire posti mozzafiato. La natura sa offrirci scorci spettacolari in ogni angolo del globo, ci stupisce soprattutto quando è inesplorata e si ha la sensazione che poche altre persone abbiano visitato lo stesso luogo in cui ci troviamo.

Spesso pensiamo che per assaporare queste meraviglie sia necessario allontanarsi parecchio da casa, in realtà uno dei sentieri più selvaggi e affascinanti si trova a pochi chilometri dall’Italia. Il Peaks of the Balkans (letteralmente “I picchi dei Balcani) è il modo migliore per ammirare da vicino le bellezze naturali e le ricchezze culturali del Kosovo, dell’Albania e del Montenegro.

Un’emozione unica e indescrivibile

Quella del Peaks of the Balkans è un’esperienza di viaggio unica, in cui è piacevole perdersi tra i percorsi già battuti e quelli che sono stati semplicemente “costruiti” dalla natura. Foreste, pini, valli che si stagliano in tutta la loro profondità, ma anche fiumi, villaggi sperduti e vette pittoresche: non manca proprio nulla in quello che viene considerato il sentiero più selvaggio di tutta Europa. A fare da sfondo a questi panorami incontaminati ci sono le incredibili Alpi Albanesi che incorniciano località. È qui che ogni volta si ha sempre l’impressione di essere entrati in una terra “segreta”, magari sfuggita a tutti gli altri viaggiatori.

Queste Alpi hanno un soprannome davvero particolare. Sono conosciute infatti come Montagne Maledette: secondo la leggenda, il diavolo sarebbe fuggito dall’inferno per creare le rocce carsiche, il tutto in una sola giornata. Dopo decenni di isolamento, finalmente tutti hanno potuto apprezzare il Peaks of the Balkans. L’intero sentiero, di forma circolare, sfiora i 200 chilometri (192 per la precisione) e collega tre nazioni balcaniche a cavallo delle già citate montagne maledette. In queste selvagge regioni si sfruttano sentieri ben conosciuti dai pastori del luogo, con, sullo sfondo, vette che superano i 2mila metri sul livello del mare.

Theth e il Parco Nazionale

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Un ruscello che bagna il Parco Nazionale di Theth

Le tappe del sentiero selvaggio

Le verdi vallate si alternano piacevolmente ai laghi cristallini di montagna, sempre con un punto in comune: il tempo da queste parti sembra essersi fermato. Per gli amanti delle passeggiate, impegnative ma gratificanti, non si può non cominciare dal tracciato che separa Theth da Valbona, in Albania, un percorso che segue fedelmente l’antica mulattiera tra le regioni di Shala e Nikaj. Non meno affascinante è il villaggio di Cerem, praticamente deserto per gran parte dell’anno e che è rimasto come l’hanno potuto ammirare i nostri antenati tantissimo tempo fa.

Il villaggio di Cerem con la cascata

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Lo scorcio della cascata di Cerem

A Doberdol, invece, non si può non rimanere incantati dai laghi glaciali dell’altopiano che danno un senso di pace e tranquillità, proprio quello che ci vuole dopo una lunga escursione. Non mancano nemmeno le occasioni per approfittare dell’ospitalità degli abitanti del luogo. Nelle varie tappe del sentiero si possono incontrare anche punti di ristoro che mettono a disposizione abbondanti porzioni di cibo, dalla prelibata ricotta fatta in casa fino alla gustosa marmellata di prugne. È un viaggio che rimane di sicuro nel cuore, trovando un posticino speciale, tanto che per le altre località del nostro pianeta sarà quasi impossibile trovare altro spazio!