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In mezzo alla natura c’è una casa: è quella degli hobbit, e puoi dormirci

Quando ci mettiamo in viaggio lo facciamo per esplorare le meraviglie che appartengono al mondo che abitiamo, quelle firmate da Madre Natura o quelle create dall’uomo. Ma lo facciamo anche per soddisfare la voglia di vivere esperienze uniche, incredibili e indelebili.

E le esperienze, lo sappiamo, passano anche per gli alloggi. Sono tantissime, infatti, le strutture ricettive in grado di farci vivere le avventure di viaggio più sensazionali di sempre, quelle che ci catapultano in mondi straordinari, surreali, affascinanti e seducenti, come quelli che abbiamo visto nelle fiabe o nei film.

Ed è proprio uno di questi alloggi che vogliamo raggiungere oggi, insieme a voi, uno dei più bizzarri e affascinanti del mondo intero. Una piccola e pittoresca casa immersa in una natura lussureggiante e rigogliosa. Ma non si tratta di una casa qualunque, è quella degli hobbit. E potete dormirci.

L’alloggio fantasy nel cuore del Guatemala

Dimenticate tutto ciò che sapete sulle creature che popolano il mondo, perché il viaggio di oggi ci catapulta direttamente nell’universo immaginario e fantastico creato da J. R. R. Tolkien, lì dove vivono gli hobbit di Arda, nel sud-ovest della Terra di Mezzo.

C’è un posto, nel mondo, che a queste straordinarie creature, e alle storie che gli appartengono, si è ispirato. Non un posto qualsiasi, ma un eco-resort completamente immerso nella natura e caratterizzato da un’ambientazione fantasy e surreale, ma incredibilmente straordinaria. Qui si può passeggiare tra scenari incontaminati, si può mangiare e si può anche dormire all’interno delle piccole e deliziose case degli hobbit.

Per scoprire questo luogo al di fuori dell’ordinario dobbiamo raggiungere Antigua Guatemala, una deliziosa cittadina situata nella zona di montagna nel cuore del Guatemala. Qui migliaia di viaggiatori giungono ogni anno per esplorare questo incredibile territorio dove sopravvivono le antiche chiese in rovina e i più straordinari esempi di architettura barocca ispano-americana. Ed è sempre qui, che a soli 20 minuti di auto dal centro cittadino, è stato creato un eco resort ispirato alla Terra di Mezzo.

Siamo a Vuelta Grande, un’area verdeggiante posta a un’altitudine di 1432 metri, che domina tutta la valle circostante offrendo scorci straordinari. Qui, per amore della natura e del mondo fantasy, è stato creato Hobbitenango, un eco resort che offre a cittadini e viaggiatori un modo assolutamente inedito per disconnettersi dal caos cittadino e dalla frenesia della quotidianità.

Hobbitenango, eco resort in Guatemala

Fonte: Getty Images

Hobbitenango, eco resort in Guatemala

Dormire nelle case degli hobbit

All’interno del resort Hobbitenango sono presenti le casitas, tre alloggi straordinari ispirati alle case degli hobbit. Sono posti in cima alla Vuelta Grande e offrono la vista sulle montagne circostanti e sulla suggestiva Panchoy Valley del Guatemala.

Gli esterni, così come gli interni, sono estremamente affascinanti ed evocano l’universo fantasy di Tolkien. Gli alloggi, piccoli e accoglienti, sono contraddistinti da un design fantastico e sono stati pensati per catapultare gli ospiti in un’altro mondo, fatto di immaginazione e creatività, ma anche di connessione con la natura circostante.

L’eco resort, oltre ai 3 cottage ispirati agli hobbit, ospita due ristoranti e tantissime aree naturali da esplorare durante la permanenza. Non sappiamo dirvi se incontrerete anche le celebri creature della Terra di Mezzo, quello che è certo, però, è che vivrete un’esperienza di viaggio al di fuori dell’ordinario.

Hobbitenango, l'eco resort in Guatemala

Fonte: Getty Images

Hobbitenango, l’eco resort in Guatemala

 

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Nel cielo di questo deserto sono comparsi oggetti luminosi

È successo all’improvviso, durante una sera d’autunno, che sfere scintillanti e altri oggetti sono comparsi nel cielo sopra il deserto illuminando tutto il territorio circostante con un’abbagliante e misteriosa luce.

Le fotografie, di quell’evento magico e incantato, hanno fatto il giro del mondo e sono giunte fino a noi. Ma a differenza di quello che la suggestione può evocare, non si tratta di fenomeni paranormali, né di una visita aliena sulla terra.

Quello che è successo a Hegra, la maestosa città nel deserto dell’Arabia nord-occidentale, è un vero e proprio spettacolo che ha incantato il mondo intero. A metterlo in scena è stato l’uomo che ha voluto così celebrare e valorizzare l’immenso patrimonio storico, culturale e paesaggistico che appartiene a questo luogo.

Benvenuti a Hegra, la maestosa città nel deserto

Per scoprire cos’è successo negli scorsi giorni, nel cielo sopra il deserto, dobbiamo recarci a Hegra, proprio lì dove le distese di terra rossa e di sabbia dorata, che si perdono all’orizzonte, sono attraversate dallo Scirocco. Sempre lì dove sono custodite alcune delle testimonianze più antiche della storia dell’intera umanità.

La bellezza di questo luogo è indiscutibile, non è un caso che Hegra sia il primo sito UNESCO Patrimonio dell’Umanità dell’Arabia Saudita. L’antica città, un tempo punto di riferimento del Regno dei Nabatei, si snoda su un’area di oltre 50 ettari e ospita più di 100 monumenti funerari in ottimo stato di conservazione. È possibile ammirare gli intagli e le decorazioni scolpite sugli affioramenti di arenaria che circondano il centro urbano fortificato, ed essere catapultati all’interno della grandiosità di un passato che non può essere dimenticato.

Hegra si trova ad appena 20 chilometri dalla città di AlUla, un luogo di straordinaria ricchezza culturale e naturalistica che si estende per oltre 20000 chilometri e che include oasi lussureggianti, deserti, montagne di arenaria e antichi siti culturali risalenti a migliaia di anni fa.

Perché oggi vi parliamo di Hegra, e di AlUla, è presto detto. Non solo perché questo straordinario territorio dell’Arabia Saudita merita un posto d’onore nelle nostre travel wish list, ma anche e soprattutto perché dal 13 al 15 ottobre una straordinaria e suggestiva opera di luce è comparsa nel cielo del deserto.

Si trattava del Drone Light Show di Hegra, uno spettacolo luminoso di immensa bellezza andato in scena in occasione dell’AlUla Wellness Festival, il primo di una serie di eventi di AlUla Moments, pensati per celebrare e valorizzare la storia, i segreti e il patrimonio di questa incredibile area.

Il festival di luci nel deserto di Hegra

Fonte: Ufficio Stampa

Il festival di luci nel deserto di Hegra

Il festival di luci nel deserto

Le foto diffuse a seguito del Drone Light Show di Hegra hanno incantato il mondo intero. Il 13, il 14 e il 15 ottobre, un’aquila si è alzata sopra la Tomba di Lyhian Figlio di Kuza, simulando il suo volo, e lasciando senza fiato tutti gli spettatori. Insieme all’animale sono comparse altre figure che hanno incantato lo sguardo di chi era lì, attraverso una perfomance luminosa incredibile fatta di Luce, immagini e suoni.

I movimenti, le apparizioni e le musica, tutto era in perfetta sintonia con il cielo e con la terra, gli stessi che oggi, esattamente come ieri, custodiscono i segreti, la storia e l’eredità della città antica e delle civiltà che un tempo la popolavano.

Drone Light Show di Hegra

Fonte: Ufficio Stampa

Drone Light Show di Hegra

 

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La Città Eterna regala un’altra incredibile scoperta

La Città Eterna non vuole proprio smettere di stupire, regalandoci scoperte che hanno davvero dell’incredibile. L’ultimo ritrovamento è avvenuto in uno dei quartieri più rinomati della nostra Capitale, durante i lavori per un cavidotto elettrico, e ha lasciato a bocca aperta anche gli archeologi. Una sorpresa che ci riporta ancora una volta indietro di millenni.

Scoperta l’antica via Salaria

Siamo in piazza Pitagora, nel quartiere Parioli a Roma, dove un tratto di una strada romana basolata, verosimilmente riconducibile all’antica via Salaria (‘Salaria Vetus’), è emerso durante le indagini archeologiche condotte sotto la direzione della Soprintendenza Speciale di Roma nell’ambito dei lavori per la realizzazione della nuova linea dell’alta tensione Nomentana-Villa Borghese. Ma non è tutto, perché sono stati rinvenuti anche i resti di un monumento funerario di età imperiale.

Questa non è di certo la prima scoperta che ci regala la Capitale in questo periodo. Il tratto emerso durante gli scavi si trova in perfetto stato di conservazione. Partiti mesi fa, gli scavi una volta giunti, a piazza Pitagora, sul luogo dove è avvenuto l’incredibile ritrovamento, si sono fermati di fronte a tanta bellezza e storia. Sono, infatti, tornati alla luce i ciottoli della Salaria Vetus, individuata per una lunghezza di circa 4 metri, e una larghezza di 4, che presenta ai lati parte delle originarie crepidine (marciapiedi). La strada emersa è orientata approssimativamente lungo la direttrice dell’odierna via Bertoloni.

Il monumento funerario emerso durante gli scavi

Il monumento funerario, tipico dell’antica via Salaria e delle grandi vie consolari, si affacciava direttamente sulla strada lungo il suo lato orientale. Nella tomba, probabilmente rimaneggiata in antico, sono stati trovate anche due lucerne della prima metà del III secolo d.C. e alcuni frammenti ossei. I rinvenimenti sono avvenuti tra 1 e 1,50 metri al di sotto dall’attuale manto stradale. Un’altra scoperta eccezionale fatta in Italia che potrebbe riscrivere la storia.

Gli scavi, condotti sul campo dagli archeologi Cesare Baglieri, Angela Conti e Viviana Petraroli della Tethys srl, con la direzione scientifica di Fabrizio Santi, archeologo della Soprintendenza Speciale di Roma, sono ancora in corso di svolgimento. L’obiettivo è la corretta individuazione dei reperti antichi e la loro tutela, ma anche raccogliere dati e informazioni scientifiche, consentendo la prosecuzione dell’opera nei tempi più rapidi possibile.

“Gli studiosi moderni hanno a lungo dibattuto sul percorso della Salaria Vetus: c’è chi ipotizza che, costeggiando la collina dei Parioli in direzione della via Flaminia, proseguisse fino al Tevere, altri invece ritengono che, all’altezza dell’attuale viale Rossini all’incrocio con via de Cavalieri, piegasse verso l’antico centro latino di Antemnae, l’attuale Monte Antenne. Questo rinvenimento è importante proprio perché ci aiuta a gettare luce sul tracciato di questa via romana”, ha spiegato Fabrizio Santi.

Facendo un salto nel IV secolo, scopriamo che il calendario liturgico Depositio Martyrum ricorda Sant’Ermete sepolto nel cimitero di Bassilla lungo la Salaria Vetus. Questa via, che non bisogna però confondere con la Salaria vera e propria, viene menzionata solo nelle fonti della tarda antichità e medioevali. Si tratta, tuttavia, di una strada più antica, attestata in epoca più tarda per la presenza di importanti complessi catacombali lungo il suo percorso.

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Le location della fiction Tv “Vincenzo Malinconico”

È quello che oggi definiremmo un antieroe il protagonista della fiction Tv RAI “Vincenzo Malinconico avvocato d’insuccesso”, un avvocato semi-disoccupato, marito semi-divorziato, ma soprattutto un filosofo.

Tratta dai romanzi dello scrittore napoletano Diego De Silva, la serie vede protagonista l’attore Massimiliano Gallo, nel ruolo dell’avvocato Malinconico (di nome e di fatto), e Denise Capezza nel ruolo della collega Alessandra Persiano, con un cameo di Michele Placido.

Il portafoglio clienti dell’avvocato ha un profilo decisamente low: difende più che altro amici e parenti, che si rivolgono a lui per contenziosi non particolarmente impegnativi come i sinistri stradali, le liti di condominio, le separazioni, il recupero crediti (non ingenti) e non sempre porta a casa delle vittorie

Le vicende legali e quelle personali hanno entrambe uno sfondo in comune: una bellissima città dove si svolgono le vicende e che è protagonista della fiction tanto quanto i personaggi, Salerno.

Salerno, protagonista della fiction

Salerno, con il suo centro storico da scoprire, e la Costiera Amalfitana, con i suoi orizzonti a picco sul mare, non sono solo l’ambientazione della fiction televisiva “Vincenzo Malinconico avvocato d’insuccesso”, ma dei veri e propri personaggi della serie.

È in Costiera, infatti, che Malinconico prova a vivere il suo sogno d’amore con la Persiano. Senza spoilerarvi troppo, la corsa
romantica sui tornanti con l’auto cabrio e i capelli al vento che sanno tanto di libertà e la fuga dalle scartoffie e dal grigiore del tribunale, riempiono lo schermo di bellezza.

Mentre il dedalo di vicoli e crocicchi del centro storico di Salerno, che si aprono su piazze ricche di storia, ben rappresentano le vite di perfetti sconosciuti sempre connesse e in relazione tra loro.

Cosa vedere a Salerno

Salerno è una grande e importante città delle Campania, Capoluogo dell’omonima provincia e secondo Comune per estensione, con una popolazione di oltre centomila abitanti. Collocata in un contesto paesaggistico mozzafiato, si trova sul litorale compreso tra la Costiera Amalfitana e il Cilento.

Tutto il centro storico è stato restaurato a partire dagli Anni Novanta ed è diventato il cuore della vita cittadina per via dei locali e delle bellissime botteghe artigianali.

Gli edifici storici della nobiltà normanna, come Palazzo Pinto e Palazzo Fruscione, per esempio, e le incantevoli chiese puntellano l’intricato reticolo di stradine del centro.

Il centro presenta una varietà di stili architettonici davvero sorprendente, a testimonianza del complesso e stratificato passato della città: vi stupiranno certamente gli incantevoli edifici in stile Liberty, di cui troviamo bellissimi esempi nell’area vicino al porto, come lo splendido Palazzo Barone, o tra gli edifici che puntellano il lungomare Trieste vi invitiamo ad ammirare la meravigliosa sequenza di palazzi che sorgono in questo lungo viale, tra i quali spicca il palazzo della Camera di Commercio.

Uno degli edifici più importanti di Salerno è però il Teatro municipale Giuseppe Verdi, realizzato alla fine del XIX secolo, ispirato al Teatro San Carlo di Napoli: è considerato uno dei più belli d’Italia.

Vi suggeriamo, infine, di visitare la Cattedrale di Salerno, il più importante edificio religioso della città, risalente all’XI secolo. Edificata sulle vestigia di un antico tempio pagano, la cattedrale fu risistemata e rielaborata moltissime volte nel corso dei secoli, fino ad assumere l’aspetto incantevole che ha oggi, con il suo splendido campanile arabo-normanno.

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Esiste un museo in movimento che è un capolavoro d’arte

Siamo abituati a pensare ai musei come i luoghi dell’arte, della cultura e della storia dell’umanità. Del resto è lo stesso nome a suggerirci il suo significato più profondo. La parola di origine greca, infatti, tradotta letteralmente sta a indicare il luogo sacro alle Muse, erano proprio loro a custodire la memoria, le arti e le scienze del mondo.

E oggi è proprio questo che fanno i musei di tutto il mondo, quelli che si sono trasformati nelle attrazioni turistiche in cima alle nostre travel whis list. Li raggiungiamo, li indaghiamo e li esploriamo per conoscere le opere d’arte più celebri, per scovare oggetti rari e curiosi, per ripercorrere tutte quelle storie custodite alla stregua di un gioiello di immenso valore.

E se è vero che le esperienze ci insegnano che gli edifici sono solo l’involucro volto a proteggere il tesoro al suo interno, è vero anche che ci sono strutture che per forme, lineamenti e concept sono così straordinarie da diventare esse stesse opere d’arte. Come il Soumaya Museum, il museo a Città del Messico caratterizzato da forme fluide e da materiali scintillanti che incanta chiunque ci passi davanti.

Il museo più bello del mondo

Difficile fare una lista dei musei più belli del mondo, soprattutto perché le collezioni ospitate al loro interno rappresentano un patrimonio per l’umanità intera. Ma se dovessimo prendere in considerazione l’impatto che ha su di noi l’edificio esterno, allora, il Soumaya Museum vincerebbe a mani basse, e il motivo è facilmente intuibile.

Per scoprire questo gioiello architettonico dobbiamo recarci a Città del Messico, e più precisamente nell’elegante quartiere di Polanco, lì dove sorge la più frequentata e importante via dello shopping, sempre lì dove è possibile passeggiare tra appartamenti di lusso e residenze in stile coloniale che si alternano a verdeggianti aree, e fermarsi a visitare uno dei più grandi acquari di tutta l’America Latina.

La parte nord del quartiere, invece, è caratterizzata da strutture moderne, tra le quali troneggia il grande e imponente Museo Soumaya, simbolo di Città del Messico nonché una delle più importanti gallerie del Paese dedicate all’arte moderna.

La collezione ospitata all’interno dell’edificio ha un valore incommensurabile, eppure quello che colpisce a prima vista è sicuramente l’aspetto esteriore del museo che sembra fluttuare sull’intera area circostante.

Soumaya Museum

Fonte: iStock/Pilar Gonzalez

Soumaya Museum

Benvenuti al Soumaya Museum

Era il marzo del 2011 quando, un enorme museo veniva inaugurato a Città del Messico. Si trattava del Soumaya Museum voluto fortemente da Carlos Slim Helú, imprenditore messicano di origini libanesi, che aveva scelto di commemorare la scomparsa di sua moglie proprio con un’immensa galleria d’arte.

Il progetto fu affidato all’architetto Fernando Romero, già firmatario di capolavori architettonici sparsi in tutto il mondo. Nasceva così il Soumaya Museum, un’istituzione culturale no profit di proprietà della Fondazione Carlos Slim.

Il museo, con la sua collezione di arte moderna, esisteva già in Plaza Loreto di San Ángel dal 1994, dove è ancora è possibile visitare la precedente struttura. Ma l’enigmatico e affascinante edificio del quartiere Polanco si è trasformato, sin dalla sua inaugurazione in una vera e propria attrazione turistica, nonché nel simbolo della città e del Paese intero.

Su una superficie di oltre 20000 metri quadrati, la struttura si palesa con una forma asimmetrica e fluttuante, che per alcuni tratti ricorda una clessidra, per altri un’onda in movimento. La leggerezza che si percepisce, guardando l’immensa struttura, è data dalla presenza di 16000 esagoni in alluminio che ricoprono interamente l’edificio e che brillano al sole.

I pannelli, che non si toccano tra di loro e non si appoggiano direttamente sul suolo, danno come l’impressione di trovarsi di fronte a una struttura fluttuante, pronta a muoversi da un momento all’altro. Questa fluidità di forme che avvolgono la struttura geometrica iperbolica, rendono questo edificio un vero e proprio capolavoro visivo senza eguali.

L’ingresso al museo è consentito da una sola porta d’accesso che permette di esplorare i sei piani della struttura collegati da due ascensori e da una scala a forma di spirale. Qui sono conservati le più celebri opere d’arte realizzate tra il XV e il XX secolo. La collezione permanente condivide gli spazi interni del museo con mostre ed esposizioni temporanee dal respiro internazionale.

Straordinario dentro, sensazionale fuori: il Soumaya Museum è aperto tutti i giorni da mattina a sera, ed è visitabile in maniera completamente gratuita. Una scelta, questa, per rendere accessibile l’arte a tutti.

Soumaya Museum

Fonte: 123rf/bautislf

Soumaya Museum
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Perché questi parchi italiani sono i migliori di tutti

Dopo avervi raccontato quali sono le zone italiane più amate dai turisti e che hanno ricevuto il premio come migliori destinazioni di viaggio, oggi vogliamo parlarvi di un altro riconoscimento speciale: l’Oscar dell’Ecoturismo 2022.

Oscar dell’Ecoturismo 2022, chi ha vinto

L’Italia e gli italiani vanno sempre più verso un turismo green, sostenibile e responsabile. A sostenere quanto appena affermato è Legambiente che anche quest’anno ha assegnato gli Oscar dell’Ecoturismo, i premi dedicato a strutture ricettive, aree protette, network e progetti attenti all’ambiente, all’inclusività e alla valorizzazione della natura e dei territori.

A vincere un premio particolarmente speciale, ossia l’Oscar dell’Ecoturismo 2022, sono stati il Parco Nazionale del Gran Paradiso e il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Le motivazioni sono piuttosto evidenti: “rappresentano un esempio positivo per la conservazione della natura e la salvaguardia di specie e habitat a rischio di estinzione e un modello virtuoso per lo sviluppo sostenibile delle comunità locali in particolare per il settore dell’ecoturismo di cui sono stati antesignani nel nostro Paese”.

Ma del resto, queste due meraviglie italiane quest’anno hanno unito le loro forze per festeggiare il loro primo secolo di vita confezionando un programma intitolato “Cento anni insieme per la natura” che prevede tantissime proposte tra eventi, esperienze, attività nella natura, così come convegni, incontri e approfondimenti dedicati allo sviluppo sostenibile e alla conservazione della biodiversità.

Gli altri premi assegnati

Nella categoria “Aree protette e naturalistiche” il Parco Nazionale del Vesuvio, che è un vero e proprio mondo di biodiversità da esplorare passo dopo passo, à stato premiato per aver dato vita alla Vesuvio-Ercolano Card, un innovativo circuito tra archeologia, tecnologia e natura. In poche parole, consiste in un biglietto unico per visitare il gran cono del vulcano, il MAV (Museo archeologico virtuale), le ville vesuviane e gli scavi di Ercolano.

A ricevere un Oscar anche l’Area marina protetta dell’Asinara. Questa meraviglia italiana è stata premiata per aver realizzato un sentiero subacqueo a Cala Reale attrezzato anche per persone non vedenti e con difficoltà motorie, con cime sommerse e placchette descrittive con scritte in braille nei punti di interesse.

Ma non è finita qui, perché il Parco Nord di Milano, oasi verde davvero eccezionale, è stato premiato per il suo Festival della Biodiversità, un’iniziativa nata nel 2007 per sensibilizzare sui temi della sostenibilità ambientale e della salvaguardia del pianeta.

Ulteriori Oscar dell’Ecoturismo 2022 sono arrivati per quattro spettacoli che si trovano nella provincia di Chieti, in Abruzzo: la Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci, sulla costa di questa splendida regione dalla spiaggia di Punta Penna alla foce fiume Sinello, la Riserva Naturale del Bosco Di Don Venanzio tra i comuni di Vasto e Pollutri, la Riserva Naturale Regionale Lecceta di Torino di Sangro, uno dei pochi boschi litoranei sull’Adriatico, e il Giardino Botanico Mediterraneo di San Salvo Marina.

Il motivo di questo riconoscimento risiede soprattutto nel fatto che tutti e quattro hanno partecipato al progetto cicloturistico Costa dei Trabocchi mob con i Green HUB, i punti di noleggio biciclette a prezzo agevolato per escursioni su percorsi naturalistici che legano la costa all’entroterra.

Insomma, l’Italia è una vera e propria culla di meraviglie naturali da scoprire a passo lento.

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Una capanna sul lago: l’alloggio nella foresta che sembra una fiaba

Esistono diversi tipi di viaggiatore. Ci sono quelli che dopo una giornata trascorsa a esplorare le meraviglie della destinazione scelta non vedono l’ora di ritirarsi nei loro alloggi, strutture ricettive che per forme, architetture e servizi assomigliano più a rifugi all’interno dei quali rilassarsi e rigenerarsi. E poi ci sono quelli che, invece, scelgono sistemazioni particolari, bizzarre o stravaganti con un unico obbiettivo, quello di vivere avventure infinite h24.

Dall’altra parte, invece, ci sono gli alloggi, quelli che nascono e si evolvono per soddisfare le esigenze dei viaggiatori, quelli che si trasformano a volte in attrazioni turistiche e altre volte in esperienze caratterizzanti e straordinarie.

E sia che stiate cercando un rifugio all’insegna del relax, sia che siate mossi dal desiderio di vivere avventure mozzafiato a ogni ora del giorno e della notte, abbiamo la struttura giusta per voi. Si tratta di una capanna sul lago, immersa in una foresta della Lituania, che sembra uscita da una fiaba. L’esperienza più magica da vivere ha inizio.

Un piccolo paradiso nella foresta

Il nostro viaggio di oggi ci conduce direttamente in Lituania, nella la nazione più meridionale tra i Paesi baltici. Non siamo nella splendida capitale Vilnius, e nemmeno sui sentieri più battuti dal turismo di massa, ma ci troviamo a Rietavas, una piccola città di appena 3000 anime sul fiume Jūra dove il nucleo urbano è circondato da aree verdeggianti e lussureggianti.

È qui che si trova una foresta incantata che si estende per circa 12 ettari. Un tempo abbandonata, l’area boschiva è stata riscoperta nel 2006 e grazie a un intervento di recupero non invasivo è stata trasformata in un piccolo paradiso terrestre, un buen ritiro lontano dal caos cittadino all’interno del quale meditare, rilassarsi e rigenerarsi.

Contemporaneamente ai lavori di pulizia e di riorganizzazione degli spazi, sono stati realizzati anche dei rifugi nella foresta, pensati proprio come alloggi per viaggiatori e avventurieri che vogliono vivere esperienze incredibile all’insegna della bellezza che appartiene alla natura.

Così è nata Miško Rojus, una struttura ricettiva unica al mondo immersa in quella che è stata ribattezzata la Foresta Paradiso, e che oggi ospita tre alloggi al di fuori dell’ordinario dove vivere un’avventura a stretto contatto con la natura.

Come in una fiaba: la casa sul lago

È un’esperienza che non finisce mai, neanche quando il sole tramonta, quella che si vive nella cittadina di Rietavas. Dopo una giornata trascorsa a esplorare le meraviglie dei dintorni, infatti, sistemazioni uniche attendono i viaggiatori in cerca di riposo e ristoro, per emozionarli e incantarli.

Perché è questa la missione di Miško Rojus che è molto più di un hotel, ma è un vero e proprio paradiso naturalistico all’interno del quale perdersi e immergersi. La struttura, che si snoda lungo la foresta alle porte di Rietavas, ospita un’area di meditazione e un’installazione sonora nei pressi del fiume per amplificare l’esperienza sensoriale.

Gli alloggi, invece, sono tre, e tutti sono armoniosamente inseriti nel contesto circostante, sia per le forme che per la scelta dei materiale. La casa più caratteristica è sicuramente quella sul lago, che prende il nome di Valle della Vita, non solo per la sua struttura in legno sapientemente intagliata, ma anche perché ospita una vasca idromassaggio sul tetto dalla quale è possibile ammirare scorci favolistici e incantati con vista diretta sugli esemplari di flora e fauna che vivono nella foresta.

Tutte e tre le strutture sono prive di energia elettrica. Una scelta, questa, che si traduce come un invito ai viaggiatori di vivere un’esperienza autentica e primordiale dove a scandire le ore e i minuti che passano sono solo le leggi della natura.

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Guida di Monaco, viaggio alla scoperta della capitale del Principato di Monaco

Monaco, città-stato del Principato di Monaco, è situata sulla costa sud della Francia con cui confina. L’antica Rocca, oggi Palazzo del Principe, fu edificata nel XIII secolo dalla famiglia dei Ghibellini.

Oggi attorno al Palazzo sorgono numerosi edifici di residenze private, scuole, ristoranti, hotel e servizi. Tra i quartieri più importanti nota è certamente Montecarlo, meta fashion di molti turisti, sede dell’omonimo Casinò e una delle tappe più importanti del Gran Premio di Formula 1.

Come tutte le città anche Monaco ha il suo centro storico, la Rocher. Arroccata su uno spuntone di roccia in posizione dominante.

Monaco è stata inclusa nella Francia in diversi periodi storici e l’influenza francese è dominante in tutta la città, dalla lingua alla cucina. I residenti a Monaco non sono molti e godono di numerose agevolazioni fiscali. Molti personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport hanno residenza a Monaco, considerata una delle destinazioni più chic d’Europa.

Oltre al suo lato mondano Monaco offre spunti per visite culturali e storiche. Sempre affascinante non lascia mai i visitatori delusi.

Quando andare a Monaco: clima

Situata a Sud della Francia, sul Mar Mediterraneo, Monaco gode di un clima mite tutto l’anno ed è piacevole da visitare anche in inverno quando solitamente la temperatura non scende sotto i 10°.

Cosa vedere a Monaco

Casinò di Monte Carlo: il Casinò di Monte Carlo è una vera istituzione in città. Costruito a metà del 1800 da Charles Garnier, noto per i suoi palazzi a Parigi, come l’Operà, è ancora oggi un edificio storico, elegante e ben tenuto. L’attività del Casinò è sempre aperta dal pomeriggio sino a mezzanotte. Ospita anche il teatro e numerosi eventi cittadini. Frequentatissimo non solo dagli amanti del gioco ma anche dai turisti che amano ammirarne la bellezza architettonica e la sfarzosità dei suoi interni.

Palazzo dei Principi di Monaco: edificato sopra l’originaria fortezza del 1215, il Palazzo dei Principi è un sontuoso palazzo del quale è possibile visitare gli appartamenti in alcuni periodi dell’anno. Una collezione ricchissima di arredi e oggetti preziosi, conservati del corso dei secoli e, ancora, dipinti e, foto storiche. Il Palazzo è ancora oggi infatti residenza del Principe, dunque le visite non sono sempre possibili. Per verificare la disponibilità è necessario consultare il sito del palazzo in base al periodo prescelto. Immancabile, inoltre, ogni giorno alle 11:55, al di fuori del Palazzo, il cambio della guardia.

Giardino esotico di Monaco: per gli amanti della natura, il giardino esotico di Monaco è davvero uno spettacolo da non perdere. Voluto dal Principe Luigi II nel 1933, ospita una incredibile varietà di piante esotiche e mediterranee, giardini colorati con fiori rarissimi. Sono presenti, inoltre, la Grotta dell’Osservatorio ed il Museo di Antropologia.

Cattedrale dell’Immacolata Concezione: è la Cattedrale simbolo della città. In stile romanico-bizantino, fu costruita nel 1868 quando Monaco si staccò dalla Francia al posto della Chiesa di San Nicola di cui restano ancora la campana. Dedicata a Maria, ospita al suo interno sculture ed affreschi a lei dedicati.

Come arrivare a Monaco

Monaco è raggiungibile dall’Italia in auto o bus attraverso la Liguria di Ponente, oppure in treno.

L’aeroporto più vicino è Nizza che dista circa 30 km. In aeroporto è presente il servizio di bus navetta per Monaco.

Come spostarsi a Monaco

Il mezzo pubblico presente a Monaco è il bus, attivo con 6 linee diverse durante tutta giornata, con riduzione di orario nelle ore notturne.

Dove dormire a Monaco

Nonostante sia una città elegante e frequentata da VIP di tutto il mondo, Monaco offre diverse soluzioni di pernottamento. Certamente vi sono numerosi grandi alberghi di lusso, ma anche hotel boutique più raccolti e B&B tipici e certamente meno dispendiosi.

Cosa mangiare a Monaco

  • Alta cucina francese
  • Barbagiuan: mezzaluna di pasta ripiena di barbabietola o zucca rossa
  • Branzino alla monegasca (con verdure)
  • Pavés du Rocher: piccoli dolci di marzapane con miele e arancia

Documenti per viaggiare a Monaco

Per andare a Monaco è sufficiente la carta di identità in corso di validità.

Monaco informazioni turistiche

  • Valuta: EUR – Euro
  • Lingua: francese, inglese, italiano
  • Fuso orario: stessa ora dell’Italia
  • Corrente elettrica: 220V/50Hz
  • Numeri utili: Ambasciata Italiana a Monaco, Av. de l’Annonciade – Tel: 00377 93 50 79 02 // Numero Unico europeo per emergenza – Tel: 112

Cosa vedere nei dintorni di Monaco

 

 

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cicloturismo lago Lago Di Garda montagna Notizie Trentino Alto Adige Viaggi

La ciclabile Garda by Bike arriva (finalmente) in Trentino

A sbalzo sul Lago di Garda, con una vista mozzafiato su uno degli scorci più pittoreschi d’Italia, la pista ciclabile Garda by Bike, inaugurata nel 2018, sta per essere ultimata, almeno nel suo tratto trentino.

Sì, perché la ciclopedonale – si può percorrere anche a piedi oltre che in bicicletta -, considerata la più bella d’Europa, dovrebbe, secondo il progetto, correre tutt’intorno al lago attraversando tre regioni: Lombardia, Trentino e Veneto.

La ciclabile Garda by Bike

La pista, che parte da Limone sul Garda, per ora arriva solo fino a Capo Reamol, nel bresciano, al confine con il Trentino-Alto Adige, poco più di 2 chilometri – ma bellissimi – con un’estensione prevista fino a 12.

Per costruire il primo tratto della Garda by Bike, che in parte è a strapiombo sull’acqua, c’è voluta un’impresa di acrobati che ha fatto uso di imbracature, cavi e persino di elicotteri per agganciare la sottile passerella di legno e acciaio alle pareti rocciose della montagna a 50 metri d’altezza, con un impatto anche visivo della struttura sull’ambiente minimo.

I lavori di estensione della pista stanno finalmente per partire e saranno conclusi entro il 2025, quando la ciclabile toccherà anche i primi Comuni trentini.

Dalla Lombardia al Trentino

Per realizzare la ciclabile sarà necessario intervenire a livello paesaggistico, ma senza danneggiare lo skyline che è unico al mondo. Ci saranno due nuove gallerie lungo la Strada Gardesana e sarà ripristinato il vecchio ponte ora in disuso che attraversa la valle del torrente Ponale.

L’anello delle tre regioni

Questo è solo un primo passo, se si pensa che dal 2018 poco è stato fatto su questa strada che sarebbe dovuta essere, in poco tempo, la più bella e panoramica d’Italia. L’obiettivo resta comunque il completamento dell’anello delle tre regioni, per un totale di 166 km, ma per questo bisognerà aspettare ancora qualche anno.

Speriamo non troppi, vista la forte attenzione che oggi si sta dando alla mobilità sostenibile e al successo che questo modo di spostarsi, ma anche di viaggiare, sta avendo.

Una volta ultimata, la Garda by Bike sarà a sua volta collegata con altre ciclabili già esistenti. Prima fra tutte la Ciclovia del Sole, un itinerario di oltre 2.000 km che unisce il Brennero con Santa Teresa di Gallura, in Sardegna, e che attraversa ben undici Regioni.

E poi la Ciclovia del Vento, la dorsale cicloturistica del Po, in una rete di percorsi che abbracceranno lo specchio d’acqua unendo le sponde del lago e, nei prossimi anni, offrirà una rete di lunga percorrenza su scala nazionale di oltre mille chilometri.

Se quest’opera ingegneristica è diventata già un’attrazione turistica di primo piano per l’Alto Garda, nei prossimi anni siamo certi che trasformerà tutta la zona in un vero e proprio paradiso per gli amanti del cicloturismo di tutta Europa, che già in gran numero visitano il lago ogni anno, anche fuori stagione.

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Sulla cima della Torre del Diavolo sono nate le Pleiadi

Esistono luoghi che sono così belli da non sembrare veri. Monumenti di incredibile meraviglia che portano la firma di Madre Natura e che incantano per quelle linee, forme e colori che rimandano all’immaginario favolistico. Ma sono reali e per questo ancora più straordinari.

Ed è in uno di questi luoghi che vogliamo portarvi oggi. Un posto dove l’uomo non è intervenuto e, anzi, ha rispettato e valorizzato tutto ciò che la natura aveva creato. Poi si è fermato a guardare la grande bellezza di quella montagna che emerge dalle praterie sterminate e ha iniziato a raccontare e a tramandare quelle storie che oggi rendono questo un luogo magico.

Ci troviamo negli Stati Uniti, e più precisamente nello Stato dello Wyoming. È qui che nelle Black Hills si innalza quel pinnacolo roccioso a forma di torre, caratterizzato da inusuali e profonde scanalature. Si tratta della Torre del Diavolo, la cui cima, secondo le leggende popolari, ha visto nascere le Pleiadi.

La Torre del Diavolo

Non lasciatevi ingannare dal nome perché questa torre naturale, in realtà, non ha niente a che vedere con il diavolo. Si tratta di un monumento nazionale degli Stati Uniti d’America, il primo del Paese a essere stato istituito dal presidente Theodore Roosevelt nel 1906.

La roccia tondeggiante, che per forma e dimensione ricorda una torre, è una formazione di laccolite, e quindi di origini vulcaniche. La montagna, che sorge proprio sopra il fiume Belle Fourche, si innalza verso il cielo con un’altezza di 386 metri rispetto al terreno sul quale sorge.

La montagna caratterizza in maniera univoca l’intero paesaggio circostante che è stato trasformato in un parco nazionale che ospita migliaia di visitatori ogni anno.

Un tempo nascosta sotto la superficie, la montagna è emersa a seguito dell’erosione del suolo avvenuta nei secoli che ha consumato le parti più morbide della roccia, lasciando spazio a quelle più resistenti. Secondo gli esperti le colonne rocciose che creano il pinnacolo risalgono a oltre 200 milioni di anni fa e, probabilmente, in passato la Torre del Diavolo si mostrava ancora più maestosa di come la conosciamo oggi.

Come abbiamo già detto, il nome utilizzato per il monolite, non ha nulla a che vedere con il diavolo. Sembra si sia trattato di un errore di traduzione che risale al 1875 quando, il Colonello Dodge in spedizione verso la montagna, interpretò il nome con cui i nativi americani la chiamavano.

In realtà, nella lingua lakota, il nome dell’ammasso roccioso è Mato Tipla, che non vuol dire Torre del Diavolo ma Torre dell’Orso. Un nome che è strettamente collegato alla leggenda che ha visto nascere le Pleiadi, proprio sulla cima del pinnacolo.

Torre del Diavolo

Fonte: iStock

Torre del Diavolo, storia e leggenda

La leggenda delle Pleiadi

Non è solo il primo monumento nazionale degli Stati Uniti d’America, ma è anche una montagna sacra per le tribù dei nativi americani, oggi esattamente come ieri. In alcuni periodi dell’anno, infatti, i Kiowa, i Lakota e gli Shoshone si recano proprio ai piedi della montagna per svolgere rituali sacri, motivo per il quale durante questo periodo la torre è chiusa agli scalatori.

E sono stati proprio i nativi americani a interrogarsi per primi sull’esistenza della montagna, che non è la casa del diavolo, ma un rifugio protegge dagli orsi. Secondo la leggenda locale, infatti, un tempo qui si recarono sette sorelle per raccogliere i fiori che nascevano ai piedi del pinnacolo. Fu allora che alcuni orsi le raggiunsero per aggredirle.

La storia vuole che a salvarle fu il Grande Spirito, che gli indicò la strada della salvezza, proprio lì sulla cima della montagna. I solchi che caratterizzano in maniera univoca sarebbero proprio gli attacchi sferrati dagli orsi nel tentativo di raggiungere le bambine. Una volta salite in cima, però, le sette sorelle si trasformarono nelle stelle più luminose del firmamento, nascevano così le Pleiadi.

Torre del Diavolo, Stati Uniti

Fonte: iStock

Torre del Diavolo, Stati Uniti