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Intorno a questo castello cresce una siepe gigantesca: è spettacolare

Se siete appassionati di storie di principesse, regnanti, cavalieri e battaglie, allora probabilmente in cima alle vostre travel wish list ci sono tutti quei luoghi dove campeggiano a vista grandi e maestosi castelli.

Ce ne sono tantissimi in tutto il mondo. Alcuni sono iconici, perché conservano storie leggendarie che ancora oggi ci appassionano, altri sono sensazionali perché assomigliano per forme e lineamenti ai castelli che hanno fatto da sfondo alle favole più belle. Ce ne sono altri ancora, invece, che catturano la nostra attenzione per i misteri, le curiosità o altri fatti bizzarri che li riguardano.

E a proposito di cose strane, sapevate che nel Regno Unito esiste un castello bellissimo che è circondato da una delle siepi più alte e spettacolari del mondo? Scopriamolo insieme.

Il Castello Rosso nel Regno Unito

Il nostro viaggio di oggi ci conduce nel Regno Unito, proprio nella terra dei castelli. Ce ne sono così tanti, che si snodano su tutto il territorio, che fare un elenco preciso sembra quasi una missione impossibile.

Alcuni sono così celebri, e già scelti come meta di viaggio, che non hanno bisogno di presentazioni. Ma ce ne sono altri che sono meno popolari, ma non per questo meno straordinari.

Il castello che vogliamo raggiungere oggi, insieme a voi, si trova nei dintorni di Welshpool, una cittadina gallese nella contea di Powys. Le origini dell’edificio risalgono al XII secolo quando i principi della contea vollero erigere questa fortezza. L’aspetto che vediamo oggi, però, è frutto di diverse ristrutturazioni effettuate nelle epoche dei Tudor e degli Stuart.

Nato come residenza fortificata dei principi di Powys, il castello oggi rappresenta uno dei migliori esemplari meglio conservati di fortezza del Galles, motivo per il quale è entrato a far parte del National Trust.

Se siete appassionati di castelli e di fortezze, non potete non inserire una visita a questo edificio in occasione di un viaggio in Galles. Il castello di Powis, conosciuto anche come Castello Rosso, è situato su uno sperone roccioso ed è contraddistinto dal colore rosa ed è immerso in una campagna lussureggiante e rigogliosa. Ad attirare l’attenzione dei visitatori, però, è soprattutto il suo giardino. Un’area meravigliosa che ospita giardini pensili, terrazzamenti all’italiana e siepi grandiose, di diverse forme e grandezze.

Un’area meravigliosa che ospita giardini pensili, terrazzamenti all’italiana e siepi grandiose, di diverse forme e grandezze.

Ed è proprio una di queste siepi ad aver attirato la nostra attenzione. Una grande muraglia naturale e verticale che si inerpica sul muro che circonda il castello per 14 metri.

I giardinieri del National Trust a lavoro sulla siepe che circonda castello di Powis

Fonte: IPA

I giardinieri del National Trust a lavoro sulla siepe che circonda il castello di Powis

Una montagna vegetale intorno al castello

È maestosa e imponente, sicuramente unica al mondo, stiamo parlando della straordinaria siepe che circonda una parte del Castello di Powis e che svetta verso il cielo per 14 metri di altezza.

Le sue dimensioni sono così ampie che, a prima vista, sembra quasi di trovarsi di fronte a una montagna verdeggiante situata a ridosso dell’edificio.

Le origini di questa siepe topiaria, costituita da diversi esemplari tra cui tasso e larice, sono antichissime e affondano le loro radici nel XVIII secolo, quando gli arbusti furono piantanti. Con gli anni, la forma insolita di questa barriera naturale, e la sua secolare storia, l’hanno trasformata in una vera e propria attrazione turistica, forse la più suggestiva dell’intero giardino.

Così ogni anno durante la stagione autunnale una squadra di giardinieri esperti nel National Trust, lavora per potare questa siepe spiccando il volo grazie a un braccio meccanico che li porta fino in cima. Per completare il lavoro ci vogliono circa 10 settimane. Il risultato però è sempre straordinario!

La potatura della siepe del castello di Powis

Fonte: IPA

La potatura della siepe del castello di Powis
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Puoi nuotare in un’isola tropicale a pochi chilometri da Berlino

Organizzare un viaggio a Berlino è sempre un’ottima idea. La capitale della Germania, infatti, è ricca di luoghi che evocano storie che riguardano l’umanità intera, e che tutti dovremmo visitare, come il Memoriale dell’Olocausto e ciò che resta del muro di Berlino.

Ma è anche la città animata da una fervente scena artistica incorniciata da moderne architetture, gallerie d’arte e locali alla moda. Insomma, di cose da fare e da vedere ce ne sono tantissime, e tutte sono destinate a stupire.

Chi ha già visto Berlino, infatti, sa bene che la città non smette mai di sorprendere, così come non lo fanno i suoi dintorni. Basta spostarsi di pochi chilometri, infatti, per essere catapultati in un universo incredibile e inaspettato: un’isola tropicale dalle dimensioni gigantesche che è un sogno a occhi aperti.

Un’isola tropicale alle porte di Berlino

Basta una gita fuori porta, con partenza da Berlino, per ritrovarsi catapultati in un luogo che per forme e lineamenti sembra proprio la destinazione del viaggio di una vita: un’isola tropicale.

Ci sono le foreste pluviali, le lagune e le cascate, non mancano neanche le capanne immerse tra migliaia di piante di altrettanti esemplari di flora autoctona. E no, se ve lo state chiedendo non si tratta di un sogno, anche se a questo assomiglia, ma di uno dei parchi acquatici più incredibili del mondo.

Si tratta di Tropical Island che, come il nome stesso suggerisce, è un parco a tema tropicale situato proprio a pochi chilometri da Berlino. Una ricostruzione fedele di un paradiso terrestre che, fin dalla sua inaugurazione, ha attirato viaggiatori di tutte le età provenienti da ogni parte del mondo.

Molto più di un parco acquatico però, quello che vi aspetta in questo luogo è una vera e propria esperienza immersiva in un sogno tropicale.

Tropical Island

Fonte: Getty Images

Tropical Island

Benvenuti a Tropical Islands

Situato all’interno di ex hangar per dirigibili, a circa 60 chilometri da Berlino, Tropical Island è uno dei parchi acquatici al coperto più grandi del mondo. Basta dare un’occhiata alle sue dimensioni per capire di cosa stiamo parlando.

Il parco si snoda su una superficie di oltre 700000 metri quadrati, in una struttura che si estende in altezza per oltre 100 metri. Il suo interno assomiglia in tutto e per tutto a una grande isola tropicale all’interno del quale perdersi e immergersi.

L’esperienza è adatta sia a chi viaggia in coppia che in famiglia. Mentre i più piccoli possono divertirsi tra le numerose attrazioni acquatiche, tra cui numerosi scivoli e piscine, i grandi possono rilassarsi all’interno dell’atmosfera tropicale ricreata in ogni dettaglio.

All’interno della struttura, infatti, oltre alle piscine, sono presenti foreste pluviali, lagune e ristoranti, ma anche diverse aree benessere caratterizzate da spa, saune, cascate e vasche idromassaggio.

La temperatura dell’aria è di circa 26 gradi, un clima ideale non solo per tutte le persone che cercano il caldo anche nei mesi invernali, ma anche e soprattutto per le piante che sono all’interno del parco. Tropical Island, infatti, ospita quella che è la più grande foresta pluviale coperta nel mondo con oltre 50000 piante di circa 500 specie diverse.

Tropical Island si divide per aree tematiche. C’è la Foresta pluviale, di cui abbiamo parlato sopra e il Villaggio tropicale dove è possibile ammirare gli edifici ispirati all’architettura della Thailandia e di Bali. Ci sono poi il Mare tropicale, che ospita un’enorme piscina che sfiora i 140 metri di profondità e la Laguna di Bali, dove si trovano fontane, scivoli e vasche idromassaggio ispirati all’architettura indonesiana.

Per raggiungere i tropici tedeschi, dobbiamo recarci nel comune di Krausnick, Brandeburgo, a circa 60 chilometri da Berlino. È qui che, all’interno di un ex hangar per dirigibili, prende vita un sogno a occhi aperti.

Tropical Island

Fonte: Getty Images

L’isola tropicale alle porte di Berlino
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Questa città è l’unico posto al mondo dove osservare la grande eclissi solare

Sta per succedere qualcosa di straordinariamente grandioso proprio lì, sopra le nostre teste. Si tratta di uno degli eventi più incredibili e attesi di sempre: un’eclissi solare nel nostro cielo.

Il fenomeno ottico astronomico, che ci permette di assistere all’oscuramento del disco del Sole da parte del nostro satellite naturale in pieno giorno, è un avvenimento tanto raro quanto straordinario che si verifica quando Sole, Luna e Terra devono essere perfettamente allineate.

Il prossimo appuntamento è previsto per il 2023 e sono tante le persone che stanno organizzando viaggi e partenze per assistere a uno degli spettacoli più suggestivi e magici di sempre del nostro cielo. Avvistarlo, dobbiamo dirvelo, non sarà semplicissimo e sicuramente impossibile per chi resterà in Italia o in Europa. Ma c’è un luogo, e uno soltanto in tutto il mondo e sulla terra ferma, dal quale sarà possibile osservare la grande eclissi solare.

2023: verso l’eclissi solare

Gli spettacoli che mette in scena il cielo, sopra le nostre teste, sono sempre incredibili, al punto tale da essersi trasformati con il tempo in vere e proprie attrazioni turistiche. Ci ha pensato poi l’astroturismo a suggerirci le migliori destinazioni da raggiungere per vivere esperienze mozzafiato sotto i cieli stellati.

Il calendario annuale si riempie ogni mese di tantissimi spettacoli: stelle cadenti, congiunzioni, meteore e Super Luna. Ma ce n’è uno che, più di tutti, sta creando grande fermento tra tutti gli appassionati di astronomia. Si tratta dell’eclissi solare totale e parziale, rara e straordinaria, che tornerà a nel nostro cielo nel 2023.

Questo fenomeno si verifica quando il Sole, la Luna e la Terra sono perfettamente allineate. È a quel punto che l’ombra del satellite naturale oscura completamente la luce del sole. E succederà di nuovo il 20 aprile del 2023.

Come vi abbiamo anticipato, però, non sarà facile avvistare l’eclissi solare, la cui migliore osservazione sarà possibile solo raggiungendo tutti i territori bagnati dall’Oceano Indiano, compresa anche l’Australia Occidentale.

Se non volete perdervi questo evento avete due opzioni: salire a bordo della nave Le Lapérouse di Ponant e partecipare alla grande crociera organizzata per osservare l’eclissi solare, oppure raggiungere l’unico luogo sulla terra ferma dal quale sarà possibile ammirare lo spettacolo: Exmouth.

Exmouth, l’unico luogo da cui osservare l’eclissi del 2023

Saranno 62 i secondi in cui Sole, Luna e Terra si allineeranno perfettamente, consentendoci di vivere un’esperienza incredibilmente straordinaria. Il disco solare, infatti, sarà completamente oscurato e alcuni territori del mondo sprofonderanno nel buio in pieno giorno.

L’evento, che è di per sé magico e raro, sarà visibile solo in alcune parti del mondo, tra cui il Western Australia. Ci sarà un luogo però, che più degli altri, si trasformerà in un osservatorio astronomico en plein air il 20 aprile.

Stiamo parlando di Exmouth, cittadina situata nella regione della Coral Coast e a 1.270 chilometri a nord di Perth. Sarà lei l’unica città sulla terra ferma che offrirà la vista diretta sull’eclissi totale alle 11:27 ora locale.

Questo incredibile spettacolo della natura si svolgerà nei pressi di uno dei luoghi più belli del mondo, il Parco Marino di Ningaloo, una zona costiera dell’Australia Occidentale che fa parte della lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

La cittadina di Exmouth sarà completamente al buio per poco più di un minuto, mentre altre località del Western Australia vivranno un’eclissi parziale. Nella capitale Perth, ad esempio, si potrà assistere a un’eclissi del 70% circa, Coral Bay offrirà uno spettacolo al 99% e a Geraldton all’80%.

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La migliore meta per chi ama il buon cibo

Si è concluso da pochi giorni il TTG Travel Experience 2022, l’evento internazionale dedicato al settore turistico che si è svolto dal 12 al 14 Ottobre, durante la Fiera di Rimini. Un evento atteso e dal grande valore che, per quest’anno, ha visto tra i suoi vincitori anche l’Istria, che si è aggiudicata il prestigioso riconoscimento Travel Food Award del Gist come “Miglior destinazione enogastronomica 2022 – sezione Mondo”.

Un premio che ogni anno viene dedicato alle eccellenze italiane e straniere nel settore del food&wine, assegnato da una giuria dedicata da parte del Gruppo Italiano Stampa Turistica e che ha messo in luce quanto la penisola croata sia ai primi posti al mondo per la grande offerta enogastronomica che ha saputo creare nel corso del tempo per i suoi visitatori e non solo.

A ritirare l’ambito e meritato riconoscimento, è stato il marketing manager dell’Ente per il turismo dell’Istria, Marko Marković, che si è dimostrato profondamente orgoglioso del premio assegnato all’Istria e alla sua tradizione enogastronomica. Soprattutto in virtù delle motivazioni presenti nel bando e che hanno spinto gli organizzatori a premiare proprio questa regione.

Le motivazioni

Motivazioni che partono da un’idea di sostenibilità turistica e di cui l’offerta enogastronomica locale è parte integrante, in quanto componente essenziale e di base della storia del luogo, della sua economia, del territorio e dell’ecosistema che lo caratterizza. Tutti aspetti che rendono il cibo parte attiva e fondamentale della cultura di ogni località e Paese. E di cui l’Istria si è dimostrata un’eccellenza a livello mondiale.

Come spiegato dal presidente della giuria del Travel Food Award, Elena Bianco, nel corso degli ultimi anni l’Istria si è resa protagonista di un imponente sviluppo turistico e di cui proprio il settore agroalimentare ne è un caposaldo. Oltre all’attuazione sul territorio di diverse politiche che mettono al centro un’attenzione particolare e concreta per le fonti di energia rinnovabile, ma anche alla presenza di riserve, aree naturali e piani urbanistici più attenti e rispettosi dell’ambiente.

Un orgoglio comunitario

Ma non solo. Ad aumentare l’orgoglio per l’ottenimento di questo ambito premio, c’è anche la consapevolezza dell’importante lavoro globale che è stato fatto durante l’anno, volto a raccontare il lato gourmet e forse poco conosciuto della penisola croata, focalizzando la comunicazione in particolare sul mercato italiano e puntando su prodotti tipici del luogo: come gli asparagi selvatici caratteristici della stagione primaverile, o il prestigioso tartufo bianco autunnale, fino all’eccezionale offerta vinicola con le sue strade del vino e alle diverse etichette di olio extravergine di oliva. Ma anche formaggi, il pršut – ovvero il prosciutto – e la presenza sul territorio di due ristoranti stellati Michelin. Insomma, una piccola perla da scoprire (e da assaporare), ricca di tesori e di un’offerta che, col tempo e con il lavoro di molti, ha saputo destagionalizzare l’Istria e il suo territorio, aumentando la fruibilità a tutto l’anno.

Una terra che, quindi, anche in virtù di questo prestigioso premio, merita di essere valorizzata, così come già nel 19esimo secolo fu fatto dalla nobiltà e dagli intellettuali europei, incantati dalle bellezze naturali del luogo, dall’eredità veneziana e austro-ungarica e dal forte multiculturalismo latino, germanico e slavo. E che oggi si arricchisce di nuove motivazioni ed eccellenze da non lasciarsi sfuggire.

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La Corsica fuori stagione, più slow e più bella

Chi ha detto che la Corsica è un’isola da godere solo d’estate? Il clima mite regala giornate meravigliose tutto l’anno. Il verde dei boschi e il blu del cielo limpido e del mare mettono in risalto le sue bellezze naturalistiche che sono una vera gioia per gli occhi di chi la visita.

È anche il momento migliore per scoprirla attraverso un viaggio slow, magari in sella a una bicicletta. Pochi sanno che la Corsica è interamente attraversata da un itinerario completamente ciclabile. Ben 1200 chilometri di coste straordinarie e di un cuore verde che è quello del Parco regionale, che consente di vivere quest’isola in modo sostenibile, rispettando l’ambiente facendo un’esperienza green.

La grande traversata della Corsica

Da poco è nato l’itinerario lungo la GT 20, la grande traversata in bicicletta che va da Bastia fino a Bonifacio, dalla punta Nord alla punta Sud, insomma, la versione su due ruote della famosa randonnée GR20 che si fa a piedi. Questo itinerario mostra un altro volto della Corsica, meno noto e meno scontato.

La si percorre in 13 giorni e 12 notti toccando 12 tappe lungo i circa 600 km, che è possibile seguire anche solo per un breve tratto. Si può pedalare su una bici da strada, una mountain bike e su bici elettriche, adatta quindi agli sportivi ma anche semplicemente agli appassionati delle due ruote.

Lungo il percorso, il fascino discreto dei villaggi di montagna, panorami mozzafiato sul mare e deviazioni verso le vette della GR 20, garantiscono un’atmosfera davvero speciale.

Queste le tappe: Bastia, Ersa, Saint-Florent, Belgodere, Algajola, Galeria, Porto, Vergio, Corte, Venaco, Bocognano, Zicavo, Zonza e Bonifacio/ Porto Vecchio.

Balagne villaggi

Fonte: iStock

La Balagne e i suoi villaggi arroccati

I luoghi imperdibili tappa dopo tappa

Il primo tratto che tocca Cap Corse offre una meravigliosa strada costiera che tocca alcuni borghi marinari. In direzione Saint-Florent, la costa a strapiombo domina il mare e s’incontrano corsi d’acqua e mulini a vento finché non si attraversa il deserto roccioso des Agriates per giungere ai primi abitati della Balagne, soprannominata il giardino della Corsica, alcuni tra i Borghi più belli di Francia, da cui si possono ammirare viste mozzafiato su Calvi, l’incantevole cittadina arroccata, a picco sul mare, famosa per la sua cittadella medievale e il vivace porto turistico, e l’Ile Rousse. Percorrendo poi alcune strade secondarie ci si immerge nella ricca vegetazione corsa, un vero e proprio paradiso del silenzio e della tranquillità.

In direzione Porto, si raggiunge il Col de Palmarella (a 408 metri di quota) da dove si gode di uno dei più bei panorami che s’incontrano sulla GT 20: il golfo di Girolata e la riserva naturale di Scandola, inserita nella lista dei patrimoni mondiali dell’Unesco. Il tratto tra Porto e Vergio è quello che attraversa la meravigliosa pineta d’Aitone, un angolo ricco di corsi d’acqua e angoli freschi dove fare una pausa.

È prima di arrivare a Corte che s’incontra uno dei luoghi più incredibili della Corsica: la Scala di Santa Regina, una via sinuosa che conduce alla regione del Niolo e che offre molti punti di osservazione sulle gole.

Fonte: Thinkstock

La cittadella di Corte in Corsica

Corte è una delle città più importanti dell’isola e nota meta turistica. La sua cittadella fortificata, su uno sperone di roccia in posizione dominante rispetto al paese, è uno spettacolo che merita di essere visto. Così come la Chiesa dell’Annunciazione e il museo antropologico regionale che racconta l’evoluzione storico e culturale di tutta la Corsica.

Tra boschi e piccoli borghi – tra i più pittoreschi, Calacuccia e Zonza – si giunge infine a Bonifacio. Già dalle alture della foresta l’Ospedale si intravede uno scorcio di Porto Vecchio e la sua baia.

Bonifacio corsica

Fonte: iStock

Bonifacio e la sua costa
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Centinaia di palloncini stanno per invadere questa città italiana

Succede che, all’improvviso, varcando la soglia di un edificio ci si ritrova catapultati in un universo onirico, suggestivo e surreale popolato da centinaia di palloncini e sculture gonfiabili che assumono forme e lineamenti inediti e sorprendenti.

È questa l’esperienza che hanno vissuto tutte le persone che, negli scorsi mesi, hanno scelto di entrare in quel mondo, partecipando alla mostra Pop Air di Ballon Museum che ha invaso, con i suoi capolavori suggestivi, le città di Roma e di Parigi.

Ora è il turno della capitale mondiale della moda e del design che, a ridosso delle festività natalizie, vedrà spalancare le sue porte a un’esposizione incredibile, immersiva e interattiva, destinata a incantare. Pronti a partire?

Una mostra imperdibile a Milano

Organizzare un viaggio a Milano è sempre un’ottima idea, perché le cose da fare e da vedere nella metropoli lombarda sono tantissime. Dalla visita del Duomo, simbolo della città e capolavoro di architettura gotica, passando per il convento di Santa Maria delle Grazie, lì dove è conservata L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. E poi ancora i ristoranti stellati, i negozi esclusivi e le gallerie d’arte: Milano non smette mai di stupire.

E questo è vero ancora di più nel periodo di Natale, quando le strade e gli edifici sapientemente addobbati vengono illuminati dalle calde e scintillanti luci delle feste.

Ma c’è un altro motivo per raggiungere Milano a dicembre, quest’anno, ed è l’inaugurazione di una mostra straordinaria che vi permetterà di vivere un’esperienza fantastica, destinata a incantare persone di ogni età. Il capoluogo lombardo, infatti, si prepara a ospitare Pop Air, la mostra itinerante dedicata alla balloon e inflatable art.

Cosa aspettarsi? Un viaggio straordinario all’insegna della creatività e della fantasia che conduce i visitatori all’interno di forme inaspettate e colorate, piccole, grandi e gigantesche, da esplorare, indagare e con le quali interagire.

Balloon Museum - AIRSHIP ORCHESTRA

Fonte: ENESS

Balloon Museum – AIRSHIP ORCHESTRA

Pop Air di Balloon Museum arriva a Milano

L’appuntamento è previsto il 23 dicembre a Milano, giorno dell’inaugurazione, ma la mostra dedicata alla balloon e inflatable art durerà fino al 12 febbraio 2023. Gli spazi sono quelli di Superstudio in via Tortona 27, è qui che saranno ospitate le istallazioni fuori scala di diciotto artisti e collettivi d’arte internazionali.

Le atmosfere ricordano quelle che abbiamo visto a Roma e a Parigi, ma l’allestimento sarà ancora più coinvolgente e sicuramente inedito. In un ambiente di oltre 6000 metri quadrati, numerose opere d’arte apriranno un nuovo e straordinario dialogo emotivo con il pubblico attraverso espressioni artistiche legate al mondo delle mostre interattive. Ci saranno sculture, opere inedite e site specific, tutte installazione inflatable con le quali gli ospiti potranno interagire grazie a un’esperienza immersiva.

Le persone, infatti, sono chiamate a intraprendere un viaggio sensoriale che attraversa le opere, che genera curiosità ma anche riflessioni su temi legati alla contemporaneità.

Sarà possibile passeggiare tra soggetti dalle sembianze antropomorfe e zoomorfe, caratterizzati da dimensioni fuori scala e tinte accese e cangianti, ma ci potrà anche immergere in spazi espositivi dove l’uso dei sensi sarà l’unico modo per orientarsi.

Mare, cielo e pioggia faranno parte di questo viaggio sensazionale, ma assumeranno una veste inedita capace di creare un universo moltiplicato e psicheledico che stimolerà la fantasia di grandi e bambini. Non mancheranno neanche momenti di ironia e leggerezza: lungo la Balloon Strett, infatti, i visitatori potranno scattare selfie memorabili tra opere pop e coloratissime.

Balloon Museum - Silenus

Fonte: Falko Behr

Balloon Museum – Silenus
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Come in un sogno: dormire in un lodge nella natura selvaggia

Ci sono vacanze organizzate per divertirsi, rilassarsi o per staccare totalmente dalla quotidianità. E poi ci sono i viaggi, quelli destinati a cambiarci la vita, a trasformarsi in ricordi indelebili che resteranno, per sempre, nel cuore.

Sono quelli caratterizzati da esperienze uniche che coinvolgono i sensi e li stordiscono, che ci consentono di perderci e immergerci in tutti quei capolavori che appartengono al mondo che abitiamo e che ci permettono di fare incontri ravvicinati con le creature che popolano il pianeta. Sono i viaggi che ci fanno innamorare.

Ed è proprio un viaggio così che oggi vogliamo fare insieme a voi, per raggiungere un territorio sconfinato e incredibile,  per trascorrere un’esperienza al di fuori dall’ordinario, per incontrare gli animali che popolano il pianeta e vederli muoversi nel loro habitat. Un parco meraviglioso, nel cuore del Kenya, dove è possibile dormire nella natura più selvaggia.

Bentornati in Kenya

Il nostro viaggio inizia qui, nell’Africa orientale, in quel vasto e magnifico territorio la cui costa affaccia sull’Oceano Indiano. Siamo in Kenya, il Paese che da sempre suggestiona e incanta per i suoi paesaggi selvaggi, per le savane, le zone lacustri e i rilievi montuosi, per tutti quegli scenari dove la natura è assoluta protagonista. Qui ci sono anche i grandi animali: gli elefanti, i rinoceronti e i leoni che è possibile incontrare e avvistare attraverso i diversi e numerosi safari.

A El Karama Wildlife Conservancy si fa proprio questo e non solo. Questo parco naturale, che si occupa della tutela della fauna selvatica, si trova ai piedi del Monte Kenya, il massiccio montuoso più alto del Paese e di tutta l’Africa, secondo solo dopo il Kilimangiaro. È qui, nel cuore di una delle aree faunistiche più belle della regione di Laikipia, che è stata costruita una struttura che permette di vivere un’esperienza intima e selvaggia, sicuramente unica.

El Karama Wildlife Conservancy

Fonte: Getty Images

El Karama Wildlife Conservancy

Dormire in un lodge nel campo safari

El Karama Lodge, questo il nome della struttura situata all’interno dell’omonimo parco, è la destinazione perfetta per i safari in Africa, e per tutti coloro che sentono l’esigenza di vivere avventure a stretto contatto con la natura.

I lodge, che si snodano su 14000 acri di terreno privato, offrono la vista diretta su uno degli habitat più magici di tutto il territorio di Laikipia. Tutti gli alloggi, otto in totale, sono stati realizzati a mano dagli artigiani locali con materiali naturali e sono stati inseriti nel paesaggio circostante in maniera armoniosa. L’obiettivo, infatti, è quello di tutelare l’ambiente e offrire un’esperienza all’insegna della sostenibilità, motivo per cui l’elettricità, per esempio, è alimentata solo dall’energia solare.

La struttura, che è a conduzione familiare, è caratterizzata da un’atmosfera intima ed esclusiva che offre una vacanza di vero lusso, quella di poter vivere a stretto contatto con la natura a ogni ora del giorno e della notte.  Basta uscire dagli alloggi, infatti, per poter scoprire tutte le meraviglie circostanti. I safari vengono organizzati a piedi o in auto, ma sempre accompagnati da guide locali ed esperte, per andare alla scoperta della natura selvaggia e di tutti gli animali che lo popolano.

È possibile prendere parte al safari anche di notte, se le condizioni climatiche lo permettono, avendo così l’opportunità di vivere un’altra esperienza esclusiva, quella di accamparsi sotto le stelle e dormire in una tenda ascoltando i suoni degli animali.​

El Karama Wildlife Conservancy

Fonte: Getty Images

Camping a El Karama Wildlife Conservancy
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La misteriosa scoperta che getta nuovi dubbi sulle origini dell’uomo

Sulle nostre origini ci sono ancora tante domande irrisolte, ma per fortuna la nostra fame di conoscenza, l’evoluzione e l’avanzamento tecnologico, giorno dopo giorno ci permettono di apprendere qualcosa in più. E in particolare è appena avvenuta una scoperta tanto curiosa quanto misteriosa, e soprattutto che apre nuove strade sulla comprensione delle origini dell’uomo.

Scoperti i resti di un’intera famiglia Neanderthal

Per la prima volta in assoluto sono stati rinvenuti i resti di un’intera famiglia Neanderthal, un ritrovamento che ha dell’epocale e che è stato effettuato tra i monti Altai, in Siberia. Un’enorme notizia scientifica che però nasconde anche un grande velo di mistero.

Il ritrovamento è avvenuto grazie al lavoro svolto da un gruppo di ricercatori guidati dal recente premio Nobel per la medicina Svante Pääbo, e di cui fa parte anche Sahra Talamo dell’Università di Bologna, unica italiana del team. Ma l’assoluta particolarità in tutto questo è che i ricercatori hanno sequenziato e datato per la prima volta il genoma di un intero gruppo di Neanderthal, non solo di una singola persona come era avvenuto fino a questo momento.

Stendo agli studi condotti, i 17 resti rinvenuti all’interno delle grotte sono di individui vissuti più di 50 mila anni fa. Ulteriori analisi sul Dna hanno poi portato a identificare una data ancor più precisa: circa 54 mila anni fa. I tredici resti ritrovati nella grotta di Chagyrskaya appartenevano a sette uomini e sei donne Neanderthal: otto adulti e cinque tra bambini e adolescenti, e tutti parenti stretti. In particolare sono stati identificati un padre e la figlia, e una coppia composta da un ragazzo e una donna adulta, forse la cugina o una zia, o probabilmente la nonna.

L’alone di mistero su questa scoperta

C’è però un grande alone di mistero che si aggira intorno a questa scoperta: dal momento che le ossa sono state rinvenute nella stessa grotta, si può dedurre che queste persone siano morte tutti insieme o a breve distanza temporale l’uno dall’altro.

E la domanda ovviamente sorge spontanea: come è successo? Secondo gli studiosi è possibile avanzare solo alcune ipotesi, come il fatto che a sterminarli tutti sia stata una malattia, oppure un tragico evento improvviso come un’eruzione o un’alluvione che ha ostruito la caverna impedendogli di uscire. Ma la verità è che, probabilmente non lo sapremo mai. Ciò non toglie che i loro resti raccontino comunque molto dell‘organizzazione sociale dei Neanderthal, argomento di cui finora sapevamo molto poco.

Cosa si è compreso dalla scoperta

Secondo Laurits Skov, dell’Istituto Max Planck di antropologia evolutiva e primo firmatario dell’articolo pubblicato su Nature, gli individui presentavano una variabilità genetica molto bassa che fa supporre si trattasse di un gruppo composto da non più di 10-20 individui, di dimensioni simili ai gruppi di specie in via di estinzione.

Non erano, tuttavia, una comunità isolata: nella seconda grotta, quella di Okladnikov, gli altri quattro resti hanno mostrato un collegamento del Dna mitocondriale (ereditato dalle madri), quindi avvenuto tramite la migrazione femminile.

Dati che si sono rivelati importantissimi e che devono farci riflettere sul ruolo che la donna ha sempre avuto sin dall’inizio della storia evolutiva. Ciò vuol dire che erano le donne che si spostavano da una comunità all’altra anche al fine di mettere su famiglia.

Infine, c’è da sottolineare che questa scoperta è avvenuta in una zona dove dove alcuni anni fa venne identificato una nuova specie umana, i Denisoviani, che vivevano nello stesso periodo dei Neanderthal e dei Sapiens, anche se i resti ultimamente riportati alla luce non mostrano alcun segno di mescolamento con i Denisoviani.

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Borghi Viaggi

Il borgo lombardo che sta per rinascere

Conta meno di 200 abitanti ed è uno di quei tanti borghi italiani che rischiano lo spopolamento. È talmente piccolo da essere stato fuso insieme ad altri due Comuni per formane uno solo. Stiamo parlando del borgo di Livemmo, in provincia di Brescia, unito, negli Anni Trenta, a quelli di Bel Prato e Navono – quest’ultimo addirittura con solo poco più di 30 abitanti – per formare il Comune sparso di Pertica Alta.

Sono tutti paesini della Valle Sabbia, una delle cosiddette “valli resilienti” della Lombardia, dove il turismo è poco sviluppato perché l’economia si basa fondamentalmente sulle acciaierie e le fabbriche.

Negli ultimi anni, però, un grosso lavoro di promozione turistica è stato fatto, è stata inaugurata una Greenway, una pista ciclabile che attira sempre più visitatori, specie nella bella stagione, e oggi sono sempre più numerosi i turisti che vengono da queste parti, anche solo per una gita fuoriporta. La valle si trova infatti a un’ora sola di auto da Brescia e un paio da Milano.

Il progetto di rinascita di Livemmo

La Regione Lombardia ha deciso di investire nel rilancio di questo piccolo borgo che nel corso degli ultimi cent’anni ha visto ridurre drasticamente la propria popolazione.

“Una piccola realtà che fa comprendere con quanta attenzione e concretezza guardiamo all’intero territorio lombardo: dalle grandi città a microaree come questa. Livemmo deve essere il modello per contrastare lo spopolamento”, ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che ha individuato nel borgo di Livemmo il luogo ideale per lanciare un progetto pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica nell’ambito del ‘bando sull’attrattività dei borghi’ che prevede, all’interno del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), l’individuazione di piccole realtà a rischio abbandono per i territori italiani.

E Livemmo sarà una delle 21 realtà – una per Regione – candidate per ricevere, attraverso il ministero della Cultura, un maxifinanziamento da 20 milioni di euro. Sicuramente il suo progetto è stato il migliore dei 32 lombardi candidati a ricevere il finanziamento.

Il progetto si chiama “Livemmo Borgo Cre-Attivo” e prevede numerose opere per la riqualificazione di edifici e luoghi. È prevista la ristrutturazione degli spazi pubblici, di un immobile abbandonato che diventerà area per attività culturali e turistiche, la creazione di varie piste ciclopedonali e interventi sull’antico forno fusorio, una delle maggiori attrazioni della zona che, da alcuni documenti ritrovati durante le ricerche da parte degli archeologi, è risultato risalire al XVI secolo e a essere stato usato fino alla metà dell’800.

L’impianto, anticamente adibito alla prima lavorazione del ferro estratto nella vicina Val Trompia, riveste oggi grande rilevanza per l’archeologia industriale.

“Queste valli e Livemmo hanno un significato molto particolare”, ha detto l’assessore al Bilancio e Finanza della Regione Lombardia, Davide Caparini. “Non solo per il valore paesaggistico, ma anche per il patrimonio sociale che portano in sé. Vogliamo invertire le rotte, fermare lo spopolamento delle terre alte e periferiche e, insieme ai Sindaci e ai portatori di interesse, stiamo costruendo interventi mirati. Il progetto di Livemmo è stato giudicato il migliore tra i candidati lombardi e questo, da bresciano, mi rende particolarmente orgoglioso”.

Oltre all’antico forno, a Livemmo sono soprattutto gli edifici religiosi a raccontare la storia del borgo: la Chiesa Parrocchiale di San Marco Evangelista, l’Oratorio di San Rocco al Passo di Santa Caterina e il Santuario di Sant’Andrea Apostolo, nella frazione di Barbaine.

Nei prossimi anni, quindi, nasceranno attività nei settori del turismo, dei servizi, con alloggi e ristoranti, e del commercio che riusciranno ad attrarre nuovi visitatori nel borgo e in tutta la valle.

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È questa la nuova tendenza di viaggio italiana

Tutela del territorio e dell’ambiente, conoscenza delle culture locali e la volontà di ridurre il proprio impatto sul Pianeta optando per mezzi di trasporto più ecologici. Sono questi i nuovi desideri dei viaggiatori che decretano al primo posto tra le tendenze di viaggio le mete e i soggiorni sostenibili.

A rivelare questo nuovo trend nel settore turistico è stato uno studio condotto da Deloitte in collaborazione con l’Associazione Italiana Ceo, dal titolo “Obiettivo sostenibilità: nuove traiettorie di sviluppo per il turismo italiano”. Un report che ha messo in luce anche il crescente interesse per le realtà locali, per i borghi del nostro Paese e per l’offerta legata al territorio “di prossimità”. Ma non solo.

Lo studio

Secondo quanto riportato dallo studio, questo interesse e questa attenzione maggiore verso l’ambiente e la sua tutela si manifesta anche nelle scelte gastronomiche delle persone, che sempre più spesso optano per ristoranti con un’offerta di prodotti a Km 0 (nel 45% dei casi). O per quelle che riguardano il proprio tempo libero affidando le proprie escursioni, e quindi una parte integrante della propria vacanza, ai tour operator della zona scelta per il soggiorno. E prestando anche la massima attenzione alle diverse attività organizzate nel rispetto e a tutela dell’ambiente.

Insomma, una vera svolta green, che trova ampio margine di crescita anche a fronte della manifesta volontà di chi sceglie una vacanza all’insegna della sostenibilità, di pagare un sovrapprezzo purché la tutela del territorio venga garantita e rispettata, anche attraverso azioni efficaci e riconoscibili. Un cambiamento di mentalità che sembra essere dovuto in gran parte ai gravi effetti che il cambiamento climatico sta portando al nostro Pianeta e che sono sempre più visibili e impattanti, anche nella nostra vita quotidiana.

Consapevolezza e tutela ambientale

Sempre secondo lo studio effettuato, non sono solo le mete e la tipologia di viaggio ad aver subito una decisa virata verso una modalità più consapevole e attenta a ciò che ci sta intorno. Dati alla mano, sembra che anche le abitudini dei novelli viaggiatori green siano coerenti con questa nuova visione del turismo. Sette intervistati su dieci, infatti, fanno della consapevolezza e della tutela ambientale il filo conduttore delle proprie vite, adottando comportamenti sostenibili anche nella vita di tutti i giorni (e ovviamente durante il viaggio), evitando sprechi, per esempio con il riutilizzo delle bottigliette di plastica acquistate o evitandone l’uso, riducendo il consumo di acqua ed elettricità e optando per soluzioni e mezzi di trasporto a basso impatto ambientale e il meno inquinanti possibile.

Tutti aspetti che rendono la comunicazione del proprio impegno verso la sostenibilità uno dei requisiti fondamentali nella scelta della meta o della struttura del proprio viaggio, nonché della soddisfazione verso la stessa. Fattori che dovrebbero obbligare a creare un’offerta ad hoc, che sappia donare la possibilità di vivere un viaggio all’insegna del rispetto dell’ambiente, tramite l’ottenimento di certificazioni di sostenibilità, servizi appositamente studiati e modalità di gestione più etiche e sostenibili. Seguendo questa nuova tendenza e diventando parte attiva della transizione ecologica, sarà possibile essere, in prima persona, promotori di una maggior attenzione e consapevolezza verso il bene più prezioso che abbiamo: il Pianeta Terra.