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Lago di Garda, cinque luoghi imperdibili tra Veneto e Lombardia

Il Lago di Garda piace perché sembra di essere al mare. Il clima mite che lo caratterizza fa sì che palme, ulivi, limoni e vigneti abbelliscano le coste e le colline che lo circondano trasformandolo in un paesaggio quasi marino.

I borghi colorati che s’affacciano sul lago sono tante piccole Portofino. I giardini fioriti e i prati perfettamente rasati, le spiagge attrezzate e gli sport acquatici non hanno nulla da invidiare alla Riviera Romagnola.

In più, il Garda è un concentrato di bellezze, ci sono borghi, ci sono siti archeologici, ci sono splendidi parchi e un’ottima gastronomia. E quanto a ospitalità un’infinità di alloggi, dagli hotel a cinque stelle ai glamping che spopolano sempre più (tra i pià consigliati, il Desenzano Lake Village che fa parte dei Club del Sole).


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Ecco perché, in qualunque stagione dell’anno, una vacanza, breve o lunga che sia, sul Lago di Garda merita assolutamente. Solo al confine tra Veneto e Lombardia ci sono cinque luoghi imperdibili che vale la pena vedere.

Bardolino, il borgo del vino

In provincia di Verona, Bardolino è un delizioso borgo dalle case color pastello affacciato sul Lago di Garda. Questa località sorge ai piedi delle colline moreniche ricoperte di uliveti e vigneti ed è patria del famoso omonimo vino rosso.

Il delizioso porticciolo di Bardolino

Il bellissimo centro storico è un gioiello dove passeggiare senza fretta, tra vicoletti e ristoranti, per poi spostarsi sul meraviglioso lungolago e sul porticciolo sempre pieno di barchette colorate.

Bardolino non è solamente bei paesaggi, buon vino e divertimento, ma è caratterizzato anche da un grande patrimonio storico e artistico. Camminando per le vie del paese si può scorgere ciò che resta delle mura medievali, documentate almeno dal XII secolo.

Secondo alcune fonti, le prime strutture difensive risalirebbero al IX secolo, quando re Berengario permise la costruzione di fortilizi a difesa dei paesi del Lago di Garda.

Il centro storico è fatto di tante vie strette, perpendicolari al litorale; le cui abitazioni, costruite una dietro l’altra, ci portano indietro nel tempo, quando Bardolino era un villaggio di pescatori. Oggi, queste viuzze, con le case dai balconi fioriti, offrono scorci affascinanti, mentre, tra negozietti e tavolini dei caffè, si respira sempre aria di vacanza.

Giardini di Sigurtà

A Valeggio sul Mincio, sempre in provincia di Verona, si trova uno dei più bei parchi d’Italia, votato proprio qualche anno fa dal sito ilparcopiubello.it tra mille altri giardini per la fioritura più bella.

La storia di questo parco è molto antica. Era il 1407 quando, durante la dominazione veneziana di Valeggio sul Mincio, il patrizio Gerolamo Nicolò Contarini acquistò l’intera proprietà che, al tempo, aveva una funzione puramente agricola. C’era però all’interno un piccolo e geometrico giardino, adiacente alla casa principale, dedicato all’ozio dei nobili. È da qui che risalgono le antiche origini del Parco Giardino Sigurtà. Il 1941 segnò l’inizio della proprietà da parte della famiglia Sigurtà: l’industriale farmaceutico Giuseppe Carlo Sigurtà acquistò il terreno e iniziò la grandiosa opera di riqualificazione del parco scoprendo di avere anche diritto di prelevare acqua dal fiume Mincio.

parco sigurta

Fonte: Wikipedia/Giulia Balestrieri

Il Parco giardino di Sigurtà

Oggi, il Parco giardino di Sigurtà è talmente bello e ricco di sorprese che un giorno non basta per visitarlo. Dalle passeggiate panoramiche al labirinto, dai giardini delle rose a quelli delle piante officinali, dai laghetti alla valle dei daini, dal castelletto alla grotta votiva c’è di tutto.

Sirmione, terra tra due laghi

Meriterebbe un capitolo a sé, Sirmione, quella penisola che si getta nelle acque del Lago di Garda e che segna il confine tra le due regioni, Veneto e Lombardia, e tra le province di Verona e Brescia.

Soprannominata la “perla del Garda“, è un vero gioiello e lo sanno bene i turisti stranieri che affollano i vicoli, i ristoranti, le gelaterie e l’unica porta d’accesso al centro storico, quella del Castello Scaligero, una rocca costruita intorno alla metà del XIII secolo, uno dei rari esempi di fortificazione lacustre nonché di uno dei castelli meglio conservati d’Italia.

Anche se il nome può far pensare a delle cavità sotterranee, le Grotte di Catullo, sulla punta della penisola di Sirmione, sono in realtà una domus romana costruita tra la fine del I secolo a.C e il I secolo d.C. Non si può visitare Sirmione senza vedere questo immenso complesso archeologico, considerato il più rilevante esempio di villa romana presente nell’Italia settentrionale.

Prima degli scavi, le rovine della villa erano coperte da una folta vegetazione e apparivano all’occhio del visitatore come delle caverne, e proprio da qui deriva il nome delle “grotte”. Anche se non ci sono dati certi in proposito, secondo la tradizione questa villa era di proprietà del poeta romano Gaio Valerio Catullo.

Desenzano del Garda

Desenzano è la città più vivace del Lago di Garda, dinamica e perfetta per chi desidera vivere una vacanza all’insegna del relax, della cultura e del divertimento. Questa cittadina sulla sponda lombarda del lago offre davvero moltissimo da fare, dalle rilassanti passeggiate sul lungolago e sul grande porto turistico allo shopping per le vie del centro fino alla frizzante vita notturna.

Passeggiata con vista lago di Garda

Fonte: iStock

La pittoresca Desenzano del Garda

Non dimentichiamo, poi, le spiagge dove prendere il sole con la bella stagione, con vista mozzafiato sulla sponda opposta e i molti luoghi d’interesse come il Castello medievale e il Museo archeologico. Edificato nel X secolo, il castello domina la città dalla cima della collina e si gode di uno dei più bei panorami sul Lago di Garda.

Lo spazio entro le mura del castello era occupato da un piccolo borgo con le sue strade, la piazza, la torre campanaria e la chiesa dedicata a S. Ambrogio. Per secoli fu abitato da cittadini pronti ad accogliere, in caso di pericolo, coloro che abitavano fuori le mura.

Merita una visita anche il Museo archeologico, visto che questa zona era abitata sin dall’età del Bronzo, tanto che sono stati rinvenuti reperti provenienti da insediamenti palafitticoli, conservati nei millenni nelle torbiere o sommersi nel lago. Questi insediamenti, nel 2011, sono stati inseriti nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.

Peschiera sul Garda

Canali e ponti, belle chiese e palazzi storici, fortificazioni e piccoli moli dove sostano le barche, questo borgo lacustre, unico nel suo genere, è affacciato sulla sponda più a Sud del Lago di Garda, in un’area riparata dai venti sulle rive del Benaco e del fiume Mincio.

Questa cittadina veneta si gira a piedi. La Fortezza di Peschiera del Garda, o Rocca, è un piccolo gioiello d’architettura, racchiuso in un’imponente cinta muraria a forma pentagonale, risalente al Cinquecento, con bellissimi bastioni e imponenti porte d’accesso.

peschiera del garda

Fonte: iStock

Il lungolago di Peschiera sul Garda

Tutt’intorno, il fiume Mincio, emissario del Garda, il cui percorso naturale è stato modificato proprio dalla costruzione della fortificazione, con la definizione di tre rami di uscita dal lago che si riuniscono poi a Sud del centro abitato.

Una delle zone più suggestive della cittadina è proprio quella del ponte pedonale, che attraversa il canale esterno della fortezza. È poi molto interessante la Porta Brescia, ingresso occidentale della fortezza antica. Proprio sopra questa porta, un antico camminamento di ronda unisce i bastioni Tognon e Feltrin: non perdetevelo, perché percorrerlo vi permetterà di ammirare dall’alto tutta la fortezza, scoprendo scorci che diversamente non riuscireste ad apprezzare.

Una volta dentro la Rocca, tenendo la sinistra lungo la cinta muraria, si arriva al Bastione Tognon e alla piazza Betteloni, proprio sul porticciolo da cui partono i battelli per le gite sul lago e per raggiungere gli altri borghi.

Ed è proprio il battello il mezzo di trasporto migliore per visitare tutti questi luoghi, specie nelle belle giornate soleggiate, in coppia o in famiglia, scoprendo quella zona d’Italia che gli stranieri tanto c’invidiano.

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Il viaggio mozzafiato che conduce al faro più alto d’Europa

Torri luminose che illuminano sentieri notturni, marini e terrestri, guardiani orgogliosi e solitari di paesaggi e territori selvaggi, custodi sempre vigili di storie, leggende e aneddoti. Questi sono i fari del mondo.

Funzionali e strategici, bellissimi e suggestivi, alcuni fari si sono trasformati col tempo in vere e proprie attrazioni turistiche senza eguali. Torri da incorniciare tra le istantanee più belle di un viaggio indimenticabile che caratterizzano in maniera univoca scenari straordinari che lasciano senza fiato.

Ed è proprio all’interno di uno di questi paesaggi che vogliamo portarvi oggi, lì dove svetta verso il cielo il faro più alto d’Europa che segna il confine tra la Manica e l’Atlantico. Benvenuti al cospetto del faro dell’Île Vierge, nel cuore azzurro della Bretagna.

Viaggio sull’Île Vierge

Esiste un luogo nel territorio di Finistère, che incanta e stupisce da sempre. Un piccolo isolotto immerso nel mare e incorniciato tra gli scogli e le rocce che affiorano dall’acqua, un luogo che incanta per il suo paesaggio solitario e selvaggio. È qui che è stato innalzato quello che è uno dei fari più suggestivi del mondo. È sempre qui che è possibile perdersi e immergersi all’interno di uno degli scenari più straordinari d’Europa

Ci troviamo in Bretagna, e più precisamente sull’Île Vierge. Questa piccola isola di appena 6 ettari, si trova a meno di due chilometri dalla costa nord occidentale della regione francese, proprio di fronte al villaggio di Lilia. È qui che è stato creato il faro di più alto di tutta Europa.

Con i suoi oltre 80 metri di altezza, il faro dell’dell’Île Vierge domina sull’intero scenario svolgendo la sua originaria funzione di guardiano. Ed è così bello che da secoli si è trasformato in una vera e propria attrazione turistica da raggiungere almeno una volta nella vita.

Il faro più alto d’Europa

Immersa tra la costa frastagliata e pericolosa della zona nord occidentale del Paese, Île Vierge è stata scelta per costruire quel faro che avrebbe illuminato l’intero tratto di mare.

La bellezza del paesaggio di questo luogo, però, era stata già scovata secoli prima quando, nel XV secolo, un gruppo di frati scelse di fondare proprio qui un convento. Il nome stesso dell’isola, sembra essere legato alla cappella dedicata alla Vergine qui costruita. Purtroppo però, a causa della scarsità di risorse dell’isola, i frati furono costretti a lasciarla.

Nel 1840 fu il governo francese ad acquistare l’isola e a costruire una grande torre in granito di 32 metri. Sul finire dello stesso secolo, le autorità decisero di costruire un nuovo faro senza abbattere la struttura preesistente, che si è poi trasformata nella residenza dei guardiani. I lavori terminarono nel 1902: nasceva così il faro più alto d’Europa. Quello del faro di Île Vierge è un primato che, fino a quel momento, era detenuto solo dalla Lanterna di Genova, conosciuta anche con il nome di Dominante dei mari.

Il faro può essere osservato anche dalla costa e restituisce un’immagine bellissima. L’Île Vierge, invece, può essere raggiunta via mare.

Salire sulla cima del faro dell’Île Vierge è una vera e propria esperienza sensoriale che incanta la vista e riscalda il cuore, perché è qui che si può ammirare uno dei panorami più selvaggi e incontaminati di tutta Europa. Per farlo occorre salire 365 gradini, ma la fatica viene ripagata da una vista sublime.

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La scoperta che svela com’era questa città in passato

Il nostro Paese continua a essere una fonte inesauribile di meraviglie che tornano alla luce. Un’ultima scoperta, infatti, ci svela come una delle più importanti e belle città d’Italia fosse in epoca romana e altomedievale.

Pisa, emerge la città dell’epoca romana

La città in questione è Pisa, vera gemma della Toscana, dove nel giardino presso la chiesa di San Sisto, nel centro capoluogo, grazie a un’importante campagna di scavi sono emersi dei tratti di un portico databile tra la metà del I e l’inizio del II secolo d.C. che, nella parte scoperta, si affacciava verso l’Arno.

Un struttura arricchita da affreschi, mosaici ed elementi di rivestimento in marmo di importazione mediterranea, che si pensa potrebbe essere appartenuta a un edificio pubblico o a una grande domus.

Tutto questo è stato possibile grazie a un lavoro iniziato nel 2020 e finanziato dal Progetto di Eccellenza del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, con il permesso concesso dalla Curia di Pisa e il supporto del Comune. Uno scavo che giorno dopo giorno coinvolge decine fra archeologi e studenti dello stesso Dipartimento.

L’obiettivo è quello di individuare i resti della corte regia urbana altomedievale (VII-X secolo) e delle eventuali strutture di età romana preesistenti. Fino a questo momento, i ricercatori ci hanno restituito oltre 500 casse di reperti, databili tra il VII secolo a.C. e l’Età moderna, che raccontano la storia di questa parte della città sin dall’epoca etrusca.

Un lavoro, quindi, che ha fatto ritrovare reperti molto più antichi della corte regia di Pisa. Ma non è finita qui! Perché tra le antiche pietre sono state rinvenute persino tracce di un cimitero del VII secolo, con tombe di bambini sepolti con addosso collane in pasta vitrea, così come un’antefissa (l’elemento finale del coppo del tetto) dalla forma di una piccola palma.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Come riportato dal Corriere della Sera, il responsabile dello scavo, Federico Cantini, docente di Archeologia cristiana e medievale dell’Ateneo pisano, ha dichiarato che si tratta di “un rinvenimento eccezionale perché per il centro di Pisa è il primo di epoca romana: le altre strutture romane note sono tutte più a Nord, come le domus attorno a piazza dei Miracoli, o le Terme di Nerone. Questa scoperta ci consente di aprire una nuova finestra di conoscenza sull’area centrale di Pisa“.

A lasciare senza parole è soprattutto che questa scoperta è avvenuta a pochi passi da piazza dei Cavalieri e dalla rinomata Scuola Normale di Pisa, ma anche l’importanza della struttura stessa che dà allo scavo una prospettiva epocale.

A tal proposito, infatti, il professor Cantini ha sottolineato:”Il portico era a servizio di un grande edificio che si trova quasi certamente sotto la chiesa di San Sisto. Un edificio pubblico o, in seconda ipotesi, una domus privata ma di grande sfarzo. A farci propendere per la funzione pubblica è il fatto che nell’Alto Medioevo, dal VII fino a X secolo, qui si insedia la corte regia, ovvero i rappresentanti del potere pubblico locale di età longobarda e carolingia: insomma, il palazzo del gastaldo (il funzionario del re) e del conte carolingio”.

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L’autunno infiamma il paesaggio: la caccia alle foglie ha inizio

C’è qualcosa di straordinariamente magico che coinvolge Paesi, città, villaggi e borghi del mondo intero e che si verifica a ogni cambio stagione. Quattro volte l’anno, infatti, questi luoghi si trasformano nel palcoscenico ideale dello spettacolo più bello della natura.

I paesaggi cambiano e si trasformano, modificano i loro lineamenti e i loro colori e, abbigliati di vesti totalmente nuove, ci lasciano ogni volta senza fiato. L’autunno, poi, è un’esplosione di magia che invade e pervade le strade di ogni territorio del globo, regalandoci quelle che sono, con tutta probabilità, le atmosfere più suggestive di sempre.

È questo il periodo del foliage, quel fenomeno naturale che vede le foglie assolute protagoniste delle nostre visioni più belle. Sono tantissimi i luoghi dove ammirarlo, anche nel nostro Paese. Ma c’è un luogo, dall’altra parte del mondo, che più di tutti promette un’esperienza magica. Preparate le valigie, si parte per il Giappone: la caccia alle foglie ha inizio!

Momijigari: la caccia alle foglie

È il Sol Levante la destinazione migliore per ammirare lo spettacolo del foliage, un’esplosione di colori che vanno dal giallo al rosso, passando per l’arancione e il marrone. Raggiungere il Giappone in questo periodo assicura un’esperienza straordinaria a contatto con la natura che, proprio in questa occasione, mette in scena il suo spettacolo più bello.

I cittadini lo sanno bene, così come lo sanno tutti quei viaggiatori che scelgono di volare dall’altra parte del mondo per celebrare la grande bellezza che appartiene al Paese, e che diventa magica durante la stagione autunnale. Nel periodo che va da fine settembre a fine novembre, le persone si uniscono a quello che è diventato un rito nazionale per l’intero Giappone: il Momijigari.

Il nome di questa tradizione affonda le sue origini nella sua stessa essenza. Momiji che vuol dire acero e kari che significa caccia, sono i due termini che spiegano la tradizione nipponica di andare a caccia dei colori autunnali con una sola missione: quella di contemplare un paesaggio incantato e magico.

La caccia agli aceri, e più in generale agli alberi che cambiano colore, coinvolge tutto il Paese, da nord a sud. Tuttavia ci sono alcuni luoghi, che si snodano lungo il Giappone, nei quali Madre Natura ha scelto di inscenare spettacoli mozzafiato. Scopriamoli!

Bishamondo, Kyoto

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Bishamondo, Kyoto

Autunno in Giappone: i luoghi da non perdere

La stagione del Momijigari inizia a fine settembre in Hokkaido e si protrae fino agli inizi di dicembre nelle regioni più a sud come Kyushu e Kanto.

Se state programmando un viaggio in Giappone in autunno, allora, una delle destinazioni da non perdere è sicuramente Kyoto. Tutta la città, in questo periodo dell’anno, si infiamma letteralmente. Gli aceri di Rurikoin, tempio dal giardino straordinario, danno spettacolo, così come lo fanno quelli del monte Kurama, della zona di Arashiyama e quelli che si snodano tra gli edifici spirituali del Kiyomizu-dera.

In tutto il Paese, da nord a sud, non esiste parco, giardino o tempio che non sia coinvolto da questa grande trasformazione. Anche nell’affollata capitale del Giappone è possibile andare a caccia di foglie in questo periodo. Tra i luoghi da raggiungere assolutamente segnaliamo Jingu Gaien Ginkgo Avenue e i giardini di Rikugien.

Osaka incanta con la sua Minoo Park mentre Nikko mette in scena i suoi spettacoli più belli nella magica cornice del lago Chuzenji e al cospetto delle cascate Ryuzu.

Un altro luogo da raggiungere è per praticare il Momijigari è Hakone, una cittadina di montagna a ovest di Tokyo già celebre per gli onsen e per la vista sul monte Fuji. Anche da qui la vista sull’autunno è spettacolare.

Funivia del Monte Komagatake, Hakone

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Funivia del Monte Komagatake, Hakone
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Splendidi tesori riaffiorano dal mare: la nuova scoperta archeologica

I fondali marini sono custodi di innumerevoli reperti che, una volta ritrovati, possono gettare nuova luce sulla storia e sul passato del territorio e delle antiche genti che lo hanno abitato. In occasione di questa nuova importante scoperta, dopo oltre duemila anni il mare ha restituito preziosi frammenti che vanno ad aggiungere utili informazioni sull’incantevole isola italiana.

Lastre romane in terracotta dalle decorazioni floreali: la scoperta

Nelle acque dell’Isola di Ponza, proprio davanti alle Grotte di Pilato, suggestivo complesso di caverne scavate a livello del mare, i sub della Stazione Navale di Civitavecchia, con la collaborazione del Servizio di Tutela Subacquea della Soprintendenza Archeologica per le Province di Frosinone e Latina, hanno riportato alla luce alcune lastre di terracotta di epoca romana.

Le lastre, che aiuteranno a conoscere sempre meglio la storia romana dell’Isola di Ponza, sono caratterizzate da una decorazione a rilievo floreale che raffigura la cosiddetta “donna in fiore”, motivo decorativo che, di solito, si fa risalire al periodo che va dal II secolo alla fine del I secolo a.C. e che si riscontra anche in Abruzzo, nel Lazio, nelle Marche, in Campania e nell’Etruria meridionale (tra il corso del fiume Fiora e quello del Tevere).

Il tempestivo intervento svolto dei sommozzatori della Stazione Navale e dagli archeologi ha permesso di mettere in sicurezza le preziose lastre evitando la sottrazione di reperti, come spesso avviene, da parte di soggetti non autorizzati che ricavano cospicui profitti dalla loro vendita illegale.

Nuova luce sul complesso architettonico che ospitava le lastre

Il ritrovamento delle lastre impreziosite dal motivo della “donna in fiore” permetterà di fare luce sul complesso architettonico che, con ogni probabilità, le ospitava e di cui, a oggi, non si sa molto.

Infatti i reperti, rinvenuti in giacitura secondaria, costituivano un rivestimento architettonico ornamentale della maestosa struttura che, in epoca romana, si stagliava in splendida posizione panoramica sul promontorio meridionale dell’isola, chiamato “Punta della Madonna”.

Di questo imponente complesso che dal mare raggiungeva la sommità dell’altura (dove oggi si trova il moderno cimitero di Ponza) non si hanno esaurienti notizie storiche: le uniche ipotesi lo fanno risalire a una fase costruttiva unitaria di età augustea.

Le terrecotte architettoniche ritrovate sui fondali a una profondità di sette metri, allora, aprono nuovi scenari per approfondire il periodo romano sull’Isola di Ponza e fanno emergere dettagli temporali utili fornendo dati di assoluto rilievo storico e scientifico.

L’isola di Ponza e il legame con l’Antica Roma

È un legame importante, come si evince anche dalla nuova scoperta, quello dell’Isola di Ponza con l’Antica Roma: nel 312 a.C. i Romani la destinarono a luogo di villeggiatura e sono molte, ancora oggi, le testimonianze di quel passato: rovine di antiche ville, la Cisterna per la raccolta dell’acqua piovana in via Dragonara (la più importante delle tre realizzate), completamente scavata nel tufo, l’acquedotto e le celebri “Grotte di Pilato“.

Le cinque Grotte, che appartenevano alla sontuosa villa della figlia dell’imperatore Augusto, si fanno ammirare per la perfezione delle tecniche di scavo e di intaglio sia sopra che sotto il livello del mare.
Quasi sicuramente, venivano impiegate per l’allevamento delle murene: da qui il soprannome di “Antico Murenario Romano“.

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Il paradiso dell’acqua da scoprire in autunno

Esistono luoghi dove il sole non smette mai di battere, perché è suo il compito di far brillare tutte quelle meraviglie plasmate da Madre Natura che, per forme e colori, sembrano appartenere all’immaginario onirico di ogni viaggiatore.

Ed è uno di questi posti che vogliamo scoprire con voi oggi, un paradiso dell’acqua di nome e di fatto dove il sole splende tutto l’anno, e che sembra così bello da non sembrare reale. Un luogo che è diventato palcoscenico degli spettacoli più belli messi in scena dalla natura.

Il suo nome è Alagoas, ed è un eden terrestre da visitare almeno una volta nella vita per vivere un’esperienza davvero straordinaria.

Benvenuti a Alagoas

Il nostro viaggio inizia in Brasile, in quel territorio che si snoda a nord est del Paese. È qui che possiamo addentrarci in un paesaggio che sembra un sogno, un luogo caratterizzato da acque cristalline, spiagge bianche e una biodiversità unica.

È un posto incantato, quello che si apre alla vista dei viaggiatori che scelgono di volare dall’altra parte del mondo per esplorare un paradiso terrestre. Un eden fatto di acqua dal color smeraldo, di natura rigogliosa e lussureggiante, di acquari naturali in cui vivono e nuotato tantissimi pesci colorati.

Alagoas è così, è un sogno e una favola. È un paesaggio incontaminato e sterminato che regala scorci di incredibile bellezza che lasciano senza fiato. Le sue magnifiche spiagge, che si estendono per oltre 230 chilometri e che brillano sotto il sole che qui è presente tutto l’anno, gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di paradiso dell’acqua. E in effetti, questo territorio, ospita quello che è uno dei paesaggi più affascinanti di tutto il Brasile e del mondo intero.

Alagoas

Fonte: iStock

Alagoas

Il paradiso dell’acqua

Un viaggio a Alagoas è una di quelle esperienze da fare almeno una volta nella vita, per vivere a stretto contatto con la natura, per toccare con mano la grande bellezza del mondo che abitiamo.

La costa tropicale puntellata da palme, spiagge bianche, lagune di acqua cristallina e barriere coralline, rendono questo piccolo stato brasiliano un vero e proprio paradiso terrestre e acquatico. Di cose da fare, e da vedere qui ce ne sono tantissime, e tutte sono destinate a lasciare senza fiato.

A partire da Maceió, capitale dello Stato di Alagoas, che conserva un fascino indiscusso. Il cuore cittadino è un invito alla scoperta delle tradizioni e della cultura del Brasile, mentre la costa permette di fare incontri ravvicinati con tutti gli animali che popolano la barriera corallina immersa nel mare dalle mille sfumature di azzurro. Le piscine naturali di Pajuçara, da raggiungere in zattera, sono un vero e proprio omaggio alla bellezza naturale.

A circa 120 chilometri dalla capitale, invece, troviamo Maragogi, un altro paradiso terrestre che promette una vacanza all’insegna della pace e del relax. Protagonista d’eccezione, ancora una volta, è la natura che mette in scena i suoi spettacoli più belli sulla suggestiva costa bagnata dalla Coral Coast. La bassa marea, qui, forma bellissime piscine naturali, che prendono il nome di Galés de Maragogi, e che sono popolate da tantissimi pesci.

Un altro luogo da raggiungere, per vivere appieno la bellezza di questo paradiso, è São Miguel dos Milagres. Si tratta, probabilmente, del luogo meno turistico di tutta Alagoas, un territorio selvaggio dove la natura regna incontrastata. La città fa parte della Rota Ecológica, un percorso che si snoda per 25 chilometri e che valorizza un tratto di costa quasi incontaminato, caratterizzato da spiagge solitarie, piscine naturali e palme di cocco.

Quando andare

Il periodo migliore per visitare le coste del paradiso dell’acqua sono quelli che vanno da agosto ad aprile. Nonostante il clima è prevalentemente soleggiato per quasi tutto l’anno, il rischio di incorrere a piogge e acquazzoni è piuttosto elevato tra i mesi che vanno da maggio a luglio.

Ecco perché il consiglio è quello di raggiungere Alagoas in autunno o in inverno, per una fuga dal freddo all’insegna della bellezza in uno degli ultimi eden terrestri.

São Miguel dos Milagres, Alagoas

Fonte: iStock

São Miguel dos Milagres, Alagoas
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La sorgente di acqua blu che sembra uscita da una fiaba

Esistono luoghi del mondo che sono così belli da non sembrare veri, paesaggi che per forme e colori ricordano tutti quei luoghi che fino a questo momento hanno fatto parte solo dell’immaginario favolistico. Eppure sono reali e per questo ancora più magici.

Alcuni di questi portano la firma indelebile di Madre Natura, proprio lei che da sempre plasma panorami che ci ricordano quanto è bello il mondo che abitiamo.

Ed uno di questi luoghi che vogliamo raggiungere oggi insieme a voi. Un posto che assomiglia a un sogno e a una favola, uno specchio d’acqua cristallino, e dalle intense sfumature di blu che incanta e stupisce. Benvenuti a Blaue Quelle, la sorgente di acqua blu di Erl.

Bentornati in Tirolo

C’è un luogo non molto distante da raggiungere tutte le volte che desideriamo ritagliarci un momento fatto di pace e relax all’insegna della grande bellezza, quella creata da Madre Natura. È un posto, questo, che ogni giorno attira migliaia di viaggiatori che desiderano vivere nella natura più incontaminata e selvaggia, e con essa recuperare un contatto intimo e primordiale.

Questo luogo si chiama Tirolo, paradiso delle attività outdoor e meta prediletta di famiglie, coppie e viaggiatori solitari che desiderano vivere esperienze fatte di natura, benessere e buona cucina.

La missione di oggi, però, ci spinge ad addentrarci nel cuore di questo territorio che si snoda tra l’Italia e l’Austria per raggiungere quello che è uno dei capolavori visivi naturali più suggestivi di sempre.

Pe raggiungerlo dobbiamo recarci a Erl, un comune austriaco di appena 1500 abitanti situato nel distretto di Kufstein, e particolarmente celebre per quella rappresentazione della Passione di Gesù che si tiene ogni sei anni dal 1613. È qui che possiamo raggiungere la Blaue Quelle, la sorgente d’acqua blu che sembra uscita da una fiaba.

Blaue Quelle, Erl

Fonte: Sportalpen Marketing

Blaue Quelle, Erl

Blaue Quelle, la sorgente di acqua blu

Da sempre considerato uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti dell’intero Tirolo, la Blaue Quelle è un vero e proprio gioiello naturale da raggiungere almeno una volta nella vita.

Raggiungerlo è piuttosto semplice. Vicino al ristorante dal nome omonimo si apre un piccolo sentiero che, attraverso una passeggiata alla portata di tutti, conduce a una piccola valle. È qui che si palesa, davanti agli occhi di chi guarda, quello che è il monumento naturale più antico dell’Austria.

La Blaue Quelle è una sorgente, una delle più grandi fonti di acqua potabile di tutto il territorio. L’acqua cristallina, che sotto i raggi del sole brilla e assume le più belle sfumature di verde e di azzurro, è circondata da una vegetazione rigogliosa e lussureggiante

Il suo mistero più grande è quello che riguarda proprio le sue origini. Nonostante i numerosi studi condotti dagli esperti, infatti, non è stato ancora possibile identificare la sorgente dalla quale proviene l’acqua. Alcuni hanno ipotizzato l’esistenza di un grande lago sotterraneo, ma niente è stato confermato. La storia, ancora non svelata, non fa altro che rendere questo luogo estremamente suggestivo.

Diversi i punti panoramici dai quali poter osservare la grande bellezza dei riflessi di luce creati dal sole che filtra tra i rami degli alberi che affacciano sul lago, mentre l’acqua brilla con le sue sfumature verdi e turchesi. Prendetevi tutto il tempo per ammirare la grande bellezza di questo luogo, la vista da qui è meravigliosa.

Blaue Quelle, Erl

Fonte: Sportalpen Marketing

Blaue Quelle, Erl
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La miglior passeggiata d’autunno che puoi fare in Italia

L’autunno è la stagione ideale per fare delle rigeneranti passeggiate in montagna. Si assiste alla magia del paesaggio che cambia, con i colori che virano dal verde brillante alle calde tonalità dell’arancio e del rosso, godendo di giornate ancora terse e di temperature gradevoli. In particolare, c’è un territorio che vale la pena visitare in questo periodo dell’anno, una vera perla del nostro Paese dove fare escursioni indimenticabili e scoprire storie, cultura e tradizioni uniche. Vi portiamo alla scoperta della regione di Lana.

Passeggiando per Lana e i suoi dintorni

Situato sul versante meridionale della conca di Merano, all’ingresso della Val d’Ultimo, Lana è il più grande paese frutticolo dell’Alto Adige (uno spettacolo anche quando è in fiore). Insieme ai borghi limitrofi di Cermes, Pavicolo, Postal, Monte San Vigilio, Foiana e Gargazzone, occupa una zona soleggiata in cui la flora mediterranea si unisce e confonde con quella alpina, grazie al clima favorevole creato dalla barriera naturale del Gruppo di Tessa, che impedisce al gelo del nord di penetrare. Meli, ciliegi, orchidee e palme convivono così con castagni, larici e faggi, in armonioso concerto anche con la storia, la cultura ben radicata e le peculiarità dei vivaci centri abitati.

In questo splendido territorio ci si può cimentare in difficili escursioni o passeggiare piacevolmente lungo percorsi in piano fra i meleti, immersi in una natura che muta e sorprende sempre nella stagione del foliage. Qui è davvero facile abbinare una bella camminata in montagna con la scoperta di un patrimonio storico e architettonico unico.

Il cosiddetto “frutteto dell’Alto Adige“ è, infatti, un paese dall’aspetto moderno e piacevole, adatto alle famiglie, che offre una grande varietà di monumenti assolutamente da visitare. Basti pensare che ci si imbatte in circa una quarantina di chiese, cappelle e monasteri sparsi per il territorio, tra cui le leggendarie rovine dei castelli Leone, Braunsberg e Brandis.

Da Lana al Castel Lebenberg per il sentiero della roggia di Marlengo

Percorrendo il waalweg (sentiero della roggia) di Marlengo, che parte da Lana nelle vicinanze dello sbocco dell’Adige nel canale del Rio Valsura, attraverso una passeggiata semplice e panoramica sulla conca di Merano e la Val d’Adige, si arriva in 45 minuti circa a Cermes, dove si trova l’imponente Castel Lebenberg (conosciuto anche come Castel Monteleone).

Il maniero, che risale al Medioevo (1200 circa), rientra tra i più belli e più grandi castelli altoatesini completamente arredati, di proprietà privata. Nel 1426 passò dai Signori di Marlengo ai Signori von Fuchs, che lo fecero ampliare e rinnovare. L’edificio rimase in loro possesso fino al XIX secolo. Oggi il castello è di proprietà della famiglia van Rossem ed è visitabile da aprile a ottobre. Un luogo meraviglioso, in cui passato e presente convivono, tra sontuosità e umiltà, ricchezza e semplicità, contrasti che però generano un’armonia unica.

Al suo interno si possono ammirare la sala delle armi, la sala degli specchi, in stile rococò, con mobili sfarzosi, carta da parati decorata ad arte, tappeti orientali e grandi lampadari, la stanza rustica in stile gotico-rinascimentale, arredata con mobili d’epoca. E ancora, la stanza dell’impero, costruita nella roccia, e la sala dei cavalieri, con pesanti mobili scuri e il famoso affresco rafigurante l’albero genealogico con le 12 generazioni di proprietari del castello. All’esterno si svela, invece, un meraviglioso giardino alla francese, ma il fiore all’occhiello del maniero è la Cappella di Santo Stefano, per i suoi affreschi medievali e l’acustica perfetta.

Waalweg Brandis, tra natura e un’opera d’arte unica

Se percorso per intero, costeggiando il paese di Lana in tutta la sua estensione, immersi nella natura, tra castagni e meli, il waalweg Brandis conduce fino alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Lana di Sotto, dove si trova il gioiello del paese altoatesino: l’altare ligneo di Schnatterpeck. Si tratta di un’opera d’arte conosciuta ben oltre i confini dell’Alto Adige. L’altare è il più grande dell’intero arco alpino ed uno dei cinque più grandi altari dell’area linguistica tedesca. Fu realizzato tra il 1503 e il 1511, venne intagliato in legno di castagno e riccamente decorato con oro zecchino. La sua particolarità risiede nel fatto di essere sopravvissuto nel momento in cui la Chiesa decise di eliminare tutti gli altari gotici in favore di quelli barocchi.

Ad opporsi alla sostituzione dell’altare di Schnatterpeck fu proprio la popolazione di Lana, che ne rivendicò la proprietà attraverso dei documenti che attestavano il pagamento dello stesso per una cifra altissima, pari a 1600 fiorini reniani (circa 3 fattorie e 8 carichi di vino per l’epoca). Lo si può ammirare da aprile a novembre (con visita guidata) in tutta la sua imponenza, con i suoi 7 metri di altezza e gli oltre 14 di larghezza, riempiti con 33 statue, di cui molte a grandezza naturale.

Altare Schnatterpeck

Fonte: Ufficio Stampa

L’altare di Schnatterpeck, il più grande dell’arco alpino

Gli altri itinerari imperdibili, alla scoperta dei dintorni di Lana

Dalla stazione alla cima di Monte San Vigilio (famoso anche per i ‘bagni nella foresta’) raggiungibile con la funivia da Lana, una natura incontaminata accoglie gli escursionisti che, imboccando il facile sentiero n. 34 e poi n. 3, in meno di un’ora arrivano alla nota Chiesetta di San Vigilio. Risalente al 1278, è stata costruita in un punto in cui in passato c’era il sito di un culto pagano ed è forse la testimonianza più emblematica di tutto questo territorio perché, nonostante il passare del tempo, è rimasta pressoché intatta nel suo aspetto originale. Al suo interno vi si possono ammirare bellissimi affreschi del 1500 circa e un coro gotico. La si può visitare tutto l’anno, ma solo su prenotazione.

Da vedere, infine, la Torre Kröll, situata sopra il paese di Gargazzone. La si raggiunge con una camminata molto semplice, adatta anche alle famiglie, con diversi punti di sosta, alcuni con dei lettini, altri con comode sedute per ammirare la bellezza del paesaggio circostante e splendide vedute della Valle dell’Adige. Prima della torre, si incontra l’affascinante cascata del torrente Aschler (Rio Eschio), che impressiona con un salto d’acqua di 47 metri.

Si presume che attorno alla Torre Kröll, che nel Medioevo fungeva da controllo dei confini e che oggi è il simbolo dello stemma del paese, un tempo si trovasse una struttura abitativa, ma del probabile palazzo e del muro di cinta resta oggi solo un ammasso di pietre. Vicino a questo interessante monumento si trova una piattaforma dove è possibile ammirare un panorama mozzafiato. Insomma, se desiderate regalarvi una passeggiata autunnale indimenticabile in un territorio ricco di sorprese, Lana e i suoi dintorni sono pronti a stupirvi.

Torre Kröll,

Fonte: Ufficio Stampa

La Torre Kröll sopra il paese di Gargazzone
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Sognando i Caraibi: qual è il momento migliore per andare?

Se è vero che ogni destinazione di viaggio è una scoperta destinata a regalarci sempre emozioni uniche e ricordi indelebili, è vero anche che esistono luoghi che possono esaudire quelli che sono, probabilmente, i desideri di quasi tutti i viaggiatori. I Caraibi sono tra questi.

Perché ammettiamolo, chi non ha mai sognato di vivere un’avventura di lusso in un paradiso terrestre? Un’esperienza di riposo e relax incorniciata da uno dei paesaggi più belli del mondo, tra acque turchesi e cristalline, spiagge bianche e dorate, palme e natura incontaminata.

Un vacanza che ha come destinazione i Caraibi è davvero un’esperienza che dovremmo vivere tutti, almeno una volta nella vita. Ma prima di organizzare questo viaggio tanto agognato scopriamo insieme qual è il periodo migliore per andare.

Sognando i Caraibi: la pianificazione del viaggio

Non abbiamo bisogno di elencare tutti i motivi per raggiungere i Caraibi, per organizzare quella che si prepara a diventare una meravigliosa fuga dalla realtà che tutti ci meritiamo. Quello che invece vogliamo fare oggi, insieme a voi, è pianificare il miglior viaggio di sempre, quello destinato a farvi vivere un’esperienza da sogno tra tutti quei territori bagnati dal mare più bello del mondo.

La prima cosa da fare, quando si pianifica un viaggio verso i Caraibi, è scegliere la destinazione da raggiungere. Sognate di vivere emozioni forti e mozzafiato oppure preferite una vacanza all’insegna del relax assoluto?

Le Bahamas, per esempio, sono perfette per tutti gli amanti del mare. L’oceano, che è assoluto protagonista di questo incredibile arcipelago, ospita quella che è una delle più grandi barriere coralline del mondo intero trasformando questo territorio in un vero e proprio paradiso per lo snorkeling e il diving.

Se è una vacanza all’insegna del dolce far niente, quella che sognate di vivere, allora Martinica è il posto giusto per voi. L’isola di origini vulcaniche offre un paesaggio variegato e mozzafiato che alterna chilometriche spiagge paradisiache a lussureggianti foreste tropicali, un eden senza tempo all’interno del quale perdersi e immergersi.

Si aggiungono poi alle proposte le Grandi Antille, che comprendono Cuba, Hispaniola, Giamaica e Porto Rico, destinazioni perfette per chi vuole immergersi in culture e tradizioni straordinarie incorniciate dalla grande bellezza dei paesaggi.

Insomma, ogni isola è un sogno da realizzare. Vi basterà solo scegliere quella che più si adatta alle vostre personali esigenze e prenotare il viaggio nel periodo giusto.

Caraibi: quando partire

Se avete deciso di raggiungere uno dei paradisi terrestri bagnati dal Mar dei Caraibi, non vi resta solo che organizzare il viaggio nei mesi giusti. Il clima di questa vasta regione geografica è principalmente tropicale con un clima che sfiora i 30 gradi durante tutto l’anno. Anche se le giornate sono prevalentemente soleggiate, ci sono alcuni periodi le precipitazioni sono più frequenti.

Per evitare le piogge, quindi, il periodo migliore per raggiungere i Caraibi è quello che va da dicembre a fine aprile. Durante questi mesi, a cavallo tra inverno e primavera, le temperature sono miti e le precipitazioni sono molto scarse. Al contrario, invece, durante l’estate il clima è umido e le piogge frequenti.

Raggiungere i Caraibi in inverno e in primavera, quindi, è davvero un’ottima idea. Non solo perché così possiamo sfuggire alle fredde temperature del nostro Paese, rifugiandoci tra il calore di un paradiso terrestre, ma anche perché tra febbraio e marzo è possibile assistere ai festeggiamenti di Carnevale che sono coloratissimi e vivaci.

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Questi luoghi d’Italia stanno per diventare “parlanti”

In occasione della storica manifestazione “La festa della Contrada di Sopra” a Serravalle Scrivia approdano i “Cartelli Parlanti” del Distretto del Novese: l’inaugurazione del percorso di segnaletica turistica collegato all’App Visit Distretto del Novese è prevista per sabato 17 settembre 2022 alle ore 20.45 davanti al palazzo comunale di Serravalle.

Il progetto e i luoghi che diventeranno “parlanti”

Sono sei i luoghi che diventeranno “parlanti”: la chiesa di Montei, l’area archeologica di Libarna e, in centro, il Palazzo Comunale dove, al piano terra, trova spazio l’area museale di Libarna, l’oratorio dei Bianchi e dei Rossi e l’Insigne Collegiata dei Santi Martino e Stefano. Seguendo la formula già collaudata a Voltaggio, Gavi e Arquata Scrivia, l’evento di sabato 17 settembre coinciderà con l’apertura straordinaria dei 4 luoghi ubicati nel centro di Serravalle Scrivia.

Il progetto include una rete segnaletica turistica interattiva con codici Qr-Code per fornire informazioni immediate on demand a chiunque voglia saperne di più, un supporto omogeneo e inclusivo per i 34 comuni del Distretto del Novese e un info point attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 in italiano e in inglese.

VisitDN, realizzato dal Distretto del Novese con la partnership di In.sight e Annoluce ICT Consulting, premiato da Anci Piemonte Premio Innovazione 2020, è un progetto scalabile composto da vari step che, di volta in volta, contribuiscono ad arricchirlo e a coinvolgere diversi attori: la partenza è avvenuta con i luoghi di cultura, poi l’aggiunta della lingua inglese, la sezione enogastronomica grazie alla Camera di Commercio Alessandria-Asti e, adesso, è il momento della segnaletica interrativa che si sta procedendo a installare nei 34 Comuni del Distretto.

La cartellonistica del coinvolgente percorso turistico interattivo è stata realizzata dal Distretto del Novese in collaborazione con il progetto “Territori da Vivere” grazie al supporto di Fondazione Casa di Carità Arte e Mestieri Onlus e Compagnia San Paolo.

Le parole della nuova amministrazione

Come nuova amministrazione appena insediata siamo davvero felici di far parte di questo percorso che promuove l’attrattività del territorio.
Serravalle è un paese con una vocazione turistico culturale che merita di emergere: abbiamo luoghi e edifici di importante rilevanza archeologica, storica e artistica che vanno valorizzati. Grazie a questa nuova segnaletica turistica interattiva e all’App collegata abbiamo una grande opportunità che ci permette di migliorare la fruibilità del nostro patrimonio, di raccontare la nostra storia e di far conoscere le nostre eccellenze attraverso un sistema informativo digitale coerente e uniforme in tutti i comuni del Distretto del Novese” è stato il commento del Sindaco di Serravalle Scrivia, Luca Biagioni e dell‘Assessore alla Cultura e al Turismo Silvia Collini.

Il funzionamento del’App

Dopo aver scaricato l’App “Visit Distretto del Novese“, basterà inquadrare i codici Qr-code per leggere informazioni storiche e curiosità legate alle principali attrazioni turistiche ma anche per ascoltarle mediante il proprio smartphone che, per l’occasione, si trasformerà in una preziosa audioguida: l’app funziona anche in caso di problemi con la copertura mobile o in sua assenza.

In più, l’app è collegata al sito del Distretto del Novese per fornire le indicazioni sugli eventi e a Google Maps per fornire i dati sulla distanza tra la posizione del turista e i luoghi inseriti nell’app con la possibilità di inserire il navigatore per raggiungerli agevolmente.

Ma non soltanto: ogni punto è “social friendly“: gli utenti potranno così condividere sui social network le informazioni presenti nel sistema interattivo.