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A ottobre, questa città, ti mostrerà il suo volto più bello

Ci sono luoghi nel mondo che, diciamolo pure, sembrano baciati dalla bellezza. Il loro fascino, i loro colori e i loro scorci sono sempre mozzafiato. Però, proprio come le persone, ci sono momenti dell’anno in cui “indossano” degli abiti ancor più particolari, che da belle le fanno diventare quasi divine: è il caso di Kyoto, perla giapponese che diventa ancor più straordinaria a ottobre e durante i mesi autunnali.

La città, inserita nei siti protetti dall’Unesco, si trasforma e riesce, in maniera mozzafiato, a coniugare la sua essenza di reliquiario della cultura tradizionale giapponese ai suoi paesaggi naturali che, cambiando colore, sembrano quasi diventare dei dipinti. Come? Partendo dal Jidai Matsuri e continuando con una serie di iniziative e consuetudini che catturano il cuore di chi le guarda e le vive.

Kyoto e il Jidai Matsuri: un’esperienza unica

Per chi non lo sapesse, il Jidai Matsuri è uno dei più importanti festival del Giappone. Pur essendo meno noto nel mondo rispetto alle iniziative legate alla fioritura dei ciliegi, per l’intero Paese è un motivo di grande orgoglio, oltre che ragione di profonda emozione. Si svolge ogni anno il 22 ottobre, giorno della fondazione di Kyoto, e prevede una sfilata in cui tutti i partecipanti indossano vestiti tradizionali appartenente a ogni epoca della storia giapponese.

Kyoto, immagini dal Jidai Matsuri: incanto e tradizione

A partecipare sono sempre oltre 2000 persone, tra uomini e donne, e durante la sfilata vengono anche rappresentati alcuni dei personaggi che hanno fatto la storia del Giappone. La “processione”  parte dal Palazzo imperiale di Kyoto e arriva al Santuario Heian-jingu, per un totale di 4,6 chilometri. Non è possibile, però, seguirla, ma soltanto osservarla mentre passa. Le strade vengono infatti transennate, e chi desidera avere una posizione privilegiata deve prendere posizione almeno una notte prima.

Il foliage e la caccia alle foglie a Kyoto

Il Jidai Matsuri è sicuramente una delle ragioni per visitare Kyoto in autunno, ma chi conosce un minimo le bellezze giapponesi sa che non è tutto qui. Come abbiamo detto precedentemente, una delle “magie” della città è quella di unire la sua lunga tradizione ai suoi panorami mozzafiato che, proprio in autunno, iniziano ad assumere dei colori caldi, talmente suggestivi da dare la sensazione di perdersi nell’abbraccio più intimo della natura.

La natura e il foliage a Kyoto in autunno

Ammirare il foliage diventa praticamente d’obbligo. Anzi, diventa necessario, perché proprio a Kyoto si trasforma in una tradizione, quella del momijigari, ovvero caccia alle foglie. Sì: per gli abitanti di Kyoto (e ormai per i turisti) l’autunno diventa il momento per “catturare le foglie“, con particolare attenzione a quelle che vanno dal giallo al rosso. La cattura, ovviamente, è virtuale: si parla infatti di fotografare o osservare le zone dove le foglie (in particolare quelle d’acero) hanno i colori più belli.

Kyoto, l’autunno e la meditazione

Cos’hanno in comune il Jidai Matsuri e il momijigari? Semplice: sono momenti lenti, profondi, incentrati all’osservazione della storia e del cambiamento. Sia la sfilata che la caccia alle foglie, così come l’accensione delle izakaya serali (le luci notturne della città che in questo periodo diventano più flebili e d’atmosfera) e le visite al castello di Nijojo, che si caratterizzano per il melodico scricchiolare delle foglie secche, invitano a riflettere e a meditare.

Kyoto in autunno: bellezza e meditazione

Visitare Kyoto nel mese di ottobre e, in generale, nel periodo autunnale, significa dunque fare una full immersion non solo nel bello ma anche nello spirituale, scoprendo passo dopo passo non solo un luogo nuovo, ma anche una nuova parte di sé.

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Affacciata sul fiume c’è la scultura nella roccia più grande d’Europa

Un enorme volto di pietra incastonato nel verde più brillante, con lo sguardo che sembra perdersi sulla vastità di un fiume ricco di storia: no, non è la descrizione di un’opera architettonica protagonista di un romanzo fantasy, ma è la Statua del Decebalo, che detiene attualmente il primato di scultura nella roccia più grande d’Europa.

Sì, perché grazie ai suoi 55 metri d’altezza e ai 25 metri di larghezza, questa suggestiva opera rocciosa si distingue per la sua imponenza e non ha eguali in termini di dimensioni. C’è però da dire che non è tutto qui, perché questa statua ha anche un grande fascino, dovuto alla sua realizzazione e alla sua storia.

Che cos’è la Statua del Decebalo?

Cos’è di preciso, dunque, questo volto così particolare? La domanda giusta da porre, in realtà, sarebbe chi è: si tratta appunto di Decebalo, ultimo sovrano della Dacia. Decebalo ebbe (e ha) un impatto enorme sulla Romania: il sovrano organizzò il proprio esercito in modo straordinario, per combattere contro gli imperatori romani Domiziano e Traiano, al fine di conservare l’indipendenza del paese. La sua impresa fu eccezionale, al punto che Roma prese proprio esempio dalle truppe di Decebalo per riorganizzare il proprio, di esercito.

La Statua del Decebalo sul Danubio: è la più grande scultura in Roccia d'Euroa

Descritto come maestro militare, stratega astuto e grande pensatore, Decebalo è un simbolo di grande intelletto, ambizione e preparazione. Per questa ragione, nel 1994, è stata realizzata la Statua: per ricordare la sua preparazione e per ispirare i posteri a compiere azioni sempre attente e ben pensate, perché sono proprio la mente e il pensiero acuto a determinare i successi, anche in situazioni apparentemente sfavorevoli.

La creazione e la storia

Nonostante la fine di Decebalo non sia stata delle migliori (il sovrano si suicidò dopo una sconfitta), questo Re è passato alla storia per il suo carisma. In particolare, il suo volto attirava l’attenzione: pur non essendo bello era affascinante per via dello sguardo intenso e brillante, accentuato da sopracciglia marcate, per gli zigomi pronunciati e per le labbra grandi e carnose e il suo fascino gli dava la possibilità di ammaliare gli interlocutori.

Questa peculiarità e le sue abilità strategiche hanno colpito un ricco uomo d’affari rumeno, Iosif Constantin Drăgan. Quest’ultimo, nel 1994, decise di acquistare un angolo verde, più precisamente uno sperone roccioso che si affacciava sul Danubio , vicino alle Porte di Ferro (il confine tra la Romania e la Serbia), proprio con l’intento di far realizzare una statua che ritraesse il volto di Decebalo.

Statua del Decebalo: la più grande scultura rocciosa in Europa

La sua idea era ambiziosa: la statua doveva essere enorme, doveva osservare il Danubio e doveva trasmettere tutto il carisma del sovrano. Fece scegliere il luogo migliore per realizzarla allo scultore italiano Mario Galeotti, che oltre a valutarne la posizione ne realizzò un modello iniziale. L’opera di realizzazione iniziò nel 1994 e finì nel 2004: ci sono voluti dunque ben 10 anni di lavori, iniziati con il disboscamento, la definizione dell’area per mezzo della dinamite e la pulizia e la messa in sicurezza delle rocce.

A Galeotti seguì los cultore rumeno Florin Cotarcea, che guidò ufficialmente i lavori coordinando oltre dodici scultori, i quali vennero formati per lavorare scalando la roccia, arrampicandosi, in turni di lavori di circa sei ore, affrontando diversi pericoli tra cui (appunto) le altezze, ma anche la presenza di vipere e l’impossibilità di utilizzare macchinari pesanti per aiutarsi.

La Statua di Decebalo e la lapide

Alla fine dei lavori, la Statua di Decebalo era più che imponente. La lunghezza degli occhi è di 4,3 metri, quella del naso di 7 metri, la bocca supera i 5 metri. La barba è stata curata al meglio delle possibilità degli scultori, che dovettero lavorarla in particolare durante l’estate, quando la pietra si arroventava e le condizioni diventavano rigide, quasi intollerabili.La più grande scultura rocciosa d'Europa: è la Statua del Decebalo, affacciata sul Danubio in Romania

Sotto la statua, è stata apposta una lapide che recita “Decebalus Rex – Dragan Fecit”, ovvero “Re Decebalo, opera realizzata da Dragan”, per ricordare che a commissionarla è stata appunto l’uomo d’affari Iosif Constantin Drăgan, il quale ha sostenuto di aver scelto il Re anche per ricordare l’importanza dell’identità culturale dei rumeni.

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Turismo con i pescatori: per vivere il mare da protagonisti

Da tempo la filiera ittica si è aperta al turismo, creando possibilità di incontro attraverso l’esperienza diretta. Uscire in barca con i pescatori, sperimentare le tecniche di pesca più selettive e sostenibili, assaporare il pescato a chilometro zero, godere delle bellezze della costa dalla prospettiva del mare, nuotare al largo, sono solo alcune delle tante esperienze che si possono vivere insieme a chi svolge questo antico e affascinante mestiere. Attività volte alla diffusione della cultura del mare e del patrimonio di conoscenze e saperi legati alle tradizioni marinare, annoverate a pieno titolo nel settore del turismo responsabile e sostenibile.

Ittiturismo e pescaturismo: conoscere mestieri e segreti del mare

Ittiturismo e pescaturismo aiutano senza dubbio a comprendere meglio il lavoro dei pescatori che si è evoluto, ma che rimane fortemente caratterizzante nella storia delle diverse marinerie e delle comunità nelle quali le attività di pesca si inseriscono, nonché il valore di una risorsa che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea.

Per questa ragione, Legacoop Agroalimentare ha scelto di essere partner del progetto “FISH MED NET”, cofinanziato dall’Unione europea nell’ambito del Programma ENI CBC Med “Mediterranean Sea Basin” 2014-2020. Da qui nasce una pubblicazione che mette insieme tutte le esperienze del territorio nazionale, proponendo un’offerta articolata a chiunque desideri vivere il mare, i suoi mestieri e le sue risorse. Nelle escursioni e tramite l’ospitalità, i pescatori riescono a condividere con i partecipanti sapori, profumi, storie, in poche parole il mestiere antico del pescatore e l’importanza di questa attività per le comunità costiere.

Ogni esperienza regala qualcosa di nuovo da scoprire e imparare, spingendo il turista consapevole a ripetere questo viaggio tutte le volte che sente il bisogno di approfondire le proprie conoscenze, a volte le proprie radici e, non ultimo, le proprie soddisfazioni culinarie. Dal Veneto alla Sardegna, passando per Emilia-Romagna, Liguria, Marche e Puglia, l’offerta è molto variegata, in funzione delle diverse ricchezze e delle vocazioni territoriali, di coste, lagune, laghi o fiumi. Tante le imbarcazioni che accolgono, lungo alcuni dei litorali più belli della Penisola, gli amanti del mare in cerca di nuove emozioni.

Dal Veneto alla Sardegna, le esperienze più belle in mare

Tra le esperienze da fare in Veneto, si può può sperimentare il pescaturismo in laguna, nei dintorni delle isole di Burano e Torcello, apprendendo le attività professionali di pesca e immergendosi pienamente nella cultura e nella tradizione peschereccia locale, assistendo all’utilizzo di tecniche utilizzate secolari. Oppure provare la pesca ricreativa, le escursioni all’alba e i tour fotografici nelle meraviglie naturali e storiche della laguna di Chioggia e lungo gli antichi borghi che si affacciano sull’acqua.

In Emilia-Romagna, si possono svolgere in prima persona alcune attività della piccola pesca durante le escursioni in barca, visitando gli impianti di mitilicoltura o i luoghi caratteristici dell’attività ittica a Cesenatico, come il Mercato ittico, il Museo della Marineria e i Borghi dei Marinai. In Liguria non mancano le opportunità di ittiturismo in diverse località costiere, dove condividere con i pescatori la loro passione per il mare e degustare pesce freschissimo e specialità del territorio direttamente in banchina o sulle spiagge.

Anche in Puglia questa formula di turismo non manca e tra Fasano e Polignano a Mare è possibile scoprire splendidi paesaggi, partecipando attivamente a una battuta di pesca, totalmente immersi in alcuni dei tratti di costa più affascinanti della regione. Pescaturismo e ittiturismo sono un’occasione unica, infine, per scoprire con occhi nuovi i luoghi più incantevoli della Sardegna, entrando in contatto con i pescatori del posto, pronti a raccontare tutti i segreti del loro antico mestiere, dell’isola e del mare più bello d’Europa.

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La Spa naturale più bella d’Europa è una laguna dall’acqua rosa

Madre Natura non smette mai di incantarci con quegli spettacoli incredibili che ci ricordano, ogni volta, quanto è straordinario il mondo che abitiamo. Sono le stesse visioni, queste, che ci spingono a esplorare il globo, a viaggiare in luogo e in largo per perderci e immergerci all’interno di paesaggi incredibili, che a volte sono così belli da non sembrare reali.

E invece lo sono, e lasciano senza fiato. Propio come fa quel lago salato dalle acque rosa che si trova in Spagna, e che per caratteristiche è anche una Spa naturale, la più bella e suggestiva di tutta Europa.

Il lago rosa di Torrevieja

Organizzare un viaggio in Spagna è sempre un ottima idea, in ogni periodo dell’anno. Il Paese, infatti, è un concentrato di bellezze e meraviglie architettoniche e naturali tutte da scoprire, alle quali si uniscono le tradizioni e le storie che da sempre rendono questo magico territorio una vera e propria attrazione mondiale.

E oggi è proprio in Spagna che vogliamo tornare, per raggiungere un luogo che ospita uno dei paesaggi più belli e suggestivi di tutto il Paese. Ci troviamo a Torrevieja, lungo il meraviglioso itinerario della Costa Blanca, tra Alicante e Cartagena.

Il territorio, particolarmente apprezzato per il patrimonio paesaggistico ed ecologico, ospita un luogo incredibile plasmato da Madre Natura. Si tratta di una laguna salata che campeggia al centro del Parco Naturale di Lagunas de la Mata e Torrevieja. Un luogo unico al mondo, non solo per i suoi colori, ma anche per tutta una serie di caratteristiche che offrono a cittadini e viaggiatori un’esperienza di benessere straordinaria.

Sì perché quel lago salato dalle caratteristiche sfumature rosa non è solo bello da guardare, ma fa anche bene, al punto tale da essere considerato una vera e propia Spa naturale.

Una Spa naturale e bellissima

La laguna di Torrevieja è un miraggio, un luogo così bello e surreale che incanta la vista e riscalda il cuore. Quel fenomeno naturale che tinge tutto di rosa, e che ci riporta immediatamente a tutti quegli scenari da favola che abbiamo visto solo nei libri e nei cartoni, è dato dalla presenza dei batteri Halobacterium che, grazie al rilascio dei loro pigmenti, danno quella caratteristica colorazione.

Un colore, questo, che durante alcuni periodi dell’anno si intensifica ancora di più creando un’atmosfera magica e surreale.

Il lago rosa di Torrevieja non è solo bello da guardare e incredibile da fotografare, perché questo luogo è un vero e proprio concentrato di benessere. Le acque, per motivi di tutela ambientale, non sono balneabili, tuttavia lungo tutto il parco si snodano diversi percorsi da seguire a piedi e in bicicletta che permettono di godere di tutti i benefici sprigionati dalla laguna.

Le acque che evaporano, infatti, sono ricche di sali minerali e di iodio che fanno bene al corpo e all’apparato respiratorio. E non è tutto perché i fanghi che si trovano sul fondale della laguna possono essere utilizzati dai visitatori per un vero trattamento di benessere. È stata infatti creata un’area dove è possibile rilassarsi e prendersi cura di sé con un bagno di fanghi, per rigenerare la pelle, le articolazioni, il corpo e la mente.

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Borgo Universo si colora ancora. È più bello ed è green

C’è un luogo incredibile, immerso nell’entroterra abruzzese, che è così bello da non sembrare reale. Si tratta di un piccolo borgo circondato da strade panoramiche, campi sterminati e montagne verdeggianti.

Un posto fatto di colori e di parole, di forme e di memorie, di poesie e opere letterarie. Un luogo in cui l’arte è diventata strumento per comunicare e comunicazione stessa, proprio lei che ha cambiato definitivamente il volto di questo paese trasformandolo in un microcosmo fiabesco e surreale.

Stiamo parlando di Aielli, il piccolo comune medievale in provincia dell’Aquila dove è nato Borgo Universo, un museo a cielo aperto che ospita i capolavori murali di street artist provenienti da tutto il mondo. E ne ha inaugurato un altro. Ancora più bello, ancora più significativo, perché è il primo eco murale del paese.

Bentornati ad Aielli

Aielli è un gioiello, è un tesoro prezioso da proteggere e valorizzare. È un viaggio nella storia, nell’arte e nella bellezza, è un’immersione tra presente e passato. È un museo a cielo aperto che incanta viaggiatori provenienti da ogni parte del Paese e che qui scelgono di restare per lasciarsi ammaliare dai più straordinari capolavori visivi e murali.

In questo borgo dell’entroterra abruzzese, in provincia dell’Aquila, ci sono già 39 murales che portano la firma di artisti di fama mondiale. Tra questi spicca il libro Fontamara di Ignazio Silone, testo che è diventato il simbolo della rinascita del luogo, al quale si aggiungono il murale della Costituzione Italiana e quello che riporta i versi della Divina Commedia.

Ogni anno, questo museo en plein air si arricchisce di nuovi murales tra luglio e agosto, mesi in cui si tiene il Festival Borgo Universo. A firmare la nuova opera, la prima eco-green dell’intero progetto, sono stati gli street artis Zoer e Giovanni Anastasia.

Nuru, l'eco-murale di Borgo Universo. Zoer e Giovanni Anastasia

Fonte: Ufficio Stampa

Nuru, l’eco-murale di Borgo Universo. Zoer e Giovanni Anastasia

Borgo universo diventa eco, diventa green

Si chiama Nuru, che nella lingua africana swahili significa “giorno di luce”, ed è il primo eco-murale di Borgo Universo firmato dal duo Zoer – Giovanni Anastasia. A credere nel progetto che ha preso vita con le pennellate rigorose degli street artist è stato Costellazioni di Negroni, che ha messo a disposizione degli artisti Airlite, una vernice speciale che trasforma la parete in un naturale depuratore d’aria.

Questa nuova parete d’autore, che si affianca a tutti i capolavori che nel corso degli anni hanno cambiato il volto del borgo, è diventata già il simbolo della sostenibilità che si affianca alla riqualificazione urbana che da tempo ha coinvolto il comune di Aielli e più in generale tutte le realtà che utilizzano la street art proprio come uno strumento di trasformazione.

Il simbolismo dell’opera, anticipato sia dal nome che dall’utilizzo di una vernice che purifica l’aria, si concentra sul significato dell’equilibrio, così precario, così in costante trasformazione. Un equilibrio che riguarda l’uomo e la natura e che può esistere solo attraverso il rispetto.

Un equilibrio che racconta in qualche modo anche la storia stessa di Aielli, del prosciugamento del lago di Fucino da cui sorgeva, e dalla rinascita del paese grazie a Borgo Universo.

Nuru, l'eco-murale di Borgo Universo. Zoer e Giovanni Anastasia

Fonte: Ufficio Stampa

Nuru, l’eco-murale di Borgo Universo. Zoer e Giovanni Anastasia

 

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Sarà questa la futura Capitale del divertimento

A qualcuno suonerà ancora come un nome sconosciuto ma siamo certi che nel giro di poco sarà una delle località più nominate e prenotate dagli amanti delle movida e del divertimento. Parliamo di Canggu, una città che si trova sulla costa meridionale di Bali, in Indonesia, e più precisamente a ovest di Kuta, Seminyak e Legian. Un luogo che, se fino a poco tempo fa poteva non dire nulla a chi ne sentiva il nome, adesso sta diventando una meta sempre più gettonata e tra le più quotate per diventare la nuova Capitale del divertimento.

Addio a città come Amsterdam, Ibiza e Rio de Janeiro quindi? Sicuramente no, ma tra queste località dalla grande energia e vitalità, soprattutto in tema di svago e attività serali, deve entrare a pieno titolo anche Canggu e le sue infinite possibilità per vivere un’esperienza davvero unica e indimenticabile.

La storia di Canggu, da villaggio a città del divertimento

Solo 10 anni fa, Canggu era un villaggio costiero rurale che ospitava (raramente) alcune migliaia di surfisti e viaggiatori in cerca di tranquillità rispetto alle vicine spiagge e località più conosciute e frequentate. Nel giro di poco, però, questo luogo ha avuto una rapidissima ascesa in termini di sviluppo, incrementando tantissimo la sua offerta in ambito leisure e costruendo tutta una serie di lussuosi alberghi e beach club, in cui poter godere della bellezza del luogo e della sua vita notturna.

Come non citare, per esempio, il famoso Finns Beach Club, considerato come il miglior beach club di Bali grazie alla sue attrattive tra cui quattro piscine, otto bar (due dei quali sull’acqua) e cinque ristoranti diversi. Un luogo unico da cui poter osservare lo spettacolo del tramonto e proseguire con musica e festeggiamenti per tutta la notte. O l’Atlas Beach Club, aperto nel luglio 2022 ma che sta già lasciando il segno trasformandosi velocemente nel miglior luogo di intrattenimento di Bali. Ma non solo.

Tra feste e benessere

Perché una delle caratteristiche che rendono Canggu una meta che trabocca di possibilità è anche la sua capacità di coniugare divertimento a relax, movida a sport, benessere e salute.

Qui, infatti, oltre ad alberghi super forniti ma alla portata di tutti e locali in cui divertirsi e trascorrere piacevoli nottate, ci sono anche moltissime palestre, scuole di surf e centri termali, per consentire ai viaggiatori di prendersi cura di sé e della propria salute nonostante la voglia di far festa che rappresenta il mood delle vacanze di molti turisti e visitatori del luogo. Offrendo così una serie di servizi ad ampio raggio capaci di soddisfare richieste ed esigenze diverse.

Tutte validissime ragioni che spingono molti viaggiatori, influencer, travel blogger, ecc. a scegliere Canggu come meta ideale per le loro vacanze. Portandola di diritto tra le località top per vivere una vacanza all’insegna del divertimento e che sappia soddisfare tutti i sensi.

Un’occasione per chi non la conosce ma un “problema” per chi è sempre stato abituato a vivere Canggu nella sua semplicità e quotidianità. Tanto che si stanno adottando misure ad hoc per garantire che questo luogo possa sostenere il suo sviluppo senza ripercussioni di alcun genere. Un lavoro doveroso e necessario per preservare la tranquillità dei locali ma senza compromettere l’enorme potenziale di questa nuova destinazione del benessere e del divertimento.

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Il centro benessere a testa in giù sospeso tra cielo e terra

Sono le esperienze a caratterizzare in maniera unica le nostre avventure di viaggio, le stesse che ci permettono di costruire i ricordi più indelebili di una vita intera.

Esperienze che passano per la scelta di alloggi straordinari, visioni mozzafiato, passeggiate in mezzo alla natura, trekking urbani e molto altro. Elencarle tutte è una vera e propria missione impossibile, quello che possiamo fare però è parlarvi di un luogo che sembra avere tutte le carte in regola per farvi vivere le emozioni più incredibili di sempre.

Sì perché in Italia, e più precisamente a Valdaora, ai piedi di Plan de Corones, è stato creato un centro benessere a testa in giù, una struttura sospesa tra cielo e terra che affaccia su uno dei panorami più belli del nostro Paese. Scopriamolo insieme.

Benvenuti a Valdaora

Ci troviamo in Trentino-Alto Adige, e più precisamente nella provincia autonoma di Bolzano. È qui che nel pittoresco comune di Valdaora esiste un hotel che da anni è meta prediletta di tutti gli amanti della natura e della montagna.

Il suo nome è Hotel Hubertus, ed è una struttura ricettiva immersa in un parco naturale e lussureggiante che si estende per 5000 metri. L’edificio ospita quella che è una delle più suggestive terrazze panoramiche d’Italia, nonché la più grande di tutta Valdaora. Da qui è possibile ammirare uno scenario mozzafiato che abbraccia le Dolomiti e le Vedrette di Ries.

Perché oggi vi parliamo dell’Hotel Hubertus ve lo spieghiamo subito. Non solo perché la struttura è il luogo ideale per vivere vacanze rilassanti all’insegna del relax e della grande bellezza, ma anche e soprattutto perché qui è nata una Spa mozzafiato. Un centro benessere sospeso tra cielo e terra che vi farà vivere un’esperienza insolita e incredibile, a testa in giù.

Centro benessere capavolto, Hotel Hubertus

Fonte: IPA

Centro benessere capavolto, Hotel Hubertus

Hub of huts: rilassarsi a testa in giù

Si chiama Hub of huts ed è il centro benessere che completa in maniera straordinaria l’offerta dell’Hotel Hubertus. Progettata dal team di architetti dello studio noa*, questa nuova Spa è destinata a lasciare senza fiato. Del resto basta guardare le fotografie per provare quel senso di smarrimento misto al fascino che si traduce in un invito a vivere questa nuova esperienza in prima persona.

Il centro benessere sembra sospeso tra cielo e terra, e in effetti è stato costruito su una piattaforma a 15 metri di altezza. Le diverse strutture che completano la spa svettano verso l’alto creano un gioco d’illusioni senza precedenti. Al piano di sopra gli edifici svettano verso l’alto mentre quelli al piano di sotto sono ribaltati, come se fossero i soggetti di un’immagine riflessa nello specchio, o nelle acque.

E in effetti è proprio al paesaggio riflesso nelle acque della piscina a sfioro che caratterizza l’Hotel Hubertus che gli architetti si sono ispirati, creando così una struttura davvero incredibile che sembra sfidare la forza di gravità e che rovescia ogni prospettiva, e che garantisce un’esperienza al di fuori dell’ordinario.

Per raggiungere l’area benessere, gli ospiti sono invitati ad attraversare una passerella sospesa che conduce nella Spa, dove ci sono sauna, docce emozionali, piscine e aree destinate al riposo dei sensi.

Gli interni delle strutture, poi, sono pensati per garantire il massimo relax agli ospiti. Non mancano ovviamente ampie vetrate che permettono di abbracciare il panorama montuoso tutto intorno.

Centro benessere capavolto, Hotel Hubertus

Fonte: IPA

Centro benessere capavolto, Hotel Hubertus
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Si chiama Corona ed è l’isola del futuro che stavamo aspettando

Come ve lo immaginate, voi, un paradiso terrestre? Forse come un’isola tropicale baciata dal sole e bagnata da acque turchesi e cristalline. Un luogo dove la natura, che regna incontrastata, esorta e invita l’essere umano a connettersi con lei. Un posto dove l’ambiente circostante non è solo valorizzato, ma sopratutto tutelato e preservato.

Ecco, è così che ci immaginiamo quell’eden terrestre che appare nella nostra mente quando chiudiamo gli occhi. Ma quello che sembra un sogno è già realtà.

Sì perché l’isola del futuro che stavamo aspettando è già stata creata. Il suo nome è Corona ed il primo territorio al mondo privo di plastica monouso e blue verified. Scopriamola insieme.

Benvenuti a Corona Island

Esiste un luogo straordinario e incontaminato che si prepara a farci vivere l’esperienza più incredibile di una vita intera. Un’isola plasmata da Madre Natura, e circondata da acque dalle mille sfumature di blu, che è stata scelta dall’uomo per diventare un esempio di sostenibilità ambientale.

Il suo nome è Corona Island ed è un sogno che si avvera. La promessa di trasformare questo lembo di terra in un’oasi naturale in cui valori come la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente vengono prima di ogni cosa è stata mantenuta. A dimostrarlo è il fatto che il territorio ha ottenuto il più alto livello di verifica di sostenibilità Blue Standard di Oceanic Global, un riconoscimento che conferma tutta una serie di operazioni volte a proteggere e ripristinare il mondo marino.

L’isola verrà aperta al pubblico nell’estate del 2023 con un’offerta ampia e variegata destinata a famiglie, coppie e viaggiatori in solitaria che desiderano ritrovare quella connessione primordiale con la natura.

A occuparsi personalmente di quella che sarà la meta d’eccellenza dell’ecoturismo, è stata Corona, azienda produttrice di una delle birre più celebri e amate di tutto il mondo, nonché brand di eccellenza del gruppo Ab InBev. Il nome, infatti, è un omaggio alla stessa azienda, ma ci piace anche immaginare che quella corona stia anche ad indicare l’incredibile traguardo raggiunto di prima isola al mondo plastic free.

La prima isola al mondo senza plastica monouso

Situato al largo della costa della Colombia, questo lembo di terra si prepara a diventare un vero e proprio eden, nonché un esempio per tutte le altre destinazione turistiche. Un paradiso insulare unico nel suo genere completamente privo di plastica monouso il quale obiettivo è quello di incoraggiare gli ospiti a riconnettersi con il mondo naturale attraverso esperienze uniche e autentiche.

Per realizzare tutto questo, Corona ha collaborato con Oceanic Global, organizzazione no profit internazionale, per dare vita alla prima isola Blue Verified, ottenendo i massimi riconoscimenti per aver eliminato totalmente la plastica monouso e per aver adottato le migliori pratiche operativi per la sostenibilità su tutto il territorio.

Dalla costruzione delle strutture ricettive alla produzione di energia, passando per il cibo e le esperienze pensate per gli ospiti che raggiungeranno Corona Island: tutto è stato pensato per valorizzare, rispettare e preservare il territorio.

“Con Corona Island, celebriamo la maestosità e la bellezza della vita all’aria aperta, coinvolgendo i nostri ospiti nella protezione del paradiso”, ha affermato Felipe Ambra, Global Vice President Corona – “Non vediamo l’ora di accogliere i visitatori, riaccendere il loro rapporto con la natura e, si spera, creare più sostenitori dediti alla protezione del nostro mondo naturale”.

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Il piano di Singapore per diventare una città-stato green

Singapore, sin dalla sua proclamazione come città-stato indipendente, ha legato il suo progresso economico e sociale a una promessa di sviluppo sostenibile. Non è un caso, infatti, che attualmente sia la numero 8 al mondo nella classifica delle città più verdi del 2022 secondo le analisi di Resonance, una società di consulenza attiva nell’ambito immobiliare, del turismo e dello sviluppo economico.

Un indice che ci mostra come uno degli stati più piccoli dell’intero pianeta possa diventare un esempio per il resto del globo. Ma nonostante ciò, Singapore non è soddisfatta, e per questo si è posta ulteriori obiettivi da raggiungere per essere una città-stato ancora più green.

Come ha fatto Singapore a diventare green

Non è stato di certo stato un lavoro facile quello fatto su Singapore. Infatti, inizialmente aveva diversi problemi nella gestione delle acque reflue. Ma non solo. Molti dei suoi fiumi erano inquinati, le foreste erano state in gran parte abbattute e le risorse naturali del territorio erano scarse.

Per questo motivo, sono stati messi a punto piani chiari e sempre più integrati per l’edilizia abitativa, lasciando però ampio spazio agli spazi pubblici verdi. Nonostante i traguardi raggiunti, Singapore ora punta alla fase successiva: da città giardino vuole diventare città nella natura.

Il piano di Singapore

Gli obiettivi a breve termine prevedono lo sviluppo di più di 300 acri di nuovi parchi in modo da garantire a ogni famiglia di trovarsi, ovunque essa sia, a massimo 10 minuti a piedi da uno spazio verde. Si vuole, inoltre, triplicare il numero di piste ciclabili, puntare sullo sviluppo di un’economia circolare e richiedere che tutte le nuove auto siano veicoli a energia pulita, quindi elettriche.

singapore città green
Central Business District di Singapore

A lungo termine, invece, il piano prevede il finanziamento di programmi di formazione per futuri lavori nell’edilizia sostenibile e nella tecnologia solare. Il tutto entro il 2030.

L’aeroporto anti-Covid e a impatto quasi zero

Ma il 2030 sarà anche l’anno in cui entrerà in funzione il nuovo terminal 5 dell’aeroporto di Singapore che è stato pensato per rispondere al meglio alle esigenze della crisi climatica e a quelle di una possibile nuova epidemia.

Una struttura che sarà completamente innovativa a livello ecologico, a tal punto che la certificazione Green Mark Platinum Super Low Energy Building assicura che il terminal sarà quasi a impatto zero.

Infatti, l’energia necessaria per il suo funzionamento sarà prodotta quasi per intero da un enorme sistema di pannelli fotovoltaici. In più, il lavoro combinato di intelligenza artificiale, teleriscaldamento e stoccaggio di energia termica garantirà un abbattimento quasi totale degli sprechi. E poi c’è la novità più grande in assoluto: il terminal sarà predisposto per accogliere aeromobili e veicoli terrestri che funzionano con carburanti alternativi.

aeroporto singapore green

Fonte: iStock – Ph: gollykim

Il vortice della pioggia all’aeroporto di Singapore

Ma non è finita qui. Come tutti sappiamo, la crisi sanitaria mondiale dovuta alla diffusione del Covid-19 ha fatto comprendere che c’è una grande necessità di rivedere gli spazi e i luoghi adibiti al traporto pubblico. Per questo, il nuovo terminal dell’aeroporto di Singapore è stato pensato per essere più efficiente in caso di nuove epidemie e pandemie.

Tutto ciò sarà possibile grazie a sistemi di ventilazione all’avanguardia, costruzione di sotto-terminal più piccoli da aprire e chiudere secondo le esigenze, e che possano essere riconvertibili in aree per la quarantena o a disposizione dei servizi sanitari.

Ritorna la Grand Prix Season Singapore

A prescindere dai virtuosi obiettivi in ambito ecologico, la verità è che questi sono giorni di fermento per Singapore. Dopo una pausa di due anni, il Grand Prix Season Singapore torna dal 23 settembre al 2 ottobre con una serie di attività innovative collaterali pensate per tutte le età e per ogni tipo di interesse. Eventi che andranno a completare l’esperienza del Gran Premio di Singapore di Formula 1, invitando i visitatori a esplorare e godere di ciò che Singapore ha da offrire.

Le feste di quartiere torneranno in quattro angoli della città per tutto il periodo del Grand Premio: ogni distretto ospiterà diverse attività ed eventi a tema F1. L’isola di Sentos, per esempio, ospiterà alcune esperienze esclusive rivolte alle famiglie e agli amanti delle “beach vibes”. Da queste parti i visitatori potranno immergersi in spettacoli musicali al Central Beach Bazaar, o provare i simulatori di corsa per una Ultimate Red Bull Racing Experience, per poi di rilassarsi con proiezioni di film ispirati al Gran Premio.

Presso Orchard Road, invece, i viaggiatori potranno fare acquisti in un mercatino delle pulci a tema automobilistico, ma anche partecipare a sfide a tema all’Heineken Silver Smooooth Pit Stop. Esibizioni di percussionisti e flash mob animeranno l’area commerciale della città, insieme a spettacoli visivi.

In occasione della F1, il coloratissimo Clarke Quay darà vita a una vivace vita notturna caratterizzata da feste tematiche, come la Retro Rocks e la Girls’ Night Out, durante le quali si esibiranno famosi DJ locali. Per aumentare l’entusiasmo ci saranno delle sfilate di moda ispirate alle corse e anche un carnevale a tema.

Clarke Quay singapore

Fonte: iStock

Clarke Quay, Singapore

Nel quartiere di Kampong Gelam, infine, ci si potrà immergere in un’atmosfera più culturale: le vie saranno animate di esibizioni teatrali di artisti locali, mentre all’inaugurazione del Food Yard si potrà respirare un’aria carnevalesca. Gli amanti dell’adrenalina, invece, potranno assistere alle sfide di street dance All-Style e alle competizioni di freestyle sulle BMX, ma anche provare le emozioni del Gran Premio grazie ad un camion itinerante di F1.

Le possibilità, ovviamente, non si esauriscono di certo qui. Si potrà partecipare, infatti, anche al primo raduno al mondo di supercar McLaren, ma anche ammirare una replica a grandezza naturale dell’elegante auto da corsa Technic McLaren Formula 1TM Race Car, costruita con circa 288.000 mattoncini LEGO® e in quasi 1.900 ore di lavoro. La cosa più particolare? Che proprio come nella realtà i visitatori potranno sedersi al suo interno.

Prima del Gran Premio, inoltre, il team britannico di Formula 1 Williams Racing sarà al Suntec City per offrire un’esperienza immersiva ed emozionante a tutti i fan, che potranno incontrare dal vivo i piloti Alexander Albon e Nicholas Latifi. Poi l’HyperDrive Cities 2022, un evento ibrido inaugurale dove sarà possibile vivere esperienze, sia online che offline, come le corse simulate e il karting elettrico.

Infine, l’iconico programma GPSS di 1-Altitude “The Circuit” si svolgerà presso l’altissimo 1-Arden, che sarà trasformato in un vero e proprio circuito automobilistico con pit stop e anche un photobooth sul podio.

Insomma, Singapore –  in questi giorni ed entro il 2030 – mostrerà a tutti il suo nuovo e meraviglioso volto.

Grand Prix Season Singapore

Fonte: Ufficio Stampa

Grand Prix Season Singapore
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Nel nostro Paese è appena avvenuta un’importante scoperta

Gli scavi, in Italia, non finiscono mai e in moltissime occasioni riportano alla luce antichi e importanti tesori che per anni sono stati conservati sotto terra. È il caso della scoperta appena avvenuta nel Sud del nostro Paese, dove a seguito di alcuni scavi preventivi da parte dell’Enel sono emersi alcuni reperti storici molti importanti.

Cosenza: trovate tombe di epoca romana e altri reperti

Ci troviamo a Cosenza, in Calabria, e più precisamente su via Popilia, nei pressi del ponte di Calatrava. Proprio qui l’Enel stava facendo degli scavi guidati dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Cosenza. Tuttavia, i lavori non sono andati come avrebbero dovuto poiché gli operai si sono imbattuti in veri e propri tesori che hanno costretto a rivedere i loro piani.

Più precisamente, sono emerse sei tombe “alla cappuccina”, risalenti presumibilmente all’epoca romana, che contenevano alcuni reperti storici e delle ampolle che sono stati recuperati e inviati ai laboratori della Soprintendenza.

Ora sarà compito degli archeologi effettuare gli studi preliminari sui vari materiali recuperati, al fine di stabilire l’esatto periodo storico a cui risalgono. Si tratta, in particolare, di oggetti che completano i corredi funerari. Gli esperti della Soprintendenza, dopo aver recuperato tali tesori, avrebbero inoltre effettuato una ricognizione dell’area circostante prima di dare il via libera alla bitumazione e alla conseguente riapertura al traffico.

Cos’è una tomba “alla cappuccina”

Le tombe “alla cappuccina” sono delle inumazioni etrusco-romane diffuse soprattutto in epoca imperiale e destinate per lo più alle classi meno agiate. In sostanza, il defunto non veniva cremato poiché il corpo veniva avvolto in un sudario e adagiato in una fossa scavata sotto il piano del terreno, deposto direttamente sulla terra o su delle lastre di terracotta o sopra un tavolato ligneo.

La tomba veniva poi chiusa nella parte superiore con coppi ed embrici e interrata. Il corredo era per la maggior parte dei casi minimo.

Ma perché queste tombe sono chiamate “alla cappuccina”? Questo tipo di sepoltura viene detto così perché, se guardato in sezione frontale, ha la forma di un triangolo come il cappuccio dei frati cappuccini.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

A Cosenza, quindi, è stata ritrovata una vera e propria necropoli sotto l’asfalto. A tal proposito, la  Soprintendente di Cosenza, Paola Aurino, come riportato dai giornali locali si è detta “felicemente sorpresa e soddisfatta per la scoperta” Si tratta, infatti, di un’importante testimonianza storica della presenza romana sul territorio cosentino.

Un ritrovamento che potrebbe svelare anche molti dettagli sulla vita di quell’epoca grazie ai reperti che erano ancora conservati all’interno delle stesse tombe. Tra le altre cose, non è escluso che tale scoperta possa essere collegata al passaggio nella zona dell’antica Via Popilia. Infatti, non molto tempo fa anche i lavori per la costruzione del vicino parcheggio dei Due Fiumi vennero rallentati a causa del ritrovamento di alcuni reperti archeologici.

Una zona ricca di testimonianze che potrebbero gettare una nuova luce alla storia di questa zona del nostro Paese. Non resta che attendere i diversi approfondimenti per avere maggiori informazioni sul passato di questa bella città del Sud Italia.