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Il nuovo itinerario tra edifici in pietra che tornano in vita

Un itinerario che passa tra edifici in pietra che tornano in vita, un modo originale per dare un nuovo volto ad alcuni patrimoni del nostro Paese che per molto tempo sono stati dimenticati. Strutture che risorgono dalle loro ceneri per regalare ai visitatori un’esperienza nuova ed emozionante.

Il Museo Diffuso dell’Abbandono lancia “Senti-Ieri”

Questo e molto altro è quello che sta per succedere nella Romagna appenninica grazie al lancio di un’app gratuita che permette di ascoltare le interviste di chi ha abitato questi luoghi, oltre a fornire una mini guida per pernottare e gustare i prodotti tipici del territorio.

Lanciato dal Museo Diffuso dell’Abbandono, si chiama “Senti-Ieri” il nuovo itinerario che attraversa l’Appennino Romagnolo alla scoperta di vecchi edifici in pietra che “tornano in vita”. Un progetto che si pone l’obiettivo di valorizzare quei luoghi che possiamo definire “fantasma” e che mira a raccontare le trasformazioni sociali, culturali ed economiche della Romagna del’900. Il tutto, però, conservando e valorizzando storie e immagini di ieri e di oggi, la memoria di un patrimonio storico che rischia di essere dimenticato.

In cosa consiste l’itinerario

L’itinerario montano del museo, “Senti-Ieri”, è un vero e proprio viaggio tra storia, natura e memoria. Un’avventura che conduce i visitatori nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, una vera ricchezza del nostro Stivale. Situato a meno di 50 chilometri da Firenze e Forlì, a cavallo del crinale appenninico, è uno dei patrimoni forestali più importanti d’Italia, tanto da essere considerato un vero e proprio paradiso per gli amanti della montagna e della natura.

Un’area davvero molto particolare non solo perché propone una grande varietà di paesaggi, ma anche perché è in grado di offrire un ventaglio di opportunità, itinerari ed esperienze a dir poco incredibili. E ora, a tutto quello che già offre, si aggiunge un’altra straordinaria avventura.

Lungo il percorso immerso nel verde i visitatori incontreranno alcuni vecchi edifici in pietra della Romagna appenninica – borghi dimenticati, case di cui ormai sono rimasti solo i ruderi, antichi poderi che oggi sono foreste, ex scuole e chiese incustodite – testimonianza di mestieri e vite che, dal dopoguerra in avanti, iniziarono a trasformarsi in modo profondo.

Ronco del Cianco romagna

Fonte: Ufficio stampa – Encanto Public Relations – Ph: Stefano Belacchi

Ronco del Cianco

Un territorio straordinario e di cui si rivela molto utile raccontare il tempo passato, riscoprire le comunità che ci vivevano e i loro valori, saperi e conoscenze, poiché di esse non rimane quasi nessuna traccia. Ma altrettanto importante è sorprendersi della natura e della biodiversità del Parco Nazionale. Del resto, sono due mondi lontani anni luce, due scenari messi a confronto che lasciano spazio alla speranza che l’uomo possa tornare, anche se in punta di piedi.

Il nome “Senti-Ieri” è stato scelto perché è un gioco di parole che ha al suo interno valori profondi: il patrimonio di ricordi e storie di uomini e donne che hanno vissuto quei luoghi e che grazie all’app, IN LOCO, è possibile ascoltare durante il cammino.

Come funziona l’applicazione IN LOCO

Tramite l’uso dell’applicazione gratuita, infatti, i turisti potranno ascoltare le voci e le audio interviste di alcuni dei testimoni di quelle che un tempo erano le vite in questi territori, riscoprire le comunità che abitavano quei posti, i loro valori, i saperi e le loro conoscenze immaginando come potevano essere un tempo e come sia ancora viva e cara la memoria ai loro occhi, e non solo.

Grazie a questo sistema potranno diventare propri i diversi i racconti che permettono di conoscere meglio la storia di questo territorio: i ricordi delle feste e balli con gli scarponi, le lunghe distanze da percorre per svolgere la quotidianità, i riti, i giochi di una volta come per esempio le “sette merende” o le tecniche per la caccia ai ghiri nei castagneti. Memorie che sono ancora vive come ricorda Giorgio Amadori, nato a Villaneta nel 1944 lungo il sentiero 243 che scende da Campigna: “Era una vita come tante in montagna. Però non stavamo male, avevamo tutto quello che ci serviva”.

Passato, presente e futuro, tutto questo si può incontrare all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, mentre nel frattempo ci si lascia sorprendere della natura e della biodiversità che pian piano ha ripreso il suo splendore e il suo ruolo da protagonista.

Nel viaggio, immersi nella vegetazione e nella storia, è possibile pernottare, gustare proposte culinarie regionali a km 0 e ascoltare le storie delle persone, amici e amiche di Senti-Ieri, che abitano questo territorio ricco di fascino.

Cos’è il Museo diffuso dell’Abbandono

Gli spazi ormai lasciati in abbandono nel nostro Paese sono davvero tanti e ognuno rappresenta una ferita dei nostri tempi. Molti di questi luoghi meritano una seconda vita, anche se alcuni sono destinati a una inesorabile fine.

Ed è partendo da questi presupposti che nasce IN LOCO, un vero e proprio tentativo di tramandare la memoria di questi luoghi, uno strumento di conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale di storie, racconti ed emozioni che descrive un territorio e le sue evoluzioni sociali, culturali ed economiche.

In poche parole, IN LOCO è un museo senza pareti o cancelli ma in continuo mutamento. È uno spazio dedicato all’esplorazione e di ricerca diffuso che connette e dà una lettura di insieme del territorio ai margini, per raccontare il paesaggio abbandonato e spingere ad andare sul posto, in loco, attraverso una guida alternativa e in perenne evoluzione.

Il museo incrocia così luoghi, memorie e persone, innescando percorsi di partecipazione e rigenerazione, aggregando intorno ai luoghi le comunità che vogliono portarli nel futuro. Tutto questo è possibile grazie a una mappatura che è attiva dal 2010 che è stata il punto di partenza per tracciare 7 itinerari di viaggio rivolti a fotografi, architetti, esploratori urbani o, più semplicemente, a tutte le persone che vogliono conoscere la storia e il territorio della Romagna in modo in modo nuovo e particolare.

L’insieme degli itinerari dà vita a una guida turistica, alternativa e in continua evoluzione, che permette ai visitatori di continuare l’esplorazione e rende disponibili contenuti multimediali creati ad hoc fruibili, appunto, solamente in loco, attraverso l’applicazione.

Un’esperienza, dunque, davvero unica nel suo genere e al contempo ricca di bellezze ed emozioni.

Val di Covile romagna

Fonte: Ufficio stampa – Encanto Public Relations – Ph: Stefano Belacchi

La Val di Covile
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La storica lanterna che illumina la Dominante dei mari

C’è una città, in Italia, che è così bella da levare il fiato. Lo è perché infinite sono le sue meraviglie, come quei vicoli che caratterizzano la struttura urbana, quei palazzi che contraddistinguono il centro storico e che sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità Unesco. Lo è per gli scorci suggestivi e straordinari che si perdono nell’infinito del mare, proprio quello che la città ha dominato per secoli.

Stiamo parlando di Genova, la Dominante dei mari, La Superba. Una città che conserva un patrimonio storico, artistico, architettonico e naturale di un valore inestimabile che rende il capoluogo ligure, oggi come ieri, uno dei territori più affascinanti del nostro stivale.

Una passeggiata nel centro di Genova è una vera e propria esperienza che incanta. E lo è ancora di più quando il sole tramonta e lascia spazio alla notte più scura. Perché è allora che quella storica lanterna illumina la città e l’accende di magia.

Il simbolo della città

La città di Genova, lo sappiamo, è un vero e proprio scrigno di tesori tutti da scoprire. Eppure ne esiste uno che, più di altri, merita la nostra attenzione. Si tratta della Lanterna di Genova, il faro portuale del capoluogo ligure che da secoli svolge egregiamente il suo ruolo, quello di consentire la navigazione notturna delle navi in partenza e in arrivo dal porto cittadino.

Ma la Lanterna non è solo un faro, perché con i secoli è diventata il simbolo di Genova e di tutti gli abitanti, e come tale fa parte del patrimonio storico e culturale del capoluogo.

Non vederla è impossibile. La Lanterna è stata costruita su uno scoglio, promontorio di Capo di Faro, che oggi fa parte del porto e che innalza la struttura per ben 117 metri sul livello del mare. La sua altezza di 77 metri gli ha permesso di guadagnare diversi primati nei secoli, la Lanterna è infatti il faro marittimo più alto d’Italia, ed è stato anche quello più alto d’Europa fino alla costruzione di Faro dell’Île Vierg che gli ha soffiato il primo posto per 5 metri in più.

Resta comunque una struttura affascinante e suggestive che dall’alto, come un instancabile guardiano, veglia sulla città e la illumina quando la notte arriva.

Lanterna di Genova: tra storia, misteri e leggende

Le sue origini sono antichissime, e anche piuttosto misteriose. Secondo fonti non ufficiali, infatti, la prima costruzione risale all’epoca medievale, mentre quella attuale è il frutto della ristrutturazione avvenuta nel 1543.

Alcuni documenti storici parlano di una torre di guardia già presente nell’area già nei primi anni del XII secolo. Nel 1400, quella stessa torre, è stata trasformata in una prigione. L’intero complesso è stato poi modificato nel tempo e restaurato a partire dal 1995 per poi essere reso accessibile ai cittadini. Annesso alla torre, oggi, sorge anche il Museo della Lanterna.

La mancanza di documenti ufficiali che attestano la costruzione della Lanterna, ha dato adito a diverse leggende locali che ancora oggi creano un alone di mistero attorno alla struttura. Si dice, infatti, che il creatore della struttura fu gettato in mare dalla cima della torre una volta completato il lavoro.

I più romantici parlano di un gesto estremo da parte dei cittadini perché tanto era bella la torre che il rischio che l’architetto ne avrebbe potuta costruire un’altra simile era troppo alto. I più realistici, invece, sostengono che l’ideatore fu spinto in mare perché aveva presentato un conto troppo caro che i genovesi non volevano pagare.

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L’era delle low cost è finita: cosa sta succedendo

Sono anni molto complicati per il trasporto aereo. Dopo le strette dovute alla pandemia, ci si mette l’inflazione a dare la botta di grazia a questo settore. Su questo argomento è intervenuto Andreas Gruber, il responsabile delle attività tedesche della compagnia low cost Ryanair, che ha rilasciato delle dichiarazioni che non fanno ben sperare.

Addio ai voli low cost

Stando a quanto dichiarato da Gruber, i prezzi dei biglietti aerei della compagnia aerea Ryanair sono destinati a subire un’impennata nei prossimi mesi. Manco a dirlo, all’origine dei futuri rincari pianificati dal vettore irlandese c’è l’aumento del costo del carburante: “Il prezzo medio di un biglietto Ryanair aumenterà probabilmente da 40 a 50 euro, da 38,6 a 48,2 dollari in cinque anni“.

La compagnia aerea sta cercando di ridurre l’impatto dell’aumento dei prezzi del petrolio con contratti a termine che fissano i prezzi e acquistando paraffina a basso costo per le sue scorte, ma non può ammortizzare completamente l’aumento dei prezzi del carburante“, ha continuato Gruber.

A farci venire un minimo di speranza è però l’amministratore delegato del gruppo, Michael O’Leary, che sostiene che l’era dei voli low cost non sia affatto finita. Quello che ha fatto sapere è che attualmente i voli a 9,99 euro non sono sostenibili a causa del rincaro del carburante, ma appena il cherosene costerà di meno inevitabilmente scenderà anche la tariffa media.

Voli da incubo: tutte le compagnie che hanno aumentato i prezzi

Non è solo Ryanair ad aver aumentato i prezzi. Anche Lufthansa, la principale compagnia aerea tedesca, ha annunciato tariffe più alte per il resto dell’anno. Ma in generale basta fare un giro sui vari portali delle compagnie aeree o nei siti dedicati ai biglietti per capire che è davvero un’impresa trovare un volo a poco.

La crisi energetica, infatti, ha solo peggiorato la situazione e adesso le tariffe sono arrivate a costi spropositati. Vi basti pensare che secondo le ultime indagini dell’Istat, i voli intercontinentali sono quelli che hanno subito più rincari su base annua: un aumento del 176%, per i voli internazionali l’aumento è del 128,1% mentre i voli europei costano il 110,8% in più.

A tal proposito il Codacons ha condotto una ricerca sui rincari dei voli evidenziando che le tariffe del trasporto aereo sono arrivate a prezzi davvero fuori dal comune. Solo per andare in Cina, per esempio, si può spendere fino a 5mila euro facendo due scali.

Attualmente, chi vuole andare in Australia potrebbe arrivare a pagare anche 2mila euro a tratta con uno scalo. Mentre per volare verso Buenos Aires ne servono anche 1603 con un volo diretto. Non va meglio verso Tokyo, dove non si riesce a scendere sotto a 950 euro con uno scalo

In Europa, invece, per volare da Roma a Oslo si può spendere anche 450 euro solo andata. Per Londra la tariffa arriva a 369 euro, poco meno di 300 euro sono i soldi che servono per volare fino a Helsinki: Mentre per altre città come Istanbul o Tel-Aviv una tariffa media di sola andata non scende sotto i 200 euro.

Sfortunatamente, in questo momento storico volare costa sempre di più e fino a che la crisi energetica non terminerà sarà difficile vedere un cambiamento sostanziale e tornare a viaggiare low cost.

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Si trova in Europa ed è il cinema più bello del mondo

Monumenti iconici, vie dello shopping e sculture, e poi ancora piazze, musei, parchi e giardini: sono questi i luoghi che caratterizzano i nostri itinerari di viaggio. Eppure l’esperienza ci ha insegnato che all’ombra delle attrazioni turistiche più popolari c’è sempre altro da scoprire.

Ci sono le tradizioni e la cultura, che rendono tutto più magico, ci sono i dettagli che incantano, e che si palesano solo davanti agli occhi dei più attenti osservatori e poi, ancora, tutti quei luoghi che caratterizzano in maniera unica il patrimonio storico, culturale e artistico della città.

Come quel cinema situato a Reguliersbreestraat, nella zona di Amsterdam conosciuta come Cerchia dei canali Est, che non è solo un luogo di intrattenimento dove trascorrere qualche ora davanti alla visione di un buon film, ma è molto di più: è il cinema più bello del mondo.

Pathé Tuschinski: il cinema più bello del mondo

Organizzare un viaggio ad Amsterdam è sempre un’ottima idea. La capitale dei Paesi Bassi, infatti, stupisce e incanta viaggiatori provenienti da tutto il mondo con il suo patrimonio storico e artistico, con quell’elaborato sistema di canali nei quali si affacciano le abitazioni caratteristiche dell’epoca d’oro. E poi ci sono i musei, tutti riuniti in uno splendido quartiere, che espone i capolavori d’arte moderna dei più grandi artisti di sempre.

Amsterdam è un vero gioiello da scoprire e riscoprire, meglio ancora se in bicicletta, simbolo della città nonché mezzo preferito da cittadini e viaggiatori per spostarsi da una parte all’altra.

Èd è proprio in sella a una bicicletta che possiamo raggiungere la suggestiva zona del mercato dei fiori. Tra un acquisto e un altro, è impossibile non notare quelle due torri che svettano verso il cielo superando gli edifici circostanti. Sono quelle del Tuschinski, uno degli edifici simboli di Amsterdam nonché il cinema eletto più bello del mondo.

C’era una volta un cinematografo

Tutti in città conoscono quello che era un tempo il Theater Tuschinski. Oggi, e più precisamente dal 2000, il suo nome è Pathé Tuschinski, ma la sostanza non cambia perché si tratta del celebre e iconico cinema e teatro del varietà di Amsterdam.

Un gioiello architettonico, sapientemente costruito in stile déco ed elementi orientaleggianti, che con gli anni è diventato il simbolo di tutta la città. Il nome del cinema è un omaggio al suo ideatore, Abraham Icek Tuschinski. Fu lui, uomo d’affari ebreo di origine polacca, a commissionare il progetto all’architetto Heyman Louis de Jong nel 1918.

Sin dalla sua inaugurazione, avvenuta il 25 ottobre del 1921, il cinema è diventato un punto di riferimento per il mondo dello spettacolo in città. Qui si sono esibiti grandi artisti e cantanti, sono state proiettate le prime visioni delle grandi produzioni hollywoodiane. Oggi il Pathé Tuschinski continua a tenere fede alle sue origini, ed è diventato il cinema delle prime visioni dei film olandesi.

Non è solo la sua storia che affascina, ma anche e soprattutto i suoi esterni e i suoi interni che lo rendono un gioiello architettonico unico in città. Non è un caso che la rivista Time Out Magazine lo abbia eletto a cinema più bello del mondo.

Il cinema teatro Pathé Tuschinski è una tappa imprescindibile per tutti i viaggiatori che giungono ad Amsterdam. Potete recarvi a Reguliersbreestraat per contemplare la sua architettura esterna, oppure entrare a vedere un film e immergervi in un’atmosfera senza tempo.

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L’ultima frontiera dei viaggi: l’apiturismo, dove farlo in Italia

Cresce il desiderio di fare le vacanze a stretto contatto con la natura, carpendone tutti i segreti più belli e antichi. Un nuovo modo di esplorare il territorio, sano, ecologico e sostenibile, andando alla scoperta di aziende locali che producono mieli prestigiosi e gustosi. L’apiturismo è la nuova frontiera dei viaggi a stretto contatto con le bellezze che ci circondano. E un ruolo importante nella diffusione del mondo delle api è quello delle Città del Miele, che ogni anno promuovono tantissimi appuntamenti in 17 città di 12 regioni italiane, che vedono la partecipazione di oltre 400 mila persone.

Si ha così la possibilità di viaggiare da Nord a Sud dell’Italia tra feste, sagre, fiere e incontri per degustare e conoscere i prodotti dell’alveare e le ricette locali di oltre 60 tipologie di miele, alcune delle quali uniche al mondo, poco conosciute e molto pregiate, come il corbezzolo della Sardegna, il rododendro delle regioni di montagna, il miele al girasole del Centro Italia o all’arancio e all’eucalipto delle regioni del Sud. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, l’associazione valorizza i mieli tradizionali di tutta Italia, coinvolgendo non soltanto gli apicoltori locali ma tutto il territorio e realtà ben integrate come “La Strada del miele tra Liguria e la Lunigiana” e “La strada del miele del Roero”.

La strada del miele tra Liguria e la Lunigiana

La strada del miele tra Liguria e la Lunigiana nasce dall’accordo tra tre città: Calice al Cornoviglio, Mulazzo e Tresana. L’itinerario ha lo scopo di valorizzare la qualità del prodotto, espressione delle tradizioni più antiche del comprensorio. L’apicoltura, infatti, ha radici antiche in questa terra, capace di offrire una produzione di qualità grazie agli apicoltori del territorio.

Si tratta della prima vera Strada del Miele che consente ai visitatori di esplorare il prezioso nettare degli Dei in tutte le sue sfaccettature: dal visitare le aziende apistiche per assistere ai metodi di lavorazione, con possibilità di acquisti diretti, al degustare il miele utilizzato nella gastronomia, in ristoranti, trattorie e agriturismi. A guidare i turisti un’ottima segnaletica che facilita il percorso itinerante in un ambiente naturalistico incontaminato, che attraversa l’Altavia dei Monti liguri toccando centri d’interesse storico e artistico ben conservati e meritevoli di essere scoperti.

La strada del miele del Roero

La strada del miele che si snoda nel cuore del Roero è un ‘corridoio paesaggistico-culturale’ di circa 38 Km che parte da Bra e giunge a Cisterna d’Asti, passando per Ceresole d’Alba. Il percorso coinvolge 13 comuni, ognuno dei quali è un capitolo di sosta che propone uno specifico tema apistico. Un itinerario che valorizza il singolare intreccio tra un prodotto come il miele e le bellezze naturalistiche uniche delle ‘rocche’.

Il percorso è stato suddiviso in più anelli, percorribili anche per tratti più brevi e con diversi mezzi, a piedi o in mountain bike. L’obiettivo di fondo del progetto è quello di creare un’opportunità per i visitatori di assaporare e apprezzare ciò che il Roero offre: dai luoghi che conservano una bellezza incontaminata e selvaggia quali gli orridi, le forre e i pinnacoli di nuda sabbia delle rocche coi loro boscosi contorni, alle aziende agricole dedite all’apicoltura, dove osservare da vicino le diverse fasi del processo di creazione del dolcificante più antico conosciuto dall’essere umano.

L’apiario nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

Tra le tappe più imperdibili dell’apiturismo c’è la mieloteca del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga presso la sede di Isola del Gran Sasso, in Abruzzo. Si tratta della prima mieloteca in un Parco Nazionale e una delle primissime a livello nazionale, dove si possono imparare a riconoscere le molteplici caratteristiche organolettiche dei mieli uniflorali e tipici del territorio, nonché perdersi negli aromi di erbe e fiori di montagna dei numerosissimi millefiori prodotti nelle aree protette.

La struttura è inserita in un percorso didattico che include un apiario, vero e proprio laboratorio a cielo aperto dove i visitatori hanno modo di conoscere le api e gli altri pronubi selvatici, apprezzarne l’importanza per la biodiversità e osservare da vicino questi operosi, quanto utili e preziosi insetti.

Châtillon, capitale valdostana del miele 

L’ultimo fine settimana di ottobre, il paese di Châtillon (meta imperdibile per gli amanti del foliage)si trasforma nella capitale valdostana del miele, ospitando la sagra dedicata a questo prodotto naturale e ai suoi derivati. Il centro storico diventa un allegro alveare di bancarelle e vetrine, e nelle vie del borgo si possono degustare e acquistare i mieli direttamente dai produttori, partecipando a tante manifestazioni: dalle esposizioni di antichi attrezzi per l’apicoltura presso il Museo del Miele agli show cooking, fino dalle degustazioni dei mieli vincitori del concorso a loro dedicato, e alle cene a tema. Si può, inoltre, abbinare la degustazione dei mieli di montagna alla visita del novecentesco castello Gamba, con i suoi affascinanti giardini, e dell’antico maniero di Ussel in posizione dominante sul borgo.

I giorni del Miele a Lazise

Un’altra tappa imperdibile per gli amanti dell’apiturismo è Lazise, sul lago di Garda, dove dal 30 settembre al 2 ottobre si tiene la fiera nazionale “I giorni del Miele”. 2400 mq di area espositiva accolgono la più grande mostra a livello italiano dove produttori e consumatori possono incontrarsi e valorizzare un prodotto di grande qualità. Qui, oltre a visitare le aziende dove si raccolgono i mieli di acacia, castagno e millefiori, ci sono tante attrazioni da scoprire, come le fortificazioni medievali che proteggevano il borgo, l’antica Dogana Veneta a ridosso del Porto vecchio e la suggestiva chiesetta romanica di San Nicolò.

La scuola di apicoltura dell’Etruria a Lubriano

I veri appassionati non possono perdersi la scuola di apicoltura dell’Etruria Lubriano, splendido borgo medievale i provincia di Viterbo, arroccato su una rupe tufacea tra la Valle del Tevere e il lago di Bolsena, al confine con l’Umbria.

Il corso è organizzato come un vero e proprio itinerario guidato alla conduzione biotecnica dell’alveare. La scuola è nata in collaborazione con il Museo Naturalistico di Lubriano, laboratorio affacciato nella Valle dei Calanchi che offre un “Percorso delle acque, dei fiori, dei frutti e delle erbe mangerecce”, portando a conoscere ed esplorare i segreti di questo splendido territorio.

In Sicilia per scoprire ‘l’oro dell’Etna’

Tra le tappe più belle dell’apiturismo non si può, infine, non menzionare Zafferana Etnea, alle porte di Catania, una delle città del miele per eccellenza. Qui si producono alcuni dei mieli più pregiati grazie alla presenza degli agrumi, del nespolo, della sulla, del timo, del castagno e soprattutto dell’ape nera, specie autoctona ormai quasi in via d’estinzione.

Un’occasione ideale anche per visitare questo delizioso borgo situato alle pendici orientali dell’Etna, con il suo interessante patrimonio architettonico, e scoprirne le affascinanti tradizioni.

Zafferana Etnea
In Sicilia, alla scoperta dell’oro dell’Etna
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In Indonesia esiste un vulcano magico dalla lava blu

Sono dei veri e propri show sensoriali, emozionali e straordinari quelli che mette in scena Madre Natura in tutto il mondo. Sono spettacoli di immensa bellezza che incantano, affascinano e suggestionano, e che ci portano a viaggiare con la mente verso tutti quegli scenari che, fino a questo momento, sono appartenuti solo al mondo delle fiabe.

Eppure, queste, sono manifestazioni reali della grandiosità della natura, la stessa che dà vita a panorami incredibili che invitano le persone a mettersi in viaggio, ad attraversare il globo intero e a toccare con mano la grande bellezza della nostra terra.

Una bellezza che a volte è così surreale, e apparentemente inspiegabile, che crea visioni magiche e favolistiche. Come quella che si ammira quando si giunge in Indonesia, al cospetto del grande vulcano dalla lava blu.

In Indonesia, ad ammirare lo spettacolo magico della natura

Non si tratta del set di un film di fantascienza, né tanto meno di un effetto creato artificialmente. Perché quella che sgorga dal vulcano Kawah Ijen è davvero lava blu, o comunque è ciò che sembra.

Per scoprire questa meraviglia della natura dobbiamo recarci nell’estremità orientale di Giava, l’isola indonesiana puntellata da vulcani, nonché uno dei territori più popolosi dell’intero Paese. È qui che quando il sole lascia spazio alla notte scura, illuminata solo dalla candida Luna e dalla scia delle stelle, si verifica uno dei fenomeni più straordinari del mondo intero.

È uno scintillio di un colore blu intenso, quello che si vede esplodere improvvisamente proprio sopra al cratere di Kawah Ijen. Ma non si tratta di una luce artificiale, né tanto meno di un effetto creato grazie a programmi specializzati in elaborazioni fotografiche, ma di un fenomeno spiegato dalla scienza che però incanta.

Il vulcano indonesiano, già celebre per quel lago che campeggia nel cratere e che regala una visione sublime, di notte si tinge di un blu cangiante e intenso che lascia senza fiato chiunque osi spingersi fino a quassù.

Kawah Ijen, Giava

Fonte: iStock

Kawah Ijen, Giava

Lava blu: la magia e la spiegazione scientifica

Da quando le prime fotografie si sono diffuse, facendo il giro del web, tutti hanno saputo di quel vulcano magico dalla lava blu. In realtà, quel colore così caratteristico e sicuramente inedito, non appartiene alla lava del Kawah Ijen. Come è stato spiegato dalla scienza, infatti, si tratta di fiamme create dal gas solfureo presente nel sottosuolo.

Quando il gas emerge dalle fessure della terra, e raggiunge la superficie, si generano così delle fiammate che superano i 500 gradi e che assumono diverse sfumature di blu elettrico e intenso.

Dal momento in cui lo spettacolo notturno si è palesato davanti agli occhi di fotografi e viaggiatori, le istantanee di questo spettacolo hanno fatto il giro del mondo, trasformando il Kawah Ijen in una vera e propria attrazione turistica.

Ogni giorno, qui, arrivano persone provenienti da ogni parte del globo per ammirare il grande spettacolo messo in scena dalla natura, e da lui lasciarsi suggestionare. Kawah Ijen non è bello solo di notte, ma anche di giorno, perché il suo cratere è contraddistinto dalle acque turchesi di quello che è il lago acido più grande del mondo.

Il percorso, per arrivare in cima, non è semplice dato che il cratere si trova a quasi 3000 metri di altitudine. Ma la fatica di quel trekking, viene ampiamente ripagata dalla visione delle fiamme blu che squarciano il buio della notte, lì dove inizia la magia.

Kawah Ijen, Giava

Fonte: iStock

Kawah Ijen, Giava
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Bellissima e opulenta: la biblioteca-museo nel cuore di Parigi

Paradisi dei bibliofili, luoghi affascinanti seducenti e straordinari, strutture silenziose e suggestive tutte da scoprire. Stiamo parlando delle biblioteche del mondo, patrimoni dell’arte, della cultura e della storia dell’umanità intera.

Luoghi dove è possibile perdersi e immergersi tra milioni di libri, lì dove è conservata ed esposta la cultura del mondo intero. Posti che, con il tempo, si sono trasformati in vere e proprie attrazioni turistiche, sia per gli amanti dei libri, sia per tutte quelle persone che desiderano toccare con mano qualcosa che ci appartiene, e che è stata preservata nei secoli.

Londra, Stoccarda, Varsavia e Dublino, in queste città sono conservate alcune delle biblioteche più belle del mondo che, per architettura, storia e libri, non hanno eguali. Ma ce n’è una, tra queste, che è un autentico gioiello. Una biblioteca che per oltre dieci anni ha subito importanti lavori di restauri e che ora è tornata a splendere più di prima. Stiamo parlando della Richelieu, la biblioteca nel cuore di Parigi che è un omaggio alla storia e alla cultura francese.

Bentornati a Parigi

Un viaggio a Parigi è sempre un’ottima idea, soprattutto quando questo ci permette di perderci e immergerci nelle meraviglie artistiche, culturali e storiche di una città straordinaria. Soprattutto quando quella stessa città ospita una delle più belle biblioteche al mondo.

È stata riaperta nel settembre del 2022 suscitando incanto e meraviglia nello sguardo dei migliaia di visitatori giunti fin qui per ammirare, di nuovo, i suoi interni. Quella di Parigi non è solo una biblioteca, ma è anche un museo, un vero e proprio monumento nazionale che racconta e racchiude la storia della città e del Paese intero.

Dopo un progetto di rinnovamento, curato dall’Atelier Bruno Gaudin e durato 12 anni, il sito Richelieu della Biblioteca Nazionale di Francia ha riaperto, diventando in poco tempo, di nuovo, una delle mete predilette dei cittadini e dei viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Libri, storia e cultura, ma anche un museo straordinario che ha l’obiettivo di raccontare l’umanità intera attraverso collezioni che narrano la Francia, dall’antichità fino ai giorni nostri, e tutte le relazioni del Paese con il resto del mondo.

Dentro la biblioteca più bella d’Europa

Nel cuore del II arrondissement di Parigi si trova un antico palazzo costruito nel XVII secolo e appartenuto al cardinale Mazzarino che, nel 1721, trasferì qui la biblioteca reale. Oggi, quel luogo, è diventato la sede storica della Biblioteca Nazionale di Francia, la più importante del Paese nonché una delle più belle e straordinarie d’Europa e di tutto il mondo.

Il sito Richelieu è un vero e proprio omaggio alla cultura. La biblioteca reale, infatti, ospita collezioni prestigiose sapientemente conservate all’interno di un’architettura sontuosa ben visibile nelle meravigliose Salle Labrouste e Salle Ovale. Ma non è tutto perché all’interno di questo luogo della memoria non ci sono solo libri.

La riapertura del sito Richelieu ha messo in mostra l’animo eclettico e multiculturale di questo luogo straordinario. Alla biblioteca più importante del Paese, infatti, si affianca oggi il Museo della BnF che ospita alcune delle più importanti collezioni del mondo, che comprende manoscritti, stampe, costumi e codici miniati. C’è anche uno spazio per le mostre temporanee e un giardino pubblico accessibile da rue Vivienne.

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Giornata internazionale del Caffè: il giro del mondo con Volagratis.com fra curiosità e segreti

Una tazza di caffè non è mai semplicemente una bevanda: è un modo per viaggiare in giro per il mondo, attraverso aromi e sentori. Lo sa bene Volagratis.com che in occasione dell’International Coffee Day che si celebra il 1 ottobre, ha deciso di stilare un itinerario alla scoperta delle mete legate alla storia e alla cultura del caffè.

Il giro del mondo con una tazzina di caffè

Da Venezia e Napoli, passando per il Vietnam e la Svezia, sino all’Etiopia, sono 10 i luoghi selezionati da Volagratis.com fra leggende, storia e arte dei chicchi di caffè.

Un caffè a Venezia

Venezia fu, secondo una teoria, la prima città italiana in cui arrivò il caffè. Leggenda vuole che nel 1585, Francesco Morosini, di stanza a Costantinopoli, portò il caffè in Laguna dopo un lungo viaggio. Nel 1683, in Piazza San Marco, venne fondata la più antica Bottega del Caffè d’Europa e in 70 anni in città ne nacquero altre 206, così tanto che il Senato dovette intervenire per limitarle. Tra queste c’è il leggendario Caffè Florian, fondato nel 1720, luogo di passaggio di artisti e intellettuali come Charles Dickens, Ernest Hemingway, Silvio Pellico e Rousseau. Fu proprio in questo locale che venne servita l’ultima tazzina a Casanova, prima che abbandonasse Venezia.

Un caffè a Trieste

Trieste vanta una storia lunghissima legata al caffè, così tanto da aver dato origine a un vocabolario particolare legato alla tazzina. Se si visita la città, infatti, per ordinare un espresso bisognerà chiedere “un nero”, mentre aggiungendo all’ordinazione “in bì” lo potrete avere servito in vetro. Chi non può rinunciare al cappuccino invece dovrà ordinare un caffelatte.

Un caffè a Napoli

A Napoli il caffè si diffuse ufficialmente dopo la metà del ‘700. In realtà la bevanda era conosciuta da tempo e, per via del suo colore nero, veniva considerata opera del diavolo. Sino a quando, nel 1771, il caffè venne servito durante un banchetto nella Reggia di Caserta insieme al kipferl (il cornetto). L’accoppiata fu così fortunata che si diffuse in tutto il Regno e nelle vie di Napoli iniziarono a spuntare locali che servivano il caffè. Fra i più famosi troviamo il Gran Caffè Gambrinus, il Gran Caffè La Caffettiera e il Gran Caffè Cimmino dove si trova la “Bibbia del Caffè”.

Un caffè in Svezia

In Svezia, la pausa caffè è chiamata Fika ed è un fenomeno sociale che ricorda la pausa caffè all’italiana, assumendo però una ritualità diversa. Obbligatoria in tutti i luoghi di lavoro, la Fika viene considerata un modo per socializzare ed essere produttivi. Proprio per questo gli svedesi si prendono tutto il tempo di cui hanno bisogno, sorseggiando una tazza di caffè filtrato, scuro e senza zucchero, accompagnato a torte e pasticcini, denominati Fikabröd.

Un caffè in Turchia

Chiamato anche Turk Kahvesi e considerato “patrimonio immateriale dell’umanità”, il caffè turco è un’istituzione. In passato, quando veniva servito presso il Sultano, prevedeva l’arrivo dei “gran caffettieri” (kahveci başı), considerati più importanti anche del primo ministro. Alla bevanda è legata poi un’antica tradizione che riguarda la richiesta di matrimonio. Il pretendente e la sua famiglia si presentano a casa della futura sposa per chiederne la mano al padre e durante l’incontro la giovane prepara il caffè. Le tazzine sono zuccherate, tranne quella dello sposo in cui viene messo del sale. L’uomo deve berlo senza lamentarsi, testimoniando così la pazienza che avrà nella vita coniugale.

Un caffè in Austria

Presso la corte asburgica fu Franz Koltschitzky, grande viaggiatore, a riconoscere il potenziale del caffè. Si fece regalare dei sacchi dall’Imperatore, fiutando l’affare, e aprì “Zur blauen Flasche”, la prima bottega in Occidente in cui veniva servito il famoso “vino d’Arabia. Inizialmente i viennesi non apprezzarono la bevanda, così l’imprenditore decise di aggiungerci latte e miele, dando vita al Wiener Melange che si diffuse con successo.

Un caffè in Vietnam

In Vietnam la preparazione del caffè avviene con ritmi lenti e la bevanda è ricca di aromi e note di mandorla con la presenza del burro di cacao e dello zucchero nella tostatura. Il caffè tipico vietnamita, denominato ca phe nau, viene servito con del latte condensato e ghiaccio, ma è possibile assaporare anche le varianti con uovo o yogurt. Nel Paese inoltre si trova il World Coffee Museum, un museo che racconta l’antica tradizione del caffè vietnamita.

Un caffè in Colombia

In Colombia possiamo trovare ben 14 diverse varietà di caffè, una per ogni dipartimento. La prima e più antica testimonianza sulla pianta nel Paese è del sacerdote gesuita José Gumilla che nel 1723 ne parlò nel libro “El Orinoco ilustrado”. Non solo: dal 1927 la Colombia vanta un gruppo di coltivatori di caffè visionari: la Federación Nacional de Cafeteros (Fnc), dove a ricoprire ruoli di prestigio sono soprattutto donne.

Un caffè in Brasile

In Brasile il caffè è arrivato grazie a un mazzo di fiori. Secondo un’antica leggenda nel Settecento un diplomatico portoghese donò alla moglie di un governatore un bouquet. Al suo interno inserì anche alcuni chicchi di caffè nella speranza di riuscire a sedurla. Il seguito della storia non è conosciuto, da quel momento però la passione per il caffè si diffuse in tutto il Paese. Nelle caffetterie del Brasile non si beve un espresso, ma il Caffè Brasiliano, dove gli ingredienti principali sono caffè, latte, cacao e Baileys. L’amore per questa bevanda è così forte che nel 2001 è stato creato un francobollo all’aroma di caffè.

Un caffè in Etiopia

Secondo la leggenda in Etiopia il caffè sarebbe stato scoperto dal pastore Kaldi. L’uomo aveva notato il comportamento strano delle sue capre dopo aver mangiato delle bacche rosse. Decise dunque di assaggiare i frutti e ne scoprì l’effetto energizzante. Oggi il caffè in Etiopia è legato a tradizioni e cerimonie uniche. I chicchi vengono lavati e tostati, poi si brucia dell’incenso in una ciotola di coccio. L’infuso viene bollito e lasciato raffreddare, arricchito con spezie e servito nelle tazzine dai colori accesi, le “Fingiàn”.

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La scoperta che ci riporta indietro di 1.200 anni

La scoperta appena avvenuta ci riporta indietro nel tempo di oltre 1.200 anni. Degli scavi subacquei, infatti, hanno riportato alla luce una nave antichissima, la più grande nel suo genere, e circa 200 anfore che contenevano ingredienti per la dieta mediterranea.

Israele, la scoperta che riscrive la storia

Siamo in Israele, più precisamente al largo di quella che oggi è Maagan Michael, una comunità costiera tra Haifa e Hadera, nel Nord del Paese. Proprio qui, grazie a uno scavo sostenuto dalla Israel Science Foundation, dalla Honor Frost Foundation e dall’Institute of Nautical Archaeology della Texas A&M University, è stato rinvenuto un relitto risalente a oltre 1.200 anni fa con al suo interno circa 200 anfore che contenevano ancora ingredienti della dieta mediterranea, come la salsa di pesce, e una varietà di olive, datteri e fichi. Prodotti davvero particolari poiché erano delizie di zone lontane.

Non ci è ancora dato sapere come sia affondata. Il periodo, infatti, era molto turbolento e l’impero bizantino cedeva territori alla nascente potenza islamica. Tuttavia, l’esistenza stessa della nave testimonierebbe la persistenza del commercio in un Mediterraneo sempre più diviso.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

A spiegare quanto appena detto, e come riportato da Rai News, è stata Deborah Cvikel, archeologa nautica dell’Università di Haifa e direttrice dello scavo. In particolare ha dichiarato: “I libri di storia ci dicono che in quell’epoca non esistevano commerci internazionali nel Mediterraneo. E lo testimoniavano la scoperta soprattutto di navi di piccole dimensioni, in grado di navigare lungo la costa facendo cabotaggio“.

Ha poi aggiunto: “In questo caso, invece, abbiamo scoperto un grande relitto, che crediamo fosse una nave originariamente lunga circa 25 metri con un carico di merci provenienti da tutto il Mediterraneo”.

Una scoperta importantissima

I manufatti ritrovati sul ponte del relitto dimostrerebbero che la nave aveva attraccato a Cipro, in Egitto, forse in Turchia e che probabilmente si era spinta fino alla costa nordafricana.

La costa di Israele è ricca di scheletri di navi affondate nel corso dei millenni. I relitti, da queste parti, sono più accessibili allo studio che in altre zone del Mediterraneo. Questo si verifica perché il mare qui è poco profondo e il fondale sabbioso, condizioni ottimali per conservare reperti.

Infatti, come è successo con la nuova scoperta al largo di Maagan Michael, in queste acque è sufficiente una tempesta per riportare alla luce una nuova reliquia. In questo caso specifico, sono stati due subacquei dilettanti a individuare un pezzo di legno che sporgeva dal fondo. Una parte che si è rivelata essere di una nave mercantile, datata tra il VII e l’VIII secolo d.C, fatta di abeti e noci.

Gli scavi eseguiti dal team di Cvikel hanno mappato gran parte dello scheletro di legno, lungo ben 20 metri e largo cinque. Dopodiché degli aspiratori subacquei hanno ripulito 1,5 metri di sabbia e scoperto le oltre 200 anfore contenenti ancora ingredienti della dieta mediterranea. Ma non solo. Erano presenti persino strumenti per la navigazione come corde e oggetti personali tra cui pettini di legno, oltre ad animali, inclusi i resti di scarafaggi e sei topi.

Insomma, quella appena avvenuta è una scoperta che potrebbe persino riscrivere la storia del Mediterraneo.

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Cambiano le regole per le crociere: cosa sapere

Dopo il blocco quasi totale dei viaggi per turismo che il Covid ha provocato per ben due anni, finalmente negli ultimi mesi il settore è tornato a vedere la luce in fondo al tunnel. Anche le compagnie di navigazione sono ripartite alla grande, adottando alcune stringenti misure di sicurezza per prevenire il rischio di una pericolosa epidemia a bordo. Ma qualcosa sta cambiando: i protocolli sanitari si alleggeriscono, e le regole per chi vuole prenotare una crociera si fanno meno restrittive. Vediamo tutte le novità.

Le nuove regole per andare in crociera

Dall’obbligo di vaccino ai rigorosi test anti-Covid da effettuare poco prima della partenza: fino a questo momento, per andare in crociera era necessario sottoporsi ad un rigido protocollo volto a ridurre notevolmente il rischio di imbattersi nel virus durante le vacanze. Da quando abbiamo ripreso a viaggiare, sono state molte le novità cui ci siamo dovuti adeguare per motivi di sicurezza.

Ma l’emergenza si sta pian piano stemperando e, sebbene non sia ancora giunto il momento di dimenticare le basilari misure sanitarie come la frequente igienizzazione delle mani e l’autoisolamento in caso di sintomi, possiamo tornare a goderci una crociera in tutta serenità. La maggior parte delle compagnie di navigazione ha infatti deciso di allentare le proprie misure anti-Covid. Cosa dobbiamo quindi sapere se abbiamo intenzione di regalarci una vacanza in crociera?

Costa Crociere

Sono molte le novità che riguardano i viaggi organizzati da Costa Crociere, una delle principali compagnie di navigazione italiane. A partire dalle rotte riguardanti il Mediterraneo, il Sudamerica, i Caraibi e gli Emirati Arabi: in questo caso, i passeggeri che sono completamente vaccinati non hanno più l’obbligo di sottoporsi al tampone molecolare o antigenico prima dell’imbarco. E gli ospiti non vaccinati? Sulle navi che viaggiano nel Mediterraneo e nei Caraibi, possono salire a bordo solamente a seguito di un test antigenico negativo, effettuato entro due giorni prima della partenza.

Nel caso dei Caraibi, ci sono però delle norme più restrittive per chi vuole scendere a terra a Barbados, St. Vincent e St. Martin. Chi non è vaccinato deve infatti mostrare l’esito negativo di un tampone antigenico effettuato 24 o 48 ore prima dell’arrivo della nave. Lo stesso vale per le crociere in rotta verso il Marocco: per poter scendere sulla terraferma, è necessario effettuare un test molecolare nelle 48 ore che precedono l’ingresso nel Paese.

Rimangono infine inalterate le misure di sicurezza già in vigore per le crociere che fanno scalo in Grecia: in questo caso, possono imbarcarsi solamente i passeggeri completamente o parzialmente vaccinati e guariti, purché si sottopongano ad un tampone antigenico nelle 48 ore che precedono la partenza. Ovvero, l’imbarco è limitato a chi ha effettuato entrambe le dosi di vaccino (o il monodose Johnson & Johnson) più il booster, oppure a chi ha effettuato una o più dosi di vaccino e sia poi guarito dal Covid.

MSC Crociere

Molto più restrittive sono le norme anti-Covid adottate da MSC Crociere, che mantiene alta l’allerta per evitare il rischio di epidemie a bordo. I passeggeri sopra i 18 anni di età possono imbarcarsi solamente se hanno effettuato due dosi di vaccino (o il monodose Johnson & Johnson), se hanno effettuato almeno una dose di vaccino e siano poi guariti dal Covid o se hanno solamente il certificato di guarigione dalla malattia con data non superiore ai sei mesi, anche senza alcuna dose di vaccino. Per i bambini tra i 2 e i 18 anni, invece, è obbligatorio effettuare un tampone antigenico nelle 48 ore precedenti la partenza.

Per le crociere in partenza dopo il 1° ottobre, le misure si allentano: non è più obbligatorio (ma rimane caldamente consigliato) essere completamente vaccinati per l’imbarco. Tuttavia, i passeggeri non vaccinati o guariti di età superiore ai 5 anni devono effettuare un tampone antigenico o molecolare 48 ore prima della partenza.

Anche in questo caso, le crociere con rotta verso i Caraibi hanno misure di sicurezza più restrittive. Per poter scendere a terra, i cittadini non residenti negli Stati Uniti devono essere completamente vaccinati (se di età superiore ai 12 anni) e devono mostrare l’esito negativo di un tampone antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti la partenza della nave. Il solo test è sufficiente per i passeggeri di età compresa tra i 2 e i 12 anni. Non sono accettati test fai-da-te, e allo stesso modo il certificato di guarigione non è considerato alla stregua di una vaccinazione completa.

Norwegian Cruise Line

La NCL ha già snellito le proprie misure di sicurezza, per rendere più agevole partire in crociera. Dallo scorso 3 settembre, sono infatti ammessi a bordo anche passeggeri non vaccinati, che però devono mostrare il risultato negativo di un tampone molecolare o antigenico effettuato sotto supervisione medica non più di 72 ore prima dell’imbarco. Non ci sono invece particolari norme sanitarie da rispettare per i più piccini, di età inferiore ai 12 anni. Questo alleggerimento delle procedure anti-Covid sono valide su tutte le navi della compagnia.

Alcune eccezioni riguardano gli scali in Paesi presso cui le norme sono ancora caratterizzate da maggior rigore. È il caso della Grecia, dove ad esempio è necessario esibire (per i passeggeri over 12 anni) l’esito negativo di un tampone antigenico effettuato nelle 48 ore prima della partenza. Non è invece consentito lo sbarco in Canada e in Costa Rica per gli ospiti non vaccinati (limite che riguarda rispettivamente chi ha più di 12 anni e chi ha più di 5 anni).

Royal Caribbean

Anche la Royal Caribbean ha aggiornato le norme per l’imbarco. In via generale, a partire dal 5 settembre possono viaggiare tutti i passeggeri indipendentemente dal loro stato di vaccinazione. Nel caso di crociere di durata uguale o inferiore alle 9 notti, solo gli ospiti non vaccinati di età superiore ai 5 anni (per rotte negli Stati Uniti) o di età superiore ai 12 anni (per rotte in Europa) hanno l’obbligo di presentare l’esito negativo di un tampone anti-Covid, anche fai-da-te. Per le crociere di oltre 10 notti, invece, tutti devono sottoporsi ad un test antigenico effettuato entro i tre giorni precedenti la partenza.

Ci sono eccezioni particolari, anche in questo caso, per sbarcare presso alcuni Paesi. È ancora una volta il caso della Grecia, per cui valgono ancora le precedenti restrizioni sanitarie: possono sbarcare a terra solo i passeggeri che hanno effettuato un test antigenico o molecolare (rispettivamente 48 o 72 ore prima della partenza), a prescindere dalla durata della crociera. Questa disposizione è valida solamente per i viaggiatori di età superiore ai 12 anni.