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I luoghi del cuore della regina Elisabetta II

Ngli ultimi anni, Sua Maestà la Regina Elisabetta II non viaggiava molto. Aveva passato il testimone a William e alla moglie Kate che presenzia(va)no a quasi tutti gli eventi ufficiali in giro per il mondo.

Cionondimeno non si può dire che la Regina fosse pigra. Senza fare troppi chilometri, si spostava spessissimo all’interno del Regno Unito, muovendosi tra una proprietà e l’altra. Noi conosciamo solo le più famose, quelle a cui Elisabetta era più affezionata, ma le case appartenenti alla Famiglia Reale sono ben trenta, tra campagna inglese, Scozia e persino Irlanda del Nord.

C’è una casa per ogni occasione: Balmoral – dove è morta – per l’estate, Sandringham per le vacanze di Natale,

Alcune di esse sono state aperte al pubblico dalla Regina stessa e possono essere visitate. Ecco le sei case reali alle quali la Regina Elisabetta II era più affezionata.

Il Castello di Balmoral, la residenza estiva

Balmoral è una proprietà privata di proprietà della Regina (ora di Re Carlo III) che si trova in Scozia, nei pressi di Aberdeen. È tra queste mura che Elisabetta II d’Inghilterra trascorreva la maggior parte delle estati e pare fosse la sua residenza preferita, così come lo era per la Regina Vittoria che l’aveva acquistata nel 1848 e che la definiva “il mio caro paradiso nelle Highlands”. Sarà stata felice Lilibet di aver chiuso gli occhi per l’ultima volta proprio qui.

Balmoral

Fonte: ©Jan Zabrodsky/123RF.COM

Il Castello di Balmoral in Scozia

Nella tenuta di Balmoral, la Regina aveva iniziato ad affittare alcuni cottage e, proprio in queti giorni, per far fronte alla risi economica, aveva addirittura deciso di ridurre i prezzi. Davvero un gesto regale…

Buckingham Palace, il quartier generale

Il Palazzo si trova nel quartiere di Westminster a Londra ed è la residenza reale più famosa. Appartiene alla Corona britannica fin dal 1837. Buckingham Palace è gigantesco. All’interno ci sono 775 stanze, tra cui 19 stanze di Stato, 52 camere da letto, 188 camere per la servitù, 92 uffici e 78 bagni. Il Palazzo può essere in parte visitato dal pubblico in quanto alcune delle sale sono aperte in determinati periodi dell’anno.

Una curiosità: delle 775 stanze che ci sono nel Palazzo Reale una è assolutamente inaccessibile, se non alla Regina Elisabetta. Un palazzo del genere, con la sua storia secolare non può non celare dei segreti. Si tratta della numero 1844 e si trova proprio sotto gli appartamenti di Stato. Vi si arriva attraverso la Grand Marble Hall, un salone d’ingresso interamente rivestito di marmo bianco.

picnic a Buckingham Palace

Fonte: iStock

L’inconfondibile Buckingham Palace a Londra

Deve il suo nome all’anno in cui fu ridecorata, in occasione della visita dello zar Nicola I. È qui che Elisabetta registrava i filmati di auguri di Natale inviati a tutti i sudditi del Commonwealth. Non si conosce la ragione precisa per cui la “room” accolga solamente alcuni ospiti e altri no, ma pare che questa tradizione sia una sorta di “portafortuna”, non solo per la Royal Family, ma anche per i sudditi.

Il Castello di Windsor, la casa di campagna

È la residenza dove si è rifugiata Elisabetta insieme alla sorella Margaret durante la Seconda guerra mondiale. Nella Contea del Berkshire, era divenuta, poi, la casa di campagna dove trascorrere i fine settimana non essendo lontana da Londra. Il castello con il grande parco occupa ben 13 acri.

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Fonte: 123RF

Il Castello di Windsor

All’interno del Castello di Windsor ci sono mille stanze, il più grande castello abitato del mondo. Da qualche anno è stato aperto al pubblico e può essere visitato. Tra aprile e luglio dal lunedì al sabato si può assistere alla cerimonia del cambio della guardia.

Holyrood Palace, la residenza scozzese

Il palazzo di Edimburgo era la residenza ufficiale della Regina in Scozia ed era dove si fermava in occasione di tutti i suoi viaggi diretti a Nord, che solitamente si svolgevano la prima settimana dell’estate quando si tiene un evento chiamato “Holyrood Week.” In origine era un monastero, fondato nel 1128.

Sandringham, la casa delle vacanze

Tra le residenze estive della Regina Elisabetta, Sandringham, una splendida villa di campagna nella Contea di Norfolk, era sicuramente quella a cui era più legata per motivi sentimentali. Ci andava spesso durante l’estate, ma sicuramente non mancava mai nei mesi di settembre e ottobre in occasione della ricorrenza della morte del padre Giorgio VI che avvenne proprio qui nel 1952.

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Fonte: 123rf

La tenuta di Sandringham, residenza della Regina Elisabetta

La Famiglia Reale ci viene ogni anno anche a Natale. Famosa è la passeggiata nel giorno di Natale verso alla St. Mary Magdalene Church che viene ripresa da tutti i media.

Era proprio d pochi giorni prima della morte della Regina la notizia che Elisabetta aveva deciso di affittare, per brevi periodi, un cottage all’interno della proprietà attraverso Airbnb. Si tratta del villino destinato al giardiniere della Regina, la Garden House, ma a vederlo sembra proprio una piccola reggia.

Il Castello di Hillsborough, la residenza irlandese

Proprio come per Holyrood Palace in Scozia, anche il Castello di Hillsborough che si trova nella Contea di Down, a Ovest di Belfast, era la residenza ufficiale della Regina durante i suoi viaggi nell’Irlanda del Nord.

È anche la residenza ufficiale del Segretario di Stato dell’Irlanda del Nord. Costruito nel 1770, questa splendida residenza è immersa in un parco di cento acri con meravigliosi giardini. Il castello può essere visitato dal pubblico.

 

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Italiani in vacanza: il sondaggio che rivela il più grande “epic fail”

Tutti attendiamo le vacanze con la stessa adrenalina con cui i bambini aspettano il loro compleanno. Del resto, è un periodo in cui finalmente ci mettiamo a riposo ed esploriamo luoghi del cuore o a noi sconosciuti. Partire è spesso sinonimo di relax e divertimento, ma ci sono alcune circostanze in cui, sfortunatamente, si verifica l’esatto contrario.

A rivelarci quanto appena detto è un sondaggio condotto da Volagratis.com, il pioniere dei motori di ricerca per voli, che in base alla sua indagine – svolta nel periodo gennaio-febbraio 2022 su 5.000 persone provenienti da Regno Unito, Spagna, Italia, Germania e Francia – ha evidenziato che 1 italiano su 3, almeno una volta nella vita, si è trovato in situazioni che hanno compromesso la sua vacanza.

I maggiori “epic fail” degli italiani in vacanza

Voli cancellati? Bonifici mai arrivati? Strutture che si sono rivelate fatiscenti rispetto a quelle che si erano prenotate? Niente di tutto questo! Il più grande “epic fail” degli italiani in vacanza, o almeno per il 32% degli intervistati, è litigare con il gruppo di amici con cui si è partiti o con il proprio partner.

Ma non è finita qui perché la ricerca ha svelato anche altre situazioni spiacevoli: il 30,50% delle persone che hanno partecipato al sondaggio si è rovinato le ferie perché si è ammalato il primo giorno. Per il 15,50% di loro, invece, la causa è stata il fallimento di un flirt estivo. Infine, il 14,30% ha dichiarato di essersi guastato le vacanze perdendo il proprio volo, l’8%
dimenticando il passaporto, mentre il 7% perdendo parenti e amici in aeroporto o una volta giunti a destinazione.

Per noi italiani, quindi, i più grandi problemi legati ai viaggi sembrerebbero riguardare soprattutto i propri compagni o i possibili incontri romantici, mentre per il resto dei cittadini europei non è esattamente così.

Per gli inglesi l’errore più grande è quello di non aver messo in valigia abbastanza crema solare (16%), mentre per francesi, spagnoli e tedeschi la vacanza ha preso una brutta piega ammalandosi il primo giorno di viaggio (rispettivamente nel 33%, 32% e 31% dei casi).

Gli spagnoli, tra le altre cose, più di tutti a livello europeo (17%) si sono rovinati le vacanze perdendo il proprio volo, mentre ai precisissimi tedeschi spetta il record per lo smarrimento del passaporto (12,50%).

Le altre variabili indagate

La ricerca, tuttavia, è andata più a fondo e ha scoperto che le cose possono non andare per il verso giusto anche una volta in volo. Sono state prese in considerazioni, infatti, le insofferenze dei viaggiatori a bordo di un aereo.

Stando ai risultati, i nostri concittadini hanno poca tolleranza quando si tratta di sedersi vicino a un bambino che piange (29,40%), accanto a una persona che russa (17,30%) e di fianco a chi ha un profumo troppo forte (16,60%).

Ma a livello generale i meno tolleranti verso i bambini in lacrime sono gli inglesi (43%) e i meno socievoli, sorprendentemente, sono gli spagnoli che più di altri non sopportano di sedersi a lato di quel tipo di viaggiatore che non smette mai di parlare (18%).

Incubi a parte, gli italiani si confermano amanti della compagnia quando si parla di felicità in viaggio: più del 43% degli intervistati ammette che trascorrere del tempo con le persone care è l’aspetto più bello della vacanza.

Della stessa opinione sono gli inglesi, mentre stando ai dati il resto d’Europa non è d’accordo. Per gli spagnoli la massima felicità in viaggio è la scoperta di posti nuovi (48%), mentre per francesi e tedeschi è la possibilità di ritagliarsi un momento di relax (rispettivamente 50% e 53%).

C’è una cosa, però, che mette d’accordo tutti: la cucina, con percentuali che tra i vari Paesi oscillano tra il 34% e il 36%. In sostanza, scoprire la tradizione enogastronomica locale è uno degli aspetti preferiti da tutti i viaggiatori, qualsiasi sia il loro luogo di provenienza.

Contenuto offerto da Volagratis.com

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Il potere curativo dell’arte: Artupunktura torna a Zagabria

Immaginate una città nota per il suo relax, i caffè brulicanti di vita e le conversazioni sotto il caldo sole di settembre: Zagabria. Una città fra le più sicure in Europa e la più verde, con parchi e piazze ispirati da Madre Natura. Una città dove arte e cultura sono letteralmente la linfa vitale delle sue attività quotidiane grazie anche ad Artupunktura 2022, l’evento che trasforma Zagabria in un organismo vivente.

Strade che pulsano di energia umana, parchi e piazze che risuonano come un battito di cuore fra abitanti e visitatori, è proprio qui che si svolge Artupunktura, una collaborazione di partner e amici della cultura e della creatività il cui obiettivo è risvegliare l’energia vitale della città attraverso un’attività artistica comune in luoghi specifici.

Gallery Rally - Dan Pauletta
Gallery Rally – Dan Pauletta

Artupunktura a Zagabria

Il progetto si avvicina all’individuo come fenomeno artistico e sociale unico, al servizio della bellezza e del valore che derivano dalle opere distribuite in numerosi punti per riscrivere un’altra storia di Zagabria.

Il festival inaugurale di Artupunktura dello scorso anno ha portato un’iniezione culturale nella vita della città, sia per i suoi abitanti sia per i turisti con eventi in parchi, musei, strade, cortili, edifici storici e teatri. L’Artupunktura 2022 inizierà il 15 settembre e si espanderà in modo significativo in più di venti punti in tutta la città.

Le sedi dello scorso anno, che includevano il Museo Archeologico, l’Accademia di Belle Arti, la Galleria Ilica Q’ART, Lauba, il Museo Tecnico Nikola Tesla e molte altre gallerie, saranno affiancate da nuovi punti e progetti che porteranno arte e cultura.

Tra i tanti momenti salienti di questa seconda edizione c’è Art & the City, che trasformerà i cartelloni pubblicitari, i lampioni e gli spazi aperti della città con oltre 500 opere d’arte di artisti croati e internazionali. Il progetto Ilica Q’ART, in corso da sei anni, muterà ancora una volta la strada più lunga di Zagabria in un microclima di arte e sperimentazione. Tra le mostre di quest’anno ci sarà anche “Društveni procesi” (Processi sociali), che presenterà le opere di artisti che hanno avviato e segnato i processi sociali della città con la loro arte.

Il talento dei giovani artisti emergenti sarà svelato presso l’Accademia di Belle Arti con ben cinque mostre. Nuovi talenti artistici emergenti saranno esposti in Vlaška ulica attraverso tre mostre separate di giovani artisti al Festival delle 36 montagne.

Artupunktura - Boška i Krešo
Artupunktura – Boška i Krešo

Gli eventi da non perdere

Se l’Artupunktura è principalmente dedicata alla guarigione dell’anima attraverso l’arte in tutta la città, non mancheranno le opportunità per i collezionisti d’arte, che potranno recarsi ad Art Zagreb, la quinta edizione del mercato d’arte croato. L’attenzione quest’anno è concentrata su sei gallerie ucraine, in collaborazione con l’Associazione ucraina dei galleristi. Se state cercando una tradizione di lunga data inoltre visitate il Zagrebački Salon, giunto alla sua 57a edizione, con la mostra “30 scene da 30 anni”.

Volete combinare l’arte con uno stile di vita attivo? Andate al Gallery Rally, prendete la cartella della vostra galleria e raccogliete i badge visitando le gallerie che aderiscono al rally!

ART in my KVART, ART by KNAP invece è un’occasione per incontrare e creare opere insieme ad artisti viventi in giro per la città. Rivolgete la vostra attenzione inoltre ad Art Bubble, un concept di galleria pop-up in tutta la città, con una mostra intitolata “The Secret of Well-Dressed Women”.

In più l’arte prenderà il sopravvento su tutti gli spazi esterni di Zagabria: il Parco Maksimir trasformerà i suoi pannelli in tele per mostrare l’arte e gli artisti come elementi integranti di una società sana, mentre la zona orientale di Zagabria parteciperà con tre mostre a Dubrava.

Artupunktura - Boška i Krešo
Artupunktura – Boška i Krešo

L’arte fra passato, presente e futuro si mostrerà con sculture 3D in realtà aumentata in tutta la città grazie ad Art Future, mentre il tunnel Grič, il più famoso e fotogenico di Zagabri, si trasformerà di nuovo ospitando il UpArt. Infine l’installazione Flower Buds esplorerà la versatilità di oggetti usati e di scarto.

E c’è MOLTO ancora! L’intero programma è disponibile sul sito ufficiale.

Artupunktura - Jelena Bando
Artupunktura – Jelena Bando

Settembre a Zagabria è il mese perfetto per godersi al meglio la città, passeggiando tra le sue strade e i suoi parchi, respirando la vitalità della sua scena artistica e culturale. Artupunktura è l’iniziativa che riunisce residenti, artisti e visitatori per celebrare la diversità culturale: una magia da vivere subito!

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Viaggio on the road nell’anima del Portogallo

Il mondo che abitiamo non smette mai di sorprenderci, perché sono così tante le meraviglie ancora inesplorate che ogni volta che raggiungiamo una destinazione, sia questa lontana o vicina, finiamo col scoprire nuovi e inediti dettagli che ci incantano.

Ci sono luoghi poi, che per paesaggi, culture e tradizioni, sono destinati a restare nel cuore e a non andare più via. Sono gli stessi che ci permettono di costruire quelli che sono i ricordi più indelebili delle avventure della nostra vita. Il Portogallo è sicuramente uno di questi.

E se è l’anima più vera, autentica e incontaminata del Paese che volete scoprire, allora non vi resta che organizzare un viaggio on the road nella regione di Alentejo. Lì dove tutto sa di meraviglia, proprio lì dove il tempo si è fermato, potrete vivere una delle avventure più memorabili di una vita intera.

Benvenuti nella regione di Antelejo

Organizzare un viaggio in Portogallo è sempre un’ottima idea. Lo è perché l’intero territorio, situato nella penisola iberica al confine con la Spagna, offre paesaggi mozzafiato, come quelli bagnati dall’Oceano Atlantico. Perché conserva tradizioni secolari, affascinanti e seducenti che sono conservate dalle città e dai villaggi che si snodano lungo tutto il Paese. E poi ancora per la sua storia, per l’arte e la sua architettura, per gli scenari idilliaci che si aprono davanti agli occhi dei visitatori e per i suoi colori.

Ma se è l’anima più autentica e incontaminata del Portogallo che volete scoprire, allora c’è un luogo specifico che dovete raggiungere, meglio ancora se a bordo di un’autovettura.

Ci troviamo ad Alentejo, nella regione del Portogallo che comprende i distretti di Portalegre, Évora e Beja e una parte di quello di Setúba. È qui, che in occasione di un viaggio on the road, si attraversano pianure sterminate che si perdono all’orizzonte e che cambiano forme e colori con il susseguirsi delle stagioni. È qui che c’è un paesaggio che lascia senza fiato, che alterna frammentate scogliere a pianure pianeggianti e sterminate che s’illuminano sotto i raggi del sole, e che sono tutte da scoprire a ritmo lento.

Spiaggia di Samoqueira, Porto Covo, Alentejo

Fonte: iStock

Spiaggia di Samoqueira, Porto Covo, Alentejo

Alla scoperta dell’anima incontaminata del Portogallo

La sterminata campagna pianeggiante – dove il tempo sembra sospeso – comincia nei pressi del Tago, il fiume più lungo della Penisola iberica, nel nord della regione. Il sud, più accogliente e caloroso, ospita spiagge selvagge e scenografiche tutte da vivere a ritmo lento, un luogo dove il tempo è scandito solo dalle onde del mare e dai raggi del sole.

Évora è il capoluogo della regione centro-meridionale dell’Alentejo, ed è qui che parte il nostro viaggio ideale on the road. Lo straordinario centro storico della città, classificata come Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ospita l’antico tempio romano di Évora, mentre tutto intorno le antiche case si addossano l’un l’altra creando sentieri magici e suggestivi.

Lasciati alle spalle la folla e il brusio delle persone, potrete andare alla scoperta dei piccoli borghi protetti da fortificazioni, come Marvão o Monsaraz, che conservano la storia e le tradizioni del territorio. Una storia che vive e sopravvive anche nelle caratteristiche città di Santarém, Portalegre e Beja.

Un’altra tappa imprescindibile è quella della costa della regione. È qui che si susseguono scogliere frastagliate che proteggono baie bellissime e suggestive, che si alternano ad arenili sabbiosi bagnati dalle acque turchesi e trasparenti.

Il percorso on the road che conduce da una parte all’altra della regione è un’esperienza visiva e sensoriale unica. Attraverserete, infatti, campagne e pianure, campi coltivati e vitigni locali che profumano di terra e che creano paesaggi unici e suggestivi. Fermatevi a osservare il panorama, sia di giorno che di notte, e lasciatevi guidare dal sole e dalle stelle. La vista, qui, è straordinaria.

Cromlech Xerez, Évora, Alentejo

Fonte: iStock

Cromlech Xerez, Évora, Alentejo
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Il lago di Telese e le sue rinomate terme, in Campania

Se avete voglia di trascorre una piacevole giornata all’insegna del benessere, una delle destinazioni italiani da prendere in considerazione è il lago di Telese, in Campania. Un luogo che vanta un’aria placida, ma che allo stesso tempo cela una storia di tremende sofferenze.

Lago di Telese: cosa sapere

Il lago di Telese si trova nel territorio comunale di Telese Terme, ai confini con quello di Solopaca, nella valle del fiume Calore in provincia di Benevento. Una zona, questa, ricca di acqua e caratterizzata da fenomeni carsici tendenzialmente lentissimi, ma che nel corso del tempo hanno dato vita a degli enormi cambiamenti del paesaggio.

Oggi il Lago di Telese è di forma circolare, con una superficie che misura circa 49.000 metri quadri e una profondità che va tra i 20 e i 30 metri. A livello generale si pensa che abbia origine vulcanica ma, in realtà, si è formato in seguito a un terremoto avvenuto nel 1349.

La tragica storia del Lago di Telese

Più o meno dove sorge il lago di Telese, circa 2000 anni fa prendeva vita un’antica città chiamata Telesia popolata dai Sanniti. Una località che prosperò per più o meno 1000 anni, fino al colossale terremoto del 1349 che distrusse praticamente tutto.

La città, infatti, venne completamente rasa al suolo, mentre il territorio su cui sorgeva sprofondò di circa 30 metri. Situazione che, molto probabilmente, fece nascere questo lago.

Ma non è finita qui! Si crearono anche diverse fratture che portarono alla nascita di paludi e di un forte inquinamento, tra cui anidride carbonica e anidride solforosa che causarono la malaria, che costrinsero coloro che erano sopravvissuti a scappare da questa città. Un evento che ebbe un grande risuono anche nei paesi limitrofi, poiché da un momento all’altro si ritrovarono migliaia di profughi alla porta.

A seguito di questo drammatico evento, la zona di Telese rimase abbandonata fino ai tempi di Ferdinando II (1810-1859), il quale fece rinascere questa particolare valle. La Telese che conosciamo oggi, invece, è una città decisamente moderna che fu inaugurata solo nel 1934.

Cosa fare al lago di Telese

Negli ormai lontani anni Settanta e Ottanta, il lago di Telese costituiva una rinomata meta turistica. Vi basti pensare che in quell’epoca era presente persino una piccola piscina con tanto di spiaggetta per i bagnanti e un trampolino. Oggi è impreziosito da imponenti alberi che ne aumentano il fascino, ma è anche il punto di partenza (o di arrivo) per passeggiate interessanti nel bel mezzo di una natura generosissima.

È un luogo in cui regna sovrana la pace, anche se spesso è pieno di persone. La sua posizione strategica, infatti, fa sì che venga raggiunto con facilità dalla quasi totalità delle città della valle. Non a caso si trasforma anche in luogo d’incontro in cui rilassarsi tra bar, ristoranti, piscina e albergo.

Da queste parti i più fortunati potranno anche avvistare diverse specie animali come i volatili, oltre che respirare aria fresca e pulita e dedicarsi alla pesca sportiva.

Telese Terme, a tutto benessere

Ma come dice il titolo di questo pezzo, il lago di Telese si trova in una zona anche termale. Fu lo stesso Ferdinando II a fondarle nel 1859, rendendo Telese Terme la meta perfetta per chi vuole trascorrere un weekend immerso in bellissimi paesaggi naturali.

Ma perché ci sono le terme da queste parti? Perché il paese sorge ai piedi del Monte Pugliano, la cui falda acquifera porta acqua sulfurea che alimenta famose terme di Telese, un’importante fonte di turismo.

L’impianto termale è situato nella centralissima Piazza Minieri, e si distingue per essere all’avanguardia e in una cornice storica e naturalistica d’eccezione. Vi basti pensare che ci prende vita un suggestivo parco con alberi secolari, tra i più grandi d’Italia.

Non resta che organizzare un fine settimana al lago di Telese, per poi scoprire le sue terme immerse nella natura.

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Sogni il Pianeta Rosso? C’è un luogo sulla terra che assomiglia a Marte

Tutto ciò che si trova sopra alle nostre teste ci affascina e ci suggestiona da sempre. Del resto non è un mistero che quel cielo stellato che illumina le nostre serate è stato la più grande fonte d’ispirazione per l’uomo sin dalla sua nascita.

Sono tanti gli spettacoli che possiamo ammirare nel cielo, ma a rendere tutto ancora più affascinante è proprio ciò che non possiamo vedere. Come sono fatti i pianeti? Come sono le loro superfici? Quali esseri viventi li abitano se ce ne sono? La scienza, così come la tecnologia, indagano tutt’ora per fornire tutte le risposte. E se con il tempo quello verso la Luna è diventato un viaggio non più impossibile, anche se estremamente esclusivo, lo stesso non possiamo dire per gli altri pianeti.

Eppure c’è un modo per esplorare il Pianeta Rosso, o quanto meno guardarlo da lontano. E no, per raggiungerlo non bisogna attraversare lo spazio perché nell’Arcipelago artico canadese esiste un luogo che gli esperti hanno ribattezzato Marte sulla terra. Pronti a partire?

L’isola di Devon

Ci troviamo nel territorio di Nunavut, in Canada, sull’isola disabitata più grande del pianeta. Un territorio, questo, che non ha niente a che fare con tutto ciò che conosciamo del mondo che abitiamo e che anzi, per forme, lineamenti e superfici, assomiglia più a un pianeta. Non a uno qualsiasi, intendiamoci, ma a Marte.

L’Isola di Devon, infatti, è considerata dagli esperti come l’area che più assomiglia a Marte, non solo per la conformazione della superficie, ma anche per le sue condizioni meteorologiche. Ribattezzata Marte sulla Terra, l’isola è davvero suggestiva ed è frequentata da scienziati che ogni anno effettuano qui ricerche e studi per preparare le prossime missioni verso il Pianeta Rosso.

Le informazioni diffuse fino a questo momento ci parlano di un terreno completamente disabitato dagli esseri umani, con una temperatura media annuale di -16 ° C., e popolato solo da poche colonie di piccoli animali come mammiferi e uccelli.

L’isola di Devon è caratterizzata da un grandissimo cratere d’impatto che misura un diametro di 23 chilometri. Il suo nome è Haughton e le sue origini risalgono a 39 milioni di anni fa, quando un meteorite di circa 2 chilometri si è colliso su questa terra.

Con l’impatto, e la conseguente creazione del cratere, le numerose rocce presenti sul territorio si sono frantumate e hanno creato un paesaggio estremamente suggestivo e affascinante che si estende tutto intorno al cratere.

Marte sulla Terra

Come abbiamo anticipato l’isola di Devon è completamente disabitata, lo è perché il clima desertico polare e il terreno roccioso e arido non consentirebbero all’uomo di creare un habitat. Certo è che resta un luogo di grande fascino, quello che più assomiglia a Marte, che possiamo esplorare comodamente da casa grazie al tour virtuale messo a disposizione da Google Earth.

Cosa troveremo sull’isola? Una grandissima e frammentata distesa di pietra, attraversata da vallate e profondi canyon più o meno profondi. Il paesaggio, poi, è puntellato da tutto una serie di blocchi rocciosi, di diverse dimensioni, espulse dalla cavità del cratere a seguito dell’impatto del meteorite.

Visto dall’alto, il terreno assomiglia a una grande texture dipinta e caratterizzata da sfumature chiare e scure intervallate da blocchi di ghiaccio. Il suolo è congelato in profondità per 400 metri, mentre la parte più vicina alla superficie si congela e si scongela con il susseguirsi delle stagioni.

Le somiglianze che Devon condivide con Marte sono tante, motivo per il quale gli scienziati della Nasa che fanno parte del progetto Haughton-Mars giungono qui ogni estate per effettuare ricerche e simulazioni per possibili e future missioni su Marte.

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La foresta più antica e incontaminata d’Europa

Una natura primordiale, maestose montagne e laghi glaciali fanno di questo luogo, ancora intatto e selvaggio, una bellezza rara. Stiamo parlando di una delle foreste più antiche e incontaminate d’Europa, una rarità ormai da trovare nel nostro Vecchio Continente.

Qui, gli alberi hanno in media 500 anni di vita e, nonostante sia il più piccolo dei quattro parchi nazionali del Montenegro, è quello che ha la maggiore biodiversità.

Si tratta del Parco nazionale Biogradska Gora che, con i suoi 5.600 ettari, occupa tutta la parte centrale del Massiccio di Bjelasica e l’area che si trova fra i fiumi Lima e Tara.

Il leggendario Lago di Biograd

Comprende una serie di laghi dalle acque verdi smeraldo, come il Lago di Biograd, che si trova proprio nel centro del parco, uno splendido specchio d’acqua di origine glaciale circondato una fitta foresta vergine.

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Fonte: 123rf

Il Lago di Biograd nel Montenegro

A questo lago è legata una leggenda. Si dice che al posto dell’attuale lago un tempo vi fosse un campo coltivato da due fratelli. Il raccolto sarebbe sempre stato diviso in parti uguali. Un autunno, però, i fratelli litigarono così ferocemente per la spartizione del raccolto che il minore uccise alcuni anziani del paese e fu maledetto dalla loro madre. La forza di questa maledizione avrebbe per sempre interrotto la crescita del grano formando, così, il Lago di Biograd e tutta la rigogliosa natura montenegrina che c’è attorno.

Il Lago di Biograd è il luogo più frequentato dai turisti nella bella stagione, perfetto per godersi il paesaggio o per fare un pic-nic, gite in barca e delle belle nuotate nelle acque fresche, ma da qui partono anche alcuni sentieri.

Il Parco nazionale di Biogradska Gora è una palestra naturale a cielo aperto e sono tantissime le discipline che si possono praticare.

Passeggiate, trekking, bicicletta, cavallo, zip line, rafting e ogni sorta di attività adrenalinica pur di immergersi in questo incredibile paesaggio naturale.

Solo conquistare la cima della catena montuosa Bjelasica è un’impresa: 35 chilometri di sentieri da fare a piedi o con la mountain bike. Ma anche affrontare la vetta del Monte Bedovac potrebbe essere una bella impresa: in circa due ore si arriva sulla cima.

E l’estate non è l’unica stagione consigliata per visitare il parco. Anche l’autunno ha il suo bel perché. I colori caldi del foliage tingono i boschi di Biogradska Gora trasformandoli in tante tavolozze di pittori.

La storia del parco

La storia di questo parco parte dal XIX secolo, quando la cittadina di Kolašin fu liberata dal controllo turco e l’immensa area dell’odierno parco fu donata al Principe Nikola che ne rimase talmente incanto da farla diventare una riserva naturale.

Rimase preservata dalla famiglia Petrovic fino al momento in cui il Re fu costretto a lasciare la propria terra a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Biogradska Gora è divenuto parco nazionale solo molti anni dopo, nel 1952, il primo di tutto il Montenegro.

Info utili per visitare il parco

La località più vicina al parco dove potere alloggiare è Kolašin, un’antica città montana circondata dalle montagne e attraversata da due fiumi, il Tara e il Morača.


Booking.com

Il modo più semplice per raggiungere il parco è volando a Podgorica. Ci sono voli diretti da Milano con Wizz Air e poi noleggiare un’auto.

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Diversi villaggi stanno nascendo sui tetti di questa città

Esiste una città, particolarmente conosciuta per la sua architettura audace e moderna, che ha lanciato una sfida, con se stessa e con il mondo. Quella di crescere ed espandersi in altezza.

Stiamo parlando di Rotterdam, la città olandese che ospita il porto più grande d’Europa, un luogo straordinariamente vivo e dinamico che affascina e attrae ogni anno turisti da tutto il mondo. Vengono qui per esplorare il Museo Marittimo che espone la storia d’amore tra la città e il mare, per passeggiare nel suggestivo quartiere Delfshaven, per raggiungere quella che è la via dello shopping più bella d’Europa.

Ma c’è un altro motivo per raggiungere Rotterdam, oggi e domani, ed è quello di scoprire ed esplorare gli spazi ad alta quota con vista panoramica. Sì perché qui, in città, i tetti delle case e degli edifici si stanno trasformando in villaggi.

I rooftop villages di Rotterdam

Si chiamano rooftop villages e sono i villaggi sui tetti di Rotterdam. Quella della conquista del cielo, in realtà, è una missione che la città porta avanti da anni. Lo fa per creare nuovi spazi da abitare e da vivere, ma sopratutto per contrastare attivamente il cambiamento climatico.

Il profilo architettonico stesso della città permette questo sviluppo verticale. Dopo che il centro storico è stato in gran parte distrutto dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, il piano di ricostruzione ha visto la nascita di numerosi rooftop. Gli stessi sui quali è possibile camminare oggi per fare inediti tour sulla città.

Da lì, all’esigenza di sfruttare le altezze, il passo è stato breve. Così ecco che Rotterdam è diventata la città degli orti, dei giardini e delle passerelle sul tetto. La prossima sfida sarà quella di creare dei villaggi ad alta quota.

Sui tetti della città di Rotterdam

Quello di vivere la città dall’alto non è un progetto nuovo, anzi, ma è la naturale evoluzione di tutta una serie di iniziative, come quella della Rotterdam Rooftop Walk, volte a conquistare i cieli del territorio olandese.

Urbanisti, architetti e antropologi hanno risposto alla chiamata per vincere la sfida, ripensando agli spazi di quei oltre 18 milioni di metri quadrati che totalizzano i tetti piani della città.

L’iniziativa, che prende il nome di Dakdorpen, ha come obiettivo proprio quello di indagare i nuovi spazi abitativi ad alta quota, con la proposta di nuove soluzioni architettoniche. Certo le sfide sono tante, ma le soluzioni proposte fino a questo momento segnano un importante passo avanti. Lo dimostrano i tetti verdi, che sono diventati i polmoni verdi della città. Habitat ecologici che convogliano l’acqua e che purificano l’acqua.

Ma con i rooftop villages la sfida si fa ancora più interessante ed entusiasmante. L’idea degli esperti, infatti, è quella di rinforzare le terrazze esistenti e popolarle di piccole case abitabili così da sfruttare le altezze e proporre un nuovo modello urbano.

Gli architetti e gli urbanisti sono già a lavoro per il primo progetto pilota che verrà inaugurato nei prossimi mesi a De Kroon, hub culturale e coworking di Rotterdam. È qui che nascerà il primo villaggio sul tetto della città.

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L’altra Franciacorta, un territorio inaspettato, tutto da scoprire

Franciacorta è sinonimo di vino. Spesso è per questo motivo che molti visitano questa bellissima zona del Nord Italia, compresa tra il Lago di Garda e il Lago d’Iseo, il cui terroir ha regalato uno dei vini più buoni che esistano al mondo.

Tuttavia, c’è un’altra Franciacorta, meno nota, che confina con la meno turistica – ma non per questo meno interessante – Val Trompia, al di là della Forcella, nel punto in cui termina la Pianura Padana e iniziano le Prealpi, che regala, oltre alle visite alle cantine dove si producono le bollicine e all’ottima gastronomia, altre esperienze decisamente inaspettate.

Al limitare di questo rinomato territorio ci sono luoghi incantevoli, ricchi di storia e di tradizioni che meritano di essere scoperti. Al centro delle colline di questa Franciacorta di confine c’è la cittadina di Gussago.

Gussago, porta d’accesso alla Franciacorta

Icona indiscussa di Gussago è La Santissima, che domina la città dall’alto, un ex complesso domenicano risalente al XV secolo sul colle Barbisone, dall’aspetto monumentale e imponente. Un luogo suggestivo, da raggiungere a piedi con una facile passeggiata, magari all’ora del tramonto, per godere di una vista panoramica sui vigneti. Da qui si può ammirare la pianura da un lato e il Monte Guglielmo e il Monte Rosa dall’altro.

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Fonte: @SiViaggia

Il complesso della Santissima a Gussago (BS)

Questo santuario fu costruito dalla popolazione, al di fuori delle cariche monastiche e senza nessun mandato da parte della Chiesa. Per questo motivo, tutt’oggi, la chiesa è considerata puro appannaggio della gente comune, di coloro che si ritengono umili peccatori e fedeli, di chi vuole andare a pregare senza dover entrare nel circuito della chiesa ufficiale. Tradizione vuole che si vada alla Santissima a pregare per ottenere piccoli aiuti per la vita di ogni giorno.

Il convento è uno dei numerosi edifici monastici che esistono nella Franciacorta, luogo di passaggio di viandanti e pellegrini. I Domenicani, infatti, avevano grossi possedimenti e attuarono opere di dissodamento e di bonifica del territorio per poi dedicarsi alla coltivazione. La stessa coltivazione della vite risale a epoche remote, ne sono una testimonianza i rinvenimenti di vinaccioli di età preistorica e il materiale archeologico rinvenuto su tutto il territorio.

L’edificio è in fase di restauro, per visitare l’interno è necessario affidarsi a una guida, che possiede anche le chiavi per accedere alla cappella ancora decorata con affreschi del XV-XVI secolo.

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Fonte: Ufficio stampa

Le colline della Franciacorta e La Santissima di Gussago

I religiosi che si era trasferiti alla Santissima combattevano anche l’eresia e proprio qui fu giustiziata una strega. Ma ci sono altre storie inquietanti girano intorno a queto luogo. Una leggenda vuole che qui vivesse un drago, ma forse serviva solo per tenere lontani i pagani. Un’altra, molto più credibile, invece, sostiene che sul colle cresceva un’erba miracolosa.

Fin dal medioevo, l’ex complesso domenicano della Santissima caratterizza il paesaggio di questo estremo lembo di Franciacorta. Luogo di devozione ed elevazione dello spirito, nell’Ottocento la Santissima è stata anche un importante cenacolo di cultura, ospitando artisti come il pittore Angelo Inganni.

Le ville di delizia

La cittadina di Gussago vanta anche interessanti palazzi privati e ancora abitati che possono essere visitati, dietro richiesta. Tra i più belli c’è Villa Averoldi Togni, un edificio del 1200 circondato da tre ettari di parco dove, alla fine del ‘700, sono stati creati uno splendido giardino all’inglese, abbellito da statue neoclassiche, uno alla francese, con fontane e trompe-l’oeil, che ricorda una piccola Versailles, e un grande uliveto.

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Fonte: @SiViaggia

Lo splendido giardino all’inglese di Villa Averoldi Togni a Gussago (BS)

Un’oasi davvero inaspettata nella frazione di Piazza, racchiusa entro le mura del palazzo che viene aperto al pubblico in occasione di eventi speciali, come le “Domeniche per ville, palazzi e castelli” organizzate dal Gruppo dimore storiche Bergamo (le prossime date sono il 18 e il 25 settembre) o di concerti di musica antica.

Merita una visita anche Palazzo Grasso Caprioli, una villa del XVI secolo con un bellissimo giardino di rose e magnolie, che vanta una collezione privata di opere d’arte contemporanea, lascito di artisti di tutto il mondo che vengono regolarmente ospitati nella residenza dove sono liberi di esprimere tutto il loro estro e talento.

La villa è oggi un centro artistico a 360 gradi, dove vengono privilegiate la danza e le discipline orientali, dallo yoga alla meditazione, con corsi, workshop ed eventi, tra cui concerti e festival di danza contemporanea.

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Fonte: @SiViaggia

La villa e il giardino artistico di Palazzo Grasso Caprioli a Gussago (BS)

L’enogastronomia

A Gussago esiste una vera e propria cultura di uno dei piatti tipici del bresciano: lo spiedo. In quasi tutte le trattorie e i ristoranti della zona è possibile assaggiare il vero spiedo bresciano, che ha ottenuto anche la Denominazione comunale di origine. Ogni anno, a settembre, nella centralissima piazza Vittorio Veneto si svolge il Gran Galà dello Spiedo (quest’anno è in programma giovedì 8 settembre) al quale partecipa tutta la popolazione e moltissimi turisti. Non è una sagra, bensì una cena elegante a lume di candela che vuole celebrare il piatto principe della cucina gussaghese e che ha reso Gussago la Capitale Italiana dello spiedo. Lo spiedo naturalmente è accompagnato dalle bollicine del territorio.

Il Gran Galà è solo l’inizio di una stagione all’insegna della gastronomia. Dal 22 settembre e fino all’8 dicembre si svolge Lo Spiedo Scoppiettando, una rassegna enogastronomica che, ogni giovedì, porterà i profumi e i sapori autunnali del territorio in tavola attraverso uno speciale menu a base di spiedo e di ingredienti locali in molti ristoranti di Gussago.

Ma non dimentichiamo che ci troviamo nel territorio della Franciacorta e le bollicine, qui, sono un must have. Diverse cantine, come Le Cantorie, propongono wine tour e degustazioni dei vini del territorio – Franciacorta Docg Saten, Rosé, Pas Dosè Riserva, ma anche rossi, come il Cellatica superiore Doc e il Sebino riserva – accompagnati da prodotti e salumi tipici. Questa cantina, in particolare, immersa tra i vigneti, ha un giardino panoramico che, dall’alto della collina di Casaglio, offre una vista spettacolare sul paesaggio collinare della Franciacorta e sui vigneti terrazzati.

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Fonte: @Le Cantorie

La cantina Le Cantorie nella Franciacorta

Da non perdere anche una visita alle distillerie locali, come le pluripremiate Distillerie Peroni Maddalena dove, da più di quarant’anni, si produce un’eccellente grappa – ma anche liquori, vermouth, gin, acquavite di birra e ben 15 riserve – che, insieme allo Spiedo di Gussago, sono i due prodotti De.Co. (Denominazione Comunale) del Comune di Gussago.

Per chi è della zona questa Franciacorta di confine è un’ottima idea per una gita fuoriporta, ma per chi viene da lontano non mancano spunti per un weekend all’insegna di storia, cultura, attività all’aria aperta e tanta ottima enogastronomia.

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La biblioteca del futuro è stata creata. I libri si leggeranno nel 2114

Sono la curiosità e la sete di conoscenza a spingerci dall’altra parte del globo per scoprire ed esplorare culture che sono a noi lontane e spesso sconosciute, ma anche per osservare da vicino tradizioni e testimonianze del passato che raccontano la storia dei popoli, delle città e di interi territori.

Ma sono anche i luoghi del sapere ad affascinarci, come le biblioteche più iconiche del mondo, quelle che hanno il compito e la missione di preservare nel tempo e nei secoli la conoscenza della storia degli uomini del presente e del passato.

Ed è un po’ questo l’obiettivo della biblioteca del futuro, una biblioteca nata e creata dall’artista scozzese Katie Paterson. Vederla in work in progress è già possibile attraverso i social network, ma i libri che ospitano potranno essere letti solo a partire dal 2214.

Benvenuti nella Future Library

È la biblioteca del futuro, di nome e di fatto, anche se qui non si prendono in prestito i libri, almeno per il momento. Tutto ciò che possono fare gli autori del mondo è lasciarsi coinvolgere da questo affascinante progetto e mettersi a lavoro per la stesura di capolavori che saranno stampati e poi messi a disposizioni dei lettori solo nel 2214.

Un progetto, questo, folle e visionario, ma sicuramente molto affascinante e suggestivo. L’idea, come anticipato, proviene direttamente dalla mente di Katie Paterson, artista scozzese che nel 2014 ha posato la prima pietra della Future Library.

In realtà non si tratta di una pietra, ma di mille abeti rossi che l’artista ha piantato nella foresta di Nordmarka, a venti minuti dalla capitale della Norvegia,  e che rappresentano, oggi, le fondamenta del progetto. Con il legno ricavato da quest’area, infatti, è stata costruita la Silent Room, una stanza di legno realizzata all’interno della Deichman bibliotek di Oslo dove oggi vengono conservati i libri che un giorno popoleranno la biblioteca.

Quegli stessi abeti rossi, tra due secoli, saranno utilizzati per produrre la carta sui quali saranno stampai i libri della Future Library.

Come sarà la biblioteca del futuro?

Il progetto è affascinante e unico nel suo genere e apre a tantissime suggestioni e riflessioni. Non solo rispetto alla lontanissima inaugurazione della biblioteca del futuro, che desta sicuramente una curiosità che non possiamo soddisfare, ma anche e soprattutto in riferimento al tempo che scorre, alla figura dell’uomo e al suo impatto sul pianeta in un futuro ancora lontano.

Per più di un secolo, infatti, quella parte di foresta coltivata da Katie Paterson non potrà essere toccata da nessuno. I libri, in questo caso, faranno da legante tra il presente e il futuro e avranno il compito di preservare e tutelare l’ambiente.

Ma come sarà la biblioteca del futuro? Quello che sappiamo per certo è che i libri non si potranno leggere fino al 2114 e che l’edifico ospiterà solo manoscritti inediti.

Dal 2014 Katie Paterson accoglie i testi di autori di ogni età e nazionalità, libri di ogni stile, genere e lingua. L’invito a popolare la biblioteca del futuro è aperto a tutti, e ad oggi sono molti gli scrittori che hanno già risposto alla chiamata. Tra i più celebri c’è anche Margaret Atwood, l’autrice del “Racconto dell’Ancella”, a cui è stato affidato l’onere e l’onore di depositare il primo manoscritto della Future Library nel 2014.

Tutti i libri raccolti fino a questo momento sono stati conservati in cassette di vetro ermetiche conservate nella Silent Room della biblioteca pubblica di Oslo.