Una scoperta che capita “una volta nella vita”. È stata annunciato così dagli archeologi l’ultimo, sensazionale ritrovamento che ci riporta indietro di migliaia di anni, continuando a riscrivere la storia. Ciò che ha dell’incredibile, è che sia avvenuto in maniera del tutto casuale, su una spiaggia piuttosto popolare, durante dei lavori di manutenzione. Ma non solo. I manufatti rinvenuti sono rimasti intatti per oltre tre millenni. Qualcosa di veramente straordinario.
La sensazionale scoperta a sud di Tel Aviv
Un gruppo di archeologi israeliani si è inaspettatamente ritrovato a fare un viaggio nel tempo quando, nei giorni scorsi, ha rinvenuto una grotta sepolcrale di 3.300 anni fa nel Parco Nazionale di Palmachim, appena a sud di Tel Aviv. Risalirebbe all’epoca dell’antico faraone egiziano Ramses II ed è piena di decine di pezzi di ceramica e manufatti in bronzo. La grotta è stata individuata su una spiaggia molto frequentata, nel corso di lavori di manutenzione, quando uno scavatore meccanico ne ha urtato il tetto: una roccia si è spostata, svelando un gruppo di sepolture intatte a circa 2,5 metri di profondità.
Gli esperti dell’Autorità israeliana per le Antichità sono stati chiamati immediatamente sul posto, e la loro eccitazione si percepisce in un video che ha registrato l’ispezione iniziale di un luogo in cui nessuno ha camminato per più di tre millenni. Nella grotta sono state conservate ciotole di varie forme e dimensioni, alcune delle quali dipinte di rosso, altre contenenti ossa, pentole, brocche e lucerne di argilla che conservavano ancora gli stoppini bruciati. Manufatti risalenti al regno di colui che è ricordato come il più grande, potente e celebrato faraone dell’impero egizio, morto nel 1213 a.C.
Almeno uno scheletro relativamente intatto è stato trovato anche in due appezzamenti rettangolari nell’angolo della caverna. Stando a quanto dichiarato da Eli Yannai, un esperto del Dipartimento delle Antichità, alla televisione pubblica israeliana Kan, la disposizione all’interno della grotta non ha subito spostamenti dal momento in cui essa venne sigillata. “Ciò consente adesso di ricostruire con maggiore precisione le usanze funerarie di quell’epoca”, ha spiegato Yannai, aggiungendo: “Non capita tutti i giorni di entrare in un set alla Indiana Jones”.
Yannai ritiene che i vasi siano stati importati dal Libano, dalla Siria e da Cipro, cosa che, secondo l’archeologo, era comune per le sepolture dell’epoca. Altri materiali organici potrebbero essersi disintegrati nel corso dei millenni, tra cui una probabile faretra che conteneva una serie di punte di freccia o di lancia in bronzo rinvenute nella grotta.
Le altre scoperte recenti avvenute a Israele
In Israele le scoperte sensazionali non sono di certo una novità. Proprio lo scorso agosto, a Horbat Hani, ai piedi delle basse colline a est di Shoham, un gruppo di soldati ha portato alla luce un antico complesso conventuale di suore bizantino, di circa 1500 anni.
All’inizio dell’anno, invece, vicino al lago di Galilea sono stati rinvenuti i resti di un insediamento che risale a 23mila anni fa. Uno studio ha messo in evidenza i ritrovamenti di resti di un campo di pescatori-cacciatori-raccoglitori precedentemente sommerso sulle rive del lago e, attraverso un’attenta analisi della varietà e dell’uso dei resti di animali, ha concluso che presentava un quadro di sussistenza diverso rispetto alla maggior parte degli altri siti del periodo Mesolitico.