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Montecalvello, un luogo fuori dal tempo

C’è un luogo, in Centro Italia, in cui sembra di fare un viaggio fuori dal tempo, in cui tutto scorre lentamente e che pare un’affascinante contraddizione. Il piccolo borgo infatti sembra disabitato, ma nel frattempo i bambini giocano felici per le strade: Montecalvello, una frazione di Viterbo, nel Lazio.

La storia di Montecalvello, il borgo immerso nella Valle del Tevere

Montecalvello deve la sua fama principalmente al suo castello, le cui origini risalgono probabilmente al periodo che va tra il 774 e il 776, quando il re longobardo Desiderio si fece promotore e artefice della sua fondazione.

Le prime notizie ufficiali su questo mini borgo della Tuscia viterbese si hanno dalla prima metà del Duecento, quando un tal Alessandro Calvelli deteneva il possesso del feudo cui prese verosimilmente il nome del paese.

Nel corso dei secoli altri nobili fecero del borgo di Montecalvello una loro residenza, come i Monaldeschi di Montecalvello, il marchese Marcello Raimondi nel 1644, e Donna Olimpia Maidalchini in Pamphili. Mentre nei primi decenni del secolo scorso la proprietà passò alla Sig.na Beatrice Mariani, la quale decise poi di venderlo nel 1970 al famoso pittore di arte contemporanea Balthasar Klossowski de Ròla, meglio conosciuto con il nome di Balthus. Quest’ultimo, infine, ha lasciato al figlio l’intera eredità.

Cosa vedere a Montecalvello

Il borgo sorge nel cuore della Teverina Viterbese, quella parte della Valle del Tevere che delimita per qualche decina di chilometri il confine fra Lazio e Umbria. Una zona che si distingue per possedere un paesaggio dolce ma anche segnato da aspri calanchi, uno dei territori più straordinari e romantici della Tuscia.

Visitare Montecalvello vuol dire fare un viaggio a ritroso nel tempo. Il castello stesso, varcata la porta d’accesso, appare un luogo in cui tutto ciò che è moderno non ha mai avuto accesso, e dove si può avere la visione quasi perfetta di un villaggio del XVI secolo pervenutoci quasi completamente intatto.

Grazie al suo grande fascino, infatti, Montecalvello e il suo maniero sono stati utilizzati molte volte come set cinematografico. Per esempio, è stato scelto nel 2010 per la serie televisiva Rai Preferisco il Paradiso dedicata alla vita di San Filippo Neri, nel 2015 per il film di Matteo Garrone Il racconto dei racconti, più recentemente nel 2019 per Netflix Luna Nera e nel 2020 per la serie televisiva targata Rai dedicata a Leonardo da Vinci.

Il castello di Montecalvello

Il castello che svetta a Montecalvello è chiamato anche Catello di Balthus, un pittore controverso che rappresenta le storie del mondo come un palcoscenico in cui i sogni si intrecciano alla vita di tutti i giorni. Un artista che fu uno tra i più originali ed enigmatici maestri del Novecento, il primo pittore che ancora in vita ebbe il privilegio di vedere esposte le sue opere al Louvre di Parigi.

Ma la cosa più particolare è che ancora oggi, nell’ultimo piano del castello, ci sono i colori, le terre, l’olio di lino e i pennelli lasciati lì proprio da Balthus.

Attualmente è di proprietà privata, ma la corte e parte delle costruzioni interne sono liberamente visitabili. La corte, per esempio, si fa riconoscere poiché al suo centro conserva una fontana rotonda, ma anche perché ci si sente completamente avvolti dalle antiche atmosfere medievali. Per visitare l’interno, invece, è necessario essere in gruppo e accompagnati da una guida, ma chi ha avuto questa possibilità racconta di un maniero dall’atmosfera esoterica e dal mobilio assolutamente adeguato allo stile vissuto.

La chiesa di Santa Maria Assunta

All’ingresso di questo minuscolo paese, dopo aver oltrepassato un arco, un suggestivo corridoio conduce verso la chiesa di Santa Maria Assunta.

L’edificio presenta una facciata molto semplice ma allo stesso tempo particolare: è formata da una sola navata con due cappelle laterali. Il suo interno, invece, è completamente intonacato di bianco. Tuttavia, spicca senza ombra di dubbio la Cappella del Crocefisso decorata da pregevoli affreschi. Degne di nota sono anche l‘abside obliqua, la fonte battesimale e le diverse nicchie con oggetti e arredi sacri.

La chiesa di San Rocco

Poco distante dal paesino è possibile lasciarsi incantare dalla piccola chiesa rurale di San Rocco, una delle prime in Europa dedicate al santo invocato contro la peste.

Entrandoci è possibile ammirare la statua di San Rocco, portata in processione in occasione della festa patronale ogni 16 agosto e diversi affreschi di particolare interesse. Alcuni di questi raffigurano la Madonna della Melagrana con il Bambino, Santa Caterina, Sant’Egidio e Santa Rosa da Viterbo.

Presenti anche una serie di graffiti, già oggetto di un interessante e accurato studio, creati dai pellegrini che attraversavano il centro per recarsi a Roma. Uno di questi in particolare descrive la battaglia con la quale, nel 1528, i Monaldeschi di Montecalvello difesero il centro dall’assalto dei gatteschi Ottaviano Spiriti, Marzio Colonna e Pirro Baglioni, signore di Castel Piero i quali lasciarono sul campo “circa 15 morti delli loro”.

Cosa vedere nei dintorni di Montecalvello

Montecalvello è un delizioso borgo visitabile in davvero poco tempo, e per questo motivo vale assolutamente la pena scoprire i suoi meravigliosi dintorni. A circa 15 chilometri dall’abitato, per esempio, sorge Bomarzo che, grazie principalmente alla presenza del Parco dei Mostri o Sacro Bosco, è uno dei centri storici del Lazio più rinomati. Ma non solo. In questo territorio sorge anche il “Sasso del Predicatore”, conosciuto con il nome di Piramide Etrusca, un posto altamente misterioso e suggestivo.

Chi ama i borghi fantasma deve necessariamente fare un salto a Celleno che prende vita su un incantevole sperone tufaceo. Un luogo dall’atmosfera altamente suggestiva e dove regnano quiete e silenzio. Merita una visita non solo per ammirare i suggestivi vicoli e palazzi dell’ormai borgo abbandonato, ma anche per l’irresistibile panorama in cui è immerso.

Infine, vi consigliamo di fare una sosta anche a Sant’Angelo di Roccalvecce che possiamo definire il “Paese delle fiabe”. Da queste parti, infatti, tutte le favole più belle che vi possono venire in mente sono impresse sui muri. Questo perché alla fine del 2016 il borgo è stato arricchito da murales incredibili, che non possono lasciare indifferenti i bambini, ma nemmeno gli adulti.

Non resta che fare un salto all’antico borgo di Montecalvello e cogliere l’occasione per visitare i suoi straordinari dintorni.

Bomarzo tuscia

Fonte: iStock

Vista panoramica di Bomarzo
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C’è una Piccola Canada in Trentino ed è un sogno

L’Italia è un Paese bellissimo, custode di meraviglie architettoniche, artistiche, storiche e paesaggistiche tutte da scoprire, che non smette mai di stupire. E anche quando crediamo di aver visto tutto, e di conoscere la penisola in ogni sua sfaccettatura, ecco che questa torna a incantarci con nuovi e inediti scenari.

Alcuni di questi, forse i più belli, portano la firma di Madre Natura e si palesano davanti agli occhi di chi guarda come visioni oniriche che sono così incredibili da non sembrare reali.

E questo è il caso di un luogo tanto suggestivo quanto affascinante che sembra un paradiso, che pare trasportare i viaggiatori in posti che sono lontani chilometri, in territori sconosciuti e sconfinati che popolano da sempre le nostre travel wish list, e che invece si trova in Italia. Benvenuti nella piccola Canada del Trentino, benvenuti in Val di Fumo.

Un paradiso naturale italiano tutto da scoprire

Val di Fumo, è questo il nome di uno dei luoghi più suggestivi e affascinanti del BelPaese. Un territorio selvaggio e incontaminato che sembra un sogno e una cartolina, che sembra essere destinato a diventare la scenografia di una fiaba.

Eppure, nonostante la sua bellezza sia quasi surreale, questo posto esiste davvero ed è spettacolare. Per scoprirlo dobbiamo recarci in Trentino e più precisamente all’interno del Parco Naturale Adamello Brenta. È qui che è possibile immergersi in uno scenario unico e variegato che incanta la vista e che stordisce i sensi e che conduce proprio lì, in quella valle che è un gioiello da scoprire.

Prima di arrivare a destinazione, è necessario percorrere Val di Daone e attraversare rocce, prati, fiori e cascate che si susseguono chilometro dopo chilometro e che non fanno altro che anticipare la grande bellezza che andremo a scoprire con i nostri occhi.

Salendo, la Val di Daone diventa Val di Fumo ed è allora che è possibile ammirare questo luogo di bellezze e di misteri dove è possibile ritrovare quella connessione primoridale e atavica con la natura e con tutti gli esseri viventi che la popolano.

La Piccola Canada del Trentino

La valle, di origine glaciale, è considerata un vero e proprio paradiso naturalistico, ed è raggiunta ogni anno da tutti gli appassionati delle attività outdoor.

Una volta arrivati qui avrete come l’impressione di essere entrati in un mondo nuovo e straordinario che non ha nulla a che vedere con il caos cittadino e con la vita frenetica di tutti i giorni. L’atmosfera sembra sospesa, è la natura qui che decide le leggi, che scandisce i ritmi. Lo fa attraverso il gorgoglio dell’acqua, con il vento che muove le foglie, con i profumi della terra e della vegetazione che proteggono tutto intorno questo gioiello montano.

Il percorso straordinario, e accessibile a chiunque, si snoda attraverso una serie di laghi artificiali, cascate e cascatelle, e poi ancora malghe e praterie sconfinate. Incontrerete poi, lungo la strada, anche mucche al pascolo e cavalli che vivono in totale libertà.

Lo scenario, incorniciato da nuvole bianche che sfiorano le cime montuose e che danno il nome alla valle, è così suggestivo da essere stato ribattezzato la Piccola Canada del Trentino perché è proprio alla natura incontaminata del Paese del Nord America che questo panorama da cartolina sembra rimandare.

Tutto questo camminare vi condurrà a Carè Alto, una cima solitaria e maestosa che segna il confine tra Val di Fumo e Val Rendena. In circa due ore di passeggiata, invece, potrete raggiungere il Rifugio di Val di Fumo situato a un’altezza di 2000 metri. Fermatevi a osservare il panorama che vi circonda: la vista da qui è meravigliosa.

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Borghi Viaggi

Il piccolo borgo marino italiano che sembra una cartolina

Il mondo che abitiamo non smette mai di sorprenderci perché è pieno di meraviglie che aspettano solo di essere raggiunte ed esplorate. Ma se è vero che siamo disposti a percorrere chilometri per raggiungere destinazioni lontanissime, è altrettanto vero che alcune di questi si trovano qui, proprio sotto ai nostri occhi.

L’Italia, infatti, è un Paese meraviglioso. E ogni volta che crediamo di conoscerlo, lui torna a sorprenderci. Lo fa mostrandoci il suo volto più bello, quello caratterizzato da scorci incantevoli, da meraviglie naturali che convivono con l’uomo e da paesaggi che sembrano usciti da un libro di fiabe.

E quella di essere in una fiaba è proprio la sensazione che si prova ogni qualvolta si raggiunge Portovenere, il piccolo borgo marinaro della provincia di La Spezia che sembra una cartolina dipinta.

Benvenuti a Portovenere

È un viaggio tra le bellezze dell’Italia, quello che vogliamo fare oggi, che ci porta in un luogo di incantevole bellezza. L’attrezzatura richiesta, per raggiungere questa destinazione, è semplice ed è fatta di smartphone e videocamere, necessarie per immortalare gli straordinari scorci che si aprono davanti agli occhi dei visitatori che giungono fin qui. Non deve mancare, ovviamente, il costume da bagno.

Del resto Portovenere, il più piccolo dei borghi di La Spezia, è Patrimonio Mondiale dell’Unesco insieme alle Cinque Terre e alle tre isole dell’arcipelago che sono, rispettivamente, Palmaria, Tino e Tinetto.

Il nome di questo borgo è tanto affascinate quanto evocativo e fa riferimento all’antico tempio di Venere che un tempo sorgeva dove ora c’è la chiesa di San Pietro, uno dei luoghi più belli dell’intero territorio italiano. La piccola e romantica chiesa, infatti, è situata nella parte più estrema del promontorio ed è oggi uno dei luoghi più raggiunti e fotografati dai viaggiatori di tutto il mondo.

Da qui la vista sul territorio circostante è bellissima! Porto Venere, infatti, si trova nella parte finale della penisola, proprio in quella zona conosciuta come golfo dei Poeti.

Chiesa di San Pietro, Portovenere

Fonte: iStock

Chiesa di San Pietro, Portovenere

Dentro una cartolina: cosa fare e cosa vedere a Portovenere

Raggiungere Portovenere, in ogni stagione dell’anno, è una vera e propria esperienza all’insegna della bellezza. Passeggiare per il borgo, e ammirare tutti gli scorci che si aprono improvvisamente davanti allo sguardo, restituisce la sensazione di trovarsi all’interno di una cartolina.

Del borgo originario, situato nella piazza Spallanzani e abitato dagli antichi pescatori, oggi non resta più nulla a seguito dell’assalto da parte del Longobardi nel 643. È possibile, però, ammirare alcuni reperti romani, che fanno riferimento al periodo cristiano, nelle murature situate proprio sotto la piazza.

Ma le cose da vedere e da fotografare, qui, sono tantissime. Tra le più suggestive c’è sicuramente la sopracitata chiesa di San Pietro, alla quale fa eco il santuario della Madonna Bianca, un luogo affascinante e intriso di spiritualità raggiunto da tantissime persone.

Imperdibile, ovviamente, è il castello Doria, una fortezza imponente e solitaria che dall’alto di una roccia domina e sorveglia l’intero borgo di Portovenere.

Immancabili sono le passeggiate tra le case colorate, quelle che offrono una vista mare mozzafiato dove galleggiano le barche colorate, così come imperdibili sono le nuotate nelle acque turchesi e cristalline. Ed è proprio immergendovi nelle mille sfumature di blu che potrete raggiungere la Grotta di Byron, una delle attrazioni più suggestive del borgo.

Situata tra il Castello e la chiesa di San Pietro, questa cavità naturale è un gioiello tutto da scoprire. Moltissime sono le specie marine che in questa grotta hanno trovato una casa, rendendo questo luogo un paradiso per gli amanti dello snorkeling.

Portovenere

Fonte: iStock

Portovenere
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Treno e bici: le vacanze sostenibili da fare adesso

Se esiste un modo di fare vacanze sostenibili quello è il train&bike. Si porta con sé la propria bicicletta a bordo di un treno e si va alla scoperta di territori nuovi, tutti da scoprire.

E per chi non possiede una due ruote o non ha voglia di portarsi dietro il peso, la si può noleggiare sul posto.

È quello che propone Trenord, con le offerte “Gite in treno” per viaggiare a bordo dei propri convogli che percorrono in lungo e in largo la Lombardia. Un’ottima occasione di viaggiare anche per chi è rimasto a casa nel mese di agosto.

Il biglietto ferroviario consente di usufruire di sconti dedicati per il noleggio di biciclette ed e-bike nei punti convenzionati in alcune delle più belle località turistiche della Regione, per una gita su due ruote all’insegna della prossimità e della sostenibilità.

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Fonte: 123rf

Il Lago d’Iseo in bicicletta

Gli itinerari in Lombardia

Treno e bici in Valchiavenna

Una pedalata in Valchiavenna, fra tradizioni, gastronomia, natura, passando per sentieri e crotti: si può prendere il treno in qualsiasi stazione della Lombardia con destinazione Chiavenna per poi noleggiare, presentando il biglietto ferroviario, una bicicletta o un’e-bike presso il noleggio Valchiavenna Bike, con il 10% di sconto. Inoltre, presentando il biglietto Trenord con destinazione Dubino, Verceia, Novate Mezzola, Samolaco, San Cassiano Valchiavenna, Prata Camportaccio o Chiavenna, è possibile ottenere lo sconto del 10% per il menu tipico nei seguenti crotti aderenti all’iniziativa: Crotto al Prato – Chiavenna; Crotto Belvedere – Prosto di Piuro.

Treno e bici sul Lago d’Iseo

I vigneti della Franciacorta, la riserva naturale del Sebino, il borgo magico di Monte Isola o il lungolago di Iseo sono solo alcune delle mete che è possibile esplorare in bici e treno. Basta presentare il biglietto ferroviario con destinazione Iseo o Pilzone presso il noleggio Iseo Bike per usufruire di diversi sconti per il noleggio giornaliero con casco di biciclette o e-bike, dai 12 euro per i bambini fino ai 45 euro per le e-bike, con pacchetti specifici anche per le famiglie.

Treno e bici sul Lago di Garda

Il lungolago del Garda è un susseguirsi di panorami mozzafiato e di borghi pieni di fascino che si possono godere dalle due ruote. Il biglietto ferroviario con destinazione Desenzano del Garda offre sconti fino al 40% per il noleggio di biciclette o e-bike presso il Biciclettaio Matto. Sono previste anche agevolazioni dedicate per i gruppi e per chi acquista anche il voucher per la navigazione sul Lago di Garda.

Limone sul Garda

Fonte: iStock

In bicicletta lungo il Lago di Garda

Treno e bici nel Parco Adda Sud

Perfetta per una gita fuoriporta, una giornata nella natura del Parco Adda, fra le strade della città di Pizzighettone o lungo i lidi sul fiume. Raggiungendo la stazione di Pizzighettone è possibile noleggiare per tutto il giorno una bicicletta con casco per adulti e ragazzi sopra i 13 anni a 10 euro presso il Gruppo Volontari Mura di Pizzighettone. E da Pizzighettone è possibile anche partire per una crociera di un’ora sull’Adda con un’altra iniziativa, che fa sempre parte delle “Gite in treno” di Trenord: “Navigare sull’Adda”.

Treno e bici a Mantova

Per una pedalata sulle sponde del Mincio o nel centro della splendida Mantova, c’è una convenzione per il noleggio biciclette presso MantovabikeXperience. Presentando il biglietto ferroviario, è possibile ottenere sconti del 10% per adulti, ragazzi e gruppi da 10 a 20 persone e del 20% per gruppi formati da più di 20 persone.

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Fonte: 123rf

Piazza delle Erbe a Mantova

Treno e bici a Varese

Si può raggiungere in treno Gavirate e da lì esplorare le ricchezze dei dintorni, come il Campo dei Fiori, il Lago Maggiore con Santa Caterina del Sasso e Varese, in sella a una e-bike. Basta presentare il biglietto ferroviario con destinazione Gavirate presso il negozio E-BIKE Travel Varese, ottenendo sconti del 20% sia per il noleggio giornaliero di tutte le tipologie di e-bike, sia per i tour cicloturistici organizzati dalla stessa E-BIKE Travel.

Treno e bici a Bergamo

Arrivare in treno a Bergamo da tutta la Lombardia è molto facile. Una volta giunti in città, si possono esplorare le bellezze di quella che Stendhal definiva “incantevole e di superba bellezza”, noleggiando una Wellness bike presso il noleggio Pmzero Rent Wellness Bike. Grazie alla convenzione, è possibile optare per un noleggio per mezza giornata al prezzo di 20 euro anziché 27 euro o per una giornata intera a 30 euro anziché 37 euro.

Come prenotare

Per usufruire delle agevolazioni, basta presentare presso gli store il biglietto del treno convalidato in giornata. Per tutte le iniziative, è necessario prenotare la bicicletta almeno 48 ore prima del viaggio. I contatti dei negozi convenzionati sono disponibili, insieme a tutte le informazioni utili, nella sezione Bike & Trekking della app e del sito di Trenord.

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animali isole Vacanze natura Viaggi

Su quest’isola puoi conoscere gli animali più felici del mondo

In cima alla lista delle destinazioni di viaggio da raggiungere ed esplorare, almeno una volta nella vita, si fanno sempre più spazio tutti quei luoghi in cui la natura regna incontrastata. Posti nei quali possiamo ammirare quelli che sono gli spettacoli più belli del mondo che ci lasciano senza fiato.

Ma c’è un altro motivo che ci spinge a viaggiare per il mondo in lungo e in largo ed è quello che ci permette di fare incontri ravvicinati con le straordinarie creature che lo popolano.

Esistono luoghi, infatti, che ci consentono di incontrare animali unici ed endemici che vivono e sopravvivono nei loro habitat. Altri, invece, ci permettono di osservare quelle che sono le più grandi e suggestive migrazioni del mondo. Ci sono anche le riserve naturali, quelle che hanno il compito di preservare la flora e la fauna. E poi c’è un lembo di terra, bello, solitario e selvaggio, che ospita quelli che sono gli animali più felici del mondo. Benvenuti sull’isola dei quokka.

L’Isola dei quokka

Il suo nome è Rottnest Island che, tradotto letteralmente, significa nido dei ratti. Ma non lasciatevi suggestionare in maniera negativa dal nome perché le sue origini, in realtà, sono dovute a un fraintendimento. Quando i primi europei giunsero su questo lembo di terra al largo della costa dell’Australia Occidentale, infatti, scambiarono gli abitanti dell’isola per dei ratti.

In realtà si trattava dei quokka, piccoli marsupiali australiani appartenenti alla famiglia dei Macropodidi, che avevano fatto di quest’isola il loro habitat naturale. Oggi le cose non sono cambiate perché Rottnest Island è l’unico luogo al mondo – insieme a qualche altra isola della costa – dove è possibile incontrare quelli che sono ufficialmente conosciuti come gli animali più felici della terra.

Basta guardarli per innamorarsi e per capire come mai, questi esemplari, hanno guadagnato il primato di creature più felici. Piccoli, teneri e buffi, i quokka hanno un atteggiamento molto socievole che si manifesta nei grandi e generosi sorrisi che dispensano sempre, o quasi.

Rottnest Island è il luogo ideale per fare incontri ravvicinati con questi esemplari che sono specie protetta a rischio di estinzione. Motivo per il quale ci sono alcune leggi da rispettare per la loro salvaguardia. Le autorità, infatti, hanno disposto il divieto di dar da mangiare agli animali per non rischiare di compromettere il loro benessere.

Rottnest Island

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Rottnest Island

Cosa fare su Rottnest Island

Una volta giunti a Rottnest Island, e scelto il vostro compagno di viaggio tra i numerosi quokka, potrete partire in esplorazione di questo luogo dell’Australia Occidentale. Raggiungere l’isola è semplicissimo, vi basterà prendere un traghetto da Fremantle e godervi una traversata in mare per circa 30 minuti.

Questo lembo di terra, che misura 11 chilometri di lunghezza per 4,5 km di larghezza, è un gioiello naturale di immensa bellezza, un paradiso per tutti gli appassionati dello snorkeling e degli sport acquatici. Ad accogliervi, qui, non saranno solo i piccoli quokka, ma anche le spiagge dorate bagnate da un mare turchese e cristallino.

Sull’isola troverete anche dei laghi salati, 7 permanenti e 5 che si asciugano durante la stagione estiva, che irrompono tra la rigogliosa vegetazione dell’isola creando degli scenari mozzafiato.

Ovviamente non dimenticatevi di loro, delle vere guest star dell’isola. I quokka sono abituati alla presenza degli esseri umani, motivo per il quale sono molto socievoli. Potrete giocare con loro e scattarvi dei selfie memorabili, oppure osservarli mentre vivono nel loro habitat naturale.

Il giocatore Tom Latham e il suo selfie con un quokka, Rottnest Island

Fonte: Getty Images

Il giocatore Tom Latham e il suo selfie con un quokka, Rottnest Island
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Perché il backpacking è un modo di viaggiare da salvare

In italiano viene tradotto come “viaggio zaino in spalla”, ma tra i viaggiatori (spesso in grado di parlare più lingue tra cui l’inglese) è il backpacking, un modo di esplorare il mondo che ha una caratteristica fondamentale: in genere si viaggia low-cost. Ma non solo. Il backpacking è molto altro e, soprattutto, è un modo di viaggiare che deve essere salvato.

Chi è il backpacker

Il backpacker non è altro che lo stesso viaggiatore che parte, il più delle volte, esclusivamente in compagnia del suo zaino. L’obiettivo di chi predilige questo tipo di esplorazione è piuttosto chiaro: visitare il mondo spendendo il meno possibile anche perché, in media, le persone che si lanciano in questa esperienza hanno dai 18 ai 30 anni, tutti con la passione per il viaggio, ma allo stesso tempo con finanze ridottissime.

Ma non solo. Chi viaggia con lo zaino in spalla ama stare leggero, anzi, è proprio necessario. Questo perché tendenzialmente viaggia per periodi medio-lunghi spostandosi di giorno in giorno (o quasi) da un punto all’altro della destinazione che sta visitando.

A fare backpacking è chi conosce una lingua straniera, non per forza quella della meta scelta ma almeno l’inglese. Inoltre, è una persona con un forte spirito di adattamento e che ama trascorrere parte del viaggio in solitaria.

Quali sono i benefici di fare backpacking

La cosa fondamentale è fare il primo passo: preparare lo zaino (qui una serie di consigli). Dopo di quello si ha davvero l’occasione di vivere una delle esperienze migliori della propria vita, senza più riuscire a smettere di farlo.

Del resto, viaggiare con lo zaino in spalla, e quindi con poco budget a disposizione, insegna a “stringere la cinghia” in tutte le circostanze, dai mezzi di trasporto all’alloggio: a livello generale non si affittano macchine, ci si sposta sui mezzi locali e per dormire si va in ostello, dove i prezzi sono assolutamente più ridotti degli hotel.

Scegliere di soggiornare in camerate, però, ha anche un altro beneficio: significa imparare l’arte della condivisione, conoscere nuove persone (e provenienti da tutto il mondo) in posti nuovi e scoprire parti inedite di noi stessi.

Il backpacker non pianifica il viaggio o, se lo fa, lascia la porta aperta ad avventure improvvisate. La prima destinazione è solitamente ben definita per motivi puramente logistici, ma da quel momento in poi le strade possibili da percorrere sono pressoché infinite. Impara, in sostanza, a vivere giorno per giorno e a non privarsi delle eventuali occasioni che potrebbero capitare lungo il cammino, senza che il controllo ossessivo della vita quotidiana prenda il sopravvento.

Un altro motivo per cui vale la pena fare un’esperienza come questa è che il backpacker impara a diventare un cittadino del mondo. Lui non viaggia per fare il turista, ma per comprendere il modo di vivere delle persone che ha davanti e anche il più possibile della loro cultura, e lo fa appropriandosi degli usi, dei costumi, delle lingue e della storia del Paese che sta esplorando.

Tuttavia, tutto ciò lo fa prendendo delle precauzioni: avverte almeno una persona di fiducia della sua partenza, calcola in anticipo la somma di denaro che potrebbe utilizzare durante il viaggio, si informa sulla profilassi medica da adottare, prepara con cura i documenti e quando è lontano da casa comunica i propri spostamenti.

Perché bisogna salvare i viaggi zaino in spalla

Essere un backpacker significa seguire la filosofia del termine stesso: incoraggiare lo sviluppo e l’importanza dell’individuo, superare le barriere linguistiche, organizzarsi da soli e assaporare quello che è il gusto della libertà senza conformarsi alla massa.

Solo per questo dovrebbe essere salvato, ma la verità è che questo tipo di viaggio è anche una sorta di rito di passaggio, una specie di anno sabbatico che i giovani si prendono alla fine dell’università. Lo scopo è quello di dedicarsi all’esplorazione del mondo e di loro stessi.

Il problema, purtroppo, è che il Covid, il caos che sta caratterizzando questo periodo storico e l’impennata incredibile dei prezzi anche nel settore turistico, stanno davvero mettendo a rischio questo tipo di viaggio, rendendo molto difficile l’organizzazione dello stesso. Vi basti pensare che Michael O’Leary, numero uno della compagnia low cost irlandese Ryanair, ha da poco annunciato che i voli a basso costo non esisteranno più.

Non poter più fare i medio- lunghi viaggi zaino in spalla sarebbe un peccato, perché le nuove generazioni non possono e non devono assolutamente privarsi di un’esperienza come questa che è in grado di migliorarci come persone da diversi punti di vista. Il backpacking va salvato e praticato, senza ombra di dubbio, almeno una volta nella vita, ma è necessario che rimanga accessibile.

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Ryanair annuncia l’addio ai voli low cost

Nata come compagnia low cost (o come piaceva dire a molti “no frills”, senza fronzoli), rivoluzionando il mondo del trasporto aereo mondiale, Ryanair ha appena detto addio proprio ai voli super scontati.

Ebbene sì, Brexit, tasse aeroportuali, pandemia, aumento del prezzo del petrolio e le tante polemiche hanno logorato negli anni Michael O’Leary, numero uno della compagnia irlandese, che in un’intervista alla radio britannica BBC 4 ha annunciato la rivoluzione.

È la fine di un’era. Una delle chiavi del successo di Ryanair, quella dei voli a meno di 10 euro, presto non sarà che un lontano ricordo.

Addio ai voli super scontati

Dovremo quindi scordarci le tante offerte a partire da 9,99 euro (e a volte addirittura da 4,99) che, quasi ogni settimana, con una scusa o con l’altra (dal Black Friday alla Festa della Mamma, ma anche per il lancio delle nuove rotte) riempivano i nostri feed.

Per i prossimi anni, almeno, saranno eliminate tutte le “tariffe promozionali super scontate” (l’ultima era della fine di luglio) ovvero quelle comprese tra 0,99 e 9,99 euro.

La compagnia continuerà però a offrire i suoi “milioni di posti a 19,99 euro, 24,99 e 29,99”, che comunque non è molto, sebbene si debba ricordare che queste tariffe sono sempre a tratta e non A/R.

Aumenti in arrivo

Ma non è tutto. Non soltanto non ci saranno più biglietti aerei a prezzi stracciati, ci saranno anche nuovi aumenti e la tariffa media subirà un incremento di circa 10 euro.

Come ha spiegato l’a.d. di Ryanair, il settore delle compagnie aeree low cost sarà inevitabilmente influenzato dagli aumenti del costo del petrolio causati dalla guerra in Ucraina. “Il nostro prezzo medio, che è attualmente di circa 40 euro”, ha detto O’Leary “dovrà aggirarsi intorno ai 50 euro nei prossimi anni”.

Una rivoluzione continua

“Ciò non significa che la gente smetterà di volare”, ha comunque ricordato il numero uno della compagnia. “Cercherà di fare ancora più attenzione alle tariffe e si rivolgeranno ancor più a noi piuttosto che alle compagnie di bandiera come British Airways”.

O’Leary, che è a capo di Ryanair da 28 anni e il cui mandato scade nel 2024, si è detto “determinato a continuare a trasformare il trasporto aereo in Europa, rendendolo abbordabile a un sempre maggior numero di passeggeri”.

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La grotta che ospitò gli antenati dei Neanderthal: la scoperta

Nuove, eccezionali scoperte hanno cambiato notevolmente la ricostruzione dell’evoluzione geologica di un’importante grotta in Puglia, confermando la presenza di umani in Italia molto prima che comparissero gli Homo sapiens, con implicazioni importanti anche per la storia delle variazioni del livello del mare e degli ecosistemi in quel settore del Mediterraneo. Un sito 
di importanza mondiale per lo studio della preistoria, che dopo oltre un secolo continua a sorprendere. Ecco cosa è emerso dall’ultimo studio.

Gli antenati dei Neanderthal a Grotta Romanelli

Le origini del sito preistorico di Grotta Romanelli, situata in un’insenatura nei pressi di Castro, teatro di un’altra sensazionale scoperta, sono molto più antiche di quanto ritenuto finora dai ricercatori. Gli ultimi rilevamenti geologici e le attività di scavo, infatti, hanno permesso di ricostruirne l’evoluzione, e si è così scoperto che ha iniziato a riempirsi molto tempo prima di quanto creduto stimato, con modalità simili probabilmente a quelle di altre grotte del tratto di costa salentino in esame.

Lo studio, pubblicato sulla rivista “Nature-Scientific Reports”, è stato realizzato da Sapienza, Università di Torino, Statale di Milano e Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igag). Stando a quanto si apprende, i depositi alla base della successione stratigrafica sono riferibili a un ciclo sedimentario risalente a circa 350mila anni, invece dei 125mila ritenuti fino a oggi. Uomini e animali, quindi, hanno iniziato a lasciare testimonianza della loro presenza nei sedimenti della grotta salentina molto prima di quanto indicato dalle ricerche passate.

Nel complesso degli strati inferiori, infatti, sono stati messi in luce microfossili marini e livelli stalagmitici che, insieme a fossili di grandi mammiferi e strumenti in calcare, hanno permesso di attribuire i depositi a un periodo più antico del Tirreniano. Questo nuovo quadro stratigrafico rafforza quindi l’idea che gli esseri umani che frequentarono la grotta agli inizi siano precedenti ai Neanderthal.

Grotta Romanelli scavi

Fonte: Ufficio Stampa Cnr – Ph: Luca Forti

Attività di scavo all’interno della Grotta Romanelli

La grotta delle scoperte nel Salento

Il sito Grotta Romanelli è un importante giacimento archeologico e fossilifero del Paleolitico italiano, che rappresenta da oltre un secolo un riferimento internazionale per lo studio della preistoria. La grotta conserva tracce di fasi differenti del passaggio dell’uomo preistorico attraverso numerosi reperti archeologici, paleontologici, sepolture umane, arte parietale e mobiliare.

I primi ritrovamenti in zona risalgono al 1869, quando Ulderigo Botti, a seguito del rinvenimento di fossili durante un’escursione nella vicina Capo di Leuca, vi ipotizzò la presenza dell’uomo preistorico sin da epoche remote. Nei primi del Novecento iniziarono ricerche sistematiche che portarono alla scoperta della grotta ad opera del paleoantropologo Ettore Regalia e del pittore salentino Paolo Emilio Stasi.

Dopo decenni di scavi, negli anni ‘70 le attività sul campo subirono una lunga battuta d’arresto, finché nel 2015 un team multidisciplinare coordinato dal professore Raffaele Sardella del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università della Sapienza di Roma, e finanziato dal Progetto Grandi Scavi dell’Ateneo, ha riportato l’attenzione su questo sito, ricco di sorprese. Negli ultimi anni, Grotta Romanelli ha restituito numerosi manufatti litici e in osso, pietre incise, resti di arte parietale con composizioni geometriche e zoomorfe, oltre a ossa umane riferibili alla parte finale del Pleistocene.

Le nuove attività di scavo e ricerca stanno ora evidenziando un quadro ancor più ricco e articolato dei molteplici elementi di interesse scientifico del sito. Qui sono presenti tracce di fasi differenti dell’evoluzione del territorio salentino con il passaggio da forme antiche umane, che hanno vissuto con grandi mammiferi poi estinti come elefanti, ippopotami e rinoceronti, fino alla presenza di Homo sapiens e alle rappresentazioni artistiche incise sulla volta della grotta.
La buona notizia è che le attività di scavo sul terreno proseguiranno con l’esplorazione della parte più interna della grotta, mai studiata finora.

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La meta vip (e discreta) dell’estate italiana

Dimenticate le località di villeggiatura dalle spiagge affollate di vip, fatte di lounge, musica ad alto volume, moto d’acqua che sfrecciano nel mare, piazzette piene di paparazzi e boutique griffate.

I vip che amano la discrezione e la vera vacanza relax scelgono un’altra meta, lontana dalle fotocamere degli smartphone e dalle orde di fan.

La meta più amata dai vip quest’estate

La meta più amata di quest’estate si conferma ancora una volta l’Isola d’Elba, piccolo paradiso selvaggio e affascinante dell’arcipelago toscano. Qui, il mare da favola, la natura predominante che avvolge l’isola hanno ammaliato molte celebrità che l’hanno scelta per le loro vacanze estive.

Sarà per il mare dal colore intenso o forse per la natura potente o ancora per il clima sempre mite o per la sua storia millenaria o magari proprio per la combinazione di tutti questi elementi messi assieme, fatto sta che l’ingrediente segreto dell’Isola d’Elba, che sempre più strega i vip italiani e internazionali che la
scelgono per trascorrere le vacanze estive in totale serenità non l’ha ancora scoperto nessuno.

L’Elba è particolarmente amata per quella discrezione e tranquillità che consente di vivere una vera vacanza in libertà.

I vip all’Isola d’Elba

Tra gli ospiti sull’isola quest’estate troviamo The Edge (David Evans), chitarrista degli U2, che ha scelto Porto Azzurro dove si è regalato una cena tipica al ristorante. Sarà stato il compagno della band
Bono, ospite all’Elba lo scorso anno, a presentargli l’isola come meta ideale per una fuga estiva?

Ha conquistato i social lo spettacolare tuffo del cantante, attore e regista statunitense Jared Leto che, dopo i successi nel mondo del cinema con ruoli di spicco in “House of Gucci” e in “Morbius”, l’ultimo film della Marvel, ha scelto l’Elba per trascorrere parte delle sue vacanze in Europa.

Ma non mancano i nostri vip. Scatti dall’Isola d’Elba sono stati pubblicati anche da Sabrina Salerno che, dopo aver invitato i suoi fan a scegliere il Belpaese per trascorrere le vacanze estive per aiutare l’economia locale a ripartire, ha regalato ai suoi follower seducenti post anche dall’isola toscana esaltando l’azzurro del mare che la circonda.

A Rio Marina non è invece passato inosservato l’attore Paolo
Conticini, che per le sue vacanze ha scelto proprio il delizioso borgo di pescatori famoso anche per le sue belle cale. Un tempo Rio Marina era considerata la Capitale del ferro dell’Isola d’Elba. Le miniere e il porto venivano utilizzati per l’escavazione e il trasporto del minerale ferroso che, ancora oggi, con il suo luccichio e la classica colorazione rossastra, ne caratterizza un po’ tutto il paese, dalle facciate delle case, alle spiagge, compresi gli stessi fondali del mare.


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Ospite fisso è anche Andrea Bocelli, legatissimo alla sua Toscana, che per qualche giorno lascia la Versilia e la tenuta di Lajatico per venire all’Elba con la famiglia. Spesso arriva in barca e sosta negli approdi (è stato avvistato a Portoferraio e a Porto Azzurro), ma soprattutto non manca di visitare i paesi per percepire rumori, gli odori e i sapori tradizionali dell’isola.

Anche gli sportivi manifestano da sempre una passione spiccata per l’Elba sia per gli allenamenti, favoriti dal clima mite e dalla grande varietà di paesaggi, sia per le loro vacanze.

Ospite fissa è Bebe Vio, campionessa di fioretto e volto del movimento Paralimpico, approdata insieme alla famiglia all’Elba fin da quando aveva pochi mesi. Ora, per sugellare questo
reciproco amore, Bebe è stata insignita della cittadinanza onoraria di Portoferraio dal Sindaco della città.

Tra mare e relax, anche la pluripremiata pattinatrice Carolina Kostner
arrivata all’Elba per trascorrere alcuni momenti di svago in questa calda estate. Per lei parole crociate in riva al mare e una bella passeggiata sopra le scogliere dell’isola per godersi il panorama.

A chiudere – per ora – la lista dei vip avvistati sull’isola quest’estate anche l’ex allenatore della Fiorentina e della Nazionale Cesare Prandelli. Ma l’estate non è ancora finita. Vediamo chi approderà ancora sull’isola.

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Fonte: Ufficio stampa

I post di alcuni vip all’Isola d’Elba
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Viaggio nella città dove si mangia meglio al mondo

Purtroppo, strano a dirsi, non è italiano il ristorante dove si mangia meglio al mondo. Nonostante la nostra famosa dieta Mediterranea, i nostri prodotti d’eccellenza e i nostri chef “star”, gli esperti hanno ritenuto che il ristorante migliore del mondo sia altrove. A Copenhagen, in Danimarca.

Sì, perché in occasione dell’importante appuntamento annuale in cui una giuria fatta di esperti indipendenti del mondo della gastronomia, di chef internazionali, giornalisti gastronomici e gastroturisti ha decretato i nomi dei migliori ristoranti del mondo, i cosiddetti 50 Best, il primo premio se l’è aggiudicato un locale iconico della Capitale danese, il Geranium.

I migliori ristoranti del mondo sono a Copenhagen

La Danimarca è da anni nell’empireo delle migliori cucine del mondo. Prima del Gernaium era un altro ristorante di Copenhagen a occupare la vetta mondiale, il famoso Noma. La cucina di questo Paese è non soltanto innovativa, ma anche locale, tradizionale e organica.

Il Geranium, che solo per la location merita una visita, dato che si trova in cima allo stadio di calcio Parken o Telia Parken dove gioca il Copenhagen e anche la nazionale danese, quindi anche con una bellissima vista panoramica, è guidato dallo chef Rasmus Kofoeda. È stato il primo ristorante danese ad aggiudicarsi le tre Stelle Michelin nel 2016. Un menu completo qui costa circa 430 euro. Non si serve carne, ma solo pesce e verdure e i suoi impiattamenti sono pura arte.

Il festival Copenhagen Cooking

Per chi volesse provarlo o volesse sperimentare la tanto nota cucina danese può farlo durante una vacanza estiva. Ad agosto, dal 19 al 28, si svolge un importante evento gastronomico che vede protagonisti i migliori ristoranti della città, Copenhagen Cooking, un festival che dura dieci giorni e che attira circa 100mila visitatori ogni anno.

Quest’anno sono previsti un centinaio di eventi, alcuni gratuiti altri a pagamento, dallo street food alle cooking class (anche per bambini), aperitivi, cene sotto le stelle o con musica jazz e tantissime altre esperienze incredibili, come i migliori chef danesi che si contendono il Dish of the Year 2022. Ma soprattutto, eventi legati alla sostenibilità, al cibo organico, al riciclo alimentare.

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Fonte: @Rasmus Flindt Pedersen, 2021

Una tavolata durante l’Harvest Festival di Frederiksberg, a Copenhagen

Le location inedite di Copenhagen

E il cibo è l’occasione per scoprire alcuni angoli inediti della città, fuori dalle solite rotte turistiche. Alcuni eventi si svolgono dentro i cortili, altri lungo The Lakes, i tre laghi rettangolari che circondano il centro città, nei giardini Søndermarken e nella ex Cisterna, una location sotterranea recuperata dove vengono ospitate mostre d’arte e che si trova all’interno del parco, a Blågårds Plads, una piazza pubblica nel quartiere Nørrebro dove spesso si organizzano eventi, specie d’estate.

Il centro dell’evento è Israels Plads, una grande piazza nel centro di Copenhagen. E pensare che un tempo proprio qui finiva la città e proprio qui si trovavano le fortificazioni che la racchiudevano. È uno dei simboli della rigenerazione urbana.

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Fonte: 123rf

Israels Plads a Copenhagen, dove un tempo finiva la città

Altro luogo centrale dell’evento è Frederiksberg, uno dei più bei quartieri cittadini, dove si trova anche lo splendido Palazzo di Frederiksberg, costruito in stile Barocco per la famiglia reale, circondato da bellissimi giardini che nelle belle giornate si riempiono di famiglie.

In occasione di Copenhagen Cooking, il parco ospita l’Harvest Festival con tanti bar e ristoranti che propongono i loro piatti direttamente dalla fattoria alla tavola. Si mangia condividendo una lunga tavolata, nei pop-up restaurant o facendo un pic-nic sul prato.

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Fonte: 123rf

Il Palazzo e i giardini di Frederiksberg