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Le splendide location del film “Sposa in rosso”

È una commedia all’italiana, quella dei sentimenti, tra realtà e finzione, che sfocia con la promessa di una grande storia d’amore quella narrata nel film “Sposa in rosso”, nella sale cinematografiche dal 4 agosto, che vede protagonisti Sarah Felberbaum – volto noto di tante serie Tv tra cui “I Medici“, “Non mi lasciare” e di tanti altri film, ed Eduardo Noriega, famoso per aver recitato in” Apri gli occhi” con Penélope Cruz.

Lei, Roberta, incinta, sviene tra le braccia di Leòn e quando la famiglia fa visita alla ragazza in ospedale dopo la nascita del bimbo, lei spaccia l’uomo per il padre. E da qui è tutto un qui pro quo.

Le location del film

Il bello di questo film sono le location dove è ambientato. I due, infatti, s’incontrano a Malta, dove Roberta fa la guida turistica e lui, giornalista spagnolo precario sfrattato di casa, è andato in cerca di fortuna. Se l’isola di Malta non è al centro della storia, lo è invece un altro luogo. Meraviglioso.

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La location pugliese del film “Sposa in rosso”

Di origine pugliese, Roberta decide di organizzare un finto matrimonio con Leòn nella sua terra d’origine, se non altro per intascare i soldi delle “buste” che in Puglia gli invitati regalano sempre agli sposi. Ecco allora che la scena si sposta in un’altra splendida location tutta nostra.

Tra i luoghi riconoscibili dove è stato girato il film c’è Martina Franca, dove la Porta di San Nicola, anche chiamato Arco di San Francesco, è stata decorata con una catena e una madonnina con le rose. Lo spettacolare borgo della Valle d’Itria è famoso per i trulli, le tipiche abitazioni di pietra quali è possibile alloggiare.

La città è nota per la sua architettura barocca e per il festival musicale della Valle d’Itria. Il centro storico parte da piazza XX Settembre, sulla quale s’affaccia la Villa Comunale, un tempo giardino del convento delle Grazie. Al lato della villa sorge la Chiesa di S. Antonio del ‘400: con la facciata neoclassica realizzata nel 1835, conserva al suo interno due sculture di Stefano da Putignano.

Attraversando l’arco, si giunge nel centro storico vero e proprio di Martina Franca, nel quale svetta il Palazzo Ducale, che oggi ospita il Municipio, costruito nel XVII secolo dove prima c’era un castello, le cui sale sono ricche di splendidi affreschi. Prendendo corso Vittorio Emanuele, si staglia davanti agli occhi un’altra bella facciata barocca: si tratta della Basilica di S. Martino, costruita a metà del ‘700, davanti alla bella piazza Plebiscito. Ma la strada più caratteristica di Martina Franca è sicuramente via Cavour, con i suoi numerosi palazzi barocchi.

Altra location pugliese dove è stato girato “Sposa in rosso” è Fasano con la sua selva e la costa, dove il mare è tra i più belli d’Italia. Proprio qui, infatti, tra il Salento e le terre di Bari, al centro di un triangolo equidistante tra le città di Bari, Brindisi e Taranto, ci sono lidi attrezzati e servizi per i turisti. È anche la zona più chic della Puglia, molto amata dai vip. Ogni estate da queste parti bazzicano volti noti come Madonna, i Beckham, ultimamente Angelina Jolie (che pare stia girando anche lei un film).

E infine set del film con la Felberbaum e Noriega è Acquaviva delle Fonti. Proprio nell’ospedale Miulli sono state girate le scene del parto. Qui ci troviamo sull’altopiano delle Murge, una zona bellissima del nostro Paese caratterizzata da un maestoso altopiano collinare dove svettano formazioni di roccia calcarea.

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Fonte: 123rf

Panorama di Fasano, tra ulivi e macchia mediterranea
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Le meraviglie della Sicilia fuori rotta

C’è una zona della Sicilia lontana dalla costa, dalle città più turistiche e dagli itinerari più battuti, che merita di essere scoperta. Una zona fatta di dolci colline, di strade che serpeggiano inerpicandosi tra vigneti e uliveti – con tenute che meritano una tappa – , di cittadine ricche di storia e di siti archeologici inaspettati.

Stiamo parlando dell’entroterra della Sicilia centrale, quella dei Monti Erei e della provincia di Enna e Caltanissetta, una zona poco abitata e, per questo, dal paesaggio incredibilmente deserto, sconfinato ma bellissimo.

Proprio su un colle a poco meno di 700 metri sorge una delle cittadine più belle e – forse – meno visitate della regione: Piazza Armerina, una delle più belle scoperte che si possano fare in Sicilia.

Piazza Armerina, la città del Barocco siciliano

Raccontano le guide esperte della zona che, al contrario delle altre famose zone del Barocco siciliano, colpite dal devastante terremoto del 1693, che rase al suolo molte città (come Ragusa, per esempio) a Piazza Armerina non accadde nulla, pertanto è questo il vero luogo della Sicilia dove si possono ancora oggi ammirare edifici nello stile del Barocco siciliano originale.

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Fonte: 123rf

Piazza Armerina e la cupola più grande della Sicilia

Il suo centro storico, dall’impianto medievale e con palazzi Barocchi, appunto, e Normanni, è bellissimo. Domina su tutto la gigantesca cupola della Cattedrale, la più grande della Sicilia.

Piazza Armerina è anche chiamata “Città del Palio dei Normanni“, per via della famosa festa che si tiene ogni anno a metà agosto e che rappresenta una rievocazione storica di mille anni fa e le cui origini affondano nel XVII secolo. È la più importante ricostruzione di storia medievale del Sud Italia, con oltre 600 figuranti. L’evento trae ispirazione dalla guerra di conquista della Sicilia musulmana da parte dei Normanni guidati da Ruggero I di Sicilia. In testa al corteo cavalca il Conte Ruggero la cui vesti quest’anno saranno indossate niente meno che dall’attore americano Ronn Moss, il Ridge di “Beautiful”.

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Fonte: 123rf

Il centro storico di Piazza Armerina

Un altro soprannome di Piazza Armerina è “Città dei mosaici”, per via dei preziosi pavimenti di una villa romana alle porte della città.

Villa del casale

Si tratta della Villa del casale, un vero gioiello di arte e architettura che non ha nulla da invidiare ai siti più celebri della Sicilia. Basti dire che è stata inserita nella lista dei Patrimoni mondiali dall’Unesco nel 1997. La sua particolarità sono i mosaici. Questo sito – dove di tanto in tanto proseguono ancora gli scavi – è stato scoperto solo di recente. Gli abitanti della zona già nel 1800 avevano rinvenuto oggetti e scoperto che, tra le colline, si nascondeva qualcosa. Tuttavia, fu solo negli Anni ’50 che presero il via i veri scavi.

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Fonte: 123rf

I mosaici della Villa del Casale a Piazza Armerina

Tutta la villa romana, che risale al III secolo d.C. e il cui proprietario non è ancora stato del tutto identificato, era piena di mosaici, e molti si sono conservati praticamente intatti fino ai giorni nostri. Si calcola siano state impiegate 130 milioni di tessere di vari tipi di marmo colorato proveniente da tutto l’Impero. Rappresentano i miti greci, ma anche scene di caccia, d’amore – anche un po’ “hot” per i tempi – e storie di vita vissuta. Nella cosiddetta Sala di Arione si può ammirare il mosaico più pregiato fatto di migliaia di piccolissime tessere, mentre un corridoio ospita la sequenza più lunga mai portata alla luce che misura 200 piedi romani, all’incirca 66 metri.

La stessa villa è ancora in buono stato: le pareti – dove si intravede ancora qualche decorazione – suddividono i vari ambienti, si possono ammirare intatte le colonne con i loro capitelli tutt’intorno al peristilio (il cortile interno), le terme con il calidarium tepidarium e frigidarium.

Dobbiamo immaginarcela sontuosa (misurava 4mila metri quadrati, 3mila dei quali con mosaici, e si sviluppava su tanti terrazzamenti), con pareti decorate, trompe l’oeil, fontane e circondata da una ricca vegetazione. Doveva essere spettacolare, visto che oggi è ancora molto imponente.

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Fonte: 123rf

La Villa del casale, una splendida scoperta siciliana

Ma cosa ci faceva un edificio così imponente in mezzo al nulla? Ebbene, in realtà da qui un tempo passava un’importante strada romana ed era quindi di grande passaggio, ma non solo. Tutt’intorno c’erano boschi e tanta selvaggina tanto da essere portata persino a Roma dove finiva sui banchetti degli Imperatori. Quando alla sua costruzione, qui un tempo c’era un grande fiume navigabile grazie al quale sono riusciti a trasportare tutto il materiale necessario. La Villa del casale è una delle più belle scoperte archeologiche che si possano fare in Sicilia.

Feudo Principi di Butera

Tra le sconfinate colline di questa zona della Sicilia si nasconde un altro gioiello che merita di essere visto. Dopo aver visitato città Barocche e siti archeologici non può mancare l’aspetto enogastronomico per cui la Regione è famosa in tutto il mondo.

In un antico baglio feudale, appartenuto ai Principi di Butera, oggi completamente restaurato nel pieno rispetto della struttura originale, è sorta la tenuta vitivinicola Principi di Butera, circondata da 5 km di vigneti per la produzione del Nero d’Avola, il più famoso vino della Sicilia. Qui si trova il primo esempio di vinificazione in bianco di questo vino autoctono (le bollicine del Neroluce sono il top) e, a breve, anche un’inedita produzione che non possiamo ancora svelare. Ma si produce anche un ottimo olio dai 25 ettari di oliveti che circondano la tenuta.

Questo luogo è intriso di storia. Il feudo è dedicato al Principe di Butera, Ambrogio Branciforte, il cui titolo gli fu dato dal Re di Spagna Filippo II in persona e la dinastia dei Branciforte è considerata tra le più importanti della storia siciliana.

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Fonte: @Principi di Butera

L’immensa tenuta di Principi di Butera in Sicilia

A una decina di chilometri dalle coste del Mediterraneo, qui a un’altitudine tra i 320 e 350 metri sul livello del mare, si gode di una combinazione unica di clima caldo e di brezze in arrivo dal mare e dalle colline, con escursioni termiche molto potenti tra il giorno e la notte.

La tenuta è aperta al pubblico, si organizzano visite ai vigneti, degustazioni accompagnate da abbinamenti con salumi e formaggi siciliani o piatti della tradizione isolana, cooking class e pranzi (su prenotazione). Le sere d’estate organizzano aperitivi al tramonto con musica dal vivo. Si può anche soggiornare all’interno della tenuta, dove sono o stati creati suite e appartamenti per godere appieno del relax che questo luogo unico regala. Nelle giornate più calde, non manca un tuffo in piscina con vista sull’infinta distesa di ulivi e vigne.

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Fonte: SiViaggia

L’antico baglio di Principi di Butera
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La spiaggia più bizzarra d’Europa si trova su un’isola a forma di puzzle

C’è sempre un buon motivo per organizzare un viaggio nei Paesi Bassi, in ogni momento dell’anno e in ogni stagione. Per raggiungere la meravigliosa capitale, così ricca di musei, arte e cultura, o per visitare le altre città e le periferie dove il panorama è dominato da canali che regalano scorci suggestivi, da campi di tulipani che si perdono all’orizzonte e da mulini a vento che definiscono in maniera unica il paesaggio urbano.

La verità è che l’intero territorio del Paese non smette mai di stupire. Non lo fa grazie alla bellezza, alle tradizioni e a tutte quelle peculiarità che appartengono per natura ai Paesi Bassi, ma anche per quei luoghi inediti e inaspettati che possiamo incontrare, visitare ed esplorare durante i nostri i viaggi.

Come quella spiaggia olandese, bizzarra e molto particolare, riconoscibile fra mille. Una piccola isola a forma di puzzle collegata alla terra ferma e situata nel comune Maarssen, in provincia di Utrecht, che è un parco giochi, ma anche un centro ricreativo, nonché uno dei luoghi più amati dai cittadini locali. Scopriamola insieme.

Utrecht: la spiaggia inaspettata

Lontano dai sentieri più battuti dal turismo di massa che attraversano i Paesi Bassi, ma anche dalle spiagge più celebri e frequentate in estate, troviamo un luogo particolarmente apprezzato dai cittadini di Utrecht e non solo. Uno stabilimento balneare che è anche parco giochi e centro ricreativo dove grandi e bambini possono trovare refrigerio durante le giornate più calde dell’estate. Una destinazione che può essere frequentata dai viaggiatori anche in altri momenti dell’anno per osservare i meravigliosi panorami naturali  che circondano l’intera area.

Per scoprire questa inedita spiaggia dobbiamo recarci nei pressi del lago di Maarsseveense, una meravigliosa riserva naturale tanto amata quanto frequentata dai cittadini del luogo e del Paese intero. Questa è situata nella provincia di Utrecht, una delle città più suggestive dei Paesi Bassi conosciuta per il suo centro medievale e per la sua importanza religiosa, che si configura come il punto di partenza per raggiungere una spiaggia inedita sulla quale rilassarsi durante i viaggi nel Paese durante i mesi più caldi.

Impossibile non riconoscere la spiaggia di Maarsseveense Plassen: questa è collegata con una sottile pontile a un’isola galleggiante a forma di puzzle. Si tratta di un’area ricreativa, che è anche parco giochi e stabilimento balneare, dove grandi e bambini possono rilassarsi, prendere il sole, giocare o tuffarsi nelle acque turchesi del lago.

Maarsseveense Plassen

Fonte: IPA

Maarsseveense Plassen

L’isola olandese a forma di puzzle

È un puzzle galleggiante, caratterizzato da un prato verdeggiante, quell’area che ospita la spiaggia più bizzarra d’Europa nonché un parco giochi destinato a intrattenere le famiglie locali e i viaggiatori in vacanza nei Paesi Bassi. Vista dall’alto, con la sua caratteristica forma, Maarsseveense Plassen emerge tra le acque del lago con i suoi colori cangianti: si tratta di scivoli, barche dei pirati e altre strutture ricreative per bambini. Non mancano ovviamente aree prendisole e accessi diretti nel lago per chi vuole nuotare tra le acque limpide del bacino.

Si tratta di un vero e proprio stabilimento balneare, chiamato anche Strandbad, all’interno del quale famiglie, cittadini, coppie e viaggiatori possono rifugiarsi durante le calde giornate d’estate e trascorrere vacanze indimenticabili.

Maarsseveense Plassen

Fonte: IPA

Maarsseveense Plassen

 

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Sensazionale nuova scoperta avvenuta in Italia

L’Italia è una terra ricca di tesori, molti dei quali ancora ben celati nel nostro sottosuolo. Strati e strati di storia che si sono sovrapposti nel corso dei secoli, tanto che basta scavare appena al di sotto della superficie per trovare una qualche meraviglia.

Ed è il caso di un piccolo borgo della Toscana, terra di Etruschi e di Romani, dove da anni proseguono – quasi – ininterrottamente scavi archeologici che riportano alla luce preziosi ritrovamenti.

Siamo a San Casciano dei Bagni in provincia di Siena dove sono state fatte delle nuove e sensazionali scoperte che fanno parte già della sesta campagna di scavi della zona.

I nuovi ritrovamenti

Nei mesi di giugno, luglio e anche ora che siamo ad agosto, la campagna di scavi effettuata presso il santuario Etrusco e Romano del Bagno Grande ha coronato, con le sue inattese ed eccezionali scoperte archeologiche, un percorso di ricerca lungo un anno.

Tra i tesori appena rinvenuti ci sono rappresentazioni di bronzo di organi anatomici, in particolare un orecchio, un utero e un pene dedicati alle divinità, circa 3mila monete antiche di fresco conio, resti di altari in travertino riemersi dal fango a cui gli Etruschi e i Romani affidavano le loro preghiere.

“Ma la vera sorpresa”, ha raccontato in anteprima all’Ansa Jacopo Tabolli, etruscologo dell’Università per stranieri di Siena e direttore del progetto scientifico “è arrivata in queste ultime settimane con la scoperta delle reali dimensioni del santuario, che era stato degli Etruschi e che i Romani, nei primi secoli dell’Impero, vollero rifondare rendendolo monumentale”.

La scoperta ha quindi un valore “Eccezionale” scrive l’Ansa “al punto da ordinare alla zecca il conio di un tesoro di sfavillanti monete in argento, oricalco e bronzo destinate forse proprio alle offerte dell’Imperatore, per onorare quegli dei che dovevano vegliare sulla sua salute e su quella dei tanti notabili romani pronti ad affrontare il viaggio verso questo luogo sacro”. Si tratta di “Un contesto senza uguali in Italia e nel Mediterraneo antico”, affermaTabolli, “per le dimensioni dell’area del santuario, molto più grandi di quello che potevamo immaginare, con diversi edifici sacri, altari, piscine”.

È già in progetto la realizzazione di un museo interamente dedicato alle scoperte del Bagno Grande che sarà ospitato in un palazzo cinquecentesco del centro storico del borgo toscano dove saranno esposti i reperti già scavati e quelli che arriveranno in futuro.

Una zona d’”oro” per l’archeologia

Dalle analisi fisiche applicate, allo studio dei resti organici e archeometrici i ricercatori hanno scoperto, nel corso degli anni, l’eccezionalità del Bagno Grande di San Casciano, con le sue acque e i suoi tesori.

Come ogni estate, lo splendido borgo di San Casciano dei Bagni anche quest’anno si è popolato di studenti di archeologia provenienti da tutto il mondo. Tra le strade del paese, lungo i sentieri del territorio, dentro i magazzini del museo delle Stanze Cassianensi, ma soprattutto sul cantiere di scavo del Bagno Grande si sono mescolate lingue e culture diverse, tradizioni di ricerca e scavo differenti. Non solo archeologhe e archeologi dalle Università di Siena, Pisa, Firenze, Roma, Salerno, Lecce, Sassari, ma anche da Dublino, da Nicosia a Cipro, e poi da Leiden, fino a Buffalo negli Stati Uniti.

E, mentre si sono moltiplicate le esperienze di condivisione attorno al santuario Etrusco e Romano di San Casciano, così il cantiere di scavo in concessione dalla direzione generale del ministero della Cultura al Comune di San Casciano dei Bagni, si è ingrandito, abbracciando nuove parti del paesaggio archeologico antico attorno alle polle di acqua calda. E si sono moltiplicate le scoperte. “Oggi, sia pur ancora a metà del nostro cammino, siamo orgogliosi di mostrare i risultati ottenuti”, ha commentato il direttore di scavo Emanuele Mariotti che SiViaggia aveva intervistato quando furono fatte le prime scoperte e ci aveva spiegato che il sito di San Casciano era noto per essere “uno dei più importanti siti termali della Toscana”.

Le prime scoperte a San Casciano dei Bagni

Risale al 2021 la scoperta del cuore del santuario, costituito da una vasca sacra al cui interno gli archeologi del progetto avevano portato alla luce migliaia di monete Romane, più di 40 statue e statuette di bronzo – tra cui lo splendido putto etrusco di San Casciano – offerte vegetali alle divinità delle acque calde.

Più di sessanta studiose e studiosi di quindici enti di ricerca si sono avvicendati tra il sito archeologico a San Casciano dei Bagni e il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza a Grosseto. Dalle analisi fisiche applicate, allo studio dei resti organici e archeometrici la ricerca ha confermato l’eccezionalità del Bagno Grande di San Casciano, con le sue acque e i suoi tesori.

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Tutta la magia del cielo di agosto: gli eventi da non perdere

Se dovessimo raccontare tutta la magia che appartiene all’estate con una sola fotografia, probabilmente, utilizzeremmo un’istantanea del cielo d’agosto perché è lì, proprio sopra le nostre teste, che si nasconde la grande bellezza che appartiene al mondo che abitiamo.

A creare gli spettacoli più suggestivi della bella stagione, infatti, ci pensano gli astri e le stelle, i pianeti e la Luna che con i loro movimenti, le apparizioni e le sparizioni, ci spingono a viaggiare in luoghi remoti, isolati e bui che ci permettono di ammirare l’immensa meraviglia custodita sopra le nostre teste.

Agosto, poi, è davvero il mese ideale per raggiungere tutte quelle destinazioni scelte e premiate dall’astroturismo perché è proprio nelle prossime settimane che potremmo osservare, rigorosamente a testa in su, quelli che sono gli spettacoli più incredibili dell’anno. Ecco l’agenda degli appuntamenti da non perdere.

Notti d’estate sotto il cielo stellato

Sono tante e straordinarie le meraviglie che osserveremo nel cielo d’agosto, aiutati da un telescopio o a occhio nudo. Questo mese, infatti, porta con sé quello che è probabilmente l’appuntamento più romantico, suggestivo e magico dell’anno: l’arrivo delle Perseidi.

Conosciute anche come lacrime di San Lorenzo, queste stelle cadenti, che in realtà sono uno sciame meteoritico proveniente dalla costellazione di Perseo, dalla quale prendono il nome, ogni anno incantano di meraviglia le persone di tutto il mondo che proprio in occasione della loro apparizione nei cieli vanno alla ricerca di destinazioni prive di inquinamento luminoso per godere di uno spettacolo affascinante e unico.

Ma quest’anno non sarà solo la notte di San Lorenzo a meravigliarci col suo fascino e la sua luce, perché insieme alle stelle appariranno nel cielo, più visibili che mai, anche i pianeti giganti Marte, Giove e Saturno. E poi ci sarà lei, la protagonista assoluta della notte, la Luna che tornerà più bianca, luminosa e grande che mai.

Cielo d’agosto: la Superluna, le stelle cadenti e tutti gli altri pianeti

Come abbiamo anticipato, le stelle cadenti rappresentano l’appuntamento più atteso dell’anno. Durante la notte di San Lorenzo, che cade il 10 agosto, il cielo metterà in scena il suo spettacolo più bello anche se quest’anno la presenza della Luna piena potrebbe rendere più difficile l’avvistamento.

Armatevi quindi dei vostri desideri inespressi e puntante gli occhi verso il cielo in direzione della costellazione di Perseo nella notte tra il 12 e il 13 agosto, durante la quale è previsto il picco massimo, è lì che potrete osservare le tanto attese stelle cadenti.

Quella stessa notte, però, anche la Luna metterà in scena il suo spettacolo splendendo in tutta la sua bellezza nei nostri cieli. Il nostro satellite naturale, infatti, sembrerà ancora più grande, brillante e vicino illuminando di magia le nostre sere d’estate.

La Superluna non sarà sola, però. Insieme a lei, infatti, appariranno anche i pianeti visibili a occhio nudo. Marte, Giove e Venere che ci terranno compagnia nelle prossime settimane. Occhi puntati verso il cielo il 14 agosto, però, perché prima dell’alba sarà possibile avvistare anche Saturno.

Altro appuntamento imperdibile è quello del 18 agosto. A partire dalla mezzanotte, infatti, il pianeta rosso e l’ammasso delle Pleiadi M45 saranno più vicine che mai, portando in scena, dopo oltre un anno, una spettacolare congiunzione che vi lascerà senza fiato. Buona visione!

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A Cogorno, il borgo dei Fieschi in Liguria

Oggi vi portiamo a scoprire un borgo situato tra le meraviglie della Liguria e altamente condizionato dai Fieschi, una delle maggiori famiglie genovesi, i quali furono protagonisti di un’espansione territoriale tra XII e XIII secolo nella Liguria di Levante che li portò a un aperto scontro con il Comune di Genova: Cogorno.

Cogorno, cosa sapere

Cogorno è un comune italiano sparso della città metropolitana di Genova che comprende San Salvatore (detto anche San Salvatore dei Fieschi), e le frazioni di Breccanecca, Costa, Monticelli e Panési. Le sue origini sembrerebbero risalire all’epoca pre-romana e nel corso dei secoli fu possesso dei signori di Cogorno, discendenti dalla famiglia Fieschi, i quali ci hanno lasciato in eredità numerosi monumenti da visitare.

Questo piccolo borgo, infatti, è un vero e proprio spaccato di storia scolpita sull’ardesia dai Fieschi, ma anche una sorta di “cerniera” tra costa ed entroterra, a soli 4 chilometri dal mare.

Vi basti pensare che ci troviamo tra il promontorio di Sestri Levante e quello di Portofino, nella porzione di territorio che risale lungo la riva sinistra dell’Entella, e l’entroterra delle Valli Fontanabuona, Graveglia e Sturla-Aveto. Una zona, quindi, altamente suggestiva.

La pietra scura, l’ardesia, è senz’altro l’emblema di questa terra e della sua gente, a tal punto che l’attività estrattiva ha lasciato numerose testimonianze che hanno dato vita a un museo a cielo aperto composto da centinaia di cave ormai abbandonate, da muretti a secco e da bassorilievi.

Non mancano meravigliosi sentieri lastricati, due dei quali uniscono San Giacomo al mare di Lavagna (Sentiero delle Portatrici) e alla Basilica dei Fieschi e la Fiumana bella (Sentieri del San Giacomo, La Via dell’Ardesia).

Cosa vedere a Cogorno

Pur essendo piccino, Cogorno è in grado di regalare molte attrazioni per i suoi visitatori. Il tutto principalmente grazie alle cave di ardesia che vantano una storia millenaria e che, ad opera dei Fieschi, hanno donato al comune un patrimonio di edifici storici, religiosi e non, particolarmente suggestivi, dei veri scrigni di opere d’arte.

Tra questi da non perdere è certamente la Basilica dei Fieschi, a San Salvatore, la cui costruzione risale al periodo che va dal 1244 al 1252 per volontà dei pontefici Innocenzo IV e Adriano V. Una struttura talmente imponente che dal 1860 è inserita tra i Monumenti Nazionali, oltre a essere considerata uno degli edifici di culto romanici tra i più pregiati e meglio conservati dell’intera ragione Liguria.

Basilica dei Fieschi cogorno

Fonte: 123rf

La bella Basilica dei Fieschi

Bellissimo anche l’Oratorio di San Giovanni Battista, a Cogorno, che è la sede di un’antica confraternita dei Disciplinanti. A suo interno vi è conservata la statua del santo, una tela ritraente Dio Padre e un crocifisso del XVII secolo. Sempre a Cogorno, altrettanto suggestiva è la Chiesa parrocchiale di San Lorenzo che fu eretta assieme all’alto campanile nel XVII secolo.

Poi la Cappella di San Bartolomeo, dove lungo le due pareti laterali sono conservati sei dipinti, su supporto d’ardesia, raffiguranti San Carlo Borromeo, l’Arcangelo Raffaele e il Giovane Tobia sul lato destro; Santa Apollonia, una Figura Orante e Santa Lucia sul quello sinistro.

Infine il Palazzo Comitale dei Fieschi, a San Salvatore, che dopo vari interventi di recupero è diventato una sorta di museo per esposizioni e avvenimenti culturali, ma anche la sede museale comunale che mette in mostra le antiche attività produttive che si trovano su questa straordinaria terra.

Cogorno, gli eventi da non perdere

I Fieschi hanno fatto la storia di questo delizioso borgo, a tal punto che questa famiglia rivive ogni anno il 13 agosto con la rievocazione storica medievale dell’Addio do Fantin (Addio al Celibato del Conte Opizzo Fieschi) che precede la celebre Torta dei Fieschi di Lavagna.

Un evento che catapulta il visitatore direttamente nel Medioevo, quando Opizzo Fieschi decise di unirsi in matrimonio con la contessa Bianca de’ Bianchi di Siena. La ricorrenza, celebrata in notturna nel piazzale-sagrato puntellato di ciottoli bianchi e neri della Basilica dei Fieschi di San Salvatore, ricorda appunto l’addio al celibato del conte, grazie anche a un sontuoso banchetto medievale, alla sfilata e ai balli in abiti d’epoca.

Un altro appuntamento, sempre in onore dei Fieschi, è a settembre con l’Annuncio della Grida del 1600 organizzata in occasione della Festa della Santa Croce.

Cosa vedere nei dintorni di Cogorno

Il primo luogo che vi consigliamo di visitare nei dintorni di Cogorno è Chiavari, sempre in provincia di Genova. Vi basti pensare che questo è il centro nevralgico del Tigullio, ma anche uno dei più importanti porti turistici della Liguria.

Vanta antiche tradizioni marinare, alle quali le sue attrazioni più famose sono legate. Si distingue per essere una città dinamica, fervente di attività e a misura d’uomo. Sfoggia un centro storico di stampo medievale, con portici e splendidi palazzi ottocenteschi che si mescolano a una gran varietà di paesaggi: la costa lungo la quale è possibile rilassarsi in alcune delle spiagge più famose del Tigullio, le vie con porticati e le piazzette del centro, le colline e le valli dell’entroterra chiavarese.

Qui, inoltre, prendono vita diversi carruggi, tipiche vie con portici medievali che caratterizzano il Borgolungo, ovvero il centro di Chiavari, ma anche quel che rimane di un sontuoso castello che è uno dei più antichi di tutta la zona. Bellissimo il suo litorale che è un susseguirsi di spiagge di sabbia fina e ghiaia bagnate dall’inconfondibile mare azzurro della Liguria, pulito e ricco di fauna marina. Infine è bene sapere che Chiavari, assieme a Sestri Levante, è la località con la più alta percentuale di spiagge libere nel Golfo del Tigullio.

Un altro luogo vicino a Cogorno che vi consigliamo di vistare è Lavagna, anch’essa adagiata sul Golfo del Tigullio. Agli amanti del mare da queste parti sembrerà di vivere un sogno poiché la sua spiaggia è la più lunga di tutta la Riviera di Levante.

Un luogo di cui bisogna apprezzare l’atmosfera semplice, la comodità di avere tutto a portata di mano e la facilità a spostarsi verso tante mete interessanti. Tra i suoi edifici civili più belli, invece, vi segnaliamo Palazzo Franzoni: costruito sul finire del Settecento, fu dimora signorile, ospedale e albergo, mentre oggi è sede del Municipio.

Insomma, il borgo dei Fieschi, Cogorno, e i suoi dintorni sogno degli angoli di Liguria che vale assolutamente la pena scoprire.

Chiavari liguria

Fonte: iStock

La bellissima Chiavari
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Alla scoperta delle chiese scavate nella roccia

Ci sono molti, moltissimi modi di esprimere fede e religiosità: la spiritualità, si sa, è qualcosa di personale. Eppure, in queste chiese scavate nella roccia, le chiese rupestri di Ivanovo, si può riscontrare qualcosa di davvero forte, autentico e magnetico.

Nella loro unicità, nel loro essere state ricavate all’interno di un materiale così nudo e grezzo, si può ritrovare il senso più alto del misticismo. Ed è per questo che sono speciali, è per questo che sono tutte da scoprire: perché il loro fascino è trascendentale.

La storia delle chiese rupestri di Ivanovo

C’erano una volta delle grotte in Bulgaria, incastonate in zone montuose apparentemente nude e aspre ma circondate da fitti angoli boscosi. Correva l’anno 1200 e proprio quelle grotte divennero dapprima meta di riflessione e preghiera e poi abitazioni per alcuni monaci, che iniziarono a sostenere che la vita all’interno di quelle sistemazioni così spartane li avvicinasse a Dio. Fu per questa ragione che nel 1320 il Patriarca di Bulgaria Joachim creò un vero e proprio “complesso spirituale”.

Ivanovo, una delle bellissime chiese rupestri

Adibì, sostanzialmente, la zona più ricca di grotte e cave alla spiritualità, cercando di renderle più confortevoli per i monaci. Non passò molto tempo, però, prima che agli stessi monaci e al Patriarca venisse in mente che queste grotte così suggestive potevano diventare delle vere e proprie chiese. Anzi, alcune erano abbastanza ampie per creare dei monasteri con piccoli edifici annessi dove i monaci potevano alloggiare.

Le chiese rupestri, da complesso spirituale a Patrimonio Unesco

Intorno al 1300, dunque, l’area delle grotte era ricca di chiese, chiesette e cappelle, dove si potevano incontrare i religiosi e dove i fedeli potevano restare per pregare. In totale, l’intera area comprendeva ben 40 chiese e 300 piccoli edifici. Purtroppo, con il passare del tempo, molti vennero abbandonati o furono soggetti a erosione e danni naturali, cosa che ha reso impossibile la loro conservazione.

Alcuni resti di una chiesa rupestre antica

In totale, oggi, le chiese rupestri di Ivanovo conservate in buono stato sono cinque e compongono un sito Unesco, Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Le cinque chiese di distinguono per periodo e per stile, ma restano un grande esempio di quanto ai tempi fosse incoraggiata la pratica ascetica per entrare in comunione con Dio e di come la Bulgaria venne fortemente influenzata dall’arte bizantina.

L’arte delle chiese rupestri di Ivanovo

Come abbiamo già detto, le bellezze di questi luoghi sacri bulgari sono diverse tra loro. Questo perché tre chiese sono risalenti alla prima metà del 1200, quando a regnare era lo zar Ivan Asen II, che riabbracciò il cristianesimo ortodosso. Questa scelta religiosa si riflette nelle decorazioni delle tre chiese rupestri che svettano sugli alti argini rocciosi del fiume Rusenski Lom, caratterizzate da affreschi vivaci, visi ovali, labbra carnose, di forme quasi grezze e mancanza quasi totale di sfondi.

L'interno di una chiesa rupestre in Bulgaria

Le altre due chiese che hanno resistito al tempo, invece, sono nate sotto lo zar Ivan Alessandro, che ebbe relazioni molto più intense con l’impero bizantino. Dunque, gli interni di queste chiese, che si trovano più in basso rispetto al fiume, sono maggiormente dettagliate: anche se i colori sono più tenui, le figure sono molto più accurate, meno abbozzate, sono eleganti e armoniose e si stagliano su sfondi curatissimi. Ogni chiesa è, comunque, un mondo a sé, da scoprire: un viaggio da fare se si vuole respirare la spiritualità più viva e vera.

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Sospeso tra cielo e mare: il promontorio che sembra un sogno

C’è un posto nel mondo che sembra davvero sospeso tra cielo e mare: si tratta di Cap Dramont, incantevole promontorio che sembra essere stato adagiato sulle acque in attesa che qualcuno lo scoprisse e lo vivesse, rispettandone le bellezze naturali.

Cap Dramont è un piccolo angolo di paradiso che, una riserva che è possibile visitare tenendo conto della sua importanza storica e rispettandone ogni scorcio. Per la sua conformazione è un luogo davvero particolare e chi lo visita può davvero fare una full immersion nel relax e nella pace.

L’unicità di Cap Dramont

Cap Dramont si trova in Francia, precisamente nella superba regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, a soli 10 chilometri dall’Italia. È compreso nel comune francese di Saint-Raphaël (assolutamente da visitare) e per la sua bellezza, la sua unicità e per la ricchezza di biodiversità, è un luogo  protetto dall’Ufficio Forestale Nazionale. Ciò significa che si può tranquillamente passeggiare tra le sue aree verdi, ma facendo assoluta attenzione a non alterare in alcun modo l’ambiente.

Scatto che immortala Cap Dramont dalla costa

La storia di questo promontorio è davvero antica. La roccia rossa che lo caratterizza (la riolite) è di origine vulcanica e risale al Permiano (ultimo dei sei periodi in cui è divisa l’era geologica del Paleozoico), ma non è tutto qui, perché a Cap Dramont sono presenti anche delle rocce blu, molto più rare (esterellite) che risalgono all’era terziaria e si trovano solo in questo luogo.

Proprio queste rocce, ora così rare, un tempo erano talmente tanto diffuse che l’intero promontorio veniva usato come giacimento: molti pavimenti di grandi dimore parigine di lusso sono stati realizzati proprio con l’esterellite. Per quanto il consumo dell’esterellite sia stato un gran peccato da una parte, visto che ora ce n’è davvero pochissima, dall’altra parte le cave ricavate dall’uomo per l’estrazione hanno dato vita a dei laghi estremamente suggestivi, oggi tutelati e aperti agli sportivi.

La spiaggia di Cap Dramont

Se vi chiedete se ci si può bagnare nelle acque cristalline di questo scorcio della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, la risposta è sì. Ovviamente occorre fare sempre la dovuta attenzione e ricordarsi che non si può, per nessuna ragione, inquinare, in alcun modo: dunque attenzione anche alla protezione solare. La spiaggia, inoltre, è un piccolo angolo di pace, ma non è facile da praticare: ci vogliono delle scarpette adatte.

Cap Dramont visto all'alba

Essendo una spiaggia fatta di ghiaia e ciottoli ed essendo l’accesso al mare piuttosto complicato vista la presenza di rocce/scogli che discendono verso l’acqua, bisogna essere particolarmente pratici. Ciononostante, una volta giunti a destinazione è possibile trovare delle zone d’ombra molto comode e scoprire delle aree straordinarie, con la roccia che talvolta si apre per mostrare piccoli scorci verdi ricchi di trifogli gialli, asfodeli, fiori di giglio e ginestre.

Cap Dramont e l’Île d’Or

È inutile negarlo: un’altra ragione per cui Cap Dramont è così affascinante è la sua vista sull’Île d’Or, l’Isola d’Oro. Questa isoletta rossa è un piccolo atollo fatto di porfido, roccia che gli permette di avere questo colore così caratteristico e che, in determinate ore del giorno, sembra brillare. L’accesso è vietato perché è, ancora oggi, in possesso della famiglia dell’ufficiale della Marina francese François Bureau, che la acquistò nel 1961.

Cap Dramont visto dall'alto, circondato dal mare

Nonostante questo, è comunque bellissima da osservare a distanza anche per la sua particolare torre d’avvistamento in stile saraceno, realizzata con gli stessi colori dell’isola (e con l’utilizzo del porfido) per non creare discontinuità. Un vero incanto!

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lago Notizie Viaggi

Riaffiorano i resti di un paese sommerso: succede in Italia

Ormai non è una novità: il nostro Paese sta attraversando un periodo di forte siccità che, purtroppo, non è fatto positivo. Infatti, dai fiumi come il Tevere, o dai laghi di cui vi stiamo per parlarle, riemergono i resti di qualcosa che venne inabissato molto tempo fa. Nel primo caso è tornato alla luce un ponte romano antichissimo, in questo secondo, invece, quel che l’assenza di acqua ha riportato in superficie è ciò che rimane di un piccolo paese.

Laghi di Cancano, emerge il paese inabissato dalla diga

Ci troviamo in Valtellina, una regione geografica alpina situata in Lombardia. Proprio da queste parti prendono vita i laghi di Cancano, due bacini idrici artificiali immersi nelle meraviglie del Parco Nazionale dello Stelvio e dove, a causa della siccità, per la prima volta da 80 anni è emerso in parte il paese che si inabissò quando la diga fu costruita.

Vi basti pensare che la portata complessiva dei due invasi è di 187 milioni di metri cubi, e nessuno ricorda di aver visto il livello dell’acqua scendere così tanto.

Realizzati tra il 1922 e il 1956, si trovano in una zona che stupisce i visitatori per la grandiosità del suo ambiente nel quale spiccano, per l’appunto, i due grandi bacini artificiali.

Ciò che il basso livello di acqua ha rimesso in superficie sono i suggestivi resti degli edifici realizzati prima che venissero creati gli invasi, intorno agli anni 50 del secolo scorso.

Una sorta di fantasmi architettonici, scheletri ricoperti di sabbia e fango. Un annientamento che era stato prestabilito, programmato, ma che nonostante tutto cerca di tornare con tutte le sue forze.

laghi cancano siccità

Fonte: Emanuela Galbusera

Ciò che è emerso dai laghi da Cancano

Cosa fare ai laghi di Cancano

Alimentati dalle acque del fiume Adda, i laghi di Cancano sono poco distanti da Bormio e Valdidentro, in un’area del nostro Paese altamente suggestiva.

Raggiungerli non è difficile e la zona è facilmente accessibile a tal punto da poter regalarsi delle piacevoli soste. Ma ciò che toglie il fiato è lo spettacolo che si presenta agli occhi del visitatore: la pace e il silenzio avvolgono tutto il territorio e la visuale, dal canto suo, è magnifica anche grazie ai due laghi (soprattutto quando sono in piena) dall’acqua color turchese.

La zona è molto interessante sia per le famiglie, sia per chi vuole praticare delle attività sportive. Tantissime, per esempio, sono le splendide escursioni a piedi o in mountain bike che si possono fare.

Tra i vari sentieri da percorrere c’è quello che partendo dalle Torri di Fraele, due torri di età medievale situate in una posizione strategica della Valdidentro, percorrono la mulattiera N197 per arrivare alla Croce del Monte Scale, che offre una vista panoramica su tutta la vallata.

Dalla diga di San Giacomo, invece, si può seguire la Val Alpisella, precisamente lungo i sentieri N138 ed N138.1, dove vi sono le sorgenti dell’Adda e raggiungere così Livigno.

Ci sono, inoltre, diversi punti di osservazione per poter ascoltare il bramito del cervo e, se si è fortunati, scovare qualche esemplare anche da vicino.

Insomma, la siccità sta portando notevoli disagi anche ai laghi di Cancano, due perle preziose che, nonostante tutto, vale assolutamente la pena visitare.

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Curiosità Viaggi

47 secondi per arrivare: questo è il volo più corto del mondo

Avete mai detto a qualcuno «arrivo tra un minuto»? Bene, semmai doveste prendere l’aereo di cui stiamo per parlarvi stareste proprio dicendo il vero, perché vi trovereste sul volo più corto del mondo, la cui durata totale è di soli 47 secondi. Sì, davvero: meno di un minuto per arrivare da un posto all’altro a bordo di un velivolo piccolo e leggero.

Proprio la brevissima durata del volo e la particolarità dell’aereo, oltre che alla prospettive future (e sostenibili) stanno facendo sì che questa tratta così originale sia sempre più gettonata, nonostante il viaggio, in termini di chilometri, non sia esattamente vantaggioso dal punto di vista economico. Ma scopriamo di più.

La rotta del volo più corto del mondo

Quali mete collega il volo più corto del mondo? Due isole della Scozia, precisamente Westray, la più grande dell’arcipelago delle isole Orcadi (situato sul Mare nel Nord della Scozia nord-orientale) e Papa Westray, isola più piccola dello stesso arcipelago. Le due isole sono da sempre collegate anche dai traghetti, ma per ragioni che all’inizio erano prettamente commerciali sono stati costruiti degli aeroporti su entrambi gli atolli.

Con il passare del tempo, data la velocità del volo, non poche persone hanno iniziato a preferirlo ai traghetti. Il volo è operato da Loganair, compagnia scozzese che conta su una modesta ma solida flotta e che dagli anni Sessanta opera tra le Orcadi e le Isole Shetland.

Chilometri e mezzi del volo più corto del mondo

Come fa questo volo a durare così poco? Perché, ovviamente, copre una distanza davvero breve. Si tratta di meno di 3 chilometri, 2,7 per la precisione. La “lunghezza” di questa rotta è oggetto di diverse battute ironiche tra gli scozzesi, perché il caso ha voluto che la pista aerea dell’aeroporto di Edimburgo fosse lunga proprio 2,7 chilometri.

I voli partono a una frequenza molto elevata, perché anche i tempi di imbarco e sbarco sono piuttosto contenuti. D’altronde, i mezzi utilizzati sono dei Britten-Norman BN-2 Islander, velivoli leggerissimi con soli otto posti a bordo. L’unico giorno in cui non sono effettuati è il sabato, quando entrambi gli aeroporti sono chiusi.

Una curiosità: il pilota Stuart Linklater è, attualmente, l’uomo ha effettuato il volo più breve del mondo più di qualsiasi altro al mondo: ha guidato i suoi aerei lungo questa tratta più di 12.000 volte, prima di ritirarsi nel 2013. E ha anche stabilito il record per il volo più veloce: soli 42 secondi.

Quanto costa il volo più corto del mondo?

Abbiamo accennato al fatto che il volo è costoso, ma occorre fare una piccola precisazione. La somma che si spende non è da capogiro: si va da 30 a 36 sterline a tratta (quindi da 36 a 44 euro circa). Andata e ritorno, pertanto, si attestano intorno agli 80 euro che per fare un’esperienza del genere probabilmente non sono neanche tantissimi, ma che in relazione alla distanza percorsa e alle rotte low cost in tutto il mondo sono una cifra notevole.

Il costo del biglietto viene scontato se si è appassionati di aviazione o se si stanno facendo dei corsi di specializzazione riguardanti la guida di aerei, elicotteri o la carriera di hostess e steward. Infine, per i residenti delle due isole (che, peraltro, sono pochissimi: appena 600 a Westray e appena 100 a Papa Westray) il volo è gratuito perché fa parte del servizio pubblico scozzese.