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Il palazzo inghiottito nel cuore di Instanbul è straordinario

Esistono luoghi che incantano e stupiscono per la loro bellezza, che si palesano improvvisamente davanti agli occhi di chi li guarda come per magia, e lasciano senza fiato. Sono gli stessi che ci invitano ad attraversare il mondo intero in lungo e in largo per scoprire tutte le meraviglie che gli appartengono.

Eppure non tutte le bellezze del globo sono così visibili, almeno non al primo sguardo. Ce ne sono alcune, infatti, che risiedono proprio sotto ai nostri piedi, come se fossero protette dalla terra che calpestiamo alla stregua di un tesoro prezioso.

E questo è il caso di un edificio straordinario che risiede nel cuore di Istanbul. Il suo nome è Yerebatan Sarnici, che in turco vuol dire palazzo inghiotitto, ed è uno dei monumenti più straordinari e visitati della città. Scopriamolo insieme.

Yerebatan Sarnici, il palazzo inghiottito

Il palazzo inghiottito, conosciuto con il nome di Basilica Cisterna, è un gioiello architettonico di origini antiche, un edificio tanto suggestivo quanto affascinante che attira l’attenzione e la curiosità di viaggiatori provenienti da tutto il mondo. Situato nel distretto di Fatih, all’interno del mahalle di Sultanahmet e non lontano dagli altri monumenti iconici della città, questo luogo è un’autentica meraviglia tutta da scoprire.

Si tratta di una cisterna sotterranea, la più grande di tutta la città, costruita nel IV secolo dall’imperatore Costantino e poi ampliata nel 532 per volontà di Giustiniano durante l’Impero romano d’Oriente. Con una lunghezza di 143 metri e una larghezza di 70 metri, la cisterna fu costruita per servire i grandi palazzi della zona.

Assolse il suo compito per secoli fino a essere dimenticata completamente durante il Medioevo. Fu il viaggiatore e archeologo olandese P. Gylliusun, arrivato qui in esplorazione tra le rovine di Bisanzio, a riscoprirla per caso nel 1550 e a rimanere estremamente affascinato da questo edificio, tanto da scegliere di studiarlo. Fu grazie alle sue testimonianze che la cisterna fu restaurata e portata ai suoi antichi splendori dal sultano Ahmed III.

Un secondo restauro fu condotto nei primi anni del 1900 trasformando così il palazzo Yerebatan Sarnici in una meta turistica, nonché in uno dei monumenti più iconici di tutta la città.

Yerebatan Sarnici, Istanbul

Fonte: iStock

Yerebatan Sarnici, Istanbul

Dentro la Basilica Cisterna

Una visita all’interno della Basilica Cisterna ci permette di scoprire un mondo sotterraneo davvero sorprendente, fatto di statue, colonne e meraviglie architettoniche sepolte.

Nel grande spazio dell’antica cisterna, infatti, si snodano a file alterne ben 336 colonne che svettano verso il soffitto con un altezza di 9 metri. Le fattezze dei capitelli richiamano lo stilo Ionico e Corinzio, ma non mancano colonne Doriche che si rifanno al più antico stile architettonico della Grecia.

All’interno del palazzo inghiottito è possibile trovare due gigantesche teste di Medusa che fanno da basamento alle colonne. Secondo gli esperti, queste due sculture, provengono direttamente dall’arco monumentale del foro edificato dall’imperatore Costantino I. Tesi confermata anche dal fatto che molti dei materiali impiegati per costruire la cisterna sono elementi di riuso.

I restauri della cisterna hanno mantenuto inalterato le sue origini, al punto tale che il pavimento è ricoperto da uno strato d’acqua dove vivono numerosi pesci.

Gli elementi architettonici e l’ambiente sotterraneo nel complesso restituiscono un’atmosfera estremamente suggestiva, motivo per il quale oggi il palazzo inghiottito è uno dei luoghi più frequentati dai viaggiatori che giungono a Istanbul.

E se avete come l’impressione di aver già visto questo luogo da qualche parte, forse non vi sbagliate. Yerebatan Sarnici, infatti, è apparso nel celebre videogioco Assassin’s Creed: Revelations con il nome La Cisterna di Yerebatan.

Yerebatan Sarnici, Istanbul

Fonte: iStock

Yerebatan Sarnici, Istanbul
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C’è un ecolodge immerso nella foresta: è un sogno

Chiudete gli occhi e immaginate una foresta, una di quelle rigogliose, fitte e straordinarie, come quelle che abbiamo visto nelle favole. Una in cui immergersi e perdersi per ritrovare il contatto primordiale e autentico con la natura. Provate a immaginare che proprio lì, tra le meraviglie della terra, ci sia un rifugio ecologico e solitario, un luogo disconnesso dal mondo esterno in grado di rigenerare il corpo, la mente e tutti i sensi.

Ora aprite i vostri occhi perché quel luogo esiste davvero ed è spettacolare. Ci troviamo a Mindo, un paradiso terrestre e selvaggio nascosto nel cuore della natura ecuadoriana. Un luogo che ospita l’incontro tra diverse specie di flora e fauna che vivono e convivono in un paesaggio mozzafiato fatto di fiumi, torrenti, cascate e foreste tropicali.

È proprio qui che esiste un ecolodge di incantevole meraviglia. Un rifugio semplice ma suggestivo che si affaccia sul fiume Mindo e che permette di toccare con mano la biodiversità che appartiene a questo territorio. Un luogo che ci ci insegna a vivere il vero lusso, quello di stare a contatto con la natura.

L’ecolodge nella natura: il paradiso all’improvviso

Sono le esperienze che viviamo durante le nostre avventure a rendere magici e indelebili i ricordi di viaggio, e queste passano inevitabilmente anche per gli alloggi. Negli ultimi anni, infatti, questi sono diventati parte integrante delle nostre scelte, spingendoci anche ai confini del mondo.

In questo caso, abbiamo scovato uno dei luoghi più straordinari del mondo dove dormire che, grazie alla sua posizione, ci permette di immergerci in uno dei paesaggi più incredibili di sempre. La valle del Mindo, infatti, è una delle località più amate dell’Ecuador, sopratutto per la natura incontaminata che domina in tutto il territorio.

Ogni anno migliaia di turisti giungono in questo luogo per praticare trekking e birdwatching, rafting e canyoning e, in generale, per scoprire un ecosistema meraviglioso e variegato protetto da un panorama che lascia senza fiato.

Ed è proprio qui, in mezzo a tutta questa bellezza, che troviamo lui, l’El Monte Sustainable Lodge. Un ecolodge composto da sei cabine in legno che si snodano lungo Rìo Mindo, che attraversano la foresta nebulosa e da questa sono protetti. Un rifugio naturale che è il perfetto punto di partenza per escursioni ed esplorazioni, ma che è anche un luogo dove ritrovare se stessi.

El Monte Sustainable Lodge zoni comuni

Fonte: Getty images

El Monte Sustainable Lodge zoni comuni

Il rifugio perfetto

El Monte Sustainable Lodge non è solo un alloggio, ma un vero e proprio rifugio di pace e serenità. Basti pensare che all’arrivo, i visitatori, sono condotti alle cabine attraverso una piccola funivia che attraversa il fiume Mindo a 20 metri d’altezza e che permette di creare distanza tra l’alloggio e il resto del mondo.

Agli ospiti che scelgono di entrare e vivere la foresta ecuadoriana sono destinate delle cabine in legno che si affacciano sulle acque limpidi del fiume Mindo. Ogni alloggio è dotato di tutti i comfort e non mancano zone di condivisione dove sono presenti ampi salotti per socializzare. C’è anche una biblioteca a disposizione dei viaggiatori.

Il complesso è molto piccolo, riservato e solitario, una scelta questa pensata dai gestori della struttura per ridurre al minimo l’impatto turistico in questo paradiso. Tutto è pensato nei minimi dettagli per garantire ai viaggiatori un’esperienza autentica nella natura, dai pasti che sono realizzati con i prodotti dell’orto biologico alle escursioni che permettono di scoprire la foresta nebulosa che circonda l’ecolodge.

Funivia per l'accesso a El Monte Sustainable Lodge

Fonte: Getty Images

Funivia per l’accesso a El Monte Sustainable Lodge
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Il castello di Mussomeli, circondato da antichissime leggende

Sicilia, una terra unica, magica, fatta di bellezze naturali che lasciano senza fiato e di meraviglie architettoniche cariche di fascino e di storia. Ma anche di straordinarie leggende e misteri, che si fondono con il reale di epoche vissute e che continuano a far vivere un passato che mai verrà dimenticato.  Come quelle che si narrano e che aleggiano intorno al Castello di Mussomeli anche noto come Castello Manfredonico, in provincia di Caltanissetta.

Un luogo dal fascino unico, realizzato su un’altura praticamente inaccessibile tra il 1364 e il 1367, e la cui ubicazione rendeva il castello un punto strategico dal punto di vista militare, proteggendo dall’alto il territorio circostante.

Castello di Mussomeli, la storia

Una roccaforte, voluta da Manfredi III di Chiaramonte, duca di Modica, e rimasta nella storia per un evento ricordato come “Sala dei Baroni”. In questa celebre sala, infatti, si riunirono Papa Bonifacio IX, Artale Alagona e Manfredi Chiaramonte, due dei vicari dell’ancora minorenne Maria di Sicilia o d’Aragona, figlia di Federico III di Aragona ed ereditiera della Corona, nel tentativo di delegittimare il matrimonio tra la giovane e Martino il Vecchio duca di Montblanc d’Aragona. Avvenuto di fatto, dopo il rapimento della giovane organizzato proprio da quest’ultimo, nel tentativo di accaparrarsi il trono. Ma anche un castello intriso di misteri e leggende.

Storie che si intrecciano tra loro e che si fondono con avvenimenti reali, caricandoli di un fascino unico e di infinite suggestioni.

Misteri e leggende di un luogo senza tempo

Come quelle che riguardano l’omicidio mai realmente risolto di Laura, la sfortunata baronessa di Carini, figlia di Don Cesare Lanza, Barone di Trabia e Conte di Mussomeli, che divenne proprietario del Castello di Mussomeli nel 1594. Una morte avvenuta per mano del padre stesso o forse del marito di Laura, Don Vincenzo La Grua-Talamanca, Barone di Carini. Dopo averne scoperto il tradimento con Ludovico Vernagallo. E di cui si dice che il fantasma si aggiri ancora tra le stanze del castello in cerca del padre e della sua vendetta.

O come quella delle tre sorelle del Principe Federico: Clotilde, Margherita e Costanza. Le tre, infatti, vennero segregate in un piccola stanza proprio su volontà del fratello, che dovendo partire per la guerra volle proteggerle dal mondo esterno. Rinchiudendole, con i beni necessari alla sopravvivenza, in una stanza di cui fece murare la porta.  Il viaggio del Principe Federico, però, durò molto più del previsto e al suo ritorno, aprendo la stanza, trovò le sorelle ormai morte per inedia, con il viso sfigurato dalla fame. Da questa stanza, chiamata anche  la “camera di li tri donni”, si dice arrivino dei suoni, simili a lamenti e pianti strazianti.

Ma le leggende che vivono e alimentano la storia del Castello di Mussomeli non finiscono qui. Altro insolito abitante e che si dice aleggi tra le stanze e i corridoi della fortezza, è il fantasma di Guiscardo de la Portes. Un soldato spagnolo che venne ucciso nel 1392, dagli uomini di Don Martinez, rivale in amore del giovane e che, non riuscendo a conquistare il cuore dell’amata da entrambi, la bella  Esmeralda de Loyoza, mandò i suoi uomini a eliminare il soldato per punire la donna. Portandole via per sempre il suo amore.

Storie e leggende cariche di emozioni, intrighi, amori vissuti o spezzati. Il cui ricordo rimane vivo nei racconti di chi ha camminato tra le mura del castello e di chi, per suggestione o per altro, pensa di averne visto i protagonisti. E che, al di là della sua indiscutibile bellezza dal punto di vista architettonico, rappresentano un valido motivo per visitare Mussomeli e il suo castello dagli innumerevoli segreti.

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L’estate più cara degli ultimi 50 anni

È appena scattato il momento dell’esodo della vacanze estive (a tal proposito vi abbiamo raccontato come organizzare partenze intelligenti), e ciò che ancora in molti non sanno è che si va incontro a vero e proprio un salasso: le ferie del 2022 saranno ricordate come le più care degli ultimi 50 anni. Il motivo? Si registrano rincari fino a tre cifre per il comparto turistico.

Perché saranno vacanze così care

Iniziando dagli spostamenti, chi decide di partire per la villeggiatura deve mettere in conto aumenti giganteschi per aerei, traghetti e carburanti, come ha spiegato il Codacons. Infatti, i voli nazionali costano un terzo in più rispetto allo scorso anno (+33,3%) mentre le tariffe dei collegamenti internazionali sono più che raddoppiate, segnando il record del +124,1%.

Non sarà più rosea la situazione per chi deciderà di muoversi in auto: oggi un litro di benzina costa il 13,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre il diesel è rincarato del 22,6% su base annua. Un aumento vertiginoso dei prezzi che si percepisce soprattutto sulla spesa per il pieno, in particolare per chi percorre lunghe tratte e si sposterà dal Nord al Sud Italia.

Situazione simile anche sul fronte dei trasporti marittimi: i traghetti registrano aumenti del +18,7%, mentre diminuiscono le tariffe ferroviarie (-9,9% su base annua).

Non migliora la situazione per quanto riguarda i pernottamenti. Le strutture ricettive, infatti, hanno applicato rincari elevatissimi: per dormire in albergo, motel e pensioni occorre pagare in media il 21,4% in più rispetto allo scorso anno.

Ma non è finita qui. Un’altra voce che registra aumenti pesanti è quella relativa all’alimentazione, spesa indispensabile durante le proprie vacanze: bar e ristoranti hanno ritoccato i listini del +4,6%, mentre i generi alimentari costano in media il 9,1% in più. Per visitare musei, parchi e giardini si spende invece il 3,2% in più, mentre andare al cinema, al teatro o a un concerto costa il 2,3% in più.

Un’ltra nota dolente è quella relativa agli stabilimenti balneari che, in base alle stime del Codacons, hanno applicato sul territorio rincari medi tra il 5% e il 15%, a seconda della località e della tipologia di struttura.

Da segnalare, infine, rincari anche sul fronte dei servizi nautici, con imbarcazioni, motori fuoribordo ed equipaggiamento per imbarcazioni che costano il 14,7% in più.

Quanto costa una vacanza nel 2022

In base alle stime del Codacons, una vacanza di 10 giorni nel 2022 costa tra il 15,5% e il 20% in più rispetto all’anno precedente. Il tutto considerando le spese per gli spostamenti, pernottamenti, cibi e servizi, passando da una media di 996 euro a persona del 2021 ai circa 1.195 euro di quest’anno, con un incremento di spesa che potrebbe raggiungere i 199 euro procapite.

Conto che risulta ovviamente più salato per chi trascorre le vacanze all’estero e deve affrontare tariffe aeree proibitive.

Esplode il caro voli aerei

A confermare quanto appena detto è anche un’indagine condotta da Assoutenti che avverte che il biglietto di sola andata per Pechino, ad agosto, costa ben 3.400 euro partendo da Roma, ma può arrivare anche a superare i 10mila euro se si sceglie il collegamento più rapido. Per raggiungere New York servono almeno 1.213 euro, mentre un viaggio andata e ritorno Roma-Londra parte da 419 euro.

La meta che risulta in assoluto più costosa è la Cina. Nel dettaglio: un biglietto di sola andata per Pechino costa 3.396 euro partendo da Fiumicino e 2.409 euro da Malpensa. E a spaventare ancora di più è che bisogna affrontare 3 scali e 32 ore complessive di viaggio.

Nel caso in cui si voglia risparmiare tempo scegliendo il collegamento più rapido(circa 20 ore), la spesa sale a 10.210 euro. Per Sidney (solo andata, uno scalo) il conto finale arriva a sfiorare i 1.600 euro da entrambe le città italiane, che presentano tariffe simili anche per Singapore (circa 1.200 euro solo andata) e Tokyo (950 euro circa).

Per raggiungere Giakarta conviene partire da Milano (685 euro contro i 1.341 di Roma), così come per spostarsi verso New York (1.243 euro da Fiumicino, 915 euro da Malpensa), mentre la situazione si inverte se la destinazione è Città del Messico: 1.184 dalla capitale, 1.263 euro da Milano.

Non migliora la situazione per quanto riguarda i voli nel vecchio continente. Sono proibitivi, infatti, i costi per alcune metropoli e località turistiche come Mykonos che nel periodo 19-22 agosto (volo andata/ritorno con partenza la mattina e rientro di sera) servono 395 euro partendo da Milano. 520 euro è invece il prezzo per raggiungere Tenerife, in Spagna.

Ancor più amareggiante è che queste tariffe non tengono conto dei costi extra come, per esempio, il bagaglio a mano, la scelta del posto a sedere e l’assicurazioni di viaggio.

In sostanza, il trasporto aere sembra diventare sempre di più un lusso per soli ricchi.

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C’è una strada giurassica, in Europa, che ti lascerà senza fiato

C’era una volta, tanto tempo fa, un luogo incontaminato e straordinariamente variegato, contraddistinto da un panorama unico fatto di colline e terreni, archi naturali e baie, atmosfere calme e sospese e altre tempestose e selvagge.

C’è ancora oggi questo stesso luogo, una costa spettacolare che si snoda in un complesso di colline che caratterizza in maniera unica il sud dell’Inghilterra. Un sito che oggi è patrimonio dell’umanità intera e che conserva le testimonianze di una storia antica e mai dimenticata.

Ci troviamo al cospetto della Jurassic Coast, la Costa Giurassica che si estende sul litorale del Canale della Manica e che va da Exmouth fino a Studland Bay, per un totale di oltre 150 chilometri di meraviglie naturali che lasciano senza fiato. Ed è qui che oggi vogliamo portarvi, in un viaggio che attraversa i secoli e che sfiora i confini delle origini della Terra.

Benvenuti sulla Jurassic Coast

Ci troviamo sulla costa della Manica del Sud, è qui che esiste una strada che per storia, natura e bellezza è stata riconosciuta come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 2001.

Il nome della Jurassic Coast è tanto evocativo quanto calzante. In questo complesso territoriale, infatti, sono ben visibili le testimonianze delle sue origini che risalgono al triassico, al giurassico e al cretacico. In questi 150 chilometri di costa, quindi, sono racchiusi circa 180 milioni di anni e di storia che rendono questo luogo un unicum in tutto il mondo.

Sono tantissime le caratteristiche che rendono questo intero complesso incredibile. La costa, infatti, è una testimonianza geologica variegata di inestimabile valore che comprende archi naturali, baie e spiagge che con i secoli hanno portato alla luce milioni di fossili appartenenti al periodo giurassico e non solo.

Il sito, negli anni, ha assunto un’importanza fondamentale sia dal punto di vista storico che naturalistico e paesaggistico. Nel 2005, un sondaggio condotto da Radio Times, ha portato la Jurassic Coast a essere nominata la quinta meraviglia naturale di tutta la Gran Bretagna.

Lyme Regis, fossili sulla Jurassic Coast

Fonte: iStock

Lyme Regis, fossili sulla Jurassic Coast

Un viaggio tra le meraviglie del tempo

E in effetti meravigliosa, la Jurassic Coast, lo è davvero. Lo è perché attraversandola si aprono scenari selvaggi e variegati che lasciano senza fiato. Perché permette agli avventurieri di tutto il mondo di scoprire un paesaggio unico in tutta l’Inghilterra che è cambiato nel corso di migliaia di anni, che ha attraversato diverse epoche e con queste si è evoluto.

Raggiungere questa costa vuol dire fare un viaggio nel viaggio che attraversa il tempo e le ere, che permette di toccare con mano un patrimonio dal valore immenso.

Chilometro dopo chilometro, la Costa Giurassica si apre davanti agli occhi dei visitatori come una continua scoperta. Un libro da sfogliare all’interno del quale in ogni pagina c’è un pezzo della storia del Paese e di tutta l’umanità intera. Aguzzate bene la vista per non perdere quegli scorci meravigliosi caratterizzati da alcuni dei panorami più belli del mondo.

Imperdibili sono le località di Lyme Regis e Weymouth, così come straordinaria e suggestiva è l’Isola di Portland. Tra le tappe imperdibili di questo viaggio c’è anche la Riserva Naturale di Durlston, un parco di campagna che si estende per oltre 300 acri e che ospita più di 300 specie di fauna selvatica.

Ma quello sulla Jurassic Coast è un viaggio pieno di sorprese inaspettate che consentono ai viaggiatori di osservare da vicino formazioni geologiche e fossili, mentre tutto intorno splendide e selvagge spiagge fanno da sfondo naturale a questa avventura indimenticabile.

Burton Bradstock, Jurassic Coast

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Burton Bradstock, Jurassic Coast
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Anche l’Italia ha la sua Versailles. Piccola, ma straordinaria

Ogni viaggio si trasforma in una scoperta, sempre nuova, inedita e straordinaria. E non importa se le distanze chilometriche sembrano infinite o se queste sono estremamente ridotte perché la verità è che il mondo che abitiamo è traboccante di meraviglie, vicine e lontane, tutte da scoprire.

Ed è proprio in Italia che oggi vogliamo restare, per portarvi in un luogo a pochi passi dal capoluogo lombardo. Un edificio suggestivo, romantico e straordinario, un gioiello architettonico nostrano che per forme e fattezze incanta e stupisce, dandoci la sensazione di essere altrove.

Il suo nome è Villa Arconati, ribattezzata anche la piccola Reggia di Versailles. In questo luogo, incantato e raffinato, cittadini e viaggiatori provenienti da tutto il mondo, possono trascorrere qualche ora di svago all’insegna della bellezza, dell’arte e della cultura. Scopriamo insieme la sua storia.

La petite Versailles italienne

Ci troviamo a Bollate, in provincia di Milano. È qui che possiamo scoprire e riscoprire un tesoro architettonico italiano, una villa storica del Parco delle Groane. Villa Arconati, conosciuta dai cittadini come Castellazzo, è un monumento nazionale e questo non stupisce visto lo stile grandioso che la caratterizza.

L’edificio, nato per volontà di Galeazzo Arconati con l’obiettivo di creare una residenza di campagna che ospitasse anche la sua collezione d’arte, è uno dei più importanti esempi di barocchetto lombardo del 1700. La sua grandiosità, ancora oggi visibile proprio come allora, le ha fatto guadagnare l’appellativo di petite Versailles italienne e in effetti la Reggia di Versailles, seppur in dimensioni più ridotte, la ricorda per davvero.

Ma non lasciatevi ingannare dall’aggettivo “petite” perché in realtà, Villa Arconati è grandiosa. Il palazzo, infatti, si snoda su una superficie di oltre 10mila metri quadrati suddivisi in 70 ambienti. Secondo la cultura popolare l’edificio sarebbe dotato di 365 finestre, come i giorni dell’anno. Riuscirete a contarle tutte?

Villa Arconati

Fonte: Ufficio Stampa – Fondazione Augusto Rancilio

Villa Arconati

Villa Arconati: cosa vedere e cosa fare

Villa Arconati è situata all’interno dell’area protetta Parco delle Groane, a circa 20 chilometri da Milano. L’intero complesso è circondato da terreni coltivati e boschi che rendono l’atmosfera ancora più suggestiva.

Con gli anni, questa piccola Versailles è diventata un luogo di svago e meraviglia dove i cittadini, ma anche i viaggiatori, trascorrono il tempo in occasione di gite fuori porta e giornate all’insegna della spensieratezza a pochi passi da Milano.

Passeggiando negli spazi esterni della villa è possibile ammirare il giardino monumentale all’italiana e alla francese dove sono conservate le fontane che incantano con i loro giochi d’acqua, le statue classiche e antiche e i teatri. Qui natura e arte convivono da secoli creando un’atmosfera quasi incantata.

All’interno del complesso è possibile scoprire i duemila volumi antichi conservati nella Biblioteca Arconati, ma anche tutte le meraviglie che caratterizzano le stanze dell’edificio, come i dettagli sontuosi che appartengono alla Sala da Ballo. Da non perdere la Sala di Fetonte che ospita uno straordinario affresco settecentesco firmato dai Fratelli Galliari.

Villa Arconati è anche sede della Fondazione Augusto Rancilio, un’organizzazione senza scopo di lucro che, durante l’anno, organizza numerose attività artistiche, culturali e didattiche per far conoscere l’immenso patrimonio dell’intero complesso al mondo intero.

L’edificio è aperto tutte le domeniche fino all’11 dicembre, dalle ore 11.00 alle 19.00. Non mancano aperture straordinarie in occasioni di eventi e manifestazioni.

Villa Arconati

Fonte: Ufficio Stampa – Fondazione Augusto Rancilio

Villa Arconati
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Roppolo, il piccolo borgo incantato tra lago e montagne

Sorge in un territorio ricco di biodiversità, tra laghi, colline, risaie, boschi e sentieri, l’antico borgo di Roppolo, nel Biellese, posizionato nelle estreme propaggini orientali della collina morenica della Serra Morenica di Ivrea. Da qui è possibile abbracciare con uno sguardo il lago di Viverone e la vallata sottostante.

Tre le ipotesi che ruotano intorno alle origini del nome: si pensa che Roppolo derivi dal latino ‘ara-Apollinis’, ossia ‘altare di Apollo’, in quanto quella zona è stata anticamente abitata da nuclei sia celtici che romani, oppure dal prediale germanico ‘Ropolo, Roptulo’, mentre una terza congettura riguarderebbe il piemontese ‘rocol’, e cioè rocca, arroccamento.

Ciò che si sa con certezza, è che il nome ‘Roptul’ fu attestato per la prima volta nel 936, su una delega dell’imperatore germanico Ottone I di Sassonia sul Vercellese, e consegnato ai nobili del territorio. Qualche decennio più tardi, sarà poi citato come tappa dell‘itinerario di pellegrinaggio della Via Francigena.

Il Castello di Roppolo, principale attrazione del borgo

Tra le attrazioni più belle di questo borgo adagiato sulle colline piemontesi c’è l’affascinante Castello di Roppolo, superstite indenne di invasioni, guerre, assedi, espugnazioni e distruzioni, nonché tappa imperdibile per chi passa lungo il vicino tracciato della Via Francigena. Sin dalla fine del IX secolo si erge sulle sommità dell’anfiteatro morenico, da cui domina tutto il paesaggio circostante, che dai ruderi del Castello di Viverone, conduce lo sguardo ad abbracciare in lontananza le bianche case di Ivrea, la valle e le montagne di Aosta, e il colle di Masino.

La sua posizione strategica ne ha decretato la fortuna nei secoli: numerosi condottieri, infatti, lo utilizzarono come quartier generale, tra cui anche Napoleone Bonaparte. Il castello passò in mano a diverse famiglie nobili cambiando di volta in volta uso: nato come roccaforte diviene dimora fortificata, per poi trasformarsi in alloggiamento signorile e, successivamente, in una elegante residenza di campagna.

La magnificenza del passato sotto la potente famiglia dei conti Bichieri è ancora viva e presente nell’ala duecentesca del maniero, sulla cui parete principale domina lo stemma dei tre bicchieri riempiti di vino a metà, sotto il cappello cardinalizio del Cardinale Guala. Dal 1441 fino alla Rivoluzione Francese, il castello passò sotto la signoria dei piemontesi Valperga, cui si deve la ristrutturazione dell’edificio con l’aggiunta dell’ala Est, in stile rinascimentale, che è andata a definire nei suoi elementi essenziali quella che poi è rimasta fino ad oggi la sua fisionomia. Tuttavia, il nome di Ludovico Valperga è legato ad una oscura storia, tra realtà e leggenda.

La leggenda del ‘murato vivo’

Castello e borgo ritorneranno di proprietà sabauda a causa della storia del ‘murato vivo’. Nel 1800, durante i lavori di restauro di una parete, nella terza stanza della torre fu trovata, dietro un muro, un’armatura completa con tanto di scheletro al suo interno. Le spoglie vennero attribuite a Bernardo Valperga di Mazzè, che scomparve forse per mano del suo vecchio compagno d’armi Ludovico Valperga. Tutto deriverebbe da un contenzioso tra Ludovico e Bernardo: quest’ultimo, caduto in un tranello ordito dal primo ai suoi danni, scomparve improvvisamente nel nulla gettando nella disperazione la giovane moglie Maddalena, che sconvolta vagò per giorni nella campagna circostante alla sua ricerca.

Nello studio realizzato dallo storico Renzo Rossotti risulta che la versione ufficiale della scomparsa di Bernardo Mazzè, attribuita ad annegamento in un fiume, non fu creduta dai Savoia, che confiscarono a Ludovico Valperga il castello, in quanto ritenuto responsabile di omicidio. In seguito all’assassinio, furono sentite urla strazianti nell’edificio, soprattutto nelle notti di luna, tali da alimentare la leggenda arrivata fino ai giorni nostri. Un secolo dopo, una commissione si prese la briga di andare a svelare quel mistero, constatando che si trattava del vento che, formando un mulinello in una stanza dell’ultimo piano, provocava un ululato simile a un lugubre lamento. Tuttavia, nessuna spiegazione fu mai fornita riguardo alle misteriosi apparizioni spettrali.

Relax al Lago di Viverone

Roppolo regala anche esperienze incantevoli in un affascinante contesto naturale, come una gita al lago di Viverone. Inserita nel sistema dei “Siti Palafitticoli Preistorici dell’Arco Alpino”, l’area fa parte dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO.

Il lago è un’oasi di protezione faunistica, che offre un ambiente naturale ricco di flora e fauna di notevole interesse, ma le sue sponde sono ben attrezzate per l’accoglienza, grazie alla presenza di molti campeggi, villaggi turistici, alberghi e strutture balneari. Qui c’è la possibilità di praticare tante attività all’aria aperta, dall’equitazione al trekking, passando per escursioni in mountain bike e pesca sportiva. Un luogo davvero unico e affascinante.

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Spezie, profumi e colori: benvenuti nel bazar delle meraviglie

È un profumo forte, intenso e seducente quello che invade e pervade le strade e i quartieri della città. È lo stesso che avvolge e stordisce i sensi di tutti i viaggiatori che passeggiano tra le strade di Istanbul.

È sempre lui che guida le persone in un luogo magico e suggestivo che si apre davanti agli occhi di chi guarda come uno spettacolo senza eguali. I colori cangianti rapiscono lo sguardo mentre gli aromi inebriano l’olfatto. Il chiacchiericcio delle persone che contrattano tra i banchi, invece, si trasforma in un’avvincente colonna sonora di quell’esperienza sensoriale.

È il Bazar delle Spezie di Istanbul, uno dei più grandi e antichi mercati dell’intera città. È un luogo fatto di incontri e scontri, di meraviglia e incanto, di autenticità. Ed è proprio attraversandolo che potrete scoprire l’anima più vera della megalopoli turca.

Istanbul: il Bazar delle Spezie

Non è un semplice mercato, il Bazar delle Spezie – Mısır Çarşısı – è una vera e propria esperienza sensoriale da vivere almeno una volta nella vita. Una tappa imprescindibile per tutti i viaggiatori che passano da Istanbul.

Costruito nel lontano 1664, questo mercato, permette alle persone che lo raggiungono di entrare in contatto con l’anima più autentica dell’intero Paese. Tra i banchi del bazar, infatti, è possibile trovare spezie, frutta fresca e altre prelibatezze turche.

Conosciuto anche come Bazar egiziano, il Mısır Çarşısı è situato all’interno dell’affascinante quartiere di Eminonu, nelle immediate vicinanze del Ponte di Galata. In quest’area brulicante di gente a ogni ora del giorno e della sera, è possibile vivere una vera e propria esperienza incredibile che coinvolge tutti i sensi.

Tantissimi i negozi e le botteghe di gioielli, artigianato e souvenir dove è possibile concludere ottimi affari. Tuttavia le vere protagoniste del bazar sono loro: le spezie! Sono colorate, profumate e inebrianti. Vengono vendute separatamente oppure miscelate ad altre spezie per dei mix sorprendenti. I negozi si trovano sia all’interno del mercato coperto che immediatamente al di fuori di esso.

Mısır Çarşısı, il Bazar delle Spezie

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Mısır Çarşısı, il Bazar delle Spezie

Tutto quello che devi sapere prima di visitare Mısır Çarşısı

Entrare all’interno del Bazar Egiziano è un’esperienza unica e sorprendente che trasporta i visitatori in un mondo vivace e colorato che incanta e rapisce. Ecco perché prima di raggiungere questo luogo il consiglio è quello di prepararsi adeguatamente.

La prima cosa da sapere, infatti, è che all’interno del mercato troverete tantissimi prodotti che non sono tipicamente turchi, così come ne troverete altri estremamente turistici. Negli ultimi anni, infatti, sempre più botteghe hanno rinunciato alla vendita delle spezie per offrire ai viaggiatori abiti o gioielli.

Ma se state cercando qualcosa di caratteristico, allora, lasciatevi sedurre dal profumo delle spezie caratteristiche come il sumac o il pul biber. Deliziatevi anche con frutta secca, formaggi e dolci tipici del Paese.

Un altro consiglio è quello di fare acquisti nei negozi che si trovano immediatamente al di fuori del mercato coperto, gli stessi che frequentano i cittadini locali per fare la spesa. Per il resto, il consiglio è quello di godere dell’atmosfera incredibile che si respira all’interno del bazar al quale fa da sfondo un’architettura affascinante.

Arrivare a Mısır Çarşısı è semplicissimo. Il mercato, infatti, è servito anche dal tram della linea T1 di Eminou. Il Bazar delle Spezie è aperto dal lunedì al sabato dalle 8.00 alle 19.30.

Bazar delle Spezie

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Bazar delle Spezie
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Fernweh: la nostalgia dei posti dove non si è stati

Vi è mai capitato di provare una specie di nostalgia per i posti in cui non siete mai stati? Se è così non preoccupatevi, è un sentimento che hanno vissuto (e vivono) in molti, a tal punto da avere un nome preciso: Fernweh.

Fernweh, come è nato

Un’emozione, una sensazione e, in alcuni casi, anche un’ansia che è riemersa in maniera drammatica durante il periodo della pandemia, quando non potevamo praticamente uscire di casa e nemmeno attraversare i confini comunali.

Un sentimento che è apparso per la prima volta nel libro del 1902, The Basis of Social Relation, di Daniel Garrison Brinton. L’autore nelle sue pagine descrive tutto ciò come un profondo desiderio/dolore di viaggiare o una “irrequietezza pungente”.

Per poi arrivare al 20° secolo, quando si è integrata la parola Fernweh nel lessico tedesco. Vi basti pensare che le agenzie di viaggio hanno iniziato a usarla negli spot pubblicitari per spingere le persone a partire. Del resto, culturalmente, i tedeschi viaggiano per sentirsi più liberi e per vivere quelle esperienze che difficilmente possono trovare in Germania, come quelle fatte di caldo e di sole.

Fernweh, ossia la nostalgia per posti in cui non si è mai stati, deriva da “Fern” che vuol dire “lontano” e “weh” che è invece “nostalgia”, e può essere inteso come il desiderio di essere da qualche altra parte e di esplorare luoghi lontani.

L’identikit di chi soffre di Fernweh

A livello generale, è possibile soffrire di Fernweh in maniera più o meno grave, ma anche in periodi circoscritti della propria vita. Ci sono persino persone che ci nascono e che cercano di alleviare questa sensazione viaggiando spesso. Altrettanti individui sviluppano questo sentimento per vari motivi, interni o esterni, fino ad arrivare a chi lo pratica mentalmente, sognando a occhi aperti e immaginando luoghi dove vorrebbe andare ed essere, anche se magari non verranno mai raggiunti fisicamente.

Questo vuol dire che ci sono persone che convivono con il Fernweh per tutta la vita, ossia coloro che hanno costantemente voglia di essere in un posto diverso rispetto a quello dove si trovano. Capita che questi essere umani si trasferiscano in un’altra città o in un altro Paese, ma nonostante questo il disagio rimane, non li abbandona. Per quale motivo? Perché, molto probabilmente, il malessere che sperimentano non dipende dal luogo, ma da loro stessi.

È importante, tuttavia, non confondere il Fernweh con il desiderio di viaggiare. Il secondo, infatti, ci fa vivere anche la voglia di tornare a casa, mentre il Fernweh crea dolore e obbliga a lasciare la propria Patria per vedere il mondo.

Fernweh e Wanderlust

Il Fernweh, però, non è solo. Spesso questa parola viene accostata a un altro importante termine: Wanderlust, anch’esso nato dalla lingua alto-tedesca per poi essere prestato a quella inglese. Con la parola Wanderlust si intende il “desiderio di viaggiare, voglia di vagabondare”, a tal punto che in psicologia si parla persino di Sindrome di Wanderlust per indicare l’ossessione di andare altrove e cercare qualcos’altro. Non solo con l’intento di mettersi alla prova e crescere, ma anche con lo scopo di lasciarsi alle spalle una situazione negativa o di rifiutare determinate condizioni sociali.

In poche parole, la tematica del viaggio è decisamente cara al romanticismo tedesco.

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Viaggio in Australia: animali fantastici e dove trovarli

Spesso ci mettiamo in viaggio per andare alla scoperta di tutte quelle attrazioni celebri e iconiche che con gli anni sono diventate simboli di città, paesi e territori interi. Quelle da vedere, contemplare e fotografare almeno una volta nella vita, le stesse che rappresentano un patrimonio inestimabile per tutta l’umanità.

Altre volte, invece, lo facciamo per scovare le meraviglie che appartengono al mondo che abitiamo, quelle plasmate dalla natura e da nessun altro.

Ma succede anche che a spingerci ad attraversare il globo, a volte, siano le creature che lo abitano. Animali che hanno trovato la loro casa in territori lontanissimi da noi e che lì sono restati. Ed è proprio in quei luoghi che vogliamo portarvi oggi per scoprire tutti gli animali fantastici che potete incontrare e conoscere durante un viaggio in Australia.

La straordinaria fauna australiana

La fauna australiana è estremamente variegata, forse una delle più ricche dell’intero pianeta. È caratterizzata da numerose specie endemiche che non è possibile incontrare in nessun altro luogo del mondo.

I koala, così come i canguri, sono gli animali più celebri di questo affascinante territorio, nonché i simboli dell’intera Australia. Con il tempo, infatti, la loro presenza ha attirato un numero sempre crescente di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo che sono giunti fin qui solo per incontrarli.

Eppure, oltre ai koala e i canguri c’è molto di più. All’interno dell’intero continente, infatti, esistono quasi 400 specie di mammiferi e circa 900 esemplari di uccelli. Qui vivono migliaia di pesci di ogni categorie e poi ancora lucertole, coccodrilli e altri animali marini.

È possibile incontrarli nei loro habitat naturali, oppure perdersi e immergersi nei tanti parchi naturali che si snodano in tutto il territorio che hanno come obiettivo proprio quello di proteggere la flora e la fauna del continente.

Da nord a sud, passando per est e ovest: un viaggio in Australia ci permette di fare incontri ravvicinati con esemplari unici e straordinari. Ma dobbiamo dirvelo, non tutti sono dolci e teneri come i koala o i quokka – questi ultimi sono celebri per i grandi sorrisi che dispensano – perché alcuni di questi sono decisamente più spaventosi e inavvicinabili. Scopriamoli tutti.

Quokka sull'isola di Rottnest

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Quokka sull’isola di Rottnest

Animali australiani e dove incontrarli

Quando parliamo dell’Australia non possiamo non pensare ai koala, animali che, con quell’aspetto aspetto così tenero e dolce, hanno conquistato inevitabilmente il nostro cuore. E sono molte le persone che scelgono di viaggiare dall’altra parte del mondo proprio per incontrarli dal vivo, per fotografarli e coccolarli. Avvistarli non sarà difficile: potete infatti trovarli lungo i tratti di foresta che si snodano lungo la Great Ocean Road di Victoria. È proprio qui che vive una delle più grandi popolazioni di koala dell’intero Paese.

Al primo posto per popolarità, insieme ai koala, troviamo anche i canguri. Questi marsupiali australiani sono diventati nei secoli simbolo e icona del continente intero. Potete avvistare questi animali ovunque: percorrendo una strada di campagna, o facendo una passeggiate nella foresta. Oppure potete recarvi nei parchi naturali dove questi vivono e interagiscono con le persone come il Morisset park nel Nuovo Galles del Sud.

Tra gli incontri più ambiti dai viaggiatori c’è sicuramente quello con i quokka. Questi piccoli marsupiali, infatti, sono particolarmente celebri per i loro grandi e perenni sorrisi, al punto tale da essere stati ribattezzati gli animali più felici della terra. Se volete osservarli in natura, allora, il consiglio è quello di raggiungere Rottnest Island, conosciuta anche come isola dei quokka.

Anche i vombati suscitano molto interesse tra i viaggiatori, sopratutto per quell’aspetto tenero e buffo che li caratterizza. Avvistarli, però, sarà un po’ difficile, sopratutto perché questi tendono a uscire dalle loro tane soltanto di notte. Per incontrarli dovrete dirigervi verso le lande dell’Australia sud-orientale oppure in Tasmania.

Ed è proprio in questo Stato che dovete fermarvi per fare un altro incontro ravvicinato, quello con il famosissimo diavolo della Tasmania. Non lasciatevi ingannare dal nome, però, perché in realtà questo animale è molto timido e riservato e non è pericoloso per l’essere umano, a meno che non si senta minacciato.

Del serpente tigre, invece, dovreste aver paura. Si tratta di uno degli esemplari più velenosi e pericolosi del mondo. E sì, vive in Australia, popolando le regioni meridionali. Meglio non avvicinarsi troppo!

Un altro animale dal quale restare alla larga è il coccodrillo marino, il più grande rettile vivente al mondo che si trova nell’Australia settentrionale. Se proprio ci tenete a fare un incontro ravvicinato con questo pericoloso animale, il consiglio è quello di raggiungere Darwin. All’interno del parco divertimenti Crocosaurus Cove, infatti, è possibile fare il bagno con i coccodrilli.

Coccodrillo marino

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Coccodrillo marino