Nuove, eccezionali scoperte hanno cambiato notevolmente la ricostruzione dell’evoluzione geologica di un’importante grotta in Puglia, confermando la presenza di umani in Italia molto prima che comparissero gli Homo sapiens, con implicazioni importanti anche per la storia delle variazioni del livello del mare e degli ecosistemi in quel settore del Mediterraneo. Un sito di importanza mondiale per lo studio della preistoria, che dopo oltre un secolo continua a sorprendere. Ecco cosa è emerso dall’ultimo studio.
Gli antenati dei Neanderthal a Grotta Romanelli
Le origini del sito preistorico di Grotta Romanelli, situata in un’insenatura nei pressi di Castro, teatro di un’altra sensazionale scoperta, sono molto più antiche di quanto ritenuto finora dai ricercatori. Gli ultimi rilevamenti geologici e le attività di scavo, infatti, hanno permesso di ricostruirne l’evoluzione, e si è così scoperto che ha iniziato a riempirsi molto tempo prima di quanto creduto stimato, con modalità simili probabilmente a quelle di altre grotte del tratto di costa salentino in esame.
Lo studio, pubblicato sulla rivista “Nature-Scientific Reports”, è stato realizzato da Sapienza, Università di Torino, Statale di Milano e Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igag). Stando a quanto si apprende, i depositi alla base della successione stratigrafica sono riferibili a un ciclo sedimentario risalente a circa 350mila anni, invece dei 125mila ritenuti fino a oggi. Uomini e animali, quindi, hanno iniziato a lasciare testimonianza della loro presenza nei sedimenti della grotta salentina molto prima di quanto indicato dalle ricerche passate.
Nel complesso degli strati inferiori, infatti, sono stati messi in luce microfossili marini e livelli stalagmitici che, insieme a fossili di grandi mammiferi e strumenti in calcare, hanno permesso di attribuire i depositi a un periodo più antico del Tirreniano. Questo nuovo quadro stratigrafico rafforza quindi l’idea che gli esseri umani che frequentarono la grotta agli inizi siano precedenti ai Neanderthal.
La grotta delle scoperte nel Salento
Il sito Grotta Romanelli è un importante giacimento archeologico e fossilifero del Paleolitico italiano, che rappresenta da oltre un secolo un riferimento internazionale per lo studio della preistoria. La grotta conserva tracce di fasi differenti del passaggio dell’uomo preistorico attraverso numerosi reperti archeologici, paleontologici, sepolture umane, arte parietale e mobiliare.
I primi ritrovamenti in zona risalgono al 1869, quando Ulderigo Botti, a seguito del rinvenimento di fossili durante un’escursione nella vicina Capo di Leuca, vi ipotizzò la presenza dell’uomo preistorico sin da epoche remote. Nei primi del Novecento iniziarono ricerche sistematiche che portarono alla scoperta della grotta ad opera del paleoantropologo Ettore Regalia e del pittore salentino Paolo Emilio Stasi.
Dopo decenni di scavi, negli anni ‘70 le attività sul campo subirono una lunga battuta d’arresto, finché nel 2015 un team multidisciplinare coordinato dal professore Raffaele Sardella del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università della Sapienza di Roma, e finanziato dal Progetto Grandi Scavi dell’Ateneo, ha riportato l’attenzione su questo sito, ricco di sorprese. Negli ultimi anni, Grotta Romanelli ha restituito numerosi manufatti litici e in osso, pietre incise, resti di arte parietale con composizioni geometriche e zoomorfe, oltre a ossa umane riferibili alla parte finale del Pleistocene.
Le nuove attività di scavo e ricerca stanno ora evidenziando un quadro ancor più ricco e articolato dei molteplici elementi di interesse scientifico del sito. Qui sono presenti tracce di fasi differenti dell’evoluzione del territorio salentino con il passaggio da forme antiche umane, che hanno vissuto con grandi mammiferi poi estinti come elefanti, ippopotami e rinoceronti, fino alla presenza di Homo sapiens e alle rappresentazioni artistiche incise sulla volta della grotta.
La buona notizia è che le attività di scavo sul terreno proseguiranno con l’esplorazione della parte più interna della grotta, mai studiata finora.