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Selvaggia, solitaria e romantica: la tua isola da sogno è italiana

Ci sono posti nel mondo che non ci stancheremmo mai di visitare perché ospitano attrazioni iconiche e celebri, siano esse create da Madre Natura o dall’uomo. Sono le stesse che ogni giorno spingono migliaia di viaggiatori ad attraversare il globo pur di vederle, ammirarle e fotografarle.

Eppure questi luoghi, per quanto straordinariamente affascinanti, pagano lo scotto della loro popolarità trasformandosi in località affollate dai turisti, soprattutto durante l’alta stagione. Le stesse che spesso vogliamo evitare per goderci un’esperienza off radar all’insegna della pace e del relax.

Per fortuna, però, il mondo è pieno di meraviglie ancora poco esplorate. E per scoprire la prossima destinazione lontana dalla folla non dobbiamo andare poi così lontano perché in Italia esiste un’isola selvaggia, solitaria e romantica, un luogo da sogno in cui perdersi e immergersi. Questo posto si chiama Levanzo ed è bellissimo.

Benvenuti a Levanzo

Ci troviamo nel cuore delle Egadi, sulla più piccola dell’arcipelago siciliano situato tra basso Tirreno e canale di Sicilia. È qui che possiamo esplorare un’isola da sogno che sembra uscita da una fiaba. Un luogo dove il tempo sembra fermo e sospeso, immune da tutte le leggi che scandiscono la nostra quotidianità.

Un piccolo lembo di terra bagnato da acque turchesi e cristalline che brillano al sole e che si infrangono su baie e calette nascoste tutte da scoprire. Un paradiso terrestre solitario, e ancora incontaminato, che è così bello e suggestivo da sembrare un sogno. E invece è reale ed è bellissimo.

Sull’isola vivono appena 200 anime le cui vite sono scandite da ritmi lenti che seguono l’andamento del mare, le stesse che ci spingono a vivere un’esperienza slow e indimenticabile. In questo piccolo angolo di Sicilia, infatti, ci si muove a piedi o in bicicletta. Ci si rilassa sotto il sole o si osservano le golden hour più belle del nostro Paese. Ma si esplorano anche i fondali e le grotte e ci si spinge al largo per ammirare quel paesaggio che sembra uscito da una cartolina.

Questo luogo estremamente romantico è diventato con il tempo la meta ideale per le vacanze romantiche, ma anche per le fughe dalla città e, in generale, per tutte le persone che desiderano vivere una vacanza all’insegna della pace e del relax.

Il cuore del paese, invece, è caratterizzato da un gruppo di casette bianche che affacciano sul porticciolo e che viste da lontano sembrano ricreare un piccolo e suggestivo presepe.

Sono solo 5 i chilometri quadrati che caratterizzano il territorio di Levanzo, eppure questi bastano a racchiudere su questa terra splendide meraviglie naturali che convivono alla perfezione con la storia antica collegata alla sua nascita. L’isola, infatti, ha ricoperto un ruolo fondamentale durante la battaglia delle Egadi per la conquista del Mediterraneo nel 241 a.C., come dimostrano le numerose testimonianze ritrovate proprio nelle acque che bagnano Levanzo.

Levanzo

Fonte: iStock

Levanzo

Una vacanza solitarie e bellissima su un’isola italiana

Se è una vacanza da sogno e lontana dalle mete più battute dal turismo di massa, quella che desiderate vivere, allora Levanzo è il posto giusto.

Ci sono le calette e le spiagge solitarie, quelle raggiungibili a piedi dalle vie principali o dai sentieri nascosti, oppure in barca. E poi c’è la Grotta del Genovese, una delle risorse più preziose dell’isola nonché importante testimonianza testimonianza preistorica in Sicilia.

Qui non ci sono fast food, né catene di grandi negozi. Non ci sono auto, né traffico e nemmeno discoteche. Ma c’è la bellezza assoluta della natura, del mare e della montagna. Quella osservabile da Pizzo Monaco, il promontorio che svetta a un’altezza di 270 metri caratterizzando l’intero paesaggio o dal Faro di Capo Grosso. Fermatevi a osservare ogni centimetro di questi cinque chilometri quadrati e godetevi gli scorci che si spalancano passo dopo passo: la vista, da qui, è meravigliosa.

Levanzo

Fonte: iStock

Levanzo
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Sui binari italiani torna un treno mitico

Il turismo slow è ormai una tendenza ben consolidata anche tra gli italiani: cosa c’è di più bello che riscoprire il nostro Paese in un viaggio lento che ci porta in esplorazione degli angoli più reconditi e meno conosciuti? È seguendo questa scia che ora riparte un treno di lusso che aveva lasciato il suo servizio ben più di 30 anni fa, una vera e propria leggenda su binari che finalmente possiamo tornare a vivere (anche se solo per pochi giorni).

Torna il Rapido Peloritano, un viaggio unico

La Fondazione FS sta rimettendo in funzione alcuni dei treni storici italiani che per tanto tempo hanno accompagnato viaggiatori e turisti in lungo e in largo per la nostra Penisola. Tra i servizi charter di lusso che ora tornano a vivere, c’è anche il Rapido Peloritano: la sua seppur breve esperienza in Sicilia ha regalato ai passeggeri non solo un’insolita (all’epoca) comodità, ma anche una vera avventura emozionante. E oggi la possiamo provare di nuovo, in un viaggio indietro nel tempo che ci riporta agli antichi fasti di questo convoglio leggendario.

Il Rapido Peloritano ha fatto servizio per circa 20 anni sulla tratta a lunga percorrenza che collegava la Sicilia al resto del Paese, conducendo i suoi passeggeri da Palermo sino alle soglie di Roma. Nato come treno di lusso nel 1965, era l’alternativa più comoda – e decisamente fruibile da un più ampio pubblico – al trasporto aereo per lasciare l’isola e giungere alla capitale. Il treno faceva uso di automotrici elettriche ALe 601, a quei tempi le più innovative nel campo dei trasporti veloci. Oggi FS le sta restaurando, riportandole al loro splendore originario.

Nel 1987, con l’avvento dell’Intercity, il Rapido Peloritano è andato anticipatamente in pensione per lasciare spazio ad alternative più rapide – ma di certo molto meno lussuose e confortevoli. Ma i nostalgici e i più curiosi possono ora rivivere quell’esperienza, scoprendo la “fantastica atmosfera ferroviaria degli anni ’80 del secolo scorso, con servizi di lusso e grande confort di bordo“, come si legge sul sito ufficiale della Fondazione FS. Per pochi giorni, il treno storico torna a sfrecciare sui binari: scopriamo i dettagli.

Come viaggiare sul Rapido Peloritano

Questa estate, all’insegna del turismo slow, possiamo salire a bordo del Rapido Peloritano. Per soli tre giorni, il mitico treno riprende vita e percorre la vecchia tratta Palermo-Roma portandoci immediatamente indietro nel tempo, un’emozione unica. La prima corsa è un vero tripudio di azzurro scintillante, una festa per gli occhi: sabato 16 luglio, partendo da Messina Centrale, i passeggeri possono ammirare la costa tirrenica siciliana e le sue spiagge incantevoli, che in queste settimane roventi sono sempre più affollate.

Mentre domenica 17 luglio si torna indietro: dalla stazione di Palermo Centrale, il treno riparte alla volta di Messina per quella che è la tappa più breve dell’intero percorso – ma non di certo meno affascinante. Infine, lunedì 18 luglio tocca all’ultimo itinerario, quello che si dipana tra la stazione di Reggio Calabria Centrale e quella di Roma Termini. Il viaggio permette di affrontare l’intera Ferrovia Tirrenica Meridionale e la Direttissima Roma-Napoli via Formia. Per questa parte finale del percorso, sono previste soste intermedie a Lamezia Terme e Salerno.

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La torre sospesa tra il mare e la Via Lattea è uno spettacolo

Esistono luoghi così incredibilmente straordinari da non sembrare veri perché i colori e le forme che gli appartengo sembrano quelli usciti dai sogni più belli. Eppure questi posti sono reali e sono bellissimi come solo loro sanno essere.

Come quella torre, situata a pochi chilometri dalla capitale d’Italia, che è sospesa tra il mare e la Via Lattea. Una guardiana antica e solitaria che si trova lì da secoli a testimoniare una storia antichissima e mai dimenticata.

Il suo nome è Torre Astura, ed è un edificio fortificato che affonda i suoi basamenti nell’acqua azzurra e cristallina che bagna la città di Nettuno. E quando è illuminata solo dalle stelle dà vita a uno spettacolo magico.

Benvenuti a Torre Astura

Percorrendo la strada provinciale Acciarella, che da Nettuno conduce a Latina, ci si trova davanti a un bosco lussureggiante, quello di Foglino. Dopo averlo superato è possibile avvistare un parcheggio dal quale parte una lunga passeggiata che porta a Torre Astura.

Il tragitto è caratterizzato da prati e cespugli, da tratti boschivi, pinete, e arbusti e piante della macchia mediterranea. Poi, chilometro dopo chilometro, il verde della natura lascia spazio all’azzurro del mare che si palesa come d’incanto davanti agli occhi di chi guarda.

Ed è proprio qui, tra le acque turchesi e cristalline, che emerge una torre solitaria e silenziosa che sembra sospesa tra cielo e mare. La si può ammirare dall’acqua, camminando tra i bassi fondali, o dalla spiaggia dorata che brilla al sole. Un’isola fortezza che caratterizza in maniera unica l’intero panorama costiero regalando scorci di immensa bellezza.

Le sue origini sono tanto antiche quanto affascinanti. Già nel I secolo a.C, infatti, nella zona della foce del fiume Astura, erano state edificate antiche domus, una delle quali si è trasformata poi nella torre che conosciamo oggi. Nel 1193, la nobile famiglia romana Frangipane, scelse di edificare sulle mura di quell’antica villa costruita per metà sull’acqua e per metà sul mare, una torre di difesa contro i saraceni.

La fortezza è stata poi collegata alla terraferma con la costruzione di un ponte in travertino caratterizzato da splendide arcate che affondano nell’acqua. Nei secoli successivi, poi, l’edifico passò di proprietà in proprietà, dai Caetani agli Orsini, finendo anche nelle mani dei Borghese, fino a quando fu ceduta al comune di Nettuno negli anni ’70.

Gli interni della torre non sono visitabili, ma potete comunque esplorare i suoi dintorni e i numerosi reperti archeologici ben visibili dentro e fuori l’acqua.

Il luogo più bello dove ammirare le stelle

La storia di Torre Astura, così come la sua posizione straordinaria, rendono questa fortificazione un vero e proprio gioiello sulla costa laziale assolutamente da scoprire. E se è vero che quella torre sospesa sull’acqua è straordinaria vista di giorno, con i suoi fondali ricchi di reperti archeologici visibili anche fuori dall’acqua, è altrettanto vero che di notte la sua presenza crea quello che è uno degli scenari più belli del mondo intero.

Lontana dal caos, dal traffico e dalle luci della città, Torre Astura appare come la figura dominante sull’intero paesaggio costiero. L’edificio, al calar del sole, resta illuminato solo dalla luce delle stelle e della Luna.

La sua posizione strategica, immersa nella natura lussureggiante e selvaggia della macchia mediterranea, rende questo posto perfetto per ammirare il cielo stellato e tutti gli spettacoli messi in scena dagli astri ben visibili in assenza di inquinamento luminoso.

Aguzzate bene la vista una volta giunti qui, perché proprio sopra la torre può essere avvistata la meravigliosa Via Lattea. E quando questa appare è magia.

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Europa Grecia Idee di Viaggio Viaggi

Benvenuti nella città greca dove non sembra di stare in Grecia

C’è sempre un buon motivo per organizzare un viaggio in Grecia in qualsiasi periodo dell’anno. Del resto le cose da fare e da vedere sono tantissime: le acque turchesi e cristalline che circondano tutto intorno le isole, i siti archeologici, storici e leggendari, e le tradizioni meravigliose che si tramando da secoli. La verità è che questo Paese non smette mai di stupire, affascinare e incantare i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Eppure c’è un luogo qui che non ha nulla a che fare con quegli scenari da cartolina che ben conosciamo. Qui non ci sono le casette bianche o le cupole blu che tanto ci piace fotografare, non ci sono neanche le stradine acciottolate dove si affacciano botteghe, ristorantini e piccole chiese. Qui non c’è neanche il mare.

Eppure Ioànnina, così insolita e diversa, è una città straordinaria che merita di essere scoperta. Un luogo lontano dai sentieri più battuti dal turismo di massa che conserva una storia incredibile che vive e sopravvive in quelle ricchissime testimonianze che caratterizzano le strade e i quartieri, tutto il territorio. Pronti a partire?

Benvenuti a Ioànnina

Un viaggio a Ioànnina si traduce in un’esperienza al di fuori dell’ordinario, un’avventura sicuramente insolita che non assomiglia a nessun’altra. Questa città, immersa nella Grecia Continentale, ha una storia affascinante, seducente e suggestiva legata indissolubilmente alla figura di un eccentrico sovrano e dell’Impero Ottomano.

Lontano dalle Isole Cicladi, che distano da Ioànnina migliaia di chilometri, e dalla capitale del Paese, questa città non offre un’esperienza standardizzata come quelle che troviamo negli altri luoghi turistici, ma offre un itinerario storico e culturale, affascinante e seducente che ci catapulta in un mondo lontano e diverso da quello che conosciamo.

La città, come abbiamo anticipato, non è bagnata dal mare, ma sorge sulle rive del lago Pamvotida che crea uno scenario quasi fiabesco. Capoluogo della regione dell’Epiro, Ioànnina è circondata tutto intorno dalla natura che regna sovrana. L’azzurro delle acque lascia il posto al verde lussureggiante e selvaggio che si alterna a canyon, ai fiumi e ai laghi.

E a proposito di fiumi, da qui è possibile andare alla scoperta dell’Acheronte, il corso d’acqua che nella mitologia greca veniva attraversato da Caronte per trasportare le anime dei morti dell’aldilà.

Rovine della biblioteca ottomana, Ioànnina

Fonte: iStock

Rovine della biblioteca ottomana, Ioànnina

Cosa fare e cosa vedere

Ioànnina è legata indissolubilmente alla figura di Alì Pascià Tepeleni, politico e militare albanese che creò, tra Grecia e Albania, un regno quasi indipendente dall’Impero Ottomano. La sua fama era così tanta che furono molti i personaggi illustri che giungevano a corte, tra cui anche Napoleone. La sua figura è descritta anche nel romanzo Il conte di Montecristo.

Sotto il suo controllo Ioànnina conobbe il massimo del suo splendore, ma tanto era il potere del sovrano che il sultano Mahmud II decise di stroncare la sua ascesa. Ali Pascià fu così ucciso e la sua testa consegnata al sultano. I resti del suo corpo, oggi, sono conservati in città. A lui è dedicato anche un Museo sul vicino isolotto di Nissi.

La storia, suggestiva e anche un po’ tragica, ci porta quindi nel cuore di Ioànnina che oggi pulsa ancora all’interno della cerchia muraria. È qui che sono ospitati tutta una serie di tesori del passato come le rovine della biblioteca ottomana, l’antica sinagoga e le case storiche che sono state trasformate in boutique hotel.

Tutto intorno, invece, è possibile ammirare visioni straordinarie che offrono prospettive sul passato e sul presente. E a proposito di scorci meravigliosi, imperdibile è il lago Pamvotida che caratterizza l’intero panorama della città.

Il lago, che affonda le sue origini in oltre 20000 anni fa, offre degli scorci fiabeschi e incredibili che si possono ammirare passeggiando tra le strade che lo circondano. Lo stesso lago, però, si può anche attraversare per raggiungere la piccola isola di Nissi che ospita alcune dei monasteri bizantini più belli del territorio.

Moschea Fethiye, tomba di Ali Pasha. Ioànnina

Fonte: iStock

Moschea Fethiye, tomba di Ali Pasha. Ioànnina
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Per la prima volta è stata scavata una tomba legata a Re Artù

Quella che si ritiene un’antichissima tomba neolitica (risalente a 5 mila anni fa) è stata scavata per la prima volta nei giorni scorsi. Un luogo che si sostiene sia legato al leggendario Re Artù, a tal punto che è più comunemente conosciuta come la Pietra di Artù.

Perché sono stati condotti questi scavi

Ci troviamo nell’Herefordshire, al confine tra Inghilterra e Galles, e proprio qui un gruppo di archeologi e volontari sta conducendo uno scavo che ha l’obiettivo di svelare i misteri di questa straordinaria tomba.

L’annuncio dell’avvio di questo interessante progetto è stato pubblicato sul sito dell’Università di Manchester il cui team di esperti sta collaborando con English Heritage per rimuovere l’erba cresciuta sul complesso neolitico, al fine di raccogliere i primi reperti e avere la possibilità di analizzarli e studiarli.

La scoperta di questo antico sito è tutto fuorché recente. Eppure, soltanto ora, si è deciso di scavare a fondo per comprendere meglio non solo uno dei siti preistorici più antichi del Regno Unito, ma anche uno dei luoghi più misteriosi e leggendari di tutto il Paese.

Al momento, infatti, non vi è nemmeno la certezza che questa pietra sia una tomba neolitica. A sostenerlo sono diversi esperti che ritengono che gli abitanti del luogo vi inumassero i defunti fino alla loro completa decomposizione, prima di estrarre le ossa. Supposizione che non si può dare per sicura poiché, fino ad ora, non è stato trovato nulla che lo dimostrasse, probabilmente a causa di furti e razzie.

Nel dettaglio: le ricerche condotte hanno rivelato che questo luogo potrebbe essere parte di un più grande complesso funerario e che tale cumulo di pietra, come gli altri rinvenuti a pochi chilometri di distanza, avrebbero sostituito un edificio in legno (camera dei morti) tipico dei cimiteri europei risalenti al Neolitico.

Considerando che nei siti adiacenti sono riemersi resti di scheletri umani, scaglie di selce, punte di freccia, ceramiche e altri manufatti, questi nuovi scavi potrebbero rivelare delle interessanti sorprese.

Il legame di questo sito con Re Artù

Ma perché questo sito è considerato legato al leggendario Re Artù? Le colline dell’Herefordshire sono sin da sempre un luogo ricco di storia poiché proprio qui si trovano alcuni dei monumenti preistorici più importanti e antichi di tutto il Regno Unito. Nel corso dei secoli si è fantasticato sulle leggende legate ai grandi condottieri, ma anche su alcune storie che riguardano Re Artù.

C’è una leggenda, infatti, che narra che proprio qui il sovrano uccise un gigante, dopo un durissimo scontro corpo a corpo. Pare che nel momento in cui questa enorme creatura esalò il suo ultimo respiro, a causa dei colpi inferti dal Re, lasciò un’impronta col gomito su una delle pietre creando, di conseguenza, un legame eterno tra Artù e questo posto misterioso e sacro.

Al di là di questi misteri, il progetto di scavo ha anche un altro scopo: avvicinare le persone alla storia e all’archeologia, provando a coinvolgerle in prima persona nelle attività degli studiosi.

Non resta che attendere l’evolversi di questi lavori di ricerca per capire se le ipotesi formulate fino a questo momento siano vere e per scoprire su questo straordinario sito molto altre informazioni in più.

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castelli Posti incredibili Viaggi

Questo castello è un piccolo gioiello nascosto tra i monti

L’Italia è un Paese pieno zeppo di castelli. Ce ne sono nei piccoli borghi medievali, nei centri storici delle città, lungo i confini. dappertutto. Alcuni sono molto famosi, altri quasi sconosciuti.

Solo in Alto Adige se ne contano all’incirca 800. Di questi, molti sono musei, altri hotel, altri ancora ristoranti. Ma ce n’è uno, piccolissimo, nascosto in una valle poco frequentata, che è un vero gioiello e che abbiamo visitato in esclusiva per voi.

Che qualcuno spalanchi l’antico portone di legno di un castello apposta per voi è una sensazione di privilegio unico e indescrivibile. Ed è quanto è accaduto quando abbiamo visitato, fuori orario, Schloss Welsperg, il Castello di Monguelfo, in provincia di Bolzano.

Questo delizioso castello medievale, con tanto di mura merlate, feritoie (alcune molto nascoste), torre e ponte d’accesso (un tempo c’era un ponte levatoio ma ora non serve più) costruito su uno sperone di roccia, spunta a ridosso della montagna in mezzo alla fitta vegetazione della Val Casies, una piccola valle laterale della Val Pusteria, lunga solamente una ventina di chilometri e che termina difronte a una montagna al di là della quale c’è già l’Austria.

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Fonte: ©TV Gsieser Tal Kamilla Photography

Schloss Welsperg, il Castello di Monguelfo

Brunhilde Rossi Agostini, la “castellana”, responsabile del Comitato del Castello di Monguelfo per conto del proprietario – il castello è infatti privato – è praticamente cresciuta tra le spesse mura di questo luogo ricco di storia, di fascino e anche di mistero, dove la madre era a servizio. Lo conosce come le sue tasche. Snocciola fatti, curiosità e persino racconti di fantasmi. Ma andiamo per ordine.

Il Castello di Monguelfo

Il primo documento in cui si parla di Schloss Welsperg risale al 1126. Fu costruito dai Signori di Welsperg e rimase il loro castello per ben 800 anni. Aveva uno scopo amministrativo per tutte le terre di proprietà (ed erano moltissime) e di giudizio.

Nel primo decennio del 1900, quando la famiglia si estinse, il castello passò nelle mani dei Conti Thun-Hohenstein-Welsperg, tuttora proprietari di questo meraviglioso luogo.

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Fonte: @SiViaggia – Ilaria Santi

Il cortile interno del Castello di Monguelfo

Un gioiello in miniatura

Il Castello di Monguelfo sembra uscito da un libro di fiabe. Benché le dimensioni siano davvero ridotte, non manca nulla rispetto a ciò che ci si aspetterebbe di trovare in un castello. Una volta entrati, ci si trova in un piccolo cortile di pietra con la fontana dove, ancora oggi, si attinge l’acqua potabile che arriva direttamente dalle sorgenti della Val Casies. Il mastio, che rappresenta il cuore del castello, alto 40 metri, oltre essere una torre di vedetta, fungeva anche da segreta dove venivano rinchiusi i prigionieri. E’ la parte più antica.

Il piccolo castello in realtà è pieno di stanze, alcune anche molto grandi. C’è la grande cucina col tetto ancora nero di fuliggine dove veniva fatta affumicare la carne, la grande dispensa e quella piccola, che serviva per i prodotti freschi come latte, burro e formaggio, le cantine a ridosso della montagna, con la roccia a vista che si è formata circa 100mila anni fa.

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Fonte: @SiViaggia – Ilaria Santi

Gli interni del castello così com’erano nel Medioevo

Dal cortile, una piccola scala conduce alla cappella privata dedicata a San Giovanni, ricavata in un angolino del castello e quindi dalla pianta asimmetrica. Durante alcuni recenti lavori di restauro, sono venuti alla luce alcuni meravigliosi dipinti rimasti per secoli nascosti dietro l’intonaco bianco e risalenti al 1540 circa.

Il piano superiore dell’edificio ospita gli appartamenti privati con camere e salotti. La stanza più grande è la Sala dei cavalieri, dove i Signori incontravano gli ospiti e dove oggi si svolgono concerti, esposizioni e rappresentazioni teatrali. Poi c’è la “stube del Conte”, una stanza che esiste ancora oggi in molte delle antiche case altoatesine. Completamente rivestita di legno e con una grande stufa di porcellana a riscaldare l’ambiente, è sempre stato l’ambiente più caldo dove si raccoglieva la famiglia nei freddi inverni. E poi ci sono le camere da letto.

Dietro l’edificio si trova un grande giardino, che ospita anche un orto di erbe aromatiche e medicinali che tutt’oggi vengono raccolte per ricavarne creme e tisane. In questo ampio spazio all’aperto d’estate si organizzano concerti.

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Fonte: @SiViaggia – Ilaria Santi

Le mura merlate del Castello di Monguelfo

Quando è possibile visitarlo

Il castello non è sempre aperto, ma solo in certi periodi e per alcune occasioni speciali. Lo si può visitare tra luglio e la metà di settembre dalle 10 alle 16, la domenica dalle 14 alle 18, mentre è chiuso il sabato. Dal 5 al 16 settembre apre solo due ore al giorno, dalle 13.30 alle 15.30, mentre fino al 28 ottobre lo si può visitare solo il giovedì, sempre dalle 13.30 alle 15.30.

Nel periodo estivo vengono organizzati concerti serali a lume di candela, che creano un’atmosfera davvero suggestiva, riportando il visitatore indietro nei secoli. L’ingresso al castello, con la visita guidata in compagnia della signora Brunhilde che racconta non solo la storia ma anche tutti gli aneddoti legati al castello, costa 3 euro, mentre per prendere parte agli eventi il biglietto costa 10 euro.

I sentieri del castello

Si può raggiungere il Castello di Monguelfo in auto, ma merita anche una bella passeggiata che parte dalla cittadina di Monguelfo, la più grande della Val Casies. La valle è famosa per i suoi numerosi sentieri e quelli che portano al castello sono tra questi. I sentieri per arrivarci, infatti, sono due, il Grande giro del castello (lungo 6 chilometri) e il Piccolo giro del castello (2,5 km). Sono entrambi due anelli che fanno tappa al castello, ma sono l’occasione per scoprire questa valle, una laterale della più nota Val Pusteria, ancora poco conosciuta e frequentata dal turismo di massa.

Grande giro del castello

La passeggiata più lunga parte dall’ufficio turistico di Monguelfo, passa dal centro del paese e, oltrepassato il padiglione della musica, prosegue verso il ponte che attraversa il Rio di Casies. Seguendo l’indicazione “Grande giro del castello” non si può sbagliare. Dopo una breve salita e un giro tra i prati e il bosco si giunge a Schloss Welsperg. Lungo il cammino meritano una sosta anche i resti di un altro castello che fu distrutto da un incendio, il rudere Thurn. Il giro dura meno di due ore.

Piccolo giro del castello

Molto più corto e breve – dura meno di un’ora – è l’anello che parte sempre dall’ufficio del turismo di Monguelfo, attraversa le case e la scuola del paese e che sale leggermente fino a raggiungere il castello direttamente. Per tornare al punto di partenza, si superano alcuni tornanti, il bosco e il ponte sul Rio Casies.

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Fonte: ©TV Gsieser Tal Harald Wisthaler

Lungo i sentieri del castello
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Questo villaggio è l’Amalfi del Regno Unito. Ma per visitarlo devi pagare

Esistono luoghi del mondo così belli e suggestivi che sembrano quasi surreali. Spesso, però, ignoriamo la loro esistenza perché questi sono lontani dai radar turistici e dalle destinazioni più frequentate dai viaggiatori di tutto il mondo. E per questo motivo ancora più straordinari.

Ed è proprio in uno di questi luoghi che vi vogliamo portare oggi. Un villaggio pittoresco, straordinario e inaspettato situato a Devon, sulla penisola di Cornovaglia. Un luogo che ha stregato viaggiatori, avventurieri e scrittori come Wilkie Collins e Charles Dickens.

Il suo nome è Clovelly Village, e tanto è il fascino che gli appartiene che è stato ribattezzato l’Amalfi del Regno Unito. Un luogo dove non ci sono macchine, caos e traffico, dove i trasporti dei beni primari sono affidati agli asini. Un posto dove la vita scorre lenta seguendo solo il ritmo scandito dalle onde del mare. Ma prima di entrare, bisogna pagare.

Clovelly Village

Immerso in un paesaggio straordinario, che ha rubato alla natura i suoi colori più belli, troviamo Clovelly Village, un delizioso villaggio di appena 300 anime, situato nell’affascinante contea di Devon. È qui che, sulla costa settentrionale, si può ammirare questo luogo da cartolina, un piccolo paese con case antiche e strade acciottolate che sembra uscito da un libro di fiabe.

L’Amalfi dell’Inghilterra, lo chiamano, e in effetti il fascino e la suggestione che gli appartengono rimandano proprio alla città costiera italiana.

Perché Clovelly Village merita una visita ve lo spieghiamo subito. Il villaggio è posizionato a picco sul mare che, con le sue mille sfumature di blu, bagna la terra dove si adagiano le case dei pescatori. Tutto intorno, nel paese, ci sono vicoli e stradine sui quali si affacciano numerosi cottage bianchi risalenti al 1500 e che accompagnano la passeggiata dei visitatori fino all’antico porto dove galleggiano le barche colorate.

Qui non ci sono auto, né vie dello shopping. Non ci sono i brand di lusso, né il traffico cittadino. C’è la vita che scorre lenta e che viene condivisa dagli abitanti del luogo con la natura, con il profumo del mare e con gli scorci straordinari. Gli stessi che hanno stregato il cuore dei viaggiatori, quello di scrittori come Wilkie Collins e Charles Dickens e di artisti come William Turner. Gli stessi che incantano noi oggi.

Clovelly Village

Fonte: iStock/Aiselin82

Clovelly Village

Tutto quello che dovete sapere per visitare il villaggio

Se tutto quello che vi abbiamo detto su Clovelly Village, fino a questo momento, vi ha fatto venire voglia di organizzare un viaggio verso Devon, ci sono alcune cose che dovete sapere per organizzare al meglio l’avventura.

Nel pittoresco villaggio dei pescatori della Cornovaglia non ci sono auto. Le strade, infatti, sono così ripide da rendere difficoltosa la guida. Ma il paese è così piccolo e così suggestivo che sarà un piacere poterlo scoprire e attraversarlo a piedi.

Un’altra cosa che dovete sapere è che, per accedere a Clovelly Village, dovrete pagare. Il paesino, infatti, è di proprietà privata, l’unico di tutto il Paese. Sin dalla sua fondazione è appartenuto alla regina consorte d’Inghilterra Matilde di Fiandra, poi nel 1738 è stato acquistato dalla famiglia Hamlyn i cui membri vivono ancora in uno dei cottage. Il contributo richiesto per l’accesso serve alla manutenzione del villaggio stesso.

La visita, comunque, vale assolutamente la pena. Entrando qui avrete come l’impressione tornare indietro nel tempo potendo ammirare le antiche case che ancora dominano il paesaggio. Imperdibile è anche il monastero di Hartland Abbey, costruito nel 1200 e ristrutturato nei suoi interni nel 1800.

Clovelly Village ospita anche dei festival annuali durante la bella stagione, tutti dedicati al mare. Non perdete l’occasione di scoprire il paesino in festa, di conoscere la comunità e di vivere un’esperienza autentica e straordinaria.

Clovelly Village

Fonte: Getty Images

Clovelly Village
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Quali sono le migliori compagnie aeree del mondo

Se avete avuto la fortuna di volare a bordo della Business Class di Qatar Airways potete capire perché ogni anno è lei a vincere il premio come migliore classe al mondo.

Perché è la migliore compagnia aerea

La Qsuite – perché si tratta di una piccola suite privata a tutti gli effetti -, brevettata dalla Qatar, non è una semplice poltrona di Business Class. È un ambiente nel quale ci si può rinchiudere, visto che c’è davvero una porta scorrevole che isola il passeggero dal resto del mondo, grazie al quale si ha l’impressione di viaggiare da soli su un aereo tutto per sé. Se non fosse che, di tanto in tanto, l’assistente di volo fa capolino per verificare che il viaggio sia confortevole e in sicurezza.

Per chi viaggia in compagnia, c’è la possibilità, ovviamente, di rimuovere il pannello che separa i due posti della fila centrale e di reclinare il sedile fino a trasformarlo in un vero e proprio letto, con tanto di topper e di piumino d’oca. Viene fornito in dotazione anche un bellissimo pigiama e delle comodissime pantofole.

Per tutte queste ragioni, ha appena vinto il premio assegnato da AirlineRatings come migliore Business Class del 2022.

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Fonte: @SiViaggia – Ilaria Santi

La Qsuite di Qatar Airways, la migliore Business Class del mondo

Ma questa è solo la punta dell’iceberg. La compagnia si è aggiudicata, per il secondo anno consecutivo, anche il primo premio come “Compagnia aerea dell’anno“, oltre a essere stata nominata “Miglior compagnia aerea del Medioriente”.

Gli altri premi assegnati

I premi di AirlineRatings vengono assegnati sulla base di rigorosi criteri di valutazione, decisi da professionisti del settore, con una vasta esperienza nel campo dell’aviazione.

I premi riguardano ogni aspetto del volo. La compagnia che offre la migliore First Class è, invece, la Singapore Airlines, mentre le migliori Economy – c’è anche la Premium, una versione più confortevole della classe economica – quest’anno sono quelle delle Air New Zealand.

Premi anche alle low cost. La migliore del 2022, così come lo era lo scorso anno, è stata giudicata easyJet.

La compagnia aerea con la maggiore attenzione all’ambiente è un’altra mediorientale, la Etihad, dell’Emirato di Abu Dhabi. Quella con il migliore intrattenimento a bordo è Emirates, famosa per il suo sistema Ice che offre ben 5mila canali di film, serie Tv, musica, notizie e giochi, anche on demand. In effetti, se avete mai volato con questa compagnia, concorderete che non si riesce nemmeno a chiudere occhio per tutti i film in anteprima e i programmi imperdibili.

Durante l’Expo di Dubai la compagnia di bandiera dell’Emirato ha anche presentato un sistema di entertainment nel Metaverso.

Infine, il migliore personale di bordo che, pare, si possa incontrare è quello della Virgin Australia. Bisognerà andare per vedere se è vero.

Emirates-Metaverso

Fonte: @Emirates

Una dimostrazione di intrattenimento nel Metaverso nel padiglione Emirates a Dubai Expo
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Un parco artistico magico colora l’entroterra calabro

Nel cuore della Calabria, a Mammola, nella parte più a sud della provincia di Reggio Calabria e nascosto ai piedi dell’Aspromonte c’è MuSaBa, un parco museo a cielo aperto immerso nella vallata del Torbido e a circa una decina di chilometri dalle acqua cristalline del Mar Ionio. Un progetto nato nel 1969 per opera di due artisti visionari, Nick Spatari e Hiske Maas che, dopo diverse collaborazioni di pregio con personaggi di spicco del panorama artistico contemporaneo, tra cui Picasso, Sartre, Le Corbusier, Jean Cocteau, Max Ernst, ecc., decisero di donare una nuova vita a un posto abbandonato della Locride, sul versante Ionico della Calabria. Nel cuore di un’area dalle bellezze mozzafiato.

Un parco museo e laboratorio di arte contemporanea, nato intorno ai resti di un antico monastero del X secolo. E un luogo che unisce tra loro il moderno all’antico, in un turbinio di emozioni da vivere e in cui immergersi totalmente sperimentando in prima persona l’arte e l’universo di colori, materie, forme, tecniche e genialità creativa che lo caratterizzano.

La storia

MuSaBa, Parco Museo Laboratorio Santa Barbara, nasce sul finire degli anni ’60 inizialmente come associazione Museo Santa Barbara per poi diventare, nel corso del 2014, MuSaBa Fondazione Spatari/Maas. Un sogno che è stato reso reale dalla volontà di due giovani artisti, Nick Spatari, di origine calabrese e nato proprio a Mammola (scomparso a 91 anni nel 2020) e la moglie e artista olandese Hiske Maas, conosciuta nel periodo in cui i due vissero a Parigi.

Dopo qualche anno trascorso a Milano, dove aprirono la Galleria Studio Hiske, accessibile ad artisti e non, i due decisero di tornare al paese natale di lui, appunto Mammola e ritrovandosi immersi in un luogo in cui la natura aveva preso il sopravvento, piena di bellezza, energia e mistero. E fu esattamente qui che, ammaliati dal posto, decisero di stabilirvisi e di iniziare la realizzazione di un progetto visionario, audace ma carico dei sogni di entrambi, il Museo Santa Barbara, pensato per essere un mix tra parco-museo-scuola e laboratorio d’arte.

Un progetto che di fatto, riporta l’artista alle sue origini, nel luogo in cui si sviluppò la sua vena artistica che proprio qui si mostra in tutta la sua forza e creatività.

Il progetto

Inizialmente, quando i due giovani arrivano nel 1969, quello che trovarono non era altro che un insieme di resti abbandonati, testimonianza di un’epoca passata e, fino a quel punto, dimenticata. Un rudere, certo, ma carico di storia, di fascino e di magia.

Circondato dalla natura selvaggia ma anche di un’atmosfera magnetica e di straordinaria potenza di cui i due artisti si innamorano all’istante, decidendo di donare nuova vita alla zona e iniziando la promozione un progetto di recupero durato circa cinquant’anni. L’obiettivo era quello di realizzare delle iniziative culturali per la promozione del patrimonio architettonico e ambientale calabrese e che oggi si snoda all’interno di bellissimo parco di 7 ettari in cui poter ammirare le opere realizzate nel corso del tempo da Nik e Hiske e da altri artisti contemporanei internazionali.

Il tutto in un museo d’arte a cielo aperto dal fascino suggestivo e dall’alto valore artistico immerso in un contesto naturale di pura bellezza e tra i ruderi del monastero sul quale è nato.

Cosa vedere a MuSaBa

Un piano ampio, che si sviluppa in un concentrato d’arte a 360° e che, tra le altre, ha visto la creazione di opere e progetti volti all’arricchimento di tutti.

Come la foresteria, una delle opere più imponenti del MuSaBa, nata per assolvere alle diverse esigenze funzionali del parco museo. Un luogo realizzato ispirandosi alla vita monastica, in cui sono presenti delle stanze o “celle”, con ben 22 posti letto, decorate secondo il genio creativo dell’artista. Qui, nel chiostro della foresteria stessa, è possibile ammirare il Mosaico Monumentale ad opera dello stesso Spatari. Un produzione artistica carica di colori (segno distintivo dell’artista), architettura e geometrie, e che raffigura una serie di scene tratte dalla tradizione cristiana e alla civiltà sumera.

Un’opera magistrale e in cui le migliaia di piastrelle colorate utilizzate per la composizione del mosaico danno vita a uno spettacolo senza fine che vi rimarrà nel cuore per sempre.

Musaba mosaico

Fonte: Wikipedia

Il Mosaico Monumentale

All’interno del chiostro, poi, è possibile vedere anche L’Ombra della sera, una scultura alta ben 15 metri realizzata interamente in ferro che raffigura la sagoma di un uomo sottile, come una sorta di guardia posta a difesa del museo e dell’arte tutta.

Altra opera da non perdere e che rende MuSaBa un luogo carico di vitalità, energia, magia e avanguardia artistica, poi, è il laboratorio di sperimentazione artistica realizzato dal recupero dell’ex stazione ferroviaria Santa Barbara. Patrimonio per artisti e per chiunque voglia cimentarsi nell’arte e dar sfogo alla propria creatività. Ma non solo. Perché le opere da ammirare a MuSaBa sono davvero tante e una più affascinante dell’altra.

Come, per esempio, La farfalla, un’opera iconica posta all’esterno della foresteria, il Concetto universale che nelle forme richiama una piramide, così come la chiesa di Santa Barbara, dove fermarsi ad ammirare rapiti Il sogno di Giacobbe, opera di Spatari che ricopre quelle che un tempo furono l’abside e la volta della chiesa e la Rosa dei Venti, l’ultimo grande lavoro di Nik e Hiske che venne ultimata nel corso del 2013.

Oltre alle innumerevoli opere dei due creatori del luogo e di altri numerosi artisti del panorama internazionale. Che nel corso degli anni hanno visitato, abitato e donato il loro contributo, lasciando al parco museo opere e interventi artistici di puro splendore e che potete trovare disseminate in tutto il parco.

Un viaggio nella bellezza, che racconta la storia d’amore vissuta dai due artisti e l’amore e totale devozione verso l’arte, in ogni sua forma, colore o dimensione. E di cui, grazie al MuSaBa e alla determinazione di chi ne ha consentito la nascita, è possibile godere in un’esperienza emozionale e visiva a 360°. Lasciandosi trasportare dalle sensazioni che solo il connubio armonioso tra arte e natura sanno suscitare. Il tutto unito dallo spirito libero di entrambe e dalla magia della terra che le ospita.

Non resta che correre a vistare questo luogo dai tratti surreali.