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La spiaggia italiana con un fiume che si getta in mare

Cosa succede quando le acque turchesi di un piccolo fiume si riversano nel mare? Solitamente ha origine un bellissimo panorama naturale, ma c’è almeno un caso in cui quella che nasce è una vera e propria oasi unica al mondo, una meraviglia che lascia tutti senza fiato.

La spiaggia di Chidro, paradiso naturale

Il Salento è una terra dalle mille sorprese, dove si incontrano paesaggi incantevoli e un’antichissima tradizione fatta di arte, cultura e saporitissime prelibatezze. Da sempre tra le mete preferite dai turisti per le vacanze estive, vanta una lunga serie di spiagge meravigliose che sono diventate celebri in tutto il mondo, e che nulla hanno da invidiare ad alcuni paradisi esotici – non a caso alcune di queste località prendono il nome di Maldive del Salento. È nel tratto di costa pugliese affacciata sul mar Ionio che la natura ha dato vita ad una bellezza incredibile, perlopiù sconosciuta a chi viene da fuori (e che per questo mantiene ancora intatto il suo fascino).

Stiamo parlando della spiaggia di Chidro, che prende il nome dall’omonimo fiume da cui ha avuto origine. Questo breve corso d’acqua nasce nel cuore della regione, a metà strada circa tra Taranto e Lecce: per la maggior parte della sua lunghezza, scorre sotto terra in un ambiente che ha un immenso valore storico e naturalistico. Non solo è l’habitat di numerose specie ittiche, alcune delle quali molto rare, ma è anche il sito in cui sono stati scoperti dei preziosi sarcofagi marmorei risalenti all’epoca romana. È una vera perla per chi ama le immersioni subacquee, perché nei suoi 13 km scavati nelle profondità della terra regala visioni mozzafiato.

Ma è nel suo emergere alla luce del sole che il fiume compie qualcosa di straordinario. Gli ultimi 500 metri del suo corso si dipanano in superficie, in una breve ma suggestiva fuga verso il mare. Ed è qui che nasce una spiaggia deliziosa, in una cornice naturale fatta di fitte canne, verde vegetazione lussureggiante e sabbia bianchissima. Le acque del Chidro, fredde e cristalline, si mescolano con quelle molto più calde dello Ionio e creano una piccola zona dove la temperatura è perfetta per trovare il giusto refrigerio durante le roventi giornate estive.

La splendida spiaggia del fiume Chidro

Fonte: iStock | Ph. simona flamigni

La spiaggia del fiume Chidro

Il fiume Chidro, tra storia e leggenda

Il fiume Chidro, seppure brevissimo nel suo tratto fuori terra, è racchiuso in un panorama incantevole. La Riserva Naturale che ha avuto origine dalla sua foce include la bellissima spiaggia dove grandi e piccini si recano per giocare in acque fresche e godersi un paesaggio da sogno. Ma non tutti sanno che questo luogo meraviglioso nasconde un’antica leggenda. Si narra che San Pietro Apostolo, nel viaggio per mare che lo avrebbe condotto a Roma, fece scalo proprio in Puglia per rifornire di acqua la sua nave. Pare che sia proprio la sorgente del fiume Chidro ad aver visto i primi battesimi effettuati dal santo.

Ma la leggenda ha diverse varianti: una di esse racconta che San Pietro attraversò il fiume piangendo, e che le sue lacrime si trasformarono immediatamente in conchiglie. Per questo motivo gli antichi abitanti di questa zona erano soliti raccogliere conchiglie e conservarle, per omaggiare l’Apostolo e preservare le sue lacrime pietrificate. Un’altra versione vuole invece che San Pietro giunse in questa località e si fece il segno della croce davanti ad una statua raffigurante Zeus, la quale andò in mille frantumi davanti al suo gesto.

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Qui puoi scattare la foto più romantica dell’estate

E se quest’estate andassimo in cerca di un luogo davvero speciale, così romantico da lasciare a bocca aperta? Non è una missione impossibile: per i cacciatori d’emozioni il posto perfetto è la Baia delle Zagare. Soltanto descriverla evoca immagini sentimentali: acque cristalline, talmente tanto limpide da vedersi riflessi, sabbia bianca mista a ghiaia altrettanto candida e lo spettacolo naturale di due faraglioni che sembrano guardarsi a vicenda con amore, pur non toccandosi.

Chiamata anche Baia dei Mergoli, questo luogo incantevole attira ogni anno migliaia di turisti, ma attenzione: è molto meno affollato di quanto si possa pensare, specialmente se si raggiungono le insenature più nascoste e suggestive.

La Baia delle Zagare e la sua storia

Dove si trova la Baia delle Zagare? Nello sperone d’Italia, ovvero il Gargano. Si può dunque dire che è incorniciata in un luogo già estremamente particolare per via dell’ambiente naturale incontaminato. La parte settentrionale della Puglia, bagnata dal Mar Adriatico, è infatti un tesoro che si distingue per le sue suggestive scogliere, per le calette, per le tante grotte marine e per la vegetazione. La Baia delle Zagare prende il nome proprio dagli omonimi fiori d’agrumi, che rendono l’aria profumatissima.

Una foto di Baia delle Zagare, luogo suggestivo dove scattare foto romantiche

Si tratta di una baia antichissima, che si apre di fronte a una falesia di roccia calcarea e che vede protagonisti i già citati faraglioni, i quali prendono il nome di Arco di Diomede e Le Forbici. Il nome del primo faraglione sarebbe da attribuirsi al mitologico eroe greco, che qui trovò riposo dopo molte imprese.

Si dice che proprio mentre nuotava sotto questo arco roccioso, Diomede espresse il desiderio di diventare immortale e che venne in seguito accontentato dalla dea Atena. Per questo, ancora oggi, si ritiene che fare il bagno sotto l’arco porti fortuna e i visitatori sono incoraggiati a esprimere un desiderio.

Il romanticismo della Baia delle Zagare

E, precisiamolo, spesso i desideri espressi sono romantici. È diventato estremamente comune, infatti, vedere coppie che, prendendosi per mano, si bagnano nelle acque di questa meraviglia del Gargano e iniziano a nuotare verso l’arco, per poi fermarsi, scambiarsi un tenero bacio e tornare indietro, felici e soddisfatte.

La bellezza di Baia delle Zagare, romantica e magica

Proprio per questa ragione la Baia delle Zagare è perfetta per gli scatti romantici: dopo aver espresso il proprio desiderio gli innamorati tornano a riva e immortalano il momento ritraendosi all’interno di una cornice suggestiva che diventa ancor più bella al tramonto.

Come arrivare alla Baia delle Zagare

Ma come si arriva in questo posto incantevole? Ci sono tre modi. Il primo è alloggiare in uno degli hotel che regolano l’accesso a questo tratto di mare e che consentono di utilizzare anche lettini e ombrelloni. Il secondo, più suggestivo, è raggiungere la Baia via mare, in canoa o con delle piccole imbarcazioni, partendo dal molo di Mattinata.

Vista di Baia delle Zagare, uno dei posti più belli e romantici d'Italia

In ultimo, è possibile raggiungere la Baia a piedi, seguendo l’apposito sentiero guidato che si snoda all’interno del Parco Nazionale del Gargano. Qualsiasi sia il modo scelto per arrivare, lo spettacolo finale è imperdibile. E il suggerimento è quello di restare fino alla sera, per osservare come le diverse ore del giorno trasformino i colori di questo scorcio, facendolo somigliare a un dipinto.

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C’è un posto speciale in Italia che ha ispirato La Sirenetta. E ora è in vendita

Un luogo silenzioso, circondato dalla natura, che si affaccia sul mare e che si trova in Italia: sì, le origini de La Sirenetta di Hans Christian Andersen sono da ricercarsi nel Belpaese e, precisamente, in quel di Sestri Levante. Proprio qui si trova, infatti, una prestigiosa tenuta comprensiva di parco, villa e vista privilegiata sul golfo ligure dove lo scrittore alloggiò per un breve periodo e che pare avergli suggerito l’iconica storia.

La notizia del momento, però, non riguarda l’esistenza della villa in sé e per sé, considerando che questo luogo era già noto ai più. No, la vera novità è che adesso la tenuta è in vendita: l’annuncio è apparso sul sito web Lionard Luxury Real Estate. E, obiettivamente, fa sognare.

Le caratteristiche della villa de La Sirenetta

Perché questa villa è così speciale e particolare? Perché offre uno scorcio incantevole della riviera ligure, certo, ma non solo. La dimora, una vera e propria magione, fu progettata dall’architetto Luigi Carlo Daneri, che si rifece alle opere e a linguaggio di Le Corbusier. È un esempio tipico di villa pieds dans l’eau, che, tradotto dal francese, significa “villa con i piedi in acqua” per la sua vicinanza al mare.

Sestri Levante: è in vendita la villa che ispirò la Sirenetta

Sì, perché la villa conta su un accesso riservato al mare, con tanto di spiaggia e molo privati. L’intera proprietà si snoda su quasi 25.000 metri quadri, di cui 1.100 occupati dalla dimora, che si eleva su tre livelli tutti dotate di ampie vetrate panoramiche e comprende nove camere da letto, sei bagni e un’enorme cucina dotate di ogni possibile comfort. Non solo: all’esterno si trovano anche una splendida piscina e un piccolo campo da calcio, oltre che enormi spazi verdi ricchi di vegetazione, dotati di sentieri naturali, che permettono di passeggiare e meditare.

Quanto costa la villa de La Sirenetta?

Se si è fortunati, dunque, si può diventare proprietari del luogo dove Hans Christian Andersen concepì l’idea de La Sirenetta. Chiaramente, ci vuole anche un cospicuo conto in banca: la trattativa per la vendita è riservata e considerando che questa splendida villa italiana è stata ufficialmente dichiara Monumento Nazionale di Architettura Moderna, non ci si può aspettare una richiesta inferiore a 20 milioni di euro.

Sestri Levante: qui nacque La Sirenetta e il luogo speciale che la ispirò è in vendita

Per altro, bisogna considerare che per anni la villa è appartenuta a un famoso editore italiano che oltre a usarla solo come residenza estiva, l’ha sempre trattata talmente tanto bene che ogni arredo, ogni decoro e ogni dettaglio sembrano nuovi e immacolati. Nel corso dei secoli, per altro, la tenuta ha ospitato grandi nomi della letteratura, del design e dell’architettura: ciò che si acquista, dunque, non è solo una splendida tenuta ma anche un vero e proprio pezzo di storia.

La villa di Sestri Levante e La Sirenetta

Ma tornando a La Sirenetta, perché si dice che questa prestigiosa villa abbia ispirato Andersen? È presto spiegato: la dimora sorge appunto a Sestri Levante, che ha uno dei centri storici più belli e particolari d’Italia: si articola, infatti, in una striscia di terra che divide il mare in due baie incantevoli, quella del Silenzio e quella delle Favole. Proprio il centro storico di levante, un istmo di terra così particolare, sarebbe nato, secondo la leggenda, per via di un amore proibito.

Quale amore? Quello fra la sirena Segesta, con occhi d’argento e capelli rosso fuoco, che Nettuno aveva eletto come sua figlia più bella, e il tritone Tigullio. A Segesta e alle altre sirene, Nettuno aveva dato il permesso di emergere e giacere sugli scogli per presidiare il luogo: con la loro bellezza, infatti, le sirene distraevano pirati e pescatori malintenzionati, li attraevano e poi Nettuno stesso li giustiziava, onde evitare che rovinassero quello scorcio così belli.

I tritoni, invece, avevano il ruolo di presidiare i fondali e non era stato dato loro il permesso di emergere: la loro bontà e la loro indulgenza era nota ai più, erano sempre un po’ ingenui e ciò non li rendeva adatti a svolgere il compito che invece le furbe sirene portavano a termine egregiamente. Tuttavia, un giorno, mentre Tigullio svolgeva il suo ruolo e si annoiava, fu colpito dal canto più bello che avesse mai sentito.

In Liguria c'è una villa che ha ispirato La Sirenetta: e ora è in vendita

Tigullio provò a rimanere indifferente, ma di fatto, ogni giorno, per tre giorni, quel canto ammaliante gli colpiva il cuore e gli rapiva l’anima. La terza sera, quando la Luna stava sorgendo, Tigullio nuotò e nuotò per emergere, disobbedendo a Nettuno: lì vide Segesta, con la pelle chiarissima baciata dalla luce lunare, i capelli rossi che brillavano e gli occhi talmente tanto accesi da farlo innamorare subito, perdutamente.

Per Segesta non fu diverso. I tritoni, generalmente, erano brutti, un po’ deformi. Tigullio, invece, era bellissimo con la sua pelle ocra, gli occhi azzurri come il mare, i capelli neri che gli incorniciavano il viso e il corpo proporzionato. Ma non solo: era anche la creatura più dolce e gentile che avesse mai visto. Nei primi giorni, però, i due non si toccavano. Si guardavano, parlavano e Tigullio ascoltava il canto di Segesta, avvicinandosi ogni giorno un poco di più, senza osare fare altro.

Un giorno, però, i due erano talmente vicini che Tigullio toccò la coda della bella Segesta. Questo tocco fece sì che Nettuno si accorgesse di ciò che stava accadendo: un tritone e la sua figlia più amata e bella si stavano avvicinando senza che fosse lui a decretare la loro unione. Furioso, il dio del mare scagliò su Tigullio una maledizione che lo pietrificò, senza però tenere conto che il tritone aveva la mano sulla coda della sirena, che venne pietrificata anch’essa.

Da allora, si dice che il centro di Sestri altro che non sia che il corpo di Tigullio aggrappato alla coda pietrificata di Segesta. E proprio questa storia così straziante portò Andersen a inventare La Sirenetta, sostituendo però il tritone con un essere umano.

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Quarto Vuoto: la magia del deserto più grande e inesplorato del mondo

L’impressione di perdersi, la sensualità dell’Oriente, il sole che si alza sulle dune: il Rub’al Khali, ovvero il Deserto del Quarto Vuoto è uno dei luoghi più magici, avventurosi e selvaggi che esistano al mondo. Tra le sue sabbie hanno camminato (e si sono perse) centinaia di persone e il suo fascino è quasi letale.

Non esiste un altro deserto così inesplorato: lungo circa 1.000 chilometri e largo almeno 500, ricopre in tutto un’area di oltre 650.000 chilometri, la maggior parte dei quali è ancora completamente avvolta nel mistero.

Il nome e la storia del Quarto Vuoto

Il deserto del Quarto Vuoto è affascinante in tutto e per tutto. Il suo nome Rub’al Khali, è da intendersi così: il quarto (dopo cielo, terra e mare) spazio, cui è stato attribuito l’aggettivo vuoto proprio per l’assenza di presenza umana e per la sua inospitalità. Le sue dune e le sue sabbie ricoprono la parte più a Sud della Penisola Araba e persino i beduini non riescono ad avventurarsi oltre a un certo punto, cercando, nonostante la loro sapienza ed esperienza, di restare ai margini.

Tramonto nello sconfinato Deserto del Quarzo Vuto

D’altronde, leggenda vuole che il Quarto Vuoto abbia sconfitto re e valorosi condottieri arabi, che si sarebbero avventurati alla ricerca del suo cuore per svelarne gli antichi misteri. Sì, perché questo deserto arido si sarebbe formato migliaia di anni fa, ma prima, stando anche a diversi studi, era una regione fiorente, che nonostante il clima caldo conservava delle aree lacustri e dei tratti dove si poteva vivere in tutta serenità.

Il Quarto vuoto tra dune, oasi e laghi

Il fatto che queste aree siano esistite è stato dimostrato più e più volte. Studiosi e ricercatori sono arrivati in zone remote dove sono stati rinvenuti resti di laghi e pozze d’acqua dolce ormai fossilizzati, dove un tempo andavano ad abbeverarsi ippopotami (sono stati addirittura ritrovati resti dei loro denti), bovini, bufali, asini selvatici, capre, pecore e gazzelle. In più, nei dintorni sono stati ritrovati attrezzi e strumenti usurati e scheggiati, cosa che dimostra gli insediamenti umani.

Oggi, il deserto del Quarto Vuoto si distingue per le sue dune giganti che si elevano fino a 250 metri, per le poche ma bellissime oasi nel deserto e per la sua aridità: qui piove ancor meno che nella Death Valley e tutte le visite e i tour devono essere rigorosamente organizzati e contare su grandi scorte d’acqua per poter fare in modo che tutto vada per il verso giusto. Le traversate in solitaria, a meno che non si sia provetti esploratori seguiti da un intero team da remoto, non sono da considerarsi un’opzione.

 Le notti del Quarto Vuoto e la Atlantis of Sand

Tuttavia, è possibile visitare il Deserto del Quarto Vuoto con tour, visite guidate e permanenze perfettamente gestite dalle agenzie dell’Oman. L’esperienza più suggestiva è sicuramente il campeggio: un pernottamento tra le dune con gli occhi rivolti alle stelle. Il Quarto Vuoto, infatti, è totalmente privo di inquinamento luminoso e da qui si può vedere uno dei cieli stellati più belli del mondo, con una grandissima luna a svettare tra i monti sabbiosi.

Notte nel Deserto del Quarzo vuoto

L’atmosfera notturna è anche la migliore per raccontare una delle più suggestive leggende sul Quarto vuoto: quella dell’Atlantis of Sand, ovvero l’Atlantide di Sabbia. Si narra, infatti, che alcuni (pochissimi) coraggiosi siano riusciti a trovare il centro del deserto e abbiano trovato, ben celata, una civiltà nascosta che ricorderebbe la mitica Atlantide. Nessuno può davvero sapere se esiste un fondo di verità, ma perché non crederci?

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Suzhou: la romantica città sull’acqua che sembra un sogno

L’acqua lucente che riflette gli edifici e le bellezze naturali, giardini con alberi che sembrano quasi abbracciarsi. E ancora, ponti e canali, edifici antichi e tramonti fiabeschi: dove siamo? A Suzhou, una delle città più romantiche d’Oriente.

Nota in Cina come Paradiso in Terra, Suzhou è una meta che più che lasciare senza fiato, commuove. Ogni angolo sembra raccontare storie d’amore e sussurrare parole intrise d’emozione, rassicurando i cuori di chi la visita e spingendo a guardare il lato più bello delle cose.

Suzhou, l’equilibrio tra uomo e natura

E come potrebbe essere diversamente, d’altronde? La stessa Suzhou è l’emblema di un amore che molti danno per scontato o di cui non ricordano l’importanza: quello fra l’uomo e la natura. Sì, perché questa incantevole città sull’acqua è stata costruita e continua a crescere in completa armonia con alberi, giardini e fiumi. Ha una storia antica, anzi, antichissima: viene infatti considerata la culla della cultura Wu.

Suzhou, Cina: una delle città più romantiche del mondo

E questa storia, risalente a 2.500 anni fa, ha sempre visto un enorme rispetto nei confronti dell’ambiente. Si narra che nel realizzare, mano a mano, i singoli edifici, venissero di volta in volta consultati filosofi e sapienti, oltre che astrologi e botanici, per fare in modo che ogni intervento fosse meno invasivo possibile nei confronti degli elementi naturali. Se ciò sia vero o meno non è davvero verificabile. Ma il risultato, diciamolo, è un vero incanto.

A Suzhou, fra ritmi lenti e giardini

Camminando (e navigando) tra i vicoli e i canali di questa città è possibile respirare la più antica atmosfera cinese. Contrariamente a quanto avviene nelle grandi metropoli, a Suzhou si prediligono il ritmo lento e la tranquillità, nonostante, bisogna precisarlo, si tratti di una delle principali “attrazioni turistiche” del Paese. Sì, perché Suzhou è una meta gettonatissima, specialmente nei mesi primaverili ed estivi. Come mai? Per i riverberi sull’acqua, ovviamente, ma anche per i suoi preziosissimi giardini.

La romantica città di Suzhou in Cina

La città custodisce, infatti, oltre 65 giardini antichissimi e nove di questi fanno parte di un percorso creato dall’Unesco, che li ha inseriti nella Lista del Patrimonio dell’Umanità. Precisamente si tratta dei giardini dell’Umile Maestro, del Lingering, del Maestro delle Reti, Ouyuam, della Villa di Montagna, della Coltivazione, della Foresta dei Leoni, del Ritiro e della Riflessione e del Padiglione dell’Onda Blu.

Tutti questi giardini sono stati realizzati secondo gli insegnamenti dei filosofi Laozi e Zhuāngzǐ, creando un connubio tra elementi naturali (acqua, pietre, piante) e colline e corsi d’acqua artificiali, mettendo per altro a dimora arbusti e piante da fiore, il tutto per incoraggiare lo studio della filosofia, la riflessione, la lettura, la scrittura o l’apprendimento di antichi strumenti.

La bellezza de “La Venezia d’Oriente”

Naturale e bellissima, dunque: non a caso, Suzhou è stata ribattezzata “La Venezia d’Oriente”, dato che gran parte della sua superficie si trova sotto l’acqua (si parla di quasi il 42%) e che in città ci si muove, proprio come a Venezia, grazie alle specifiche imbarcazioni che restano a disposizione tutto il giorno e che, per altro, possono permettere di partecipare a tour guidati molto particolari per andare alla scoperta di scorci inediti.

Suzhou, Cina: una delle città più romantiche del mondo

Gli addicted della movida, però, non devono pensare che Suzhou sia “solo” storia: diversi locali d’intrattenimento sono sorti a ridosso delle acque, sempre nel rispetto dell’ambiente, e il turbinare di colori che si rifrange una volta scesa la sera è davvero spettacolare e può essere goduto a pieno mangiando le specialità locali e sorseggiando gli altrettanto locali liquori realizzati con fiori ed erbe del luogo.

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Una scoperta eccezionale è avvenuta nei fondali marini italiani

I fondali marini italiani continuano a regalare meraviglie. Dopo il ritrovamento avvenuto nei pressi dell’isola di Pampagnola, vicino alla nota località di villeggiatura di Grado, adesso è un altro tratto di mare nostrano a regalare qualcosa di completamente inaspettato e preziosissimo.

Taranto, scoperto il carico di una nave romana

Siamo nelle acque della bella Taranto, la città dei due mari in Puglia. Proprio qui Fabio Matacchiera, sommozzatore e ambientalista, ha individuato i resti di quella che, con molta probabilità, potrebbe essere una nave romana affondata circa duemila anni fa, più precisamente al largo di Leporano.

Un condizionale che dobbiamo assolutamente usare poiché la scoperta è stata fatta da pochi giorni e ha bisogno di necessari approfondimenti. Ma dalle prime ipotesi, sott’acqua sono stati individuati il carico della nave, diverse centinaia di tegole e oggetti e l’ancora di ferro che presenta una frattura del fuso, valorizzando l’ipotesi del naufragio.

La datazione è ancora incerta, ma dopo aver visionato i dati raccolti (comprensivi di foto, video e misurazioni), è stata confermata la probabile tesi dell’affondamento di una nave riconducibile al periodo romano imperiale, fra il primo e il quarto secolo dopo Cristo.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Mario Lazzarini, studioso di archeologia subacquea, tramite una nota diffusa dallo stesso sommozzatore ha avanzato un primo scenario plausibile: “Fra il primo e il quarto secolo dopo Cristo il litorale tarantino orientale vide un fiorire di ville rustiche, vere e proprie grandi aziende agricole corredate di lussuose residenze private sul mare: Gandoli, Saturo, Luogovivo, Lido Silvana ne sono testimonianza con i loro ruderi più o meno ancora visibili. Erano in genere proprietà dei ricchi e influenti liberti della famiglia imperiale, e le residenze erano dotate di tutti i confort allora possibili: sale per ricevimento ornate di mosaici, porticati, impianti termali, alloggi per la servitù, cisterne per il rifornimento idrico“.

Ha spiegato, inoltre, che le tegole rinvenute negli abissi sarebbero servite per qualcuna di queste dimore: “Queste costruzioni evidentemente nel corso dei secoli furono più volte ristrutturate, ampliate, migliorate e ciò richiese interventi edilizi e rifornimento di materiali edili, soprattutto mattoni e tegole di cui allora si faceva uso abbondante. Ecco che il relitto di un’ imbarcazione che trasportava un carico di tegole di vario tipo, quale quello rinvenuto da Fabio Matacchiera al largo fra Luogovivo e Baia d’Argento, non è una sorpresa. Uno simile fu già da me segnalato nella baia di Saturo, altri probabilmente saranno scoperti in futuro“.

Tra le ipotesi Lazzarini sottolinea che: “All’epoca il trasporto via mare era molto più conveniente di quello via terra, con numerosi carri a traino animale su strade non lastricate e tortuose. Una nave di medio tonnellaggio, fra i 15 e i 20 metri di lunghezza, poteva trasportare il carico di dieci carri, con navigazione sotto costa abbastanza sicura, e sbarcare i materiali nelle numerose insenature costiere. Però nel corso di tanti secoli qualche violenta sciroccata che ha mandato a fondo alcune di queste navi da trasporto può capitare“.

Perché è una scoperta incredibile

Una scoperta importantissima, quindi, e che necessita di molti approfondimenti. Per saperne di più bisognerà attendere poiché serviranno ulteriori studi e immersioni.

Nel frattempo la documentazione è stata inviata alla dottoressa Barbara Davidde, archeologa al vertice della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo.

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Il palazzo sommerso, uno dei luoghi più suggestivi al mondo

“Yerebatan Sarnıcı” letteralmente, in turco, significa “palazzo sommerso”, ma noi lo conosciamo più con il nome di cisterna sotterranea, ed è quella che si trova nel sottosuolo di Istanbul.

È uno di quei luoghi che tutti quanti vanno a vedere quando decidono di visitare la città turca più turistica.

La cisterna sotterranea di Istanbul

La cisterna fu costruita nel 532 dall’Imperatore Giustiniano I durante il periodo fpiù prospero dell’Impero Romano d’Oriente. In precedenza, vi era già una struttura che risaliva all’epoca dell’imperatore Costantino, che però venne ampliata e cambiata completamente. Oggi misura circa 10mila metri quadrati.

Ai tempi, la cisterna poteva contenere fino ad 80 milioni di litri d’acqua. Serviva per irrigare le ville più belle e persino il giardino Topkapi, quello della residenza del sultano in persona. A un certo punto del periodo medievale, però, non venne più usata, in quanto i turchi preferivano acqua corrente a quella di una cisterna.

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Fonte: @Studioillumina

Il fondale illuminato della Cisterna

Fu scoperta per puro caso solo cinquecento anni dopo, durate alcuni scavi archeologici sulle rovine di Bisanzio, compiute dall’olandese P. Gyllius e fu proprio grazie a lui che la cisterna venne sistemata fino a diventare un’attrazione turistica imperdibile, fino ai giorni nostri.

Per secoli, quindi, è rimasta quella meraviglia che molti di noi hanno avuto la fortuna di vedere. È una gigantesca stanza sotterranea piena d’acqua. Misura circa 140 metri per 70 ed è sorretta da ben 336 colonne alte 9 metri ciascuna, disposte in 12 file a poco meno di 5 m. l’una dall’altra. I capitelli delle colonne sono di diversi stili, Dorico, Corinzio ecc. in quanto provenienti da altre strutture e riutilizzate. Ne sono la prova due splendide teste di Medusa rovesciate che sorreggono altrettante colonne.

Alle teste di Medusa è legata una terribile leggenda: pare infatti che Medusa fosse una delle tre Gorgoni, la femmina di un mostro ultraterreno della mitologia greca con serpenti al posto dei capelli ed era in grado di pietrificare chiunque avess eincrociato il suo sguardo.

Di primo acchito, sembra di entrare in una sorta di cattedrale sotterranea, insomma. Ecco perché viene sempre più spesso chiamata “Cisterna basilica“.

Questo luogo è talmente particolare da essere stato usato come set di alcuni celebri film, da “Agente 007, dalla Russia con amore” con Sean Connery a “Inferno”, tratto dal romanzo giallo di Dan Brown.

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Fonte: 123rf

La colonna di Medusa nella Cisterna romana

Oggi è ancor più suggestiva

Oggi, grazie a un progetto rivoluzionario, nel quale c’è anche lo zampino italiano, la cisterna di Istanbul è divenuta un luogo ancor più suggestivo.

All’imponenza del suo infinito colonnato è stata aggiunta una particolare illuminazione con ben 750 punti luminosi che rendono la cisterna di Istanbul un luogo assolutamente pazzesco, non soltanto dal punto di vista dell’impatto visivo, ma anche dell’esperienza.

La luce accompagna il visitatore all’interno delle cisterne Romane creando un racconto e un viaggio nella storia e nella cultura di questo luogo, che dona al palazzo sommerso un particolare fascino che è un mix tra Oriente e Occidente, tra cultura Romana e Ottomana, proprio come la stessa città che lo ospita.

Il viaggio di andata e quello di ritorno nella cisterna richiamano diversi stili: la rappresentazione orientale, segnata da arabesche e da miniature, prevalentemente e tipicamente in stili bidimensionali, e quella occidentale, basata sui concetti di prospettiva, profondità di campo e tridimensionalità degli oggetti.

L’ingresso nella cisterna è il momento della scoperta, in cui il visitatore si ritrova in un luogo senza tempo a lui sconosciuto, come nell’esperienza dei primi esploratori: l’abbassamento graduale dei livelli di luminosità man mano che ci si addentra nello spazio sotterraneo porta il visitatore a vivere un’esplorazione quasi archeologica e personale della cisterna.

Le teste di Medusa, in fondo al percorso di andata, rappresentano la fine del viaggio di andata e l’inizio del viaggio di ritorno. Il visitatore è costretto a soffermarsi intorno alle teste capovolte, luogo di sospensione e di riflessione.

l viaggio di ritorno svela la cisterna in chiave occidentale. Protagonista è la prospettiva e il mondo tridimensionale. Gli stessi punti luce che nel viaggio di andata erano nascosti dietro ogni colonna si riappropriano dello spazio in modo diretto: le colonne si vedono in tutta la loro bellezza permettendo una diversa percezione del lato architettonico della cisterna.

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Fonte: @Studioillumina

La Cisterna sotterranea illuminata durante il “viaggio di ritorno”

Infine, l’acqua è la costante, presente per tutto il viaggio. Sia all’andata sia al ritorno fa da specchio, sebbene le immagini riflesse siano diverse nel tour di andata rispetto a quello di ritorno.

La nuova illuminazione per il sito archeologico, fiore all’occhiello di Istanbul, che ogni anno attira milioni di visitatori da tutto il mondo, è stata ideata da Studioillumina, di Adriano Caputo, insieme alla designer Federica Cammarota e a tutto il suo team.

Il progetto della luce si affianca al progetto dei nuovi camminamenti, progettati dallo studio Atelye 70 di Istanbul e dallo studio Insula di Roma.

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Itinerario slow lungo uno dei tratti più tipici d’Italia

Un itinerario perfetto da percorrere in bicicletta, che attraversa borghi e costeggia il mare. È quello lungo la costa romagnola, un tratto di pista ciclabile che va da Cesenatico a Sorrivoli, un micro-borgo arroccato nell’entroterra che conta meno di cento abitanti, ma che spicca per il suo splendido castello, e non solo.

L’itinerario è un anello di 64 chilometri, che tocca diversi luoghi caratteristici della nostra Romagna, alcuni poco conosciuti. C’è solo un problema di cui tenere conto: alcuni tratti sono in salita, pedalare potrebbe risultare faticoso, ma la buona notizia è che questi tratti sono davvero brevi e, comunque, basta dotarsi di una e-bike e la fatica è superata.

Itinerario tra i borghi romagnoli

Sicuramente uno dei tratti più faticosi è quello che tocca il borgo di Saiano, ma ne vale assolutamente la pena. Il bellissimo promontorio di Saiano, che sorge solitario sulle calme acque del fiume Marecchia, è uno spettacolo.

Qui, un sentiero immerso nella natura mediterranea scende fino al Santuario Madonna di Saiano considerato fin dal XV secolo miracoloso dalle partorienti. Dell’antica fortificazione rimangono solo dei ruderi e una torre cilindrica di origine bizantina. Bisogna tenere gli occhi aperti perché s’incontrano spesso istrici e caprioli.

Il borgo più affascinante però è Sorrivoli, arroccato sulla sponda sinistra del Rubicone. Il monumento più importante è il castello, che fu di proprietà dapprima degli arcivescovi di Ravenna, poi dei Malatesta, poi della Chiesa. Oggi è adibito in parte a chiesa e in parte ad abitazione privata.

Ogni estate ad agosto, nel castello ma anche per le strade del paese, si tiene il Festival dei burattini che, per una settimana, richiama i migliori artisti a livello internazionale nel campo dei burattini e delle marionette.

Tappa successiva è a Monteleone, una piccola frazione del Comune di Roncofreddo ben conservata e con molti spazi verdi che gli hanno valso la Bandiera arancione del Touring Club. Ha un bellissimo castello, intorno al quale si è sviluppato tutto l’abitato e che oggi è di proprietà privata.

Monteleone

Fonte: Rivieradibellezza.it

Il borgo di Monteleone in Romagna

Un altro castello che s’incontra dopo pochi chilometri è quello di Montenovo, da poco restaurato. Il recupero del castello di Montenovo è stato ultimato dopo tre anni di lavori di consolidamento delle mura, necessari a seguito di una frana.

Il castello fu menzionato per la prima volta in un documento datato 1209, che ne confermò la proprietà all’arcivescovo di Ravenna, Essendo sul confine tra i territori di Cesena e di Rimini, per secoli è stato al centro dei conflitti tra le due città.

Castello-di-Montenovo

Fonte: Rivieradibellezza.it

Il Castello di Montenovo in Romagna

L’edificio domina la pianura con un panorama mozzafiato, che spazia dalle spiagge della provincia di Ravenna fino a quelle di Cattolica, mentre alle sue spalle si possono ammirare le rupi di San Marino e di Perticara.

Tappa successiva è a Longiano, sempre in provincia di Forlì-Cesena, si trova sui primi colli fra Cesena e Rimini. Bandiera arancione anche lui, questo borgo di origini medievali ottimamente conservato offre numerose testimonianze storiche e artistiche.

Il centro storico conserva ancora la doppia cinta muraria, un castello di medievale, che fu anche residenza dei Malatesta, un’imponente Torre civica, cinque musei, un rifugio bellico, due importanti chiese storiche e un teatro ottocentesco.

Dal castello la vista spazia sulle colline fino al Mare Adriatico e alla Riviera romagnola.

Longiano

Fonte: Rivieradibellezza.it

Il borgo di Longiano in provincia di Forlì-Cesena

Sulla via del ritorno si passa poi da Gambettola, una cittadina a ridosso della via Emilia. Bellissimo è il centro storico con i suoi palazzi imponenti, anche se la zona più antica della città è la Branchisa, citata persino nei libri antichi.

Del Comune fa parte anche Budrio, sin da Medioevo punto d’incontro di pellegrini e viandanti, tanto che nell’XI secolo fu costruita la Masona, un edificio che fungeva da chiesa e da ospizio, di proprietà dei Cavalieri Templari e poi passato nelle mani dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme ovvero i Cavalieri di Malta.

Oggi questo luogo non esiste più, al suo posto sorge una chiesa costruita negli Anni ’90 del Novecento. Ancora oggi, invece, esiste l’Osteria del Budrio, costruita da Gottifredo d’Iseo, primo feudatario di Gambettola, nel XV secolo. Questo edificio vestì per secoli la funzione di osteria, oltre che di ospizio, locanda e persino scuola. Per raggiungerlo bisogna attraversare il torrente Rigossa.

Questo insolito itinerario è uno dei tanti altri percorsi raccolti da Rivieradibellezza.it, il sito dedicato al turismo esperienziale nella Riviera adriatica, realizzato da Adrias Online.

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In Italia esiste una spiaggia che sembra fatta di riso

Non stupisce sapere che è una delle più amate d’Italia: questa spiaggia che sembra fatta di riso è talmente bella da attirare migliaia di turisti, anno dopo anno. Dove si trova? In Sardegna, precisamente in provincia di Oristano.

Il suo nome è Is Arutas e il colpo d’occhio (anche solo guardandola in foto) lascia davvero a bocca aperta: una distesa candida, intervallata da rocce e da piccole macchie di erbe costiere, che discende dolcemente verso acque chiare e cristalline. Non vedete l’ora di saperne di più, vero?

Una spiaggia fatta di riso?

Ma la spiaggia di Is Arutas è davvero fatta di riso? Chiaramente no. Ma non è neanche fatta di sabbia bianca, come pensano, erroneamente, tantissime persone. A caratterizzare questa spiaggia sono centinaia di metri di granelli di quarzo, che vanno da dimensioni microscopiche a dimensioni pari, appunto, a quelle dei chicchi di riso. A ben guardarli, per altro, non sono neanche tutti bianchi: i “chicchi” hanno delle bellissime sfumature cangianti.

Is Arutas, la "spiaggia di Riso" in Sardegna

Se di fronte alla spiaggia lucente si trova il mare, alle sue spalle si trovano alte dune e uno stagno. Si può accedere a questo luogo speciale grazie ad appositi sentieri e passerelle che permettono di godere anche del paesaggio tipico della penisola del Sinis, a metà tra il selvaggio e l’onirico.

Le bellezze di Is Arutas

Ma cosa significa Is Arutas? Pare che in sardo il nome voglia dire le grotte e sarebbe dovuto al fatto che proprio in questo spazio di terra si trovavano alcune grotte erose con il tempo. Per raggiungerla bisogna, d’altro canto, passare per un luogo sacro della preistoria, San Salvatore di Sinis, e la spiaggia si estende fra due speroni rocciosi. Osservando la spiaggia si ha la sensazione che non esista un distacco netto tra cielo, terra e acqua: la sensazione è talmente intensa da risultare immediatamente rilassante e sopraffacente.

La spiaggia di Is Arutas in Sardegna: sembra riso

Un’altra peculiarità (e bellezza) di Is Arutas riguarda le acque: questa splendida spiaggia della Sardegna si contraddistingue per un fondale che diventa profondo a pochi metri dalla riva, pur restando chiaro e limpidissimo. Inoltre, per i venti che tirano sul luogo, è il posto perfetto per gli appassionati di wind e kite surf.

Chicchi di riso da salvare

C’è una cosa che, però, bisogna sapere su questo incantevole luogo: per quanto incantevoli siano, i granelli di quarzo vanno lasciati esattamente dove sono. Nel corso degli anni, infatti, la spiaggia di Is Arutas è stata letteralmente saccheggiata, cosa che la mette in pericolo e ne impedisce la corretta preservazione e conservazione. Tantissime persone sono attratte dalle tonalità del quarzo: bianco, rosa, verde e persino azzurro o turchese.

La bianchissima spiaggia di Is Arutas in Sardegna

Nonostante la loro straordinaria bellezza, però, portare con sé anche solo un “chicco di riso” significa mancare di rispetto alla natura e alla bellezza del luogo, condannandolo a diventare sempre più cupo. Meglio, dunque, godersi questo spettacolo quando si è in loco, ripromettendosi al più di tornare presto per raccogliere i chicchi a piene mani e vederli brillare al sole, piuttosto che portarli via e vederli diventare sempre più opachi, sottraendo qualcosa di prezioso a un luogo davvero magico.

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Italiani in viaggio: addio comfort zone

Nonostante le difficoltà che registra questa estate del 2022, come il caso voli in ritardo e cancellati e l’avanzata del Covid che non promette un autunno facile, i nostri concittadini tornano a considerare le vacanze estive un “bene primario”, a tal punto da non rallentare il ritmo delle prenotazioni. Ad affermare quanto appena detto è l’Osservatorio JFC delle Destinazioni Balneari Italiane che, tra le varie attività che svolge, si concentra anche sulle tendenze in atto nel mercato turistico.

La ricerca di vacanze no comfort zone

Il particolare che emerge da questo studio e che colpisce di più è che si manifesta la ricerca di vacanze no comfort zone. Ciò vuol dire che durante questa estate gli italiani cercano la possibilità di “uscire” dalla routine a cui si erano abituati nell’ultimo biennio, ossia vacanze di prossimità, luoghi conosciuti e sicuri, sicurezza sanitaria e così via. Quello che vogliono riscoprire è l’avventura che, sfortunatamente, era andata man mano perduta negli ultimi due anni.

A tal proposito emerge un alto livello di infedeltà verso le destinazioni maggiormente preferite negli ultimi due anni (i clienti che tornano dove sono già stati sono passati dal 46,1% dell’estate 2021 al 41,8% di questa bella stagione) e la ricerca di opzioni alternative al solo mare e spiaggia. Ma questa non è l’unica fra le nuove tendenze che emergono nell’estate di quest’anno.

Gli italiani sono propensi a spendere di più

Un’altra tendenza che evidenzia questo studio è che gli italiani, malgrado appunto i timori per l’autunno, sembrino essere propensi a spendere di più e a concedersi una vacanza anche di lusso: è in aumento in maniera sostanziale la quota di coloro che ricercano offerte luxury per trascorrere la stagione più calda.

Ma non solo. Lo studio JFC segnala il ritorno dell’all inclusive, un modo di viaggiare che garantisce ai nostri concittadini la certezza del prezzo, anche considerando l’elevato incremento dei costi che i turisti stanno sopportando durante questa estate, così come la ricerca di attività di benessere solo in minima parte collegato alle attività sportive e declinato, invece, sul tema del relax, dello stare bene, degli affetti, della distanza dal lavoro e del mangiare come si deve. Ma con una priorità: il tutto deve avvenire all’aria aperta e, possibilmente, in spiaggia.

Con chi preferiscono partire gli italiani

Un’altra variabile su cui si è concentrata la ricerca è il tipo di compagnia con cui gli italiani preferiscono partire. Quest’anno, stando a quanto riportato dallo studio, si sceglie la famiglia in termini allargati, con la crescita di vacanze multigenerazionali che consentano di celebrare quello che non si è riusciti a festeggiare negli ultimi due anni. Al gruppo famigliare vengono aggiunti anche gli amici, con cui si organizzano vacanze sempre legate alle celebrazioni e al ritorno allo stare insieme.

Resta, come retaggio degli anni più pesanti della pandemia, il piacere del “proprio spazio”, con la scelta di trascorrere le vacanze alloggiando in villa o su una barca.

In poche parole, pur “zoppicando”, gli italiani hanno voglia di normalità, di dimenticare tutto quello che è successo. Eppure, lo fanno mettendo un po’ le mani avanti considerando sia che il Covid non è ancora finito, sia le difficoltà legate a questa estate di caos.