Quanto sono antichi i nostri primi antenati? A quanto pare, più di quello che credevamo. Una nuova scoperta ha stravolto ciò che finora la scienza aveva sempre ipotizzato, riguardo alle origini e all’evoluzione umana. A rivelare il sensazionale ritrovamento, un importante studio pubblicato sulla rivista PNAS da un team internazionale di ricerca. Quello che è emerso ha davvero dell’incredibile.
I primi fossili della “Culla dell’Umanità”: l’eccezionale scoperta
Hanno un’età compresa tra 3,4 e 3,6 milioni di anni, i fossili dei nostri primi antenati rinvenuti nelle grotte di Sterkfontein, in Sudafrica (dove tempo fa è stata ritrovata una città che si pensava perduta). Ciò significa che sono un milione di anni più vecchi di quanto ipotizzato finora.
I ricercatori hanno utilizzato una nuova tecnica per datare i sedimenti delle Grotte di Sterkfontein, conosciute anche come “Culla dell’Umanità”, sito paleoantropologico eletto Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, a circa 50 chilometri a nord-ovest di Johannesburg. La maggior parte dei fossili di Sterkfontein è stata estratta da una grotta chiamata “Membro 4”, che ha restituito il numero più alto di resti di ominidi trovati in tutto il mondo, appartenenti prevalentemente alla specie Australopithecus africanus, che inizialmente si pensava vivesse da 2 milioni a 2,6 milioni di anni fa.
Ora, una nuova tecnica basata sul decadimento radioattivo dei rari isotopi alluminio-26 e berillio-10 nel minerale quarzo ha indicato che i fossili del Membro 4 risalgono a 3,4-3,6 milioni di anni fa. Questo li rende persino più antichi della celebre Lucy, il fossile di Australopithecus trovato in Etiopia nel 1979 e risalente a “soli” 3,2 milioni di anni fa.
La nuova datazione indica che l’Australopithecus esisteva a Sterkfontein quasi un milione di anni prima della comparsa di Paranthropus e del nostro genere Homo (di cui in Europa è stato scoperto il più antico insediamento) – vissuti tra circa 2,8 e 2 milioni di anni fa, mentre era contemporaneo di altre prime specie Australopithecus, come l’Australopithecus afarensis, dell’Africa orientale. Gli ominidi dell’importante sito sudafricano sarebbero quindi, secondo quanto affermato dal team di ricerca internazionale, al centro della storia della prima evoluzione umana.
I tesori delle Grotte di Sterkfontein
Le Grotte di Sterkfontein si sono rivelate un sito di importanza mondiale nel 1936, quando il paleontologo Dr. Robert Broom scoprì il primo ominide adulto del genere Australopithecus. Successivamente, ci sono stati il ritrovamento del cranio della signora Ples e dello scheletro quasi intatto di Little Foot, che visse 3,67 milioni di anni fa, oltre a centinaia di altri fossili di ominidi sudafricani che stanno aiutando i ricercatori a saperne di più sui nostri primi antenati.
Sterkfontein ha prodotto più di un terzo dei primi fossili di ominidi mai trovati prima del 2010. La Camera Dinaledi (camera delle stelle) nelle vicinanze del sito contiene oltre 1.500 fossili di Homo naledi, la più vasta scoperta di una singola specie di ominidi mai trovata in Africa.
Stando a quanto spiega il professor Darryl Granger della Purdue University negli Stati Uniti, autore principale dell’articolo pubblicato sulla rivista PNAS: “Questo nuovo importante lavoro di datazione rivela l’età di alcuni dei fossili più interessanti nella ricerca sull’evoluzione umana, riportando uno dei fossili più iconici del Sudafrica, la signora Ples, indietro di un milione di anni, a un’epoca in cui, nell’Africa orientale, troviamo altri fossili di primi ominidi come Lucy. La modifica della datazione dell’Australopithecus nelle grotte di Sterkfontein riaccenderà senza dubbio il dibattito sulle diverse caratteristiche della specie a Sterkfontein e sulla possibilità che possano esserci stati antenati di ominidi sudafricani successivi”.