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Anche un tramonto sul lago può essere magico: questi luoghi lo confermano

No, non ci sono solo le spiagge. Anche se durante la bella stagione la parola tramonto si collega immediatamente a distese di sabbia e salsedine, la verità è che basta pensare in maniera diversa per scoprire qualcosa di davvero unico e incantevole: i tramonti sui laghi. Che per altro, diciamolo pure, in Italia sono tutti bellissimi.

Scegliere non è affatto facile: il BelPaese raccoglie alcuni specchi d’acqua dolce così meravigliosi e carichi di storia che fare una cernita sembrerebbe impossibile. Il consiglio è quello di vederli tutti, almeno una volta nella vita, cominciando però da quelli che vi elenchiamo, che sono (forse) i più famosi e romantici.

Il tramonto incantevole sul Lago Maggiore

Come si fa a descrivere la bellezza del Lago Maggiore? Le sue acque calme, la sua posizione che sembra quasi renderlo un gioiello al collo di una donna bellissima, le sponde morbide che si fanno lambire dall’acqua: cosa può rendere ancor più bello questo scorcio che, già da solo, mozza il fiato? Semplice: l’ora del tramonto. Mentre il sole va a dormire, il lago si tinge di morbide tonalità di rosa e viola e sembra di vivere una favola.

Un suggestivo tramonto sul Lago Maggiore

Fonte: iStock

Il tramonto sul Lago Maggiore visto dall’Eremo di Santa Caterina del Sasso

Uno dei punti più belli da cui osservare il tramonto è sicuramente l’Eremo di Santa Caterina del Sasso. Questo monastero antico, che ha già un’atmosfera mistica, sorge a strapiombo sulla riva orientale del lago e fornisce un punto di osservazione così particolare e suggestivo da essere davvero indimenticabile.

Tramonti sui laghi: gli scorci del Lago di Como

Non c’è niente che evochi ricordi letterari e poetici come il Lago di Como. Ogni sponda di questo lago ha una sua particolarità e riesce a mescolare la componente umana alla natura in una maniera così armoniosa da fare invidia a tutto il resto del mondo. Incanti di marmo, roccia e sabbie si uniscono al suo fascino, dato anche dall’essere da sempre un rifugio aristocratico e chic, oltre che dalla sua fama di lago più profondo d’Italia.

Uno scorcio del lago di Como

Fonte: iStock

Il tramonto sul Lago di Como, visto da Varenna

Va da sé che un posto così bello diventi ancor più ammaliante al tramonto. I riflessi del sole che scende baciano languidamente le aree verdi e le costruzioni chiare che si affacciano sulle sue acque, dando l’impressione di tingere d’oro tutto il panorama. Una delle viste più belle? Quella che si può godere dalle sponde di Varenna, il borgo lombardo degli innamorati.

Il tramonto più selvaggio: quello del Lago Trasimeno

Ci sono tramonti e tramonti, diciamolo pure: ad alcuni di noi batte il cuore quando il sole cala su uno scorcio incontaminato, dove a fare da padrona è la natura, nelle sue forme più vive e pulsanti. C’è un lago italiano che sembra sposare questa preferenza, che sembra farla sua: il Lago Trasimeno. Tra canneti e piccoli pontili, profumi di una flora unica e una fauna protetta, questo lago colpisce il cuore di chi ama davvero l’ambiente.

Il tramonto suggestivo sul Lago Trasimeno

Fonte: iStock

Il tramonto sul Lago Trasimeno visto da San Savino, Magione

Quando il sole tramonta, il Lago Trasimeno assume delle sfumature che vanno dal blu al dorato, fino al rosso, per poi tendere al viola. Uno spettacolo da godersi, in particolare, all’interno dell’Oasi Naturalistica di San Savino, dove acque basse e uccelli di grande interesse ornitologico sono il contesto più spettacolare che si possa desiderare.

Un tramonto da non perdere: quello sul Lago di Garda

Ultimo, ma non per importanza, il tramonto sul Lago di Garda. La bellezza di questo lago attrae turisti da ogni parte del mondo, che cercano da sempre il punto più bello per abbracciare con lo sguardo tutta la sua vastità. Le sue acque, durante la bella stagione, sono calme e riflettono il panorama circostante come una tela, tra suggestioni e luci abbaglianti.

Tramonto sul Lago di Garda

Fonte: iStock

Lago di Garda, tramonto visto da Malcesine

Al tramonto, i colori variano in base al punto d’osservazione. Il cielo si fa sempre rosato e poi ambrato, e la luce accende case e aree verdi facendole brillare in maniera intensissima. Un vero spettacolo che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita.

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Una delle strade più belle del mondo è italiana. E lo dice la scienza

Esistono posti tra i quali perdersi, luoghi mozzafiato che lasciano senza parole. Questi luoghi però non devono necessariamente essere ambienti incontaminati: anche gli spazi urbani, quando sono ben curati e rispettosi, infatti, diventano iconici. Basta pensare, per esempio, alle strade più belle del mondo: aree interamente curate dall’uomo che, però, sono in grado di restituire suggestioni pari a scorci naturalistici.

Proprio su queste strade è stata recentemente svolta una ricerca. L’obiettivo era quello di stabilire quali fossero le più belle a livello mondiale e a svolgerla è stata l’associazione Science.png in collaborazione con gli esperti di GetAgent, uno dei siti di compravendita immobiliare più importanti al mondo, con base in Gran Bretagna. Il risultato è più che lusinghiero per l’Italia: sul podio, infatti, si trova proprio una strada del Belpaese. E non solo.

La ricerca per individuare le strade più belle del mondo

Come abbiamo accennato, la ricerca di Science.Png e GetAgent ha portato a una classifica delle strade più belle del mondo. Il metodo svolto per identificarle ha incluso una prima indagine che sfruttava un software di tracciamento oculare per determinare quali scorci urbani fossero visivamente più attraenti per l’occhio umano. Il software ha restituito una prima lista di 50 strade.

A quel punto, Science.Png e GetAgent hanno inserito la valutazione più importante: quella umana. A un campione di 40 partecipanti sono infatti stati mostrati degli scatti delle strade, che ha portato a un’ulteriore scrematura. In totale, la ricerca combinata ha premiato venti strade, una più bella dell’altra. Al primo posto si è posizionata la Philosopher Way di Kyoto, che, stando alla ricerca, mostra un lato diverso e più affascinante della frenetica metropoli giapponese.

Philosopher Way, la strada più bella del mondo

Fonte: Comunicato Stampa Science Png/Propellernet

Philosopher Way, la strada più bella del mondo

Al secondo posto si trova, invece, la Rue Principale a Lot, in Francia. Questa strada, nota anche come “villaggio verticale“, bilancia una serie di splendide case e chiese che si incastonano su vari livelli creando un panorama unico, che sembra quasi un tutt’uno con la parete rocciosa che si erge sul villaggio.

Lot, per altro, è attraversata da diverse vie di pellegrinaggio, cosa che ha portato gli abitanti a una cura estrema di ogni dettaglio. E al terzo posto? Al terzo posto si trova proprio una strada italiana, che è riuscita a incantare persino il programma di valutazione computerizzato grazie ai suoi colori e alla sua bellezza.

La strada italiana più bella del mondo

Di quale strada si tratta? Di via Baldassarre Galuppi a Venezia. Più precisamente, la via si trova sull’Isola di Burano ed è un cammino suggestivo, contraddistinto da casette colorate e ben curate, balconi fioriti e piccole/medie attività che hanno fatto dell’estetica il loro punto fermo. La via, per altro, conduce all’omonima piazza che ospita la famosa scuola dei merletti e rende il tutto ancora più incantevole.

Una delle strade più belle del mondo: via Baldassarre Galuppi a Venezia

Fonte: Comunicato Stampa Science Png/Propellernet

Via Baldassarre Galuppi, sull’Isola di Murano, è la terza strada più bella del mondo

Stando alla ricerca di GetAgent, il merito di via Baldassarre Galuppi è quello di affiancare i colori in maniera non casuale, come potrebbe sembrare, ma ordinata. Questo restituisce all’occhio umano una sensazione non solo gradevole, ma di completa immersione, restituendo sentimenti di allegria e felicità.

Le altre strade più belle del mondo (e c’è ancora l’Italia)

Ma quali sono le altre strade più belle del mondo? In primis, al quarto posto, si trova una vera e propria commistione di urbano e naturale: via Herbert Baker a Groenkloof, in Sud Africa. Questa strada, secondo la ricerca, è una vera e propria esplosione di colore. In primavera, infatti, gli alberi di Jacaranda fioriscono tingendo l’atmosfera di viola e di bianco.

La quarta strada più bella del mondo: Via Herbert Baker

Fonte: Comunicato Stampa Science Png/Propellernet

La quarta strada più bella del mondo: via Herbert Baker a Groenkloof, in Sud Africa

A seguire si sono posizionate Lombard Street, a San Francisco in California, per le sue curve e i suoi arzigogoli, Circus Lane a Edimburgo per i suoi spaccati ipertech, The Circus e Gold Hill, nel Regno Unito, per i colori e l’unione tra luci e panorami. Poi ancora Lijnbaansgracht, ad Amsterdam, Orchard Road a Singapore e Bourbon Street a New Orleans, ognuna con una caratteristica spiccata: riflessi pastello, fioriture e atmosfera retrò.

Non meno affascinanti sono Cherry Blossom Avenue a Bonn, in Germania, Quechua Street a Cusco, in Perù, Rua do Bom Jesus in Brasile, Vicars’ Close a Wells, nel Regno Unito. Non poteva mancare uno scorcio di Montmartre, a Parigi, con la bellissima Rue de l’Abreuvoir. E poi? E poi ecco un’altra strada italiana: via Torre Belvedere a Spello, Perugia, un vero gioiello. Insomma, l’Italia si fregia di ben due strade più belle del mondo. C’è solo da andarne fieri!

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Una nuova e incredibile scoperta lascia tutti senza fiato

Sottoterra sono nascosti tesori e resti che custodiscono la memoria di antiche civiltà perdute. Dei nostri avi, e delle loro vicende, abbiamo ancora molto da imparare. Gli archeologi in tutto il mondo fanno scoperte continue, prova del fatto che la storia non è mai scritta in modo definitivo.

Proprio in questi giorni, un gruppo di archeologi israeliani ha riportato alla luce una rara ed antica moschea. La scoperta è avvenuta nel Sud di Israele e secondo esperti e studiosi di antichità, questo reperto potrebbe spiegare il passaggio dal cristianesimo all’Islam, avvenuto nella popolazione che secoli fa abitava il deserto.

I resti di un’antica moschea

Attraverso gli scavi, volti a costruire un nuovo quartiere, è stato possibile rinvenire questo tesoro sepolto dal tempo. I resti della moschea, che si ritiene abbiano più di 1.200 anni, si trovano nei pressi della città beduina di Rahat. Una località situata nel deserto del Negev.

Dalle ricostruzioni si può dedurre che un tempo la moschea ospitasse al suo interno una stanza quadrata e un muro rivolto in direzione della Mecca, con una nicchia semicircolare orientata verso Sud. In base alle dimensioni si è ipotizzato che potesse accogliere alcune dozzine di fedeli alla volta. “Queste caratteristiche architettoniche uniche mostrano che l’edificio era utilizzato come moschea”, hanno dichiarato le autorità israeliane alla stampa.

Un’altra scoperta antichissima

A breve distanza dalla moschea è stato anche scoperto un “edificio di lusso”, con resti di stoviglie e manufatti in vetro che indicano la ricchezza dei suoi antichissimi residenti. Israele è una terra di continui rinvenimenti e ritrovamenti preziosi. Le passate civiltà che hanno abitato la zona ci hanno lasciato prove e ricordi della loro esistenza.

Tre anni fa, nella medesima area, un gruppo di ricerca ha portato alla luce un’altra moschea risalente circa al VII o all’VIII secolo d.C., definendo i due luoghi di culto islamici “tra i primi conosciuti al mondo”.

L’importanza dei reperti per la storia

Le moschee, la tenuta “lussuosa” e gli altri ritrovamenti avvenuti nelle vicinanze, hanno illuminato “il processo storico che ha avuto luogo nel Negev settentrionale con l’introduzione di una nuova religione: l’Islam, con un nuovo governo e una nuova cultura”. Gli studiosi pensano che ci fu un passaggio graduale dal culto cristiano a quello islamico, durato anni, forse generazioni.

L’area del deserto del Negev

l deserto del Negev si trova a sud di Israele e occupa una superficie di circa 12.000 chilometri quadrati, ovvero una superficie pari al 60% circa dello Stato intero. In questa regione è possibile ammirare panorami suggestivi, natura selvaggia, ma anche attrazioni turistiche.

Anticamente dominato dalla popolazione dei Nabatei, nel Negev si trovano ancora tracce di questa civiltà, ma non solo. Qui si possono anche incontrare rovine dei loro predecessori: gli Ottomani. Le nuove scoperte non fanno altro che aumentare il fascino che questo deserto, dal clima estremo, suscita negli studiosi, desiderosi di carpire ogni segreto nascosto dalle dune.

L’antica moschea rinvenuta negli scorsi giorni verrà esaminata con maggiore cura e servirà per chiarire definitivamente le abitudini, il culto e lo stile di vita degli antichi abitanti del deserto israeliano.

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C’è una Hogwarts in Italia: dov’è la scuola di Harry Potter

C’è una scuola di magia e stregoneria come quella di Harry Potter anche qui in Italia. La Hogwarts nostrana è alle porte di Milano e i fan del maghetto ne vanno pazzi.

Si trova immersa nel famoso e gigantesco Parco di Monza, il più grande parco recintato d’Europa, famoso perché ogni anno vi si disputa il Gran Premio di Formula Uno.

La Hogwarts italiana

La scuola di magia viene ospitata all’interno di un’antica costruzione che un tempo serviva come scuderia reale per l’adiacente Villa Reale di Monza, mentre oggi che è stata restaurata Cascina Costa Alta ospita un ostello e diverse sale per eventi.

L’evento a tema Harry Potter

Nel weekend del 24 e16 giugno, questo luogo si trasforma per tre giorni nel Castello di Hogwarts. La scuola di Harry Potter e dei suoi amici, Hermione Granger, Ron Weasley e gli altri.

È il tema della quarta edizione di “Giocolandia, la fiera per i bambini” con tantissime attività che comprendono una ventina di laboratori tra scuola di magia e travestimenti da Harry Potter, durante i quali i bambini e i ragazzi incontreranno e giocheranno con il mezzogigante guardiacaccia Hagrid, Custode delle chiavi e dei luoghi ad Hogwarts, e con il professor Silente, preside della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Il biglietto d’ingresso costa 15 euro per gli adulti e 5 euro per i bambini dai 4 ai 12 anni (per i più piccoli l’entrata è libera). Per chi si trattiene tutta la giornata saranno disponibili stand di street food.

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Estate sul treno storico più panoramico d’Italia

Chi l’ha provata sostiene sia la ferrovia più bella e panoramica d’Italia. Attraversa paesaggi solitari, selvaggi, meravigliosi. Luoghi che ricordano la Siberia, fredda e innevata d’inverno, secca e calda d’estate, motivo per cui è chiamata Transiberiana d’Italia.

Questa linea ferroviaria attraversa l’Abruzzo e il Molise, due Regioni poco abitate e con paesaggi naturali incontaminati come pochi ormai in Italia. È il viaggio perfetto da fare in famiglia o per tutti coloro che desiderano farsi trasportare alla scoperta delle bellezze naturalistiche e dei centri storici più pittoreschi del Centro Italia.

La Transiberiana d’Italia

La tratta ferroviaria collega Sulmona a Isernia. In passato, è stata una rotta piuttosto frequentata, poi dismessa, e recuperata solo negli ultimi anni. Venne costruita e inaugurata alla fine dell’800, un’opera di ingegneria che richiese molto impegno.

Transiberiana Italia

Fonte: Claudio Colaizzo

La tratta ferroviaria collega Sulmona a Isernia

Basti pensare che la stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo, una delle tappe più belle dell’itinerario, si trova a un’altezza di 1.268 metri, aggiudicandosi il titolo di seconda stazione più elevata della rete ferroviaria italiana (la più alta è quella del Brennero).

Una tratta ferroviaria storica

Per molti decenni, il tracciato, lungo 129 chilometri, è stato percorso da treni affollati di lavoratori e turisti, ma anche da convogli merci e da vagoni adibiti a trasporto di animali, dal momento che costeggia le principali vie della transumanza d’Abruzzo e del Molise.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, la Transiberiana d’Italia perse gran parte della sua importanza. Tra il 2010 e il 2011, venne definitivamente chiusa, per gli ingenti costi di gestione e lo scarso traffico ormai presente sul territorio. Ma un percorso così affascinante non poteva cadere nel dimenticatoio. Così, la linea Sulmona-Castel di Sangro è entrata a far parte del progetto Binari senza tempo ed è diventata oggi una tratta storica frequentata da migliaia di visitatori ogni anno.

L’itinerario della Transiberiana d’Italia

Un tracciato spettacolare che da solo vale un viaggio, attraverso centri abitati grandi e piccoli, dove la storia ha lasciato numerose e pregevoli tracce insieme a tradizioni artigianali ancora oggi praticate, ma anche parchi e paesaggi meravigliosi, tanto che il suo secondo nome è proprio “Ferrovia dei Parchi“.

Transiberiana-Italia

Fonte: Luca Catasta

La “Ferrovia dei Parchi” tra Maiella e Alto Sangro

È una vera e propria arrampicata sulla Maiella fino agli Altipiani Maggiori d’Abruzzo a quasi 1300 metri di quota, lungo distese completamente innevate durante l’inverno, per poi scendere sulla valle del fiume Sangro ed entrare nel verdissimo territorio dell’Alto Molise, tra vallate, panorami, sentieri e paesi di montagna.

Gli itinerari possono essere diversi e arrivare a Carovilli, un borgo dell’alto molisano, Castel di Sangro, un borgo dalle origini antichissime, oppure a Roccaraso, una delle principali località turistiche di montagna non soltanto dell’Abruzzo ma dell’intero Appennino.

Le escursioni

Anche le soste possono essere diverse e scelte autonomamente dai viaggiatori. Bellissima è quella alla stazione di San Pietro Avellana-Capracotta, dove visitare la riserva naturale Unesco Montedimezzo-Collemeluccio Alto Molise, una delle aree protette con la più diffusa biodiversità dell’Appennino.

transiberiana-italia-abruzzo-estate-2018

Fonte: @Abruzzo Instarail

Tra montagne e riserve naturali

Altrettanto interessante è la fermata ad Alfedena-Scontrone, dove si possono visitare due località dell’Alto Sangro, con un servizio di bus dedicato e una visita guidata dei due graziosi centri storici e del polo museale diffuso, toccando il suggestivo parco fluviale del Rio Torto nel centro di Alfedena e il belvedere di Scontrone che domina tutta la Val di Sangro.

Da non perdere è poi l’escursione a Campo di Giove, ai piedi della Maiella, con il suo grazioso centro storico tra vicoli, archi e antichi palazzi in pietra, mentre alla stazione di Palena, seconda sosta intermedia nello splendido scenario del Quarto di Santa Chiara, a oltre 1200 metri di quota, si può partecipare alla visita guidata dell’Eremo Celestiniano della Madonna dell’Altare, una fantastica roccaforte che sorge su una rupe, sorta là dove l’eremita Pietro Angelerio, poi futuro Papa Celestino V, si ritirò in una grotta.

A bordo di treni storici

Questo viaggio è reso ancora più affascinante perché fatto con treni storici. Le vetture d’epoca sono trainate da un locomotore a trazione termica. Le carrozze sono le cosiddette “Centoporte”, vetture risalenti agli Anni ’30, dai suggestivi interni e sedute di legno, composte ciascuna da quattro ambienti, con porte di salita e discesa su entrambi i lati.

Fonte: Wikipedia

Un’opera di ingegneria unica

Talvolta vengono impiegate le carrozze “Corbellini”, delle vetture più recenti, risalenti agli Anni ’50. Essendo vetture originali, a bordo è presente l’impianto di riscaldamento per la stagione fredda, mentre non è c’è l’aria condizionata, compensata però dai finestrini e dall’aria frizzante di montagna.

Le partenze estive

La Transiberiana d’Italia viaggia quasi tutto l’anno durante i weekend e ogni stagione ha un motivo per essere percorsa. D’estate, grazie alle belle e lunghe giornate soleggiate, regala tantissime esperienze da vivere all’aria aperta, facendo sosta nelle diverse tappe del treno.

Ecco le prossime date:

  • 25 giugno – Sulmona-Carovilli A/R
  • 26 giugno – Sulmona-Castel di Sangro A/R (evento speciale “Straor… binario)
  • 2 luglio – Sulmona-Carovilli A/R
  • 3 luglio – Sulmona-Carovilli A/R
  • 9 luglio – Sulmona-Carovilli A/R
  • 10 luglio – Sulmona-Carovilli A/R
  • 16 luglio – Sulmona-Carovilli A/R
  • 17 luglio – Sulmona-Carovilli A/R
  • 23 luglio – Sulmona-Castel di Sangro A/R
  • 24 luglio – Sulmona-Castel di Sangro A/R
  • 30 luglio – Sulmona-Castel di Sangro A/R
  • 31 luglio – Sulmona-Castel di Sangro A/R
  • 6 agosto – Sulmona-Castel di Sangro A/R
  • 7 agosto – Sulmona-Roccaraso A/R
  • 13 agosto – Sulmona-Castel di Sangro A/R
  • 14 agosto – Sulmona-Roccaraso A/R
  • 20 agosto – Sulmona-Castel di Sangro A/R
  • 21 agosto – Sulmona-Roccaraso A/R
  • 27 agosto – Sulmona-Castel di Sangro A/R
  • 28 agosto – Sulmona-Roccaraso A/R.

Info e prezzi

La partenza da Sulmona è sempre tra le 8.45 e le 9.00, mentre l’orario di rientro varia a seconda della stagione e della lunghezza dell’itinerario ed è tra le 19.00 e le 20.00 durante la stagione con più ore di luce, mentre d’inverno il rientro è previsto tra le 18.00 e le 19.00.

Il biglietto del treno storico costa 40 euro A/R per gli adulti e 20 euro per i bambini 4-12 anni non compiuti, mentre è gratuito fino ai 4 anni d’età (senza posto a sedere, uno per ogni adulto accompagnatore e solo se appartenente allo stesso nucleo familiare) e per persone con disabilità.

Le biciclette sono ammesse sul treno senza alcun supplemento, ma vanno consegnate alla partenza al personale per essere riposte sull’apposito carro bagagliaio posizionato in coda treno, dotato di rastrelliera bici.

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Tutta la magia del luogo italiano che ha ispirato poeti e scrittori

C’è un luogo in Italia che sembra uscito direttamente da un libro di fiabe e dove scorre un’acqua che nell’antichità veniva considerata sacra. Un posto così suggestivo che è stato spesso fonte d’ispirazione per poeti e scrittori che ne hanno apprezzato non solo la sua bellezza, ma anche la sua incantevole natura.

Fonti del Clitunno, un luogo magico

Siamo nel cuore dell’Italia, in Umbria, e più precisamente a Campello Sul Clitunno in provincia di Perugia. E proprio qui, in una delle regioni più verdi del nostro Paese, prende vita il mistico Parco Naturalistico delle Fonti del Clitunno, uno spettacolo della natura che si rivela un’oasi di pace per il visitatore.

In circa 10.000 metri quadrati, vengono custodite le sorgenti del fiume Clitunno che, fuoriuscendo da fenditure rocciose, danno vita a un bellissimo e poetico laghetto abitato da cigni e anatre e impreziosito da numerose e rare specie vegetali.

Nonostante i suoi circa 400 metri di diametro, il laghetto si distingue per essere contornato da particolari specie vegetali come il nasturzio acquatico o Nasturtium officinale, la coda di cavallo acquatica o Hippuris vulgaris, la gamberaja maggiore o Callitriche stagnalis e la mestolaccia o Alisma plantago-aquatica. Tantissimi anche i salici piangenti, come i rigogliosi pioppi cipressini.

Visitarlo vuol dire tuffarsi in un’atmosfera incantata, quasi fuori dal tempo, anche grazie alle varie cascatelle, ponti e sentieri che sembrano avere un potere rasserenante sull’animo del visitatore.

Fonti del Clitunno umbria

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Coppia di Cigni alle Fonti del Clitunno

Fonti del Clitunno: la storia e perché sono sorgenti sacre

Le acque che lambiscono questo parco dall’aspetto magico, in origine erano così tanto abbondanti da confluire in un grande fiume che veniva navigato dagli antichi Romani per raggiungere la Capitale dell’impero.

Non sorprende, quindi, che all’epoca venissero considerate sorgenti sacre dedicati al Dio Giove Clitunno, personificazione dell’omonimo fiume, in nome del quale furono costruiti diversi tempietti. I Romani erano convinti che gli abissi del fiume nascondessero la dimora di Clitunno, a tal punto da svolgere ogni anno a primavera le “Clitunnali”, feste in onore del Dio Clitunno.

Sfortunatamente, nel V secolo d.C un grave terremoto distrusse parte delle Fonti, ridimensionando l’apporto d’acqua originale. Nella seconda metà dell’Ottocento, il parco assunse il suo aspetto attuale grazie al lavoro del conte Paolo Campello della Spina, il quale riorganizzò gli spazi, introdusse gli animali e creò, appunto, il suggestivo laghetto.

Quali sono gli artisti che hanno omaggiato le Fonti del Clitunno

Essendo un luogo particolarmente poetico, anche grazie alle dolci sfumature che assume l’acqua con il cambiare delle ore, le Fonti del Clitunno hanno ispirato le penne di tantissimi scrittori e poeti.

Nell’antichità il primo a lodare queste sorgenti fu Plinio il Giovane che, rimastone completamente affascinato, decise di scrivere una lettera a un amico invitandolo a visitarle. Tra le tante parole, quelle che più colpiscono sono: “L’ho viste da poco e mi rammarico di averlo fatto troppo tardi“.

Elogi anche da parte di Virgilio che cita le Fonti del Clitunno nelle sue “Georgiche”, definendole acque da cui le bestie, una volta che si erano immerse, uscivano bianche e purificate.

fonti del clitunno cosa sapere

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Un angolo delle Fonti del Clitunno

Poi George Byron che, durante il suo pellegrinaggio in Italia, passò dall’Umbria e anche presso le Fonti del Clitunno descrivendole come: “Il più grazioso fiumicello di tutta la poesia”.

E poi ancora Giosué Carducci che dedicò a questo luogo una delle sue “Odi Barbare” intitolata proprio “Alle Fonti del Clitunno“.A ricordo della visita di questo straordinario poeta italiano, nel 1910 è stata posta una stele marmorea scolpita da Leonardo Bistolfi, accompagnata da un’epigrafe di Ugo Ojetti.

Il Tempio del Clitunno o “Tempietto del Clitunno”: Patrimonio dell’UNESCO

A seguito della visita delle suggestive Fonti del Clitunno è d’obbligo fare un salto all’omonimo Tempio (o Tempietto), una vera e propria meraviglia realizzata nel V secolo. Edificato dai romani per celebrare, appunto, il Dio Clitunno, è stato trasformato in una chiesa paleocristiana dedicata a San Salvatore.

Di piccole dimensioni, si caratterizza per avere una forma armoniosa e pregevole apprezzata nel corso secoli, anche da architetti di un certo livello come il Palladio, il Piranesi e il Vanvitelli. Costruito in una posizione che domina le fonti, vanta quattro colonne (due centrali e due addossate ai pilastri d’angolo) nella parte frontale, mentre in alto svetta il Timpano.

Particolarmente interessanti sono gli affreschi al suo interno, o meglio, quel che rimane con SS. Pietro e Paolo, Angeli, la croce gemmata ed il Redentore risalenti al VIII secolo. Un luogo davvero suggestivo e imperdibile a tal punto che oggi parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.

tempietto clitunno

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Il suggestivo Tempietto del Clitunno

Cosa vedere nei dintorni delle Fonti del Clitunno

Diciamo la verità: siamo in una zona dell’Umbria altamente spettacolare e le cose da vedere sono veramente tante. Noi abbiamo fatto una selezione a partire dal luogo che ospita queste acque sacre: Campello sul Clitunno, un suggestivo borgo medievale suddiviso in due parti: la zona fortificata di Campello Alto, nata accanto all’originario e incantevole castello (X-XI sec.) e Campello Basso, che regala al visitatore la bella chiesa della Madonna della Bianca.

Non lontano dalle abitazioni, vale la pena fare un salto alla piccola chiesa di San Sebastiano, edificata come fioretto per il termine della peste, che al suo interno conserva affreschi rivolti a San Sebastiano, santo protettore dalla peste.

Bellissimo anche Pissignano con il suo castello che si trova sui pendii delle colline. Le case del borgo, invece, sono disposte a terrazzi degradanti e ancora mantengono l’impronta medievale. Da non perdere nemmeno Foligno, città importantissima adagiata ai piedi dell’Appennino umbro-marchigiano. Spesso trascurata per la vicinanza alla più celebre Assisi, regala al visitatore incantevoli edifici religiosi e palazzi signorili di assoluto pregio, tutti concentrati nel cuore antico della città. Un luogo in cui il medioevo ha lasciato davvero tracce indelebili.

Infine, vi consigliamo di fare un salto a Spoleto, cittadina dalla storia millenaria ma anche scenografica grazie alla Rocca Albornoz e il suo Ponte delle Torri che insieme creano uno scenario che si staglia nelle dolci colline umbre, il tutto con una perfetta armonia tra le costruzioni create dell’uomo e le meraviglie messe al mondo dalla natura. Il centro storico è un piccolo gioiellino, ma a meritare una particolare menzione è Piazza del Duomo con la sua famosa scalinata, uno degli scorci più fotografati d’Italia.

Insomma, le Fonti del Clitunno sono un luogo da sogno da visitare il prima possibile, anche per scoprire i dintorni di cui è impossibile non innamorarsi.

Campello sul Clitunno umbria

Fonte: iStock

Un angolo di Campello sul Clitunno
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Curiosità Viaggi

Viaggio straordinario sulle orme dei Beatles

Poche sono le band che con la loro musica sono riuscite a segnare la cultura e il pensiero di un’epoca storica. Tra queste ci sono i Beatles. Il quartetto ha portato una rivoluzione pacifica e un modo di pensare nuovo, incidendo su intere generazioni. Molti fan li omaggiano con tour ed itinerari che ripercorrono le tappe cruciali della loro carriera, ovviamente passando per Liverpool.

La Liverpool dei Beatles

Liverpool è una città portuale del nord dell’Inghilterra sono nati e cresciuti i Fab 4. Da qui hanno conquistato il mondo con la loro musica. Ripercorrere le orme dei Beatles è un’esperienza unica che consente di guardare con occhi diversi questa città.

Già al suo arrivo, ogni turista passa per una tappa legata ai quattro e soprattutto con Lennon: l’aeroporto internazionale è intitolato al cantante dal 2002. Qui sono custodite foto del cantante e di Yoko Ono, oltre ad abiti dell’artista risalenti al periodo Beatles. Inoltre, nel piazzale antistante l’edificio si trova un enorme sottomarino giallo, in onore della canzone “Yellow Submarine”.

Un tour a tema Beatles

Una volta giunti a Liverpool è possibile scegliere tra tour guidati oppure munirsi di mappa e iniziare ad esplorare i luoghi di culto che hanno fatto parte della vita dei quattro musicisti.

Tra le mete fondamentali della Liverpool dei Beatles ci sono i luoghi dove sono cresciuti John, Paul, George e Ringo. Ad Ardvick Road (Speke) si trova la casa in cui Paul McCartney ha abitato a partire dalla fine degli anni ’40. Viveva qui quando nel 1954, sull’autobus che lo portava a scuola, incontrò George Harrison.

Il chitarrista invece abitava con la famiglia in Upton Green. Ed è proprio in questa casa che si riunivano spesso i Quarrymen, la formazione in cui militavano John, Paul e George.

L’incontro tra Paul e John

L’evento cruciale che consentì ai Beatles di nascere fu l’incontro tra Paul McCartney e John Lennon. I due si conobbero nell’oratorio della St. Peter Church a Church Road, Woolton. Era il 6 luglio del 1957.

L’incontro avvenne in occasione di un’esibizione dei Quarrymen alla St. Peter’s Rose Queen Celebrations & Gardens Fete nel giardino nella chiesa. Su una parete esterna della sala parrocchiale è stata esposta una targa commemorativa in memoria di quella giornata destinata a cambiare la storia del rock.

Sulle tracce di John Lennon

Un’altra tappa fondamentale della Liverpool dei Beatles è Mendips, dove John Lennon ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Al 251 di Menlove Avenue si trova casa dalla zia Mimi e dallo zio George Toogood Smith, in cui Lennon si trasferì nel 1945. Ed è qui che scoprì la sua passione per la musica.

The Strawberry Fields Liverpool

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Il parco che ispirò la canzone dei Beatles

Proseguiamo con il tour

Da vedere assolutamente è il parco “Strawberry Field” in Beaconsfield Road. Si tratta di di un giardino di una casa per l’infanzia, che si trovava vicino al Woolton Village. Questo è il luogo che ha ispirato il brano “Strawberry Field Forever”. Anche Penny Lane è una tappa essenziale nella Liverpool dei Beatles. La strada si trova in una zona residenziale, che termina a un incrocio con Smithdown Place, dove si trovano il barbiere e la banca della nota canzone.

Come non citare il Cavern Club, il locale che ha dato il via alla carriera del gruppo, ospitando all’incirca 250 concerti dei Fab 4 in 30 mesi. Il locale originale è stato demolito del 1973 per consentire i lavori di costruzione della metropolitana ma nel 1984 venne realizzato un nuovo “Cavern”, ricostruito sul modello originale.

Proprio qui a Liverpool si trova anche il più grande museo dedicato ai Beatles, dove conoscere e approfondire ogni aspetto della carriera del quartetto.

The Cavern Club Liverpool

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The Cavern Club di Liverpool

Alloggiare da George Harrison

Se vi state chiedendo dove alloggiare una volta arrivati a Liverpool, la risposta è semplice. Su Airbnb è possibile prenotare la ex casa di George Harrison. Al 25 di Upton Green potrete dormire nella camera da letto di George, dove ha sentito per la prima volta se stesso e la band alla radio. Un luogo davvero speciale.

Zaino in spalla, la Liverpool dei Beatles va esplorata osservando le abitudini della gente del posto, respirando l’atmosfera, lasciandosi trasportare.

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Michelle Hunziker innamorata delle Eolie, isole vulcaniche da sogno

“Dove ci sono i vulcani, la terra, a mio parere sprigiona un’energia molto potente… mi immergo completamente e sento il suono delle pietre che si spostano in un movimento perpetuo… i punti dove l’acqua si scalda notevolmente mi cullano e mi riportano in uno stato di equilibrio bellissimo… La natura è meravigliosa”. Così riassume il senso delle Isole Eolie Michelle Hunziker in vacanza in barca a vela nell’arcipelago siciliano.

Una manciata di isole vulcaniche, due delle quali, Stromboli e Vulcano, ancora in attività. Grandi isole, come Lipari e Salina, ma anche piccoli scogli che affiorano dal mare, Basiluzzo, Spinazzola, Lisca Bianca, Lisca Nera, Dattilo, Bottaro. Nomi che evocano la storia e la geologia del luogo che qualcuno associa alle isole delle Hawaii, ma che in realtà sono una particolarità tutta nostra.

Le Isole Eolie, le Hawaii d’Italia

Sette isole mozzafiato e incredibili nel loro genere, le Eolie emergono come schegge di pietra dal blu del mare. Bellezza selvaggia, natura incontaminata, atmosfere autentiche, fanno di questo arcipelago, tra i più belli del Mediterraneo, un’affascinante meta turistica. Non a caso ogni estate viene scelto da vip di tutto il mondo per trascorrervi le vacanze, all’insegna della totale privacy.

Stromboli, la perla nera

Stromboli, la perla nera dell’arcipelago con il suo vulcano, da millenni fa sentire la sua presenza eruttando a intervalli regolari. L’isola di Vulcano, dal canto suo, vanta una bellezza aspra e selvaggia. Conosciuta anche come “isola di fuoco” poiché, secondo gli antichi, vi si trovavano le fucine di Efesto (Vulcano, per i Romani) nelle quali i Ciclopi forgiavano le armi destinate agli dèi. Imperdibili i bagni nei fanghi dell’isola.

Salina, l’isola verde

A far innamorare delle Eolie è sicuramente Salina, un’isola avvolta nei colori e nei profumi di una natura così ricca e rigogliosa tanto da meritarsi l’appellativo di “isola verde”. Basti pensare che qui si produce la migliore qualità di Malvasia, celebrata da Guy de Maupassant, che la definì “il vino dei vulcani”.

Alicudi incontaminata

Così come Alicudi, ricoperta di erica, la più incontaminata dell’arcipelago, grazie anche all’assenza di strade carrabili e alla sua aspra morfologia che non permette ulteriori edificazioni.

Panarea, la più esclusiva

Michelle ama particolarmente Panarea, la più antica e la più piccola, ma anche la più esclusiva (e costosa). L’isola della mondanità e del divertimento dove tra immancabili aperitivi, feste in barca e party in terrazza, il giorno e la notte si avvicendano senza sosta nel segno dell’euforia e dell’eccesso. Ma Panarea è anche mare, natura e bellezza.

Filicudi, paradiso italiano

Le acque più belle sono sicuramente a Filicudi, un paradiso di acque cristalline, scenari suggestivi e fantastici punti panoramici. Una natura selvaggia e incontaminata caratterizza l’isola che, d’estate, si popola di migliaia di turisti in cerca di tranquillità.

Salina, set naturale

Da non perdere è certamente un bagno a Salina, nella celebre spiaggia del film “Il Postino” nella località di Pollara, un’insenatura chiusa da una parete a strapiombo che la rende una delle più belle delle Eolie.

Lipari, il centro delle Eolie

E poi c’è Lipari, la più grande e animata dell’arcipelago. Un’isola ricca di bellezze paesaggistiche e culturali, storia e divertimento, attrazioni e servizi. L’isola è dominata dal castello con la sua possente cinta muraria, dove si trovano la Cattedrale di San Bartolomeo e il Museo archeologico eoliano, con una collezione di reperti tra le più complete d’Europa. Il luogo ideale per chi, anche in vacanza, non intende rinunciare a una vita movimentata.

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La Stonehenge italiana, dove il solstizio è uno spettacolo

Non solo la Stonehenge britannica nasconde misteri e regala emozioni. Non tutti sanno che una Stonehenge esiste anche in Italia, ma pochissimi la conoscono. Eppure, è uno dei siti archeologici più grandi del nostro Paese, nonché uno dei più suggestivi e importanti.

Ben 200mila metri quadrati di nascosti nella lussureggiante macchia mediterranea, tra piante di sughero, querce e mirto. Forse avete già capito dove si trova, ma ve lo sveliamo noi.

Si tratta di Pranu Muttedu che si trova in Sardegna, uno dei siti prenuragici più imponenti e particolari della Regione, che sorge nelle verdi campagne del Gerrei, nella parte centro-orientale del Sud dell’isola, a pochi chilometri dall’abitato di Goni, a mezz’ora da Cagliari. E il presenta allineamenti molto interessanti, visibili soprattutto in occasione del solstizio d’estate.

Il sito di Pranu Muttedu in Sardegna

Il vasto complesso monumentale prenuragico è diviso in diversi agglomerati. A Nord, nella località di Su Crancu, c’è l’agglomerato di capanne, mentre a Sud del villaggio si trovano i sepolcreti di Pranu Muttedu e di Nuraxeddu, circondati da coppie di menhir e da costruzioni rotonde, che forse servivano per i rituali sacri. Si tratta della più alta concentrazione di menhir che si conosca in Sardegna. Sono circa 60, distribuiti in coppia, in allineamenti o in piccoli gruppi, talvolta nelle stesse architetture tombali.

Un po’ più a Sud, scavata nella roccia, sorge la necropoli con tre circoli tombali. Altre strutture affiorano in zona: particolarmente interessanti i resti del dolmen di Baccoi. L’eccezionalità del sito deriva anche dalla più alta concentrazione di menhir che si conosca in Sardegna: circa 60, distribuiti variamente, in coppia, in allineamenti, in piccoli gruppi, talora nelle stesse architetture tombali. Sono del tipo ‘protoantropomorfo’, a forma ogivale e superficie anteriore piana.

I sepolcri sono costituiti da due o tre anelli concentrici di pietre. Al centro si trova la camera funeraria, alla quale è possibile accedere attraversPranu Mutteduo un corridoio formato da lastroni.

La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare a un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi, collegati al culto degli antenati.

Gli scavi archeologici

Gli scavi che sono stati fatti nel sito negli Anni ’80 hanno riportato alla luce dei vasi, delle punte di freccia in ossidiana e altri oggetti, tra cui un pugnale fatto di selce e un’accetta di pietra. Dai manufatti si fa risalire il complesso al Neolitico recente (3200-2800 a.C.) con ‘inserimenti’ tardivi sino al 2600 a.C.

Il sito archeologico di Pranu Muttedu è oggi un parco e un Bene del FAI, con tanto di strumenti multimediali che ne spiegano la storia e la sua importanza e che aiutano il visitatore nella visita in autonomia. Sono a disposizione delle guide che accompagnano i turisti all’interno del sito. La visita di questo parco è davvero molto suggestiva.

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Turingia, Sassonia-Anhalt, Berlino: itinerario alla scoperta della Bauhaus

Per gli amanti dell’arte concettuale, non c’è niente di meglio che un itinerario alla scoperta di tesori del design. Un viaggio tra arte, architettura, design, futurismo e sperimentazione all’insegna della Bauhaus. Un percorso insolito, con un itinerario attraverso la Turingia e la Sassonia-Anhalt, per arrivare fino a Berlino, seguendo le tappe della scuola di architettura più importante del 20° secolo.

Turingia: patria della scuola Bauhaus

La Bauhaus fu una scuola di design che, malgrado la sua vita brevissima, ha influenzato l’architettura mondiale del 20° secolo. Nata per volontà dell’architetto Gropius che unì la Scuola d’arte e la Scuola di artigianato di Weimar. Ed è proprio questa cittadina della Turingia la prima tappa dell’itinerario. Una passeggiata tra i palazzi dell’università, nel centro di Weimar, raggiungibili a piedi, proseguendo verso nord, fino a raggiungere il Museo Bauhaus. Tappa obbligatoria: la Haus am Horn, testimonianza della scuola di architettura che risale al 1923, un progetto di Georg Muche, insegnante alla Bauhaus.

Il museo Bauhaus di Weimar

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Il museo Bauhaus di Weimar

Prossima fermata: Dessau, la “sede centrale” della Scuola

La cittadina della Sassonia, Dessau venne completamente rasa al suolo durante la Seconda guerra mondiale, in quanto importante centro di produzione di armi. Nel 1926 però la città era un polo industriale, ed accolse la Bauhaus a braccia aperte, dopo che le condizioni politiche di Weimar costrinsero Gropius & co a cercare una nuova sede. E qui la Bauhaus esplose con le architetture più interessanti, divenute Patrimonio UNESCO.

Da visitare assolutamente la Scuola, progettata da Gropius e dagli stessi studenti dei tempi di Weimar, ogni cosa qui è firmata Bauhaus.

La casa di Gropius a Dessau

Vicino alla Scuola, si trova il complesso abitativo delle Case dei Professori. Qui vi abitarono Gropius Hannes Meyer e Ludwig Mies van der Rohe. Di queste costruzioni però solo due sono originali: una è la Schlemmer-Muche, l’altra è quella in cui vissero Kandinskij e Paul Klee. Anche a Dessau, si trova un Museo Bauhaus, con oggetti di design, dipinti e racconti degli studenti della scuola.

Berlino e la fine della Bauhaus

Con l’ascesa del nazismo, la Bauhaus non è ben vista a causa delle sue idee progressiste e rivoluzionarie. La Scuola chiude a Dessau per spostarsi, in forma ridotta, a Berlino. Qui continuerà le sue attività per meno di un anno, poi chiuderà definitivamente.

Ma Berlino dopo la guerra  deve cambiare volto. La città si divide e deve ricostruire le sue strade con architetture portatrici di messaggi politici. Così a Berlino ovest venne viene Scharoun che, con un piano architettonico che ha richiesto l’intervento di professionisti di fama mondiale, tra cui Gropius stesso, ricostruì il quartiere Hansaviertel. Proprio tra le strade di questo complesso si possono ancora ritrovare le tracce di una scuola che aveva chiuso già 30 anni prima. Qui si stagliano sul cielo grattacieli di Aalto, Le Corbusier, Ruf e Niemeyer, in un quartiere eretto secondo la logica “bauhausiana” della sperimentazione.

Un itinerario che passa attraverso palazzi che hanno visto designer, artisti e grandi architetti sperimentare, cercare nuovi soluzioni e dare un volto più fresco alle facciate tedesche. La storia dell’arte e dell’architettura qui non è da ammirare come un’opera d’arte al museo, ma qualcosa da vivere, respirare e sentire sulla propria pelle.