Se da una parte è una meravigliosa notizia perché quella che vi stiamo per raccontare è una scoperta eccezionale, dall’altra parte non lo è così tanto per un semplice motivo: è ritornata alla luce una città antichissima ma a causa di un prolungato periodo di siccità.
Scoperta una città di 3400 anni fa sul fiume Tigri, in Iraq
Siamo in Iraq, sul fiume Tigri, una zona del Paese che a fine 2021 è stata colpito da una siccità prolungata. Una situazione che ha costretto la popolazione locale a prelevare grandi quantità di acqua dal bacino di Mosul per poter continuare a irrigare i campi. La conseguenza di tutto questo è stata che il livello dell’acqua del bacino è sceso così tanto da far riapparire il complesso urbano ai margini del corpo idrico vicino al sito archeologico di Kemune.
Lo scavo è cominciato a inizio 2022 e, grazie a questo, un gruppo di archeologi ha riportato alla luce una città di 3400 anni fa. Tali resti, risalenti all’Età del bronzo, erano rimasti sommersi per diversi decenni proprio nel bacino idrico di Mosul. Si pensa che la città potrebbe essere l’antica Zachiku, un importante centro dell’impero Mitanni (o anche Mitanni o Mitani), al potere tra il 1550 e il 1350 a.C..
Cosa è stato scoperto ulteriormente
Durante gennaio e febbraio di quest’anno l’archeologo Hasan Ahmed Qasim, presidente dell’Organizzazione per l’archeologia del Kurdistan, gli archeologi Jun.-Prof. dott.ssa Ivana Puljiz (Università di Friburgo) e il Prof. Dr. Peter Pfälzner (Università di Tubinga) hanno deciso spontaneamente di intraprendere scavi di salvataggio congiunti in collaborazione con la Direzione delle Antichità e del Patrimonio a Duhok.
Ad oggi sono riusciti a ricostruire gran parte della pianta della città e a dare nuova vita ad alcuni grandi edifici finora sconosciuti come una massiccia fortificazione, un magazzino a più piani e un complesso di officine. Ciò che sorprende maggiormente è che le strutture in mattoni di fango sono ancora ben conservate, nonostante siano rimaste sott’acqua per tantissimo tempo.
Ivana Puljiz ha spiegato che il grande palazzo dedicato allo stoccaggio risulterebbe molto importante poiché all’interno di questo deposito venivano immagazzinate enormi quantità di merci di varia natura, che erano poi trasportate da tutta la regione dell’odierno Iraq.
Ma non solo. Sono stati ritrovati anche cinque vasi di ceramica con un archivio di oltre 100 tavolette cuneiformi, alcune delle quali ancora in contenitori di argilla, che potrebbero fornire nuove informazioni sulla fine della città sommersa e sull’inizio del dominio assiro nella regione.
Attualmente, per proteggere quanto ritrovato, gli edifici sono stati coperti con un telo di plastica e della ghiaia, sperando di preservare le pareti di argilla da ulteriori danni causati dall’acqua. Nel frattempo, il sito di scavo è di nuovo completamente scomparso nel bacino idrico.
Non è la prima volta che il bacino di Mosul mostra siti archeologici quando il livello dell’acqua si abbassa. È già accaduto, infatti, nel 2018 quando alcuni ricercatori avevano scoperto i resti di un grande palazzo che un tempo troneggiava sopra la valle del Tigri.
Probabilmente, a nord la struttura confinava con una città più grande. Anche nelle stanze del palazzo gli archeologi hanno riportato alla luce tavolette cuneiformi di Mitanni che indicano che questo sito poteva essere la città di Zachiku.