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Lungo il Cammino Borlezza che porta fino al Lago d’Iseo

Con la bella stagione, non c’è niente di meglio che immergersi nella natura e ammirare gli incredibili panorami che il nostro territorio ci offre. E nell’immenso patrimonio paesaggistico che possiamo vantare ci sono anche fiumi, laghi, torrenti e sorgenti: proprio per valorizzare queste risorse idriche, nascono i Cammini d’Acqua. Tra le colline e i primi rilievi alpini del Bergamasco, questi itinerari ci portano alla scoperta di bellezze uniche al mondo. Come il Cammino Borlezza, che arriva sino al Lago d’Iseo.

Il Cammino Borlezza, natura magnifica

Il progetto Cammini d’Acqua nasce con l’intento di dare nuovo slancio al turismo lento sul territorio, valorizzando al contempo un patrimonio ambientale dal grande fascino, concentrandosi prevalentemente sulle vie d’acqua. L’idea è quella di sfruttare antichi sentieri già presenti e quasi completamente dimenticati, ma anche di creare nuovi itinerari per dare vita ad una rete di percorsi tematici. Le prime due sorprese sono già state presentate al pubblico.

Si tratta del Cammino dei Fontanili e del Cammino Borlezza, entrambi approntati nella massima tutela del paesaggio e della natura. Il secondo è quello che vogliamo andare ora a scoprire, un bell’itinerario da percorrere a piedi seguendo il corso del torrente Borlezza. Lungo ben 29 km, è un sentiero di media difficoltà perfetto per gli amanti del trekking, che conduce alla scoperta di alcune delle bellezze più suggestive dell’intera regione. Dipanandosi dalle pendici del Monte Pora, massiccio delle Prealpi Bergamasche, il cammino giunge sino al Lago d’Iseo, offrendo panorami da mozzare il fiato.

Songavazzo

Songavazzo

Le tappe più belle del Cammino Borlezza

Perché avventurarsi in questa lunga camminata tra la natura incontaminata del Bergamasco? L’esperienza outdoor lungo il Cammino Borlezza è senza dubbio inimitabile: si parte dalla sorgente di questo torrente dalle acque fredde e cristalline, seguendo il suo corso in verdi vallate e ampie praterie, attraverso boschi rigogliosi e canyon imponenti. Il sentiero conduce anche ad ammirare deliziosi paesini dove il tempo sembra essersi fermato: come il borgo di Onore o quello di Rovetta, che offrono alla vista bellissime architetture di gran pregio.

Il paesino di Songavazzo, con il suo maestoso campanile che spicca in mezzo al verde, regala poi una visione mozzafiato: è qui che si trova una delle Panchine Giganti sparse in tutta Italia, da cui si gode di un panorama incredibile sull’intera vallata circostante. Poco più distante, nel borgo di Cerete, ci sono splendide testimonianze di un passato in cui l’acqua aveva un ruolo di gran spicco. Qui sorge il Parco dei Mulini, dove antiche strutture con le loro imponenti ruote si sono perfettamente conservate, regalandoci un piccolo stralcio di vita quotidiana dei secoli scorsi.

Ancora, seguendo il torrente Borlezza, si incontra un altro paesaggio naturale a dir poco incredibile. Il corso d’acqua, deviato attraverso un canale artificiale, ha scavato nei millenni un canyon meraviglioso, oggi racchiuso all’interno del Parco della Gola del Tinazzo. La potenza dell’acqua si nasconde in questo panorama suggestivo, caratterizzato da rocce scavate e detriti che pian piano si sono accumulati sul letto del torrente. E a due passi da qui, finalmente, il Lago d’Iseo: si conclude così un cammino quasi magico, con uno scorcio che ripaga di tutti gli sforzi compiuti in questi lunghi chilometri.

Parco dei Mulini

Il Parco dei Mulini

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Parte il Treno di Dante, l’itinerario è favoloso

È di nuovo tempo di tornare a bordo del magnifico Treno di Dante, un viaggio indietro nei secoli che ci riporta ad uno dei periodi più floridi del nostro passato, in un intreccio di arte e storia – ma anche di paesaggi straordinari e tante prelibatezze locali da assaporare. In un lungo itinerario che ci conduce da Firenze a Ravenna, avremo la possibilità di scoprire parte dell’immenso patrimonio culturale del nostro Paese.

Il Treno di Dante, un viaggio straordinario

In un periodo in cui il turismo lento è tornato a spiccare tra le tendenze di viaggio, il treno sta diventando il mezzo di trasporto per eccellenza, soprattutto per scoprire le bellezze del nostro territorio. E adesso ne riparte uno davvero speciale: stiamo parlando del Treno di Dante, che per l’estate 2022 ha un programma ricco di appuntamenti. Dal 4 giugno al 10 luglio e dal 27 agosto al 30 ottobre (escluso il 10 settembre), tutti i sabati e le domeniche è prevista una partenza da Firenze a bordo di vagoni storici che ci permettono di fare un tuffo indietro nel tempo.

L’itinerario è lungo appena 136 km, ma è ricco di sorprese. A partire proprio dal treno: il Centoporte – uno dei pochi esemplari ancora presenti con la sua motrice storica – viaggia sulla linea ferroviaria Faentina, che fu la prima ad attraversare gli Appennini. A bordo sono disponibili 230 posti, suddivisi in tre classi: la prima e la seconda presenta divanetti imbottiti e ambientazioni in stile liberty semplicemente fantastici. Mentre la terza classe vanta ancora i caratteristici interni in legno, incluse anche le sedute – un po’ più scomode, ma sicuramente molto più suggestive.

Treno di Dante

Il Treno di Dante

Il Treno di Dante, l’itinerario favoloso

Il Treno di Dante è un viaggio attraverso l’Appennino Tosco-Romagnolo, sulle orme di Dante Alighieri durante il suo lungo cammino da Firenze a Ravenna. Paesaggi naturali incredibili, città d’arte famose in tutto il mondo e piccoli borghi medievali dove il tempo sembra essersi fermato: le sorprese, in questo splendido itinerario, sono tantissime. Si parte naturalmente dal luogo in cui nacque il celebre poeta, approfittandone per esplorare alcune delle sue bellezze – come la Casa di Dante e la Chiesa di Santa Margherita, dove avvenne l’incontro con Beatrice.

Una volta a bordo del treno storico, il paesaggio cambia in fretta. Addentrandosi tra colline ricoperte di vigneti e paesini suggestivi, si giunge a Borgo San Lorenzo: qui l’arte incontra la natura, con bellissimi sentieri perfetti per gli amanti del trekking. La seconda tappa è Marradi, nei pressi del quale si trova l’Eremo di Gamogna. Per raggiungerlo, c’è un antico cammino panoramico tutto da scoprire. Poi si riparte alla volta di Brisighella, inserito a pieno titolo tra i Borghi più belli d’Italia: la sua rocca è il punto d’osservazione ideale per ammirare i dintorni.

La fermata successiva è Faenza, storica cittadina neoclassica divenuta famosa in tutto il mondo per la sua produzione di raffinate maioliche, di cui si trovano testimonianze nelle numerosissime botteghe artigiane che arricchiscono il centro e nel Museo d’Arte Ceramica. Infine, si arriva a Ravenna: qui Dante completò la sua Commedia e riposò sino al suo ultimo respiro. La tomba del Sommo Poeta è un vero mausoleo in onore di uno dei più importanti letterati del nostro Paese. Prima di ripartire per fare rientro a Firenze, c’è tempo per ammirare alcune delle più suggestive architetture della città, come la Basilica di San Vitale che rappresenta uno degli esempi meglio conservati di arte bizantina.

Treno di Dante

Il Treno di Dante

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Le più belle Oasi del WWF che si possono visitare

Per immergersi nella natura della nostra penisola e scoprirne le meraviglie, la ricchissima biodiversità e la fondamentale importanza che riveste per la vita, non c’è niente di meglio che visitare le Oasi WWF: un turismo sostenibile, responsabile e formativo che permette di vivere in prima persona i tesori naturalistici del territorio e imparare divertendosi.

Ve ne presentiamo tre, tutte suggestive e sorprendenti, per toccare con mano la bellezza delle Oasi WWF in Italia e il loro ruolo chiave nella tutela dell’ecosistema: il Bosco di Vanzago, alle porte di Milano, l’Oasi toscana della Laguna di Orbetello e la Riserva Naturale “Le Cesine” in Puglia.

Il Bosco di Vanzago, la natura a pochi chilometri da Milano

Bosco Vanzago

Bosco Vanzago – Foto Michele De Pace

A soli 23 chilometri in linea d’aria dal Duomo di Milano, il Bosco WWF di Vanzago è una spettacolare area protetta e riserva faunistica, nell’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria presenti in Lombardia, dove fare il pieno di natura in ogni stagione e lasciarsi alle spalle il caos della metropoli.

Include due laghi dove osservare le anatre, le folaghe e gli aironi, verdi campi e prati sorvolati da variopinte farfalle e un’area “wilderness” formata dal bosco residuale che ospita una cinquantina di caprioli, simbolo dell’Oasi.

Non mancano una tradizionale cascina lombarda, la Gabrina, risalente ai primi del Novecento, che propone svariate iniziative per le famiglie e la possibilità di organizzare eventi, e il Centro Recupero Animali Selvatici che, ogni anno, accoglie circa 2500 esemplari in difficoltà.

La Riserva naturale offre inoltre riso e miele a chilometro zero.

La Laguna di Orbetello, tra le prime Oasi WWF nate in Italia

laguna Orbetello

Fenicotteri a Orbetello (foto F Cianchi)

850 ettari di zona umida costiera di importanza internazionale dal fascino unico: ecco l’Oasi Laguna di Orbetello, tra le prime WWF nate in Italia.

Le zone umide hanno da sempre affascinato pittori e poeti e a ragione: l’aria intensa, la luce radente, l’incontro dell’acqua con la terra, creano un ambiente di rara suggestione che permette di entrare in profondo contatto con la Natura.

La Laguna di Orbetello è l’habitat ideale di migliaia di uccelli: fenicotteri rosa, rapaci, pavoncelle, aironi, gru, oche e anatre, solo per citarne alcuni, osservabili dalle apposite postazioni distribuite nell’Oasi. Ma non è tutto: qui vivono anche tassi, volpi, istrici.

La splendida costa è ricoperta da profumata macchia mediterranea e la laguna salmastra è punteggiata da piccole isolette di limo dove cresce la tipica vegetazione palustre.

Infine, la riva interna è perfetta per rigeneranti passeggiate tra boschi di pioppi, frassini, olmi e sugherete.

La Riserva Naturale “Le Cesine”, ultimo tratto di paludi costiere in Puglia

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Le Cesine (Foto C. Liuzzi)

Nel cuore di una Zona Speciale di Conservazione nel comune di Vernole, Lecce, spicca la Riserva Naturale e Oasi WWF de Le Cesine, 348 ettari che rappresentano l’ultima zona di paludi costiere del Salento.

Scrigno di biodiversità di elevato valore naturalistico, è caratterizzata da differenti ambienti: boschi di pini d’Aleppo, plaudi costieri, boschi di leccio, gariga (piante arbustive basse) e stagni temporanei.

Si trova lungo una delle principali rotte di migrazione degli uccelli (sono 180 le specie che qui vivono nel corso delle stagioni), ospita ben 32 specie censite di orchidee spontanee, colorate farfalle, rospi, rane, tritoni, la testuggine palustre, il tasso e la faina.

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Perché una passeggiata sull’Appia Antica è un’esperienza unica

La capitale d’Italia non finisce mai di sorprendere. Non è un caso che proprio nella città eterna giungono viaggiatori e turisti provenienti da ogni parte del mondo per scoprire le sue meraviglie antiche e moderne.

Meraviglie che si nascondo in ogni luogo di Roma, tra gli angoli, le piazze, li quartieri e anche tra le strade. Come tutti quei tesori preziosi che conserva la Via Appia Antica, una delle più importanti strade a livello nazionale dal punto di vista storico, culturale, architettonico e paesaggistico.

Percorrere l’Appia Antica, candidata alla Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, è un esperienza unica che tutti dovremmo vivere almeno una volta nella vita. Un viaggio nel passato che permette di rivivere fasti antichi e mai dimenticati che appartengono alla nostra storia.

La Regina Viarum

La storia ci insegna che l’Appia Antica ha sempre avuto un ruolo fondamentale per gli abitanti di Roma e non solo. Costruita durante l’Impero Romano, per volere del Console Appio Claudio nel 312 a.C., è stata denominata Regina Viarium, ovvero la Regina delle strade. Del resto era suo il compito di rappresentare la città e la sua grandezza nel resto d’Italia.

La sua nascita è servita a collegare la città di Roma con il sud della nostra penisola, motivo per il quale la sua importanza è stata subito riconosciuta da tutti. A differenziarla da qualsiasi altra strada mai costruita prima non era solo la lunghezza, ma anche la presenza dei grandi blocchi di pietra che permettevano maggiore viabilità a qualsiasi mezzo e in ogni condizione climatica.

Oggi buona parte dell’antica strada non c’è più, ma restano molti tratti visibili e percorribili. Ed è lì che vi vogliamo portare per ripercorrere un pezzo della storia dell’Impero Romano attraverso le testimonianze che restano nel Parco Regionale.

Via Appia Antica, Circo di Massenzio

Via Appia Antica, Circo di Massenzio

Un viaggio nell’antica Roma

Quello che resta oggi dell’Appia Antica ha fatto sì che questa strada diventasse una delle mete più ambite e frequentate del turismo archeologico. Nel 2016, proprio per preservare e valorizzare ciò che resta della Regina Viarium, è stato istituito il Parco Archeologico dell’Appia Antica.

Partendo da Piazzale Numa Pompilio, fino alla Località Frattocchie/Santa Maria delle Mole, il parco si sviluppa per circa 16 chilometri ed è accessibile attraverso numerose porte d’ingresso che sono utilizzati come punti di partenza o di arrivo.

Il meraviglioso parco archeologico si configura come una delle aree protette urbane più grandi e importanti d’Europa, nonché un polmone verde nella capitale d’Italia. Passeggiando all’interno del Parco Regionale dell’Appia Antica, a piedi o in bicicletta, è possibile ammirare come archeologia e natura si siano fuse nel tempo creando un paesaggio eccezionale e mozzafiato.

Per agevolare questo viaggio nella storia dell’Antica Roma, il Parco Regionale ha suddiviso l’intera area in tre grandi sezioni che vanno  Da Porta Capena alla Tomba di Cecilia Metella, dalla Dalla Tomba di Cecilia Metella al Mausoleo di Casal Rotondo e dal Mausoleo di Casal Rotondo alla Loc. Frattocchie/Santa Maria delle Mole.

Chilometro dopo chilometro si palesano davanti agli occhi degli esploratori muri di cinta delle tenute suburbane, catacombe cristiane e chiese e poi, ancora, è possibile fare incontri ravvicinati con le rovine di antichi monumenti.

Lo scenario cambia improvvisamente quando si oltrepassano i confini del cuore di Roma per raggiungere i comuni di Marino e di Ciampino. I resti della cinta muraria lasciano spazio alla campagna romana che si apre a viste suggestive che raggiungono i Castelli Romani, mentre a fare da cornice ci sono le arcate degli antichi acquedotti.

Via Appia Antica

Via Appia Antica

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Scoperta sorprendente nella foresta: di cosa si tratta

Il mondo non smette mai di stupire: dopo la scoperta di un vero e proprio paradiso finora sconosciuto in Cina, anche un altro luogo del mondo ci ha regalato nuove meraviglie, e questa volta in mezzo alla foresta.

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In Italia esiste un tempio incastonato nella roccia: è bellissimo

L’Italia è un paese che non smette mai di stupire perché infinite sono le sue meraviglie. Alcune portano la firma di Madre Natura, altre dell’uomo. Altre ancora rappresentano la perfezione visibile e tangibile dell’incontro tra i due.

Ed è proprio nel Belpaese che troviamo una delle più alte e suggestive rappresentazioni della bellezza che esplode quando uomo e natura si incontrano.

Si tratta di un tempio incastonato nella roccia costruito proprio nel ventre dei massicci che dominano il territorio di Genga, nelle Marche, dall’architetto Giuseppe Valadier. Un capolavoro architettonico unico in Italia che lascia senza fiato.

Il Tempio del Valadier

Nel cuore più aspro e autentico delle Marche, esiste un territorio dominato da alte rocce che si incolonnano, una dopo l’altra, e che svettano verso il cielo fino a sfiorarlo, mentre tutto intorno spicca il verde di una vegetazione fitta e impenetrabile.

Ci troviamo dentro il Parco Naturale della Gola della Rossa di Frassassi, un luogo suggestivo e straordinario che crea un’atmosfera unica al mondo. Qui la natura, il tempo e gli agenti atmosferici hanno creano numerose grotte scavate nella roccia, ed è proprio in una di queste che si nasconde un tesoro prezioso.

Un piccolo tempio dalla forma esagonale voluto da Papa Leone XII, oltre due secoli fa, e progettato dall’architetto Giuseppe Valadier da cui l’edificio oggi prende il nome, che si configura come uno dei luoghi più suggestivi delle Marche e dell’intera Italia.

L’idea di Papa Leone XII, originario di Genga, era quello di realizzare un rifugio per tutti i fedeli che avrebbero potuto chiedere e ottenere il perdono, motivo per il quale l’interno della grotta è chiamato anche rifugio dei peccatori.

Il Tempio del Valadier divenne davvero un rifugio, e non solo per i fedeli, ma anche per gli abitanti della zona che qui si nascosero durante le invasioni ungheresi del X secolo.

Il tempio nella roccia

Oggi, il Tempio del Valadier, è diventata una meta imprescindibile per tutte le persone che arrivano nel Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi.

Tutto il fascino e la suggestione dell’edificio splendono ancora oggi, esattamente come ieri. Il tempio a pianta ottagonale e in stile neoclassico, è sormontato da una cupola ricoperta di lastre di piombo che sfiora la parte alta della grotta e con la roccia sembra fondersi, mentre il marmo dell’edificio sembra quasi illuminare l’oscurità della cavità.

A guardare il panorama nell’insieme è impossibile non emozionarsi. Sia da lontano che da vicino, l’armonia dell’incontro tra uomo e natura mette in scena uno spettacolo immutato ed eterno.

La costruzione in stile neoclassico è davvero una meraviglia, così come lo è anche il sentiero che conduce al tempio. Una strada immersa nel silenzio e nella natura dove è possibile rigenerare i sensi.

Si parte dall’ingresso delle Grotte di Frasassi per poi intraprendere un percorso in salita di facile difficoltà che conduce direttamente al tempio incastonato nella roccia. All’interno dell’edificio è possibile ammirare la riproduzione della statua Madonna col bambino di Canova.

Uno dei periodi più belli per visitare il Tempio del Valadier è dicembre, perché è qui che a Natale, dal 1981, si tiene uno dei più grandi e suggestivi presepi viventi del mondo.

Tempio del Valadier

Tempio del Valadier

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Le piscine naturali e segrete incastonate tra le Dolomiti

Esiste un luogo incantato in Italia che sembra uscito da una fiaba. Un posto dove è possibile riscoprire tutta la bellezza della natura incontaminata e selvaggia che qui è assoluta protagonista.

Ci troviamo nel cuore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e più precisamente nella Valle del Mis. Un gioiello naturale, questo, che si snoda tra diversi sentieri che partono dall’omonimo lago e che attraversano scenari mozzafiato.

Ci sono le cascate maestose e impetuose, ci sono i boschi lussureggianti e le aree verdeggianti. E ci sono i Cadini del Brenton, piscine naturali e segrete dall’acqua color smeraldo nascosti tra la natura selvaggia delle Dolomiti.

I Cadini del Brenton

È un’esperienza unica, quella che si vive una volta entrati nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Un’avventura che ci permette di entrare in contatto con la natura autentica e incontaminata, per rigenerare i sensi e incantare la vista, per vivere esperienze indelebili.

È qui, all’interno del parco, che pozze d’acqua dai colori intensi e brillanti si aprono improvvisamente davanti allo sguardo degli esploratori. Queste piscine segrete, che prendono il nome di Cadini del Brenton, si trovano nel territorio comunale di Sospirolo.

A crearli è stata la natura. I Cadini del Brenton, il cui nome deriva da catini, sono delle cavità naturali scavate dal Torrente Brenton che, con la sua forza erosiva, ha levigato le rocce fino a creare queste piscine disposte tra i ripiani rocciosi.

In tutto si contano più di dieci vasche naturali, anche se non tutte visitabili, che appaiono come pozze ricolme d’acqua dolce e che creano in questa zona del parco uno scenario fiabesco e magico.

Cadini del Brenton

Cadini del Brenton

Come raggiungere le piscine segrete delle Dolomiti

Dal Lago del Mis si snodano diversi sentieri che conducono alla scoperta delle meraviglie circostanti. Da una parte c’è l’itinerario delle cascate, che comprende le cascatelle del torrente del Brenton e la suggestiva Cascata della Soffia. Dall’altra, invece, troviamo i Cadini del Brenton, una delle attrazioni più belle e suggestive dell’intero territorio.

Per raggiungere e visitare le piscine segrete del parco bisogna percorrere un sentiero circolare che parte dal Ponte del Mis e che attraversa un piccolo e fitto bosco. Proprio al termine di questo ci si ritrova davanti alla meraviglia della natura: le vasche naturali si susseguono una dopo l’altra mettendo in mostra giochi di luce e di ombre che incantano lo sguardo.

Sono quindici, in tutto, i catini formati dal torrente Brenton, ma non tutti sono visibitabili. Alcuni, quelli posti più in alto, sono letteralmente circondati e immersi in una natura aspra e impervia. Gli altri dieci, invece, sono attraversabili grazie a  ponti in legno.

Attenzione però perché non è concesso fare il bagno in queste piscine naturali. Anche se davanti a tanta meraviglia il desiderio di tuffarsi può diventare impetuoso, il divieto imposto dall’Ente del Parco è un’azione necessaria per la conservazione dell’area dai rischi dovuti all’impatto umano.

La visita ai Cadini del Brenton è consentita nei mesi che vanno da marzo a novembre e il costo d’ingresso è di due euro a persona.

Cadini del Brenton

Cadini del Brenton

 

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La pazzesca scoperta in uno dei luoghi più belli del mondo

Una recente ed eccezionale scoperta in campo archeologico fornisce nuovo materiale per indagare la vita delle comunità indigene dell’Età del Ferro all’epoca dell’occupazione romana.

Si tratta del ritrovamento di ben 134 siti, in precedenza sconosciuti, rinvenuti durante un’indagine nella regione a nord del Vallo di Adriano nel Regno Unito.

Cos’è il Vallo di Adriano

La costruzione del Vallo di Adriano iniziò nel 122 d.C. in quella che oggi è l’Inghilterra settentrionale: l’imponente muraglia rappresentava il confine più a nord dell’Impero Romano.
Con l’ulteriore espansione del loro dominio, circa 20 anni dopo gli antichi Romani costruirono le Mura Antonine al centro dell’attuale Scozia: ma fu un breve periodo e la linea di confine “autentica” tornò a essere il Vallo di Adriano.

La maggior parte delle ricerche su questa regione finora si è concentrata sul “lato romano della storia” per saperne di più sulle strade, le fortezze, gli accampamenti e le iconiche mura edificate nel tentativo di controllare la Gran Bretagna.

Le nuove ricerche sul lato inedito della storia

Manuel Fernández-Götz, capo archeologo presso la School of History, Classics and Archaeology dell’Università di Edimburgo, è invece interessato a scoprire “l’altro lato della storia”, ovvero come il dominio romano abbia influenzato la vita delle comunità indigene britanniche dell’Età del Ferro: “Questa è una delle regioni più eccitanti dell’Impero, poiché rappresentava la sua frontiera più settentrionale, e anche perché la Scozia è stata una delle pochissime aree dell’Europa occidentale su cui l’esercito romano non riuscì mai a stabilire il pieno controllo” ha dichiarato.

Fernández-Götz dirige un progetto, iniziato a settembre 2021 e chiamato “Beyond Walls: Reassessing Iron Age and Roman Encounters in Northern Britain”, che, fino ad agosto 2024, esplorerà un’area che si estende da Durham fino alle Highlands scozzesi meridionali.

La prima fase della ricerca si è concentrata sull’esplorazione di 1.500 chilometri quadrati attorno al Forte di Burnswark Hill nel sud-ovest della Scozia, dove i Romani concentrarono i loro sforzi per espandersi verso nord.

Questo sito custodisce la più grande collezione di proiettili romani rinvenuti in Gran Bretagna, a testimonianza della potenza di fuoco che le legioni portavano con sé: nonostante le fonti scritte di questo periodo siano scarse, il paesaggio conserva “impronte umane” che possono fornire maggiori dettagli.

Il team di archeologi ha analizzato l’area con il Lidar, sensore laser che permette di catturare un’area in 3D: i dati lidar hanno rivelato 134 insediamenti mai registrati durante gli studi effettuati in passato.

Il numero degli insediamenti della zona appartenenti all’Età del Ferro sale così a quota 704: molti dei siti ritrovati di recente sono piccole fattorie.
Ci aiutano a ricostruire un quadro di come la maggior parte della popolazione abbia trascorso la propria vita: quanto erano vicini gli uni con gli altri e come potrebbero aver utilizzato il territorio per l’allevamento e il pascolo degli animali“, ha detto l’archeologo.

La collocazione dei siti indica inoltre la presenza di un preciso modello di organizzazione: “L’aspetto fondamentale della scoperta di molti siti precedentemente sconosciuti è che ci aiutano a ricostruire i modelli di insediamento“, ha affermato il coautore dello studio Dave Cowley, manager del programma di rilevamento aereo presso Historic Environment Scotland. “Presi singolarmente sono piuttosto ordinari, ma nel complesso ci permettono di capire il paesaggio all’interno del quale viveva la popolazione indigena“.

Mentre le ricerche proseguono, gli archeologi esamineranno alcuni siti con l’ausilio di strumenti geofisici e datazioni al radiocarbonio per comprendere meglio la tipologia di insediamenti rilevati e le persone che li hanno costruiti.

Le loro scoperte potrebbero dipingere un ritratto inedito di com’era la vita prima, durante e dopo l’occupazione romana e di quanto le legioni stravolsero l’esistenza delle comunità locali.

vallo adriano

Vallo di Adriano Northumberland

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I papaveri ondeggiano tra il vento: questi luoghi si tingono di magia

C’è qualcosa di estremamente affascinante, seducente e quasi magnetico negli scenari che si palesano davanti ai nostri occhi con l’imminente arrivo dell’estate.

La natura, che durante la primavera ha messo in scena i suoi spettacoli più belli, continua a regalarci visioni incantate e magiche tingendo di nuovi colori i luoghi che già conosciamo e quelli che desideriamo esplorare.

L’oro giallo dei girasoli, i colori cangianti dei rododendri e la particolarità delle piante esotiche ci spingono a metterci in viaggio per osservare questi paesaggi floreali. Ma l’arrivo dell’estate coincide anche con un’altra fioritura, superba e selvaggia, che tinge i prati di un rosso scarlatto: quella dei papaveri.

Fioritura dei papaveri: le zone rurali si tingono di rosso

Quelle distese di fiori rossi che si estendono e si perdono all’orizzonte affascinano e ispirano da sempre. Lo hanno fatto con musicisti, poeti, pittori e illustratori, lo fanno con le persone che si mettono in viaggio proprio per ammirare quel quadro naturale dominato dal rosso scarlatto.

Del resto, la bellezza di questa pianta erbacea e selvaggia, che cresce spontaneamente tra i campi, i bordi delle strade e delle ferrovie, ci incanta da sempre.

Dove andare in Italia, per ammirare le distese di papaveri in fiore, lo sappiamo bene: dal red carpet nel parco dell’Alta Murgia a Lonato del Garda, passando per la straordinaria fioritura di Castelluccio dove la tavolozza si amplia di altri colori incredibili grazie alla presenza di diverse specie in fiore.

Eppure c’è un’altra destinazione da raggiungere quando l’estate sta per cominciare ed è l’Inghilterra rurale, perché è qui che i tulipani che sbocciano tra i campi mettono in scena tutta la loro bellezza spontanea e autentica.

A caccia di papaveri n Inghilterra

Si chiama Papaver rhoeas, detto anche papavero comune, è questa la specie più diffusa in Inghilterra, così come in Italia. Questi fiori crescono in maniera spontanea lungo le autostrade, i prati e i campi agricoli.

I papaveri in Inghilterra debuttano con l’arrivo dell’estate raggiungendo il picco di fioritura tra metà giugno e metà luglio. È questo il momento in cui fotografi e viaggiatori si mettono in cammino per catturare la bellezza dei panorami che cambiano col il sorgere del sole e il suo tramonto.

Dove andare, per scattare istantanee di immensa bellezza, ve lo diciamo noi. Tra i luoghi più celebri per ammirare i campi di papaveri troviamo la regione delle Midlands Occidentali. Dalla zona di Kidderminster a Newport, passando per Shropshire vi ritroverete davanti a lussureggianti campi di papavero che si perdono all’orizzonte. Da non perdere, assolutamente, è la cittadina di Bewdley nel distretto forestale di Wyre nel Worcestershire. Per avere un’idea di ciò che vi aspetta, basta guardare la fotografia in apertura.

Nelle East Midlands, invece, una tappa obbligata è quella che ci conduce a Merry’s Meadows, una riserva naturale di 12,4 ettari a ovest di Stretton, nel Rutland. È qui che durante i mesi estivi, i tulipani e i fiori selvatici più belli d’Inghilterra mettono in scena spettacoli emozionanti che lasciano senza fiato.

Per chi si mette in viaggio dalla capitale, segnaliamo i poppy field di Welwyn Garden City, la suggestiva e inebriante città giardino dell’Hertfordshire che dista da Londra poco meno di un’ora in auto. Poco più distante, invece, troviamo la pittoresca Northampton, guardatevi bene intorno perché i campi di papaveri qui vi sono mozzafiato.

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Questa valle italiana è la nuova destinazione del gusto

Che ogni regione d’Italia e ogni località del nostro Paese abbia dei piatti tipici e dei sapori irresistibili è risaputo (in tutto il mondo). Ma c’è una valle, che più di altre, sta diventando la nuova destinazione del gusto.

Val di Funes, la nuova destinazione di Slow Food Travel

Ci troviamo in Val di Funes, nel cuore delle straordinarie Dolomiti, un luogo incontaminato ai piedi delle montagne Odle e che vanta il riconoscimento di “Perla delle Alpi”. Ma la fare la differenza non è solo la sue evidente bellezza, è anche la qualità e l’autenticità della sua offerta gastronomica, a tal punto da essere diventala la nuova destinazione di Slow Food Travel, e la prima in assoluto dell’Alto Adige.

Del resto, da queste parti i piccoli produttori dei masi montagna, con i loro formaggi, pane nero e speck, regalano sapori autentici che passano anche dai vigneti della Valle Isarco, dove nascono vini che sono famosi in tutto il mondo. Tantissime anche le osterie e i ristoranti che sono in grado di mettere in risalto le unicità del territorio.

Cos’è Slow Food Travel

Il progetto Slow Food Travel consente ai territori la possibilità di sviluppare le proprie potenzialità come destinazione gastronomica di qualità. Il tutto nel rispetto di rigorose linee guida e della filosofia dell’associazione, attraverso la costruzione di alleanze e di esperienze che valorizzano al meglio il patrimonio gastronomico locale.

Odle val di funese

Il Gruppo delle Odle

Un programma che nasce da un’associazione senza scopo di lucro, ma prima di tutto un movimento mondiale di persone impegnate a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali.

L’obiettivo di Slow Food Travel è lo sviluppo e la promozione di un’esperienza di viaggio che sia coerente con la filosofia di Slow Food. Al centro del progetto vi sono il cibo e la sua produzione. Culture e identità gastronomiche uniche e biodiverse. In sostanza, il visitatore scopre una determinata località attraverso il cibo sviluppando percorsi turistici e servizi fondati sulla promozione della biodiversità gastronomica, agroalimentare e culturale locale grazie a un’intensa partecipazione del visitatore.

Gli Slow Food Travel Days

Dal 21 al 29 maggio vanno in scena gli Slow Food Travel Days, una settimana di eventi – anche se ora a disposizione c’è solo il weekend, che comprende mercati, mostre, degustazioni, visite in fattorie e cantine.

Focus della settimana sono i prodotti gastronomici tipici della Val di Funes reinterpretati con nuovi abbinamenti. Sempre negli stessi giorni si potranno visitare due mostre: una dedicata alla biodiversità nel Centro visite del Parco Naturale Puez-Odle e l’altra su vino e suoli al Museo Mineralogico di Tiso. Ad arricchire il tutto anche visite guidate, degustazioni e attività alla scoperta di storie, prodotti, luoghi e tradizioni.

Gli Slow Food Travel Days si concluderanno con la presentazione ufficiale e la firma della certificazione Slow Food Travel a Villnöss, (la Val di Funes), sabato 28 maggio 2022 . Un evento che permetterà a questa zona d’Italia di definirsi la prima destinazione Slow Food Travel in Alto Adige. Un gioioso evento che sarà incorniciato da un intrattenimento musicale e da un mercato contadino con punti di degustazione.

val di funes cosa fare

La Val di Funes in estate

L’Itinerario in Val di Funes sarà fruibile fino all’autunno con due cicli di attività: le Dolomites Slow Food Farmer Tasting e le Slow Food Farmer Experience, con oltre 20 tra degustazioni ed esperienze che da maggio a ottobre permetteranno a turisti e viaggiatori di scoprire il lato enogastronomico più autentico di questa valle incastonata nelle Dolomiti.

Cosa vedere in Val di Funes

La Val di Funes è un luogo che pare rimasto fermo nel tempo. Qui si respira un’aria di leggenda, ma si può anche camminare e scalare, fino ad arrivare a fare esperienze uniche e da non farsi assolutamente scappare.

Imperdibile, per esempio, è il Parco Naturale Puez-Odle dove poter passeggiare tra peccete e lariceti gustandosi l’aria frizzante di montagna. Qui le Odle sono il paradiso del verticale dove poter ricalcare lo orme di Messner, Innerkofler e molti altri. Un patrimonio dell’umanità che offre destinazioni alla portata di tutti.

Parco Naturale Puez-Odle alto adige

Un angolo del Parco Naturale Puez-Odle

Tiso, invece, è il primo paesino che si incontra una volta raggiunta la Val di Funes. Si trova adagiato su un promontorio soleggiato a circa 950 metri sul livello del mare, ed é accarezzato da boschi di castagne, frutteti e vigneti. Qui potrete ammirare le Geodi di Tiso (una rarità geologica) che che possono avere un diametro fino a 20 centimetri.

Da percorrere anche il sentiero attrezzato Günther Messner che è un percorso che permette di scoprire la vera essenza dell’attività escursionistica nelle Dolomiti. Un tragitto divertente ma che è il caso di affrontare solo in condizioni climatiche stabili e, soprattutto, se si è esperti: seppur attrezzato, richiede buona capacità di movimento in montagna.

Poi San Pietro, un altro paesino situato a 1150 metri sul livello del mare. Al centro del borgo si trova una bellissima chiesa consacrata agli apostoli San Pietro e Paolo che viene chiamata anche il Duomo della Val di Funes, grazie alle sue spettacolari dimensioni. Da qui partono diverse escursioni ed è possibile raggiungere anche il famoso Passo delle Erbe che regala una vista unica sulle montagne circostanti.

Da visitare anche Castel Forte, uno dei più grandi complessi fortificati dell’Alto Adige. Si trova posizionato su un’altura dominante sul fiume Isarco e ospita al suo interno il più grande torchio altoatesino, alto oltre 10 metri, e una collezione di oltre 100 miniature di castelli realmente esistenti.

Tiso val di funes

Il borgo di Tiso

Imperdibile la Chiesetta di San Giovanni che è uno dei simboli della Val di Funes. Situata in località Ranui, è oggi uno degli edifici sacri più amati e fotografati d’Italia.

Infine Santa Maddalena, un paese minuscolo e l’ultimo che si incontra salendo per la Val di Funes. Si trova a 1339 metri sul livello del mare e grazie a questo offre uno dei più bei panorami di tutto l’Alto Adige. Da non perdere è la chiesa del paese, la quale venne costruita esattamente nel luogo in cui, secondo una leggenda, il Rio Fopal trascinò a valle il dipinto raffigurante Santa Maddalena.

Il panorama, da queste parti, è impressionante e sorprendente durante ogni stagione dell’anno e in particolare al tramonto, quando l’ultima luce del giorno abbraccia le cime delle montagne lasciando tutti senza fiato.

Chiesetta di San Giovanni val di funes

La Chiesetta di San Giovanni al tramonto