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In Europa esiste un palazzo di cristallo che sembra uscito da una fiaba

Cenerentola aveva la sua scarpetta di cristallo, Madrid ha un intero palazzo, un edificio all’interno del quale si snodano flora, fauna, storia e bellezza proprio lì, nel cuore della capitale al centro della Spagna, nella vivace ed elegante città dei grandi viali, dei giardini e dei parchi lussureggianti.

Ed è proprio in uno di questi parchi che ci rechiamo oggi, nonché in uno dei più celebri, caratteristici e iconici della città. Perché è qui, in riva a un lago artificiale situato all’interno del parco del Buen Retiro, che troviamo uno dei monumenti architettonici più belli e suggestivi di tutta Madrid: il Palazzo di Cristallo.

La struttura, realizzata interamente in metallo e vetro nel XIX secolo, è uno splendido esempio di stile vittoriano. La sua funzione originaria era quella di ospitare una delle più importanti mostre floristiche del mondo. Oggi, invece, l’edificio celebra la bellezza che ci circonda attraverso esposizioni e installazioni artistiche che incantano.

Palazzo di Cristallo, Madrid

Palazzo di Cristallo, Madrid

C’era una volta il Palazzo di Cristallo

Era il 1887 quando veniva inaugurato il Palazzo di Cristallo di Madrid, oggi uno dei monumenti più fotografati della città,  progettato dall’architetto Ricardo Velázquez Bosco per diventare la serra di una specie vegetale esotica e pregiata importata dalle Filippine.

Ispirato al celebre Crystal Palace di Londra, realizzato in occasione della Grande Esposizione anni prima, l’architettura spagnola fu costruita proprio con l’obiettivo di ospitare la grande mostra floristica e poi per essere smontata e spostata altrove.

E invece il Palacio de Cristal, come lo chiamano i madrileni, è rimasto sempre lì, ieri e oggi, per permetterci di godere della grande bellezza, fuori e dentro. La straordinaria serra trasparente, realizzata in vetro ed acciaio, si trova all’interno del Parco del Buen Retiro, proprio sulla riva di un lago artificiale che fa sfondo perfetto di un’esperienza romantica e fiabesca.

Perché è un’atmosfera idilliaca, quella che si vive in prima persona dentro e fuori. Con le pareti e i soffitti interamente di vetro, tutto il verde lussureggiante del parco sembra entrare direttamente nella struttura, diventando la cornice perfetta e inedita delle mostre e delle esposizioni che si tengono periodicamente all’interno del palazzo.

Palazzo di Cristallo, Madrid

Palazzo di Cristallo, Madrid

Cosa fare e cosa vedere nel Palazzo di Cristallo

Il Palazzo di Cristallo di Madrid oggi è diventato un luogo dove flora, fauna e arte convivono e stupiscono. Entrare all’interno della struttura, indipendentemente dalle mostre o le esposizioni allestite, è un’esperienza che lascia senza fiato.

Quando il sole splende alto nel cielo, infatti, i suoi raggi fanno brillare gli interni creando giochi di luci, riflessi e colori che incantano e stupiscono. A questi si aggiungono gli alberi e gli arbusti che circondano la struttura e che creano un paesaggio fiabesco. Questo gioiello architettonico, infatti, è circondato da oltre 100 ettari di verde dove si snodano ippocastani che svettano verso il cielo e si riflettono sulle ladre di vetro decorate da fregi e ceramica.

Restaurato nel 1975, e riportato ai suoi antichi splendori, il Palazzo di Cristallo oggi è bello come ieri. Ogni tanto, il suo pavimento, viene coperto da un sottile strato d’acqua: i visitatori sono invitati a camminare al suo interno senza scarpe e ad ammirare i riflessi della struttura che si stagliano proprio sotto ai loro piedi. L’esperienza magica ha inizio.

Palazzo di Cristallo, Madrid

Palazzo di Cristallo, Madrid

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Alla scoperta della terra dei Faraoni Neri e delle loro piramidi

A sud dell’Egitto, da Assuan fino alla confluenza tra Nilo Azzurro e Nilo Bianco, dove oggi si trova Khartum, la capitale del Sudan, si estende la magica regione della Nubia, conosciuta come “la terra dell’oro”, per gli storici siti minerari presi d’assalto dai cacciatori del prezioso metallo fin dai tempi più remoti. Questa affascinante regione storica dell’Africa è però nota anche per i Faraoni Neri e per essere custode di piramidi, templi e rovine che costituiscono un patrimonio unico nel suo genere.

I tesori della Nubia, tra necropoli e piramidi dei Faraoni Neri

A partire dai primi anni del secolo scorso, sono state portate alla luce importanti testimonianze del periodo napateo e meroitico attraverso cui si è tentato di ricostruire la storia della Nubia successiva al regno della XXV dinastia, quella dei Faraoni Neri, che sarebbe durata fino al 653 a.C. Quest’area, che si estende fino alla quinta cateratta e che gli Egizi chiamarono Regno di Kush, è sorprendentemente ricca di siti archeologici e monumenti, attraverso cui si ripercorrono le tracce di un’antica civiltà che fu una sorta di anello di congiunzione tra le genti del bacino Mediterraneo e quelle dell’Africa subsahariana.

Ne è un fulgido esempio la necropoli reale di Meroe, una delle attrazioni più visitate del Sudan. Patrimonio UNESCO dal 2011, questa città millenaria, situata a nord-est di Khartum, custodisce il più ampio sito nubiano di piramidi (in origine ne contava oltre 200) che svettano sulla sabbia dorata del deserto quale simbolo del dominio dei Faraoni Neri. Poiché qui non c’è pericolo di imbattersi in orde di turisti (a differenza dei siti e monumenti presi d’assalto in Egitto) si possono contemplare in tutta tranquillità piramidi tombali di regine e re strutturalmente diverse da quelle egizie, più piccole, recenti e aguzze, benché purtroppo molte siano in cattivo stato di conservazione.

Diversi danni vennero inflitti dall’esploratore italiano Giuseppe Ferlini, che ne demolì oltre quaranta nella sua ricerca di tesori. La città ha lasciato testimonianze epigrafiche in geroglifici e in un proprio alfabeto particolare. Degno di nota è anche il tesoro della Candace, risalente al I sec. a.C., rinvenuto in una tomba della necropoli reale.

Kerma è, invece, uno dei campi di sepolture più antichi dell’Africa e uno dei più estesi siti archeologici della Nubia. In decenni di scavi e ricerche vi sono stati ritrovati numerosissimi oggetti, migliaia di sepolcri e quartieri residenziali. Nel suo Museo sono esposte le sette statue dei Faraoni Neri provenienti dal nascondiglio di Doukki Gel.

Le piramidi di Meroe

A spasso tra i templi della Nubia

Altrettanto suggestiva, Naga conserva i monumenti più significativi e intatti del periodo meroitico. Tra questi, il tempio del dio Amon, con sfingi raffigurate con la testa di ariete poste di fronte all’ingresso principale, e il tempio di Apedemak, un dio-guerriero dalla testa di leone.

Non lontano da Naga, si trova Musawwarat es Sufra con due importanti testimonianze del Regno di Kush: il tempio del Leone, dedicato ad Apedemak, e il complesso chiamato “Grande Recinto” , che racchiudeva tre templi, due dei quali si alzavano sopra piattaforme, circondati da una serie di cortili e da altre costruzioni la cui destinazione risulta tuttora sconosciuta.

Musawwarat es Sufra Grande Recinto

Il Grande Recinto del sito di Musawwarat es Sufra

Vicino alla moderna città di Karima ci si imbatte nella vasta necropoli di El-Kurru, mentre a meno di 400 km dalla capitale del Sudan si incontra l’area archeologica del Jebel Barkal, la “Montagna Pura”, Patrimonio dell’Umanità dal 2003 e centro spirituale del Regno di Kush, custode di templi in parte ancora inesplorati.

Alle pendici del Jebel Barkal, si può ammirare il tempio rupestre di Mut, dedicato alla compagna del dio Amun. Dal 2013, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma collabora con la National Corportation of Antiquities and Museums per la salvaguardia del sito Patrimonio UNESCO. Il complesso cantiere di restauro, diretto da Maria Concetta Laurenti, ha consentito il recupero delle straordinarie pitture murali del tempio.

Le straordinarie pitture murali del tempio rupestre di Mut

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Gioconda: è questa la città italiana che fa da sfondo al dipinto di Leonardo

Lei non ha bisogno di presentazioni perché la sua fama mondiale precede il suo stesso nome. È l’assoluta protagonista della storia dell’arte, è un’opera iconica ed enigmatica, quella che raffigura uno dei ritratti più celebri e conosciuti. Sarà merito di quel sorriso indecifrabile, di tutte quelle domande senza risposta che si sono susseguite negli anni o di quella tecnica pittorica del maestro, quello che è certo è che la Gioconda è uno dei quadri più celebri del mondo intero.

Detta anche Monna Lisa, il dipinto a olio realizzato su tavola di legno di pioppo dal genio Leonardo da Vinci, torna a essere protagonista indiscussa dei nostri giorni. Non che abbia mai smesso di esserlo in tutti questi secoli (pensate che è stata anche oggetto di studi psicoanalitici), ma la tanto amata e idolatrata opera di Leonardo è ora di nuovo oggetto di analisi.

Uno studio, questo, che si focalizza non tanto sull’enigmatica figura, quanto più sullo sfondo. Secondo gli esperti, infatti, a campeggiare dietro la donna c’è una città dell’Emilia Romagna. La riconoscete?

Bobbio sullo sfondo della Gioconda

Ammirata ogni giorno da migliaia di visitatori che entrano nel Museo del Louvre, e tenuta a debita distanza con un cordone che funge da protezione, la Gioconda è diventata nuovo oggetto di studio da parte di un gruppo di scienziati dell’Università di Genova e del Museo di Storia Naturale di Piacenza.

Questa volta, però, gli esperti non hanno insistito sull’identità della figura, sui suoi tratti enigmatici e su quello sguardo magico della Monna Lisa che non smette di seguire quello di chi la guarda. Questa volta gli studi sono stati condotti sullo sfondo, e non sono i primi.

Da anni, infatti, ci si interroga su quale città faccia da sfondo al quadro della Gioconda. Per Andrea Baucon e Gerolamo Lo Russo, che sono a capo di un nuovo gruppo di ricerca, non ci sono dubbi, si tratta di Bobbio, il delizioso comune italiano situato nel cuore della val Trebbia, in Emilia-Romagna.

Ad avanzare per prima la tesi di localizzazione è stata Carla Glori. Secondo la ricercatrice, infatti, il paesaggio situato alle spalle della Gioconda è quello di Bobbio visto dal possente castello Malaspina-Dal Verme della città.

Il legame tra Leonardo Da Vinci e Bobbio

La teoria dello sfondo bobbiese nel quadro di Leonardo da Vinci è sempre più accreditata, ora anche dal gruppo di scienziati guidati da Baucon e Lo Russo. Cosa ha portato a credere che dietro la Gioconda ci sia Bobbio lo ha spiegato la stessa Carla Glori.

La ricercatrice, infatti, ha collegato gli icnofossili del comune di Pierfrancesco, che si trovano a Bobbio, a quelli di cui parla Leonardo nel Codice Leicester. Inoltre, il legame tra la Val Trebbia e l’artista è confermato anche dal fatto che nella sua vigna milanese Leonardo coltivava la malvasia di candia aromatica, specie caratteristica della Val Tidone, confermando ancora di più la conoscenza del territorio da parte dell’artista.

A queste conferme si aggiungono anche i disegni murali del castello Malaspina Dal Verme che sono dedicati a Galeazzo Sanseverino, mecenate e grande amico di Leonardo. Non è difficile immaginare che Da Vinci, visionando il progetto, si sia lasciato ispirare proprio dalla veduta di Bobbio dall’edificio.

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In questi luoghi d’Italia è come tornare al Medioevo

L’Italia è uno scrigno di bellezze incredibili, tra storia e cultura: ci sono molti luoghi, tra piccoli borghi e splendide città d’arte, dove è possibile respirare ancora un’atmosfera autentica, facendo un vero e proprio viaggio indietro nel tempo. Ed è proprio qui che si può vivere l’incanto del Medioevo, come se le lancette dell’orologio si fossero fermate ormai alcuni secoli fa.

I luoghi dove sembra di essere ancora nel Medioevo

Il nostro Paese vanta una storia ricchissima, che si riflette ancora oggi in splendide architetture e addirittura interi borghi rimasti quasi intatti nonostante il trascorrere del tempo. I turisti amano andare alla scoperta di questi luoghi incredibili e vivere l’atmosfera di una volta, immergendosi completamente in un’esperienza multisensoriale che regala grandi emozioni. Su questa scia, nasce Medieval Italy: si tratta di un meraviglioso progetto volto a valorizzare il notevole patrimonio artistico e storico della nostra penisola.

Il suo obiettivo è quello di concentrarsi non solo su antichi palazzi e imponenti castelli medievali, ma anche sulle tradizioni rievocative e sulle manifestazioni storiche cui molti borghi sono profondamente legati, e che simboleggiano il forte trait d’union con il loro florido passato. Medieval Italy, identificando e dando linfa vitale ad un nuovo tipo di turismo, accoglie adesioni da tutto il Paese: sono ormai decine i luoghi che hanno deciso di partecipare all’iniziativa, proponendo eventi curiosi e interessanti su tutto il territorio italiano.

Il Medioevo nei borghi e nelle città d’arte d’Italia

Ma quali sono questi splendidi posti in cui ci si può tuffare indietro nel tempo? A vantare il primato è – non certo inaspettatamente – la Toscana: sono già sei i comuni che hanno aderito al progetto, ed è proprio qui che possiamo godere di un’atmosfera unica. La bellezza di piccoli borghi come Serravalle Pistoiese, Calenzano e Monteriggioni, immersi in un paesaggio naturale incontaminato, è qualcosa di sublime. E non sono certo da meno le splendide città d’arte di Fucecchio e Pistoia, dove possiamo ammirare architetture di gran pregio. Non manca poi Volterra, che proprio quest’anno si è aggiudicata il titolo di prima Capitale Toscana della Cultura, un importante riconoscimento.

Nel Lazio sono invece due le località dove tornare indietro nel tempo, riscoprendo la meraviglia del Medioevo. Stiamo parlando della città di Viterbo, che vanta un bellissimo quartiere medievale (il quartiere di San Pellegrino) e di Anagni, storica residenza papale e luogo di grande spiritualità. E ancora, per vivere un’esperienza unica possiamo andare alla scoperta di Ariano Irpino, cittadina campana abbarbicata lungo il versante degli Appennini, da cui gode di un panorama incredibile. La città di Fermo, piccola perla marchigiana dolcemente adagiata sulla vetta di un colle a poca distanza dal mare, è invece sede della Cavalcata dell’Assunta, considerata la rievocazione storica più antica d’Italia.

Il borgo di Narni, cuore pulsante dell’Italia centrale, è un agglomerato di casette in pietra immerse in un lussureggiante panorama boschivo, che si dipana alle pendici di una collina su cui svetta l’imponente Rocca di Albornoz. È qui, tra storia e leggende, che possiamo scoprire la vera essenza del Medioevo. Infine, approdiamo in Liguria per esplorare il suggestivo paese di Cairo Montenotte: lungo le sue vie, tra chiesette antiche e bellissimi palazzi nobiliari, si celebra un’importante rievocazione storica in costume, che attira turisti da tutta la regione (e non solo).

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In Sicilia lungo la Strada degli Scrittori

In Sicilia, tra le rinomate bellezze naturalistiche e storiche, è possibile anche percorrere un itinerario che coniuga sentieri e cultura: la Strada degli Scrittori. Parliamo della Strada Statale 640, precedentemente chiamata “di Porto Empedocle”, che è stata ribattezzata in questa maniera in onore dell’itinerario che ripercorre i luoghi vissuti e amati dagli autori siciliani e quelli descritti nei loro romanzi.

La Strada degli Scrittori, il progetto

Un progetto interessantissimo che è nato da un’idea del giornalista Felice Cavallaro e che conserva la memoria di grandi autori come Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Antonio Russello, Pier Maria Rosso di San Secondo e molti altri.

A marzo del 2017 è stato presentato il programma di valorizzazione e sono stati predisposti gli appositi cartelloni turistici. Il primo è stato posizionato nei pressi della località San Pietro, facente parte del comune di Agrigento. Tutti gli svincoli interessati sono stati in seguito dotati di segnali stradali turistici per individuare le tappe fondamentali del percorso.

La Strada degli scrittori, le tappe più importanti

Come detto in precedenza, la Strada degli Scrittori corrispondente alla SS 640. Un itinerario che unisce cultura e turismo nei luoghi siciliani che hanno visto nascere e produrre scrittori di prima grandezza. Da Racalmuto a Porto Empedocle, passando per Favara e Agrigento fino a Caltanissetta: attraverso la Valle dei Templi, unisce i luoghi che sono stati la linfa vitale di questi grandi autori, in un circuito turistico-culturale che conduce il visitatore non solo a scoprire, ma anche a intrattenersi per godere delle ricchezze artistiche, monumentali, archeologiche e naturalistiche, apprezzando contemporaneamente la tradizione enogastronomica.

Valle dei Templi sicilia

Un angolo della Valle dei Templi

Pochi chilometri che sono in grado di regalare l’emozione di scoprire le zone vissute dagli scrittori o descritte nelle loro opere. Allo stesso tempo, però, si possono anche esplorare autentici tesori. Un percorso unico fatto di teatri, castelli, palazzi, musei, paesaggi mozzafiato: dal Caos, casa natale di Pirandello, fino alla sua Girgenti, i cui personaggi hanno ispirato i romanzi e le novelle, o su alla Cattedrale, dov’è conservata la lettera del diavolo, manoscritto di Suor Maria Crocifissa, la Beata Corbera citata da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo”.

Ma non è finita qui. Grazie a questo itinerario potrete tuffarvi nei segreti della Scala dei Turchi e dalla miniera di sale di Realmonte, fino alla marina di Vigata descritta da Andrea Camilleri, l’attuale Porto Empedocle, dal porto con la maestosa Torre Carlo V, fino ai templi dell’area archeologica di Agrigento con l’incredibile Giardino della Kolymbetra, immerso nell’antica Akragas, come riferisce Pirandello ne “I vecchi e i giovani”; dalle miniere di Racalmuto, fino al Castello Chiaramontano e al teatro Regina Margherita, dove rivivere le pagine di “Morte dell’Inquisitore”, o ancora alla Noce, oasi che Sciascia considerò sempre il luogo ideale in cui ritirarsi a scrivere.

Scala dei Turchi sicilia

La maestosità della Scala dei Turchi

Lo svincolo di Racalmuto della nuova statale 640, a 600 metri da contrada Noce, rappresenta il primo accesso dei visitatori al percorso dedicato agli scrittori agrigentini. L’area include anche altre opportunità di scoperta, come Favara, borgo dello scrittore Antonio Russello, dove è attivo grazie alla grande intuizione del notaio Andrea Bartoli e della moglie Florinda, il sito di arte contemporanea Farm Cultural Park.

Poi ci si può spingere fino a Mosè, dallo svincolo della Mosella, lasciandosi alle spalle Agrigento per trovarsi al cospetto della Rupe Atenea, percorrere il sentiero che porta alla residenza di campagna del Barone Agnello, tra granai, uliveti e campi di maggese, e ritrovare le memorie che hanno ispirato “Un filo d’olio” di Simonetta Agnello Hornby; oppure tornare sulla statale e ripercorrerla tutta fino a Caltanissetta, che Sciascia definì come la “piccola Atene”, vero e proprio cenacolo culturale, che ebbe come protagonisti gli intellettuali del tempo, come Vitaliano Brancati, Stefano Vilardo, Massimiliano ed Emanuele Macaluso e molti altri.

Insomma, grazie alla Strada degli Scrittori è possibile scoprire una Sicilia ancora più bella e, da alcuni punti di vista, anche più autentica.

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Esiste un paese buio dove il sole sorge con uno specchio. E si trova in Italia

Esistono luoghi nel mondo che non smettono mai di stupirci, alcuni lo fanno con opere grandiose e straordinarie che portano la firma dell’uomo, altri con tutti qui capolavori messi in scena da Madre Natura, territori che ospitano quelli che sono i fenomeni più strani e incredibili della Terra come il sole di mezzanotte o la notte polare.

Ed è proprio quando pensiamo a questi eventi straordinari che la nostra mente ci porta proprio lì, tra le meravigliose terre della penisola scandinava dove il sole brilla anche di notte e il buio regna incontrastato per settimane e mesi. Eppure anche in Italia esiste un luogo che è costretto a vivere senza la luce del sole.

Si tratta di Viganella, un piccolo paese della regione Piemonte di cui tutti parlano, non solo per la particolare condizione in cui vivono gli abitanti, ma anche e soprattutto per quel curioso stratagemma per creare la luce del sole con uno specchio.

Il sole artificiale di Viganella

Il sole artificiale di Viganella

Viganella, il paese al buio

Per conoscere la storia del piccolo paesino di Viganella dobbiamo recarci in Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, nel comune di Borgomezzavalle. È qui, nella la profonda Valle di Antrona circondata da boschi e tranquillità, che gli abitanti non vedono la luce per diversi mesi all’anno.

A causa delle alte montagne che circondano Viganella, il paesino è costretto a rinunciare al sole per quasi tre mesi, da novembre a febbraio. Sono 83 in totale i giorni di buio che devono affrontare i 200 abitanti del villaggio.

Nonostante il destino già segnato di chi ha scelto di restare a vivere in questa valle, le persone non si sono arrese e alcuni anni fa hanno creato un espediente per cambiare in maniera definitiva la loro quotidianità. Grazie a uno specchio i residenti hanno ricreato un “sole artificiale”.

Lo specchio di Viganella

Lo specchio di Viganella

Il nuovo sole di Viganella

Alcuni anni fa gli abitanti, con la collaborazione di un ingegnere locale e il supporto del sindaco del paese, hanno dato il via a una raccolta fondi per la costruzione di un gigantesco specchio di 40 metri quadri e 11 quintali di peso. Questo strumento è stato installato sulla montagna che fronteggia il paese a un’altezza di oltre mille metri.

Lo specchio, inaugurato nel 2006, riflette la luce del sole che non riesce ad arrivare in profondità illuminando alcuni dei luoghi pubblici del villaggio. Collegato a un computer, questo strumento viene attivato a novembre e disattivato a febbraio, ma nonostante le grandi dimensioni non riesce a raggiungere tutte le case del paese, riflettendosi solo nella piazza principale e nelle strade principali di Viganella, ma questo sembra bastare.

La notizia dello specchio di Viganella, negli anni, ha fatto il giro del mondo regalando al piccolo paese piemontese un primato di tutto rispetto, quello di primo luogo a essere riuscito a cambiare in maniera scientifica le condizioni climatiche.

Un esempio di ingegno italiano da seguire, quello di Viganella, che ha ispirato anche gli abitanti di terre lontane. A Rjukan infatti, un piccolo paese incastonato tra alte montagne, e situato a circa 150 chilometri dalla capitale della Norvegia, sono stati installati diversi specchi per illuminare il territorio durante i lunghi mesi invernali.

Il sole artificiale di Viganella

Il sole artificiale di Viganella

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Se vai in Thailandia non dimenticare di fare questo rituale: allunga la vita

Cosa ci spinge a scegliere le destinazioni dei nostri prossimi viaggi soprattutto quando queste ci portano ad attraversare l’intero globo? Sono le bellezze del mondo che abitiamo, quelle che portano la firma di Madre Natura, quelle costruite dall’uomo. Monumenti iconici, capolavori architettonici e simboli stessi delle identità nazionali. Ma sono anche le tradizioni, le culture. le lingue e le cerimonie che appartengono alle popolazioni che le custodiscono con cura e le tramandano da secoli.

Spesso siamo spinti a raggiungere determinati luoghi, piuttosto che altri, proprio per toccare con mano queste tradizioni secolari che, lo sappiamo, preservano l’anima più autentica di un Paese. Ecco perché, durante ogni viaggio, dobbiamo osare, dobbiamo concederci generosamente alle esperienze nuove e inedite, per aprire i nostri orizzonti, per superare i limiti, per conoscere culture estremamente differenti dalla nostra.

Ecco perché se abbiamo scelto come destinazione la Thailandia dovremmo provare la cerimonia che si svolge nel tempio di Wat Takhian, quella che invita i partecipanti a sdraiarsi in una bara. Ma niente paura, secondo gli abitanti del luogo, questo atto allunga la vita.

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

La cerimonia nel tempio di Wat Takhian

È strana e bizzarra, sicuramente molto particolare, è la cerimonia che si tiene nel tempio buddista di Wat Takhian, in Thailandia. Qui, le persone che prendono parte al rito, sono invitate a sdraiarsi nelle bare e qui dentro a pregare. Perché quello che è considerato un simbolo di lutto e di dolore, in realtà, si trasforma in uno strumento di rinnovamento e buon auspicio per il futuro in questa occasione.

La tradizione vuole che questa cerimonia sia portatrice di fortuna per tutte le persone che ne prendono atto. Si tratta di un rito buddista che esorcizza il dolore di chi lo pratica e che al contempo allunga la vita.

Le origine del rito affondano le loro radici nelle quattro nobili verità che, insieme, rappresentano un elemento cardine per comprendere il Buddismo. La storia è collegata direttamente alle vicende del principe Siddhārtha Gautama, il Budda, colui che ha fondato la dottrina della religione e di questa ne è stato il primo maestro.

È a partire dal dolore, che appartiene per natura a tutti gli esseri umani, che tutto inizia, finisce e ricomincia. Un dolore che permette di raggiungere anche le sensazioni di appagamento e serenità che per natura ci appartengono. Ecco quindi spiegato l’utilizzo della bara.

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

Quando andare al tempio di Wat Takhian per prendere parte alla cerimonia

Il tempio di Wat Takhian è uno dei monasteri più importanti della provincia di Nonthaburi, una città della Thailandia centrale. Qui numerosi fedeli si riuniscono periodicamente per pregare, meditare e condividere la vita con gli altri. Una di queste occasioni è proprio la cerimonia di cui vi abbiamo parlato che prevede di sdraiarsi all’interno di una bara e in quella pregare.

Durante questa particolare funzione, la bara funziona come strumento di connessione tra la persona, il dolore e la vita. Il rito, come abbiamo già anticipato è tutt’altro che macabro perché ha l’obiettivo di garantire alle persone prosperità e longevità.

La cerimonia si celebra in occasione del Festival di Songkran, la festa nazionale thailandese che coincide con il capodanno lunare buddista e che cade il 13 aprile ogni anno. Non ci sono dubbi sul fatto che questa sia l’occasione migliore per rinnovarsi, ma la vera domanda è: avreste il coraggio di prendere parte al rito?

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

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Perché è arrivato il momento di tornare in questo magico Paese

C’è un Paese straordinario che regala un’emozione unica e che permette di esplorare una parte di mondo ancora poco conosciuta dal turismo di massa. Un luogo dove scoprire alcune delle antiche civiltà del passato e toccare con mano tradizioni e culture di un tempo che fu, ma che anche oggi sono incredibilmente intatte. Un Paese per cui, davvero, è arrivato il momento giusto di tornare.

Benvenuti in Azerbaijan, Paese incredibile

Il paese in questione è l’Azerbaijan, nel cuore del Caucaso Orientale. Visitarlo vuol dire imbattersi in una varietà di paesaggi davvero unici al mondo. Vi basti pensare che solo atterrando qui potrete passare dall’area subtropicale del Mar Caspio, alle aree desertiche del Gobustan, dalle Montagne del Caucaso alle aree umide delle pianure del sud.

Senza dimenticare che questo è anche un luogo di grandi civiltà come i Persiani, gli Arabi, gli Ottomani e i Russi. Come potete immaginare, quindi, sono tantissime le cose da vedere. Noi abbiamo selezionato le migliori in assoluto.

Viaggio in Azerbaijan, cosa vedere

Se volete organizzare un viaggio in Azerbaijan non potete fare a meno di fare un salto nella sua affascinante Capitale: Baku. Tappa fondamentale, poiché è il perfetto punto di partenza per esplorare il Paese, regala meraviglie di varie epoche. Baku è considerata una delle più antiche città del Vicino Oriente e la sua Città Vecchia, dove maestose moschee e minareti sono circondati da antiche mura difensive, è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

Allo stesso tempo, però, Baku è anche una città estremamente moderna. Imperdibili le famosissime Flame Towers, dei grattacieli che sono simbolo del Paese, a l’animato Boulevard lungo il Mar Caspio dal quale scoprire una meravigliosa vista della città.

Baku cosa vedere

Baku al tramonto

Altra tappa imperdibile durante un viaggio in Azerbaijan è il Parco Nazionale del Gobustan. Anch’esso dichiarato Patrimonio UNESCO, nel 1966, è ricco di antichi graffiti e vulcani di fango. Ma non solo. Il sito presenta anche i resti di grotte abitate e sepolture, come un vero e proprio museo a cielo aperto.

Bellissima anche Sheki, una città circondata dalle cime innevate del Grande Caucaso. Vi basti pensare che qui le casette si inerpicano sui sinuosi rilievi. Da non perdere assolutamente sono i suoi shebeke, mosaici di legno e vetro colorato che vengono usati come ornamenti nelle finestre.

Altrettanto straordinari i suoi due Palazzi: quello d’Estate e quello d’Inverno. Il primo si trova all’interno della fortezza e vanta una facciata adornata da piccoli specchi e mosaici. Il secondo, invece, è circondato da un roseto profumato e composto di sei bellissime sale.

Sheki arzebaijan

Città di Sheki

Da vedere anche la Penisola dell’Absheron che si estende nel Mar Caspio. Un territorio prevalentemente arido e desertico dove però in passato si sono stabiliti grandi Imperi. Uno su tutti quello Persiano che ha lasciato il suggestivo Tempio del Fuoco di Ateshgah così chiamato per qui ardeva un fuoco naturale, estintosi nel 1969.

Un fuoco che però è ancora attivo a Yanar Dag, una collina che la sera regala un fascino irresistibile causato dai gas idrocarburi al di sopra della crosta terrestre.

Infine vi consigliamo la Regione di Quba, il luogo perfetto per trovare pace e tranquillità . È considerata la regione più verde di tutta la nazione, grazie ai favolosi boschi di Alti Agac che si sviluppano sulle pendici del Besbarmaq Dag, la Montagna dalle Cinque Dita. L’area, inoltre, è disseminata di piccoli villaggi di montagna arroccati su alture rocciose.

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Un villaggio nella Regione Quba

I nuovi voli per l’Azerbaijan

Dopo lo stop causato dalla pandemia stanno per ripartire, finalmente, i voli Baku-Milano Malpensa di Azerbaijan Airlines. Dal prossimo 21 maggio, la compagnia di bandiera del Paese ricomincerà a volare tra le due città.

I voli saranno operati con i nuovi Airbus A320 con una configurazione di 20 posti VIP class e 126 posti di economica. Saranno operativi con due frequenze settimanali: da Milano a Baku il mercoledì e il sabato alle 11.30 e da Baku- Milano sempre il mercoledì e il sabato ma alle 7.05 del mattino.

Orari che permettono collegamenti in andata e ritorno anche verso varie destinazioni oltre Baku, come ad esempio Tblisi, Dubai, Aktau. E nel corso della stagione estiva 2022 ne verranno aggiunte altre ancora.

Tutti i voli di Azerbaijan Airlines opereranno dal nuovo terminal dedicato di Baku, progettato dall’importante studio Ove Arup & Associates con spazi, comfort e un ambiente straordinario dal punto di vista del design architettonico. La durata del volo è di 4 ore e 40 minuti e il prezzo parte da 256 euro per la sola andata e 480 per un biglietto a/r.

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I vulcani di fango del Parco Nazionale del Gobustan

Le regole di viaggio per l’Azerbaijan

Secondo le regole attuali, è possibile viaggiare per turismo verso l’Azerbaijan. Tuttavia, al fine di contenere la diffusione del Covid-19, le Autorità locali hanno introdotto alcune misure restrittive per i viaggiatori in ingresso nel Paese.

Dal 6 settembre 2021, è stato ripristinato il diritto all’ingresso in Azerbaigian dei cittadini italiani o dei residenti stranieri di lungo periodo in Italia (inclusi gli apolidi). È necessario ottenere un visto di ingresso elettronico tramite il portale che potete trovare cliccando qui.

Prima di imbarcarsi su un volo per l’Azerbaigian, è necessario acquisire un certificato ufficiale di completamento del ciclo vaccinale anti-Covid (il nostro Green Pass).Tale certificato deve essere in corso di validità (non devono quindi essere trascorsi più di sei mesi dalla data di somministrazione della seconda dose o dose unica, mentre per la dose di richiamo al momento c’è una validità illimitata) o la presentazione di un certificato di guarigione da Covid-19 emesso entro sei mesi dall’ingresso nel Paese. Non può entrare, quindi, chi non è vaccinato o guarito (sempre secondo le norme attuali).

Inoltre, non è più previsto l’autoisolamento all’arrivo nel Paese, tuttavia chi presentasse sintomi assimilabili al Covid-19, potrebbe essere condotto in una struttura medica statale per svolgere accertamenti e un periodo di quarantena. Rimosso anche il requisito del possesso di un certificato che comprovi l’effettuazione di un tampone PCR con esito negativo, nelle 72 ore precedenti il volo verso l’Azerbaigian.

Si raccomanda, infine, di verificare scrupolosamente i requisiti sanitari richiesti dalla Compagnia Aerea prescelta per il viaggio (contattando direttamente il servizio di assistenza clienti del vettore aereo), nonché dai Paesi di eventuale transito verso la Repubblica dell’Azerbaigian.

Cosa fare al ritorno in Italia

È possibile viaggiare verso l’Azerbaijan dall’Italia anche per motivi di solo turismo. Tuttavia, al rientro è necessario rispettare alcune regole che potete trovare leggendo questo nostro approfondimento. Norme attualmente in vigore fino al 30 aprile ma con possibilità di proroga.

Yanar Dag arzerbaijan

I fuochi naturali di Yanar Dag

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Perché questa città è stata eletta “destinazione culturale emergente”

Ogni anno, la rete Leading Culture Destinations (LCD) elegge le destinazioni e istituzioni culturali più promettenti, affermate ed emergenti: paragonati agli “Oscar della Cultura” dal New York Times, gli LCD Adwards mirano a premiare la creatività e l’innovazione nel settore.

“Gli LCD Berlin Awards 2021/22 evidenziano i temi della cultura, dell’arte e dei viaggi e presentano esperienze culturali uniche da tutto il mondo. Le destinazioni e istituzioni premiate mostrano quanto sia profonda la simbiosi tra arte, cultura e viaggi“: queste le parole della giuria internazionale.

Per il 2022, sul podio è salita Losanna ricevendo il prestigioso riconoscimento come “Destinazione Culturale Emergente” nel corso della cerimonia conclusiva che si è svolta il 7 aprile a Berlino: nominata insieme a Jakarta e Nantes, la capitale del Vaud si è distinta grazie all’impegno congiunto della Città e di Lausanne Tourisme per lo sviluppo e la promozione di una scena culturale ambiziosa e diversificata, alla vigilia dell’inaugurazione del nuovo quartiere artistico Plateforme 10.

Un ambito premio per la città svizzera

L’importante premio come “Destinazione Culturale Emergente 2021/2022” assegnato dai LCD Berlino, contribuisce a rafforzare l’immagine di Losanna come metropoli europea dell’arte e della cultura innovativa.

Un magnifico riconoscimento dello straordinario lavoro svolto da tutti gli attori culturali della destinazione” ha commentato Michael Kinzer, Capo del Dipartimento della Cultura della
Città di Losanna, e secondo Steeve Pasche, Direttore di Lausanne Tourisme, è “una superba opportunità per l’ufficio del turismo di promuovere l’offerta culturale di Losanna a livello internazionale“.

I vincitori del 2021/22 includono:
Migliore destinazione culturale emergente: Losanna (Svizzera)
• Miglior festival culturale: Serendipity Arts Festival Goa (India)
• Migliore esperienza di museo digitale: Museum of Tomorrow (Rio de Janeiro)
• Migliore istituzione culturale (Nord America): Fotografiska (New York)

Losanna e lo sguardo verso il futuro

Plateforme 10

Nuovo quartiere delle arti Plateforme 10

Città che guarda al futuro, ricca di proposte culturali, dal 18 giugno 2022 Losanna aggiungerà una nuova irresistibile attrazione con l’inaugurazione di Plateforme 10, il quartiere delle arti realizzato su un ex capannone ferroviario.

Accanto all’edificio firmato dallo studio d’architettura dell’italiano Fabrizio Barozzi e dello spagnolo Alberto Veiga, sede dal 2019 del Museo Cantonale di Belle Arti (MCBA), apriranno i battenti il MUDAC (Museo di Arte Contemporanea e Design) e Photo Elysée (nuovo nome del Musée de l’Elysée).

Per festeggiare il completamento dell’attesa opera, i tre musei ospiteranno dal 18 giugno una mostra condivisa ispirata al tema delle ferrovie e declinata in base alle rispettive peculiarità.

Ma non finisce certo qui.

Capitale olimpica e sede permanente del Comitato Olimpico Internazionale dal 1915, Losanna guarda anche al futuro dello sport e lo fa con “Riding the Olympic Wave“, appuntamento culturale che celebra l’inserimento nel programma ufficiale dei GO di Tokyo di sei nuove discipline: basket 3×3, BMX freestyle, surf, arrampicata sportiva, breaking e skateboard.

Presso il Museo Olimpico, tempio dello sport che ripercorre la storia del movimento olimpico, una mostra illustra le caratteristiche degli sport mediante foto, video, oggetti e testimonianze di atleti che per la prima volta li hanno portati alle Olimpiadi di Tokyo.

Infine, Losanna è anche una meta a misura di famiglie da scoprire divertendosi e praticando attività adatte a tutte le età: il lungolago e i molti parchi sono una palestra naturale per passeggiare, fare un giro in bicicletta e familiarizzare con la natura in totale sicurezza lontano dal traffico.

losanna

Cattedrale di Notre Dame di Losanna

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In Italia c’è una “piccola Olanda” a due passi dalla città

Basta un tullipass per iniziare a camminare in quello che è un vero e proprio giardino delle meraviglie. Una piccola Olanda in miniatura che si palesa davanti agli occhi dei visitatori come un caleidoscopio di colori, un parco dalle tinte cangianti e vivaci dove si snodano liberamente oltre 2000mila tulipani.

E non dobbiamo prendere il primo volo aereo per osservare da vicino quest’atmosfera incantata e la grande bellezza che solo i tulipani sanno mettere in scena, perché questo parco delle meraviglie si trova in Italia, a pochi passi dal capoluogo lombardo.

I tulipani delle meraviglie

Ci troviamo a Vimodrome, un comune italiano della regione Lombardia situato ad appena cinque chilometri dal centro cittadino di Milano. È qui che è nato il progetto I tulipani delle meraviglie di Garden Steflor, è qui che si snodano per oltre 13mila metri quadrati più di 50 varietà di fiori che incantano e stupiscono. Che raccontano la grande bellezza messa in scena da Madre Natura.

 

Vimodrone, Tulipani delle Meraviglie

Vimodrone, Tulipani delle Meraviglie

Il tulipano, che da sempre è considerato il fiore della primavera, simboleggia l’amore, come vuole l’antica leggenda persiana secondo la quale il sultano sceglieva la sua sposa proprio con i petali di questo esemplare. E sembra quasi di poterla vivere in prima persona, questa leggenda da Mille e una Notte, diventando i protagonisti di una storia di immensa bellezza che vive ancora oggi.

Ma se è vero che quando parliamo di tulipani siamo abituati a immaginare i campi sterminati che si perdono tra i paesaggi dell’Olanda, è vero anche che non abbiamo più bisogno di recarci in Europa per scoprire e riscoprire la bellezza di questo fiore, per toccarla con mano e per viverla quando la primavera esplode in tutta la sua mera viglia.

A Vimodrome, nello specifico, ci sono i tulipani colorati, circa 50 varietà, ci sono i filari e i colori, è c’è anche un mulino a vento ispirato proprio a quelli olandesi. Ed è qui che l’avventura più bella prende vita, a pochi passi da Milano.

Vimodrone, Tulipani delle Meraviglie

Vimodrone, Tulipani delle Meraviglie

I campi di tulipani in Italia

Vimodrone è una piccola Olanda che ci permette di vivere un’esperienza unica e straordinaria, che incanta grandi e bambini. I tulipani si possono osservare e fotografare, ma anche raccogliere e incartare.

È facile qui, sentirsi come in una fiaba, mentre si passeggia tra gli abba, i tulipani dal colore rosso accesso, e gli albert heijn, gli esemplari che tingono tutto di rosa. Ci sono anche gli american dream e gli Annie Schilder caratterizzati da nuance gialle e arancioni.

A inebriare i sensi, invece, ci pensano gli apricot beauty, una varietà di tulipano dalla colorazione albicocca e da un profumo straordinario che cattura l’olfatto.

Quello di Vimodrone, però, non è l’unico giardino che ricrea la magica atmosfera olandese qui in Italia. Sono sempre di più, infatti, i parchi e i giardini fioriti che si snodano lungo lo stivale e che ci permettono di vivere un’avventura unica.

C’è Tulipania, per esempio, un’esperienza sensoriale a 360 gradi che si ripete ogni anno a Terno d’Isola. Ci sono i tulipani, più di 100mila di Bussolengo, alle porte di Verona. E poi c’è il celebre TuliPark, che si trova a Roma, a Bologna e a Spoleto, che ospita oltre un milione di fiori e che offre ai visitatori un’esperienza u-pick, per raccogliere i tulipani direttamente dal campo e portarli a casa.

Vimodrone, Tulipani delle Meraviglie

Vimodrone, Tulipani delle Meraviglie