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Nel cuore della capitale c’è un fantasma che si aggira in un museo

Situato nel cuore antico e suggestivo della città eterna, c’è un edificio che è impossibile non notare per la sua maestosa eleganza, una dimora che conserva ancora il fascino degli antichi sfarzi mondani dei suoi antichi proprietari. Stiamo parlando del Palazzo Braschi, edificio del rione Parione a Roma, oggi sede delgi Museo di Roma.

Eretto tra Piazza Navona e Corso Vittorio Emanuele II, questo palazzo fu progetto dall’architetto Cosimo Morelli per volere di Papa Pio VI intenzionato a regalarlo a suo nipote, Luigi Braschi Onesti. Ed è proprio alla famiglia Braschi che, questo meraviglioso edificio della capitale, è indissolubilmente legato.

Non solo per le sue origini e la storia legata al pontefice, o alla famiglia nobile che scelse la città eterna come rifugio mondano, ma in particolare alla giovane Costanza che, si dice in giro, vaga ancora nelle stanze del museo.

La storia di Costanza, il fantasma di Palazzo Braschi

Palazzo Braschi conserva una storia antica quanto affascinante, quella della famiglia che qui dimorò. Le cronache del tempo raccontano della giovane donna che sposò Luigi Braschi Onesti, una ragazza colta e raffinata che amava organizzare feste e banchetti all’interno della sua dimora.

I gossip del tempo la dipingono come una donna piena di vita che consumava le sue passioni in numerose relazioni extraconiugali. Altri dettagli della vita di Costanza, che da nubile faceva Falconieri di cognome, sono a noi sconosciuti, così come sono ignoti quelli relativi alla sua morte.

Sono diverse le persone che, in visita a quello che è oggi il Museo di Roma, affermano di averla incontrata tra le stanze meno frequentate dell’edificio. C’è chi dice, invece, di sentire spesso dei rumori di passi o di vedere luci e ombre che si aggirano tra i corridoio. Che sia davvero Costanza che, malinconica, si aggira in quella che un tempo era la sua dimora?

Altri fantasmi a Roma

Costanza Braschi non è l’unico fantasma che si aggira nel cuore della capitale. Ce n’è un altro, forse il più famoso di Roma, che secondo alcuni si palesa in città nella notte tra il 10 e l’11 settembre ogni anno. Stiamo parlando di Beatrice Cenci, una giovane nobildonna romana vissuta in città in epoca rinascimentale.

La sua storia, celebre in tutta il mondo, ha ispirato artisti, poeti e scrittori tra cui anche Guido Reni e Stendhal. Si dice della donna che fosse posta sotto il controllo di un padre violento e autoritario. Nonostante le diverse denunce, nessuno fece nulla per salvarla. Così fu lei stessa, con la complicità dei suoi fratelli e di alcuni conoscenti, a ucciderlo. Beatrice Cenci e gli atri furono processati e condannati a morte l’11 settembre del 1599. Si dice che il fantasma della giovane donna, a ogni anniversario della sua morte, vaga sul ponte di Castel Sant’Angelo con la sua testa in mano.

Sempre nel cuore della città eterna c’è un altro fantasma che sembra essere stato avvistato più volte, stiamo parlando di Giuseppe Balsamo, meglio conosciuto come il Conte di Cagliostro. L’uomo, alchimista, guaritore e truffatore, fu denunciato da sua moglie Lorenza Serafini Feliciani per maltrattamenti e violenze. Cagliostro fu così arrestato e rinchiuso, con la condanna a ergastolo, in una stanza senza porte e finestre dove morì. Chi vive a Roma giura di averlo visto tra le strade del Vicolo delle Grotte, dove un tempo abitava, e udito il grido disperato dell’uomo che invoca sua moglie.

Sempre nel cuore della capitale, e nello specifico a Piazza di Spagna, gli abitanti della città dicono di aver visto più volte, al calar del sole, John Keats e Percy Bysshe Shelley. I due poeti romantici, vissuti all’inizio dell’ottocento, passeggiano a braccetto mentre contemplano le meraviglie della città eterna.

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Borve: il villaggio scozzese dove fuggire da tutto

Nella fiabesca e incantata atmosfera dell’Isola di Lewis, la più grande dell’arcipelago delle Ebridi Esterne in Scozia, a 27 chilometri da Stornoway, l’unica città, esiste un villaggio dove fuggire da tutto e lasciarsi avvolgere dal fascino remoto e selvaggio: Borve, lungo la A857, la strada che collega Stornoway e Ness.

rovine borve

Panorama Borve Sands

Il villaggio scozzese

Il silenzioso e quieto villaggio di Borve si trova sul fiume omonimo attraversato da due ponti adiacenti: il più antico, risalente alla fine del Diciannovesimo secolo, è composto da un unico arco e costruito con macerie di pietra.
Il secondo, invece, è il più moderno ed è stato edificato all’inizio degli anni Novanta.

Il piccolo villaggio è suddiviso in tre zone: Borve, chiamato in passato Fivepenny Borve, High Borve, a nord del fiume, e Melbost Borve.

Da vedere la chiesa “Free Church“, al centro del paese, di recente cornice per lo svolgimento dei tipici matrimoni delle isole Ebridi, e il Memoriale di Guerra, il North Lewis War Memorial, a nord del Community Center, che riporta i nomi degli uomini di Borve, Galson, Shader e Ballantrushal che morirono durante le due guerre mondiali, il disastro dell’Iolaire del 1919 e le guerre boere.

Le vestigia del passato a Borve

rovine borve

Vestigia del passato a Borve

Nelle vicinanze vi sono una serie di resti neolitici tra cui un tumulo funerario e pietre erette.
Una ricca sepoltura vichinga venne portata alla luce nel 1862 in un sito chiamato Ardvouray: la tomba comprendeva, tra le altre cose, anche un paio di spille ovali, un pettine, frammenti di un corno utilizzato per bere, una lancia, un paio di cesoie, una spada da tessitura e una cote.
Oggi i reperti sono custoditi presso il British Museum.

A Melbost Borve rimangono i resti di un cimitero, Cladh Bhrighid, le rovine appena visibili di una piccola cappella, Teampull Bhrighid, e un pozzo, Tobar Bhrighid, tutti dedicati a Santa Brigida.

A nord, invece, spiccano le mura del Dun Bhuirgh, antico forte di epoca pre-norvegese il cui nome deriva dalla parola norrena “borg”, che significa appunto “fortezza”.
Edificate oltre 2000 anni fa, le mura sono ancora ben visibili dal lato verso il mare nonostante la vegetazione abbia ormai in gran parte ricoperto l’interno.

Il breve sentiero escursionistico che conduce al cospetto del forte è ben segnalato con pali di legno e attraversa lo sbocco per Loch an Dùin, un’area di laghi d’acqua dolce, salmastra e marina, canali di marea e isole nonché zona di nidificazione della sterna.

Tutto il fascino selvaggio delle Ebridi

borve

Spiaggia deserta Borve The Spectacular

Visitare le Isole Ebridi è un’esperienza magica, unica, che consente di immergersi in una realtà “altra”, dove la vita scorre lenta e a contatto con la natura, lontana dal clamore e dalla frenesia delle grandi città.

L’aria fresca, il profumo di salsedine e di terra mista a torba, gli orizzonti che si perdono verso le scogliere lambite dall’oceano, regalano l’impagabile sensazione di sentirsi un tutt’uno con l’ambiente circostante: wilderness è la parola d’ordine, dove la natura è regina ed è piacevole concedersi lunghe passeggiate in uno scenario che non si dimentica facilmente.

Terre estreme ma dalla bellezza difficile da descrivere a parole.

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I giardini dell’Eden esistono e si trovano in Italia

Il mondo che abitiamo non smette mai di stupirci perché è pieno di meraviglie che incantano, stupiscono e inebriano i sensi come il giardino botanico André Heller, paragonabile per bellezza e sontuosità solo a quello dell’Eden.

Ci troviamo a Gardone Riviera, in provincia di Brescia, nella splendida cornice del lago di Garda. È qui che un terreno ospitante specie botaniche provenienti da tutto il mondo si snoda per oltre 10000 metri quadrati. Una collezione ricchissima che trasforma questo giardino in un microcosmo prezioso tutto da scoprire.

Il complesso ecologico che si incastona perfettamente nella natura del territorio e la presenza di una raccolta eccezionale rende questo luogo un unicum in Italia.

Giardino botanico André Heller

Giardino botanico André Heller

Il giardino botanico André Heller

È un giro nel mondo fuori dall’ordinario quello che si può fare all’interno del giardino botanico André Heller attraverso l’osservazione delle specie botaniche presenti, provenienti da ogni parte del globo, dalle Alpi all’Himalaya, dal Mato Grosso alla Nuova Zelanda, passando per il Giappone, l’Australia, il Canada e l’Africa.

A rendere ancora più straordinario questo luogo nella sua totalità è il fatto che ogni specie presente è sapientemente collocata nel suo ambiente naturale. Il risultato è un giardino delle meraviglie che si snoda in diverse sezioni che però risultato continuative e perfettamente comunicanti tra di loro.

È possibile camminare tra ruscelli e cascate, ammirare laghetti e stagni, e poi ancora piccole colline in pietra e muri ricoperti da edere. La natura, che regna incontrastata, fa da cornice alle strutture artificiali create all’interno del giardino: sculture straordinarie e scenografie suggestive ricreano un eden sontuoso che incanta.

Quello di André Heller è un vero e proprio universo a sé che coniuga perfettamente natura e arte, dove convive armoniosamente la presenza dell’uomo e quella di tutte le creature viventi che lo popolano.

Giardino botanico André Heller

Giardino botanico André Heller

C’era una volta un giardino

La nascita di questo piccolo paradiso terrestre, che mette in scena uno spettacolo straordinario, è da attribuirsi ad Arturo Hruska, medico dentista di origine cecoslovacca, nonché naturalista e botanico. Quando dall’Austria l’uomo si trasferì a a Gardone Riviera rimase estasiato dalla bellezza del lago e dallo scenario che si manifestò davanti ai suoi occhi.

Così nel 1901 scelse di acquistare un terreno terrazzato sul versante del Monte Lavinio per creare il suo vigneto. Ma ben presto quella terra si trasformò in un giardino botanico incastonato nella magica cornice del Lago di Garda e della sua vegetazione lussureggiante.

Dal 1989, il giardino botanico di Gardone Riviera è passato nelle mani di del poeta e artista austriaco André Heller che oggi ne è custode. Sotto la sua gestione il terreno si è trasformato in un complesso ecologico e artistico che ospita oltre 3000 piante proveniente da tutto il mondo e moltissime opere d’arte di artisti di fama internazionale.

Il risultato, oggi, è quello di monumento paesaggistico e naturalistico dove l’opera dell’uomo si integra perfettamente con le meraviglie che appartengono alla terra.

Il Giardino botanico André Heller, situato proprio nel cuore di Gardone Riviera, è aperto tutti i giorni da marzo a ottobre, dalle ore 9 alle ore 19.

Giardino botanico André Heller

Giardino botanico André Heller

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Green Pass, aerei e hotel: tutte le novità

Manca poco al 1° aprile, data in cui, dopo due anni di pandemia, cesserà finalmente lo stato di emergenza. Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge con le misure per tornare gradualmente alla normalità. Il testo finale non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, tuttavia ci sono già date e norme precise che accompagneranno l’Italia verso un’estate – si spera – più serena. Ci sarà un graduale allentamento delle restrizioni, che prevede per prima cosa la fine dell’obbligo di Green Pass all’aperto e per accedere a hotel e ad altre strutture ricettive. Vediamo, nello specifico, cosa cambia.

Green Pass: dove non sarà più richiesto

Dal 1° aprile non sarà più richiesto nessun tipo di Green Pass, quindi né certificato base né rafforzato, per consumare pasti o bevande seduti a un tavolo all’aperto, così come per le attività sportive, sempre all’aperto. Non servirà la certificazione verde nemmeno per accedere a negozi e attività commerciali, musei, mostre e altri luoghi della cultura. L’obbligo decade anche sui mezzi di trasporto pubblico locale, come metropolitane, autobus o tram, dove però continuerà a essere obbligatoria la mascherina Ffp2.

Infine, non sarà più necessario essere in possesso di Super Green Pass per soggiornare in hotel o altre strutture ricettive. Solo chi vi alloggia, però, potrà utilizzare il ristorante senza certificato verde. L’archiviazione del certificato verde è prevista anche per centri termali, parchi tematici e di divertimento, impianti di risalita.

Bisognerà, invece, continuare ad indossare la mascherina al chiuso almeno fino al 30 aprile, con obbligo di Ffp2 su tutti i mezzi di trasporto pubblico (aerei, treni, autobus, tram, metropolitane), così come in cinema, teatri, sale da concerto, stadi, palazzetti dello sport e discoteche (ad eccezione del momento del ballo). Le mascherine non dovrebbero più essere obbligatorie a partire dal 1° giugno 2022.

Dove e fino a quando servirà ancora il Green Pass

Dal 1° al 30 aprile sarà sufficiente il Green Pass base per i trasporti a lunga percorrenza, ossia aerei, navi, treni Alta velocità e intercity, e autobus di linea. Per Green Pass base, si intende la Certificazione verde Covid-19 per vaccinazione, guarigione, test antigenico rapido o molecolare con risultato negativo.

Il Super Green Pass resterà invece obbligatorio, fino al 30 aprile, solo al chiuso, per ristoranti, centri benessere, sale gioco, discoteche, cinema, teatri, sale concerto, piscine, palestre congressi, convegni. Servirà il certificato verde rafforzato anche per feste, battesimi, comunioni e matrimoni. È però prevista un’eccezione per i turisti stranieri nei ristoranti al chiuso già dal 1° aprile: per costoro sarà sufficiente solo la certificazione base.

Il vero ritorno alla normalità è previsto, tuttavia, dal primo maggio, quando si dovrebbe salutare il Green Pass anche al chiuso. L’obbligo del certificato rafforzato dovrebbe restare fino al 31 dicembre solo per le visite nelle Rsa e nei reparti di degenza degli ospedali. Intanto, la possibilità di ricorrere allo smart working (magari dall’ufficio dei sogni) nel settore privato, senza l’accordo individuale tra datore e lavoratore, e quindi ancora con un regime semplificato, è stata prorogata dal 31 marzo al 30 giugno 2022, così come lo svolgimento del lavoro agile per i lavoratori fragili.

Intanto, mentre i Paesi di tutto il mondo si apprestano a eliminare quasi del tutto le limitazioni di viaggio legate al Covid, il Consiglio dell’Unione europea ha approvato la proroga del Digital Covid Certificate europeo per un altro anno, vale a dire fino a giugno 2023.

 

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Il bilancio del turismo post pandemia, tra timori e traguardi

Non è un periodo felice per il turismo. Già messo a dura prova dalla pandemia, il settore deve ora fare i conti con le conseguenze del conflitto russo-ucraino. Pesa quindi – ancora – l’incertezza degli spostamenti, con un calo medio delle prenotazioni nel primo trimestre 2022, del -53% rispetto al 2019.

A scattare una fotografia della situazione del comparto turistico sono le Associazioni del Turismo Organizzato ASTOI Confindustria Viaggi, AIDIT-Federturismo Confindustria, Assoviaggi-Confesercenti, Fiavet Confcommercio e Maavi-Conflavoro PMI, in occasione della 25° edizione della BMT presso la Mostra d’Oltremare a Napoli.

Turismo: i traguardi raggiunti

Nonostante la dura e lunga crisi del settore turistico, sono per fortuna molti i i traguardi raggiunti, per la sopravvivenza del comparto, grazie alla collaborazione tra le associazioni e al lavoro comune di interfaccia con il Governo

Tanto per cominciare, il decreto Milleproroghe 2022, entrato in vigore lo scorso 1° marzo, ha allungato a 30 mesi il periodo di validità dei voucher emessi per viaggi, pacchetti turistici, gite scolastiche, non fruiti a causa della pandemia da Covid-19.

Tra gli obiettivi portati a segno, ci sono inoltre:

  • il fondo per Tour Operator e Agenzie di Viaggio pari a 625 milioni per i danni subiti nel 2020;
  • i Tax credit affitti;
  • l’introduzione e la proroga della cassa Covid e semplificazioni per l’accesso retroattivo agli ammortizzatori ordinari del primo trimestre 2022 per un totale di 95 settimane dall’inizio della crisi;
  • l’istituzione dei Corridoi Turistici Covid free per 6 destinazioni (settembre 2021), proroga e loro ampliamento per 12 mete totali (gennaio 2022) ed eliminazione del divieto sui viaggi extra UE (febbraio 2022).

L’impatto della crisi e del conflitto sul settore

La ripartenza del settore era stata avviata con l’ordinanza del Ministero della Salute che finalmente autorizzava gli spostamenti per turismo in qualsiasi parte del mondo. Tuttavia, in contemporanea si è innescato il conflitto tra Russia e Ucraina, che ha generato, da un lato un’instabilità geopolitica, e dall’altro una significativa diminuzione del potere d’acquisto degli italiani, costretti a fronteggiare significativi aumenti del costo di beni e servizi.

Sul fronte incoming, nel 2019 gli arrivi dalla Russia erano pari a circa 1,8 milioni di persone. Ma i turisti russi non saranno i soli a non visitare il nostro Paese. Diminuiscono, infatti, anche i visitatori americani, che nel 2019 avevano fatto registrare oltre 6 milioni di arrivi, con oltre 16 milioni di pernottamenti. I dati Banca d’Italia-Eurosistema indicano nel 2021 ancora -50% sulla spesa complessiva dei turisti stranieri in Italia e, con lo scenario di incertezza internazionale in atto, si attende un ulteriore decremento per il 2022.

Proprio per questo, le Associazioni del Turismo Organizzato ritengono che, “in vista della Pasqua, l’allentamento delle restrizioni deciso dal Governo, al fine di agevolare l’incoming, avrebbe potuto essere più coraggioso per consentire ai turisti di prenotare serenamente le proprie vacanze in Italia, prendendo come esempio la Francia ed altri Paesi dove tutte le limitazioni sono già state tolte”.

Per quanto riguarda l’outgoing, dopo i primi positivi segnali di ripresa, si sta assistendo ad un raffreddamento delle prenotazioni dei viaggi internazionali, dovuto al clima di timore e di incertezza generato dal conflitto bellico. Stando ai dati ASTOI Confindustria Viaggi, l’andamento delle prenotazioni relativo ai primi trimestri del 2021 e 2022 rispetto al 2019 evidenzia un calo medio rispettivamente del 95% nel 2021 e del 53% nel 2022.

Le richieste al Governo

Le Associazioni del Turismo Organizzato chiedono che il Governo, in considerazione della scarsità delle risorse disponibili e a fronte dei gravissimi problemi evidenziati, provveda, quanto prima, a deliberare un nuovo scostamento di bilancio per mettere a disposizione del settore sostegni adeguati.

Per sostenere la domanda sarebbe, inoltre, importante attivare un meccanismo di detraibilità fiscale delle spese per vacanza – sul modello di quelle sanitarie – sostenute dai consumatori per l’acquisto di pacchetti o servizi turistici presso Agenzie Viaggi /Tour Operator, prevedendo un triennio di sperimentazione.

“L’impatto sul comparto è stato importante e continuerà purtroppo ad esserlo anche quest’anno. Le conseguenze per imprese e addetti, senza ulteriori sostegni, saranno gravi ed irreversibili. Auspichiamo, pertanto, che il Governo intervenga subito tenendo seriamente conto di tutti i fattori che stanno determinando un inaspettato prolungamento della crisi con effetti devastanti sul settore, minando radicalmente la ripresa prevista nel 2022”, il commento del Presidente di ASTOI Confindustria Viaggi, Pier Ezhaya.

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Il borgo dei fiori torna a incantare: succede in Italia

A pochi chilometri da Foligno, incastonato come un tesoro prezioso tra le valli sinuose dell’Umbria, troviamo un luogo di incredibile bellezza capace di inebriare e travolgere i sensi. Si tratta di Spello, il borgo dei fiori annoverato già tra i più belli d’Italia. Ci siete mai stati?

Spello è piccolo borgo umbro, che sorge ai piedi del Monte Subasio, e che conserva origini antichissime. La sua bellezza è riconosciuta da tempi immemori, l’Imperatore Augusto, infatti, lo aveva ribattezzato la Splendidissima Colonia Julia. Ieri come oggi, questo piccolo territorio, ci regala un paesaggio meraviglioso, inedito e straordinario.

Scorci pittoreschi e ritmi lenti scanditi da nuove regale caratterizzano in maniera univoca il borgo. Ma sono i fiori, colorati e profumati, a stordire i sensi e a incantare, attirando così numerosi viaggiatori da tutto il mondo.

Spello, il borgo dei fiori

Spello: il borgo dei fiori

Inserito già nella lista dei borghi più belli d’Italia, Spello è riconosciuto all’unanimità come il villaggio dei fiori. Un soprannome, questo, che non è dato di certo a caso. Passeggiando per le viuzze di questo luogo, infatti, si attraversa un’atmosfera magica e quasi fiabesca, un paesaggio scandito dalla presenza di fiori che spuntano dai vasi in terracotta, che arricchiscono i lati delle strade e che decorano porte, finestre e balconi.

Tutti gli spazi urbani, nel periodo che va da maggio ad agosto, vengono sapientemente addobbati con fiori ed erbacee di ogni genere che trasformano il borgo in uno spettacolo incantato. Tutto merito della manifestazione Finestre, Balconi e Vicoli fioriti che invita i cittadini del borgo a cimentarsi in una competizione gentile a suon di fiori e colori.

La manifestazione, che si ripete ogni anno da oltre una decade, ha l’obiettivo di valorizzare l’ambiente e il legame che esiste tra storia, natura e territorio. Ma questa storia d’amore tra il borgo e i fiori non si limita solo alla competizione in questione, perché annualmente Spello ospita anche la meravigliosa Infiorata.

Spello, il borgo dei fiori

Spello, il borgo dei fiori

Dalle vie fiorite alle Infiorate

Nel mese di Giugno sulle strette viuzze di Spello si accendono i riflettori: si tratte delle artistiche infiorate del Corpus Domini. Per questa occasione, gli infioratori del paese lavorano tutto l’anno per creare spettacoli visivi di immensa meraviglia.

Ecco che Spello si trasforma in un dipinto, viene ricoperta totalmente di tappeti e quadri che colorano e improfumano le vie del centro storico snodandosi in oltre 1500 metri. Questi capolavori d’arte sono un omaggio alla festa religiosa del Corpus Domini che viene celebrata proprio attraverso la realizzazione floreale di scene della natività o la riproduzione di opere famose.

L’usanza di utilizzare i fiori per adornare le strade che ospitano le processioni religiose è in realtà molto antica, ma è solo nel XX secolo che questa tradizione si è trasformata, grazie a questa sublime forma d’arte, nella manifestazione annuale delle Infiorate.

I fiori, lo abbiamo detto, sono i protagonisti assoluti di questo borgo umbro e rappresentano, in qualche modo, anche la sua identità. Ma sono anche la cornice straordinaria e magica di un paese tutto da scoprire, quello fatto di chiese millenarie, di monumenti iconici e medievali e di palazzi secolari che conservano la storia di uno dei borghi più belli d’Italia.

Infiorata di Spello

Infiorata di Spello

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Scoperto a Notre-Dame un misterioso sarcofago

Proseguono i lavori di ristrutturazione di Notre-Dame, la maestosa cattedrale metropolitana di Parigi, dopo l’incendio del 2019. Oltre al suo immenso patrimonio fatto di tantissimi tesori di storia e d’arte, a quanto pare ci sono meraviglie ancora sconosciute, come il misterioso sarcofago recentemente scoperto.

Notre-Dame, dall’incendio alla scoperta

Era il 15 aprile del 2019 e tutto il mondo guardava incredulo le immagini dell‘incendio di Notre-Dame, una delle più belle cattedrali del mondo. Costruita a partire dal 1160, a causa del fuoco aveva visto collassare le guglie del suo tetto.

Ma nel posizionare le impalcature nella navata, sono stati scoperti un sarcofago in piombo perfettamente conservato -probabilmente del XIV secolo, – e diversi luoghi di sepoltura sotto il pavimento, assieme a delle sculture. Meraviglie rinvenute sotto il livello del transetto della cattedrale, parzialmente distrutto dall’incendio dell’aprile 2019.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Ad annunciarlo è stato il ministero della Cultura che ha dichiarato che le vestigia ritrovate sono “di notevole qualità scientifica”. Fra le sepolture rinvenute, “è stato estratto un sarcofago antropomorfo in piombo, integralmente conservato“.

Potrebbe trattarsi, aggiunge, di quello “di un alto dignitario, probabilmente risalente al XIV secolo”. L’operazione di estrazione delle sepolture ha messo anche in evidenza, immediatamente al di sotto del livello di pavimentazione attuale della cattedrale, “l’esistenza di una fossa nella quale sono stati depositati elementi scolpiti policromi identificati come appartenenti alla cosiddetta “jubé“, la tribuna su archi costruita attraverso la navata principale delle chiese per isolare il coro. Un ambiente, quindi, riservato ai monaci o ai canonici.

Durante i lavori condotto della metà del XIX secolo, Viollet-le-Duc, che ideò la guglia, aveva ritrovato altri frammenti della “jubé” che oggi sono esposti al museo del Louvre.

Siamo stati in grado di inviare una piccola fotocamera all’interno che mostrava resti di stoffa, materia organica come capelli, ma anche resti di piante. Il fatto che questi resti siano lì indica che il contenuto è stato preservato nel migliore dei modi”, ha affermato Christophe Besnier dell’Istituto Archeologico Nazionale francese.

Quando riapre Notre-Dame

Stando a quanto dichiarato dalla ministra francese della cultura Roselyne Bachelot e il presidente Emmanuel Macron, Notre-Dame riaprirà nel 2024. All’epoca dei fatti, Macron aveva invocato la ricostruzione del monumento gotico – tra i simboli della Francia, ma anche dell’Europa intera – in tempo per le Olimpiadi di Parigi 2024.

Anche il generale Jean-Louis Georgelin, che segue il cantiere per conto di Macron, ha garantito che Notre-Dame potrà riaprire nel 2024. Una celebrazione liturgica di ringraziamento è già fissata per il 16 aprile, anche se i lavori non dovessero essere del tutto conclusi per quella giornata.

In attesa della sua riapertura, la cattedrale si arricchisce grazie anche a queste significative scoperte, che rendono la storia di questa meraviglia parigina ancor più importante.

I ritrovamenti avvenuti aiuteranno gli archeologi a comprendere meglio le pratiche funebri che avvenivano durante il Medioevo francese. Ma la verità è che non c’è tempo da perdere: il ministro della cultura, Roselyne Bachelot-Narquin, ha fatto sapere che gli studiosi potranno condurre ulteriori ricerche nell’area degli scavi fino al 25 marzo, con lo scopo anche di sfruttarne al massimo le sue potenzialità.

sarcofago notre dame

Il ritrovamento del sarcofago

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Sembra una fiaba: la neve rossa è un incanto

In questi giorni non si parla d’altro che della neve rossa che ha colorato, come d’incanto, le nostre catene montuose. Ma non si tratta di una magnifica opera temporanea di land art, né tanto meno di una set di un film girato nel continente. È la natura che, ancora una volta, ci restituisce le più belle visioni di sempre e ci spinge, ancora una volta, a esplorare il mondo che abitiamo, perché questo è un luogo straordinario.

Ogni stagione che ci prepariamo ad accogliere, o a salutare, porta con sé una serie di fenomeni meravigliosi che portano la firma di Madre Natura. Dalla neve, bianca e candida che avvolge gli edifici, le strade e le intere città, alla primavera che, con il suo risveglio, ci catapulta direttamente nel mondo dei balocchi.

Ma c’è qualcosa che, probabilmente, in molti non avevano mai visto perché forse non ne erano neanche a conoscenza. Stiamo parlando di un particolare fenomeno che tinge la neve di rosso che, a sua volta, colora tutto intorno, come per magia.

Come in un film: quando la neve si colora di rosso

Capita, durante i viaggi che organizziamo, di ritrovarsi davanti a quelli che sembrano essere dei veri e propri caleidoscopi di colore. Sorgenti d’acqua calda che prendono in prestito i colori dall’arcobaleno, deserti aridi che si trasformano in tappeti di fiori e poi, ancora, laghi salati che si trasformano in dipinti che fanno sognare.

Così succede anche alla neve che, lascia da parte il suo candido colore bianco per tingersi di diverse sfumature di rosso. Un fenomeno che è possibile ammirare in alta montagna e nelle regioni polari. Ma da cosa è dovuto?

A prima vista sembrerebbe quasi scontato pensare a una colorazione artificiale fatta da qualcuno per creare un suggestivo spettacolo per chi guarda. E invece, come vi abbiamo anticipato, si tratta di un fenomeno del tutto naturale che può verificarsi per due motivi.

La neve rossa, infatti, può verificarsi a causa della presenza di organismi unicellulari del genere Chlamydomonas, appartenenti alla categoria delle alghe verdi. Questi organismi hanno una particolarità: sono ricchi di carotenoidi, tra cui l’astasantina, che gli permette di proteggersi dai raggi ultravioletti, ma che crea anche questa inedita e particolare tinta di rosso, che può essere più chiara o più scura in base alla quantità di alghe presenti.

Gli organismi che proliferarono sotto gli strati di neve, iniziano a sporificare e quando la neve si discioglie questi appaiono in superficie. È quello il momento in cui si verifica questo straordinario e inedito cambio colore della neve che prende anche il nome di watermelon snow o blood snow.

Tuttavia c’è anche un altro fenomeno che tinge la neve, e che ci riguarda più da vicino. A volte, infatti, la neve rossa non è dovuta alle spore dell’alga, ma al deposito della sabbia del deserto. Questa viene trasportata dal vento sui territori di alta montagna e qui si ferma, fino a creare degli scenari surreali e quasi fantascientifici.

Neve rossa in Italia: quando e dove

La neve che cambia colore per la presenza della sabbia del deserto trasportata dai venti è un fenomeno che ci riguarda da vicino. A causa dei forti venti di Scirocco, i granelli del deserto del Sahara viaggiano fino a noi creando uno spettacolo insolito e affascinante.

Le montagne dei Pirenei e quelle delle Alpi occidentali, nei scorsi giorni, si sono colorate di un rosso più o meno intenso, creando dei paesaggi quasi alieni, ma estremamente successivi. Anche le Dolomiti e la meravigliosa Sierra Nevada sono diventate le protagoniste di questo show. Ma non è finita perché, secondo gli esperti, la neve rossa potrebbe intensificarsi nei prossimi giorni.

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Le location de “Il Re”, fra i primi prison drama italiani

Da Prison Break a Orange is the new black, sono molte le serie tv d’oltreoceano che parlano della vita nel carcere. Ma di prison drama italiani ce ne sono davvero pochissimi, quindi la novità di Luca Zingaretti ha subito conquistato il pubblico. Dopo aver lasciato i panni de Il Commissario Montalbano, l’attore ha indossato quelli di Bruno Testori, protagonista della fiction Il Re. Le riprese sono state girate, per la maggior parte, all’interno di un penitenziario. Scopriamo quali sono le location.

Torino, il carcere in cui è stato girato Il Re

La serie tv targata Sky è una grande novità in Italia: ci porta direttamente dietro le sbarre, alla scoperta di un mondo di cui si sente parlare ancora troppo poco. Bruno, interpretato da Luca Zingaretti, è il direttore del carcere di San Michele, un penitenziario di frontiera, all’interno del quale detta praticamente legge – almeno fin quando non accadranno alcuni eventi che rischieranno di “spodestarlo”. È facile intuire dunque che molte delle scene sono state girate in una struttura che, quantomeno, ricordi molto da vicino una prigione.

Ebbene, questa struttura si trova a Torino ed è proprio un carcere – o meglio, lo è stato per lunghissimo tempo. Si tratta del complesso carcerario Le Nuove, situato nel quartiere Cenisia lungo uno dei corsi principali che attraversano il centro storico. La sua è una storia lunga e travagliata: edificato nella seconda metà dell’800, durante il regno di Vittorio Emanuele II, aveva come obiettivo quello di raccogliere in un unico edificio tutti i prigionieri fino a quel momento sparsi in vari luoghi di reclusione in tutta la città.

Nel periodo più buio del secolo scorso, tra fascismo e nazismo, Le Nuove hanno ospitato dissidenti politici e, purtroppo, moltissime persone deportate, condannate a morte e torturate. Attraversando il resto del ‘900 pressoché indenne, seppur con molte trasformazioni, il carcere è stato dismesso solo nel 2003, quando è stato sostituito definitivamente dal nuovo complesso situato in un quartiere più periferico della città. Sottoposto ad una lunga operazione di restauro, oggi è sede di diverse iniziative culturali e, in una sua ala, ospita un interessante percorso museale che si snoda tra diverse celle.

Le location della serie tv Il Re

Il complesso carcerario Le Nuove e i suoi esterni sono dunque una delle location più importanti della fiction con Luca Zingaretti. Qui, la scorsa estate, sono state girate moltissime riprese e i lavori sono andati avanti per circa un mese, inevitabilmente sotto l’occhio attento dei più curiosi. Ma ci sono tanti altri luoghi che hanno fatto da sfondo alle scene de Il Re, in onda su Sky a partire dal 18 marzo 2022.

Oltre ad alcune splendide vedute di Torino, tra i set principali non possiamo fare a meno di citare Trieste, cui abbiamo dedicato un approfondimento. È questa la “città di frontiera” in cui si troverebbe il carcere di San Michele, e che possiamo ammirare in una veste totalmente inedita nella nuova serie tv. E ancora, ci sono riprese ambientate anche a Roma e a Civitavecchia, dove si trova un’altra vecchia prigione che la produzione ha utilizzato per girare diverse scene.

Location Il Re

Torino

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Nuove rotte easyJet, per un’estate da sogno

Sarà un’estate incredibile, all’insegna del divertimento e dell’avventura: gli ultimi due anni sono stati particolarmente difficili per il turismo, ma ora sembra davvero giunto il momento di tornare a viaggiare. E easyJet vuole ripartire alla grande, aggiungendo ben 10 nuovi collegamenti dall’Italia, verso tante splendide mete estive. Scopriamo quali sono.

easyJet, le nuove rotte per l’estate

La compagnia aerea low cost, pronta a rilanciarsi nel turismo estivo dopo due anni di stop, ha già annunciato molte interessanti novità per il suo network europeo. E alcune riguardano proprio i viaggiatori italiani: sono infatti addirittura 10 le nuove rotte che collegano il nostro Paese ad alcune delle più suggestive (e ricercate) destinazioni in tutta Europa. E ci sono anche due new entry, finora mai toccate da easyJet. La prima è Lampedusa, che dal 29 giugno sarà collegata a Napoli da un volo settimanale e dal 1° luglio a Milano Malpensa da tre voli settimanali.

La seconda è invece la bellissima isola greca di Skiathos: a partire dal 27 giugno, vi saranno ben quattro partenze settimanali da Milano Malpensa e altre tre dallo scalo partenopeo. E a proposito di Grecia, i turisti in partenza dall’aeroporto Marco Polo di Venezia potranno tornare a visitare la splendida isola di Corfù grazie ai due voli settimanali che debutteranno anch’essi il prossimo 27 giugno. Infine, tra le nuove mete balneari raggiungibili dall’Italia si aggiunge anche la movimentata Palma de Mallorca. Il 28 marzo prenderà infatti il via la rotta quotidiana (ad esclusione della domenica) che collegherà l’aeroporto di Milano Linate alle Baleari.

Ma l’estate non è sinonimo solamente di mare: sono moltissimi i turisti che approfittano delle incantevoli giornate di sole e del clima bollente per visitare alcune splendide città d’arte, mischiandosi tra la folla e respirando l’atmosfera di Paesi diversi. Per tutti questi viaggiatori, easyJet ha pensato ad alcune rotte interessanti. Da giugno saranno infatti disponibili nuovi collegamenti tra Napoli e lo scalo di Parigi Charles de Gaulle e tra Alghero e Nizza. Mentre chi vorrà raggiungere Amsterdam potrà farlo partendo sia da Pisa che da Brindisi.

Le rotte easyJet riconfermate per il 2022

Naturalmente, le novità dell’estate sono solo parte del grande progetto easyJet per tornare a pieno ritmo su tutto il network europeo. La compagnia aerea sta infatti lavorando per ripristinare alcune delle sue rotte più importanti sul territorio italiano, proprio in vista della stagione calda (e dei tantissimi turisti che hanno finalmente voglia di ripartire). Una è quella che collega Venezia Marco Polo alla splendida Cefalonia, una delle mete balneari più amate dai nostri viaggiatori. A partire dal prossimo 27 giugno, saranno operativi due voli a settimana.

Sempre in tema grandi città europee, invece, presto sarà il turno anche di due altri collegamenti che in passato avevano raccolto grandi consensi. Si tratta della rotta Lamezia-Berlino, che porta alla scoperta della meravigliosa capitale tedesca, e di quella Cagliari-Basilea, che collega la nostra splendida Sardegna alla piccola città-gioiello svizzera. Entrambe le due rotte ripartiranno dal prossimo mese di giugno, per inaugurare al meglio una nuova estate che si avvicina.

“Con l’annuncio di oggi, arrivano a 17 le nuove rotte che easyJet opererà nell’estate 2022 da e per l’Italia, portando il totale a quasi 220 rotte” – ha spiegato Lorenzo Lagorio, Country Manager easyJet Italia – “È un’ottima notizia per gli italiani che avranno ancora più scelta nella pianificazione delle vacanze estive, ma anche per il nostro Paese, considerato che i nuovi collegamenti contribuiranno alla ripresa del nostro settore turistico.