Categorie
città Curiosità location serie tv New York Nord America Viaggi

Le location della serie Tv “The Gilded Age”

Dallo stesso ideatore di “Downton Abbey”, Julian Fellowes, è nato il period drama “The Gilded Age” trasmesso su Sky Serie e su Now. Racconta, però, una storia americana, in un periodo di grandi cambiamenti a livello economico, sociale e produttivo ma anche di crescente conflittualità tra vecchi e nuovi ricchi, all’alba della modernità.

La serie è ambientata in una New York del XIX secolo e in alcune location rimaste ancora tali e quali, come Newport, nel Rhode Island, Troy, nello Stato di New York, e nell’iconica Long Island.

Le location di “The Gilded Age”

Attenzione, spolier – Proprio nel Rhode Island, infatti, sono state individuate alcune proprietà che rappresentavano al meglio il periodo storico e l’ambiente in cui si svolgono gli episodi di “The Gilded Age”. Vere e proprie mansion, ricche e opulente, come quella chiamata The Breakers, con la sua sontuosa sala da ballo e sala da biliardo e le pareti di platino che sono state usate per la casa dei Russell.

Lo sviluppo dell’industria e del trasporto diede vita a una nuova classe di benestanti che portavano i nomi di Vanderbilt, Morgan, Ford, Carnegie e Rockefeller, solo per citarne alcuni. In quegli anni, tra il 1870 e il 1910, si riusciva a fare fortuna molto velocemente e a spendere e spandere conducendo uno stile di vita sontuoso, emulando quello dell’aristocrazia europea.

Altre splendide e famose dimore di Newport dove sono state girate delle scene sono Rosecliff, la cui architettura è ispirata al Grand Trianon di Versailles e che oggi è una casa-museo; Chateau-sur-Mer, una delle case più antiche e più grandi della città che si trova sulla via principale, Bellevue Avenue, anch’essa in realtà un museo; Marble House, il cui portico ricorda quello della Casa Bianca, apparteneva al miliardario filantropo William Kissam Vanderbilt; The Elms, una copia del castello francese Château d’Asnières ad Asnières-sur-Seine, nell’Alta Senna, e infine Hunter House, la meno sontuosa di tutte, almeno all’apparenza, anche se all’interno nasconde affreschi e decorazioni come capitelli, camini e scalinate.

La stanza da letto di George Russell nella spettacolare mansion sulla Fifth Avenue altro non è che quella vera di Consuelo Vanderbilt, l’unica figlia femmina del celebre milionario, a Marble House. La sala da biliardo a The Breakers è quella dove Russell confabula con Patrick Morris nel secondo episodio. E nella sala della musica, sempre di The Breakers, sono state girate le scene della sala da ballo dei Russell.

La cucina di The Elms è spesso inquadrata ed è quella dei Russell, dove lavora il loro chef francese. La camera da letto color zucca del Chateau-sur-Mer è servita come appartamento di Oscar van Rhijn, figlio di Agnes (l’attore Blake Ritson).

Queste ville fanno tutte parte del circuito di dimore storiche chiamato Newport Mansions, che ha permesso di ambientare le scene senza dover apportare alcuna modifica agli interni che già erano perfetti così com’erano. Non appena è uscita la serie negli Stati Uniti è stato creato appositamente un percorso intitolato “The Gilded Age”, proprio per visitare i set dove è stata girata la serie con delle pratiche audioguide.

La trama di “The Gilded Age”

Dopo la morte del padre, Marian Brook (l’attrice Louisa Jacobson Gummer) accompagnata dalla fidata Peggy Scott, un’aspirante scrittrice alla ricerca di un nuovo inizio, si trasferisce dalla Pennsylvania a New York. A ospitarla sono le sue ricche e aristocratiche zie, Agnes van Rhijn (Christine Baranski) e Ada Brook (Cynthia Nixon, la Miranda di “Sex & the City” e del sequel “And Just Like That“). Tuttavia, ben presto Marian si trova coinvolta in una guerra tra una delle zie, l’incarnazione vivente della tradizione, e i suoi ricchissimi vicini, un magnate dell’industria ferroviaria e l’ambiziosa moglie, George e Bertha Russell.

Una curiosità: il termine “Gilded Age” fu coniato dallo scrittore americano Mark Twain e si riferisce a quel sottile alone di benessere che in realtà nascondeva una realtà molto meno attraente.

The_Elms__Rhode_Island

La mansion The Elms nel Rhode Island

Categorie
giardini Notizie Viaggi

È in Italia il giardino più romantico del mondo

Dichiarato Monumento naturale dalla Regione Lazio nel 2000, il giardino di Ninfa è stato eletto dal New York Times il più “bello e romantico al mondo”. Sono migliaia i visitatori che vengono in questo luogo, Cisterna di Latina, al confine tra Norma e lo splendido borgo di Sermoneta, per ammirare i nove ettari di incanto in cui si estendono i giardini.

Scorci di incredibile e inedita bellezza si susseguono passo dopo passo, mentre piante provenienti da tutto il modo, adagiate sulle antiche rovine di una città medievale, accolgono i visitatori. Lo scrosciare dei corsi d’acqua cristallina è come una musica soave che accompagna le persone durante la passeggiata.

Ogni angolo, ogni scorcio e ogni prospettiva regalano un po’ di magia. Merito del bosco e della sorgente di bambù, del viale delle lavande e dei ciliegi giapponesi, del cedro del Marocco e delle magnolie orientali incastonate tra le rovine di una civiltà perduta, ma mai dimenticata.

La storia del Giardino di Ninfa

Il Giardino di Ninfa sorge nell’area della scomparsa cittadina medievale di Ninfa. I primi abitanti di questo luogo sorto lungo il fiume Ninfa arrivarono nell’VIII secolo. Fu nel XVI secolo, però, che il cardinale Nicolò III Caetani, amante della botanica, volle creare a Ninfa un “giardino delle delizie “, facendo realizzare, accanto a una rocca di origine rocca medievale un giardino delimitato dalle mura, coltivandovi pregiate varietà di agrumi, fra cui il Citrus Cajetani.

Nel XVII fu poi il Duca Francesco IV a far realizzare le polle d’acqua e le fontane. Alla fine dell’800, Ada Bootle Wilbraham, moglie di Onoraro Caetani si occupò di Ninfa creandovi un giardino in stile anglosassone. Fece bonificare le paludi, piantare i primi cipressi, lecci, faggi, oggi maestosi, tantissime rose e restaurare alcune rovine, fra cui il palazzo baronale, che divenne la casa di campagna della famiglia, oggi sede di alcuni uffici della Fondazione Roffredo Caetani.

Fu poi Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, a introdurre nuove specie di arbusti e rose, ma soprattutto, negli anni Trenta del Novecento, ad aprire le porte del giardino al circolo di letterati e artisti legato alle riviste letterarie da lei fondate, “Commerce” e “Botteghe Oscure”.

L’ultima erede e giardiniera fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani. Donna sensibile e delicata, curò il giardino come un grande quadro, essendo lei una pittrice, accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante, senza forzature. Insieme alla madre Marguerite, introdusse magnolie, rose rampicanti e realizzò il “rock garden“, chiamato anche “colletto”.

Cosa vedere nel Giardino di Ninfa

All’interno del giardino di otto ettari si possono ammirare 1300 specie di piante tra cui 19 varietà di magnolia decidua, betulle, iris acquatici e aceri giapponesi. A primavera, i ciliegi ornamentali fioriscono creando un panorama spettacolare. Dal 1976 è stata istituita un’Oasi WWF a sostegno della flora e della fauna del luogo.

Per preservare la sua bellezza, la sua biodiversità e l’equilibrio ambientale vengono organizzate solo visite guidate durante i weekend, a partire dal 26 marzo e fino al 1° novembre. L’ingresso al parco è suddiviso in fasce orarie ogni dieci minuti. Ogni visita dura un’ora circa.

L’ingresso è regolato secondo l’ordine di arrivo nella propria fascia oraria. I bambini di età inferiore ai 12 anni accompagnati non devono essere indicati al momento della prenotazione.

Arrivati al giardino, è necessario mostrare il biglietto con il QR code o stampare il PDF di ogni biglietto ricevuto. È richiesto l’utilizzo della mascherina. Il biglietto d’ingresso costa 15 euro (+ 0,75 centesimi per la prevendita online).

 

Categorie
Europa Idee di Viaggio Regno Unito vacanza natura Viaggi

Isole Scilly, il Regno Unito che non ti aspetti

Gli abitanti chiamano questi luoghi “The last place of England”, letteralmente “L’ultimo posto d’Inghilterra”. Le Isole Scilly sono la destinazione più scenografica e ricca di bellezze naturali del Regno Unito, secondo chiunque le abbia visitate. E a ribadirlo sono ora gli utenti di un sondaggio della piattaforma britannica “Wich?”, che promuove la scelta consapevole del consumatore nell’acquisto di beni e servizi. Tra le gemme più nascoste e selvagge del Paese, formano un arcipelago che brilla al largo della Cornovaglia, un paradiso ambito per i suoi panorami oceanici, spiagge e acque dai colori tropicali, una natura lussureggiante e un suggestivo paesaggio granitico.

Alla scoperta delle Isole Scilly

Le Isole Scilly sono il regno della tranquillità e del relax, circondato dall’Oceano Atlantico. La vita, qui, è ancora molto semplice e scorre con ritmi oramai impensabili in altre parti del Regno Unito, che assecondano il respiro della natura. Su circa 150 isole e isolotti che compongono l’arcipelago delle Scilly, soltanto cinque sono abitate.

St. Mary’s è la maggiore, con con oltre 1.600 residenti. Quasi tutti i traghetti partiti dalla terraferma approdano a Hugh Town, il principale centro abitato, che ospita anche l’Isles of Scilly Museum, al cui interno si può ammirare una ricca collezione di manufatti rinvenuti nei relitti delle navi affondate in queste acque.

Seconda per dimensioni e per numero di visitatori, Tresco è l’unica isola privata dell’arcipelago. La sua attrattiva principale è l’incantevole Tresco Abbey Garden, uno dei più rigogliosi giardini subtropicali al mondo, con ben 20.000 specie di piante e fiori esotici, da Sudafrica, Nuova Zelanda e Sudamerica. Venne inaugurato nel 1834 nel luogo in cui in passato sorgeva un’abbazia benedettina costruita nel X secolo.

St. Martin’s è la più settentrionale delle Isole Scilly, famosa soprattutto per le sue numerose ed incantevoli spiagge, le sue insenature e baie favolose, particolarmente amata anche da Jude Law. Bryher è, invece, l’isola più piccola e incontaminata dell’arcipelago delle Scilly, abitata da appena 70 persone. La sua costa selvaggia è spesso investita da violenti tempeste che alterano le sembianze del litorale, mentre all’interno è un saliscendi di colline, dove si respira un’atmosfera leggiadra.

Per trovare l’isola più remota e affascinante bisogna approdare a St Agnes, l’insediamento più meridionale di tutta l’Inghilterra. Un’oasi di pace e serenità dove trascorrere ore di puro relax, tra insenature pittoresche, una rete di sentieri che si snoda lungo la costa e interessanti siti preistorici.

Tresco

Tresco, l’unica isola privata dell’arcipelago delle Scilly

Il luogo più scenografico del Regno Unito

Le isole Scilly sono state consacrate come luogo di straordinaria bellezza naturale del Regno Unito per il loro paesaggio unico, l’ecologia e il significato storico. Non a caso sono state scelte da William e Kate sia per weekend romantici che vacanze estive in famiglia, con i principini al seguito.

Oltre a offrire paesaggi e spiagge mozzafiato, l’arcipelago delle Scilly, situato a 45 chilometri di distanza dalla punta sud-occidentale della costa dell’Inghilterra, definita “Land’s End”, vanta anche tradizioni di grande fascino. Qui le principali risorse sono la pesca delle aragoste, dei granchi e dei gamberi, la coltura dei fiori, con i narcisi famosi in tutto il mondo, e ovviamente il turismo.

Di recente, l’Earth Observatory della Nasa ha condiviso con il mondo intero una fotografia scattata da un astronauta a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che mostra come nei periodi di bassa marea si possa camminare sulle acque tra un’isola e l’altra. Un fenomeno staordinario, che porta alla luce periodicamente delle grandi rocce che emergono dall’acqua e sono utilizzate dalle foche grigie per sdraiarsi e crogiolarsi al sole.

Isole Scilly Regno Unito non aspetti

Le Isole Scilly, gemme nascoste del Regno Unito

Categorie
Borghi Viaggi Wanderlust

Perché Marzamemi ti farà innamorare (di nuovo)

Ci sono luoghi che forse non dovremmo mai visitare, non se non vogliamo rischiare di innamorarci e di lasciare lì il cuore. Tra questi troviamo sicuramente il piccolo borgo di Marzamemi, uno dei più belli, magici e suggestivi che appartengono al nostro straordinario Paese.

Ci troviamo in Sicilia, nella terra bagnata dal mare e baciata dal sole. È qui che, in provincia di Siracusa, e a pochi chilometri da Noto e Pachino, troviamo questa frazione marinara che stordisce per la sua bellezza. Lo fa con i colori che imitano perfettamente quelli della natura, lo fa con i ritmi di vita che nulla hanno a che fare con quelli caotici della città, e lo fa con la sua storia, con i racconti legati alla terra e con quegli scorci che lasciano senza fiato.

Ed è proprio tra queste meraviglie, che creano un’atmosfera che sembra sospesa nel tempo e dello spazio, che è facile innamorarsi, e poi farlo ancora, ogni volta come se fosse la prima. Perché Marzamemi è uno dei borghi più belli e suggestivi d’Italia.

Marzamemi

Marzamemi

Benvenuti a Marzamemi

In questo piccolo gioiello della Sicilia Orientale, tutto parla di una bellezza antica e mai sfiorita. Il borgo marinaro di Marzamemi – che deve il suo nome all’arabo Marsà al hamen – è legato indissolubilmente alla sua Tonnara e ai due suoi suggestivi porticcioli.

Sorto direttamente sulle splendide acque cristalline che bagnano questa parte di terra della Sicilia, il paesino ha mantenuto intatta l’identità sviluppata nel 1700 dalla famiglia Villadorata che ampliò la tonnara, costruì la chiesa di San Francesco di Paola e le suggestive casette dei pescatori caratterizzate da i colori del bianco e del blu che richiamano quelli delle nuvole, del cielo e del mare. Ed è proprio con la pesca che, il borgo siciliano, ha una lunga e antichissima storia d’amore che si perpetua ancora oggi.

Al centro di ogni storia, raccontata e conservata tra le abitazioni in pietra, c’è la splendida e suggestiva Tonnara. Anche se non è più attiva, è possibile percepire gli echeggi di una storia mai dimenticata che influisce, inevitabilmente, su quello che è oggi il borgo.

Marzamemi, oggi, ha un’impronta decisamente turistica. È qui che si recano migliaia di viaggiatori provenienti da tutto il mondo per una vacanza all’insegna della grande bellezza. Nonostante il borgo sia inserito negli itinerari turistici più battuti della regione Sicilia, a lui va il merito di aver preservato la sua autenticità, di aver mantenuto quelle caratteristiche che fanno di questo posto l’anima più vera del profondo sud.

Marzamemi

Marzamemi

Una vacanza lenta nel borgo più suggestivo d’Italia

La Tonnara e la sua chiesa, piazza Margherita e i due porticcioli: occorrono poche ore per visitare interamente il borgo di Marzamemi, eppure non bastano sicuramente per godere a pieno delle sue meraviglie. Perché questo luogo merita di essere vissuto, di essere guardato ogni volta con occhi nuovi, di essere ascoltato nelle sue storie, antiche e suggestive, mai dimenticate.

Una vacanza nel borgo siciliano si trasforma in un’esperienza lenta che non segue i ritmi del tempo, ma solo quelli scanditi dalle onde sinuose che bagnano la terra, quelle cavalcate dolcemente dalle barche colorate dei pescatori.

L’intero borgo è pedonale, i rumori del clacson e dei motori lasciano spazio al chiacchiericcio della gente che ha scelto di vivere qui, e di tutte quelle persone che tornano a Marzamemi per innamorarsi ancora. Lo fanno seduti ai bar e ai ristoranti che circondano la tonnara, lo fanno seduti sulla riva di quelle che sono le spiagge più belle della Sicialia, come La Zotta, San Lorenzo e la Spiaggia Calamosche.

A questa atmosfera quasi fiabesca, fanno da cornice i due splendidi porti: La Fossa e La Balata, che ogni anno estate si trasformano nel palcoscenico naturale di eventi suggestivi e straordinari.

Marzamemi

Marzamemi

Categorie
Africa città eventi festival fiori Idee di Viaggio Madeira vacanza natura Viaggi

I fiori danno spettacolo in città: Madeira non è mai stata così bella

C’è qualcosa di straordinario che accade in alcune parti del mondo quando la primavera arriva. E non parliamo solo di quelle fioriture firmate da Madre Natura che lasciano senza fiato, ma anche di festival e spettacoli che popolano le strade e le piazze delle città che già conosciamo proprio per celebrare il risveglio e la rinascita della natura. Come quelli che si snodano tra le vie di Madeira che, durante il mese di maggio, si trasforma in un palcoscenico di uno show suggestivo e magico.

Nel pieno dello splendore della primavera portoghese, infatti, in città viene organizzato il Festival dei Fiori, una manifestazione che vuole valorizzare le meraviglie di questa stagione, ma che vuole anche mandare un messaggio d’amore  e di rispetto nei confronti della terra che abitiamo.

Ecco che allora, da quasi quarant’anni, la regione autonoma del Portogallo si trasforma in un museo naturale a cielo aperto dove i fiori prendono vita: danzano, si muovono, assumono forme inedite e spettacolari. E meravigliano come solo loro sanno fare.

Il Festival dei Fiori a Madeira

Il Festival dei Fiori a Madeira

Madeira in primavera: la magia ha inizio

Madeira non ha bisogno di presentazioni. L’arcipelago di isole di origine vulcanica situato nell’Oceano Atlantico attira ogni anno, per la sua bellezza, migliaia di visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Ma c’è qualcosa di estremamente magico che accade tra maggio e aprile, proprio quando la primavera si manifesta in tutto il suo splendore.

Per godere di questo spettacolo dobbiamo recarci a Funchal. Nella capitale di Madeira, già nota per i suoi meravigliosi giardini botanici, fioriscono ogni anno centinaia di specie diverse di fiori straordinari. E dato che l’osservazione, da sola, pare non rendere abbastanza giustizia, ecco che viene organizzato uno degli spettacoli più belli del mondo intero.

Una festa che coinvolge tutti i cittadini del Portogallo e che attira qui numerosi viaggiatori provenienti da ogni parte del globo. Le strade di Funchal, nel mese di aprile o di maggio, sono letteralmente invase di fiori. Vengono creati sapientemente  maestosi e imponenti carri allegorici che sfilano tra le strade, accompagnati da danze e spettacoli organizzati da donne, uomini e bambini che indossano i colori e le forme di Madre Natura.

Non mancano poi esposizioni di tappeti e quadri di fiori, veri e propri capolavori d’arte che vengono disposti in tutta la città.

Il Festival dei Fiori a Madeira

Il Festival dei Fiori a Madeira

Il Festival dei Fiori a Madeira

Quello del Festival dei Fiori è un appuntamento imperdibile, tanto atteso quanto sentito per i cittadini della regione portoghese che si trasforma in un palcoscenico naturale pronto a mettere in scena la natura, con i suoi colori e profumi. L’evento, che si svolge dopo quattro settimane dall’arrivo di Pasqua, prevede il coinvolgimento di tutti gli abitanti della città di Funchal e del Paese intero.

I bambini iniziano a sfilare nella Praca do Municipio e sono invitati a creare la loro personale opera d’arte: un murales di fiori che inneggia alla speranza e che inaugura il grande festival. L’evento prosegue poi con la imponente sfilata di carri allegorici sapientemente addobbati con la flora dell’isola.

Nei giorni successivi, fino a fine mese, tra le strade e le piazze della capitale si tengono una serie di concerti, balli e spettacoli che trasformano il centro cittadino in caleidoscopio di colori. Il profumo dei fiori si libra nell’aria inebriando i sensi, e lo sguardo si perde nell’ammirazione delle composizioni floreali che invadono la città.

La Festa dei Fiori si svolge nei mesi di aprile o di maggio, quattro settimane dopo Pasqua, da 40 anni. Una tradizione che rende la città più bella di quanto non lo sia mai stata.

Marciapiedi ricoperti di fiori, muri che raccontano la bellezza e la speranza, donne e uomini che imitano la natura, mercati ed esposizioni totalmente dedicati alla flora: questo è il Festival dei Fiori di Funchal ed è meraviglioso.

Il Festival dei Fiori a Madeira

Il Festival dei Fiori a Madeira

Categorie
Africa Egitto mete storiche Notizie siti archeologici Viaggi

Una scoperta straordinaria che ci riporta indietro di almeno 4mila anni

Una nuova, incredibile scoperta è stata fatta a Saqqara, importante necropoli in Egitto situata a circa 30 km a sud del Cairo, che comprende il sito archeologico più vasto di tutto il Paese, nonché uno dei più rilevanti. Proprio in quest’area, infatti, sono rappresentate tutte le principali dinastie faraoniche ed è qui che si può ammirare la celebre piramide a gradoni di Djoser, considerata la più antica al mondo. Ma soprattutto, è qui che si concentrano alcuni dei più straordinari rinvenimenti degli ultimi anni, come quello avvenuto solo pochi giorni fa.

L’ultima, clamorosa scoperta avvenuta in Egitto

Questa volta, l’incredibile scoperta fatta nella necropoli faraonica di Saqqara, teatro di preziosi ritrovamenti, riguarda cinque tombe egizie di dignitari dell’Antico Regno e del Primo periodo Intermedio, quindi risalenti a un periodo compreso fra 4.700 e 4.000 anni fa circa.

A segnalarlo, una nota diffusa dal Ministero del Turismo e Antichità egiziano. I sepolcri in pietra sono venuti alla luce durante scavi effettuati nell’area sul lato nord-orientale della piramide del re Merenra, e successivamente ispezionati dal ministro del Turismo e delle antichità egiziano, Khaled El-Enany, e dal segretario generale del Consiglio supremo delle antichità, Mostafa Waziri.

“Tutte e cinque le tombe sono ben dipinte, ben decorate – ha spiegato Waziri – Gli scavi non si sono fermati. Abbiamo intenzione di proseguire. Crediamo di poter trovare altre tombe in questa zona“.

Le immagini pubblicate sui social media dal ministero egiziano mostrano anche delle fosse, attraverso cui si accedeva ai sepolcri, con pareti decorate con geroglifici e immagini di animali sacri, insieme ad elementi decorativi utilizzati abitualmente dagli Egizi nei luoghi di sepoltura. Il dicastero ha anche annunciato che saranno condotti altri studi per svelare ulteriori segreti relativi ai sepolcri. Intanto, ecco cosa è emerso finora.

Scoperta sensazionale riporta indietro millenni

Uno dei cinque sepolcri scoperti a Saqqara

Cosa sappiamo dei sepolcri rinvenuti a Saqqara

Come avevamo accennato, i cinque sepolcri rinvenuti nella necropoli egizia appartenevano ad alti funzionari dell’Antico Regno e del Primo periodo Intermedio, che ha rappresentato una fase di sfaldamento del potere centrale a favore dei governatori provinciali.

Nello specifico, una tomba apparteneva a un dignitario di nome Iry, ed è costituita da un profondo pozzo, che conduce ad una camera decorata con scene funerarie, dove è stato rinvenuto un sarcofago in pietra calcarea. Una seconda tomba sarebbe appartenuta a una donna che si pensa essere stata la moglie di un uomo di nome Yaret, ed è caratterizzata da un pozzo funerario rettangolare. Il terzo sepolcro, con un “pozzo funerario” profondo sei metri, sarebbe stato di un sacerdote e “purificatore”, il cui nome era Pepi Nefhany.

Un quarto pozzo, della stessa misura, sembrerebbe essere stato costruito per una donna di nome Petty, “l’unica responsabile dell’abbellimento del re e sacerdotessa di Hathor”, hanno spiegato gli archeologi. Infine, la quinta tomba dovrebbe essere stata allestita per un uomo di nome Henu, “sorvegliante e supervisore della casa reale”. Quest’ultima è costituita da un pozzo funerario rettangolare, profondo sette metri.

Gli archeologi hanno trovato non solo dipinti ben conservati, ma anche statuette e vasellame. Dichiarato Patrimonio deIl’Umanità dall’UNESCO, il sito archeologico di Saqqara non smette mai di stupire. D’altronde, fa parte della grande necropoli che faceva capo all’antica capitale di Menfi e che comprende le famose piramidi di Giza.

Dipinti e decorazioni sulle pareti dei cinque sepolcri

Categorie
Asia Idee di Viaggio Uzbekistan Viaggi

Bukhara, la città-gioiello della Via della Seta

In Uzbekistan, affascinante Paese dell’Asia Centrale, esiste una città che è un vero e proprio gioiello. Meno conosciuta di Samarcanda, è un luogo che offre al visitatore tantissime attrazioni  da ammirare, uno spettacolo a cielo aperto che permette di scoprire i resti più imponenti dell’impero conquistato da Tamerlano: benvenuti a Bukhara, la città sacra della Via della Seta.

Cos’è la Via della Seta

Sono circa 8000 i chilometri lungo i quali nell’antichità si snodavano gli scambi culturali e commerciali tra Oriente e Occidente. Un insieme di itinerari terrestri, marittimi e fluviali che collegavano l’impero cinese a quello romano trasportando merci, in particolare la seta, di cui la Cina mantenne per secoli il monopolio.

La Via della Seta è quindi un enorme tragitto che attraversava regioni e territori molto diversi tra loro riuscendo a mettere in contatto persone di culture differenti. Percorrerla era quindi l’occasione per scoprire un affascinante percorso che conduceva verso nuovi mondi, tra cui la splendida città di Bukhara.

Oggi è in atto il progetto One Belt One Road (OBOR) che prevede il rilancio in chiave contemporanea della storica Via della Seta: il governo cinese ha previsto la costituzione di due percorsi che abbracciano oltre 120 Paesi.

Bukhara, cosa vedere

C’è un tradizionale detto uzbeko che recita: “Samarcanda è la meraviglia della terra, ma Bukhara è la meraviglia dello spirito“. Impossibile dare torto a queste parole. Bukhara, infatti, supera la leggendaria Samarcanda per quantità di monumenti architettonici ed è persino soprannominata la città “sacra” e “la nobile”.

Da queste parti svettano oltre 140 edifici di inestimabile valore artistico e culturale che sono tutti Patrimonio UNESCO. Ma del resto, questa città-gioiello è stata per secoli un punto cruciale della Via della Seta rivestendo un’importanza commerciale ed economica della quale, ancora oggi, è ricca di testimonianze.

Bukhara cosa vedere

Una splendida vista di Bukhara

Meravigliosa è la sua Città Vecchia dove è possibile percepire un perfetto equilibrio tra antico e moderno. Lyabi- Hauz è una piazza con una vasca centrale che nel corso del tempo è diventata un luogo di ritrovo per residenti e visitatori. Non solo perfetto punto di partenza per un’esplorazione della città, ma anche una piacevole area da ammirare in quanto è costellata di alberi di gelso molto antichi.

Da qui si diramano una serie di pittoreschi vicoli carichi di bazar che risplendono di vivacità e di colori, come del resto lo fa tutta l’intera Bukhara: dal crema delle pietre degli edifici che con il sole diventando simil rosa, passando per il blu intenso delle maioliche che adornano qualsiasi cosa, poi il rosso profondo dei tappeti, il giallo, l’arancio, l’azzurro, fino al verde che caratterizza le ceramiche e i tessuti tradizionali.

Un dedalo di vicoli, gallerie e minuscoli mercati che per secoli hanno definito l’identità di questa straordinaria città dell’Uzbekistan. Proprio qui, infatti, convergevano le merci provenienti dall’Estremo Oriente, come pelli e seta, per poi proseguire verso l’Occidente. A sormontare i bazar di Bukhara ci sono delle cupole, ancora oggi visibili, che avevano il compito di incanalare l’aria fresca e facilitare le contrattazioni dei mercanti. Attualmente è possibile ammirare il Taki-Sarrafon (bazar dei cambiavalute), il Taki-Telpak Furushon (bazar dei cappellai) e il Taki-Zargaron (bazar dei gioiellieri), anche se hanno perso  la loro funzione originaria.

Toki Sarrafon bukhara

Il Toki Sarrafon

La passeggiata continua fino ad arrivare alle ipnotiche facciate della Madrasa di Ulug Beg e della Madrasa di Aziz Khan, che si presentano secondo uno schema di disposizione architettonico (detto kosh) che prevede la contrapposizione sullo stesso asse, in uno spiazzo ampio, di due edifici con lo scopo di far dialogare i monumenti con armonia e aumentare l’impatto scenografico.

La Madrasa di Ulug Beg è la più antica dell’Asia Centrale e sfoggia un ingresso con un magnifico cordone a torciglione in ceramica. La Madrasa di Aziz Khan, invece, presenta interessanti particolarità come i segni del tempo poiché non ha mai subito restauri e, nella sala delle preghiere, Aziz Khan fece rappresentare il suo volto trasgredendo le regole islamiche che vietano la riproduzione di esseri viventi.

Madrasa di Ulug Beg bukhara

La Madrasa di Ulug Beg

Dal fascino eterno e certamente imperdibile è il Minareto Kalan. Risale al XII secolo ed è alto ben 47 metri, un tempo era l’edificio più elevato dell’Asia. Nel corso dei secoli è stato il punto di riferimento per i carovanieri. Il suo esterno è decorato con ben 14 fasce di piastrelle nei classici toni del verde e del turchese. Ammirarlo vuol dire ritrovarsi di fronte un qualcosa di altamente scenografico e maestoso.

Nella stessa piazza in cui si trova il Minareto svettano anche la Moschea Kalon e la Madrasa di Mir-i-Arab. La prima è un’eccezionale ricostruzione risalente al 1500 di quella che era la seconda Moschea più grande dall’Asia. La seconda, invece, si distingue per le sue due cupole turchesi che svettano verso il cielo.

Minareto Kalan bukhara

Il complesso religioso

Straordinario è il Mausoleo di Ismail Samani, la struttura più antica della città, ma anche una delle più eleganti dell’Asia Centrale. Si trova nell’omonimo parco e si distingue per essere un edificio di forma cubica e uno de dei pochi monumenti uzbeki a non essere decorato con piastrelle di ceramica.

Qua si osservano semplici mattoni incastrati con lo scopo di creare giochi di ombra e luce che portano in vita sfumature cromatiche diverse nei vari momento della giornata. L’impressione è quella di ritrovarsi di fronte a un palazzo quasi magico.

Eccezionale l’Ark, la città regale dentro la città. La zona adatta di Bukhara per fare un viaggio nel tempo alla scoperta della vita degli antichi emiri locali. Questa, infatti, è una delle costruzioni più antiche della città. Ci si sente piccoli di fronte alle sue grandiose mura alte più di quindici metri.

Ark bukhara

L’Ark di Bukhara

Il Palazzo d’Estate di Bukhara

A solo 4 chilometri da Bukhara, città dall’architettura sorprendente, sorge il maestoso Palazzo d’Estate, l’ex residenza estiva degli emiri di Bukhara in Uzbekistan.

Da queste parti è impossibile non rimanere affascinati dalle decorazioni presenti nei vari ambienti che sono ricche di colore. In questo edificio, inoltre, si trovano  gli interessanti musei del Costume e delle Arti decorative che sono assolutamente da non perdere.

Più di 2000 anni di storia avvolgono Bukhara, un vero e proprio gioiello sulla Via della Seta e inserita nei Patrimoni UNESCO dal 1993. Un luogo che ospita così tanti monumenti che è facile perderci la testa e in cui fare passeggiate nel tempo e nella storia.

bukhara via della sera

La Madrasa Mir-i Arab di Bukhara

Categorie
città Destinazioni Europa Parigi Viaggi

Città delle luci: luoghi che risplendono anche di notte

Luci bellissime, che di notte splendono più che mai: tutte le città ne hanno in gran quantità, ma alcune diventano un vero spettacolo nel momento stesso in cui il sole scende sotto la linea dell’orizzonte. E sono proprio queste le destinazioni più suggestive di un viaggio alla scoperta dell’incanto della luce.

Da Parigi a New York, maestosa bellezza notturna

La città delle luci per eccellenza non può che essere la splendida Parigi, chiamata Ville Lumière: un nome romantico che ci ispira suggestioni d’amore, ma che ha invece a che fare con qualcosa di molto più prosaico (e non di certo meno importante). Se da un lato richiama infatti il ruolo fondamentale che la città ebbe in quel periodo storico conosciuto come Illuminismo, dall’altro ci ricorda che Parigi è stata una tra le prime metropoli al mondo a portare la luce nelle strade.

L’illuminazione stradale a gas trovò qui grande risonanza, approdando anche nei vicoli più stretti e meno frequentati, grazie all’opera del luogotenente Gabriel Nicolas de la Reynie risalente al XVII secolo. Certo, ciò non toglie una visione più romantica di Parigi come città delle luci: di notte, i suoi splendidi edifici si vestono a festa. Dalla Torre Eiffel agli Champs-Elysées, dalle sue bellissime passeggiate lungo la Senna ai vicoletti di Saint Germain, la luce è la grande protagonista di emozioni indescrivibili.

Parigi

Parigi

Per trovare un luogo che altrettanto ci ispiri magia dobbiamo volare oltreoceano e scoprire il fascino notturno di New York. La bellezza della Grande Mela non si spegne al tramonto, ma anzi diventa ancora più suggestiva. Il chiaro di luna che si riflette tra i rami di Central Park si mescola con le sfavillanti illuminazioni di una città che, di notte, diventa elegante e sofisticata. Per poter ammirare questo spettacolo, non c’è niente di meglio che concedersi un aperitivo in un lussuoso rooftop bar: dall’alto, l’incanto è davvero unico.

Le insegne luminose tracciano un lungo percorso tra le vie principali della città, e in lontananza lo skyline è magico. Manhattan e il Ponte di Brooklyn sono senza dubbio tra i panorami più affascinanti di cui si possa godere. E la Statua della Libertà, sotto la candida luce lunare, assume sembianze incredibili: un tassello di storia che, di notte, sembra ancora più bello.

New York

New York

Da Las Vegas a Singapore, la vita notturna

Ancora negli Stati Uniti, c’è un’altra metropoli che merita l’appellativo di città della luce. Stiamo parlando, ovviamente, di Las Vegas: patria di casinò e insegne luminose da capogiro, di notte si trasforma completamente rivelando il suo lato più peccaminoso. Hotel sfarzosi e sale da gioco accendono le loro luminarie più brillanti, quasi fossero in competizione gli uni con le altre. Secondo uno studio, sono necessari circa 15mila km di neon per illuminare tutta la città: non è forse un caso che dallo spazio sia ben visibile, unica al mondo nel suo brillare nel bel mezzo del deserto.

Las Vegas

Las Vegas

Ed eccoci infine a Singapore, città scintillante di giorno e ancor più vivace di notte. Al calar del sole, l’imperdibile spettacolo dei Gardens by the Bay è qualcosa di meraviglioso. L’enorme parco nel cuore della metropoli è famoso soprattutto per i suoi superalberi, gigantesche strutture a forma di pianta (alcune alte fino a 50 metri) che ospitano centinaia di specie vegetali. La sera, subito dopo il tramonto, è qui che accade la magia: migliaia di luci colorate si accendono, in un gioco affascinante sulle note di bellissime musiche che creano uno show incredibile.

Singapore

Gardens by the Bay

Categorie
città itinerari culturali Lazio Posti incredibili Roma Viaggi

Santo Stefano Rotondo, il tempio della perfezione

È nella bellezza delle sue linee rotonde, nella sinuosità dei suoi archi e negli incantevoli affreschi che custodisce al suo interno che si nasconde la vera perfezione della Basilica di Santo Stefano Rotondo, uno dei più antichi tempi cristiani. Nel cuore di Roma sorge questa incredibile chiesa a pianta circolare, che ancora oggi suscita grande meraviglia.

Santo Stefano Rotondo, nel cuore di Roma

Arte, architettura e storia si intrecciano amabilmente, tra le ampie arcate e i portici della Basilica di Santo Stefano Rotondo: è a due passi dal Colosseo, dove le mille bellezze della Città Eterna tornano a rivivere ogni giorno, che possiamo ammirare un vero capolavoro. È, questa, una delle più antiche chiese della cristianità e luogo di grande spiritualità, che ne pervade ogni singolo mattone. Eretta nel V secolo, probabilmente per volere di Papa Leone I, sin dall’inizio è nata come tempio di perfezione. La sua pianta circolare è simbolo di totalità e armonia, richiamo della meraviglia cosmica e dell’ordine della creazione.

Dal punto di vista architettonico, Santo Stefano Rotondo rientra nel periodo di massimo fulgore dello stile paleocristiano romano, che si rifà, proprio nelle linee rotonde, alla splendida Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il progetto originale era sicuramente molto ambizioso: i tre cerchi concentrici che costituivano la sua pianta erano divisi da imponenti colonne architravate, e al loro interno avevano volte a botte e numerosi spazi riccamente decorati. Lastre di marmo rivestivano pavimenti e, in alcuni casi, persino le pareti, mentre il tetto era sorretto da travi in legno.

Santo Stefano Rotondo

Santo Stefano Rotondo, la pianta circolare

La storia della Basilica di Santo Stefano Rotondo

Nei secoli successivi, la Basilica ha subito numerosi interventi che l’hanno portata al suo splendore attuale. Pregiati mosaici e affreschi stupendi hanno trovato pian piano luogo tra le mura di Santo Stefano Rotondo. E tra i suoi arredi più celebri spicca la “Sedia di Gregorio Magno”, un antico sedile in marmo di epoca romana, che secondo tradizione veniva impiegato dal pontefice per pronunciare le sue omelie. Ma il periodo più buio era dietro l’angolo, e si è manifestato con ripetuti saccheggi che hanno spogliato la chiesa delle sue ricchezze – e della sua bellezza incredibile.

Privata di tutto ciò che aveva più pregio e lasciata nell’incuria più totale, la Basilica ha vissuto un primo ritorno di gloria attorno al 1100, quando Papa Innocenzo II ha ordinato la creazione del suggestivo porticato d’ingresso a cinque arcate che ancora oggi possiamo ammirare prima di entrare nella chiesa. E ancora qualche secolo più avanti ha avuto inizio un’importante opera di restauro affidata alle mani esperte dell’architetto fiorentino Bernardo Rossellino. Negli ultimi decenni, Santo Stefano Rotondo è diventato luogo di importanti scavi archeologici che hanno riportato alla luce splendidi manufatti. E i restauri non hanno ancora avuto fine: riportare la Basilica alla sua antica bellezza è l’obiettivo ultimo, preservandone al contempo la storia.

Santo Stefano Rotondo

Il portico di Santo Stefano Rotondo

Santo Stefano Rotondo, tra simbologia e misteri

Se la forma rotonda di questa splendida chiesa di Roma richiama un’antica simbologia che sembra permeare l’intero edificio, Santo Stefano Rotondo è anche luogo di misteri incredibili. Sulle sue pareti vi sono affreschi che suscitano soggezione e un pizzico di orrore, rappresentando con crudeltà tutti i modi in cui un uomo può essere martirizzato. Si tratta del ciclo del Pomarancio, che include ben 34 scene di martirio con terrificanti punizioni in grado di generare più di un brivido freddo. Lo scopo? Mettere in guardia dai pericoli che si possono incontrare lungo il cammino, un monito a dir poco terrorizzante.

Santo Stefano Rotondo

Santo Stefano Rotondo, gli affreschi

Categorie
eventi giornate mondiali itinerari culturali Notizie Viaggi

Giornata Mondiale della Poesia, gli eventi imperdibili

Il giorno 21 marzo, in concomitanza con l’arrivo della primavera, si celebra la Giornata Mondiale della Poesia istituita dalla XXX Sessione della Conferenza generale dell’Unesco nel 1999 e celebrata per la prima volta il 21 marzo dell’anno successivo. La ricorrenza ha l’obiettivo di riconoscere alla poesia un ruolo privilegiato nella promozione della comunicazione e della comprensione interculturale, della diversità linguistica, della comunicazione e della pace.

Giornata Mondiale della Poesia e delle Foreste 2022

Ma in realtà, in data 21 marzo, non si celebra solo la Giornata Mondiale della Poesia. Questa è anche la Giornata Internazionale delle Foreste, un evento che mira a ripristinare queste meraviglie della natura per contribuire a creare un mondo più sano.

Per questa occasione i Parchi Letterari italiani riuniscono i temi del viaggio, della letteratura e dell’ambiente per celebrare insieme il paesaggio in un lungo percorso naturale e poetico.

Quest’anno, sfortunatamente, sarà una ricorrenza  un po’ particolare: l’emergenza pandemica e le immagini che arrivano ogni giorno dai luoghi di guerra non lasciano grandi spazi per i festeggiamenti. Nonostante questo, con letture, incontri, percorsi naturalistici e letterari, case museo, mostre e articoli, la rete dei Parchi Letterari proverà a ritrovare insieme i motivi di ispirazione di alcune tra le più belle pagine della letteratura.

Quali sono i parchi Letterali in Italia

Sono tanti e si trovano in tutto il nostro Paese. Ne abbiamo selezionati alcuni imperdibili a partire dal Parco Letterario Eugenio Montale alle Cinque Terre. Nacque in occasione dei 40 anni dal Nobel per la letteratura al poeta. Il suo scopo è far rivivere al visitatore le emozioni intense che Montale ha sempre espresso tramite i versi delle sue liriche.

Il parco porta il nome del poeta poiché proprio qui, a Monterosso, trascorreva le sue estati. Simbolo di questo parco letterario è infatti la casa in cui Montale soggiornò per lungo tempo e che lui stesso chiamava o “la pagoda giallognola” o “la casa delle due palme”.

Incredibile anche il Parco Letterario Pier Paolo Pasolini a Ostia. Quest’anno ricorre persino il centenario della sua nascita e in quest’area è possibile passeggiare tra citazioni e frasi tratte dalle sue opere e da percorsi bibliografici.

Nel parco, aperto ogni giorno dalle 9 al tramonto, sono promosse ogni anno numerose attività culturali e di valorizzazione del territorio, tra cui mostre, conferenze, visite guidate, attività di book-crossing, eventi letterari e artistici.

Ad Aliano, in provincia di Matera, sorge il Parco Letterario Carlo Levi che opera dal 1998. L’idea di base in questa circostanza è stata quella di utilizzare la fonte letteraria come codice di lettura del territorio, per scoprirne e valorizzarne i diversi aspetti che ne configurano l’identità.

Le molteplici iniziative vogliono, quindi, recuperare e valorizzare l’identità, la cultura, la storia e le tradizioni locali, svolgere programmi finalizzati alla diffusione e alla conoscenza della letteratura, delle arti figurative e dello spettacolo. Ma non solo. Vogliono anche promuovere studi, ricerche, convegni, pubblicazioni, mostre, spettacoli, concorsi, premi letterari di particolare interesse.

Per sapere quali saranno gli eventi che si terranno in Italia in occasione della Giornata Mondiale della Poesia e della Giornata internazionale delle Foreste, vi rimandiamo a questo sito in costante aggiornamento.

giornata mondiale poesia

Una veduta di Aliano