Categorie
Vacanze Con Bambini Viaggi

Il mondo è aperto: come viaggiare in sicurezza con i bambini

Dal primo marzo, e per il momento fino alla fine del mese ma con probabilità di rinnovo, gli italiani possono viaggiare in qualsiasi luogo del mondo, a patto che questo sia aperto al turismo. Ma come farlo in sicurezza con i bambini?

Viaggi sicuri con i più piccoli: cosa sapere

Anche i più piccoli possono finalmente tornare a viaggiare. Certo, non siamo ancora ai livelli di sicurezza pre-pandemia, ma il mondo è aperto e con un po’ di accortezze è possibile evitare esperienze spiacevoli.

La prima cosa da fare è assicurarsi che i bambini siano vaccinati. No, non parliamo dei vaccini contro il Covid-19, ma di tutti gli altri che bisogna fare già durante i primi mesi di vita.

In secondo luogo, è importante scegliere la destinazione di viaggio attentamente. Probabilmente, è molto meglio optare per un posto che si ritiene familiare, soprattutto in caso di primo viaggio con minori. Prendere mezzi pubblici o parlare una lingua diversa dall’italiano, potrebbero creare una serie di disagi non facilmente gestibili in epoca pandemica. Per evitare maggiormente il contagio da Covid-19, inoltre, è più opportuno scegliere destinazioni con un clima caldo.

È vero, in molti posti i bambini al di sotto dei 6 anni non devono indossare la mascherina. Ma forse in caso di viaggio ci si sente più sicuri nel farglielo fare. In tale situazione, è bene “far esercitare” i più piccoli in casa prima della partenza e spiegare perché è importante che indossino questo dispositivo di protezione. Magari sotto forma di gioco, del resto i più piccoli adorano “copiare” le persone più grandi.

Fondamentale, inoltre, portare co sé disinfettanti e salviettine igienizzanti. I bambini, come è giusto che sia, toccano tutto mettendosi spesso le mani, e gli oggetti stessi, in bocca. Assicurarsi che tutte le superfici siano pulite è quindi una buona pratica per evitare qualsiasi tipo di infezione.

prodotti viaggiare con bambini

Bisogna assolutamente essere preparati su quali siano le regole di ingresso e interne relative al Covid nel Paese che si sta raggiungendo.  Dovreste anche assicurarvi di avere i documenti necessari come passaporti e visti. Diverse compagnie aeree utilizzano delle applicazioni che aiutano a organizzare e ottimizzare i documenti di viaggio in anticipo, in modo da non perdere o dimenticare nulla di fondamentale.

Importante sempre, ma ancora di più in questo periodo, è avere un’assicurazione di viaggio che copra anche eventuali spese dovute a un’infezione da Covid-19. Non è una cattiva idea, inoltre, informarsi su dove si trova la struttura sanitaria o l’ospedale più vicino nella destinazione prescelta prima del viaggio, soprattutto se si visita un Paese straniero.

Se possibile, è anche bene evitare di viaggiare nei periodi di punta. Volare a Pasqua, per esempio, è sinonimo di milioni di persone in viaggio, molte di più del mese successivo.

Indipendentemente dal fatto che si viaggi durante l’alta stagione o meno, è opportuno approfittare di tutti i vantaggi offerti alle famiglie come gli ascensori per chi si sposta con passeggini e l’imbarco prioritario. Un modo per semplificare le cose e che fa evitare folle e lunghe code.

Documenti per viaggiare all’estero con i minori

Dal 26 giugno 2012 tutti i minori italiani che viaggiano devono essere muniti di documento individuale. Ciò vuol dire che i minori, anche se iscritti sui passaporti dei genitori, hanno bisogno di un passaporto individuale oppure, qualora gli Stati attraversati ne riconoscano la validità, la carta d’identità valida per l’espatrio.

Al fine di agevolare i viaggi dei più piccoli ed evitare gli espatri illegali degli stessi per conto di terzi, dal 2010 è prevista la possibilità di chiedere agli Uffici competenti a rilasciare il documento, che i nomi dei genitori vengano riportati sul passaporto del proprio figlio.

Qualora tale indicazione non dovesse essere presente, prima di intraprendere il viaggio si consiglia di munirsi di un certificato di stato di famiglia o di estratto di nascita del minore da esibire in frontiera qualora le autorità lo dovessero richiedere.

Fino al compimento dei 14 anni i minori italiani possono espatriare a condizione che viaggino accompagnati da almeno un genitore o da chi ne fa le veci, oppure che venga menzionato sul passaporto, o su una dichiarazione di accompagnamento.

Dal 4 giugno 2014, inoltre, è entrata in vigore una disciplina che riguarda la dichiarazione di accompagnamento finalizzata a garantire una maggiore tutela del minore, a rendere più agevoli i controlli alle frontiere e a facilitare la presentazione della dichiarazione mediante l’utilizzo anche di modalità telematiche (mail, PEC, fax):

  • la dichiarazione di accompagnamento può riguardare un solo viaggio (da intendersi come andata e/o ritorno) dal Paese di residenza del minore con destinazione determinata e non può eccedere, di norma, il termine massimo di sei mesi;
  • gli esercenti la responsabilità genitoriale o tutoria possono indicare fino a un massimo di due accompagnatori, che saranno tuttavia alternativi fra di loro;
  • nel rendere la dichiarazione di accompagnamento, gli esercenti la responsabilità genitoriale o tutoria possono chiedere che i nominativi degli accompagnatori, la durata del viaggio e la destinazione siano stampati sul passaporto del minore o, in alternativa, che tali dati siano riportati in una separata attestazione, che verrà stampata dall’Ufficio competente;
  • nel caso in cui il minore sia affidato a un ente o a una compagnia di trasporto, al fine di garantire la completezza e la leggibilità dei dati relativi al viaggio, è rilasciata unicamente l’attestazione. Si suggerisce, prima di acquistare il biglietto della compagnia di trasporto di verificare che la stessa accetti che il minore sia ad essa affidato.

Cosa devono fare i minori al rientro in Italia

Sempre fino al 31 marzo 2022, ma con alta possibilità di proroga, i bambini che rientrano dall’estero devono seguire regole diverse in base all’età. Dai 6 anni in su devono necessariamente essere in possesso di Green Pass che dimostri una delle seguenti condizioni:

  • vaccinazione completa contro il Covid 19 effettuata da meno di 9 mesi (periodo di scadenza che decade in caso di terza dose):
  • guarigione dalla malattia da meno di 6 mesi;
  • risultato negativo di un tampone. Il molecolare deve essere effettuato entro le 72 ore dal rientro, per l’antigenico bastano 48.

Per rientrare in Italia è necessario compilare anche il dPLF (le istruzioni su come farlo potete trovarle qui) per ciascun passeggero adulto. In caso di minori, quest’ultimi potranno essere registrati nel modulo dell’adulto accompagnatore. Se sono minori non accompagnati, invece, il dPLF dovrà essere compilato dal tutore prima della partenza.

I bambini al di sotto dei 6 anni di età possono entrare in Italia senza ulteriori formalità e sono sempre esentati dall’obbligo di test molecolare o antigenico.

viaggiare bambini sicurezza

In viaggio con i più piccoli

Categorie
Notizie Viaggi

La Tour Eiffel è più alta e no, non è un effetto ottico

Sono 133 gli anni della Tour Eiffel e a guardarla così, in tutto il sui massimo splendore, possiamo dire che se li porta davvero bene. L’iconico monumento parigini, entrato ormai nell’immaginario collettivo del mondo intero come simbolo di bellezza e romanticismo, torna a far parlare di sé, anche se in realtà non ha mai smesso di farlo.

La sua presenza, infatti, definisce e arricchisce in maniera univoca lo skyline di Parigi da oltre un secolo diventando l’elemento scenografico d’eccellenza del paesaggio urbano della città, nonché terrazza preferita dai viaggiatori e dai cittadini per ammirare le stelle e tutta la Ville Lumière dall’alto.

E ora proprio alle stelle le torre francese è più vicina perché è cresciuta di ben sei metri raggiungendo quindi i 330 metri di altezza totale rispetto ai 324 di prima. E no, se ve lo state chiedendo, non si tratta di un effetto ottico. Ecco cosa è successo.

La Tour Eiffel è sempre più alta

Alcuni giorni fa, un elicottero ripreso in diretta nazionale, è apparso nei cieli di Parigi in direzione Tour Eiffel. Cittadini, turisti e vacanzieri, e chiunque si trovasse in città in quel momento, non ha potuto fare a meno di osservare quello che stava succedendo.

Il velivolo, avvicinatosi alla torre più famosa della Francia, ha aggiunto alla sua sommità l’ultimo tassello, almeno per il momento, dell’iconico simbolo parigino. Si tratta di un’antenna DAB+ che consentirà la copertura radio digitale sulla capitale e sulla regione dell’Ile-de-France.

Questa nuova punta della Dama di ferro, cambiata altre tre volte nel corso della sua straordinaria esistenza, è alta circa sei metri. La sua presenza, quindi, rende la Tour Eiffel ancora più alta e possente con un totale di 330 metri di altezza.

La scelta di collocare l’antenna radio digitale in cima al monumento, è molto più di una scelta funzionale. Si tratta infatti di restituire alla Dama di ferro un collegamento diretto al suo passato e alle sue origini di sperimentazione tecnologica e scientifica.

Perché la Tour Eiffel ci piace così tanto

Progettata da Gustave Eiffel per l’esposizione universale del 1889, inconsapevole che questa sarebbe diventata il simbolo della città e del Paese intero, la Tour Eiffel è oggi una delle architetture più romantiche, straordinarie e visitate del mondo intero.

Quella immaginata dall’ingegnere francese doveva essere un’opera temporanea da smantellare dopo vent’anni, ma fu tenuta in vita per la sua funzione di antenna radio e per la sua bellezza che aveva già rapito cittadini e viaggiatori da tutto il mondo.

Dopo il grande restyling dello scorso anno che ha colorato la torre in oro in vista delle Olimpiadi che si terranno nella capitale nel 2024, che ha tinto la torre del colore dell’oro proposto da Gustave Eiffel durante la progettazione, il simbolo di Parigi è cresciuto, avvicinandosi ancora di più alle stelle e diventando, se è possibile, ancora più bello.

Abbiamo quindi un altro motivo per amare la Tour Eiffel oggi. Se volete però ammirarla in tutto il suo magico splendore, ricordatevi di fissare lo sguardo su di essa all’una di notte. È questo il momento in cui 20000 luci scintillanti si accendono per l’ultima volta per dare il saluto alla città.

 

Categorie
Asia Idee di Viaggio itinerari culturali Turchia Viaggi

La città dominata da un gigantesco mausoleo

Un viaggio in Turchia regala sempre suggestioni incredibili, per la straordinaria ricchezza di paesaggi, la storia millenaria raccontata attraverso le sue caratteristiche architetture, le tradizioni, i sapori e i profumi di una terra che sa sorprendere ed emozionare i visitatori di tutto il mondo. E tante sono le gemme nascoste che vale la pena scoprire. Tra queste, l’antico villaggio di Belevi, nella provincia di Smirne, situato a pochi chilometri a nord-est di Efeso. Un luogo dal fascino particolare, non a caso scelto tra le tappe di “Pechino Express”, nella terza puntata dedicata alla “Rotta dei Sultani”. Nei suoi dintorni immediati si trovano importanti cave di marmo e un affascinante mausoleo del primo ellenismo.

Storia di un mausoleo mai portato a termine

Il mausoleo di Belevi è una tomba monumentale di epoca ellenistica che si trova nei pressi del villaggio da cui prende il nome, vicino al distretto di Selçuk. Rappresenta il secondo più grande mausoleo antico in Anatolia, leggermente più piccolo del più famoso edificio di questo tipo, ovvero il mausoleo di Alicarnasso, benché sia addirittura meglio conservato di quella che è considerata una delle sette meraviglie del mondo antico.

La decorazione dell’edificio, con il fregio ricurvo e i capitelli corinzi, rinvia al periodo di passaggio tra IV e III sec. a.C., e molto probabilmente il mausoleo fu in origine progettato per Lisimaco, il nuovo fondatore di Efeso. Tuttavia, dopo la sconfitta di Curopedio del 281 a.C., Seleuco I divenne re della regione e la costruzione restò incompiuta. Il secondo periodo andrebbe ricondotto al sovrano seleucide Antioco II, morto a Efeso nel 246 a.C. Durante la reggenza della moglie Laodice, che forse lo aveva fatto avvelenare, sarebbe stato realizzato il coperchio del sarcofago dove il re venne inumato. Tuttavia, non ci fu tempo sufficiente per completare la costruzione, perché il territorio di Efeso (perfetto per una gita archeologica) ben presto passò sotto i Tolemei. La costruzione del mausoleo di Belevi non fu, quindi, mai terminata.

Visita al mausoleo di Belevi

Il mausoleo di Belevi è stato conosciuto solo a partire dagli anni ’30, quando divenne oggetto di ricerche da parte dell’Istituto Archeologico Austriaco. I materiali utilizzati per la sua costruzione provenivano, con molta probabilità, dalle cave di marmo situate nei pressi del villaggio, con cui è stata eretta gran parte degli edifici antichi di Efeso.

Il tumulo è posto proprio a sud delle cave, sul lato opposto della valle, i tre vani sono accessibili da nord tramite un corridoio (dromos). I resti di ceramica, ritrovati insieme a ossa di animali, sembrano andare dal V sec. a.C. al IV d.C., e costituiscono le offerte per un arco di circa 800-900 anni. Ciò avvalorerebbe l’ipotesi secondo la quale Pixodaros sarebbe il probabile destinatario della costruzione funeraria.

Questa era alta originariamente 24 metri e si innalzava su una superficie quadrata, al di sopra della sporgenza di una rupe ricavata artificialmente. La parte inferiore era costituita dalla stessa sporgenza di roccia e ricoperta di conci in pietra. Dall’esterno, la roccia che oscurava il mausoleo era coperta da lastre di marmo. C’era, poi, un secondo livello, circondato da 28 colonne: probabilmente avrebbe avuto la forma di una piramide, e l’intera struttura avrebbe raggiunto i 35 metri di altezza.

Il soffitto mostra rilievi figurati, come nel mausoleo di Alicarnasso, rappresentazioni di giochi funerari con una cerimonia di vittoria al centro e lotte di centauri. Anche le sculture sul tetto ricordano i leoni disposti in maniera analoga nel più famoso mausoleo. La camera funeraria con volta a botte, nascosta nel podio e accessibile tramite un piccolo atrio, conteneva il sarcofago del committente, la cui cassa è simile a un sarcofago macedone, con un fregio di sirene musicanti e un poggiapiedi. Sul coperchio appare il defunto disteso su un materasso e su cuscini, con una coppa nella mano, al modo delle figure principali sui rilievi con banchetto.

Nel sarcofago sono stati trovati due denti che dovevano appartenere a un uomo di 40-45 anni. Inoltre, nella stanza si trovava una statua raffigurante un individuo vestito come i servitori rappresentati nell’arte persiana e greco-persiana, che accompagnano un personaggio di rango elevato. Le sculture e il sarcofago fanno ora parte delle collezioni del Museo archeologico di Efeso a Selçuk, mentre altri elementi decorativi sono esposti nel Museo Archeologico di Izmir, altra meta perfetta per una vacanza tra spiagge e rovine. Il mausoleo resta una delle attrazioni principali del villaggio di Belevi, un luogo ricco di fascino tutto da scoprire.

Città dominata gigantesco mausoleo

Il mausoleo di Belevi, in Turchia

Categorie
colline mare Vacanze natura Viaggi

Questa passeggiata, tra le colline e il mare, è un incanto

C’è una passeggiata, molto facile e adatta a tutti, che corre per 4,2 chilometri tra colline e mare. S’immerge nella macchia mediterranea ed è un vero incanto. La si può percorrere in qualunque stagione dell’anno, possibilmente in una giornata di sole.

La passeggiata Europa in Liguria

Sì, perché la Passeggiata Europa (o Lungomare Europa), questo il suo nome, corre lungo la costa del ponente ligure, collegando Cogoleto con Varazze (e viceversa) nel Parco costiero dei Piani d’Ivrea. Un bellissimo itinerario lungomare tra le province di Genova e Savona che ripercorre gran parte della vecchia linea ferroviaria a binario unico tra Genova e Ventimiglia, realizzata tra il 1860 e il 1868 sotto il Regno d’Italia e dismessa nel 1970.

Ne sono una testimonianza alcune gallerie che si attraversano a piedi (volendo anche in bicicletta, ma in certi punti il percorso è piuttosto stretto), alcune delle quali conservano ancora “pezzi” di ferrovia. L’itinerario è pianeggiante ed è quindi percorribile da chiunque abbia voglia di isolarsi dal traffico dell’Aurelia e sentire solo il rumore delle onde del mare che s’infrangono sulle pareti rocciose di questo tratto di costa, dove, di tanto in tanto, si scorge una deliziosa caletta dalle acque trasparenti.

Molto più di una semplice passeggiata

La Passeggiata Europa è anche un viaggio nella storia geologica di questo territorio. Percorrendo l’itinerario si possono scoprire alcune delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche del Parco naturale regionale del Beigua, riconosciuto Global Geopark dell’Unesco, uno spettacolare balcone naturale formato da montagne che s’affacciano sul mare. Si possono addirittura notare a occhio nudo i segni degli antichi livelli raggiunti dal mare o dei movimenti tettonici che hanno modellato questo tratto di costa. Lungo la passeggiata, sono diversi i punti in cui si possono identificare i vecchi livelli marini (arrivano fino a 100 metri). Ci troviamo quindi in una delle zone più ricche della Liguria dal punto di vista della biodiversità e della geo diversità.

In direzione di Cogoleto, le scogliere assumono improvvisamente un colore molto scuro, quasi nero (mentre finora le rocce sono perlopiù bianche e sono dette “metagabbri”), a dimostrazione del fatto che il substrato è cambiato ed è caratterizzato da rocce ricche di minerali ferrosi, dette “serpentiniti”.

A un certo punto s’incontra un luogo unico, quasi magico: la grotta Mizar, scolpita dall’erosione marina, i cui segni lasciati dal mare ricordano che qui il livello arrivava a 7 metri sopra quello attuale. Per non parlare, poi, della piccola Baia dei pescatori, una spiaggetta di sassi neri, con uno scoglio che affiora come un’isola dove vivene subito voglia di tuffarsi.

La bellezza di questa passeggiata sta nel fatto che è a picco sul mare. Il paesaggio che si attraversa vi farà innamorare del Lungomare Europa, camminando – o pedalando – tra scogliere, calette e spiagge raggiungibili senz’auto, in un tratto di costa protetto e incredibilmente tranquillo, anche in piena estate.

passeggiata-europa-liguria

La passeggiata Europa in Liguria

Categorie
capodanno eventi Viaggi Wanderlust

Il capodanno thailandese è la più grande battaglia d’acqua del mondo

La primavera è sicuramente la stagione più attesa da tutti noi. È questo il momento in cui la natura diventa assoluta protagonista delle nostre giornate mettendo in scena spettacoli di immensa meraviglia. Non è un caso che, proprio in questo periodo, migliaia di persone si mettono in viaggio alla scoperta del mondo in fiore che lascia senza fiato e di tutte quelle feste che celebrano la grande rinascita di Madre Natura.

Sono tantissimi, infatti, i festival e le manifestazioni che vengono organizzati in questo periodo. Ma uno, più di tutti, incanta. Stiamo parlando del Songkran Water Festival, conosciuto anche come Festival dell’acqua. Una celebrazione che non solo inneggia alla rinascita, ma che coincide anche con il capodanno buddista.

Per scoprire l’incanto di questo festival, e toccare con mano la bellezza di tradizioni autentiche e spirituali del Paese, dobbiamo recarci in Thailandia. È qui che il passaggio al nuovo anno si trasforma in una grande battaglia d’acqua.

Songkran Water Festival

Il suo nome è Songkran Water Festival, meglio conosciuto come Festival dell’acqua o capodanno thailandese. Un momento, questo, tanto atteso quanto celebrato dai cittadini di tutto il Paese. Una grande festa, che vede l’acqua protagonista, si prepara a invadere le strade e le piazze delle città dal 13 al 15 aprile.

Sono 3, in tutto, i giorni di festa durante i quali i cittadini seguono tutta una serie di rituali spirituali e religiosi di buon auspicio, per prepararsi al meglio all’inizio del nuovo anno. Nelle case i cittadini si mettono all’opera per eliminare il superfluo e purificare gli ambienti, le persone si riuniscono con amici e parenti e poi si recano nei templi per lasciare le offerte alle divinità.

Ma è in strada che viene messo in scena uno spettacolo grandioso: una vera e propria battaglia d’acqua si snoda tra piazze, prati e parchi coinvolgendo cittadini, turisti e passanti.

L’acqua, in questo caso, diventa il simbolo della purificazione che ha il compito di allontanare le energie negative e le impurità. Così ecco che i cittadini, abbigliati a festa, si armano di pistole ad acqua, secchi, bacinelle e qualsiasi altro strumento per combattere questa battaglia gentile.

Tra processioni religiose e carri colorati, vengono allestite anche delle postazioni per lanciare l’acqua su tutti i passanti. Pensate che a Chiang Mai anche gli elefanti sono coinvolti nel festeggiamento e utilizzati per spruzzare l’acqua.

Il Festival dell’Acqua e le altre celebrazioni della primavera

Visitare la Thailandia ad aprile si trasforma in un’esperienza incredibile per vivere tradizioni religiose, riti pagani e divertimento. Dal 13 al 15 aprile l’acqua scorre in ogni dove nelle città come simbolo di purificazione che lava via i peccati e che dà il benvenuto alla stagione più attesa di sempre e al nuovo anno. I turisti, ovviamente, sono invitati a prendere parte ai festeggiamenti.

Quella del Songkran Water Festival è una delle tante straordinarie manifestazioni che vengono celebrate in questo periodo. Ricordiamo, infatti, il meraviglioso Holi indiano durante il quale tutti i cittadini si ricoprono di polveri colorate per celebrare la rinascita e la reincarnazione. E poi ancora i festival interamente dedicati alla natura, come quello dei fiori di Madeira o il Tulp Fest di Amsterdam.

Insomma, questo è il momento migliore per organizzare il prossimo viaggio. Pronti a partire?

Festival songkran

Songkran Water Festival

Categorie
luoghi misteriosi Notizie Viaggi

In questo palazzo svelate le stanze segrete del re

Una scala a chiocciola conduce in un ambiente mai visto prima. Per anni è rimasto celato agli sguardi indiscreti dei visitatori che ora, invece, potranno accedervi e scoprire luoghi inediti che raccontano la storia d’Italia, e anche qualche curioso aneddoto.

Stiamo parlando delle stanze segrete del re che si trovano all’interno della palazzina di caccia di Stupinigi, nel Comune di Nichelino, in provincia di Torino. Eretta per la famiglia Savoia tra il 1729 e il 1733 su un progetto dell’architetto della casa reale Filippo Juvarra, fa parte del circuito delle residenze sabaude del Piemonte e, nel 1997, è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Dal 26 marzo e fino al 6 novembre, la Fondazione Ordine Mauriziano organizza delle visite guidate straordinarie alla scoperta di alcuni spazi segreti della palazzina, solitamente chiusi al pubblico.

Non a caso il progetto si chiama Passepartout, perché apre le porte a luoghi sconosciuti finora. Per un weekend al mese sono tre in particolare gli spazi a cui i visitatori potranno accedere per la prima volta in assoluto.

Le stanze segrete svelate

C’è l’appartamento di ponente di re Carlo Felice, che fu re di Sardegna e duca di Savoia a partire dal 1821. Opposto allo speculare appartamento di levante, l’appartamento – in attesa di restauro – è l’insieme delle stanze appartenute al re e alla duchessa Cristina di Borbone. Gli spazi vennero ampliati sotto la direzione di Benedetto Alfieri nel XVIII secolo per accogliere le stanze di Vittorio Emanuele, duca d’Aosta e figlio di re Vittorio Amedeo III e sono affrescate con scene di caccia. Il nome di questo tour è “Le stanze chiuse del re”.

Ci sono gli ambienti nascosti della servitù, che comprendono corridoi e passaggi segreti, serviti per divincolarsi nel dedalo di stanze e per raggiungere, senza quasi farsi notare dai padroni di casa, le sale e gli appartamenti privati. Il tour si chiama “Dietro le porte segrete”.

E, infine, il “Sotto il cervo”, che porta alla balconata che s’affaccia sul salone centrale e poi, dopo aver salito una cinquantina di gradini di una stretta scala a chiocciola, sulla sommità della cupola di Juvarra, da cui si può notare l’originale forma a barca rovesciata della cupola sotto il cervo, simbolo della palazzina, e godere di una vista a 360 gradi che arriva fino a Torino. Questo tour si chiama “Sotto il cervo”.

Un po’ di storia

La palazzina di caccia di Stupinigi è tra i più bei monumenti di Torino. Fu costruita per essere una residenza per la caccia e per ospitare le feste dei Savoia. Tra i complessi settecenteschi europei, è tra le più spettacolari. È stata riaperta al pubblico solo qualche anno fa, dopo importanti lavori di restauro, e oggi è un vero e proprio museo, con i suoi arredi originali, i dipinti e i capolavori d’ebanistica.

Le visite solitamente cominciano dalla settecentesca Scuderia Juvarriana, dove si trova la scultura originale del cervo di Francesco Ladatte. Attraverso la biblioteca e l’antibiblioteca si giunge al salone centrale, cuore della palazzina, una sala ellittica posta all’intersezione della croce di Sant’Andrea (che ospita gli appartamenti reali). Da qui si accede all’appartamento del re, a quello della regina, all’anticappella e alla Cappella di S. Uberto, fino a raggiungere l’appartamento di levante destinato ai Duchi del Chiablese. Alla fine del percorso si raggiunge la Sala da gioco, in cui l’arredo segue il duplice filone delle cineserie e dei mobili dedicati allo svago. C’è infine il parco storico, un giardino progettato nel 1740 da Michel Benard sul modello dei giardini francesi.

Info utili

Le prima visite guidate iniziano il 26-27 marzo con “Le stanze chiuse del re”. Si prosegue con “Dietro le porte segrete”, il 24-25 aprile e il 29-30 ottobre e, infine, con “Sotto il cervo”, in programma il 28-29 maggio e il 24-25 settembre.

Per prendere parte alle visite guidate è obbligatoria la prenotazione. Per le visite “Dietro le porte segrete” e “Sotto il cervo” i visitatori saranno muniti anche di caschetto di protezione.
Le visite sono limitate a un numero massimo di dieci – fortunati – ospiti.

stupinigi-stanze-segrete

La palazzina di caccia di Stupinigi

Categorie
itinerari Notizie Viaggi

Tour nei paradisi terrestri come William e Kate

Paradiso tropicale per eccellenza, i Caraibi sono tra le destinazioni preferite da tutti coloro che cercano un’avventura esotica. Spiagge incantevoli, mare cristallino e tanto relax: i panorami caraibici sono davvero mozzafiato. Ma c’è molto di più. Scopriamo alcune splendide attrazioni da visitare, seguendo il tour ufficiale di William e Kate che inaugura la primavera 2022.

Sulle tracce di William e Kate, nel cuore dei Caraibi

Dopo due anni di pandemia, anche la Royal Family torna a viaggiare. Questo, per William e Kate, è il primo tour ufficiale da quando ha avuto inizio l’emergenza sanitaria. E li ha condotti nientemeno che ai Caraibi, tra bellezze incredibili e avventure uniche. I Duchi di Cambridge hanno, naturalmente, una serrata agenda di impegni da rispettare anche oltreoceano, ma possiamo prendere spunto da alcune delle loro tappe più suggestive per organizzare un viaggio alla scoperta di un’oasi tropicale dal fascino sensazionale.

Il tour di William e Kate ha avuto inizio in Belize, piccolo Paese dell’America Centrale affacciato sul mar dei Caraibi. Ovviamente, ad essere rinomate sono principalmente le sue spiagge. Ma questa è anche la meta ideale per chi ama le immersioni subacquee: è al largo delle sue coste che si trova la seconda più grande barriera corallina al mondo, chiamata Belize Barrier Reef. E nel suo cuore è possibile tuffarsi nelle acque incredibilmente scure del Great Blue Hole, un’enorme dolina profonda ben 123 metri che rappresenta il vero paradiso per i sub più esperti.

La seconda tappa della Royal Family è la Giamaica, luogo dove la musica scorre potente. Per questo i Duchi hanno approfittato dell’occasione e si sono recati a Trenchtown, uno dei quartieri più eclettici della capitale Kingston. Possiamo imitarli, andando alla scoperta di quell’atmosfera suggestiva che solo qui si può respirare. È infatti tra queste viuzze che è nato il reggae: Bob Marley ha trascorso la sua infanzia tra le baracche del quartiere, e ancora oggi i bonghi risuonano travolgenti regalandoci emozioni uniche.

Avventure incredibili alle Bahamas

Ma la tappa più affascinante del viaggio caraibico di William e Kate è senza dubbio quella alle Bahamas. Incantevole perla esotica, l’arcipelago è il luogo perfetto per concedersi non solo lunghe giornate di relax al mare, ma anche qualche avventura davvero incredibile. Come, ad esempio, andare alla scoperta del campo di ananas di Lady Di. No, non ha nulla a che vedere con la celebre Principessa, bensì con una donna speciale (anch’essa di nome Diana) che ha dato vita ad una piantagione di ananas dolcissimi, ad Eleuthera. E si mette a disposizione per tour che hanno lo scopo non solo di mostrare tradizioni e cultura locali, ma anche di assaporare un prodotto delizioso.

E ancora, per chi vuole davvero vivere l’atmosfera più autentica delle Bahamas, si può prendere parte al progetto People-to-People. Ciascun turista viene abbinato ad un volontario locale, per un tour alla scoperta di 10 diverse isole di cui esplorare usi, costumi e… piatti tipici. Chi ha invece voglia di un po’ di sano divertimento, può approfittare dell’Acquaventure Water Park, splendido parco acquatico con vista mozzafiato sulle spiagge di Nassau. Decine di scivoli d’acqua, piscine per ogni esigenza e – per un completo relax – cabine private dotate di un’infinità di servizi.

Bahamas

Bahamas

Categorie
Notizie vacanza natura Viaggi

Dormire in una biosfera sospesa in mezzo alla natura

E se vi dicessimo che da questa primavera potrete dormire in un alloggio sospeso tra cielo e terra e completamente immerso nella natura più selvaggia e autentica? Un sogno a occhi aperti, penserete senz’altro voi, che però diventa reale grazie alla nuova stanza d’hotel Biosphere.

Ci troviamo in Svezia, e più precisamente nella Lapponia svedese, nella terra dei grandi spazi che si perdono a vista d’occhio. Un luogo di fascino e suggestione immensa che ci permette di ammirare il sole a mezzanotte, di contemplare le meraviglie create da Madre Natura in tutta la loro autenticità e di vivere esperienze incredibili.

Birdwatching, bagno nella foresta, meditazione, queste sono solo alcune delle attività preferite dai viaggiatori che scelgono di raggiungere questo microcosmo di meraviglie che è la terra svedese. E ora abbiamo un altro motivo per raggiungerla già da questa primavera: una piccola biosfera sospesa tra cielo e terra e immersa completamente nella natura. Pronti a scoprirla?

Biosphere, Treehotel

Biosphere, Treehotel

L’albergo diffuso nella foresta

Appena superato il confine che ci porta tra le terre selvagge della Lapponia svedese, troviamo un luogo fuori dall’ordinario, un albergo diffuso nella foresta. Qui, tra gli alberi che svettano maestosi verso il cielo, diversi alloggi si snodano e si integrano perfettamente con il territorio circostante.

Sono le case sugli alberi del Treehotel, una delle strutture alberghiere più amate del Paese perché è qui che i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo giungono per trovare quel contatto primordiale con la natura.

Progettato nel 2010 da Kent e Britta Lindvall, questo complesso è un vero e proprio rifugio di pace e armonia dove per ritrovare se stessi contemplando la natura dalle abitazioni sospese sugli alberi. È possibile scegliere tra i diversi alloggi nella foresta, tutti con un particolare design che prende in prestito i colori e le forme dal territorio circostante.

C’è una stanza che imita un nido d’uccelli, una che ricorda il nido d’ape e un cubo di specchi che sembra sparire tra gli alberi e la natura.

Ai sette alloggi già esistenti sul territorio se ne è aggiunto un altro, un’ottava meraviglia sapientemente introdotta nella foresta. Il suo nome è Biosphere ed è una struttura sferica interamente ricoperta di casette per gli uccelli.

Biosphere, Treehotel

Biosphere, Treehotel

Nasce Biosphere, la nuova stanza nella foresta

A partire dal mese di maggio 2022 sarà possibile dormire in questa stanza d’hotel incastonata nella natura della Lapponia svedese.

L’alloggio, sospeso tra gli alberi, presenta una forma sferica che affascina, ma è la presenza di 350 casette per uccelli disposte intorno alla struttura che rende questa stanza unica nel suo genere.

Biosphere è stata progettata da Bjarke Ingels, architetto dello studio BIG, in collaborazione con l’ornitologo Ulf Öhman che si è occupato di disporre all’esterno le case per gli uccelli in modo che queste possano attirare e ospitare diverse specie.

Gli interni dell’alloggio, invece, sono suddivisi in due livelli per un totale di 34 metri quadrati. Gli ospiti, che accedono alla struttura attraverso una passerella sospesa, possono interagire con la natura circostante e praticare birdwatching da ogni prospettiva.

Basterà uno sguardo al pavimento, al soffitto o alle pareti per osservare l’attività degli uccelli e vivere l’esperienza più profonda a contatto con la natura.

Biosphere, Treehotel

Biosphere, Treehotel

Categorie
itinerari culturali Notizie Viaggi

In Italia è avvenuta una scoperta “sacra”

L’Italia vanta millenni di storia. Così tanti che sono ancora molti i segreti che nasconde. Negli ultimi giorni, per esempio, è avvenuta una scoperta davvero importante e che può persino essere definita “sacra”: un tratto del nostro Paese che si riteneva fosse un porto militare, in realtà è tutta un’altra cosa.

Mozia, l’isola con una delle più grandi piscine sacre del Mediterraneo

Siamo in Sicilia e più precisamente a Mozia, un’isola situata nella laguna delle saline dello Stagnone di Marsala (TP), che è un’antica colonia fenicia. Proprio da queste parti diversi studi archeologici hanno fatto affiorare nel corso del tempo numerosi tesori, tanto da diventare una delle attrazioni più suggestive dell’intera regione.

Qui sorge il Kothon, ossia un bacino idrico utilizzato all’interno dei porti fenici che per molto tempo si è creduto fosse un porto militare. Le ultime ricerche condotte dalla Sapienza Università di Roma e dalla Soprintendenza regionale per i beni culturali e ambientali di Trapani, hanno invece dimostrato che il bacino artificiale non è quello che si pensava, ma bensì una piscina sacra di 2500 anni fa.

Net dettaglio: gli esperti suggeriscono che sia stato usato nelle cerimonie religiose di quell’epoca, dopo essere stato aggiunto alla città insulare di Motya quando fu ricostruito nel 550 a.C a seguito di un attacco dell’antica Cartagine.

Il bacino fu rivenuto nel 1920 e, dal momento che a Cartagine c’era una struttura simile chiamata proprio Kothon, anche quello dell’isola siciliana fu identificato per la prima volta come un porto militare artificiale. Ma la verità è che il bacino di Mozia era parte di uno dei più grandi complessi religiosi dell’antico Mediterraneo. Ma non solo. Esso collegava i coloni fenici con i culti delle loro terre d’origini. Infine, sarebbe persino stato utile per studiare le posizioni delle stelle e dei pianeti.

Una scoperta davvero importantissima avvenuta grazie alla continuazione degli scavi archeologici su questo territorio e che è stata pubblicate sulla rivista Antiquity dell’Università di Cambridge, oltre a essere stata ripresa dalle più importanti testate di tutto il mondo.

Le spiegazioni degli addetti ai lavori

L’archeologo Lorenzo Nigro, dell’Università La Sapienza di Roma, ha spiegato che questa era la più grande piscina sacra conosciuta dell’antico mondo Mediterraneo. La piscina e i tre templi vicini erano allineati con le posizioni delle stelle e delle costellazioni specifiche in giorni chiave dell’anno, come i solstizi d’estate e d’inverno. Ciascuno dei corpi celesti era associato a un particolare dio fenicio.

Di notte, la superficie riflettente della piscina, che era leggermente più lunga e più larga di una piscina olimpionica, veniva usata per fare osservazioni astronomiche segnando la posizione delle stelle con dei pali.

Le scoperte del puntatore di uno strumento di navigazione in un tempio e la statua consumata di un dio egizio associato all’astronomia, trovata in un angolo della piscina, supportano questa possibilità.

Per un secolo si è pensato che il Kothon di Mozia fosse un porto, ma nuovi scavi hanno cambiato drasticamente la nostra interpretazione – ha sottolineato NigroEra una piscina sacra al centro di un enorme complesso religioso“.

Sospetti che sono sorti a seguito di alcune ricerche che avevano portato alla luce un Tempio di Ba’al sul bordo del Kothon di Mozia, anziché gli edifici portuali previsti.

Abbiamo quindi scoperto che non poteva essere utilizzato come porto: non era collegato al mare ma era alimentato da sorgenti naturali – ha aggiunto lo scienziato – Il team ha anche scoperto altri templi che fiancheggiano il Kothon, insieme a stele, altari, offerte votive e un piedistallo al centro del lago che un tempo conteneva una statua di Ba’al. Nel loro insieme, questi elementi indicano che non era un porto, ma una piscina sacra al centro di uno dei più grandi complessi culturali del Mediterraneo preclassico“.

scoperta piscina sicilia

La piscina sacra di Mozia

Categorie
Destinazioni Europa Spagna Valencia Viaggi weekend

Un weekend in solitaria a Valencia

Oggi vi porto alla scoperta di Valencia, la terza città più grande della Spagna, dopo Madrid e Barcellona. È facilmente raggiungibile dall’Italia grazie ai numerosi voli diretti, operati dalle principali compagnie aeree, anche low cost. Tanti la amano anche di più della sua cugina Barcellona e la scelgono per trasferirsi in quanto è meno cara, è una città a misura d’uomo, con tanti spazi verdi, un clima mite tutto l’anno e perfetta da esplorare in bicicletta. Vanta infatti una rete di piste ciclabili lunga ben 156 km che collega tutti i quartieri della città. Una valida alternativa ai pedali sono i motorini elettrici o il sistema di trasporto pubblico: è efficiente ed economico, soprattutto acquistando la Valencia Tourist Card.

Valencia è una città molto eclettica, vi sorprenderà con i suoi quartieri storici, i suoi mercati immensi, le sue lunghissime spiagge e la sua architettura futuristica. Davvero ce n’è per tutti i gusti! Anche gli amanti del buon cibo non rimarranno delusi: questa è la patria della paella e solo qui troverete quella originale. Insomma, Valencia è la meta perfetta per un weekend in solitaria di inizio primavera.

 

I classici da non perdere a Valencia:

Iniziate l’esplorazione di Valencia dal suo centro storico, la Ciutat Vella (Città Vecchia). Qui si trova il suo cuore pulsante, Plaza de la Virgen, che ospita l’imponente Cattedrale dedicata a Giacomo I e all’Assunzione di Santa Maria. Non tutti sanno che qui è custodito il leggendario Santo Graal, la coppa con la quale Gesù Cristo celebrò l’Ultima Cena. Merita sicuramente una visita anche il Miguelete, la torre campanaria annessa alla Cattedrale. Percorrendo una scala a chiocciola di 207 gradini, potrete godere di una delle migliori viste dall’alto della città. Una curiosità: al di fuori della Cattedrale, di fronte alla Porta degli Apostoli, ogni giovedì a mezzogiorno si riunisce il Tribunal de las Aguas (il Tribunale delle Acque). Dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è una delle più antiche istituzioni di giustizia orale ancora in funzione in Europa. Il Tribunale discute le controversie tra gli agricoltori ed emette sentenze relative all’uso dell’acqua per irrigare. 

Continuate l’esplorazione del centro storico passeggiando tra le vie di Barrio del Carmen, uno dei quartieri più antichi di Valencia. Qui troverete numerosi ristoranti, tapas bar e locali notturni, che lo rendono uno dei luoghi della movida valenciana. Ma ovviamente non mancano i monumenti storici, come il Convento del Carmen e le Torri de Serranos, una delle dodici porte delle antiche mura della città. Oltrepassando la porta troverete uno dei punti di accesso al meraviglioso Jardín del Turia, il parco urbano più grande della Spagna. Costruito all’interno dell’antico letto del fiume Turia, è lungo ben 9 km e attraversato da 18 ponti. È il polmone verde della città, con prati verdi dove rilassarsi, viali alberati da percorrere a piedi o in bicicletta e zone per praticare attività ludiche e sportive. Tra queste non perdete il parco giochi a forma di un gigante Gulliver di 70 metri, dove potrete arrampicarvi e scivolare come piccoli Lillipuziani. Percorrendo il Turia verso est raggiungerete uno dei simboli di Valencia, la futuristica Ciudad de las Artes y las Ciencias. Progettata dall’architetto valenciano Santiago Calatrava durante gli anni ‘90, è composta da 5 differenti strutture espositive, dedicate alla scienza, alla natura e alle arti: il Palazzo delle Arti Regina Sofia (teatro dell’opera), l’Hemisfèric (cinema IMAX e planetario), l‘Umbracle (giardino), il Museo della Scienza Principe Felipe e l’Oceanogràfic (parco marino). I vari edifici sono collegati da viali pedonali e circondati da bellissimi specchi d’acqua, che rendono la Ciudad de las Artes y las Ciencias uno dei luoghi indimenticabili di Valencia.

I quartieri più alla moda di Valencia:

La Ciutat Vella è sicuramente un must da visitare durante un weekend in solitaria a Valencia, ma alle porte del centro storico si trovano alcuni quartieri particolarmente interessanti che meritano di essere esplorati, sia di giorno sia di sera. Tra i quartieri più alla moda c’è il barrio di Ruzafa. Ristrutturato e ammodernato a partire dal 2013, è oggi considerato il “Soho” valenciano. Di giorno troverete negozi vintage e boutique di lusso, librerie particolari e mostre fotografiche, mentre di sera avrete solo l’imbarazzo della scelta tra tapas bar, ristoranti stellati e locali con musica dal vivo. Un altro quartiere molto in voga tra i giovani è Benimaclet, il barrio universitario per eccellenza. Si trova fuori dal centro storico, ma è facilmente raggiungibile in autobus o in metro. È un quartiere multiculturale che ha ancora l’atmosfera da paese, ma che è diventato di tendenza grazie ai numerosi caffè letterari dall’atmosfera bohemien e ai bar e pub che lo rendono la zona ideale per un’uscita serale.

Le spiagge più belle di Valencia:

Durante un weekend in solitaria a Valencia non si può non fare un salto in spiaggia. La città offre infatti chilometri e chilometri di coste e spiagge sabbiose a pochissimi passi dal centro. La spiaggia cittadina più famosa è sicuramente la Malvarrosa, raggiungibile in autobus, metro o bicicletta. Lunga più di un chilometro e larga 50 metri, è perfetta per godersi una giornata di sole e relax, grazie ai numerosi servizi presenti (noleggio di lettini e ombrelloni, bar e ristoranti). Alle sue spalle, un meraviglioso Paseo Maritimo, ombreggiato da palme, permette di passeggiare in tutta tranquillità o andare in bicicletta, respirando il profumo dell’aria di mare. Percorrendolo tutto si raggiunge la zona della Marina, dove si trovano numerosi bar, ristoranti e discoteche. Se cercate una spiaggia più tranquilla e meno affollata, percorrete la Malvarrosa verso nord e raggiungete la sua naturale continuazione, la spiaggia La Patacona. Dista solo 3 km dal porto di Valencia, ma si trova nel comune di Alboraya, patria dell’horchata, una bevanda golosa e rinfrescante, preparata con acqua, zucchero e succo di chufa, un particolare tubero che cresce in questa zona. 

A pochi chilometri da Valencia, in direzione sud, si estende un’altra area molto rinomata per le sue spiagge: il Parco Naturale dell’Albufera. Qui si trovano Playa Pinedo e Playa El Saler, perfette per gli amanti della natura incontaminata, con pinete e dune sabbiose, dove poter praticare anche il nudismo.

La paella più buona di Valencia:

Non si può visitare Valencia senza assaggiare uno dei piatti simbolo della città e di tutta la Spagna: la paella. Il nome deriva dalla “paellera”, la pentola di ferro a due manici nella quale la pietanza viene cotta e servita in tavola. La paella è un piatto a base di riso, verdure e zafferano, con l’aggiunta di carne o di pesce. La versione tradizionale valenciana è rigorosamente con carne di pollo e coniglio (e talvolta lumache), ma è diffusissima anche la paella de mariscos, ovvero con i frutti di mare. La varietà di riso utilizzata prende il nome di riso bomba e viene coltivata nelle numerose risaie presenti nel Parco Naturale dell’Albufera. Ecco perché uno dei posti dove assaggiare una paella da leccarsi i baffi è il piccolo paesino di El Palmar. Raggiungibile dal centro di Valencia con l’autobus n. 25, è un luogo di pace dove ci sono più ristoranti che abitanti. Approfittate della gita fuori porta anche per prendere parte a un’escursione in barca sul lago, magari al tramonto. Ovviamente anche in città si trovano ottimi ristoranti dove gustare una paella degna di questo nome. Provate uno dei numerosi ristoranti nei pressi del Mercato Centrale, ma cercate di evitare i menù turistici a prezzi troppo bassi. Se invece volete provare la paella di pesce, scegliete un ristorante sul lungomare della Malvarrosa e godetevi un pranzo in riva al mare.