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La primavera è il periodo migliore per visitare questo piccolo Stato

Con la primavera sbocciano fiori e giardini. Ma è anche il periodo dell’anno in cui cresce la voglia di uscire di casa e di mischiarsi tra la gente, assistendo a eventi, mostre, concerti. Le strade del Principato di Monaco, a due passi dall’Italia, gli spazi verdi si colorano di splendide composizioni floreali (è la seconda città d’Europa per spazi verdi dopo Vienna) e strade e piazze si animano di turisti.

Questo piccolo Stato riesce ad attirare su di sé l’attenzione del mondo intero, con i suoi piccoli e grandi eventi, le sue kermesse, il suo pubblico fatto di gente comune ma anche di tante celebrity che si mischiano alla folla.

Ed è proprio dedicato alla nuova e bella stagione il Festival Printemps des Arts, che si tiene nel Principato dal 10 marzo al 3 aprile, un vortice di musica, danza, film e arti grafiche sotto la supervisione del nuovo direttore artistico Bruno Mantovani. Eventi che si svolgono in alcuni dei luoghi più iconici di Montecarlo e che sono l’occasione per visitare gli edifici più belli e famosi.

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Una veduta panoramica del Principato di Monaco

Le location iconiche del Principato di Monaco

Tra i luoghi di questa edizione ci sono quelli più iustituzionali, come teatri, chiese e cinema. Primo fra tutti, l’Auditorium Rainier III, a cui si accede dal celebre tunnel del Larvotto, quello dove sfrecciano ogni anno le auto di Formula Uno durante il Gran Premio di Montecarlo.

L’Opéra è naturalmente una delle location del festival, un edificio che fa parte del casinò di Montecarlo, inaugurato a fine ‘800 con il nome di Salle Garnier, dal nome dell’architetto che lo progettò insieme all’Opéra di Parigi. È qui che si sono svolti i festeggiamenti per il matrimonio tra Alberto II e la principessa Charlene.

E poi c’è il Théâtre des Variétés, un teatro piuttosto recente dove si svolgono spesso eventi culturali. Alcuni concerti si svolgono anche all’interno della Chiesa di Saint-Charles, sul Boulevard des Moulins, la via dello shopping. E infine il Grimaldi Forum, l’edificio tutto vetri che dà sulla spiaggia del Larvotto – che ha appena subìto un grosso restyling dietro la consulenza del nostro Renzo Piano – dove già si tengono eventi e soprattutto mostre.

Alcuni concerti sono aperti solo a pochi fortunati e si tengono nelle sale dei lussuosi hotel monegaschi, come l’Hôtel de Paris, l’Hôtel Hermitage (forse il più lussuoso del Principato) e il Novotel.

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Un concerto all’aperto davanti al casinò di Montecarlo

Luoghi inusuali diventano teatri

E poi ci sono luoghi insoliti, come il Museo Oceanografico, sulla rocca di Monaco, tra pesci tropicali e migliaia di meduse, nelle ampie sale risuoneranno le note musicali del festival. Il liceo tecnico, un edificio modernissimo sulle alture del Principato, è anch’esso un luogo particolare dove tenere dei concerti.

Poi c’è lo Yacht Club, l’edificio a forma di nave ormeggiata proprio sul porto Hercule, progettato da Norman Foster. Un altro edificio di design dove si tengono degli eventi è l’One – Monte-Carlo, un palazzo di fianco all’Hôtel de Paris e al casinò, che ospita lussuosissime penthouse costruito solo pochi anni fa ridefinendo completamente la celebre Place du Casino.

Alcune esibizioni si svolgono anche nel tendone del circo, una tensostruttura stabile che si chiama Chapiteau de Fontvieille e dove ogni anno si svolge ogni anno un importante festival internazionale del circo, trasmesso anche in Tv e gli eventi si stendono anche al vicino Café du Cirque.

E, infine, c’è una location che viene aperta solo qualche volta eccezionalmente e che pochi tra quelli che pensano di conoscere bene il Principato hanno avuto occasione di visitare. Si tratta del Tunnel Riva, una rimessa che si trova sotto i portici di Port Hercule. Come dice il nome, qui ci si occupa da almeno 60 anni di questi bellissimi motoscafi fornendo assistenza tecnica o servizio di rimessaggio. Questo famosissimo cantiere italiano, di Sarnico, in provincia di Bergamo, fabbrica imbarcazioni di lusso fin dalla metà del 1800 ed è sinonimo di lusso ed eleganza, da sempre. Fatto sta che quando questo particolare “garage” dei Riva viene affittato per eventi privati, spesso legati proprio alla nautica e ai boat show, diventa anche un vero e proprio museo perché gli ospiti si aggirano negli spazi tra un motoscafo e l’altro.

Il Festival Printemps des Arts

La prossima edizione del Festival Printemps spazia dalla musica del XIV secolo alla riscoperta di Haydn e Debussy, con il grande pianista Jean Efflam Bavouzet, da Bach con l’organista Éric Lebrun a Mozart, Sciostakovic e Ravel interpretati dal quartetto d’archi Quatuor Voce fino al jazz.

Info utili

Il prezzo dei biglietti varia dai 20 ai 40 euro. Sono disponibili biglietti da 10 euro per i giovani fino ai 25 anni, mentre per i bambini fino ai 12 anni l’ingresso è gratuito. Ci sono anche biglietti ridotti per i gruppi. Tutte le info sul link ufficiale.

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Un concerto durante il Festival Printemps des Arts

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Nuova offerta Ryanair, vale solo 24 ore

Ryanair ha appena lanciato una nuova offerta low cost, con biglietti aerei a partire da 14,99 euro a tratta. La promozione scade a mezzanotte. Si può partire a questi prezzi bassi da oggi fino al prossimo 7 aprile.

Ci sono offerte per diverse mete in Europa, anche nell’Europa dell’Est, ma, vista la situazione, vi consigliamo di pensare a un viaggio entro i confini nazionali o al massimo dalla parte opposta e quindi Francia, Spagna o Portogallo.

Ci sono voli per la Sardegna a prezzi anche inferiori rispetto all’offerta. Un Milano Bergamo o Malpensa – Alghero costa solo 4,99 euro a tratta. Ci sono voli per Bari da Malpensa, da Roma Fiumicino e da Alghero anche questi a 4,99. Così come per Palermo, si trovano – ancora per poco – biglietti a meno di 5 euro partendo da tantissimi aeroporti (Malpensa, Fiumicino, Bari, Alghero, Cagliari, Bologna, Brindisi, Cuneo, Genova e Napoli). Se non avete ancora le idee chiare, ecco il nostro consiglio di viaggio.

Perché andare ad Alghero fuori stagione

La chiamano “la piccola Barcellona” o la “Barceloneta” della Sardegna quindi, come la città catalana, avrà molto da offrire. In realtà il soprannome è dovuto al fatto che in città è ancora molto diffusa la lingua catalana, parlata da un abitante su cinque, seppur nella variante algherese.

Alghero, che ha un centro storico davvero delizioso, circondato dalle sue famose mura di cinta e ricco di interessanti monumenti e edifici storici, si trova anche in una posizione ideale per escursioni e passeggiate lungo questo tratto di costa sarda, chiamato Riviera del Corallo (e il nome evoca già qualcosa di incredibile), che presenta non poche sorprese.

Una volta arrivati, basta imboccare le strade a caso per rendersi conto dell’eterogeneità di sfondi e scenari, un labirinto di vicoli su cui s’affacciano le mura gialle e le case antiche che rievocano le sue origini catalane. Da non farsi mancare sono le belle passeggiate lungo i bastioni del porto, da cui scorgere i caratteristici tetti rossi delle case e le cupole delle chiese. Come quella di San Michele, con la caratteristica cupola di maiolica colorata, e quella di Sant’Anna del ‘700, in stile tardo-rinascimentale.

Alghero è, come già anticipato, famosa per il corallo, che nell’arte manifatturiera locale viene unito all’oro in un felice connubio artistico. Imperdibile è quindi una visita del museo del Corallo.

Il momento più appassionato dell’anno ad Alghero è la Settimana Santa, con i riti religiosi della tradizione spagnola. Quindi se ci andate prima di Pasqua vi godete anche un evento unico in Italia.

Alghero

Le mura di Alghero

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Tra altalene panoramiche e fioriture di montagna: la meravigliosa primavera del Ticino

La primavera è il momento perfetto per organizzare nuovi viaggi alla scoperta del mondo che abitiamo. Mentre la natura si prepara alla sua straordinaria rinascita, infatti, possiamo posare lo sguardo sulla grande bellezza e da questa prendere le più grandi ispirazioni così come hanno fatto artisti, pittori e poeti prima di noi.

E di luoghi da visitare si riempie la nostra lista, alla quale sembra doveroso aggiungere anche il cantone del sud della Svizzera. Si perché in Ticino la primavera si prepara a inebriare con profumi e colori incantati cittadini e viaggiatori. Il sole splende in alto in cielo prima di quanto si può immaginare e rinvigorisce la natura che, già forte di nuove energie, è pronta a al risveglio dei sensi.

È questo il momento per volare direttamente tra le altalene panoramiche e le fioriture di montagna, per perdersi e immergersi nella meravigliosa primavera del Ticino. Pronti a partire?

Parco San Grato

Parco San Grato

Tra giardini fioriti e profumi inebrianti

Quando il sole diventa assoluto protagonista delle giornate di primavera, il Lago Maggiore orlato di palme brilla di una luce nuova, straordinariamente accecante. La neve, che avvolgeva con il suo candido manto le cime delle montagne è ormai solo un ricordo, ha lasciato spazio ai colori dei fiori che sbocciano ed emozionano.

Il parco botanico del Gambarogno, al quale fa da sfondo il meraviglioso panorama del Lago Maggiore, è un tripudio di colori dato dalle tanto attese fioriture. Sui 20000 metri quadrati del giardino botanico si snodato quasi mille varietà di camelie e 800 diversi tipi di magnolie, azalee, peonie e rododendri che da metà marzo a metà danno vita a uno spettacolo unico.

Anche a Locarno è tempo di fioriture, sono le camelie, qui a diventare magiche visioni durante lunghe passeggiate illuminate dalla luce del sole. Su una superficie che si snoda per oltre 10000 metri quadrati troviamo migliaio di varietà di camelie che incantano e stupiscono durante il periodo della loro massima fioritura.

Parco delle Camelie

Parco delle Camelie

La primavera mette in scena un altro spettacolo suggestivo sul Parco San Grato, affacciato sul suggestivo Lago di Lugano. È qui che è preservata una collezione di immensa bellezza di fiori di ogni genere tra i quali le azalee, i rododendri e le conifere. Visitare il giardino permette anche di vivere un’esperienza straordinaria, quella di osservare il panorama circostante seduti sull’altalena gigante del progetto Swing the World. Un’avventura, questa, che lascia tutti col fiato sospeso.

Shinrin-yoku: le immersioni nel bosco

La primavera, si sa, ci spinge a ritrovare quel contatto con la natura in rinascita. È questo il periodo ideale per il trekking, le escursioni, per perdersi e immergersi nella natura più autentica per connettersi ad essa in maniera primordiale. È da questa consapevolezza che, negli ultimi anni, si è andato diffondendosi il Shinrin-yoku, meglio conosciuto come bagno nella foresta.

E il Ticino, in questo senso, è ricco di luoghi da da esplorare. Tra i più suggestivi troviamo i boschi della Valle Onsernone, considerata dai cittadini e i viaggiatori la valle più selvaggia dell’intera regione. Si sale e si scende dalle vette altissime, ci si ferma tra i fiumi e i flussi delle acque cristalline e limpide che si snodano tra i fitti boschi animati da flora e fauna, attraversando costruzioni rustiche e incontrando sorci suggestivi. Poi via lungo i villaggi e i paesi suggestivi che si incastonano perfettamente nel paesaggio suggestivo e naturale offerto dalla primavera in Ticino.

Valle Onsernone

Valle Onsernone

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Cammini itinerari Viaggi

Il Cammino di San Colombano, 330 km di meraviglie

Un magnifico itinerario che attraversa il Nord Italia, tra piccoli borghi medievali e antiche abbazie ricche di storia: il Cammino di San Colombano è un vero e proprio viaggio all’insegna della spiritualità, che ci conduce verso tappe affascinanti e indimenticabili. I suoi 330 km rappresentano solo l’ultima parte del tragitto compiuto dal santo, che lo ha portato alla città in cui ebbe fine il suo percorso terreno. Ecco come è nato il cammino e quali sono i suoi luoghi più belli.

La storia del Cammino di San Colombano

Colombano nacque in Irlanda attorno al 540, e in giovane età decise di consacrare la sua vita a Dio. Da quel momento ebbero inizio i suoi lunghi studi, al termine dei quali spese tutto il suo impegno in un pellegrinaggio che lo condusse in tutta Europa. Ed è proprio questo incredibile viaggio, durante il quale fondò alcune delle abbazie ancora oggi più celebri al mondo, che ci porta alla scoperta di luoghi meravigliosi.

Il Cammino di San Colombano è in realtà un lunghissimo itinerario che parte proprio dall’Irlanda e segue le orme di un evangelizzatore straordinario: per oltre 30 anni, lui e i suoi 12 discepoli portarono la fede entro i confini di quelli che oggi sono ben sette Stati (Irlanda, Gran Bretagna, Francia, Germania, Svizzera, Austria e Italia). Ma è l’ultimo tratto, quello che percorre il suolo italiano, ad essere ora al centro dell’attenzione, protagonista di un’importante opera di riqualificazione.

Dal confine con la Svizzera al piccolo borgo di Bobbio, ultima tappa di Colombano e dei suoi uomini, il cammino ci porta alla scoperta di bellezze uniche. Sono ben 330 km di viaggio, all’esplorazione di territori intrisi di storia e spiritualità, ricchi di un fascino impossibile da trovare altrove. L’itinerario, che nella sua parte italiana conta 19 splendide tappe, segue antiche vie d’acqua e costeggia splendidi villaggi affacciati lungo il lago di Como, prima di addentrarsi nel cuore della Pianura Padana e giungere alla meta finale, dove il santo trascorse i suoi ultimi giorni di vita (e dove venne sepolto).

Il Cammino di San Colombano, itinerario affascinante

Il percorso ha inizio da Villa di Chiavenna, minuscolo paesino di confine che dista una manciata di km dalla Svizzera. Qui Colombano, attraversate le Alpi, si mise in marcia verso Milano seguendo il corso del fiume Mera, sino a raggiungere il lago di Como. Per chi ne ripercorre le orme, il paesaggio è a dir poco incredibile: i bellissimi borghi affacciati sulle placide acque lacustri e circondati dalle montagne offrono un panorama da mozzare il fiato. Tappe imperdibili, in questo cammino, sono Bellano (e il suo celebre Orrido) e Varenna, piccola perla dal fascino unico.

Arrivati a Lecco, lasciate le sponde del lago, l’itinerario si addentra nel cuore della Lombardia seguendo la scia del fiume Adda e, in seguito, il Naviglio della Martesana. La città di Milano fu un luogo importantissimo per Colombano, ma ancor di più la splendida Pavia: questa era ai tempi la capitale del Regno Longobardo, e qui il santo trovò l’approvazione per il suo ultimo, grande progetto, l’Abbazia di Bobbio che ancora oggi porta il suo nome.

Per arrivarvi, Colombano percorse parte della Via Francigena e, attraversato il fiume Po, seguì due altri importanti percorsi dell’epoca: la Via della Traslazione di San Colombano e la Via degli Abati. Quest’ultima lo condusse proprio a Bobbio, l’ultima tappa di questo cammino incantevole. Da qui, non resta che fare una visita all’Eremo di San Michele (situato a Coli) dove, secondo le leggende locali, il santo trascorse i suoi ultimi giorni, trovandovi la morte.

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Questa estate puoi fare un tour tra concerti in Gran Bretagna, gratis

C’è chi è disposto a volare dall’altra parte del mondo pur di ascoltare le proprie band del cuore o partecipare ai festival più suggestivi e iconici di sempre. Ed è proprio a queste persone che oggi ci rivolgiamo con quella che ci sembra essere l’offerta di lavoro dei sogni. La piattaforma di biglietti Skiddle, infatti, sta cercando un festival reporter disposto a girare tutta la Gran Bretagna questa estate partecipando a 13 grandi manifestazioni musicali nel Paese.

In viaggio per la musica

C’è chi si mette in viaggio per raggiungere le meraviglie naturali del mondo, quelle che portano la firma di Madre Natura, e chi invece per ritrovarsi al cospetto delle grandi opere architettoniche costruite dall’uomo. Ma le avventure di viaggio sono mosse anche dagli interessi personali, dalle emozioni, dalla voglia di vivere nuove esperienze che passano per le tradizioni, le culture e tutti i sensi. Passano anche per la musica, per i festival e i concerti.

Sono migliaia le persone che ogni anno si mettono in volo per raggiungere villaggi, paesi e città e assistere ai festival locali, eventi canori dove non solo è possibile ascolta buona musica, ma si può respirare un’aria culturale internazionale, frizzante e piena di energia.

Tra i luoghi più frequentati e celebri in questo senso, non possiamo non menzionare la Gran Bretagna. È proprio nel Paese che sono conservati i luoghi storici e iconici legati a questo mondo, palchi straordinari che hanno ospitato i Big della musica come i Beatles, i Radiohead, i Muse, i Pink Floyd, Jimi Hendrix, i Depeche Mode e molti altri ancora.

Ma la Gran Bretagna è anche il luogo dei festival straordinari dove ogni anno, sotto i palchi, si riuniscono migliaia di persone provenienti da tutto il mondo. Ed è proprio lì che potrete andare se sarete scelti come festival reporter da Skiddle quest’estate.

Pagati per vedere concerti: come funziona il lavoro dei sogni

Se l’idea di fare un tour tra i festival musicali più iconici della Gran Bretagna vi entusiasma, allora non potete lasciarsi sfuggire questa opportunità. Si tratta di un lavoro in piena regola dato che la piattaforma di biglietti Skiddle paghera alla persona selezionata £ 7.500. La richiesta è quella di partecipare a 13 grandi eventi che si terranno questa estate nel Regno Unito ogni fine settimana.

Il candidato ideale, neanche a dirlo, deve essere un appassionato di musica, pronto a lanciarsi in questa avventura da maggio ad agosto, disposto a spostarsi da una parte all’altra del Paese per raggiungere i luoghi dei festival. In cambio è richiesto di creare dei contenuti multimediali che verranno poi caricati sulla piattaforma di Skiddle per raccontare i momenti più emozionanti e suggestivi dei festival.

Tra gli eventi iconici ai quali si è invitati a partecipare troviamo l’Highest Point a Lancaster, il Dream Valley in Kent, il Parklife a Manchester e l’One Out Fest a Londra. E poi ancora Retro In The Park a Burnley, Kubix in Sunderland, il Bluedot a Macclesfield, il Belladrum a Inverness. Ad agosto si susseguiranno ogni weekend il  Rock The Mote, Kent, il
Garage Nation Outdoor Fest a Londra, il Weyfest e il Creamfields North a Cheshire, l’ultimo di questa lunga serie di festival.

Se volete candidarvi, non vi resta che compilare l’application form sulla piattaforma di Skiddle e prepararvi a fare il pieno di musica. Buona fortuna a tutti!

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I Paesi che riapriranno a breve e quelli senza più restrizioni

Da giorno 1 marzo sono state abolite le misure restrittive legate ai viaggi da e per l’Italia. Ciò vuol dire che possiamo viaggiare ovunque nel mondo, a patto che un determinato Paese sia effettivamente aperto al turismo.

Lo Stivale, però, non è l’unico luogo del globo ad aver allentato le norme di viaggio. Tantissime destinazioni hanno rivisto le loro regole e altrettante si accingono a riaprire (finalmente) le frontiere.

Dubai, stop al tampone per i vaccinati

Meta perfetta per viaggiatori solitari, ma anche per famiglie è Dubai. La buona nuova è che a partire dall’1 marzo i viaggiatori vaccinati non hanno più bisogno di esporre il risultato negativo di un tampone Pcr. Basta presentare la prova dell’effettuazione del ciclo vaccinale completo o un certificato medico valido, provvisto di QR Code, attestante che nel mese antecedente l’arrivo a Dubai l’interessato è guarito dal Covid-19.

Anche chi non è vaccinato può comunque recarsi nell’Emirato, ma a seguito dell’esibizione di un test molecolare negativo effettuato entro 48 ore dalla partenza. È bene sapere, però, che ad alcuni viaggiatori potrebbe anche essere chiesto di effettuare un ulteriore controllo a campione all’arrivo

Seychelles porte aperte per gli italiani

Le fiabesche Seychelles ci aspettano. Dall’1 marzo via libera agli italiani che desiderano trascorrere una vacanza in questi paradisi. Per andarci serve effettuare un tampone molecolare con esito negativo nelle 72 ore prima della partenza.

Per chi ha contratto la malattia tra le 2 e le 12 settimane prima del viaggio, basta un tampone antigenico rapido con prova di guarigione. Bisogna, inoltre, compilare la Health Travel Authorisation e stipulare un’assicurazione sanitaria Covid-19 che copra eventuali costi di quarantena e trattamenti medici.

La Giamaica semplifica le procedure di ingresso

Affascinante e finalmente raggiungibile è la Giamaica che, in questi ultimi tempi, ha semplificato le sue procedure d’ingresso. Dall’1 marzo stop al Travel Authorization e alle misure di quarantena. Rimane obbligatorio fornire il risultato negativo di un test Covid-19 condotto entro 72 ore dalla data del viaggio.

La Giamaica è stata una delle prime destinazioni a riaprire ed è stato uno dei primi Paesi a ricevere dal Wttc il riconoscimento con il marchio globale di sicurezza e igiene.

Thailandia, allentate le misure d’ingresso

Allentate le misure d’ingresso anche in Thailandia dove, a partire dall’1 marzo, è obbligatorio presentare:

  • tampone negativo, effettuato con metodo RT/PCR, non oltre 72 ore prima della partenza. In caso di tampone positivo, è ugualmente possibile viaggiare, a condizione che l’interessato abbia un certificato medico che attesti che l’infezione è stata riscontrata non meno di 14 giorni prima, e non più di 90 giorni prima della data di partenza. E’ tuttavia a discrezione delle Autorità sanitarie locali, all’arrivo in Thailandia, decidere se il viaggiatore deve essere sottoposto a quarantena, e per quanto tempo;
  • autorizzazione denominata “Thailand Pass”;
  • visto, in tutti i casi in cui è richiesto;
  • assicurazione sanitaria che copra tutto il mondo, o comunque la Thailandia, che comprenda anche le spese dovute al  Covid-19 e abbia un massimale non inferiore ai 20.000 USD.

Il regime di quarantena è abolito per tutti, a patto che gli interessati, se maggiori di 18 anni, siano vaccinati contro il Covid-19 con ciclo completo (due dosi, oppure una dose di vaccino Johnson & Johnson) da almeno 14 prima della data del viaggio. In alternativa, è possibile produrre certificato medico di completa guarigione e certificato di vaccinazione con una sola dose, effettuata in data successiva alla guarigione.

Tunisia: niente più test per i turisti

L’Ente nazionale del turismo tunisino ha varato nuove condizioni di ingresso valide già dallo scorso 26 febbraio. Non sono più richiesti i test per tutte le persone vaccinate (con più di 18 anni), ma è comunque indispensabile presentare all’arrivo un certificato comprovante il completamento del ciclo vaccinale contro il Covid-19 o un passaporto di vaccinazione rilasciato dalle autorità sanitarie del Paese di residenza.

Per i turisti di età superiore ai 18 anni che non sono vaccinati, o che non hanno completato il loro ciclo vaccinale, è indispensabile presentare in risultato negativo di un test Rt-Pcr di almeno 48 ore o un test antigenico di almeno 24 ore al check-in e sottoporsi a auto-isolamento di 5 giorni.

Inoltre, il governo tunisino ha stabilito l’aumento della capacità al 100% per gli spazi all’aperto; l’aumento della capacità al 75% per gli spazi al chiuso con l’obbligo di presentare il passaporto vaccinale, indossare la mascherina ed aerare i suddetti spazi; e l’aumento della capacità al 100% per il trasporto turistico.

A partire dal 1° aprile 2022, infine, avverrà l’aumento della capacità al 100% per gli spazi al chiuso con l’obbligo di presentare il passaporto vaccinale, indossare la mascherina ed aerare i suddetti spazi.

Oman: stop al tampone all’arrivo

Anche l’Oman dice stop al tampone molecolare all’arrivo. I viaggiatori internazionali – compresi quindi gli italiani – devono presentare solo il certificato vaccinale con QR code, in inglese, che attesti la doppia vaccinazione anti Covid-19 il cui ultimo ciclo sia concluso almeno 14 giorni dell’arrivo in Oman.

Inoltre, è necessario scaricare l’app Tarassud+ sul proprio smartphone ed essere in possesso di un’assicurazione sanitaria della durata di almeno un mese che includa la copertura delle spese per Covid-19.

Aruba, ingresso senza tampone

La splendida Aruba ha allentato le restrizioni di ingresso per i viaggiatori vaccinati: chi ha completato il ciclo, anche con la dose booster, può entrare sull’isola senza necessità di sottoporsi a tampone.

In sostanza, i viaggiatori in possesso di Super Green Pass possono viaggiare senza altri pensieri ad Aruba purché la dose di richiamo sia stata somministrata almeno 7 giorni prima del viaggio. I viaggiatori che non rispondono a questi requisiti devono sottoporsi a tampone antigenico il giorno precedente ‘’arrivo ad Aruba oppure a tampone molecolare Pcr nei 3 giorni precedenti al viaggio.

Il super Green Pass o l’eventuale esito negativo a un tampone Covid-19 vanno caricati in fase di compilazione online della ED-Card – compilazione obbligatoria da svolgere nei 3 giorni precedenti all’arrivo ad Aruba – tramite le quale si procede anche all’acquisto dell’Aruba Visitors Insurance, assicurazione obbligatoria e non sostituibile che al costo di 15$ a persona permette di gestire in maniera rapida e semplice eventuali casi di positività in loco, coprendo tutte le spese mediche e di alloggio.

Sri Lanka, niente più obbligo di test

Lo Sri Lanka ha eliminato le ultime restrizioni Covid per l’ingresso nel Paese. Come confermato dall’Autorità dell’aviazione civile, i viaggiatori internazionali che hanno completato il ciclo vaccinale, almeno 14 giorni prima dell’arrivo, possono entrare senza più obbligo di presentare un test effettuato prima della partenza.

Chi è guarito dal Covid-19, tra i sette giorni e i sei mesi prima dell’arrivo, e ha avuto almeno una dose di vaccino è allo stesso modo esentato dal fare qualsiasi test pre-partenza.

Infine, gli adulti (maggiori di 12 anni) che non sono completamente vaccinati devo presentare l’esito negativo di un test Pcr effettuato nelle 72 ore prima della partenza, o un test rapido condotto fino a 48 ore prima della partenza.

I Paesi che riapriranno le frontiere a breve

Dal 15 marzo il Vietnam torna ad accogliere i turisti internazionali. Chi vorrà entrare nel Paese potrà farlo seguendo però il protocollo studiato dal governo per limitare il Covid, che include regole come una quarantena di un giorno, e l’obbligo di un tampone molecolare.

L’approvazione è conforme alle nuove risposte del governo alla pandemia, che si stanno adattando in modo sicuro e flessibile e controllando efficacemente il virus”, ha affermato il governo in una nota.

Dal 15 marzo, quindi, per entrare nel Paese, bisognerà avere (oltre al visto), un certificato di completa vaccinazione Covid, e un test Pcr effettuato entro le 72 ore prima dell’arrivo. Bisognerà anche essere titolari di un’assicurazione medica o di viaggio che copra il trattamento Covid-19, e compilare un modulo sanitario tramite l’apposito sito.

Pronta a riaprire a tutti i viaggiatori internazionali completamente vaccinati, senza obbligo di quarantena, anche la Malesia. A suggerirlo al primo ministro Ismail Sabri Yaakob sarebbe stato il National Recovery Council, anche se la decisione finale dev’essere ancora presa. Per gestire al meglio i rischi il consiglio ha riconosciuto la necessità di un test Covid-19 prima della partenza e all’arrivo nel Paese.

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Nella neve fresca della Val Venosta, tre luoghi fuori dal tempo

C’è una valle tranquilla, che confina da un lato con l’Austria e da un altro con la Svizzera. È la Val Venosta, un piccolo paradiso delle vacanze, lontano dalle folle di turisti, che, strano a dirsi, regala ancora scorci incontaminati.

Qui, dove nasce il fiume Adige, al Passo di Resia, e dove svettano picchi che sfiorano le nuvole, come l’Ortles, la montagna più alta, 3.906 metri, si dipanano piccole vallate laterali incantevoli, ideali per chi è alla ricerca di una vacanza attiva, ma anche slow. Ce n’è per tutti i gusti.

Ed è in tre delle sue valli che vogliamo portarvi, per farvi scoprire il lato incontaminato e incredibilmente affascinante dei paesaggi che regalano. Valli da scoprire a passo lento, un po’ fuori dal tempo, ciaspolando tra la neve fresca, dove si scorgono ancora intatte le impronte degli animali che sono passati poco prima, attraversando boschi di pini e larici e incontrando piccole malghe dai tetti innevati dove d’estate viene riposto il fieno che servirà per tutto l’inverno.

Valli da attraversare anche velocemente, inforcando gli sci, risalendo fino in cima con le funivie o seggiovie (dove ci sono) oppure a piedi, scivolando sulla neve non battuta. O ancora, da percorrere con lo slittino o la moto da neve.

La selvaggia Vallelunga

Cappella, un villaggio nella parte posteriore della Vallelunga, una valle laterale e ancora poco conosciuta della Val Venosta, è il punto di partenza di una bellissima escursione nella neve da fare a piedi, con le scarpe da trekking o, meglio ancora, i ramponcini da ghiaccio, che rendono il passo più stabile nella neve, specie se c’è anche ghiaccio. La passeggiata, piuttosto facile, è lunga poco più di 4 chilometri con un dislivello di 420 metri. In un’ora e mezza si raggiunge la destinazione. Che regala una bellissima sorpresa.

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In cima alla malga Maseben e al suo osservatorio

Dal parcheggio si cammina fino alla vecchia stazione a valle di Maseben, si attraversa il fiume Carlino, si sale sulla vecchia pista da sci fino al sentiero nel bosco e si segue il sentiero n° 15 sulla sinistra per circa 600 metri. Poi, si prosegue a destra sul sentiero n° 19. Si sale attraverso il bosco, si passa dalla vecchia stazione intermedia e dalla malga di Maseben finché non si raggiunge il rifugio Maseben. Una volta arrivati al rifugio, a 2.267 metri di altitudine, si gode di una splendida vista sull’ambiente alpino circostante. Ma la sorpresa non è questa. Il proprietario del rifugio, Alessandro Secci, lo ha aperto quasi dieci anni fa. Qui ci si può fermare a mangiare un tagliere di formaggi e salumi altoatesini con pane di segale o piatti caldi dal menu, provare una delle sue ottime grappe prodotte dalla distilleria in Alta Val Venosta (suo nonno sardo gli ha insegnato come fare a distillare) e dormire nelle comode camere, tutte con bagno privato, passando la notte in cima alla montagna dove l’aria è frizzantina e tutt’intorno non c’è anima viva, se non qualche lepre notturna.

È per l’assenza quasi totale di inquinamento luminoso che il rifugio è stato scelto per installarvi due telescopi (uno per osservare il Sole) fissati direttamente alla malga, creando un vero e proprio osservatorio astronomico, aperto tutto l’anno. Ed è questa la vera grande sorpresa di questa passeggiata. Gli esperti, Wolfgang Thöni e Siegfried Patscheider, ogni giovedì, salgono al rifugio di sera per mostrare, agli ospiti o a chi ha voglia di partecipare alla lezione di astronomia, le costellazioni, che sono sempre diverse, in base alla stagione o semplicemente alle condizioni meteo. Un’esperienza entusiasmante organizzata insieme all’Associazione turistica Passo Resia, non soltanto per gli astrofili, ma per tutti. I bambini e i ragazzi la adoreranno. Per tornare indietro si può noleggiare uno slittino o farsi accompagnare con la motoslitta.

Prato allo Stelvio, ai piedi del parco nazionale

Questa escursione porta proprio nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, che
conduce dalla riserva dei cervi di Fragges, appena sopra il borgo di Stelvio – un paese che conta poche centinaia di abitanti ma che ha dato il nome a un Passo che è il più alto valico automobilistico d’Italia e persino a un parco nazionale – fino al rifugio Forcola, passando per la malga di Prato. Qui, ci si addentra nei boschi e il dislivello, se ci si vuole avventurare nella neve fresca con le ciaspole, è superiore ai 400 metri. Per arrivare al rifugio il percorso è lungo circa 3 chilometri e il tempo di percorrenza è di un’ora e mezza/due, a seconda dell’allenamento (la guida Hubert Wegmann che porta gli escursionisti di ogni livello tra queste vette ci mette poco più di mezz’ora!). Anche in questo caso, la vera sorpresa è alla fine del cammino.

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La vista mozzafiato dal rifugio Forcola a Prato allo Stelvio

Di tanto in tanto, lungo il sentiero battuto s’incontra qualche altro escursionista, ma a tratti pare di essere lì, soli con la montagna. Qui la natura è incontaminata e non è raro incrociare il cammino di qualche animale, specie se si decide di abbandonare il sentiero segnato per immergersi tra le conifere. Una volta giunti al rifugio, ecco la grande sorpresa: una vista panoramica che lascia a bocca aperta. Una cornice di montagne innevate, tra cui spicca la più alta di tutte, l’Ortles, circonda la terrazza del rifugio da cui non si vorrebbe mai venire via. Per tornare indietro si può percorrere il sentiero a ritroso o scendere con la seggiovia da Trafoi.

L’idilliaca Val Roia

Questa piccola valle prende il nome da un microscopico borgo, Roia, che conta poche decine di abitanti e che è uno degli insediamenti più alti dell’Alto Adige (1968 metri sul livello del mare). Si estende verso Nord fino a raggiungere il meraviglioso e famoso Lago di Resia, quello con il campanile che spunta dalle acque, che dista pochi chilometri e che, forse, è l’attrazione più famosa della Val Venosta.

Tra malghe, fienili e ruscelli, in questa valle si snoda un bellissimo – e piuttosto facile – itinerario ad anello che inizia dal parcheggio di Roia e prosegue sui pascoli di montagna in direzione della fine della valle. Il percorso passa da splendidi prati di montagna, che d’inverno sono ricoperti di neve non battuta, ma segnata solo dal passaggio di altri escursionisti, e costeggia, in parte, il Rio Val Roia fino ad arrivare a una pianura. Dopo aver superato il torrente su un ponticello di legno, il sentiero sul lato destro della valle attraversa una pineta in direzione della baita Rojen. La posizione idilliaca e il paesaggio incontaminato rendono la Val Roia un angolo davvero magico dove ciaspolare d’inverno in un silenzio quasi surreale.

Questa è anche una zona sciistica. Per chi volesse inforcare gli sci, infatti, ci sono le piste che partono dal comprensorio di Belpiano, tra le stazioni più popolari di tutta la Val Venosta, con sette impianti di risalita e neve che dura fino a primavera inoltrata. Con lo skipass due-Paesi, poi, si può anche sciare su 52 impianti di risalita e 211 splendidi chilometri di piste attraverso le sei aree sciistiche di Nauders, Belpiano, Malga San Valentino, Solda, Trafoi e Ortler che fanno parte della skiarena della Val Venosta. Ma questo è un altro viaggio.

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La Val Roia, tra malghe e paesaggi incontaminati

 

 

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Alla scoperta dell’isola di Gorgona, scrigno mediterraneo

Gorgona è la più piccola isola dell’arcipelago toscano e, insieme a Capraia, Pianosa, Elba, Giglio, Giannutri e Montecristo, costituisce il Parco nazionale arcipelago toscano. COme tutte le isole, anche questa si può visitare. Ma ci sono delle regole e delle limitazioni severissime.

Un po’ dovute alla tutela ambientale del luogo, essendo Gorgona famosa per essere ancora un’isola piuttosto selvaggia. Un po’ per tutelare i suoi abitanti che sono alquanto particolari…

Paradiso naturalistico

Lungo la sua costa, s’incontrano insenature suggestive e deliziose piccole baie, come Cala Scirocco, con la Grotta del bove marino, un tempo rifugio delle foche monache. Verso ponente, la costa si fa più aspra e cade a picco sul mare, mentre se ci si dirige verso levante digrada formando tre piccole cale: Cala Maestra, Cala Marcona e Cala Scirocco. Una più bella dell’altra. Un paradiso naturale. Da salvaguardare.

La presenza umana

Sull’isola di Gorgona ci sono anche tracce della presenza dell’uomo, A partire dal piccolo porto attorno al quale s’è sviluppato l’abitato principale. Borgo di pescatori, oggi conta meno di dieci abitanti che vivono stabilmente nel paese

Benché l’isola sia ancora piuttosto incontaminata, vi si trovano anche due antiche fortificazioni: la Torre Vecchia e la Torre Nuova. Più in alto c’è poi Villa Margherita, costruita sui resti romani.

Fu scelta nel V secolo come luogo ideale dai monaci eremiti che edificarono il Monastero di Santa Maria e di San Gorgonio dei quali oggi abbiamo solo alcuni resti. Della Chiesa di San Gorgonio, invece, si possono ammirare i restauri effettuati nel XVIII secolo e i vicini magazzini utilizzati dai monaci per il trattamento e la conservazione delle acciughe sotto sale, una risorsa primaria dell’isola fino al secolo scorso.

L’ultima isola-carcere

I veri abitanti dell’isola sono coloro che vivono rinchiusi nel carcere. Gorgona è, infatti, l’ultima isola-carcere attiva in Europa nonché la più piccola. La ricchezza naturalistica, unita al fascino di un luogo modello di recupero sociale (qui i carcerati coltivano le vigne e gli ulivi imparando così un mestiere), la rendono una tra le isole-carcere più amate dai visitatori.

Visitare l’isola di Gorgona

Il parco, in collaborazione con l’Amministrazione penitenziaria, programma nella bella stagione escursioni per far conoscere questo territorio protetto, seppure con alcune limitazioni dovute da una parte al regime carcerario e dall’altra alla tutela della biodiversità del luogo.

Dal 2 marzo sono aperte le prenotazioni online per visitare Gorgona. Le visite iniziano il 19 marzo partendo da Livorno. La visita consiste in un’escursione trekking con una guida lungo il percorso autorizzato. Le escursioni possono essere effettuate solo se si è dotati di scarpe da trekking con suola scolpita.

L’itinerario escursionistico è lungo 6 chilometri, con un dislivello di 250 metri, quindi piuttosto semplice, per una durata di circa tre ore.

Info utili

Per la conferma della prenotazione è necessario compilare, almeno una settimana prima, un modulo completo di tutti i dati anagrafici che verranno trasmessi alla Polizia Penitenziaria per i necessari controlli.

In base alle disposizioni dell’Amministrazione Penitenziaria, durante la visita è obbligatorio seguire tutte le indicazioni della guida, non è possibile muoversi individualmente, non è consentito l’uso di apparecchi fotografici né di telefoni cellulari. Chi visita l’isola non potrà non restare abbagliato dalle acque smeraldine che invogliano a tuffarsi. Invece è severamente vietato.

Il costo di partecipazione all’escursione a Gorgona è di 45 euro per gli adulti, 36 euro i ragazzi dai 5 ai 12 anni mentre è gratuito per bambini da 0 a 4 anni. Il costo è comprensivo di trasporto marittimo da Livorno a/r, ticket di accesso all’area protetta e servizio guida. Le info a questo link.

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L’isola di Gorgona nell’Arcipelago toscano ©R. Ridi

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In vacanza alle Maldive (come Michelle Hunziker)

Sole, mare, sabbia bianca e fine palme, silenzio, natura e relax. Gli ingredienti ci sono tutti per evadere, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Per staccare la spina dallo stress della vita e la mente dai problemi che ogni giorno si devono affrontare e per ritrovare se stessi.

Così, Michelle Hunziker, dopo il tourbillon nel quale si è ritrovata ultimamente per via della separazione dal (secondo) marito Tomaso Trussardi, un fulmine a ciel sereno, di cui tutti i giornali hanno (s)parlato, ma anche dopo i suoi grandi successi, tra cui l’ultimo show “Michelle Impossible” e i viaggi in Svizzera come testimonial del Turismo svizzero ha deciso di mettere via quattro costumi in valigia, prendere su le figlie più piccole e le amiche più strette e salire su un aereo diretto alle Maldive.

Questo paradiso in Terra è in grado di guarire ogni ferita. Così come è in grado di regalare emozioni uniche e indimenticabili, che durano tutta la vita (ecco perché anche Miriam Leone è appena tornata da una vacanza/luna di miele su una di queste isole sperdute nell’Oceano Indiano).

“Sono dall’altra parte del mondo per cercare di staccare da tutto e riposare un po’ la mia testa dopo un periodo per me abbastanza intenso sotto molti punti di vista”, ha scritto sui social. Per poi aggiungere una lunga riflessione sul momento attuale, tra le tante cose ha scritto: “Qui è notte fonda e mi sono svegliata con gli incubi… sentivo piangere bambini, donne, uomini nel sonno. Provo disagio ad essere in vacanza. Disagio a vivere la mia quotidianità… so perfettamente che non posso cambiare le cose e sento un senso di impotenza”. Un lungo messaggio in cui si è lasciata andare ai propri pensieri sul conflitto in Ucraina e su quello che sta accadendo.

Dov’è in vacanza Michelle

Michelle ha scelto l’atollo di Ari, quello più lontano dalla civiltà e anche quello con la barriera corallina più incontaminata. L’isola dove soggiorna e dove si trova il resort di lusso si chiama Thudufushi, un cerchietto in mezzo al mare. Vista dall’alto, quando si arriva con il piccolo idrovolante, sembra una manta, con due punte di sabbia che si gettano nell’acqua smeraldina proprio come il corpo di questo pesce.

Poche ville sull’isola, alcune sono direttamente sulla spiaggia altre raggiungibili con la passerella di legno e circondate dall’oceano. Sicuramente Michelle ha scelto per se stessa una water villa tutta bianca, arredamento compreso, proprio come piace a noi italiani, magari con due camere, dove sistemare le bambine, con Jacuzzi privata, prendisole e accesso diretto al mare lontana da occhi indiscreti visto che lei è famosa per voler mantenere la propria privacy.

Qui Michelle corre sulla spiaggia, fa water ski, nuota, fa escursioni in mare, prende aperitivi… basta seguirla su Instagram per sapere tutto quello che fa. E invidiarla un po’ (anche per il fisico mozzafiato che sfoggia).

Com’è fatto il resort di lusso

Nel 2020, il Diamonds Thudufushi Beach & Water Villas ha vinto il World Travel Awards come migliore beach resort e miglior hotel di lusso delle Maldive ma sono tanti i premi che può sfoggiare. Il punto forte di questo resort è sicuramente la posizione, a ridosso di una splendida e coloratissima barriera corallina. Il reef di Thudufushi, infatti, è facilmente raggiungibile anche a chi pratica solo lo snorkeling.

Gli ospiti possono scegliere di alloggiare in uno dei 13 beach bungalow o delle 32 beach junior suite o delle 14 water villa o delle sette Jacuzzi water villa o delle due water villa con due camere. Solitamente in questi resort è tutto incluso, compresi i ristoranti dell’isola, uno a buffet e altri tre gourmet. Non manca ovviamente la spa.

Quanto costa una vacanza alle Maldive come Michelle

In base al periodo e alla tipologia di camera ovviamente la cifra cambia, ma comunque come avrete immaginato non si tratta di una vacanza low cost. Una settimana di vacanza nel beach bungalow la soluzione più economica, per intenderci, costa circa 3.700 euro, nella beach junior suite il prezzo parte invece da circa 6.900 euro a persona, quasi mille euro a notte, tutto incluso ovviamente. La water villa in mezzo al mare costa da 8.900 euro, con la Jacuzzi costa minimo 10.700 euro mentre la villa con due camere da letto parte da 10.500 euro alla settimana.

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L’isola di Thudufusi e il resort di lusso alle Maldive @Diamonds Thudufushi

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Tutte le strade portano a Roma (o quasi)

Roma città eterna, cuore e capitale d’Italia, crocevia di storie, culture e tradizioni. Roma caput mundi, ieri e oggi. Il centro del mondo, considerato tale per secoli, che ancora oggi resta una delle destinazioni più amate e frequentate dai viaggiatori di tutto il mondo. E le motivazioni sono così tante e ovvie che non hanno bisogno di essere qui elencate.

Ma proprio il fatto che questa città è sempre presente negli itinerari di viaggio delle persone di tutto il mondo, forte del fatto che custodisce gran parte della storia del Paese e del mondo intero, ha fatto sì che con il tempo una grande e complessa rete stradale si sviluppasse proprio attorno alla città per facilitare l’accesso alla capitale.

A partire da questa consapevolezza viene da chiedersi se è vero che tutte le strade portano a Roma. I cittadini, fieri della loro romanità, sostengono di sì. Gli altri si limitano a utilizzare questa frase come metafora di vita, ma c’è chi è voluto andare oltre per scoprire origini e veridicità di un’espressione tanto antica quanto comune.

Le origini della frase fanno riferimento al sistema di strade costruito dagli antichi romani che sì, conducevano tutte a Roma. Questo per facilitare il commercio e l’avanzamento del grande impero che si estendeva dal Regno Unito fino al Nord Africa passando per la Russia. Le strade, quindi, passavano per le principali città commerciali e per i paesi urbani per collegare questi con la capitale.

E oggi? Un team di tre esperti, Benedikt Groß, Philipp Schmitt e Raphael Reimman, si è riunito qualche hanno fa per sondare la veridicità di questo detto in tempi moderni. Hanno analizzato l’Italia e l’Europa prendendo in considerazione 400000 città, paesi e villaggi, per vedere se in qualche modo questi hanno delle strade che portano alla città eterna.

La risposta è sì: sono quasi 500000 le strade che portano a Roma su un’area analizzata di oltre 25000000 chilometri quadrati e più precisamente sono 486000. Google Maps, probabilmente, potrà confermarvelo, ma lo fanno anche le strade più celebri che attraversano il nostro Paese.

Ne sono un esempio la strada statale Appia che collega Roma a Taranto e che passa per l’agro pontino fino e Terracina e poi la Tiburtina che crea un collegamento tra la capitale e la regione Abruzzo. La Cassia e la Flaminia, invece, collegano rispettivamente la città eterna a Firenze e a Rimini.

E poi ce ne sono tante altre che aspettano solo di essere scoperte, magari in occasione di un meraviglioso viaggio on the road.