Categorie
estate linee aeree meteo Notizie offerte Viaggi

Ryanair: perché quest’estate i prezzi dei voli saliranno

Che lanci offerte che costano meno di una colazione al bar o che faccia previsioni catastrofiche, Michael O’Leary, numero uno di Ryanair, la prima compagnia aerea in Europa, fa spesso parlare di sé.

In un blitz fatto in Italia ieri, prima a Roma e poi a Milano, dove ha annunciato l’operativo della prossima estate, il più grande di sempre, che prevede diverse nuove rotte (qui il nostro articolo), nuovi hub, come l’aeroporto Marco Polo di Venezia, e ha anche fatto delle previsioni, non bellissime, che fanno riflettere.

Estate, boom di prezzi

Innanzitutto, O’Leary ha ricordato che l’offerta media di Ryanair, anche quando non ci sono tariffe che partono da 4,99 euro, è comunque la più conveniente di tutte, con un prezzo medio di 37 euro. Le offerte e le tariffe basse per volare, però, non dureranno molto. Chi vuole viaggiare a prezzi convenienti, spiega O’Leary, può farlo solo fino a maggio.

Per l’estate, infatti, i prezzi sono destinati a salire, e di molto. I motivi sono principalmente due: innanzitutto, grazie anche alle recenti riaperture dei Paesi d’Europa e alle nuove misure Covid, ci sarà sicuramente più richiesta di viaggi. La gente si muoverà di più, insomma, sia per le vacanze estive sia per via della migliore situazione pandemica.

Meno voli in Italia

Ma l’altro motivo è il fatto che ci sarà anche meno disponibilità di voli. Se Ryanair ha già introdotto 25 nuovi aeromobili sul territorio italiano, rispetto alla scorsa estate, ITA, la nostra nuova compagnia di bandiera che ha preso il posto di Alitalia, invece, vola verso meno destinazioni. Inoltre, O’Leary, in tono non poco polemico, ha ricordato che poiché in Italia le compagnie aeree sono costrette a pagare una tassa ambientale (cosa che non avviene in altri Paesi europei), anche meno compagnie sono interessate a volare nel nostro Paese rispetto ad altri più convenienti. Insomma, molta richiesta e poca disponiblità significano una sola cosa: prezzi elevati.

Le novità dell’estate

Da Milano è prevista una programmazione Ryanair record, con 144 voli tra cui tre nuove rotte, quella per Francoforte, per Newcastle, in Inghilterra, e per l’isola di Madeira in Portogallo. Da Roma, è previsto l’operativo estivo più grande di sempre in partenza dalle due basi di Roma Fiumicino e Roma Ciampino, con 17 nuove rotte (82 in totale) in tutta Europa, tra cui Berlino, Gran Canaria e Preveza, in Grecia.

Naturalmente non c’è un annuncio senza un’offerta. Ecco allora che la compagnia low cost ha lanciato un’offerta speciale da prenotare entro i prossimi giorni, con tariffe a partire da 19,99 euro (a tratta). Si può prenotare entro l’11 febbraio per viaggiare fino a ottobre 2022.

o-leary-ryanair

Michael O’Leary a Milano insieme ai diretti degli scali di Bergamo e Malpensa

Categorie
castelli Idee di Viaggio Viaggi

Acaya, un vero e proprio esempio di città fortificata

La splendida regione Puglia è principalmente presa d’assalto durante la bella stagione grazie alle sue spiagge paradisiache e al mare cristallino da cui è lambita. Ma questa meraviglia italiana cela anche imperdibili località di notevole rilevanza storica. Una di queste è Acaya, che si distingue per essere un vero e proprio esempio di città fortificata.

Acaya, la storia

Acaya è una frazione di circa 450 abitanti del comune di Vernole, in provincia di Lecce. In passato il borgo prendeva il nome di Segine, per poi essere cambiato per volere di Gian Giacomo dell’Acaya nel 1535, ovvero colui che si impegnò nella completa fortificazione del minuscolo paese, costruendovi la cinta muraria, il fossato, i bastioni e i baluardi.

Con la morte di quello che potremmo definire il suo padre fondatore, il feudo passò nel 1575 al Regio Fisco e successivamente, nel 1608, fu acquistato da Alessandro De Monti. Fu così che per Acaya iniziò un periodo di decadenza che degenerò dopo la devastazione ottomana del 1714.

Verso la fine del XVII secolo, il feudo fu liquidato ai De Monti-Sanfelice i quali, nello stesso anno, lo vendettero ai Vernazza. Essi furono gli ultimi feudatari fino all’eversione della feudalità nel 1806.

Perché Acaya è un vero esempio di città fortificata

Acaya colpisce sin da subito per la sua armonia e bellezza, ma oltre a questo vanta anche una particolare importanza storica. Il motivo è piuttosto semplice: attualmente è l’unico esempio di città fortificata del Meridione d’Italia uscita indenne dai secoli e dalle guerre. Il tutto mantenendo il suo affascinante aspetto seicentesco.

città fortificata salento

Un angolo di Acaya

Infatti, il borgo fortificato riflette gli schemi ideali della città-fortezza in quanto in essa si scorge l’impostazione delle opere difensive costituite dalla cinta bastionata con “fianchi ritirati”, ma anche la morfologia urbana dal rigido tracciato ortogonale, entrambi elementi fondamentali della nuova urbanistica. Le strade interne sono pianificate militarmente e non presentano la classica conformazione “a gomitolo” dei centri storici delle città italiane: sono inserite in un piano di strade dritte ben distanziate che si intersecano tra loro orizzontalmente e verticalmente.

Cosa vedere ad Acaya

Tante le cose da vedere ad Acaya, a partire dalla sua porta d’ingresso dedicata a Sant’Oronzo, un’imponente struttura realizzata nel 1535. È caratterizzata per essere a fornice unico e conserva ancora, all’interno degli stipiti, gli incassi litici del portone.

Suggestiva la sua facciata poiché arricchita dalla presenza di vari stemmi e lapidi (Acaya, Vernazza, De Monti) sormontati dalle insegne imperiali di Carlo V. Il fastigio della porta è scavalcato da una statua lapidea di Sant’Oronzo, protettore dell’antico borgo.

Imperdibile è il suo Castello che si mostra come la testimonianza tangibile di un potere feudale, intorno al quale si è sviluppata la storia di queste popolazioni. Risale al 1535-1536 ed è un edificio trapezoidale intorno ai cui lati Est e Sud vi sono gli ambienti a pianoterra. Inoltre, è collegato con la terraferma attraverso un unico ponte. Il Castello di Acaya è oggi sede di mostre archeologiche permanenti e di arte contemporanea.

castello acaya

Il Castello di Acaya

Bellissima anche la Chiesa Parrocchiale del borgo fortificato che risale al XVI secolo. La struttura è dedicata alla Madonna delle Neve ed è in stile neoclassico. L’interno, a tre navate separate da pilastri, possiede sei altari laterali. Fu riedificata quasi completamente intorno al 1865.

Davanti alla Chiesa non perdete l’occasione di ammirare la Torre Campanaria che fu ristrutturata da Gian Giacomo dell’Acaya.

Seppur di piccole dimensioni, merita una tappa anche la Cappella di San Paolo che fu costruita intorno alla metà del XVIII secolo. Essa presenta una facciata con un frontone triangolare interrotto nella zona centrale da una croce. L’interno è ad aula unica rettangolare e con un modesto altare.

Non si può di certo perdere il pittoresco Centro Storico a pianta regolare. Qui vi sono tre strade da Est a Ovest e sei strade che le tagliano da Nord a Sud. Un antico abitato che fu fortificato con l’assenso di Carlo V proprio per realizzare una struttura difensiva più distante dalla costa che riuscisse a rispondere in modo più adeguato agli attacchi dei turchi che in quegli anni sbarcavano in massa sulle coste pugliesi.

E poi la sua affascinante Cinta Muraria che sfoggia una forma rettangolare con tre baluardi. Sulla parte superiore delle mura vi era un camminamento di ronda per le guardie e tutte erano circondate da un fossato. Tre dei quattro angoli della fortificazione sono muniti di robusti bastioni. Nel quarto, posto a Sud-Ovest, svetta il maestoso Castello di Acaya.

acaya puglia

Le vie del Centro di Aacya

La Riserva Naturale Le Cesine

La splendida città fortificata di Acaya si trova a 5 km dal Mare Adriatico e dalla Riserva Naturale Statale Le Cesine. Essa è costituita da dune, un’area palustre, una pineta, la macchia e la zona coltivata. Presenti, inoltre, due stagni: Salapi e Pantano Grande, entrambi alimentati dalle piogge e separati dal mare da un cordone di dune sabbiose.

L’Oasi è gestita dal WWF e la sua superficie è fondamentalmente rappresentata da pineta a pino d’Aleppo e pino Domestico. La fauna, invece, è composta da anfibi, rettili e da numerose specie di uccelli che popolano i vari ambienti della Riserva nei diversi periodi dell’anno.

Il simbolo è il moriglione, un’anatra tuffatrice che popola i suoi stagni salmastri durante i mesi autunnali e invernali. Importante è anche la presenza della pianta lianosa detta Periploca Maggiore, specie a rischio di estinzione.

La Riserva può essere vista durante tutto l’anno, anche se bisogna prenotare in anticipo. Ciò vuol dire che prima di recarsi è opportuno verificare che ci sia possibilità di visitarla.

Insomma, Acaya è una vera e propria perla medievale che rappresenta anche un sogno utopico e un’idea perfettamente rinascimentale di Gian Giacomo dell’Acaya. Del resto lui fu in grado di creare una città ideale e armonica, in scala rispetto a centri più grandi, ma che comunicasse questo “disegno”. Basti pensare che proprio a lui si devono anche le Mura di Lecce, il Castello di Crotone, intitolato a Carlo V, la Fortezza di Amantea, in Calabria e la realizzazione finale di Castel Sant’Elmo a Napoli.

Acaya cosa vedere

Una splendida veduta di Acaya

Categorie
itinerari lago Posti incredibili Viaggi

La panchina vista lago più romantica del mondo

Può una panchina trasformarsi in una destinazione di viaggio ed essere lei stessa il motivo per il quale si sceglie di raggiungere una determinata destinazione? La risposta è sì, e probabilmente lo sanno bene tutti quelli che proprio nei piccoli dettagli incontrati lungo il tragitto hanno riscoperto il significato più autentico dell’avventura.

Panchine, dicevamo. Come quella che si affaccia sul meraviglioso e suggestivo lago di Bled e che, siamo certi, non ha bisogno di presentazioni. Una panchina che può essere raggiunta con un po’ di allenamento e un pizzico di fatica, ma che restituisce il panorama più incantato di sempre. Quello da fotografare, da contemplare e da osservare, per lasciarsi meravigliare.

Meraviglioso è il lago di Bled

Incastonato tra suggestive montagne, e situato nella zona nord ovest della Slovenia, il lago di Bled è uno dei luoghi più raggiunti e fotografati dai viaggiatori di tutto il mondo, la cui popolarità è conseguenza diretta della sua bellezza. Raggiungibile in un paio d’ore di auto da Trieste, e poco distante da Lubiana, questo luogo incantato fa da cornice agli scatti più magici degli avventurieri che partono alla scoperta di questo territorio.

Le acque cristalline nelle quali si specchiano le montagne verdi, dove campeggia al centro di tutto l’isolotto, rendono l’atmosfera di Bled sognante e favolistica, perfetta per weekend romantici e ma anche per viaggi rigeneranti e rilassanti. Proprio nei pressi del lago, infatti, ci sono le terme più celebri di tutto il territorio che hanno trasformato la sponda occidentale in uno dei paradisi termali più apprezzati di sempre.

Tantissimi sono poi i percorsi naturalistici che si snodato attorno al lago e che permettono di raggiungere altezze che garantiscono la visione dei scorci più belli di sempre. Ed è proprio qui, su queste alture, che possiamo vivere un’esperienza suggestiva e straordinaria.

Come arrivare alla panchina vista lago che celebra la bellezza

Sono tante le fotografie che popolano i feed di Instagram e di altri social network che immortalano una delle visioni più belle del lago di Bled. Ed è proprio in queste che spesso ritroviamo quella panchina in legno che ci invita a sederci per contemplare il meraviglioso territorio che si palesa davanti ai nostri occhi.

Per raggiungerla è necessario camminare, salire e inerpicarsi per i tanti sentieri nel bosco. Ma l’arrivo vale la fatica perché è da questa altezza che è possibile ammirare uno degli scenari naturali più belli del Paese e probabilmente dell’Europa intera.

Tra i numerosi sentieri escursionistici, ce n’è uno che una volta imboccato porta a quello che è il belvedere più magico di sempre. Stiamo parlando del percorso che passa per la Mala Osojnica, 685 metri , e arriva fino alla Velika Osojnica situata a un’altezza di 756 metri.

In circa un’ora di cammino è possibile avere l’accesso esclusivo alla visione di tutto il lago di Bled circondato dalle maestose Alpi. Lo spettacolo potrà sembrarvi familiare e non è un caso, il panorama davanti ai vostri occhi, infatti, è uno dei più iconici del territorio.

È qui che trovate una suggestiva e semplice panchina di legno dove fermarvi per riposarvi, e per assaporare ogni sensazione provata davanti al meraviglioso spettacolo.

panchina sul lago di Bled

panchina sul lago di Bled

Categorie
Notizie Viaggi

Assicurazione per viaggiare: in quali Paesi è obbligatoria

Il mondo sembra pian piano riaprire (e finalmente) le frontiere ai viaggiatori e spesso esclusivamente ai soli vaccinati. Tuttavia, a noi italiani non è ancora concesso viaggiare in tutti i Paesi del globo. Ma non solo. Anche a causa della comunque delicata condizione sanitaria, in molti di questi è prevista la stipulazione di un’assicurazione di viaggio obbligatoria che copra eventuali spese dovute a un’infezione da Covid-19. Cerchiamo di fare chiarezza a tal proposito.

Dove possono viaggiare gli italiani

Secondo la normativa vigente, e per il momento in vigore fino al 15 marzo 2022, gli italiani possono viaggiare verso i Paesi contenuti nell’Elenco C, D e per le destinazioni comprese nei cosiddetti Corridoi turistici “Covid-free”.

È bene ricordare, però, che in questo momento più che mai qualunque sia la destinazione scelta è sempre consigliato, anche quando non è obbligatorio, stipulare un’assicurazione sanitaria di viaggio. E il motivo è molto semplice: i costi dell’assistenza medica, del trasporto sanitario o di ricovero in molti Paesi sono esorbitanti.

Ma non è finita qui. Alcune mete di viaggio, infatti, potrebbero presentare strutture pubbliche ospedaliere carenti. Una polizza, dunque, permette di far fronte a tutte le spese mediche, anche quelle dovute al Covid. Senza dimenticare che un’assicurazione di viaggio Covid completa prevede anche una garanzia sull’annullamento che consente di recuperare le spese di viaggio nei casi in cui questo dovesse essere annullato per infezione da Covid a ridosso della partenza, o anche per la necessità di un periodo di quarantena.

Viaggiare nei Paesi dell’Elenco C, serve l’assicurazione o no

Per destinazioni contenute nell’Elenco C si intendono tutti i Paesi facenti parte dell’Unione Europea/Area Schengen: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca (incluse isole Faer Oer e Groenlandia), Estonia, Finlandia, Francia (inclusi Guadalupa, Martinica, Guyana, Riunione, Mayotte ed esclusi altri territori situati al di fuori del continente europeo), Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi (esclusi territori situati al di fuori del continente europeo), Polonia, Portogallo (incluse Azzorre e Madeira), Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna (inclusi territori nel continente africano), Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco.

Per viaggiare verso queste mete non è obbligatorio stipulare un’assicurazione di viaggio. Tuttavia, in caso di contagio all’estero, non è possibile viaggiare con mezzi commerciali e si è soggetti alle procedure di quarantena e contenimento previste dal Paese in cui ci si trova, spesso con spese a carico del turista.

Si raccomanda, pertanto, di pianificare con massima attenzione ogni aspetto dello spostamento, contemplando anche la possibilità di dover trascorrere un periodo aggiuntivo all’estero, nonché di dotarsi di un’assicurazione sanitaria che copra anche i rischi connessi a Covid-19.

Viaggi verso i Paesi dell’Elenco D, dove serve l’assicurazione

Dell’Elenco D fanno parte i Paesi extraueropei verso i quali è consentito (fondamentale controllare che la destinazione scelta sia effettivamente aperta al turismo) viaggiare dall’Italia anche per turismo. In questa lista sono contenute le seguenti destinazioni: Argentina, Arabia Saudita, Australia, Bahrein, Canada, Cile, Colombia, Emirati Arabi Uniti, Giappone, Indonesia, Israele, Kuwait, Nuova Zelanda, Perù, Qatar, Ruanda, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (compresi Gibilterra, Isola di Man, Isole del Canale, basi britanniche nell’isola di Cipro), Repubblica di Corea, Stati Uniti d’America, Uruguay, Taiwan, Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao.

Fermo restando che è sempre bene stipulare un’assicurazione di viaggio per tutte le mete, vediamo in quale di questi è effettivamente obbligatoria al fine di potervi fare ingresso.

Aperta al turismo, compresi gli italiani, è la splendida Argentina. Oltre al rispetto delle regole di ingresso, per poterci viaggiare è necessario stipulare un’assicurazione contro il Covid che includa ricovero o isolamento per l’intera durata di permanenza nel Paese. Obbligatoria l’assicurazione sanitaria anche in Arabia Saudita.

Frontiere aperte anche in Cile dove è fondamentale essere in possesso di un’assicurazione sanitaria che copra spese per Covid per almeno 30.000 dollari US.

Ancora impossibile viaggiare per turismo verso la paradisiaca Indonesia. Tuttavia, la splendida Isola di Bali ha finalmente riaperto le sue frontiere ai viaggiatori vaccinati il giorno 4 febbraio (per maggiori informazioni potete cliccare qui). E anche in questo caso è necessario disporre di un’assicurazione sanitaria con una copertura minima del valore di 25.000 USD, che includa anche l’eventuale contagio da Covid-19. Richiesta una copertura sanitaria anche per viaggiare verso l’Uruguay.

Corridoi turistici “Covid-free” e assicurazioni

Fino al 30 giugno 2022 continuerà la sperimentazione dei Corridoi turistici “Covid-free”, ossia gli itinerari in partenza e in arrivo sul territorio nazionale finalizzati a consentire la realizzazione di viaggi turistici controllati, compresa la permanenza presso strutture ricettive selezionate e secondo specifiche misure di sicurezza sanitaria.

Sono, pertanto, esclusivamente viaggi organizzati e gestiti da operatori turistici che sono tenuti ad assicurare il rispetto delle numerose misure di sicurezza previsti dalla sperimentazione. Questi sono operativi verso:

  • Aruba;
  • Maldive;
  • Mauritius;
  • Seychelles;
  • Repubblica Dominicana;
  • Egitto (limitatamente alle zone turistiche di Sharm El Sheikh e Marsa Alam);
  • Cuba;
  • Singapore;
  • Turchia;
  • Thailandia (limitatamente all’isola di Phuket);
  • Oman;
  • Polinesia francese.

Possono avvalersi di questi viaggi esclusivamente i passeggeri muniti di certificazione che attesti il completamento del ciclo vaccinale o, in alternativa, certificazione di avvenuta guarigione. In sostanza il Green Pass da vaccinazione o guarigione.

I viaggiatori che rispondono a tali requisiti e sono autorizzati a viaggiare nell’ambito dei Corridoi Turistici “Covid-free” devono obbligatoriamente presentare al vettore all’atto dell’imbarco, e a chiunque è deputato a effettuare i controlli, l’attestazione rilasciata dall’operatore turistico, denominata “travel pass corridoi turistici”, contenente le informazioni relative agli spostamenti, alla permanenza presso le strutture e alla polizza Covid.

In sostanza, l’assicurazione sanitaria deve essere sempre prevista nell’ambito di viaggi organizzati secondo i protocolli stabiliti per i Corridoi turistici “Covid-free”. Per maggiori informazioni sul funzionamento di questi viaggi e sulle regole da seguire vi rimandiamo a questo nostro approfondimento.

In conclusione, a prescindere dai Paesi in cui è obbligatorio stipulare una polizza di viaggio, è bene sapere che l’assicurazione sanitaria è fondamentale per partire in sicurezza poiché tutela da tutti gli imprevisti che possono verificarsi nel corso del soggiorno, anzi, in molti casi lo fanno ancor prima di partire.

Vi ricordiamo, infine, che le regole di viaggio potrebbero cambiare velocemente. Per questo motivo vi invitiamo a visionare sempre i siti istituzionali del Paese di destinazione e la pagina web del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ViaggiareSicuri.

Categorie
Isola Di Bali Notizie Viaggi

Anche Bali riapre al turismo (finalmente)

In Indonesia le misure di sicurezza per evitare la diffusione del Covid sono state particolarmente severe sin dall’inizio della pandemia. E i provvedimenti hanno riguardato anche l’isola di Bali, una delle principali mete turistiche del Paese, che ha così visto completamente bloccato il suo traffico di viaggiatori provenienti da ogni angolo del mondo. Ma nelle ultime settimane le autorità hanno deciso di ricominciare ad accogliere i visitatori stranieri: ecco quali sono i requisiti per tornare ad esplorare questo splendido paradiso esotico.

Bali riapre ai turisti

Il governo indonesiano ha annunciato la riapertura dei confini balinesi ai viaggiatori stranieri completamente vaccinati, a partire dallo scorso 4 febbraio 2022. Questo provvedimento era già stato anticipato da un allentamento delle misure di sicurezza risalente allo scorso ottobre – quando l’isola aveva ufficialmente aperto le proprie frontiere ai turisti provenienti da alcuni Paesi (tra cui Giappone, Cina e Nuova Zelanda). Tuttavia, solo in questi ultimi giorni sono nuovamente tornati a decollare i primi voli internazionali diretti a Bali.

Si tratta di una bellissima notizia, che permette di guardare al futuro con più ottimismo. Nonostante la diffusione della variante Omicron, infatti, sono molti i Paesi che hanno deciso di tornare ad accogliere i viaggiatori, così da incentivare un settore – quello turistico – che negli ultimi due anni ha subito una crisi mondiale. Anche Bali, dunque, riapre ai visitatori dopo lunghissimi mesi che hanno visto il turismo completamente bloccato. Ma quali sono i requisiti per poter viaggiare sulla splendida isola indonesiana?

Come viaggiare a Bali

Per approdare a Bali, oltre all’obbligo di essere in possesso di un adeguato visto per motivi turistici, i viaggiatori dovranno essere completamente vaccinati da almeno 14 giorni e dovranno sottoporsi ad un periodo di quarantena della durata di 5 giorni, da trascorrere (a proprie spese) presso una delle strutture segnalate dalle autorità. L’isolamento rimane invece di 7 giorni per i turisti che non hanno ancora completato il ciclo vaccinale. Mentre l’ingresso è del tutto vietato a coloro che non sono vaccinati. L’obbligo di vaccino non si applica ai minori di 12 anni.

È poi necessario, per varcare le frontiere indonesiane, effettuare un test PCR nelle 48 ore precedenti la partenza e un ulteriore tampone rapido al momento dell’arrivo in aeroporto. Il test deve essere ripetuto il penultimo giorno di quarantena – che termina solo in caso di esito negativo. Prima della partenza, infine, i viaggiatori devono sottoscrivere un’assicurazione sanitaria che includa anche l’eventuale contagio da Covid. Poiché le disposizioni sono soggette a cambiamenti anche dell’ultimo momento, se state organizzando una vacanza a Bali ricordate di verificare le condizioni d’accesso sul sito ufficiale di Viaggiare Sicuri.

Gli italiani possono andare a Bali?

Bali, e più in generale l’Indonesia, si trova nell’elenco D – secondo quanto previsto dall’ultimo aggiornamento attualmente in vigore. I Paesi inclusi in tale lista sono al di fuori dell’Unione Europea, ma ai cittadini italiani è consentito viaggiarvi anche per motivi turistici. Al rientro è tuttavia obbligatorio compilare il modulo PLF, presentare il Certificato Digitale UE Covid ed effettuare un tampone molecolare o antigenico (rispettivamente nelle 72 ore o nelle 24 ore precedenti l’ingresso in Italia). In caso di mancata esibizione del Certificato Digitale, è obbligatorio effettuare una quarantena fiduciaria di 5 giorni, al termine della quale sottoporsi ad un nuovo tampone.

Categorie
Europa linee aeree Notizie offerte Viaggi

Voli in offerta per le nuove mete low cost d’Europa

Ryanair ha appena annunciato l’operativo dei propri voli in partenza dall’Italia della prossima estate. Da Milano è prevista una programmazione record, con 144 voli tra cui tre nuove rotte, quella per Francoforte, per Newcastle, in Inghilterra, e per l’isola di Madeira in Portogallo. Da Roma, è previsto l’operativo estivo più grande di sempre dalle due basi di Roma Fiumicino e Ciampino, con 17 nuove rotte (82 in totale) in tutta Europa, tra cui Berlino, Gran Canaria e Preveza, in Grecia.

Per festeggiare la notizia, la compagnia low cost ha lanciato un’offerta speciale da prenotare entro i prossimi tre giorni, con tariffe a partire da 19,99 euro (a tratta). Si può prenotare entro l’11 febbraio per viaggiare fino a ottobre 2022.

Tra le nuove rotte raggiungibili dai voli Ryanair ce ne sono alcune davvero imperdibili, specie d’estate. Ecco i nostri consigli su dove volare, cosa vedere e perché andarci.

Perché visitare l’isola di Madeira

Conosciuta anche come “giardino galleggiante”, Madeira ha ricevuto proprio pochi mesi fa il World Travel Awards, un prestigioso premio del settore turismo, e per l’ottavo anno consecutivo. A soli 500 chilometri dalle coste africane, grazie alla sua posizione, a Madeira è primavera tutto l’anno. Spiagge, trekking, degustazioni di vino liquoroso locale, il Madera, appunto, surf e vegetazione rigogliosa sono i punti forti di questa meta.

La natura è la protagonista assoluta sull’isola di Madeira. A Funchal, capoluogo dell’isola, è nato quel fenomeno di Cristiano Ronaldo e chissà quante volte è salito sul promontorio di Cabo Girão che, con i suoi 589 metri, è una delle più alte falesie d’Europa oppure ha visitato il villaggio di Santana, quello con la maggior concentrazione di casette colorate. Una vera cartolina di isola.

Perché andare a Preveza, in Grecia

Antico porto di pescatori, ancora poco noto agli italiani, Preveza è la località di mare dove andare in vacanza la prossima estate. Affacciata sul Mar Ionio e nell’estremo Sud-Ovest dell’Epiro, è una tappa imperdibile di chi trascorre le vacanze in barca, che scelgono questo attracco perché molto riparato dai venti settentrionali e orientali.

Un tempo era circondata da forti, molti dei quali ormai distrutti, m alle spalle del delizioso centro storico sono rimasti ben tre castelli, ciò che resta di una storia travagliata, che racconta un susseguirsi di dominazioni, dagli Ottomani ai Veneziani, greci, italiani e persino tedeschi. Lungo i suoi 60 km di costa, s’incontrano alcune tra le più rinomate spiagge, come quella di Monolithi e quella caraibica di Alonaki Fanariou.

preveza

Preveza, in Grecia

Categorie
linee aeree Notizie Viaggi

Solo un viaggio potrebbe convincere i “no vax” a vaccinarsi

Un recente studio dimostra che il 77% degli italiani non vaccinati accetterebbe il vaccino se fosse obbligatorio per poter prendere un aereo. Lo studio, condotto dalla dottoressa Valentina Moise, Direttore commerciale di ParkVia, committente della ricerca, dimostra la forte attrattività dei viaggi in aereo e suggerisce che, forse, ci sono dei metodi di approccio più morbidi dell’obbligo vaccinale, che potrebbero incentivare chi non l’ha ancora fatto a vaccinarsi e, di conseguenza, che porterebbero a imporre anche meno restrizioni.

I risultati dello studio sono stati pubblicati dopo l’entrata in vigore delle nuove linee guida introdotte dal Consiglio dell’Unione europea, che prevedono che le restrizioni di viaggio dovrebbero essere su base individuale e mettere in evidenza la vaccinazione o la guarigione dei viaggiatori.

Come viaggiano i “no vax”

Per poter effettuare l’ingresso negli altri Paesi dell’Ue, gli Italiani non vaccinati devono attualmente dimostrare o di essere guariti dal Covid-19 negli ultimi 180 giorni o presentare un tampone negativo effettuato nelle ultime 72 ore (per il test molecolare) o nelle ultime 24 ore (per il test rapido).

E, tra le persone interpellate per la ricerca, soltanto il 14% ha dichiarato di non pensare di vaccinarsi contro il Covid-19 se dovesse diventare un requisito per poter prendere un aereo.

La percentuale della popolazione (dai 12 anni in su) che ha concluso l’intero ciclo vaccinale in Italia è attualmente del 88%. Con i provvedimenti introdotti per gli over 50 non vaccinati e con l’obbligo vaccinale messo in essere da alcuni Paesi europei, i risultati di questo sondaggio suggeriscono che l’obbligo di vaccino per poter prendere l’aereo potrebbe essere una politica efficace per incoraggiare le persone a vaccinarsi.

Voli cancellati per Covid

Il 33% degli intervistati ha dichiarato di aver deciso di cancellare un viaggio in aereo già prenotato a causa di fattori legati al Covid-19. Il principale motivo che gli intervistati hanno indicato per la cancellazione è stato il timore di contrarre il virus mentre si trovavano in viaggio.

Tamponi pre-imbarco (per sicurezza)

A prescindere dalla fine dell’obbligo di tampone prima della partenza per i viaggiatori vaccinati per entrare in molti Paesi dell’Ue a partire dall’inizio di febbraio, il sondaggio mostra anche che il 78% degli italiani continuerà a fare i tamponi su base volontaria prima di salire a bordo di un aereo, con il 9% che ha invece dichiarato che non si sottoporrà più a tampone, qualora non fosse più obbligatorio. Il che “suggerisce che le attuali regole di viaggio all’interno dello spazio Schengen per le persone vaccinate e non vaccinate probabilmente hanno trovato il giusto equilibrio”, spiega la dottoressa.

Sull’alta percentuale di italiani non vaccinati che potrebbero vaccinarsi contro il Covid-19 per poter viaggiare in aereo, la Moise ha detto di essere sorpresa e di aspettarsi “che le persone che non hanno ancora fatto il vaccino fossero meno disposte a cambiare idea per viaggiare e andare in vacanza più facilmente”. E ha aggiunto: “In un certo senso, questo è incoraggiante, perché dimostra la forte attrattività dei viaggi in aereo e suggerisce che forse ci sono dei metodi di approccio più morbidi dell’obbligo vaccinale che potrebbero comunque incentivare un alto tasso di vaccinazione e che potrebbero in ultima istanza portare a meno restrizioni”.

“Con il numero di passeggeri ancora in forte calo rispetto al periodo pre-pandemia, volevamo avere una idea più chiara di come il Covid-19 e i fattori a esso legati, come il vaccino e i tamponi, abbiano influenzato il comportamento delle persone nei confronti dei viaggi in aereo. Sebbene le rigide restrizioni, l’aggiunta dei disagi e la paura di contrarre il virus si siano combinati con il risultato di mantenere la domanda di viaggi aerei molto inferiore rispetto all’epoca pre-pandemia, volevamo capire meglio l’importanza dei fattori più scoraggianti per le persone che pensano di prenotare dei voli”.

Viaggi e restrizioni

Il sondaggio ha rivelato che soltanto il 17% degli intervistati sicuramente non pensa di viaggiare in aereo finché sono ancora in vigore le restrizioni di viaggio legate al Covid-19.

Inoltre, la cosa più scoraggiante per i passeggeri per quanto riguarda il viaggio in aereo è senza dubbio il rischio di vedere il volo cancellato con un breve preavviso. Oltre la metà (il 51%) degli intervistati ha dichiarato che se dovessero viaggiare entro i prossimi tre mesi, sarebbe questo il fattore più scoraggiante del viaggio, con il costo e la scomodità dei test anti-Covid obbligatori e il rischio di perdere il volo a causa delle lunghe code all’aeroporto, che sono stati selezionati dal 19% degli intervistati come il secondo aspetto più scoraggiante.

Categorie
Interviste Viaggi

Hervé Barmasse, dal “re” Cervino al Nanga Parbat (e ritorno)

La Valle d’Aosta è la sua casa. Tra un’ascesa e l’altra è qui che Hervé Barmasse ama tornare ogni volta. Ha viaggiato dal Pakistan (da dove è appena tornato) alla Patagonia, dal Nepal al Tibet inseguendo la sua grande passione, quella per la montagna. E la sua di montagna è il “re” Cervino, al quale ha appena dedicato un libro intitolato “Cervino – La montagna leggendaria” (ed. Rizzoli).

È il libro “definitivo” sul Cervino, un vero e proprio manuale completo, che racconta la storia delle imprese corredate da tantissime foto. Barmasse ripercorre le tappe principali dell’alpinismo sul Cervino, dalle spedizioni scientifiche alle scalate degli appassionati di oggi.

Tra un impegno e l’altro – il libro e la spedizione sul Naga Parbat, che ha dovuto temporaneamente abbandonare per via del meteo avverso –, prima che affronti nuove avventure, lo abbiamo intercettato per fargli qualche domanda.

Hervé-Barmasse

Hervé Barmasse al campo base in Pakistan

Hervé, quante volte sei salito sul Cervino?

“Non le ho mai contate, ma a spanne sono almeno 150 volte sicure. Il primo anno in cui ho lavorato come guida, solo con i clienti in un’estate l’ho scalato circa 15 volte, solo per darti un’idea. Gli svizzeri normalmente le contano, ma io non sono così ‘svizzero’. Diciamo che le salite più belle, quelle che ho fatto anche con i clienti e le mie ‘imprese’, sono più o meno quelle e ognuna ha un sapore diverso. Mai nulla è banale sul Cervino, ogni volta ti regala un’emozione diversa”.

Hai scalato tutte e quattro le pareti del Cervino?

“Tutte e quattro le pareti no, non l’ha fatto ancora nessuno, ma ho scalato tutte e quattro le creste in inverno e in solitaria, una cosa che non aveva mai fatto nessuno nemmeno in cordata. Io come alpinista ho sempre cercato di aprire delle vie nuove e queste si aprono dove ci sono nuove opportunità, ci sono delle pareti che non ti regalano più quell’opportunità, nemmeno la blasonata parete Nord. Chi, come me, vuole esplorare cerca di andare dove non è passato ancora nessuno.

È vero che se riesci a salire sul Cervino riesci a salire su qualunque altra montagna?

“Il Cervino è tra le 82 montagne di 4.000 metri sulle vie normali la più impegnativa. Tutti gli appassionati di montagna la lasciano sempre per ultima perché è più impegnativa. C’è gente che scala gli 8.000 e magari il Cervino non è riuscito a scalarlo”.

Cos’ha questa montagna di diverso dalle altre?

“L’incidenza di morte sul Cervino è molto alta. Se il Monte Bianco o il Monte Rosa sono delle camminate, con ramponi e picozza, qua devi proprio scalare. Chi scala il Bianco non è detto che scali il Cervino, insomma”.

Scalare il Cervino, quindi, non è per tutti. Chi può farlo e chi no?

”Devi seguire un percorso formativo, bisogna andare su preparati, accompagnato da una guida alpina per avere meno problemi. Non è una montagna impossibile, basti pensare che è stata scalata per la prima volta alla fine del 1800, ma è comunque sempre molto impegnativa e anche tutte le persone che ho portato non l’hai mai trovata così banale”.

cervino-valle-aosta

Vista del Cervino in Valle d’Aosta

Un semplice trekker fino a che punto del Cervino può arrivare?

“Si può arrivare fino ai rifugi che sono alla base, più in là normalmente non ci si può spingere. Però c’è stata una guida francese famosa, un personaggio emblematico del mondo della montagna, Gaston Rébuffat, nel dopoguerra, che ha scritto che qualunque cosa si faccia sul Cervino o ai suoi piedi è qualcosa che non ti lascerà indifferente e che quando tornerai a casa ti sentirai una persona cambiata, ed è quello che trovano in molti, perché è una montagna che ha un fascino particolare.

Com’è cambiata la tua attività rispetto a quando Edward Whymper scalò per primo il Cervino?

“Whymper non scalò il Cervino da solo. È diventato famoso perché ha raccontato della sua scalata, ma va ricordato che lui aveva le sue guide davanti che gli aprivano la strada e che nel 1800 le guide omaggiavano il loro cliente dandogli il merito. Un tempo lo facevano tutti. Gli va però riconosciuta la sua grande perseveranza e la grande ambizione di riuscire in un progetto che sembrava destinato ad alpinisti più capaci di lui, invece lui in pochi anni è riuscito ad accorciare le tappe di quello che faceva una persona in montagna ed è riuscito ad ottenere il risultato per la sua perseveranza e credeva in qualcosa che gli altri credevano impossibile. Oggi è cambiata soprattutto l’attrezzatura e quello che una volta era per pochi ora è per tanti. C’è più sicurezza. Gli ausili tecnologici ci garantiscono di poter progredire con una maggior percentuale di sicurezza e dico percentuale perché in montagna la sicurezza non la può garantire nessuno perché la natura non la puoi controllare.

E poi c’è conoscenza perché non solo la tecnologia è migliorata, ma noi abbiamo una cultura sulla montagna che è assolutamente più importante di quella che si aveva fino a poco tempo fa. Anche perché tra le attività chiamiamole da esploratore l’alpinismo in realtà è molto giovane come attività. Inizia alla fine del 1700 sul Monte Bianco e il mondo lo avevamo già esplorato, mancavano l’Artide e l’Antartide ma tutto il resto più o meno lo si conosceva già. La montagna allora era considerata la spazzatura del mondo, invece ora sappiamo che più del 60% delle acque del mondo provengono da territori di montagna, quindi la conoscenza della montagna è proprio cambiata”.

Come ambasciatore del Cervino e della tua regione, pensi di aver contribuito alla promozione turistica?

“Io mi sento promotore della bellezza che, per fortuna, mi accompagna nella vita, lo faccio molto di più nei confronti della Regione Valle d’Aosta, che è la regione dove abito, ma in generale della montagna. A me piace divulgare la montagna, le tradizioni e cercare di portare quello che a me regala a conoscenza degli altri. Non mi sento testimonial, ma mi piace essere promotore di qualcosa che a me regala tanto e che possa essere condiviso con le altre persone”.

Se dovessi dare dei consigli a qualcuno che desidera fare il tuo lavoro cosa gli diresti?

“Di non farlo per denaro, di essere disposto a fare dei sacrifici, come si fa in tutti i lavori, e di farsi guidare dalla passione. Bisogna capire cosa piace fare nella vita e se quello che piace fare può diventare anche un lavoro allora è una persona fortunata, come mi reputo io”.

Ci vuoi raccontare la tua avventura sul Nanga Parbat?

“L’idea è nata per cercare di essere ancora una volta esploratore. In questo caso l’esplorazione era, tra l’altro, proprio dell’essere umano, nel senso che nessuno mai ha tentato di scalare la parete Rupal d’inverno e in uno stile pulito che si chiama ‘stile alpino’, che necessita per forza di allenamenti più specifici e maggiori rischi. E dunque un’avventura che normalmente gli altri alpinisti hanno giudicato impossibile. Invece, tentare una cosa che gli altri reputano impossibile e farsi un’idea di ciò che è veramente già quello è molto appagante, al di là del risultato che poi non abbiamo conseguito. Essere un po’ esploratore dei limiti mentali e fisici dell’uomo è qualcosa di molto suggestivo e, devo essere sincero, dopo la nostra esperienza non siamo (oltre a Hervé c’erano anche David Göttler e Mike Arnold, ndr) tornati indietro delusi, siamo ancora più convinti che questa cosa si possa fare e il bello è che se si riuscisse a fare questa cosa concretamente dimostreremmo che le montagne di 8.000 metri, anche nelle condizioni più difficili, sulla parete più grande del mondo, si possono scalare in modo pulito ovvero nello stile tradizionale.

In quello himalayano normalmente vengono distese delle corde, la montagna viene scalata a pezzettini, vengono fissati i campi e poi tutto quel materiale, dalle corde alle tende, spesso viene abbandonato sulla montagna e così l’alpinista contribuisce a plastificare piano piano, La nostra ambizione è quella di cercare di raggiungere non soltanto un risultato sportivo, ma anche aprire una nuova frontiera di come si possono scalare le montagne. D’inverno è la condizione più estrema, però se si riuscisse sarebbe un grande messaggio. In questo momento noi cerchiamo di rompere degli schemi, siamo in una fase di rottura col passato però si deve passare anche attraverso questo tipo di rottura per cercare di avere qualcosa di meglio per il futuro”.

Che soluzioni avete trovato per non lasciare spazzatura sulla montagna?

“Sull’Everest vengono fissati quasi 6.000 metri corda ogni anno e quelle corde non riescono a riportarle giù e la maggior parte, come anche tende e attrezzature, vengono abbandonate. È sempre stato così e questo è lo stile tradizionale, soprattutto d’inverno. La nostra idea è quindi lo stile alpino o stile pulito ovvero noi partiamo con uno zaino da 10 chili, abbiamo la tenda, il sacco a pelo e la corda, una o due al massimo, che utilizziamo per salire o scendere dalla montagna. Dunque, quando noi partiamo tutto il materiale sale con noi e scende con noi, così la montagna rimane pulita”.

Lasciare le corde e il materiale non può però essere in qualche modo utile a chi viene dopo di te, però?

“Dipende da quello che si vuole dalla vita: se uno vuole prendere la funivia al posto che camminare… In montagna e nella tradizione dell’alpinismo non si sono mai cercate delle scorciatoie. Sicuramente l’attrezzatura tecnologica deve facilitare le cose, ma non per questo se quell’attrezzatura è fonte di inquinamento deve continuare a usarla”.

Perché hai dovuto rinunciare?

“Le probabilità di riuscire in un’impresa come questa erano forse dell’1%. Chi ci dà le previsioni del tempo ha visto l’arrivo del Jet Stream con venti che arrivano fino a 200 km orari e che quando permane in quota può rimanere anche più di un mese e quindi noi saremmo rimasti bloccati al campo base. Quando abbiamo preso la decisione eravamo molto dubbiosi perché spesso le previsioni del tempo sbagliano qua immagina là. In realtà, fino a oggi ha dimostrato di avere ragione. Avremmo dovuto decidere di quanto allungare la spedizione ovvero di un mese. Normalmente, quando il vento poi cala di solito arriva la neve e questo avrebbe reso impossibile scalare la montagna. Noi ci eravamo dati il limite del 28 febbraio e quindi abbiamo dovuto rinunciare, semplicemente per la mancanza di giornate di bel tempo”.

È stato difficile viaggiare in questo momento, visto il periodo e le restrizioni per il Covid?

“In Italia abbiamo forse le misure più restrittive. Non è stato facile per altri motivi, come la crisi afghana, quindi spesso eravamo scortati dai militari e la loro responsabilità nei nostri confronti è stata incredibile. Eravamo quasi più scrupolosi noi nei loro confronti che chi ci ha aiutato a portare il materiale al campo base, noi siamo partiti con 70 tamponi e cercavamo di farli alle persone che entravano in contatto con noi per non far rischiare nulla a loro, è stata una spedizione Covid free quindi, anche se, a differenza da altri campi base, eravamo solo noi, quindi era facilmente gestibile. E una volta che sei in montagna non si più in contatto con nessuno. Certo, a differenza dalle altre spedizioni (ho già fatto più di otto spedizioni in Pakistan) c’è stato bisogno di prendere precauzioni anche perché stare male là non sarebbe stato bello”.

In tutte le tue scalate non hai mai avuto paura?

“Altroché. La paura serve ed è quella che ti fa tornare indietro nel caso in cui le condizioni della montagna non siano buone o tu non sia preparato bene fisicamente. La paura è un termometro, un campanello d’allarme che ti aiuta a sopravvivere, per me deve sempre esserci, è quella che ti fa mettere giudizio e che ti fa provare emozioni”.

Quale insegnamento ti ha lasciato questa esperienza?

“Qualsiasi esperienza è un insegnamento”.

Hai già una data di ripartenza per provarci di nuovo?

“Il prossimo inverno è ancora lontano, ma sicuramente, a meno che non ci siano cause di forza maggiore, ci riproveremo. Da qui all’anno prossimo ci sono altri progetti, ma ci sarà tempo per parlarne. Adesso intanto vado ad allenarmi, per me è sempre un piacere. Di solito dopo una spedizione l’allenamento è un po’ più blando, però in generale lo faccio quasi tutti i giorni”.

Hervé-Barmasse-David-Göttler-Mike-Arnold

La spedizione sul Nanga Parbat di Hervé Barmasse con David Göttler e Mike Arnold

Categorie
Borghi Ghiacciai itinerari culturali Monumenti Posti incredibili Tirolo Trentino Alto Adige Viaggi

Nel cuore di questo ghiacciaio esiste un palazzo incantato

Esistono luoghi, in ogni parte del globo, che ci ricordano che il mondo che abitiamo è un posto meraviglioso. Sono le opere architettoniche e quelle scultoree costruite dall’uomo alle quali si affiancano anche tutti quei capolavori che portano la firma di Madre Natura. Come quel ghiacciaio in Tirolo che nasconde nelle viscere della terra il suo tesoro più prezioso.

Ci troviamo nella conosciuta e suggestiva Zillertal, la più grande delle valli della Inntal nel Tirolo Austriaco. È qui che, immerso in cento sfumature di un blu quasi surreale che fanno da contrasto alle bianche trasparenze del ghiaccio, si trova un regno incantato. Un palazzo di 15 metri che si nasconde all’interno di un ghiacciaio.

Tirolo: il regno di Frozen in un ghiacciaio

Il Natur Eis Palast, letteralmente Palazzo naturale di ghiaccio, si trova all’interno del ghiacciaio dell’Hintertux, già meta prediletta di tutti gli amanti degli sport invernali. La porta di accesso per questo viaggio straordinario si trova a 3.250 metri di altitudine, da qui è possibile entrare all’interno di una grotta e attraversare questo magico e suggestivo universo di ghiaccio.

Viaggio all'interno del ghiacciaio di Hintertux

Viaggio all’interno del ghiacciaio di Hintertux

Un palazzo che è un vero e proprio capolavoro unico al mondo e porta la firma di Madre Natura. Si è formato a seguito di una profonda crepa all’interno del ghiacciaio Hintertux, la stessa che oggi ci permette di entrare nel suo ventre. Un labirinto che si snoda a una profondità di circa 25 metri sotto le piste da scii presenti sul territorio e che offre delle visioni straordinarie e idilliache.

Ci sono le camere di cristallo che, come il nome stesso suggerisce, sono contraddistinte dalla presenza di cristalli di ghiaccio che sono in eterna mutazione, c’è la camera del vestibolo glaciale, il fiume, i laghi e le cascate ghiacciate. Tutto qui sotto assume i contorni favolistici di una realtà surreale, quella di un regno gelato tutto da scoprire.

Natur Eis Palast: tutte le attività

Entrare all’interno del Palazzo naturale di ghiaccio nel Tirolo austriaco è un’esperienza straordinaria da fare almeno una volta nella vita in solitudine, in coppia o con la famiglia. Questo regno magico è aperto tutto l’anno e consente di vivere un’esperienza al di fuori dall’ordinario.

Viaggio all'interno del ghiacciaio di Hintertux

Viaggio all’interno del ghiacciaio di Hintertux

La visita si svolge in totale sicurezza con tanto di casco e cintura e inizia attraversando una sala d’ingresso immersa in questo azzurro quasi mistico. Dopo di che si prosegue per le sale di ghiaccio, il laghetto e una cappella illuminata da luci rosse fino ad arrivare al cuore di questo regno: palazzo alto 15 metri.

Si può scegliere di visitare il ventre di ghiacciaio a piedi, seguendo il percorso e attraversando i cunicoli tra incanti giochi di ombre e luci, oppure vivere un’avventura al di fuori dall’ordinario. Il palazzo, infatti, è visitabile anche con un gommone che naviga sul piccolo fiume che attraversa gli interni di Hintertux, in alternativa – e per i più allenati – è possibile anche remare sul corso d’acqua sopra uno Stand Up Paddle.

I più temerari, infine, possono scegliere di attraversare il crepaccio a nuoto e provare il brivido di fare il bagno in un ghiacciaio. La temperatura è da brividi, raggiunge infatti i -0,2 gradi sotto lo zero. Ma se avete una certa preparazione sportiva, tanta audacia e un pizzico di follia, una visita nel palazzo naturale di ghiaccio può trasformarsi in un’avventura indimenticabile.

Viaggio all'interno del ghiacciaio di Hintertux

Viaggio all’interno del ghiacciaio di Hintertux

Categorie
itinerari Notizie Viaggi

Il turismo di nicchia sta spopolando tra i giovani

Ma quali mete di turismo di massa o solite destinazioni: il turismo di nicchia sta crescendo tra i giovani viaggiatori e i Millenials. A rivelare il nuovo trend è stato GlobalData, che ha recentemente pubblicato il rapporto “Niche Tourism, 2022 Update – Thematic Research “, risultato di una ricerca sui dati degli ultimi tre anni in merito al cambiamento dell’approccio dei turisti, nel tempo.

Il viaggio è personalizzato e di nicchia

Ebbene, il pacchetto pre confezionato, l’esperienza standard e la meta sulle solite rotte, non piacciono più. A farla da padrone è il su misura, il luogo scelto per le attività da svolgere o per i prodotti enogastronomici locali. Un turismo di nicchia che sta crescendo maggiormente e in modo decisamente veloce, tra le giovani generazioni, Gen Z e Millennials che preferiscono itinerari personalizzati di ogni tipo, sia che si tratti di vacanze outdoor avventurose, tour di gusto o viaggi spirituali incentrati sulla pratica dello yoga.

Tra gli esempi di viaggi di nicchia ci sono le vacanze attive ispirate a discipline come trekking, Nordic Walking, yoga, surf, ma anche sci, golf e soprattutto cicloturismo. E poi ancora, il turismo rurale con birdwatching, trekking, ma anche vita contadina fatta di lavoro in fattoria e in stalla, dalla raccolta dei prodotti alla vendemmia, fino alla cura degli animali. Allo stesso modo stanno prendendo sempre più piede, le vacanze sostenibili, a basso impatto ambientale e all’insegna del rispetto di ecosistema e tradizioni locali, e i viaggi pet-friendly.

Viaggiatori Gen Z e Millenials

Chi sono questi viaggiatori che amano sempre di più destinazioni ed esperienze inusuali ed autentiche? Sono giovani nati tra il 1991 e il 2005, i cosiddetti appartenenti alla “Generation Hashtag”: il 27% degli intervistati della Gen Z e il 26% dei Millennials hanno risposto che preferirebbero sempre un prodotto personalizzato rispetto a uno più generico, nell’organizzazione di un viaggio e nella scelta di una meta.

A crescere maggiormente negli ultimi tre anni, inoltre, sono state alcune categorie di viaggio specifiche: avventura, gastronomia, LGBTQ+, benessere o viaggi ecologici con grande interesse al tema della sostenibilità e del green.

Perché i viaggi di nicchia attraggono i giovani?

Verrebbe da dire: perché sono inusuali, nuovi, più interessanti. Ed è tutto vero, ma a giocare un ruolo determinante sono ancora una volta i social network. La generazione hashtag, infatti, utilizza moltissimo i social media, rispetto alle altre generazioni, e agiscono con una mentalità da influencer, anche senza lavorare come tali. Mostrando sui propri canali, attraverso foto, video, e contenuti, le destinazioni o i luoghi poco conosciuti ai propri follower, riescono a suscitare interesse negli altri. Le esperienze uniche, meno scontate, hanno decisamente più appeal. Spesso, poi, è la stessa “instagrammabilità”, e quindi il funzionare bene sui social, ad indirizzare le scelte una meta piuttosto che un’altra.

È lo stile di viaggio a cambiare. Viene cucito su misura in base alle esigenze, i gusti e le preferenze del viaggiatore. Anche le strutture ricettive, alla luce di questo trend, stanno puntando sempre di più sulla differenziazione e personalizzazione del servizio, due caratteristiche che abbiamo visto essere i fondamenti dei nuovi trend turistici.