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Vueling lancia la sua offerta per l’estate 2022

Vueling ha presentato la sua programmazione per la stagione estiva 2022, annunciando cinque nuove rotte, mai operate prima in estate dall’Italia. Si tratta dei voli diretti che collegheranno Parigi Orly agli aeroporti di Bergamo, Torino, Genova, Bologna e Bari. In Italia, la compagnia aerea spagnola opererà 58 rotte in 16 aeroporti italiani, con 11 rotte da Firenze e 25 da Roma Fiumicino.

Le rotte per la prossima estate

Dall’aeroporto di Roma Fiumicino, lo scalo europeo più amato dai passeggeri,, la compagnia del gruppo IAG offre in totale 25 rotte per la prossima estate. Tra i voli chiave, ci saranno i collegamenti diretti con 10 città spagnole, tra cui anche le Isole Baleari, meta ambita per sicurezza, sostenibilità e innovazione, e le Canarie, oltre alle rotte che connetteranno l’aeroporto romano con destinazioni in Grecia, Croazia, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito.

Da Firenze, dove Vueling ha posto la sua base fin dal 2012, la compagnia offrirà 11 rotte per destinazioni in Spagna, Grecia, Francia, Paesi Bassi, Danimarca e Regno Unito (dove sono state abolite queste restrizioni per i viaggiatori), in aggiunta al mantenimento delle due connessioni domestiche verso Catania e Palermo.

Inoltre, la low cost spagnola conferma la sua presenza in altri 14 aeroporti italiani: Milano Malpensa, con 5 rotte per Barcellona, Ibiza, Bilbao, Alicante e Parigi Orly; Bergamo Orio al Serio, con Parigi Orly; Catania e Palermo, con Barcellona e Firenze; Bologna, Bari, Genova e Torino, con Barcellona e Parigi Orly; Venezia, Napoli, Pisa, Olbia, Alghero e Cagliari con Barcellona.

Per la prima volta, il nuovo programma di volo della compagnia in Italia rientra nel piano di trasformazione ‘Vueling Transform’ all’interno del progetto ‘Advanced Network Design’, che ha l’obiettivo di stabilire nuovi approcci, tenendo in considerazione elementi fondamentali come l’uso efficiente degli aerei e delle rotte dal punto di vista delle emissioni, riducendo al minimo le sospensioni e le cancellazioni dei voli e aiutando il team operativo a gestire tematiche importanti come la puntualità.

Dal 26 marzo al 29 ottobre 2022, la compagnia aerea, riconosciuta dalla società Cirium come la più puntuale in Europa nel 2021, programma un totale di 120 destinazioni in più di 30 Paesi, aumentando le frequenze offerte rispetto allo scorso anno, con una capacità simile a quella pre-pandemia.

Nuove soluzioni per migliorare l’esperienza di viaggio

Per facilitare l’esperienza dei passeggeri, in un momento così complesso in cui le misure per contrastare la pandemia cambiano di continuo (anche a causa delle nuove varianti), Vueling ha sviluppato diverse soluzioni digitali. Tra queste, l’Health Pass, che permette al cliente di inviare la documentazione necessaria prima del volo, disponibile su più di 200 rotte, coprendo mercati che includono la Spagna, il Regno Unito, la Francia, l’Italia e i Paesi Bassi.

In collaborazione con Aena, la compagnia aerea spagnola ha, inoltre, implementato un progetto pilota per l’imbarco biometrico nell’aeroporto di Barcellona. Vueling è stato il primo vettore a usare una tecnologia del genere integrata in ogni step pre-partenza del passeggero.

Per l’estate 2022, la compagnia pone quindi l’accento sulla ripresa internazionale. Con queste linee guida, avrà una rete di oltre 320 rotte a corto e medio raggio in Europa, Nord Africa e Medio Oriente

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Lo skyline di Milano cambia ancora: arriva il Nido Verticale

Milano capitale mondiale della moda e del design, metropoli d’eccellenza del Nord Italia, sede della Borsa Italiana e poi ancora città che ospita negozi e ristoranti esclusivi e quel meraviglioso Duomo in stile gotico che campeggia nell’omonima piazza. Ma il capoluogo della Lombardia non è solo quello da scoprire passeggiando per le strade e i quartieri iconici come il quadrilatero della moda o via Montenapoleone, ma è anche quella da ammirare a testa in sù.

È suo, infatti, lo skyline più particolare d’Italia, quello che coniuga alla perfezione tecnologia, modernità e futuro, anche grazie alle scelte ecologiche che fanno della città lombarda la capitale green. Al fianco di quei boschi verticali, che più che unità abitative sono diventate icone del futuro dalle quali prendere esempio, si affacciano altri grattacieli che sembrano sfiorare il cielo con un dito.

E in questo continuo cambiamento eccola lì, la futura star del cielo milanese, che ha destato già la curiosità dei cittadini e dei viaggiatori di tutto il mondo. Stiamo parlando del nido verticale, la cui inaugurazione dovrebbe avvenire proprio quest’anno.

Nido Verticale in costruzione

Nido Verticale in costruzione

Il Nido Verticale: il nuovo grattacielo di Milano

Impossibile non pensare all’iconico e celebrato progetto architettonico firmato da Stefano Boeri quando parliamo del Nido Verticale, non solo per il nome evocativo, ma anche per la sostenibilità di cui il nuovo grattacielo di Milano si fa portavoce.

Con un’altezza di 125 metri, l’edificio conquista un posto d’onore nel nucleo di Porta Nuova determinando lo skyline milanese. La torre, come ha fatto già Unicredit Tower, diventerà la sede degli uffici del Gruppo Unipol, ma il suo destino è quello di diventare una star nel panorama urbano del capoluogo lombardo.

La sua forma, infatti, ha un impatto visivo molto importante. Il grattacielo scenografico costruito il legno e vetro, che porta la firma di Mario Cucinella, ha una forma ellittica scelta come metafora delle relazioni sociali. I pilastri incurvati di legno che delineano l’edificio, infatti, a un certo punto si incontrano, gli uni con gli altri, formando un nido ideale e reale.

I materiali scelti, invece, continuano quel dialogo green aperto dalla città diversi anni fa, dimostrando che con l’utilizzo di materiali naturali è possibile costruire grattacieli estremamente contemporanei e futuristici.

Il rispetto dell’ambiente e del mondo che abitiamo è dimostrato anche negli alti standard che caratterizzano il progetto, non mancheranno, infatti, pannelli solari e sistemi di raccolta dell’acqua piovana.

Non solo uffici, però. Il Nido Verticale ospiterà anche una sala congressi, dei giardini pensili interni e uno sky restaurant all’interno della serra giardino panoramica dove saranno organizzati eventi e manifestazioni destinate e a trasformare il grattacielo in un punto di riferimento per i cittadini e un’attrazione per i viaggiatori.

Modellino Nido Verticale

Modellino Nido Verticale

Skyline di Milano, dove ammirare l’orizzonte urbano

Entro la fine dell’anno, quindi, dovremmo essere in grado di poter ammirare il nuovo volto dello skyline del capoluogo lombardo. Ma come possiamo godere al meglio dell’orizzonte urbano di Milano? Alcuni luoghi in città, più di altri, ci permettono una visione di questo a 360 gradi.

Le terrazze del Duomo, con un’altezza di 70 metri, ci permettono di osserva gran parte della città. Così come lo fa la Torre Unicredit con un’altezza stratosferica che supera i 200 metri e che si è guadagnato il primato di grattacielo più alto d’Italia.

E poi c’è il Palazzo della regione Lombardia che con i suoi 161 metri d’altezza ha detenuto il primato di grattacielo più alto d’Italia per due anni. Il belvedere dell’edificio, situato al 39esimo piano, è aperto al pubblico con ingresso gratuito e permette di osservare tutta la città dall’alto.

Nio Verticale in costruzione

Nido Verticale in costruzione

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I primi Paesi ad aprire ai soli viaggiatori con terza dose

Mentre la Gran Bretagna si avvia ad “addolcire” le restrizioni Covid grazie alla grande percentuale raggiunta di vaccinati con terza dose (e non solo), molti altri Paesi del mondo stanno prendendo in considerazione norme più restrittive che potrebbero rendere possibili i viaggi, e la vita di tutti i giorni in generale, solo alle persone vaccinate con terza dose.

Abu Dhabi: confini aperti solo per chi ha dose booster

Gli Emirati Arabi avevano già annunciato il divieto di viaggio per i propri cittadini non vaccinati contro il Covid-19, sottolineando che le persone che hanno ricevuto la doppia dose devono necessariamente sottoporsi alla terza per poter superare i confini nazionali.

Ma in particolare ad Abu Dhabi si è deciso di alzare le difese contro la variante Omicron: secondo quanto si legge su The National, ai viaggiatori in arrivo nell’Emirato è richiesto di essere “completamente vaccinati con una dose booster“. Confini blindati, quindi, per chi ha ricevuto la seconda dose da più di sei mesi e non ha ancora fatto il richiamo.

Inoltre, è obbligatoria una terza dose per tutti i vaccini anti-Covid anche per entrare nella maggior parte dei luoghi pubblici.

Hawaii, terza dose per evitare la quarantena

A correre ai ripari anche le paradisiache Hawaii. I media americani hanno fatto sapere che dalla prossima settimana sarà obbligatoria la prova di aver fatto il booster anti-Covid per evitare la quarantena.

Attualmente, per venire esonerati dai 5 giorni di isolamento, i viaggiatori devono essere pienamente vaccinati, ossia è necessario che abbiano ricevuto due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech o Moderna o una di Johnson & Johnson (e avere un test negativo entro un giorno dal viaggio). Ma dal 24 gennaio entreranno in vigore nuove regole, secondo cui saranno considerati pienamente vaccinati solo coloro che avranno ricevuto anche il richiamo.

Cipro allenta le restrizioni, ma con terza dose

A partire dal giorno 1 marzo, Cipro allenterà ulteriormente le restrizioni di viaggio eliminando l’obbligo di sottoporsi a un tampone prima della partenza. “I viaggiatori vaccinati o guariti, indipendentemente dalla loro nazionalità e dal Paese di partenza, saranno esentati dall’obbligo di presentare un risultato negativo di un test di laboratorio, nonché dall’obbligo di autoisolarsi o di essere messi in quarantena o di ottenere uno speciale permesso“, ha affermato il ministro dei trasporti, delle comunicazioni e dei lavori Yiannis Karousos.

Tuttavia, i viaggiatori saranno considerati vaccinati solo se avranno ricevuto una terza dose di siero contro il Covid-19, o entrambe le dosi, o quella singola in caso di J&J, da meno di nove mesi.

Malta, terza dose per i viaggi e niente mascherina

Anche lo splendido arcipelago maltese ha rivisto le sue regole di viaggio. A partire dal 17 gennaio, coloro che sono in possesso di certificazione Ue Covid-19 emessa dalle Autorità sanitarie di Malta devono assicurarsi che questa attesti il completamento del ciclo vaccinale da meno di tre mesi rispetto alla data di ingresso nel Paese.

Il Green Pass generato dopo 15 giorni a seguito di una dose di richiamo ha, invece, una validità di nove mesi ai fini dell’entrata a Malta. In assenza di tali requisiti, l’accesso è permesso solo a seguito di un periodo di isolamento fiduciario di 14 giorni da svolgere, a spese dell’interessato, presso una struttura identificata dalle stesse Autorità.

Attenzione però! La regola dei tre mesi non è valida per tutti coloro che sono in possesso del Green Pass emesso dalle Autorità italiane e per i cittadini stranieri che si recano a Malta con una certificazione valida a livello Ue. Infatti, la durata di tali documenti resta intesa sino a 9 mesi a partire dal completamento del ciclo vaccinale primario.

Ad ogni modo, è bene sapere che sono cambiate le regole interne. Sempre a patire dalla stessa data sopramenzionata, solo le persone vaccinate possono far ingresso in bar, ristoranti, discoteche, cinema, palestre, teatri e altri eventi. Inoltre, coloro che hanno ricevuto la dose booster non sono più obbligati a indossare la mascherina all’aperto.

Austria, arriva l’obbligo vaccinale

L’Austria aveva già “ammorbidito” le regole di viaggio per le persone che si sono sottoposte alla terza dose di vaccino esonerandole dal test Pcr per entrare nel territorio (per il momento fino al 31 gennaio).

Tuttavia, il Paese ha scelto di imporre l’obbligo vaccinale contro il Covid-19. Regola che prenderà il via dal giorno 4 febbraio. In sostanza, tutti i residenti austriaci dai 18 anni in su, fatte salve alcune eccezioni, dovranno necessariamente vaccinarsi per poter condurre una vita normale.

Cosa succede negli altri Paesi d’Europa

Le scadenze del Green Pass sono state riviste in diversi Paesi del Vecchio Continente. Se a livello europeo la sua validità (a partire da febbraio) è fissata a 9 mesi dopo la seconda dose, in Italia dal giorno 1 del secondo mese dall’anno sarà di soli 6 mesi, rendendo di fatto necessaria la terza dose per avere un certificato di vaccinazione valido e partecipare a tutte le attività che ne conseguono.

Cambiamenti simili anche nei Paesi Bassi, dove dalla giornata dell’1 febbraio verranno riconosciuti solo i certificati di vaccinazione Covid-19 che indicano che il titolare ha ricevuto un’iniezione di richiamo. In sostanza, il Paese ridurrà la validità del suo Green Pass da 12 a 9 mesi.

Croazia, Svizzera e Grecia hanno precedentemente indicato la loro intenzione di rendere obbligatoria la dose di richiamo per i viaggiatori, mentre altre nazioni si stanno organizzando al fine di far entrare in vigore i requisiti di viaggio sulla terza dose.

Terza dose anche per le crociere

Al momento attuale, la maggior parte delle compagnie crocieristiche mondiali richiede la vaccinazione completa per poter prenotare un’esperienza su una delle loro magnifiche navi. Ma dal giorno 23 febbraio, Tui Cruises, compagnia con sede in Germania, richiederà la dose booster per salire a bordo delle proprie imbarcazioni, come ha già fatto il brand gemello Hapag-Lloyd Cruises, somministrata almeno una settimana prima della partenza.

Una misura che si applicherà a tutti i viaggiatori di età superiore ai 18 anni, ad eccezione di coloro che sono stati vaccinati negli ultimi tre mesi prima dell’imbarco e che quindi attendono la terza dose, o chi è guarito dal Covid-19 da meno di tre mesi.

Con questo nuovo requisito di sicurezza, Tui Cruises intende contrastare gli attuali sviluppi della pandemia, con l’ingresso della variante Omicron che sta mettendo a repentaglio la ripresa del settore.

Ma a dire la verità tutto ciò non sorprende. Del resto, nei Land della Germania, a causa del drammatico aumento dei contagi, è stato limitato l’accesso a bar e ristoranti soltanto alle persone che hanno ricevuto una terza dose di vaccino o che presentano un test negativo oltre a un certificato di vaccinazione o guarigione.

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Perché è il momento di andare in Islanda (in tutta sicurezza)

L’Islanda è stata una delle mete più visitate dagli italiani negli ultimi mesi, pandemia o meno. Merito delle misure anti Covid prese dal Paese, chiare e facilmente applicabili, soprattutto se si è vaccinati. L’Islanda è già da parecchi anni una delle destinazioni che più affascinano.

Il boom di turisti che hanno scoperto questa meravigliosa isola aveva addirittura portato scompiglio tra la popolazione, non usa a essere invasa da folle di bagnanti nella strepitosa Blue Lagoon, a vedere file in auto lungo le strade altrimenti desolate che portano ai vulcani, a dover prenotare un tavolo persino nel bar meno frequentato di Reykjavík, tutto a causa di quel turismo fai-da-te poco controllato e poco gestibile. Prima della pandemia, gli islandesi consigliavano ai turisti di affidarsi a un tour operator per organizzare meglio la loro visita. Oggi, con le misure anti Covid, è ancor più necessario.

Detto questo, il 2022 è l’anno giusto per fare un viaggio in Islanda. Per chi non ci è mai stato, le bellezze naturalistiche che definiremmo primordiali sono la più importante attrazione dell’Islanda: geyser, vulcani – alcuni ancora attivi – , cascate, ghiacciai, piscine termali, grotte, lande desolate, spiagge laviche. Mancano solo i mammut per sentirsi trasportati indietro di milioni di anni. Per chi ci è già stato, ci sono diversi nuovi motivi per tornarci.

Perché andare in Islanda nel 2022

Quest’anno, poi, di nuove attrattive ce ne sono anche di più. Come la laguna di acqua calda nascosta in mezzo a una foresta. Quando nel 2014 gli operai stavano scavando il tunnel Vaðlaheiðargöng scoprirono, per puro caso, una fonte geotermica di acqua calda proprio all’interno della montagna. Quest’acqua è stata ora convogliata in quella che è la Forest Lagoon, una spa di lusso con piscine di acqua calda. Lo stesso studio di architettura che ha realizzato alla famosa Blue Lagoon, Basalt Architects, ha creato una struttura all’aperto adattandosi all’ambiente naturale, ricavando anche una sauna e un ristorante. Circondati dagli alberi e in tutta tranquillità, protetti dal freddo e dal vento, i visitatori potranno godersi anche una vista spettacolare dell’Eyja Fjord e della città di Akureyri, nell’Islanda settentrionale.

Un’altra attrazione meravigliosa che apriranno quest’anno è la passerella panoramica interamente fatta d’acciaio sul monte Bolafjall nel Vestfirðir (o Westfjords), la principale penisola dell’Islanda, la parte dell’isola di ghiaccio e fuoco scelta da molti viaggiatori che amano godere delle bellezze naturali di questo incredibile Paese. La passerella alta 638 metri s’affaccia sulla Hornstrandir Nature Reserve e sui fiordi di Ísafjarðardjúp, i più grandi di questa regione islandese. Sarà sicuramente uno dei luoghi più belli da vedere d’ora in avanti.

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I fiordi di Ísafjarðardjúp, i più grandi dei Westfjords

Proprio nei pressi di questa passerella si trova anche un delizioso villaggio chiamato Bolungarvík, la cui attività principale è basata sulla salatura del pesce. È un villaggio molto pittoresco, il più a Nord dei Westfjords, dove vivono poche centinaia di persone e dove l’attrazione principale è il museo della pesca Ósvör, la replica di un antico avamposto di pescatori. Qui, i visitatori sono invitati a indossare una tuta di pelle proprio come facevano i mariani islandesi fino al 1800. Questo villaggio è sicuramente un posto da vedere perché è assolutamente tipico e offre anche diversi tipi di alloggi e di piccoli ristori.

La zona dei Westfjords può essere visitata tutto l’anno, anche durante i più gelidi inverni. Proprio di recente, infatti, sono stati realizzati dei tunnel per un totale di 950 km che formano la Vestfjarðaleiðin o Westfjords Way. Una zona a zig-zag che può essere percorsa anche in bicicletta, lungo strade meno battute e con scorci pazzeschi. La Lonely Planet ha inserito i Westfjords dell’Islanda tra le regioni migliori da visitare nel 2022.

Per chi ama visitare anche le città, ci sono tante novità a Selfoss, una cittadina sulle rive del fiume Ölfusá nella regione di Suðurland, nel Sud dell’isola. Un grosso intervento di riqualificazione ecosostenibile iniziato già lo scorso anno ha trasformato completamente il centro storico che ora ha tantissimi edifici storici bellissimi che ospitano negozi, gallerie d’arte, ristoranti, hotel e attività culturali.

Le misure anti Covid in Islanda

Per viaggiare in Islanda è necessario avere ottenuto la doppia dose di vaccino (una per Janssen) da almeno 14 giorni (chi non è vaccinato deve mettersi in quarantena obbligatoria per cinque giorni ed effettuare un test al termine) e seguire alcune procedure 72 ore (3 giorni) prima della partenza:

  • prima di tutto serve sottoporsi a un test PCR o antigenico che dia esito negativo. Alla frontiera islandese non sono invece accettati i test rapidi tantomeno i self-test;
  • poi bisogna registrarsi sul sito visit.covid.is. Si riceverà un messaggio o una e-mail (si può scegliere la modalità) con un codice a barre per proseguire nella fase di registrazione e che servirà mostrare per il test a cui bisogna sottoporsi all’arrivo;
  • sottoporsi a un test PCR entro due giorni dall’arrivo in Islanda (il Two-Days Test che richiedono anche in Gran Bretagna). Questo test si può fare anche al momento dell’arrivo all’aeroporto di Reykjavik prenotandolo online prima di partire, mostrando il codice a barre ricevuto dopo la preregistrazione. Oppure sottoporsi a un test rapido antigenico presso le postazioni ufficialmente riconosciute entro 48 ore dall’arrivo. A questo link trovate la lista di indirizzi dove potersi sottoporre al test e che si possono prenotare online. Fate attenzione perché nella Capitale ce n’è uno solo;
  • tutti coloro che entrano in Islanda sono, infine, invitati a scaricare l’applicazione mobile di tracciamento islandese Rakning C-19 (un po’ come la nostra app Immuni) che trovate a questo link.

Esenzioni per i nati dopo il 2005

I bambini e ragazzi nati dopo il 2005 sono esentati dalle suddette procedure che riguardano gli adulti. Non devono quindi preregistrarsi né presentare un test Covid-19 negativo all’arrivo e neppure sottoporsi a un test in Islanda.

Cosa fare per rientrare in Italia

Fino al 31 gennaio 2022, in base all’Ordinanza dello scorso 14 dicembre 2021, è obbligatorio:

  • possedere il Green Pass che attesti di essersi sottoposto alla doppia dose vaccinale da almeno 14 giorni o un’altra certificazione equipollente, da cui risulti l’avvenuta guarigione da Covid-19, con contestuale cessazione dell’isolamento prescritto;
  • compilare il digital Passenger Locator Form (dPLF) online da mostrare al momento dell’imbarco che si trova a questo link;
  • sottoporsi a un test antigenico rapido effettuato nelle 24 ore precedenti l’arrivo in Italia o molecolare effettuato nelle 48 ore precedenti con esito negativo.

Si consiglia di avere tutti questi documenti anche in lingua inglese e in entrambe le versioni digitale e cartacea (a questo link trovate il nostro vademecum con una serie di utili consigli di viaggio).

Nuovi voli diretti dall’Italia

Dalla prossima estate partirà da Roma un volo diretto di Icelandair per Reykjavik. L’operativo collegherà l’Italia all’Islanda due volte alla settimana a partire dal 6 luglio e fino al 4 settembre. Tutta l’estate, quindi, la rotta sarà coperta, consentendo agli italiani di visitare, finalmente, l’isola più primitiva d’Europa. I biglietti aerei sono già disponibili online.

Da Milano Malpensa, invece, è già operativo un collegamento diretto con la compagnia aerea low cost Wizz Air, che vola due volte alla settimana sullo scalo internazionale Keflavik di Reykjavik. Da marzo partiranno altri voli Wizz Air da Fiumicino, Napoli e dall’aeroporto Marco Polo di Venezia.

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I suoni del ghiaccio: il concerto più magico di sempre

Gli amanti della stagione invernale sanno bene che è proprio durante questo periodo che gli spettacoli più sublimi del mondo che abitiamo prendono vita. Lo fanno sopra e sotto di noi, lo fanno quando fiocca la neve e avvolge in un candido abbraccio i quartieri e le strade della città. Succede anche per mano dell’uomo, quando proprio con quella neve costruisce sculture e intere città di ghiaccio, come il Festival di Harbin.

E poi c’è il suono, che si unisce a queste visioni straordinarie, e che contribuisce alla creazione di un’esperienza sensoriale al di fuori dall’ordinario. In Norvegia, infatti, ogni anno si tiene il festival più singolare e straordinario del mondo, quello che mette in scena i suoni del ghiaccio. Scopriamolo insieme.

La gelida meraviglia dell’Ice Music Festival

Il suo nome è Ice Music Festival ed è un appuntamento assolutamente imperdibili per tutti gli amanti della magia dell’inverno. Ogni anno, infatti, nella suggestiva cornice del lago ghiacciato a Bergsjøstølen si tiene un concerto unico e particolare perché la melodie che gli ospiti possono ascoltare è riprodotta esclusivamente da strumenti di ghiaccio.

Ice Music Festival

Ice Music Festival

Ci sono corni, percussioni e violoncelli, e ancora arpe e chitarra, tutti esclusivamente ricavati da blocchi di ghiaccio ai quali sono aggiunte poi le corde. I musicisti sono chiamati a utilizzare con maestria e sapienza le loro mani per riprodurre il suono inedito e straordinario del ghiaccio.

Lo spettacolo uditivo è sempre diverso, una scoperta da scoprire a ogni concerto. Il suono prodotto dagli strumenti di ghiaccio, infatti, possono variare in base allo spessore del blocco e alla temperatura di quel determinato periodo.

I musicisti sono invitati a salire su un palco che ogni anno viene realizzato da designer ed esperti del settore. Quest’anno il compito di portare a termine il progetto artistico è stato affidato a Petter Bergerud, docente della Facoltà di Belle Arti, Musica e Design di Bergen e ai suoi allievi.

I concerti si tengono all’interno di igloo realizzati utilizzando solo ed esclusivamente la neve raccolta nelle ultime settimane. Le pareti congelate contribuiscono a valorizzare i delicati suoni provenienti dagli strumenti ghiacciati.

Ice Music Festival

Ice Music Festival

Ice Music Festival: ieri e oggi

Per scoprire la storia di questo inedito e meraviglioso concerto dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e più precisamente agli anni 2000. L’11 febbraio di quell’anno, infatti, il compositore e percussionista Terje Isungset ha messo in scena il suo straordinario concerto all’interno di una cascata ghiacciata a Lillehammer, in Norvegia, suonando con strumenti realizzati con materie naturali come pietra e legno.

Da quella perfomance si è sviluppata l’idea di dare vita a un festival musicale per sfruttare tutte le capacità sonore del ghiaccio. Nel 2006, a Geilo, è stato istituito il primo Ice Music Festival del mondo che ha subito attirato l’attenzione di persone e viaggiatori di tutto il mondo.

Così, arricchitosi di conferenze, eventi, e parchi tematici, che variano di anno in anno il Festival è giusto alla sua XVII edizione. Quest’anno Ice Music Festival Norway si terrò a Bergsjøstølen dal 4 al 6 febbraio, sarà questa l’occasione perfetta per affrontare anche argomenti relativi al climate change.

Ice Music Festival

Ice Music Festival

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Tahiti, scoperta una nuova barriera corallina incontaminata

Le profondità oceaniche hanno ancora tante sorprese da regalarci: nelle ultime settimane, la Polinesia si è arricchita di una nuova barriera corallina ancora incontaminata. La scoperta è avvenuta al largo delle coste di Tahiti, dove migliaia di coralli rosa giganti hanno trovato il loro habitat ideale, protetti (almeno per il momento) dall’inquinamento dei mari e dagli effetti negativi del riscaldamento globale. Un vero e proprio mondo sottomarino dal fascino incredibile

Tahiti, la nuova barriera corallina

Un team di subacquei internazionali ha scoperto nientemeno che una nuova barriera corallina, lunga ben 3 km e situata a profondità inaspettate. Se la maggior parte dei coralli cresce infatti ad un massimo di 25 metri dalla superficie, questi hanno trovato il loro habitat in quella denominata “zona crepuscolare”, che va dai 30 ai 120 metri sotto il livello dell’acqua. Qui, nonostante le temperature scendano ripidamente, vi arriva ancora abbastanza luce affinché queste forme di vita spettacolari possano crescere.

In effetti, la nuova barriera corallina polinesiana è davvero rigogliosa: vi spiccano esemplari di corallo rosa gigante che hanno dimensioni superiori ai 2 metri di diametro. “È stato magico assistere a questi coralli meravigliosi che si estendono a perdita d’occhio. È come un’opera d’arte” – ha affermato il fotografo francese Alexis Rosenfeld, che ha partecipato all’esplorazione sottomarina durante la quale è stata effettuata la scoperta. Secondo gli esperti, questo ecosistema avrebbe impiegato oltre 25 anni per crescere.

La barriera corallina individuata al largo delle coste di Tahiti ha un’altra caratteristica: vista la sua profondità, è rimasta per tutto questo tempo abbastanza protetta dagli effetti del riscaldamento oceanico. L’innalzamento delle temperature marine è infatti una delle prime cause di stress dei coralli, che perdono rapidamente il loro bellissimo colore e muoiono nel giro di pochi giorni. Lo sbiancamento dei coralli, un fenomeno che purtroppo riguarda tantissimi ecosistemi marini (la Grande Barriera Corallina australiana, nel 2016, ha subito gravi danni che hanno coinvolto ben l’80% dei suoi esemplari), non ha dunque colpito questa meraviglia.

Le barriere coralline polinesiane

La Polinesia vanta acque splendide e riccamente popolate: le sue barriere coralline sono dei veri capolavori, da proteggere e conservare con molta cura. Qui si trovano alcuni degli ecosistemi marini più affascinanti al mondo. È il caso, ad esempio, del Parco Marino delle Isole Cook, il più grande esistente sulla terra: nel cuore dell’oceano Pacifico è possibile ammirare coralli dai colori mozzafiato, crostacei e stelle marine, ma anche pesci tra i più bizzarri mai visti e una ricca vegetazione. E, con un pizzico di fortuna, si possono avvistare persino squali giganteschi.

Le barriere coralline rappresentano un incredibile patrimonio che dobbiamo preservare. Il rischio dello sbiancamento dei coralli è solo una delle conseguenze del riscaldamento globale e dell’inquinamento dei mari, che mettono in serio pericolo la sopravvivenza di questi ambienti dal fascino unico. La scoperta del nuovo ecosistema al largo di Tahiti, perfettamente conservato, apre nuovi scenari: è possibile che i coralli stiano diventando più resistenti all’innalzamento delle temperature. E di certo il ritrovamento non è che un piccolo tassello dell’enorme puzzle sottomarino. Si stima che solo il 20% dei fondali sia stato esplorato, e chissà quante meraviglie ancora ci attendono.

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Isole Diomede, qui si può “viaggiare nel tempo”

Se esiste davvero un luogo magico al mondo, allora non può che essere il piccolo arcipelago delle Isole Diomede: qui la natura è selvaggia e incontaminata, ma al di là del paesaggio ricco di fascino c’è un altro motivo per cui questo angolo di mondo è così speciale. Qui si può infatti viaggiare letteralmente nel tempo.

Le Isole Diomede, dove viaggiare nel tempo

Bastano pochi minuti sulle Isole Diomede per fare un tuffo nel tempo, portando le lancette indietro di quasi un giorno intero. Questi due fazzoletti di terra si trovano infatti nello Stretto di Bering, ed esattamente nel punto mediano che le divide si traccia idealmente la linea di cambiamento di data. Questo significa che le due isole, distanti meno di 4 km l’una dall’altra, vivono quasi sempre su due giorni diversi: il loro fuso orario è di ben 21 ore, con la Grande Diomede di tanto più avanti rispetto alla Piccola Diomede.

Questa peculiarità permette a chi si trova sull’arcipelago di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo: partendo di primo mattino dall’isola maggiore, situata in territorio russo, basta compiere una traversata di meno di mezz’ora per ritrovarsi al pomeriggio del giorno precedente. E, naturalmente, vale anche il contrario. Chi parte dalla Piccola Diomede, si trova ad un certo punto a volare nel futuro, anche se solamente di (poco meno di) un giorno. Un’avventura decisamente suggestiva, ma non è certo questa l’unica meraviglia delle Isole Diomede.

Le Isole Diomede, natura incontaminata

Il fascino di questo piccolo arcipelago risiede nella sua posizione estrema, in un quasi totale isolamento. Le due isole galleggiano nel cuore dello Stretto di Bering, il punto in cui più si avvicinano l’America e l’Asia. Amministrativamente parlando, in effetti, vi è una netta separazione: la Piccola Diomede, ovvero l’isola più orientale, appartiene agli Stati Uniti ed è inclusa nel territorio dell’Alaska. Al contrario, la Grande Diomede fa parte della Russia. Si può dunque intuire facilmente quanto quest’area sia stata di enorme rilievo in passato, uno dei punti strategici più importanti durante la Guerra Fredda.

È proprio a causa delle tensioni che qui hanno dominato per decenni che le Isole Diomede hanno perso anche la piccola comunità Inuit che storicamente costituiva la loro unica popolazione stanziale. Gli abitanti, al termine della Seconda Guerra Mondiale, si sono trasferiti nella penisola siberiana e hanno lasciato spazio ad insediamenti militari che ancora oggi campeggiano su entrambe le isole. Le loro strutture, ormai dismesse da tanti anni, sono impiegate a vario titolo, ad esempio come stazioni meteorologiche o scientifiche.

Per il resto, a dominare è la natura: situate appena a sud del Circolo Polare Artico, le isole sono pressoché pianeggianti e completamente rocciose. Il luogo ideale per molte specie animali come foche e trichechi, che grazie al clima artico hanno potuto trovare un habitat solitario. Arrivare qui non è facile, ma di certo non si può rimanere indifferenti alla bellezza del panorama. Tuttavia questo potrebbe completamente cambiare nel caso in cui, un giorno, dovesse davvero venir approvato il progetto di un ponte sullo Stretto di Bering: una delle tante soluzioni prospettate passerebbe proprio sulle Isole Diomede, unico punto d’appoggio tra Stati Uniti e Russia.

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Workation: 10 destinazioni che cambieranno il tuo modo di vivere

Non sono solo le abitudini di viaggio a essersi trasformate negli ultimi mesi, ma anche quelle personali e lavorative. Basti pensare allo smart working e a tutta quella serie di nuove possibilità che il lavoro da remoto ci offre, tra tutte l’opportunità di viaggiare, dove e quando vogliamo, senza smettere di lavorare, e sperimentare così la vita dei nomadi digitali.

Che si tratti di un breve periodo o di qualche anno, se siete intenzionati a fare un cambio vita e sperimentare una nuova quotidianità fatta di vacanze e lavoro, questo è sicuramente il momento giusto. Attenzione però alla scelta delle destinazioni che, in questo caso, non dovrebbero basarsi solo sulla bellezza della città, anche se questo aspetto è fondamentale, ma anche sulle nuove abitudini che andrete a creare durante questa workation.

Come scegliere la città perfetta per una workation

Il termine workation è entrato nella nostra quotidianità solo di recente, ma è diventato per noi prezioso perché ci apre all’opportunità di poter lavorare senza smettere di viaggiare e viceversa. Tuttavia, come dicevamo, la scelta della località in cui si andrà a vivere deve passare per una serie di fattori che dobbiamo tenere in considerazione.

Ad aiutarci in questa decisione ci ha pensato Kayak stilando la lista delle migliori destinazioni da raggiungere quest’anno tendendo in considerazione anche il fuso orario. Informazione, queste, preziosa se si considera che nonostante quell’aria perenne di vacanza che si respira, occorre anche dedicarsi al lavoro, organizzare chiamate e dialogare con il proprio team.

Ecco perché se l’intenzione è quella di trasferire il proprio ufficio in un Paese diverso da quella della propria residenza, è importante pensare anche all’organizzazione del lavoro. Ma questo, certo, non è l’unico fattore da prendere in considerazione.

Nella sua lista, Kayak, ha guardato anche l’accessibilità e i costi di viaggio, i prezzi locali, la salute e la sicurezza, la vita sociale e le condizioni meteorologiche. Curiosi di sapere quali sono i Paesi migliori in cui trasferirsi?

I 10 Paesi migliori per lavorare a distanza

Al primo posto della lista dei 10 Paesi migliori per lavorare da remoto troviamo il Portogallo che ha ottenuto il punteggio più elevato in tutte le categorie tenute in considerazione dall’indice di ricerca Kayak. Dalle condizioni meteo alle opportunità presenti in città, passando per un costo di vita ragionevole e un clima niente male. Non a caso, infatti, il Paese è già celebre tra i nomadi digitali, complice anche la possibilità di avere un visto, la presenza di spazi di coworking e le opportunità di interagire con altri smart worker e freelance.

Al Portogallo seguono la Spagna e la Romania, rispettivamente al secondo e al terzo posto. A queste si aggiungono la Repubblica di Mauritius, il Giappone e Malta, e poi ancora Costa Rica, Panama,  Repubblica Ceca e Germania.

La scelta è abbastanza ampia e può assecondare le esigenze di tutti i lavoratori i smart working desiderosi di cambiare vita. Prima di pianificare il viaggio, però, il consiglio è quello di informarsi sui requisiti d’ingresso dei singoli Paesi del mondo e su eventuali restrizioni Covid-19.

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Si tornerà a viaggiare per lavoro, ma in modo nuovo: quale

Non è più un segreto, oramai, che il Covid-19 abbia avuto un enorme impatto sul mondo dei viaggi, e, di conseguenza, sul settore del business travel. Nonostante le restrizioni adottate in quasi due anni per contrastare la diffusione del contagio, c’è però qualche notizia positiva. Si tornerà, infatti, a viaggiare per lavoro, ma lo si farà in modo nuovo rispetto al periodo precedente alla pandemia.

È quanto emerge da un report di BizAway, scale-up friulana che dal 2015 è attiva nel settore del business travel, che ha puntato i riflettori sui fattori principali che hanno rallentato la ripresa dei viaggi d’affari. Tra questi, le continue restrizioni legate alla diffusione di nuove varianti, così come l’impatto della digitalizzazione e la prevalenza dei meeting online. La sostituzione dei meeting in presenza è stata, infatti, una delle cause principali della riduzione dell’esigenza dei viaggi di lavoro.

Perché la ripartenza del business travel è vitale

Secondo il sito web tedesco “Statista”, il mercato del business travel nel 2020 ha perso, a livello globale, 810,7 milioni di dollari: i due terzi degli aerei nel mondo sono rimasti a terra e 18 compagnie aeree hanno dichiarato la bancarotta, mentre i travel manager hanno dichiarato spese di viaggio pari al 5-15% rispetto ai livelli del 2019.

Tuttavia, il business travel ricopre un ruolo strategico per il comparto del turismo ed è per questo che la sua ripartenza è considerata vitale. Basti pensare che, prima della pandemia, questo settore era responsabile del 70% del guadagno globale per gli hotel di fascia alta, oltre che di un valore compreso tra il 55% e il 70% dei profitti delle compagnie aeree, seppure i viaggiatori d’affari rappresentino solo il 12% dei passeggeri.

Come ripartiranno i viaggi di lavoro

Stando a quanto si legge sul sito di BizAway, secondo i dati del WTTC (World Travel & Tourism Council), nonostante la lenta ripresa, ci si aspetta una crescita delle spese per il business travel del 34% nel 2022.

Julia Simpson, la CEO e presidente di WTTC, sostiene: “Il business travel è in ripartenza. Ci aspettiamo che 2/3 dell’industria riparta prima della fine del 2022. Il business travel è stato duramente colpito ma le nostre ricerche mostrano spazio per l’ottimismo con una ripartenza nell’area Asia-Pacifico e Medio oriente come primi blocchi”.

Tra i principali fattori che influiscono sulla ripartenza del business travel internazionale, sottolineati dall’azienda friulana, ci sono i tassi di vaccinazione, che variano da Paese a Paese, il Green Pass (qui vi abbiamo illustrato le nuove regole in vigore in Italia per gli spostamenti) e l’esito del tampone, che determinano quali viaggiatori potranno accedere più facilmente a certe destinazioni. Per quanto riguarda le varianti, nonostante ogni Paese adotti le proprie misure di contenimento, il business travel si adatterà per evitare le aree ad alto rischio. Anche la disponibilità e il costo dei test giocheranno un ruolo importante nei budget e nella gestione della sicurezza dei dipendenti.

Nel frattempo, la digitalizzazione ha fatto passi importanti anche nel cambiamento di concezione del lavoro, grazie all’introduzione dello smart working (da fare, ad esempio, nell’entroterra romagnolo) e all’adozione di strumenti tecnologici, utili anche per la sostenibilità ambientale.

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Cosa ne è stato di uno dei più strani parchi a tema americani

La storia di questo luogo decisamente insolito è stata raccontata nel film “Gli occhi di Tammy Faye”, presentato alla XVI edizione della Festa del cinema di Roma e nelle sale da febbraio, che vede protagonisti Jessica Chastain, nel ruolo di Tammy Faye, e Andrew Garfield, in quello del marito, Jim Bakker.

Il film racconta la storia vera dell’ascesa, della caduta e della redenzione di una coppia di telepredicatori americani tra gli Anni ’70 e ’80. Entrambi di umili origini, riuscirono in pochi anni a imbonire milioni di persone creando il più grande network televisivo del mondo a tema religioso. conm un programma Tv seguito da milioni di americani,  “The P.T.L. (Praise the Lord) Club”, e persino un parco a tema, Heritage USA, una sorta di “Disneyland cristiano”.

Heritage USA, il parco a tema religioso

Con Disneyland aveva in comune un edificio a forma di castello. Per il resto, era un luogo decisamente insolito. Si trattava di un parco a tema con tanto di parco aquatico, di centro commerciale e di hotel nella cittadina di Fort Mill, a Sud di Charlotte, nel South Carolina. Il compito di costruire l’enorme complesso che occupava all’incirca 10 chilometri quadrati fu dato a un esperto nella realizzazione di chiese, un certo Roe Messner, che poi divenne il secondo marito di Tammy.

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Com’era il parco a tema religioso Heritage USA, nel South Carolina

La parte più interessante e divertente di Heritage USA era il water park, un’isola detta Heritage Island con tante piscine e uno scivolo, “Typhoon”, alto 50 metri. All’interno c’era anche “The King’s Castle”, una sala giochi con pista di go-kart e il più grande locale della catena Wendy’s del mondo. Ma per i seguaci della coppia di teleimbonitori il luogo più importante del parco era il “Jerusalem Amphitheater” anche chiamato “King’s Arena”, l’anfiteatro da dove Tammy Faye faceva i suoi sermoni.

A quei tempi era il terzo parco tematico più visitato del mondo, dopo Disneyland e Disney World. Al culmine del successo, il parco incassava ogni anno all’incirca 111 milioni di euro esentasse, motivo per cui l’ufficio delle Entrate americano decise di indagare sulla questione condannando i Bakker per evasione fiscale. Fu l’inizio della fine.

L’inizio della fine

Alcune coppie, per aiutare i due teleimbonitori proprietari del parco, cercarono di dare una mano donando mille dollari ciascuno (che per i tempi erano tantissimi soldi) in cambio di un long weekend all’anno nel resort, ma le richieste furono così numerose che non c’era posto per tutti e molti ne rimasero molto delusi. Forse qualcuno lassù si era davvero arrabbiato questa volta, e così arrivò anche il catastrofico uragano Ugo, nel 1989, a spazzare via buona parte di Heritage che poco dopo fallì definitivamente.

I tentativi di rilancio

Qualche anno dopo la proprietà fu rilevata da un religioso della chiesa evangelista, ma il piano di ricostruite Heritage e rilanciarlo non andò a buon fine. Oggi, dove un tempo sorgeva il parco a tema più strano d’America – e forse del mondo – è stato realizzato un campo da golf con edifici residenziali. Ma qualche fanatico di qualche chiesa di tanto in tanto lancia l’idea di far rivivere Heritage USA e non è detto che prima o poi non riapra.

Cosa ne è oggi di Heritage?

Di tutta la proprietà dei Bakker è rimasto solo l’hotel, divenuto dapprima un Radisson e poi l’Heritage Grand Hotel, completamente ristrutturato e usato ancora oggi come albergo e sala conferenze. Solo alcune camere sono state trasformate in appartamenti privati mentre la hall ha mantenuto un carattere religioso in quanto viene tuttora usata come chiesa dalla congrega MorningStar.

Il resto di Heritage USA non esiste più. Distrutto dall’uragano, smantellato dai nuovi proprietari e caduto in rovina perché abbandonato da tutti, ciò che resta è solo l’hotel, dove si può ancora soggiornare. Se apprezzate lo stile vintage, con spesse moquette sul pavimento, sedie di velluto e lunghi buffet per la colazione è sicuramente il posto che fa per voi. Se cercate un hotel che abbia una storia da raccontare questo è il posto giusto dove andare. Anche se un po’ fuori dalle solite rotte turistiche.

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La coppia di teleimbonitori, Tammy Faye e Jim Bakker